Il-Trafiletto
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03/11/14

Lettere di Adriano Celentano e Massimo Gramellini per il caso Cucchi

Il messaggio del cantante al geometra romano morto nel 2009 massacrato di botte e una lettera del giornalista Gramellini al capo della polizia Pansa letta nella trasmissione “che tempo che fa”.

 Adriano Celentano, il “molleggiato “ della canzone italiana, ha pubblicato stamattina sul suo blog, una lettera dedicata a Stefano Cucchi, il 31enne geometra romano morto nel 2009 massacrato di botte da “nessuno”, dal momento che la sentenza ha stabilito che non ci sono colpevoli.

“Ciao Stefano! Hai capito adesso in che mondo vivevi? – inizia così la lettera del noto cantante - Certo dove sei ora è tutta un’altra cosa. L’aria che respiri ha finalmente un sapore. Quel sapore di aria pura che non ha niente a che vedere con quella maleodorante che respiravi qui sulla terra” Proseguendo nella lettera, Celentano paragona i giudici agli ignavi di Dante, definendoli “ anime senza lode e senza infamia e proprio perchè "non si schierano nè dalla parte del bene e nè da quella del male”. E ancora il molleggiato: ” Sei finalmente libero di amare e scorrazzare fra le bellezze del Creato, senza piu’ il timore che qualche guardia carceraria ti rincorra per ucciderti. Perchè dove sei tu non si può morire”.

Anche il giornalista Massimo Gramellini ha voluto dire la sua sul caso Cucchi, con una lettera al capo della Polizia, Alessandro Pansa, letta ieri su Rai3, durante la trasmissione Che tempo che fa. Una lettera dal tono diverso rispetto a quella del cantante milanese ma con contenuti chiari e precisi: “Gentile dottor Pansa, stasera abbiamo cominciato la puntata con il caso di Stefano Cucchi, uno dei tanti casi di cittadini presi in consegna dallo Stato, la cui morte rimane avvolta nel mistero”.

Continua ancora il giornalista: “…tante persone cominciano ad avere paura delle forze dell’ordine. Come è possibile fidarsi delle forze dell’ordine, quando sappiamo che chi conosce la verità sulle tragedie che hanno messo a repentaglio la vostra reputazione, non può parlare. E anzi, viene osteggiato e rischia di essere escluso e vilipeso se dice la verità. Come è possibile che nessuno di quelli che conosce la verità su Stefano Cucchi abbia mai parlato, che ci sia un muro di silenzio che forse dovremmo definire di omertà”.

 In conclusione Gramellini si lascia andare ad una richiesta al capo della polizia: “Ecco, dottor Pansa, perché non fa lei qualcosa: prometta promozioni, menzioni d’onore, riconoscimenti economici e morali per chi ha il coraggio e avrà il coraggio di rompere quel muro. Chi sa, parli. E chi parla venga premiato per averlo fatto: ci avrà aiutato ad avere una Polizia migliore. Grazie”.

06/05/14

Dare un colpo al cerchio e uno alla botte | Perchè si dice

Eccoci di nuovo alle prese con un detto proverbiale della nostra ricca lingua italiana. Di uso molto comune, per fortuna ancora oggi lo si sente ancora sulla bocca di molte persone.
Dare un colpo al cerchio e uno alla botte, così si dice in riferimento a chi per opportunismo non prende mai una posizione netta di fronte a due contendenti e da ragione un po' all'uno e un po' all'altro. Però questo suo significato si discosta dall'origine di suddetto adagio.
Immagine presa dal web

La teoria più plausibile è che nella costruzione delle botti, arrivati al momento di inserire gli anelli che ne terranno ferme le doghe (le assi arcuate della botte), l'operazione si svolge a mano dando dei colpi di martello agli anelli e inevitabilmente anche alla botte  per assestare nella maniera ottimale le assi. Da qui dunque, il modo di dire sta nel sottintendere di fare una cosa che ne comporta essnzialmente anche un'altra di pari importanza.
Pare però che il detto sarebbe: “dare un colpo al ciarchio e uno alle botte”e significherebbe ‘avere una gran fortuna’, ‘azzeccare una cosa difficile’. Era un gioco “di strada”: il ciarchio era un gancio di ferro che doveva essere colpito con un bastone di legno: se si riusciva a colpirlo due volte in aria si raddoppiava il punteggio, magari colpendolo sulle botte, le due borchie rotonde alle due estremità del ciarchio. Altra spiegazione sarebbe quella che l’origine sarebbe popolare e che avrebbe a  che fare con la perizia degli artigiani, cioè con la loro capacità di fare due cose contemporaneamente e di farle bene. Solo in seguito sarebbe diventato proverbiale 

15/12/13

Cina: bambino marina la scuola, padre lo lega ad un albero e lo frusta

Che in Cina l'educazione preveda metodi molto rigidi e alquando discutibili lo sappiamo, ma sinceramente  ve ne sono alcuni che sono esagerati. Ora, la punizione dovrebbe servire a far capire che vi sono azioni che non bisogna fare, ma è certo che i genitori hanno a disposizione molta scelta e possono evitare la brutalità di quelle corporali. Ma pare che in Cina incontrino il favore della popolazione come  racconta il quotidiano Mirror.

La foto shock
Un bambino di soli otto anni è stato infatti legato ad un albero e fustigato dal padre solo perché aveva marinato la scuola. Non è di certo il primo caso del genere, e spesso i presenti alle punizioni non si limitano a guardare ma approvano compiaciuti i metodi del genitore. Il bambino di otto anni, di Nanchong, nella provincia del Sichuan in Cina, aveva deciso di saltare un giorno di scuola, ma è stato subito scoperto dal padre, poiché non si decideva a tornare a casa. Il padre allora lo ha cercato e, trovatolo vicino ad un negozio alimentare, lo ha preso, legato ad un albero, gli ha abbassato i pantaloncini e ha cominciato a frustarlo con una bacchetta. La reazione della folla, incredibile ma vero, è stata a favore del padre: quasi tutti i presenti hanno cominciato ad applaudire la punizione esemplare. Qualcuno ha persino detto: “ci sono bambini tanto disubbidienti da meritarsi una lezione simile”. Qualcun altro ha aggiunto: “Credo che la maggior parte delle persone fosse dalla parte dell’uomo. Nella Cina di oggi senza un’educazione non si va da nessuna parte e se quel bambino stava iniziando a saltare la scuola per lui non ci sarebbe più stata speranza. Le botte erano forti e il bambino aveva gli occhi spalancati dalla paura, ma scommetto che non dimenticherà tanto presto questa lezione. Probabilmente d’ora in poi preferirà le lezioni di scuola”.
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