Il-Trafiletto
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27/10/14

Il sole: un valido aiuto per dimagrire

Uno studio dell'università di Edimburgo ha scoperto che l'esposizione ai raggi solari rallenta lo sviluppo dell'obesità e del diabete di tipo 2.


Uscire all'aria aperta sotto al sole aiuta a mantenere la linea perchè una moderata esposizione ai raggi UV favorirebbe il rilascio di una proteina chiave che rallenta la produzione di grasso. Lo dice uno studio delle universita' di Edimburgo e Southampton, pubblicato sulla rivista Diabetes. Il sole favorisce la produzione di ossido nitrico nella pelle, che viene rilasciato in circolo, dopo l'esposizione alla luce solare, svolgendo un ruolo chiave nel metabolismo.

Per arrivare a queste affermazioni i ricercatori hanno sperimentato lo studio sui topolini. Le cavie esposte ai raggi UV sono risultati più stabili nei livelli di glucosio e di avere resistenza all'insulina, sintomi tipici del diabete di tipo 2. Secondo i ricercatori, l'ossido nitrico rilasciato dalla pelle avrebbe un ruolo importante nel modo in cui si assimila il cibo, scongiurando condizioni metaboliche nocive come il diabete.

Tuttavia, i ricercatori ritengono che sia necessario approfondire l'argomento con altri studi, visto che per il momento le loro osservazioni sono state effettuate solo sui topi. "Studi come questo - ha detto Richard Weller, uno degli autori dello studio - stanno aiutando a capire come il sole puo' esserci utile nelle cure delle obesità. I consigli sull'esposizione al sole dovrebbero cambiare, il rischio di melanoma (cancro della pelle) non è l'unica malattia mortale, un bilanciamento fra effetti positivi ed effetti negativi è necessario.

07/07/14

Un rimedio asiatico nella cura preventiva del diabete

Il  Panax ginseng asiatico il cui nome etimologico greco, Panax ricorda Panacea, figlia di Esculapio e di Epione, capace di guarire tutti i mali. Il Panax Ginseng è una specie originaria dell’Asia orientale è alta sino a 80 cm, con fusto eretto, foglie verticillate palmato composte, fiori rosa raggruppati in ombrella e frutti rappresentati da bacche rosse. Il Ginseng bianco è costituito dalla radice essiccata, il rosso dalla radice trattata con il vapore.
Alcuni ricercatori hanno esaminato gli effetti dell'azione delle bacche di Panax ginseng nella cura preventiva del diabete e dell'obesità. L'esperimento è stato eseguito su topi adulti colpiti da diabete. Agli animali sono stati somministrati 150 mg di Panax ginseng per chilo di peso corporeo, lungo un periodo di 12 giorni.
Dopo soli cinque giorni i livelli di glucosio nel sangue delle cavie si erano già significativamente abbassati, arrivando al dodicesimo giorno a essere praticamente nella norma, fu oltre la curva di glucosio nel sangue era scesa del 53,4 per cento e le cavie erano diminuite di peso. Questi dati suggeriscono l'idea che l'estratto delle bacche di ginseng possono avere un valore terapeutico nella cura di pazienti diabetici e obesi.

IL PARERE DELL'ESPERTO 
È una scoperta molto interessante. È da notare che non sono state le radici di ginseng a essere utilizzate ma le bacche. Sembrerebbe infatti che queste posseggano un'alta concentrazione di :un composto chimico particolare. Si calcola che nel 2025 ci saranno al mondo 300 milioni di diabetici con tutte le conseguenze che questa malattia comporta (problemi cardiovascolari, disordini epatici, problemi neurologici e disturbi alta vista).

ginseng
Il diabete ha un alto costo sociale e danneggia la qualità della vita, per cui è importante scoprire qualsiasi cosa che possa ripristinare nel paziente un tasso normale di glucosio. Sempre su questo versante, è stato riscontrato che il cardo mariano (Silybum marianum) riduce tutti i vari fattori negativi del diabete, inclusi il tasso di insulina nel sangue, la glicosuria e l'emoglobina glicosilata. Sono risultati ottenuti somministrando per un anno 800 mg giornalieri di un normale estratto di cardo mariano. Dopo circa 60 giorni si sono avuti i primi effetti benefici e nel corso di un anno tutti i livelli diabetici sono migliorati.

Con tutta probabilità possono ridurre le dosi combinando il preparato con altre sostanze. Insieme ad altri integratori una dose di 200-400 mg giornaliera di estratto di silimarina (contenuta nel cardo mariano) dovrebbe aiutare a normalizzare i livelli di glucosio, Nella nostra clinica normalmente usiamo dosi di cromo (1000mcg di cromo picolinato o Gtf) unite alla dieta terapeutica (riduzione di grassi e zuccheri) e a un programma fisico giornaliero (camminare, nuotare, ecc.). Spesso riusciamo in breve tempo a ridurre le medicine (orali e insuliniche).

Comunque si raccomanda sempre al paziente di lavorare a stretto contatto con il proprio medico curante per evitare qualsiasi sgradevole reazione nel caso in cui i tassi di glucosio subiscano un'improvvisa impennata come conseguenza della dieta e della cura. Il medico saprà intervenire.

13/03/14

L'obesità può essere vinta grazie alla scoperta di un nuovo gene.

Scoperto il gene del grasso,il responsabile che dirige la sequenza di eventi genetici, il complice dell'obesità. Si chiama IRX3 e lo hanno individuato scienziati americani e spagnoli in uno studio pubblicato su 'Nature'. Gli studiosi hanno inoltre scoperto che topi Ogm in cui veniva eliminato IRX3 erano molto più magri rispetto ad altri che possedevano tale gene. Pesavano circa il 30% in meno, e a differenza dei loro simili più robusti avevano una massa grassa minore. Non solo: i topi privati di IRX3 erano praticamente immuni dall'obesità, anche se venivano nutriti con una dieta ipercalorica e anche se non facevano movimento. Infine, avevano una maggiore capacità di metabolizzare il glucosio e risultavano protetti dal rischio diabete. La ricerca è stata condotta da Marcelo Nobrega dell'università di Chicago, e Jose Luis Gomez-Skarmeta del Centro andaluso di biologia dello sviluppo di Siviglia. Tale ricerca svela che il gene dell’obesità per eccellenza, “FTO”, scoperto con tanto clamore ormai alcuni anni fa, lavora semplicemente all’ombra di IRX3 e non è di per sé condizionante il peso di un individuo. Si era scoperto il ruolo di FTO nel rischio individuale di obesità in un grosso studio su Science datato 2007. Ma il nuovo lavoro mostra che le cose sono più complesse del previsto e che in realtà FTO è solo una comparsa, mentre il protagonista assoluto è IRX3. Gli scienziati hanno scoperto che IRX3 agisce nell’ipotalamo - centro di controllo di appetito e dispendio energetico - interagendo con molti altri geni tra cui FTO e in questo modo regola la massa grassa di un individuo. L’obiettivo, affermano i ricercatori, è ora quello di capire quali sono i più importanti bersagli molecolari di IRX3 perché alcuni di essi potrebbero divenire degli ottimi bersagli terapeutici di nuovi farmaci antiobesità.

12/03/14

La verdura tanto amata da Bracciodiferro contro l'obesità.

L’obesità è considerata sicuramente da molti un problema puramente e prettamente estetico, ma in termini di salute si parla di seri rischi. Ecco perché la ricerca sta cercando sempre più di trovare quanto prima una soluzione. E sembra proprio che questa volta i ricercatori abbiano imboccato la strada giusta, riconoscendo nella verdura tanto amata dal famoso Bracciodiferro proprietà adeguate alla risoluzione del problema: gli spinaci. Essi contengono, infatti, un composto naturale chiamato Tilacoidale che pare sia capace di ridurre il desiderio del cibo.
La scoperta è avvenuta durante una ricerca in cui la Prof.ssa Charlotte Erlanson-Albertsson, dell’Università di Lund in Svezia, è riuscita a isolare il composto mentre stava cercando di trovare un modo per diminuire i morsi della fame. La ricercatrice ha scoperto che questo composto rallenta la digestione degli alimenti donando un maggior senso di sazietà prolungato nel tempo. Secondo la studiosa, a livello intestinale viene rilasciato un meccanismo che ha il preciso scopo di non far sentire più la fame. Sarebbe però necessario superare un problema; non è sufficiente mangiare gli spinaci tali e quali come si presentano in natura, ma bisogna prima schiacciarli, filtrarli e centrifugarli in maniera tale da poter liberare i tilacoidi dalle cellule della pianta. Il nostro organismo, infatti, non è in grado di assimilarli direttamente dagli spinaci freschi. In base ai dati acquisiti dalla professoressa Erlanson-Albertsson, i Tilacoidi rallentano la digestione dei grassi. Quando il cibo entra nell’intestino crasso, gli ormoni della sazietà vengono rilasciati e inviati al cervello, il quale ritiene che il corpo sia sazio e non è necessario mangiare ancora. Al contrario degli alimenti elaborati che tendono a utilizzare solo l’intestino superiore, non permettendo all’altro di rilasciare tali ormoni. «Mi piace dire che i nostri intestini sono disoccupati», commenta in una nota Lund la Erlanson-Albertsson. L’unico modo per far lavorare di nuovo l’intestino, secondo la studiosa, era quello di rallentare la digestione dei grassi. La professoressa Erlanson-Albertssonle ha iniziato sue ricerche testando il composto su un gruppo di 15 volontari che assumevano l’estratto al mattino. I risultati furono subito eccellenti: durante il giorno avevano meno fame e un minor desiderio di cibo. Per loro era più facile attenersi ai normali tre pasti al giorno, rispetto al gruppo di controllo. Dai test risultava anche che il gruppo che aveva assunto il Tilacoidale aveva nel sangue livelli molto più alti di ormoni della sazietà, così come valori più stabili di glucosio ematico.

18/01/14

Nel futuro prossimo Google ci aiuterà a misurare i livelli di glucosio nelle lacrime con una lente a contatto | VIDEO

Google sta testando prototipi di una lente a contatto "intelligente" che renderà più facile per i pazienti affetti da diabete di monitorare i loro livelli di zucchero nel sangue e rimanere in buona salute.

I responsabili del progetto Brian Otis e Babak Parviz, hanno riferito nel blog ufficiale, che la lente utilizza un ''piccolo chip'' e un sensore di glucosio ''miniaturizzato'' inserito all'interno di due strati di materiale. Il progetto è stato ispirato da quello che Otiz e Parviz visto il grave problema delle tecniche di cura attuali per i pazienti diabetici: "Le persone con diabete devono pungere il dito per le gocce di prova di sangue per tutto il giorno", hanno detto. "E 'dirompente, ed è doloroso, e di conseguenza, molte persone con diabete controlla la glicemia meno spesso di quanto dovrebbero. " La nuova lente a contatto potrebbe aiutare i pazienti a controllare la glicemia più regolarmente, rendendo il processo meno disagievole e invasivo.

Dal blog di Google
La società ha riferito che sta lavorando anche sull'integrazione di piccoli led che possano illuminarsi quando i livelli di glucosio hanno superato determinate soglie. Mountain View ha però aggiunto che c'è ancora ''molto lavoro'' da fare perché questa tecnologia sia pronta per un uso quotidiano.
 "È ancora presto per questa tecnologia ma abbiamo completato più studi di ricerca clinica che stanno aiutando a perfezionare il nostro prototipo" , si legge nel blogpost. "Speriamo che un giorno questo possa portare a un nuovo modo per le persone con diabete di gestire la loro malattia", è l'auspicio espresso.

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