Il dolore: dopo decenni di studi scoperta la molecola che fa...male!
Se sessant’anni fa
Aldous Huxley, desiderava dare via libera “alla
percezione”, oggi la
scienza potrebbe essere sul punto di compiere l’esatto contrario.
Proprio cosi: finalmente, dopo decenni trascorsi a
compiere ricerche e studi, gli
scienziati della
University of California di
San Francisco sono riusciti nell'impresa di immortalare un’
immagine ad altissima risoluzione della
Trpv1, ovvero sia la
proteina ritenuta responsabile della trasmissione delle sensazioni dolorose dalla
pelle al sistema nervoso! Venendo così a conoscenza che la
molecola è un vero e proprio portale capace di
modificare la sua struttura, cioè dare via libera per l’appunto a
reazione a stimoli, come
bruciature o contatto con
sostanze urticanti.
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Molecola del dolore |
Lo scorso dicembre, gli
scienziati hanno
pubblicato su Nature i
dettagli della loro scoperta. La
ricerca in realtà, era iniziata nei primi anni '90, quando il
biologo David Julius si interessò alla
capsaicina, la
molecola che conferisce al
peperoncino il tipico gusto piccante.
All’epoca non se ne sapeva granché: non era chiaro quale
recettore vi si
legasse e trasmettesse la sensazione al sistema nervoso. Il colpaccio arrivò nel 1997, quando
l’équipe di Julius individuò un
membro “piuttosto misterioso” di una
famiglia di recettori i
canali ionici Trp.
Nel
corpo dei mammiferi sono disseminati circa
30 diversi canali di questo tipo: i
ricercatori scelsero di concentrarsi sulla
Trpv1, localizzata nelle
fibre nervose sotto la pelle e la
lingua e ne scoprirono le
caratteristiche fondamentali. “Quando si morde un
peperoncino, per esempio”, spiega
Quanta Magazine, “la
capsaicina si lega al
canale Trpv1 e ne
modifica la struttura, aprendo le porte per
l’interno del neurone. A questo punto, gli
ioni entrano nella cellula e innescano
l’attività elettrica che invia s
egnali di dolore al cervello”.
Accade lo stesso quando si
sorseggia una tazzina di caffè bollente, ma in quel caso è il
calore ad aprire la strada verso il
neurone. Da allora a oggi, gli
scienziati hanno compreso molte altre
caratteristiche del recettore, soprattutto grazie allo
sviluppo di nuove tecniche di imaging (in particolare la
microscopia crioelettronica) che hanno
permesso di fotografarlo con
estremo livello di dettaglio.
La
Trpv1 a quanto pare, non è un
semplice sensore, ma un vero e proprio
computer in grado di
raccogliere informazioni sul mondo circostante ed elaborarle per
proteggerci da danni ulteriori. Funziona più o meno come una manopola del volume che
regola l’intensità del dolore: quando è a contatto con la
capsaicina per esempio,
abbassa la soglia della tolleranza al calore (ecco perché un
cibo bollente sembra ancora più
caldo dopo aver
morso un peperoncino).
Allo stesso modo, rende i
neuroni più sensibili a bruciature e
sostanze urticanti dopo una
scottatura solare.
Ma c’è di più. La
struttura della Trpv1, secondo gli
scienziati, è simile
all’airlock delle navicelle spaziali. Sono presenti in realtà due porte – una che dà all’esterno e una che affaccia sul neurone – ed entrambe devono essere aperte perché gli ioni possano fluire e innescare l’attività elettrica. E non tutte le sostanze agiscono allo stesso modo: la
capsaicina fa sì che le porte si aprano più frequentemente (dando luogo all’
effetto che descrivevamo in precedenza), mentre il veleno del ragno, per esempio, è una specie di fermaporta e luogo a
sensazioni di dolore più costanti e prolungate nel tempo.
La scoperta, sostengono gli scienziati, aiuterà a mettere a punto
nuovi antidolorifici, possibilmente più efficaci con meno effetti collaterali rispetto agli oppiacei attualmente utilizzati: “Più si agisce a livello periferico”, dice
Julius, “meglio si può
intercettare il dolore senza interferire con in sistema nervoso centrale”. Diamo il benvenuto al
dolore nell’era molecolare.