Il-Trafiletto
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14/10/14

Da dove iniziano i diritti dei padri e dove finiscono?

Fino a dove iniziano i diritti dei padri e dove finiscono, costretto dal Tribunale a vedere il padre che lui rifiuta perchè violento e picchia la madre

Il padre ha sulle spalle un lungo elenco di denuncie per maltrattamenti e violenze verso la ex moglie. L'ultima condanna ha preso 6 mesi per aver rotto due costole alla donna. Sparito dalla vita del figlio per 4 anni, ritorna deciso a voler fare il padre: "Farò di tutto per togliertelo, lo preferisco in un orfanotrofio che con te" senza aver mai pagato un euro per il figlio minaccia la moglie di portaglielo via, condannato tre volte ma il tribunale e i servizi sociali decidono che il figlio, che ora ha 9 anni deve vedere il padre.


Il ragazzino rifiuta di vedere il padre, piangee si dispera perchè non vuole vedere quell'uomo che ha sempre picchiato la madre, anche se da un anno e mezzo viene costretto tutte le settimane a farlo. Li chiamano "incontri protetti" quegli incontri di due ore a settimana davanti ad un assistente sociale. Il copione si ripete identico ogni sabato pomeriggio: lui che scappa, la madre che cerca di convincerlo a restare, il padre che resta immobile dall’altro lato del cancello, incapace di fare un passo verso di lui. Il ragazzino ha provato anche di  fuggire in strada implorando di essere lasciato in pace rimproverando anche la madre per tanta insistenza.

«Ogni volta è una violenza insopportabile — racconta Cinzia, la madre — è successo anche che l’abbiano trascinato dentro di peso, contro la sua volontà». Lo psicologo che segue il bambino dice che i rapporti padre-figlio sono influenzati dalla madre, è come se il bambino avesse paura di darle un dispiacere. «Riversano su di me le responsabilità di questo rifiuto — spiega Cinzia — e siccome mi sento ripetere continuamente che se mio figlio non accetta di vedere il padre il rischio è che me lo portino via, io ovviamente faccio il possibile per convincerlo. Ma è tutto inutile. E più il tempo passa più la situazione peggiora». L’avvocato Ignazio Virgilio, che assiste la madre, adesso ha presentato un ricorso al tribunale per spiegare che il bambino è traumatizzato dagli incontri. «I servizi sociali — scrive il legale — sono incapaci di attuare il fondamentale diritto del minore sancito dall’articolo 337 ter del codice civile che stabilisce che il figlio minore “ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione e assistenza morale da entrambi”». Per questo chiede quantomeno «la sostituzione degli assistenti sociali che finiscono sempre con l’attribuire ogni responsabilità alla madre».


IL PASSATO
Cinzia e suo figlio vivono alla periferia di Firenze in una casa popolare e vanno avanti solo con una pensione di invalidità. Dopo la separazione l’ex marito è sparito dalla circolazione e non ha quasi mai pagato i 600 euro di alimenti stabiliti dal giudice. Il bambino per anni ha festeggiato compleanni, Natale e Pasqua solo con la madre. Una volta i carabinieri sono dovuti andare a cercare il padre perché serviva il consenso per un intervento chirurgico del bambino. Oggi il padre risulta nullatenente e per l’anagrafe è irreperibile. Dice di essere senza lavoro, anche se da Facebook risulta titolare di una società che organizza eventi. Quello stesso profilo Facebook che aveva aperto con tanto di foto, nome e cognome del figlio, chiuso poi dopo l’ennesima denuncia della madre. «Vivo nel terrore di quell’uomo — racconta Cinzia — Ogni volta che mi vede minaccia di uccidermi, di tagliarmi la gola o di portarmi via l’unica ragione della mia vita, mio figlio. Pensare che quando mi sono sposata, nel 2000 ero molto innamorata ma con il passare del tempo lui è diventato sempre più violento». Si sono separati pochi mesi dopo la nascita di Fabio. Quando lui la picchiava e lei andava a farsi medicare al pronto soccorso raccontava sempre che era caduta dalle scale: «Ero convinta che sarebbe cambiato — ha detto in tribunale — poi non volevo sporcare la sua figura, non volevo che la gente giudicasse mio marito una persona cattiva». Quando Cinzia nell’agosto 2008 finisce all’ospedale con due costole rotte, lui si difende sostenendo che la frattura è vecchia di sette anni, che se l’è fatta da sola cadendo in bagno. I giudici non gli credono e anzi, sottolineano la crudeltà dell’imputato «nel coprire l’episodio con la pazzia dell’ex moglie, ora mostrando il volto di povero perseguitato, ora accusando la moglie». «Dopo tutti questi anni di guerra sono davvero stanca — dice Cinzia — vorrei che quell’uomo ci lasciasse in pace. E vorrei che mio figlio non riversasse la sua rabbia su di me il sabato pomeriggio, dopo quegli incontri a cui viene costretto».

08/10/14

Lecito definire "testa di ca..o" un omofobo anche se sindaco

Il tribunale di Busto Arsizio (Varese) archivia il procedimento a carico dello studente bocconiano che aveva apostrofato l'ex sindaco di Sulmona perchè definiva l'omosessualità "un'aberrazione genetica"


In sintesi insultare un omofobo che ha offeso è lecito e non può essere considerato diffamazione. 
La decisione di Francesca Parola, sostituto procuratore del tribunale di Busto Arsizio (in provincia di Varese), il quale ha richiesto l’archiviazione del procedimento a carico di uno studente dell’università Bocconi che nel 2011 aveva commentato un video pubblicato in Rete dando della “testa di cazzo” all’allora sindaco pidiellino di Sulmona, Fabio Federico.

La vicenda parte nel 2006  quando Federico, medico e all’epoca consigliere comunale nella cittadina dell’Aquilano per Alleanza nazionale, ad una sua partecipazione in una tv locale, rilascia una dichiarazione in cui prende nettamente posizione contro la possibilità di adottare un figlio per le coppie gay e definisce l’omosessualità “un’aberrazione genetica”, pur riconoscendo che “ogni omosessuale può vivere la sua vita sessuale come meglio crede”. Aggiunge poi che “se hai i cromosomi x e y fai il maschietto, se hai gli xx fai la femminuccia. Il contrario è un po’ fuori natura”.

Il video viene postato su YouTube cinque anni dopo, quando il politico era primo cittadino nelle fila del Pdl, indignata la comunità omosessuale, nonché quella di moltissimi utenti del web, criticano Federico con commenti alquanto diretti. Parta una denuncia a 30 persone per diffamazione aggravata, da parte del sindaco, alla Procura di Sulmona, dato che per questo tipo di reato il tribunale competente è quello della città di residenza del querelato, l'indagini si allargano a tutta Italia.

Federico si è sentito diffamato particolarmente da un commento fatto da un studente bocconiano: “Fai la femminuccia… fai il maschietto… come se fosse una scelta! Ma brutta testa di cazzo… il problema della società è la tua ignoranza e il fatto che tu sia sindaco!”. Il pm Francesca Parola ha chiesto l’archiviazione, scrivendo che “di fronte a dichiarazioni rese in pubblico da un soggetto politico di spicco, quei commenti rappresentano l’immediata reazione, anche fin troppo contenuta rispetto alla gravità delle affermazioni di chiaro stampo omofobo”.

Nessuna diffamazione, quindi, ma solo “una risposta commisurata a una grave provocazione, esattamente come sostenuto nella mia memoria difensiva, a cui il pm si è rifatto”, spiega l’avvocato Barbara Indovina, che difende in questo procedimento il giovane querelato e anche un altro studente, rinviato invece a giudizio dal tribunale di Milano

04/10/14

Ancora sospetti su certe partite: riappare il fantasma | L'ombra del calcioscommesse pare non sparire mai

Ancora sospetti, partite dubbie, strumenti elettronici al vaglio degli inquirenti: si cercano 19 key word nei pc degli indagati. Indagini eseguite dalla procura di Cremona sulle partite sospette della stagione 2007.


DA CREMONA - Un mare infinito di soldi, alias partite truccate obsolete e fuori programma, si ritorna all'antico, a ciò che appartiene al passato, indietro nel tempo perchè forse la verità non è venuta del tutto fuori in tutta la sua interezza, perchè forse la risposta a tanti perchè si trova sepolta sotto un fiume di parole, scritti criptici risalenti alla stagione 2007. 

A destare ancora sospetti sulla regolarità dei nostri campionati di calcio ci sarebbe anche il Sassuolo. 
Roberto di Martino
Procuratore del tribunale di Cremona
Questo si evince dalle indagini svolte dagli esperti informatici che hanno avuto l'incarico di vagliare i 200 strumenti, tra PC, smartphone e tablet, degli indagati riguardo l'inchiesta sul calcioscommesse effettuata dalla procura della Repubblica di Cremona sull'associazione a delinquere transnazionale che aveva come fulcro estremo, Singapore. Parte dei risultati è stata consegnata oggi durante l'incidente probatorio disposto dal gip Guido Salvini su richiesta del procuratore Roberto di Martino.

Gli accertamenti eseguiti fino a questo momento, hanno fatto venire fuori dagli strumenti informatici dei 27 personaggi indagati, delle key word (parole chiavi) che il procuratore aveva specificato di dovere cercare. Sono stati presi in esame sms e chat in certi casi sono apparsi personaggi sconosciuti, finora tenuti fuori dall'inchiesta oppure in altri casi con indagati ai quali altre sì, non erano stati sequestrati i relativi strumenti informatici. I controlli effettuati dai periti informatici hanno fatto emergere altri particolari, uno su tutti Stefano Mauri, capitano della Lazio, non ha provveduto a dare il codice pin del suo cellulare, cosa che senza quel numero gli esperti, per adesso, non hanno potuto verificare ed indagare sull'apparecchio. 

Identica situazione è successa con Ivan Tischi, ex calciatore del Pescara, e Mauro Bressan, ex calciatore della Fiorentina, ritenuto il secondo di Amir Gegic, uno dei capi degli zingari e uomo chiave dell'inchiesta. I controlli effettuati sugli strumenti di Massimo Erodiani, allibratore di Pescara, e di Mario Bruni, ex commercialista di Beppe Signori, hanno fatto venire a galla molteplici scambi di informazioni su partite vecchie ma anche recenti. Dagli accertamenti sul PC di Bruni si è potuto venire a conoscenza di un vasto giro di denaro nell'ambito del calcioscommesse.

La copia forense riguardante le ispezioni sul PC di Antonio Conte, attuale commissario tecnico della Nazionale Italiana, è risultata non leggibile. Oltretutto gli esperti informatici che hanno ispezionato l'apparecchiatura non sono stati in grado di decriptare il contenuto, in quanto ché era scritto in una lingua sconosciuta addirittura a Google Traslate, le conversazioni trovate sugli apparecchi di Luca Burini, ex manager che da vent'anni lavorava in Cina come promoter per società bolognese che produce lastre di ceramiche, accusato di riciclaggio di denaro insieme con Beppe Signori, Luigi Sartor e al suo commercialista Daniele Ragone. 

Le key word che il procuratore del tribunale di Cremona, Roberto di Martino ha incaricato di cercare negli strumenti informatici sequestrati a calciatori ed ex implicati nella maxi inchiesta sul calcioscommesse sono in tutto 19, e sono le seguenti: 
  1. abbraccio, 
  2. assegni, 
  3. beppe, 
  4. bolognesi, 
  5. cambiale, 
  6. cervia, 
  7. civ, 
  8. garanzia, 
  9. gol-gol, 
  10. handicap, 
  11. makelele, 
  12. over, 
  13. ovetto, 
  14. pareggio, 
  15. under, 
  16. uovo grande, 
  17. uovo piccolo, 
  18. vittoria, 
  19. zingari-zingaro. 
Le perizie devono ancora essere completate. I risultati verranno illustrati all'udienza del 29 ottobre.

17/06/14

L'ex igienista dentale di Berlusconi ed ex consigliere regionale Nicole Minetti aspetta bimbo dal figlio di Gigi D'Alessio.

La notizia sta facendo il giro del web: Nicole Minetti, l'ex consigliere regionale del PDL, ex igienista dentale di Berlusconi, ex valletta delle TV, ex hostess di Publitalia, è incinta. A dare la notizia è il settimanale "Diva e Donna", secondo il quale la Minetti sarebbe in dolce attesa da alcune settimane di un bimbo/a dal figlio del noto cantante Gigi D'Alessio, Claudio. La coppia sta insieme da marzo, ed in quattro mesi ha bruciato le tappe, cioè da quando l'ex consigliere è ritornata dagli Stati Uniti dove si era rifugiata dopo la condanna a cinque anni di reclusione per favoreggiamento della prostituzione per il caso Ruby, la fantomatica "Nipote di Mubarak", ha scoperto di essere incinta e farà diventare così "nonno e nonna" la coppia Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo. Secondo fonti vicine alla coppia D'Alessio-Minetti, i futuri genitori sono contentissimi, al settimo cielo,nonostante le vicende giudiziarie della Minetti che la vedranno di nuovo in tribunale il prossimo 15 luglio insieme a Lele Mora ed Emilio Fede nel processo d'appello per il caso Ruby.

06/06/14

Salerno | Offerte e donazioni fruttano a Monsignor Scarano una ricchezza di 6 milioni di euro.

Ricco. Molto ricco. La Procura salernitana ha quantificato il patrimonio in possesso di Monsignor Nunzio Scarano: sei milioni e mezzo di euro, secondo quanto scrive il Mattino. Il sostituto procuratore Elena Guarino ha stabilito che il considerevole patrimonio finanziario accumulato dal prelato è alquanto eccessivo e spropositato se paragonato al suo reddito ecclesiastico. Il monsignore è stato rinviato a giudizio dallo stesso procuratore insieme ad altre cinquanta persone e dovrà comparire il prossimo 16 giugno davanti al gup Renata Sessa presso il tribunale di Salerno per l'udienza preliminare del processo per riciclaggio e falso in atto pubblico. Monsignor Scarano venne arrestato nei mesi scorsi ( una prima volta fu arrestato nel giugno dello scorso anno) dalla guardia di Finanza e gli era stato notificato un ordinanza di custodia cautelare dove venne definito dal gip “persona inquietante”, frequentatore della vita mondana e perciò confinato agli arresti domiciliari. Sono state scoperte finte donazioni a favore di anziani e case di riposo, in realtà passate attraverso i suoi conti correnti e utilizzate per beni personali ed estinzioni di mutui. E’ risultato anche l’acquisto di un appartamento lussuoso a Salerno e quadri di valore, che a tutto servono tranne che al bene e a sollievo degli anziani nella case di cura.

10/05/14

Scajola non parla-Confermata la condanna a Dell'Utri- Ex premier ai servizi sociali

Regina Coeli- Si è avvalso della facoltà di non rispondere Claudio Scajola nell'interrogatorio di garanzia a Regina Coeli. "Voleva rispondere ma gli abbiamo consigliato di non farlo: vogliamo prima parlare con lui e studiare le carte", dice l'avvocato Giorgio Perroni. L'avvocato ha aggiunto: "E' sereno e convinto di poter spiegare i fatti". "I contatti con la moglie di Matacena sono un dato oggettivo - ha detto Perroni - ma senza vedere le carte e aver parlato con lui è impossibile fare valutazioni".(Ansa.it)

Roma - E' defintiva la condanna a 7 anni di reclusione per Marcello Dell'Utri, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha deciso la Cassazione, rigettando il ricorso della difesa dell'ex senatore. La Suprema Corte ha quindi confermato il verdetto emesso, in sede di rinvio, dalla Corte d'Appello di Palermo il 25 marzo dello scorso anno.(AGI)

Roma - Iniziano i servizi sociali per Silvio Berlusconi. L'ex premier è arrivato all'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone alle 9:30, senza rivolgere neppure un saluto ai numerosi giornalisti presenti, per iniziare ad assistere i malati di Alzheimer. Attimi di agitazione quando un contestatore ha cercato di superare le transenne, subito bloccato dalle forze dell'ordine. Pippo Fiorito, rappresentante dei Comitati unitari di base all'interno dell'istituto, continuava a gridare: "Noi italiani abbiamo un sogno nel cuore, Berlusconi a San Vittore".

Allontanato dalla Digos è stato poi accompagnato all'uscita dell'Istituto. "I lavoratori della Sacra Famiglia non vogliono Berlusconi" spiega Fiorito, che indossa una maglietta bianca in cui campeggia la scritta 'Occhio. Il formaggio lo stai mettendo tu', in riferimento alle promesse sulle pensioni dell'ex premier, un cilindro e un paio di occhiali da sole. E aggiunge: "Non doveva venire qui ma anzi andarsene a San Vittore. Lotteremo finché Berlusconi non se ne andrà" promette il sindacalista.(Adnkronos/Ign)

28/04/14

Cura dimagrante troppo dura: muore dopo tre ore di sauna. Condannato il suo personal trainer

Il caso risale al 2010: la donna fu stroncata da un infarto dopo alcune sedute di jogging e sauna nella palestra del suo personal trainer. Una donna di origine romena, Monica Muresan, 33 anni, infermiera e madre di tre figli, aveva deciso di sottoporsi ad una dieta proposta da Evasio Gallo, pensionato, nella palestra aperta da questi nel centro commerciale La Serra, nel cuore di Ivrea. Pesava 98 chili e aveva deciso di dimagrire e rapidamente, ma la cura dimagrante intrapresa 4 anni fa si è rivelata fatale. Le prime sedute sembravano andare per il meglio e la donna si riteneva soddisfatta, anche se si presentavano particolarmente dure e intense. Poi però la quinta volta qualcosa va storto. La donna, dopo aver corso a lungo, si sottopone come al solito a una seduta di ben tre ore nella sauna. Si sente male, però; viene chiamata l'ambulanza ma non c'è più nulla da fare. La famiglia dell'infermiera denuncia l'allenatore e il tribunale, grazie a una perizia, riconosce l'uomo responsabile di omicidio colposo e condannato a un anno e tre mesi di reclusione. Il personal trainer avrebbe dovuto sapere che per una persona di quel peso i rischi erano alti. L’uomo è stato accusato anche di esercizio abusivo della professione: alla famiglia della donna è stata riconosciuta una provvisionale di 125 mila euro.

19/04/14

La Santa Sede vuole sfrattare un pensionato per morosità. Abita in una casa del Vaticano da 58 anni.

Come si dice “predichi bene e razzoli male”. -“Carissimo direttore, io sono affittuario di quel signore vestito di bianco che la domenica proclama dalla finestra di San Pietro che "la casa è un diritto di tutti" – e però, aggiungo io, "purchè non siano le mie"- Così Mauro Bellini, pensionato, sposato, racconta in una lettera accorata inviata al direttore di Libero Maurizio Belpietro e collocata in prima pagina, con la massima evidenza, annunciata da un "occhiello" eloquente e perentorio: «Il grido disperato di un lettore». L'uomo, come tanti italiani di questi tempi, è in ritardo col pagamento dell'affitto per comprensibili difficoltà economiche. Rischia così di perdere la casa in cui vive in Vaticano. Mauro è una delle migliaia di vittime della crisi economica, a causa della quale sta perdendo, un poco alla volta, tutto ciò che si era guadagnato in una vita di lavoro. Non si conosce l’età dei due coniugi, ma Mauro ha scritto di abitare nel medesimo appartamento, assieme alla consorte, da ben 58 anni, il che significa che stiamo parlando di due persone decisamente anziane. “Il proprietario della casa – scrive il signor Bellini - in cui abitiamo da oltre 58 anni, al terzo mese di ritardo del canone di affitto ci ha dato lo sfratto. È chiaro che, prima del ritardo di tre mesi, c’erano effettivamente stati altri disguidi (nel frattempo però i mesi arretrati da pagare erano diventati due, poiché uno siamo riusciti a pagarlo impegnandoci l’ultimo oro di casa), ma avevamo sempre fatto presente la nostra situazione. Avrei forse potuto immaginare un trattamento del genere da parte di una finanziaria o di una banca, ma non dal Vaticano! Quel che mi rattrista - continua ancora il signor Mauro - è che anche dopo la nostra sollecitazione, dall’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica) non c’è stato alcun riscontro. È vero che loro sono i legittimi proprietari, ma vorrei sottolineare che per la casa in cui abito non hanno tirato fuori una lira per costruire, perché è una di quelle edificate con i soldi donati dagli americani per dipendenti del Vaticano con molti figli. In questa spiacevole situazione, a quanto mi risulta, non sono il solo: basta verificare in Tribunale quanti sono gli sfratti richiesti proprio dall’Amministrazione della Santa Sede, e per certo le posso dire che nel perimetro di San Pietro moltissimi negozi hanno per l’appunto chiuso per sfratto. Chissà che anche il signor Bellini, dopo questa lettera, non riceva una telefonata da papa Francesco?

02/03/14

Treviso | 70enne si concede un appuntamento con una escort, ma trova la fidanzata del figlio.

Aveva deciso di concedersi un pomeriggio di piacere, di "svago". Così un 72enne di Treviso ha guardato gli annunci, ha telefonato e ha preso appuntamento con una "professionista" a Vicenza. Ma l’arzillo trevigiano non poteva certo immaginare che quello che doveva essere un momento di piacere gli avrebbe riservato invece una sgradita sorpresa. Appena l'uomo ha aperto la porta e si è trovata davanti la escort non ha potuto fare altro che strabuzzare gli occhi e rimanere a bocca aperta: la professionista non era altri che la fidanzata sudamericana di suo figlio, un uomo di 40 anni. Inevitabile l’imbarazzo tra i due, che hanno preferito salutarsi immediatamente e lasciar cadere la cosa. L’uomo aveva deciso di mettere a conoscenza suo figlio del reale mestiere della fidanzata, che sapeva fare la cameriera. Tra i due è scoppiata una lite con pugni e schiaffi, culminata con la denuncia del genitore per lesioni lievi. Il 'fattaccio' risale a 4 anni fa, ma è rispuntato ora - spiegano i quotidiani locali - perché in questi giorni si è tenuta in Tribunale la prima udienza, nel corso della quale il giudice di pace ha tentato senza successo di invitare padre e figlio - che da allora hanno rotto ogni rapporto - a trovare un accordo. L'udienza è stata rinviata di alcuni mesi. Tra padre e figlio era finita a botte; nulla si sa invece di come sia terminata la love story tra il quarantenne trevigiano e la finta cameriera.

05/02/14

Quattro anni vissuti in una "prigione silenziosa" | Lo stalker di Monica Leofreddi condannato

L'inizio di una fine? Monica Leofreddi, dopo quattro anni di incubo in cui la sua vita è stata stravolta da uno stalker che ha perfino chiesto la paternità di suo figlio, ci spera. Il tribunale ha condannato lo stalker ad un anno e sei mesi.


Un anno e sei mesi di reclusione, per il reato di stalking, all'uomo che dal 2010 perseguita senza sosta Monica Leofreddi. Lo ha deciso il giudice del tribunale di Roma Angelo Giannetti per il quale Goffredo Imperiali di Francavilla, 50enne nobile decaduto dell'aristocrazia napoletana e residente a Terracina, deve pagare alla conduttrice tv una provvisionale pari a 20mila euro oltre a risarcire i danni da definire in sede civile. Una sentenza accolta tra le lacrime dalla Leofreddi che, accompagnata dal marito, ha detto "spero che questa decisione sia l'inizio della fine di una vicenda drammatica". Il pm Gianluca Mazzei aveva sollecitato una condanna dell'imputato a un anno e quattro mesi di carcere, ritenendo "conclamata la sua responsabilita'" e "molto gravi" le condotte contestate. Del resto, e' stato lo stesso imputato, sottoposto all'esame, ad ammettere la propria colpevolezza e a riconoscere come molesti i propri comportamenti. Ha giustificato il suo atteggiamento parlando di "un amore cosmico" nutrito nei confronti della conduttrice tv, di cui si e' definito fan accanito.

Monica Leofreddi.
L'uomo, come ha denunciato anche oggi in udienza la conduttrice tv, non si e' fatto problemi a presentarsi a casa dei suoi genitori spacciandosi per commercialista, e' riuscito ad acquisire i suoi dati bancari, ha presentato esposti a funzionari Rai perche' la facessero lavorare di piu', ha chiesto informazioni al portiere dello stabile e ai commercianti del quartiere per avere notizie sulla sua vita privata, ha chiesto persino il riconoscimento di paternita' del figlio al tribunale dei minori. "Lui conosce ogni movimento della mia vita - ha detto piangendo Monica Leofreddi -, e' come uno squalo che mi gira intorno. Anche nei giorni scorsi, dopo l'ultima udienza in tribunale, mia madre ha detto di averlo visto in zona. Mi perseguita in modo molto lucido, la sua e' una presenza costante". Imperiali, dal canto suo, non ha fatto nulla per nascondere la realta' anche se ha voluto precisare un particolare: "Non ho chiesto il riconoscimento di paternita' di suo figlio ma solo che mi venisse affidato: so bene di non essere il padre ma volevo essere per il bambino un riferimento positivo per gli anni a venire. E ammetto anche di esser passato davanti alla casa dei genitori di Monica perche' la stazione dei carabinieri alla quale consegnavo della documentazione si trovava in zona, poco distante". "Monica Leofreddi - ha detto il suo difensore, l'avvocato Sonia Battagliese in sede di arringa - si e' trovata catapultata a vivere in una prigione silenziosa che giorno dopo giorno sta strangolando la sua vita nella quale si e' progressivamente intrufolato l'imputato. La mia assistita sta vivendo un incubo da quasi 4 anni e la sua vita non e' piu' serena: ha rinunciato ad apparire in tv e a sottoscrivere i contratti, non esce piu' da sola e anche il figlio viene guardato a vista quando va a scuola. Questa non e' vita".     fonte  (AGI)

27/01/14

Confusione nel decreto svuota carceri della Cancellieri | In libertà boss mafiosi

Come risolvere il problema "carceri"? Ma certo ...l'indulto è la soluzione. Aspettando che le riforme di sistema possano prendere "consistenza", non c'è alternativa allo "svuota carceri". L'indulto sembra la via più certa e facile per ridurre il numero dei detenuti e liberare i boss mafiosi.

 
La guardasigilli Annamaria Cancellieri  nel giro di 20 giorni ha trasferito l’emergenza dalle celle ai magistrati che le devono svuotare. Ai tribunali di sorveglianza, sono pervenute a raffica richieste di istanze di liberazione anticipata “speciale”, quella che aumenta i giorni dello sconto di pena da 45 a 75 ogni sei mesi, tra cui ne hanno beneficiato anche i condannati per reati di mafia. Il magistrato Alfredo Mantovano, ha lanciato l’allarme Campania per la possibile scarcerazione di mille condannati per reati di mafia, dopo alla scarcerazione del boss di Cosa nostra Carmelo Vellini.
Cancellieri
 Non ci sono ancora notizie ufficiali, ma basta informarsi presso i tribunali di sotrveglianza per sapere che nel distretto di Bari negli ultimi 30 giorni sono arrivate 758 istanze di liberazione, la media mensile del 2013 non superava le 200. A Reggio Emilia l’anno scorso ne arrivavano 280 al mese, ne sono arrivate 408, il 144% in più. Peggio ancora al Tribunale di sorveglianza di Vercelli dove in tutto il 2013 le istanze sono state 1.891: sono bastate tre settimane di svuota carceri per superare quota 450 (più altre cento in arrivo). Significa il 300% in più. E poi Verona altre 282 (+141%). A Lecce tre magistrati e un presidente si sono visti accumulare sulle scrivanie 525 istanze in 20 giorni contro una media di 200 l’anno. E infine, Spoleto. La media mensile nel 2013 era di 142 istanze al mese, siamo già a 328 (+130%).  Grazie al decreto della Cancellieri, molti boss della malavita si ritroveranno liberi di delinquere. Il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani molto critico nei confronti “degli sconti di pena in corso di esecuzione della stessa” con i quali certo non “si realizza una diminuzione dei detenuti”.  Martedì, a Firenze, la categoria dei magistrati dei tribunali di sorveglianza, si riunirà per avere rinforzi da Roma: “Non è più sostenibile la sproporzione tra il numero di istanze che arrivano e il personale che le può accogliere e istruire. Serve un provvedimento d’urgenza che autorizzi i presidenti delle Corti d’appello ad applicare altro personale amministrativo. Per come siamo messi andrebbero bene anche volontari e colletti bianchi in pensione. Se non avremo risposte penseremo a quali azioni mettere in campo”. Ha detto ieri il presidente Santacroce, “meritano consenso” le proposte per “per limitare i reati per cui si prevede la custodia cautelare” anche se la riforma più importante da mettere mano è quella sulla prescrizione, che determina un alta percentuale di delitti di corruzione dichiarati estinti.
 Un tema che introduce quello sul rapporto conflittuale tra politica e magistratura. “Un risvolto doloroso”, lo definisce Santacroce che produce “una delegittimazione gratuita e faziosa, che ha provocato una progressiva sfiducia nell’operato dei giudici e nel controllo di legalità che a essi è demandato”. Da qui l’appello per un decisivo cambiamento perché “se la giustizia non funziona è dovere dei magistrati denunciare le cose che non vanno e del sistema politico metterla in condizione di lavorare al meglio, perché altrimenti si lede un diritto fondamentale dei cittadini”. E, dunque, per dare “credibilità” al loro operato, i magistrati devono “sentirsi sempre meno potere e sempre più servizio come vuole la Costituzione”, abbandonando “protagonismi e comportamenti improntati a scarso equilibrio” senza “assumere smanie di bonifiche politiche”.

26/01/14

I piccoli parenti di Cocò vanno protetti

Sono stati trasferiti in un luogo protetto i cugini e le sorelline di Cocò, il bambino ucciso e bruciato a Cassano insieme al nonno Giuseppe Iannicelli e a una donna marocchina. Insieme a loro anche i tre bambini della sorella di Antonia Iannicelli, e ad un altro figlio minorenne di Giuseppe Iannicelli (fratello di Antonia).

È il leader del movimento Diritti Civili a rendere nota la decisione del Tribunale dei minori di Catanzaro. "Ho appena appreso questa notizia - afferma Corbelli- dopo aver chiesto, con una richiesta urgente, recapitata per e-mail alla direzione del carcere di Castrovillari e al presidente del Tribunale di Sorveglianza di Cosenza (che, mi ha risposto, non l'ha potuta accogliere perché non di sua competenza) di poter immediatamente incontrare la signora Antonia Iannicelli e il marito Nicola Campolongo, i genitori del piccolo Cocò che sono entrambi detenuti nella casa circondariale della città del Pollino".

Corbelli lancia un appello, preoccupato delle conseguenze. "Ho naturalmente grande rispetto della magistratura -afferma- ma sta per verificarsi qualcosa che sta di nuovo buttando letteralmente nella disperazione la mamma e il papà del piccolo Cocò". "Se si vogliono mandare le sorelline di Cocò e i suoi cuginetti in una casa protetta non si può negare alla mamma del bambino ucciso la possibilità, il diritto di stare con loro. E' una richiesta più che di giustizia di umanità. Per questo -aggiunge- chiedo al giudice competente della Corte di Appello di Catanzaro di concedere almeno gli arresti domiciliari alla mamma del piccolo Cocò in modo che la stessa donna possa stare con le sue due bambine in questa casa protetta. Negare questo diritto significa condannare alla disperazione e alla pazzia questa ragazza. Confido nella sensibilità e umanità del giudici di Catanzaro. Si autorizzi la mamma del piccolo Cocò -conclude Corbelli- a lasciare il carcere e andare con le sue due figliolette. Si scongiuri una nuova tragedia, prima che sia troppo tardi''. fonte (Adnkronos)

24/01/14

Siamo sempre e solo noi... in fondo alla classifica | Sperimentazione animale: Italia sotto accusa!

Siamo sempre e solo noi...in fondo alla classifica! L'Italia, risulta essere in fondo, anche nella decenza riguardo la sperimentazione animale.
La nostra Nazione, infatti, è l’unica tra gli stati membri a non aver ancora metabolizzato la direttiva 63, emanata il 22 settembre 2010 dal Parlamento europeo alfine di regolamentare la “protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”.

E pensare che da Bruxelles era già giunta, lo scorso mese di giugno, un primo avvertimento, affinchè potessimo recepire quanto prima il senso della normativa: termine ultimo per la sua introduzione nel diritto nazionale era fissato alla data del 10 novembre 2010, mentre la scadenza per l’approvazione aveva termine il primo gennaio 2013. Insomma, un bel po di tempo per poterne capire il significato, ma evidentemente siamo troppo duri di comprendonio, al punto tale che siamo stati capaci di sprecare la bellezza di quasi 3 anni andando fuori tempo massimo. E' per tale motivo che dunque la Commissione europea, cosi come riporta l’Ansa, sta meditando di prendere le contromisure, denunciando l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione: se il tribunale dovesse condannare il nostro paese, si prospetta il pagamento di ben 150.000 € di multa per ogni giorno ulteriore di violazione ( niente male, tanto c'è chi paga!).

In realtà, qualcosa l’avevamo fatta. Peccato che il decreto legislativo che avrebbe dovuto recepire la normativa europea sia ancora bloccato al Senato. Nella proposta di legge, la 587 del 2012, l’Italia ha tra l’altro inserito vincoli molto più restrittivi di quelli previsti dalla direttiva stessa.
Sperimentazione animale

L’articolo 13 contiene infatti una serie di emendamenti che introducono ulteriori divieti e obblighi per i ricercatori: tra questi, il divieto di xenotrapianti, cioè il trapianto tra organi di specie diverse, e sostanze d’abuso, il divieto di “esperimenti e procedure che non prevedono anestesia o analgesia” e di quelli condotti su “cani, gatti e primati non umani” e l’“orientamento della ricerca all’impiego di metodi alternativi”.

Restrizioni che molti, all’interno della comunità scientifica, temono possano segnare la fine di molti studi di biomedicina e farmacologia: “Basterebbe che l’Italia, come hanno già fatto Gran Bretagna, Francia, Spagna, Belgio, Danimarca, Svezia, Germania e altri paesi, recepisse così com’è la direttiva europea in materia”, ci aveva detto Marta Piscitelli, vice presidente dell’Associazione Italiana per le scienze degli animali di laboratorio. I vincoli introdotti dall’Italia, oltre a violare l’articolo 2 della normativa Ue (che prevede appunto che gli stati membri avrebbero dovuto “informare la commissione” entro il 1 gennaio 2013 qualora avessero voluto introdurre misure nazionali più rigorose), sono stati giudicati “immotivati, poco argomentabili e di difficile condivisione”. Insomma, non ci facciamo mancare nulla, esageriamo sempre e comunque: complimentoni!!

04/11/13

Un "LAGO DORATO" avvelenato

Un "LAGO DORATO" avvelenato, l’odore arriva anche a distanza, oltre la montagna, ma per vedere quanto è grande la bomba ecologica bisogna superare la barriera di eucaliptus. Il mostro è tutto blu e fa molta paura. Il sole estivo lo rende scheletrico ma appena piove si rigonfia e continua a divorare le viscere di questo angolo nascosto di Sardegna.
Siamo lontani dal mare e di un tesoro che doveva far diventare tutti ricchi è rimasto lo scarto puzzolente: un grande lago di cianuro. La ricerca dell’oro ha fatto ricchi solo gli australiani che hanno sventrato la collina di Santu Miali e agli abitanti di Furtei, Guasila e Segariu è rimasto in eredità un disastro ambientale.
Lago inquinato di cianuro
 La Sardinia Gold Mining (controllata dalla canadese Buffalo Gold Itd, partecipata dalla Regione Sardegna e presieduta dal 2001 al 2003 dall’attuale governatore sardo Ugo Cappellacci) ha interrotto l’attività alla fine del 2008. E nel 2009 ha portato i libri in tribunale. Decretato il fallimento, gli operai sono stati licenziati e delle bonifiche nessuno si è preoccupato. A evitare l’esplosione ci pensa l’Igea, la società regionale che controlla le miniere dismesse, ma intanto il lago di acido nascosto dietro al monte diventa sempre più grande.
Gli uccelli che atterrano per sbaglio non hanno scampo e le carcasse nascoste tra i cespugli lanciano lo stesso messaggio di un cartello giallo con il teschio: alle rive di questa distesa di acidi è meglio non avvicinarsi troppo. I rubinetti che scaricano sono sempre aperti. Grossi tubi neri partono dai pozzi dismessi e rilasciano a valle una valanga di metalli disciolti: mercurio, ferro, piombo, cadmio e zolfo. Non è acqua di sorgente e il colore lo dimostra. Il liquido che si espande in ogni angolo si presenta con lo stesso colore dell’oro, ma quando il sole picchia forte i metalli si cristallizzano e formano grandi zolle blu. La contaminazione si allarga ulteriormente e tutto quello che non si vede è già nel sottosuolo. Eppure, oltre le sponde del lago dei veleni c’è qualche agricoltore che produce grano e carciofi. «Ogni tanto scaricano acqua, ma è solo un depistaggio, un modo per mescolare le sostanze – racconta Onofrio Giglio, 68 anni passati quasi tutti in campagna – In questo terreno che apparteneva al Comune avevamo piantato decine di eucaliptus, ma da quando è iniziata l’attività nelle miniere si è creato il deserto».
L’unico bel ricordo dell’oro di Furtei è il calice donato a Benedetto XVI. Per tutto il resto, questa è la storia di un fallimento e di un disastro. In dieci anni di scavi sono venute fuori meno di cinque tonnellate d’oro, sei d’argento e quindicimila di rame. Nel 1997 erano stati assunti in 110 ma pochi anni dopo erano solo 42. E così il sogno del nuovo Eldorado si è infranto. «La Regione deve spiegare perché dal fallimento a oggi nessuno ha bonificato la distesa di cianuro – denuncia il deputato Mauro Pili – E come se non bastasse non ha neppure riscosso le garanzie fideiussorie: ora che la società è sparita i sardi dovranno farsi carico di tutti i costi. È stata una grande operazione speculativa e l’indagine finanziaria internazionale lo dimostra».
Il governatore Ugo Cappellacci, che della miniera di Furtei conosce bene la storia, affida al portavoce il compito di spiegare i progetti e il lavoro fatto finora: «Abbiamo già effettuato la caratterizzazione del suolo e sottoscritto due convenzioni con Igea (4,2 milioni la prima e 2,5 la seconda) per un impianto di depurazione delle acque acide. Da poco abbiamo stanziato altri 9 milioni per la bonifica integrale».
                                                                                                                                                        fonte

31/10/13

Processo Penati: La segretaria del suo grande accusatore parla dal banco dei testimoni

"Preparavo io le buste per i politici, secondo le indicazioni di Di Caterina"- "A Penati sono stati dati almeno 3 milioni di euro"
Filippo Penati
Muova udienza del processo Penati, davanti al tribunale di Monza, a parlare dal banco degli imputati, è Maria Giulia Limonta, stretta collaboratrice dell’imprenditore Piero Di Caterina, grande accusatore dell’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati e con lui imputato nel medesimo procedimento penale che li vede accusati a vario titolo, insieme ad altre otto persone, per corruzione, concussione e finanziamento illecito. "Facevo quello che mi diceva Di Caterina, preparavo le buste su cui venivano indicati nomi di battesimo o indicativi della persona. Le ho preparate per Penati, per il sindaco di Segrate Alessandrini, per il geometra Sostaro", ha detto in aula Limonta. "In qualche caso ero presente alla consegna di denaro a Penati, al quale"- secondo la Limonta,- "in circa tredici anni sono stati dati almeno tre milioni di euro".
Filippo Penati dichiara all'ANSA:"La signora Limonta oggi in udienza non ha mai dichiarato che Di Caterina mi abbia mai versato tangenti, ma ha sempre parlato di prestiti"
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