Il-Trafiletto
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26/04/14

Trattiamo bene il nostro cuore: mettiamo in tavola tanti Omega 6.

Uno dei modi per trattare meglio il nostro cuore passa senza dubbio per la nostra tavola. Un´alimentazione corretta rappresenta una formidabile arma per la prevenzione dei problemi dell´apparato cardiovascolare. Un buon regime alimentare prevede la giusta dose di omega 6, i grassi "buoni" che, insieme con i già più noti omega 3, hanno effetti particolarmente benefici per l´organismo. Assumere una quantità adeguata di questi acidi grassi polinsaturi può ridurre di un quarto gli eventi coronarici e ridurre fino a tre volte la mortalità cardiovascolare. Secondo gli studiosi della Società italiana per lo studio dell´arteriosclerosi (Sisa) è tutto merito degli omega 6, e in particolar modo dell´acido linoleico. Purtroppo il dato negativo è che gli italiani ne assumono troppo pochi: circa la metà della quantità raccomandata dai ricercatori. L’azione benefica degli omega 6 consiste nella riduzione del colesterolo "cattivo" Ldl e aumento di quello "buono" Hdl. In termini assoluti bisognerebbe introdurre nella nostra alimentazione dai 5 ai 20 grammi al giorno di Omega 6: l´ideale sono 12-15 grammi per un adulto che consumi 2.200 calorie quotidiane, secondo il calcolo degli studiosi. "Per gli uomini con valori più elevati di omega-6 nel sangue, la probabilità di morire per cause cardiovascolari risulta ridotta di circa 3 volte rispetto ai soggetti con concentrazioni minori di acidi grassi polinsaturi nel sangue", sottolinea Andrea Mezzetti, presidente della Sisa. "Una metanalisi di diversi studi pubblicata di recente sull´American Journal of Clinical Nutrition - aggiunge Alberico Catapano, direttore della Fondazione Sisa e ordinario di farmacologia all´università degli Studi di Milano, - ha mostrato come all´aumento del 5% dei livelli di assunzione di omega 6, passando da un apporto modesto (3-4%) a uno elevato (6-10%), corrisponda una netta riduzione (-26%) del rischio di eventi coronarici". "Due studi della Nutrition Foundation of Italy (Nfi), uno condotto su circa 450 milanesi adulti e l´altro su 100 italiani con un recente primo infarto, confrontati con 100 controlli sani - aggiunge Andrea Poli, direttore scientifico Nfi, - dimostrano che nei pazienti che hanno subito un infarto i livelli nel sangue di acido linoleico, il principale rappresentante degli omega 6, sono ridotti rispetto alla popolazione sana. Mentre nei sani, livelli elevati dello stesso acido grasso sono associati direttamente a un migliore profilo di rischio cardiovascolare". "In ogni caso - puntualizza Mezzetti, - è stato dimostrato che superare questi valori e assumere quantità maggiori di acidi grassi polinsaturi non comporta effetti collaterali, a partire da quelli sulla pressione arteriosa, come si era erroneamente convinti in passato". L´unica avvertenza riguarda l´apporto calorico: nel caso della frutta secca, per esempio, è alto e quindi vale il solito invito alla moderazione. In generale, evidenziano gli esperti, l´acido linoleico è indispensabile per il corretto funzionamento delle cellule dell´uomo, che non è in grado di sintetizzarlo e quindi deve assumerlo "già pronto" con la dieta.  Si trova in vari alimenti: può costituire più del 50% dei lipidi contenuti in alcuni tipi di olio come quello di mais, ma è presente un po´ in tutti gli oli vegetali come pure nella frutta col guscio, nel pane integrale, nei cereali, in particolari vegetali come la borragine, e in misura minore in cibi di origine animale come uova e latticini.

04/02/14

“Hdl” | Il colesterolo che può far male davvero!

"Hdl": il colesterolo che può far male davvero! Nel momento in cui si ossida, favorisce l'aterosclerosi. Esistono vari tipi di colesterolo: affiancato a quello “cattivo”, che mette in grave pericolo la salute di cuore e arterie, c'è ne un tipo “buono” che aiuta a contrastare l'aterosclerosi.

Ma non fraitendetemi, il colesterolo in genere è sempre e comunque un  rischio per la salute e a tal proposito, uno studio pubblicato su Nature Medicine da un gruppo di ricercatori, coordinato da Stanley Hazen, esperto di Cardiologia Preventiva e Riabilitazione della Cleveland Clinic (Stati Uniti), ha infatti messo in luce il fatto che se le proteine presenti al loro interno si ossidano, le particelle di colesterolo buono” perdono le loro proprietà cardioprotettive, diventando pericolose per il sistema circolatorio, favorendo invece l'infiammazione e quindi l'aterosclerosi.

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Hdl il colesterolo che fa male
Hazen e colleghi hanno scoperto che durante il processo di aterosclerosi, che porta al restringimento e all'irrigidimento delle arterie, nelle pareti dei vasi sanguigni si accumula una forma ossidata di apoA1, la proteina più abbondante all'interno delle particelle di colesterolo “buono”. Quando non è ossidata, apoA1 permette di trasportare il colesterolo dalle arterie al fegato, attraverso cui può essere eliminato dall'organismo. La forma ossidata non riesce a svolgere questa funzione, tanto che analizzando il sangue di 627 pazienti i ricercatori hanno scoperto che all'aumentare dei livelli di particelle di colesterolo “buono” ossidato aumenta anche il rischio di avere a che fare con un disturbo cardiovascolare.

“Identificare la struttura della apoA1 non funzionale e il processo attraverso cui inizia a promuovere le malattie anziché prevenirle è il primo passo verso la creazione di nuovi test e trattamenti per i disturbi cardiovascolari”, spiega Hazen. Non solo, questa scoperta fornisce anche una possibile spiegazione al fatto che gli studi condotti fino ad oggi utilizzando farmaci pensati per aumentare i livelli di colesterolo “buono” non abbiano dato i risultati sperati in termini di salute cardiovascolare. “Ora che sappiamo come è fatta questa proteina non funzionale stiamo sviluppando un test clinico per misurare i suoi livelli nel sangue che sarà uno strumento utile sia per valutare il rischio cardiovascolare nei pazienti sia per guidare lo sviluppo di terapie mirate contro l'Hdl [il colesterolo “buono”, ndr] per prevenite le malattie”.
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