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30/07/15
Ad ogni segno la sua pietra, Sagittario
Pubblicato da
Lifarnur

25/07/15
Pietre e cristalli, Azzurrite
Pubblicato da
Lifarnur
Pietre e cristalli, Azzurrite: Il nome di questa splendida pietra, Azzurrite , deve la sua origine alla parola persiana " lazhward ", una zona conosciuta per...
01/07/14
Olive: lavaggio e molitura
Pubblicato da
Lifarnur
Per lavaggio delle olive si intende un procedimento attraverso cui vengono eliminati eventuali corpi estranei solidi quali foglie, pietre, terra ecc...
Per far ciò esistono diversi tipi di lavatrici, le più usate sono le lavatrici idropneumatiche, che possono essere a lavaggio continuo o intermittente a seconda del grado di sporcizia delle olive.
Grazie a questi macchinari si limita il consumo di acqua poichè essa, nella sua circolazione, deposita tutti i detriti trasportati; in questo modo nella vasca di lavaggio c'è sempre acqua pulita.
L'allontanamento delle sostanze estranee è molto importante perchè, in caso contrario, l'olio di oliva potrebbe assumere sapori di 'amaro', dovuti alle foglie, o di 'terra' dovuto appunto al tipico odore della terra.
La molitura o frangitura è l'operazione successiva al lavaggio. Per questa operazione vengono utilizzate macchine apposite, come frantoi a macine o molazze, frangitori a cilindro o a martello. L'utilizzo delle molazze risulta il sistema migliore mentre l'uso dei frangitori può portare ad un certo riscaldamento delle paste, deteriorando in parte le caratteristiche organolettiche dell'olio di oliva. Nell'operazione di molitura molto importante è il controllo della temperatura che non deve superare i 27°C. Nei frantoi a molazza i tempi di lavorazione sono intorno ai 30 minuti, mentre con i frangitori sono nell'ordine di un minuto.
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Lavaggio olive immagine presa dal web |
La molitura o frangitura è l'operazione successiva al lavaggio. Per questa operazione vengono utilizzate macchine apposite, come frantoi a macine o molazze, frangitori a cilindro o a martello. L'utilizzo delle molazze risulta il sistema migliore mentre l'uso dei frangitori può portare ad un certo riscaldamento delle paste, deteriorando in parte le caratteristiche organolettiche dell'olio di oliva. Nell'operazione di molitura molto importante è il controllo della temperatura che non deve superare i 27°C. Nei frantoi a molazza i tempi di lavorazione sono intorno ai 30 minuti, mentre con i frangitori sono nell'ordine di un minuto.
01/05/14
Intelligenza | Quella degli elefanti è eccezionale!
Pubblicato da
Vito Ienna
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Elefanti |
Hanno una memoria eccezionale (da qui il detto: che memoria di elefante!) e mappe mentali complesse, sanno venire a capo di problemi usando rami e pietre come utensili: ad esempio impilano blocchi per poi usarli per raggiungere il cibo! Appare eccezionale e straordinario la loro capacità di comprendere il significato di un gesto che indichi qualcosa, cosa che per noi potrebbe apparire scontato vista l'esperienza con i cani nostri fedeli amici, ma per altre specie, inclusi gli scimpanzè, non è affatto possibile riuscirci.
Ancora più sbalorditiva è la capacità di imitare i suoni di altri elefanti e anche certe parole umane. Possono perfino riconoscersi allo specchio, il che sta ad indicare un livello di coscienza di sè che è riscontrabile soltanto nelle grandi scimmie, nei corvi e nei delfini dal naso a bottiglia.
01/02/14
Perchè si dice "essere alle porte coi sassi"?
Pubblicato da
Lifarnur
Questo è un modo di dire toscano, tipicamente fiorentino, ma che si usa in tutta la regione. L'ho usato giusto ieri sera, durante una conversazione familiare. Sulle origini di questo modo di dire vi sono alcune teorie.
Essere alle porte coi sassi, siamo ormai alla fine e che dopo questo non resta nient’altro da fare (un po’ come “essere alla frutta” o “ultima spiaggia”), il tempo stringe, ci siamo quasi.
Questa espressione sembra che derivi dal Medio Evo: quando una città assediata da lungo tempo, arrivava ad esaurire tutte le lance, le frecce, l’olio bollente e quant’altro di utile a respingere gli assalti del nemico, tutti gli abitanti della città, viste anche le perdite subite tra le file dell’esercito, si recavano sopra le porte delle mura per gettare tutto quello che potevano ai soldati nemici che tentavano di entrare. Allora si recuperavano ciottoli dalle strade, mattoni, pietre e tegole dalle case, che non avevano certamente un grande potere offensivo, ma erano comunque l’unica seppur flebile speranza rimasta.
Altra teoria è che nella Firenze medioevale, il ritmo delle giornate era allora scandito solo dal rintocco delle campane cittadine, che indicavano col loro suono al tramonto, l'approssimarsi della chiusura delle porte cittadine. Chi era giunto per lavoro in città doveva così affrettarsi per non correre il rischio di rimanere chiuso in città per tutta la notte. Allo stesso modo, chi si stava avvicinando a Firenze, capiva che era il momento di accellerare il passo o il galoppo del proprio cavallo, per non restare chiuso fuori le mura fino all'indomani mattina. I soliti ritardatari - che non mancano mai in ogni epoca - giungendo in vista della città, quando le guardie cominciavano a chiudere i grandi battenti in legno delle antiche porte cosa facevano? Non si scoraggiavano certo; ma prendevano in mano qualche grosso sasso e lo lanciavano verso le porte per segnalare il loro arrivo ed indurre così i custodi ad aspettarli. Da qui il detto secondo una delle due versioni esistenti... L'altra invece (che però è meno accreditata) sostiene invece che le guardie, bloccavano le porte con dei grossi macigni e che le sentinelle avessero l'abitudine di gridare ai ritardatari - sia in entrata che in uscita- : "Correte. Siamo alle porte coi sassi!" per indicare appunto che stavano per essere tolti i macigni che temporaneamente fermavano la chiusura delle porte.
Essere alle porte coi sassi, siamo ormai alla fine e che dopo questo non resta nient’altro da fare (un po’ come “essere alla frutta” o “ultima spiaggia”), il tempo stringe, ci siamo quasi.
Questa espressione sembra che derivi dal Medio Evo: quando una città assediata da lungo tempo, arrivava ad esaurire tutte le lance, le frecce, l’olio bollente e quant’altro di utile a respingere gli assalti del nemico, tutti gli abitanti della città, viste anche le perdite subite tra le file dell’esercito, si recavano sopra le porte delle mura per gettare tutto quello che potevano ai soldati nemici che tentavano di entrare. Allora si recuperavano ciottoli dalle strade, mattoni, pietre e tegole dalle case, che non avevano certamente un grande potere offensivo, ma erano comunque l’unica seppur flebile speranza rimasta.
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Firenze |
Altra teoria è che nella Firenze medioevale, il ritmo delle giornate era allora scandito solo dal rintocco delle campane cittadine, che indicavano col loro suono al tramonto, l'approssimarsi della chiusura delle porte cittadine. Chi era giunto per lavoro in città doveva così affrettarsi per non correre il rischio di rimanere chiuso in città per tutta la notte. Allo stesso modo, chi si stava avvicinando a Firenze, capiva che era il momento di accellerare il passo o il galoppo del proprio cavallo, per non restare chiuso fuori le mura fino all'indomani mattina. I soliti ritardatari - che non mancano mai in ogni epoca - giungendo in vista della città, quando le guardie cominciavano a chiudere i grandi battenti in legno delle antiche porte cosa facevano? Non si scoraggiavano certo; ma prendevano in mano qualche grosso sasso e lo lanciavano verso le porte per segnalare il loro arrivo ed indurre così i custodi ad aspettarli. Da qui il detto secondo una delle due versioni esistenti... L'altra invece (che però è meno accreditata) sostiene invece che le guardie, bloccavano le porte con dei grossi macigni e che le sentinelle avessero l'abitudine di gridare ai ritardatari - sia in entrata che in uscita- : "Correte. Siamo alle porte coi sassi!" per indicare appunto che stavano per essere tolti i macigni che temporaneamente fermavano la chiusura delle porte.
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