Oscar Wilde 1880 foto d'epoca |
ALFRED
DOUGLAS & OSCAR WILDE
Quando un amore diverso
uccide
..cari amici del
Trafiletto, perdonate la mia lunga e imperdonabile assenza, ma eccomi a voi con
un altro breve scritto che avrebbe meritato una più lunga attenzione, ma faccio
di necessità virtù:
Alfred Douglas 1892 foto d'epoca |
Un conversatore meraviglioso e inimitabile, uno scrittore di pregio che lambisce le vette del genio: Oscar Wilde è tutto questo e anche di più. L’uomo che ha impersonato l’anticonformismo più autentico e attuale del suo tempo nei confronti dell’ipocrisia aristocratica inglese, nonché della ricca borghesia la cui principale occupazione consisteva nello scimmiottare il palcoscenico intelligente. Wilde, delizioso insolente, desideroso di stupire e affascinare con ogni sua parola, compare nei salotti e nei ristoranti alla moda tenendo con disinvoltura fra le mani fiori di giglio, indossando camicie di seta e soprabiti di pelliccia da stupire, calandosi in una vera e propria campagna di autopromozione, nel ruolo dell’esteta raffinato.
Non erra chi lo trova artificioso e affettato, ma Wilde non è un uomo qualunque, la sua presenza non può passare inosservata: non si può ascoltarlo senza rimanerne incantati, nessun attore da palcoscenico riesce a parlare come Wilde parla nella vita quotidiana. Il suo grande successo arriva con la pubblicazione del romanzo “Il ritratto di Dorian Grey” nel 1891, lo stesso anno in cui il destino lo fa incrociare con quello che segnerà definitivamente il futuro percorso della sua vita: il ventunenne lord Alfred Douglas – Bosie per gli amici - , secondogenito dell’ottavo marchese di Queensberry.
Bosie è un adolescente esile e delicato, con grandi occhi azzurri e capelli biondi, che si atteggia a poeta e aspira poi a emulare senza possibilità, quello che diventerà per sei anni, suo maestro e compagno intimo di vita. Wilde si sente subito attratto dalla femminea bellezza di quel giovane febo, nel quale vi trova il suo Dorian Grey, quale narciso inconsapevole che si contempla nello specchio dell’arte appagandosi del proprio capolavoro, senza presagire il dramma che inesorabile fato gli ha riservato: una lenta e progressiva distruzione fisica e spirituale causata da un amore impossibile agli occhi di una società intransigente, superficiale e bigotta; la vita come opera d’arte dunque: Oscar e il suo Bosie cominciano a frequentare con assiduità tutti i ritrovi della Londra elegante, sfidando apertamente il pettegolezzo che tramuterà in scandalo per omosessualità.
Tutto si svolge con incredibile rapidità, da sembrare un brutto sogno: primo, il biglietto insultante del padre di Bosie, su cui spicca la parola ‘Sodomite’, terribile e inaccettabile all’ipocrita e farisea società vittoriana; secondo, la folle querela per diffamazione di Wilde, al di là di ogni elementare prudenza; il processo non tarda a venire, con un Wilde certo del suo trionfo, tanto che decide di non avvalersi di nessuna difesa legale, prendendo il destino giudicante nelle sue stesse mani.
Processo che si conclude rapidamente per omosessualità, una condanna che lo porterà alla rovina economica e sociale; infine il carcere, prima a Wandsworth e poi a Reading per due lunghi anni, che lo segneranno irrimediabilmente nel corpo e nell’anima; In carcere scrive il ‘De Profundis’, lettera biografica – che consiglio di leggere - del periodo vissuto col suo amato Bosie, dove non risparmia nulla sia a se stesso, sia al suo giovane amico, accusandolo amorevolmente di un comportamento spregiudicato ed egoista, ritenendolo il principale responsabile della sua ineluttabile disfatta fisica, morale e sociale; Esce dal carcere il 19 maggio 1897, e non riconosce più il brillante ed elegantissimo dandy che aveva affascinato le platee della cultura mittel-europea, non riconosce neppure più Oscar Wilde, colui che un giorno si autodefinì ‘lo straordinario che sopravvive’.
In esilio per tre anni si fa chiamare Sebastian Melmoth, e indossa abiti a buon mercato, su un corpo in disfacimento simile a quello del suo Dorian Grey, contemplato una notte nel ritratto fatale; Abita in due miserabili stanzette all’Hotel d’Alsace, a Parigi, in Rue des Beaux Arts, indirizzo che fatalmente riflette il bello della sua arte, lo stesso dove lo coglie la morte il 30 novembre 1900. Oscar Wilde, genio e sregolatezza insieme, colpevole di aver vissuto secondo i propri principi, di aver sfidato con la sola bellezza intellettuale i dogmi severi di una società schematizzata e bacchettona, di aver voluto bene soltanto a una donna, la stessa che gli aveva donato due figli, ma di aver amato con delicata e tenera passione un’altra bellezza allora proibita, illegale, che ineluttabilmente lo porta alla morte: Un illustro sconosciuto lord Alfred Bruce Douglas (Worchestershire 1870 - Lancing 1945), poeta e scrittore. Lascia un libro soltanto: ‘Io e Oscar Wilde’.
...l'amore è di gran lunga superiore all'arte...O.Wilde
...l'amore è il primo capolavoro d'arte appeso al cielo della poesia...S.Dellestelle