Il-Trafiletto
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06/08/14

Prevenire alcuni tumori è possibile. Ce lo insegna l'Aspirina

E’ il farmaco per antonomasia, non finisce mai di stupire, nonostante abbia superato di gran lunga il secolo di età. Stiamo parlando dell’aspirina, l’acido acetilsalicilico. Molteplici sono le indicazioni terapeutiche che hanno caratterizzato questa molecola nel corso degli anni e la caratterizzano tutt’ora: mal di testa, dolori muscolari, dolori cervicali, mal di schiena, sintomi del raffreddore, influenza, mal di gola. Inoltre, nel corso degli anni, si è dimostrata anche un ottimo antiaggregante piastrinico per le sue proprietà di inibizione del trombossano, responsabile dell’aggregazione delle piastrine per la cura dei vasi sanguigni danneggiati come ad esempio le ferite. Di conseguenza il suo utilizzo è indicato per prevenire problemi cardiaci, l’infarto e la trombosi, nei pazienti a rischio maggiore di formazione di coagulanti. Gli scienziati della Queen Mary University di Londra, nel fare una revisione dei lavori scientifici disponibili, sono arrivati alla conclusione che se si assumesse aspirina ogni giorno si potrebbe ridurre, e di molto, la probabilità di sviluppare o di morire di tumori intestinali e dello stomaco. Nei 200 studi esaminati, gli studiosi hanno rilevato una riduzione del numero di casi e di morti di tumore all'intestino, allo stomaco e all'esofago di circa il 30-40%. Riduzioni sono state evidenziate anche sul cancro alla mammella, alla prostata e ai polmoni ma con risultati meno evidenti. Gli stessi scienziati hanno calcolato per avere dei benefici nell’assumere aspirina, si dovrebbe prendere la stessa per un periodo non inferiore a 5 anni, e sempre secondo i loro calcoli se nell’United Kingdoom gli individui over 50 si assoggettassero a questo procedimento terapeutico, si potrebbero evitare circa 120.000 morti di cancro nell’arco di 20 anni. (immagine presa  dal web)

26/01/14

Un merito tutto italiano: al secondo posto in Europa per le donazioni di sangue

Questo non è certo un buon periodo per l'Italia, sia per quanto riguarda la politica che per quanto concerne l'economia. Ma possiamo vantarci di avere un ottimo primato: siamo un popolo di donatori di sangue, tanto da meritarci il secondo posto in Europa. E' scritto nero su bianco sul Libro bianco relativo al sistema trasfusionale realizzato da AVIS in collaborazione con il Cergas Bocconi.
 L'80% della popolazione idonea in Italia dona il sangue periodicamente e con costanza, "consentendo così maggiore sicurezza al paziente che riceverà la trasfusione e favorendo, nel volontario, l'assunzione di un stile di vita sano e consapevole che ottimizza il funzionamento di tutto il sistema di raccolta", afferma Vincenzo Saturni, presidente nazionale dell'Associazione Volontari Sangue.
Sangue amico

 I DATI. Sono più di 256mila le persone donatrici di sangue – definite dalla legge come veri e propri operatori sanitari – e la Lombardia è la regione italiana con il più alto numero di donatori. Ma, in relazione al rapporto tra la popolazione residente e il numero di volontari, il titolo di regione più "generosa" d'Italia spetta alla Basilicata, con il 5,84% di donatori, seguita dall'Umbria (5,44%) e dall'Emilia Romagna (5,43%). In generale, nel 2012, le donazioni sono state poco più di 3 milioni, in crescita dello 0,19% rispetto all'anno precedente e di oltre il 5% rispetto al 2009. La fascia d'età che "più dona" è quella compresa tra i 36 e i 45 anni, che rappresenta il 27% del totale dei donatori, subito seguita dalla fascia 46-55 (23%). Meno attivi i giovani sotto i 25 anni (13%). A donare sono più gli uomini, che rappresentano il 67% del totale e che – a differenza delle donne in età fertile – possono donare fino a quattro volte l'anno (le donne fino a due). I CENTRI DI TRASFUSIONE. Un tassello è però ancora da mettere a posto nella rosea condizione riguardante la donazione del sangue in Italia. Molti dei centri di trasfusione sangue devono ancora accreditarsi rispetto ai parametri chiesti dall'Unione Europea, che prevedono il rispetto di una serie di caratteristiche e requisiti di sicurezza e qualità. Come spiega Giuliano Grazzini, direttore del Centro Nazionale Sangue: "Le regioni del Sud e in particolare quelle in piano di rientro procedono lentamente. L'obiettivo, da raggiungere entro dicembre 2014, vede Lazio e Campania ancora ai blocchi di partenza". I sistemi sanitari differenti da regione a regione non giovano ed è così che in Friuli Venezia Giulia, in Veneto, in Valle d'Aosta e in Liguria tutti i centri sono già accreditati secondo standard europei, presto lo saranno anche quelli di Emilia Romagna e Toscana. Mentre ancora ci vuole del tempo per il resto delle regioni italiane. Chi può donare. Per iniziare a donare sangue bisogna avere almeno 18 anni e massimo 60, bisogna pesare più di 50 kg ed essere in buone condizioni di salute. Per le donazioni di sangue intero occorre non avere superato i 65 anni di età; per le donazioni di plasma e piastrine il limite è di 60 anni di età, salvo diversa indicazione medica. Chi intende diventare donatore di sangue, deve recarsi presso una sede o un centro di raccolta Avis o un Servizio trasfusionale dell'ospedale della propria città.
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