Il detto
"pietra dello scandalo" risale agli
antichi Romani, quando i commerci erano tanto floridi, quanto rischiosi. Al tempo di
Cicerone infatti chi falliva senza poter pagare i suoi debiti veniva
condannato a una pena davvero umiliante, la
bonorum cessio culo nudo super lapidem (cessione dei beni, a natiche denudate, sopra una pietra) che gli toglieva ogni briciolo di dignità: i condannati venivano infatti portati in Campidoglio, dovevano togliersi gli
abiti dall’ombelico in giù e, seduti su una pietra particolare con il fondo schiena nudo, doveva
gridare “cedo bona”, ossia “cedo i miei averi”. Da qui l’espressione “essere la pietra dello scandalo”, che significa essere oggetto di clamore per azioni riprovevoli. Fatto questo la colpa era ritenuta estinta e dal quel momento i creditori non potevano più riavvalersi su di loro. Fu Giulio Cesare a inventare questo tipo di pena per sostituire una delle Leggi delle XII tavole in cui si autorizzavano i creditori non soddisfatti a uccidere o ridurre in schiavitù il debitore moroso.

A Roma, la “pietra dello scandalo” era un
macigno vicino al Campidoglio. Ma ve ne sono in tutta Italia, anche di periodi posteriori.
1- a
San Donato Valdicomino (Frosinone) esiste la cinquecentesca
Pietra di San Bernardino (promotore dei Monti di Pietà), dove il debitore stava ininterrottamente seduto a natiche nude per un periodo di tempo proporzionato all’entità del suo debito. 2- A
Rimini sotto il portico del Palazzo dell’Arengo, fra i banchi di banchieri e notai e dove pubblicamente veniva amministrata la giustizia, vi e
ra un pietrone (lapis magnum) dove il condannato doveva battere tre volte e con violenza il sedere nudo gridando ogni volta come fosse un mantra “Cedo bona!” (cedo i miei beni).
3-
a Milano si trovava in Piazza Mercanti, ed era un
blocco di grtrementinaanito nero. 4-La pena a
Firenze aveva un nome preciso, “l’Acculata“, e si svolgeva nella Loggia del Porcellino nel Mercato Nuovo; la pietra era quel
cerchio di 6 spicchi di marmo tutt’ora visibile e che rappresenta in dimensione reale la ruota del Carroccio, simbolo della legalità. Qui il Magistrato del Bargello, scegliendo le ore in cui il mercato era strapieno, scandiva a voce alta il nome del condannato e il motivo della pena; al tapino poi venivano calate le braghe, era afferrato per braccia e gambe, fatto oscillare sulla folla “ostentando pubenda” e infine, fra i frizzi e lazzi della folla, lasciato cadere “percutiendo lapidem culo nudo”.
5- a
Modena erano ancora più cattivi; usavano la pietra
“ringadora”, quel gigantesco blocco di marmo rosso veronese che ora è posto all’angolo del Palazzo Comunale in piazza Grande. Un’ordinanza dello Statuto Cittadino del 1420 prescriveva che il colpevole dovesse essere lì condotto per 3 consecutivi sabati (giorno di mercato), fare 3 volte il giro della piazza preceduto da trombettieri che attirassero l’attenzione e a ogni giro fosse spinto a “dare a culo nudo su la petra rengadora la quale sia ben unta da
trementina“,
per farlo bruciare non solo di vergogna.