Il-Trafiletto
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02/10/14

Più aziende attente all'ambiente: è il desiderio degli italiani

Assorel, l'Associazione italiana delle agenzie di relazioni pubbliche ha commissionato a Swg, società esperta in ricerche di mercato una ricerca per capire quanto gli italiani siano attenti alle tematiche ambientali.

Ebbene, le aziende che vogliono guadagnare di più dovranno stare molto attente a come si comportano con il pianeta. Pena la perdita di clienti, che potrebbero scegliere di acquistare prodotti realizzati da imprese più “verdi”. Ecco quanto è emerso dalla ricerca, svolta su un campione eterogeneo di 1.500 intervistati:  il 90 per cento degli italiani ritiene importante che le aziende si occupino di salvaguardare l’ambiente e quelle che lo fanno hanno più possibilità di catturare l’attenzione (e quindi le spese) dei consumatori.

Ambiente
immagine presa dal web

Con i tempi che corrono, è un fattore di riflessione importante. Secondo più della metà degli intervistati (53 per cento), la responsabilità della tutela dell’ambiente è delle persone, che con i loro atteggiamenti possono fare la differenza. Al secondo posto gli italiani mettono  la responsabilità delle amministrazioni (50 per cento) e delle imprese (43). A proposito di responsabilità individuale: la differenziazione dei rifiuti è considerata particolarmente importante da 7 italiani su 10 e addirittura più del 57 per cento del campione sostiene di differenziare sempre carta e plastica, il 55 differenzia il vetro, il 44 l’umido (anche se gli ultimi dati Ispra sullo stesso argomento sostengono che la media di differenziazione, a livello nazionale, sia del 39 per cento).

 Ma andiamo avanti, il 40 per cento delle persone fa attenzione a non sprecare l’acqua, mentre solo il 21 per cento pensa che sia importante limitare l’utilizzo di auto e motocicli, più della metà dice di farlo, anche se poi il 62 per cento dichiara che il mezzo preferito per gli spostamenti è sempre l’automobile. Il 57 per cento spegne i caloriferi se non è in casa; il 73 per cento tiene le finestre chiuse se il condizionatore è in funzione; il 59 per cento utilizza lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.

Altra importante tendenza: secondo il 76 per cento del campione, preoccuparsi del pianeta non è e non deve essere una moda. Si sfata così il mito dell’”attenzione all’ambiente per i pochi che se lo possono permettere”, diventando invece un tema che deve e può essere affrontato da tutti. Per questo ci si informa di più: tramite web (56 per cento), Tv (48), giornali (27) e radio (solo 13 per cento). Quali sono i migliori strumenti di tutela? Secondo la ricerca, l’educazione a uno stile di vita risparmioso per il 52 per cento del campione, maggiori controlli sugli scarichi industriali (39), uso delle fonti rinnovabili (34) e incentivi all’utilizzo di materiali ecosostenibili (32).

14/07/14

Paranoia da radiazioni

Perchè le centrali nucleari sono l'ultima delle nostre preoccupazioni? Se pronunciate il nome radiazione, verrà probabilmente da pensare all'esplosione dei reattori, al fall-out delle bombe, a scorie nucleari e a bombe atomiche. 

Eppure, la vera minaccia da radiazioni l'abbiamo quasi sotto casa. Se intendete davvero minimizzare l'esposizione a questa famigerata causa tumore, dovreste concentrarvi un attimo sull'aria che respirate dentro casa. La dose di radiazione dì gran lunga maggiore è quella che riceviamo da un gas radioattivo invisibile e inodore, intrappolato fra le pareti domestiche.
Paranoia da radiazioni

Questo gas inodore e incolore è presente ovunque e può facilmente esalare dal suolo e dalle rocce e diffondersi attraverso l'aria del terreno o in soluzione nell'acqua (altre fonti possono essere in misura minore i materiali da costruzione specialmente se di origine vulcanica come il tufo o i graniti) accumulandosi in locali chiusi dove diventa pericoloso. In Italia, secondo un'indagine fatta tra il 1989 e il 1996 dall'Apat e dall' Istituto Superiore di Sanità e realizzata con gli assessorati alla sanità e le Agenzie per la protezione dell'ambiente regionali e provinciali (Arpa e Appa) il valore della concentrazione media è 70 Bq/metro cubo (Bq » becquerel, unità di misura di un radionuclide). La situazione varia da una Regione all'altra, con un picco di 100 Bq/ metro cubo in Lombardia e nel Lazio L'ISS (Istituto Superiore di Sanità) ha stimato che, dei 31mila casi di tumore ai polmoni che si registrano in Italia ogni anno, il 10 per cento circa è attribuibile al radon (questo dato comprende per la maggior parte fumatori, a causa della sinergia tra radon e fumo che ne moltiplica gli effetti).

Di questo killer silenzioso però non si percepisce la gravità. Viceversa basta invece accennare alle score nucleari e molte persone vanno nel pallone, sebbene la dose radioattiva, sia centinaia di volte inferiore a quella del radon.(science)


02/07/14

Non tutte le calorie sono uguali | Inside Science | Robert Matthews e Coca Cola

Quando una gigantesca multinazionale si proclama Impegnata a fare la sua parte per rendere il mondo un posto migliore, è difficile non essere sospettosi. Cosi, quando Coca-Cola ha lanciato la sua ultima campagna di immagine internazionale, rivendicando un ruolo nella lotta all'obesità, era sicuramente preparata a ricevere critiche. 

Difatti, così è stato: sono stati in pochi a complimentarsi con la massima fornitrice mondiale di acqua colorata e zuccherata. Gli spot hanno messo l'accento sul record di riduzione dell'impatto calorico vantato da Coca-Cola, la quale sottolinea come la vendita di versioni a calorie zero delle sue bevande sia iniziata decenni fa e ricorda che, oggi, oltre la metà delle sue bibite distribuite in Europa è a contenuto calorico ridotto o assente, Essendo un appassionato di Coca, già lo sapevo: da l decenni, consumo allegramente secchiate della versione "Diet".

Ma queste pubblicità mi hanno comunque lasciato l'amaro in bocca. A dar retta alla cortese voce femminile degli spot televisivi: "Lo dice il buon senso: tutte le calorie contano". In effetti, sembra perfettamente logico. Tutti soppiamo che una caloria è comunque una caloria: che essa provenga da una bibita zuccherata o da un'arancia biologica amorevolmente coltivata dietro casa. E ciò vale anche per la crociata anti-obesità: "Se, mangiando o bevendo, ingerisci più calorie di quante ne consumi, acquisti peso", dice la stessa voce benevola. "Questo è vero sia per la Coca-Cola che per qualsiasi altro prodotto calorico". Ancora una volta, come negarlo? È un principio fisico: si chiama conservazione dell'energia. Il corpo umano non consuma le calorie in eccesso, ma le trasforma in grasso, vero e proprio "magazzino" energetico. Anche molti nutrizionisti sarebbero d'accordo e direbbero che è una legge fondamentale dell'alimentazione. Addirittura, quando quest'idea iniziò ad affermarsi verso il 1880, le venne affibbiato anche un nome pretenzioso: legge dell'isodinamica, secondo la quale tutte le calorie sono uguali per il nostro organismo, che si tratti di carboidrati, proteine o grassi.
Coca-Cola
bibita zuccherata

Quei nutrizionisti, però, commetterebbero un errore: e ingannerebbero anche noi. Il fatto è che gli esseri viventi superano in complessità qualsiasi fenomeno fisico. È certamente vero che la legge della conservazione dell'energia si applica tanto agli umani quanto ai buchi neri e ai quark, ma non come vorrebbero farci credere. Quando si tratta di alimentazione, è semplicemente ridicolo pensare che ci sia un principio lineare che regola il bilancio energetico di tutto quanto mettiamo in bocca, di quanto consumiamo e di quanto finisce per debordare dalla'cintola dei pantaloni. La prossima volta che ci sediamo a tavola, diamo un'occhiata al cibo che abbiamo davanti. Magari avrà un aspetto familiare, ma chimicamente, è estremamente complesso, e altrettanto complessa è la risposta del nostro organismo. Per metabolizzare le proteine, utilizziamo il doppio dell'energia che serve a trasformare i carboidrati, mentre le fibre insolubili (anch'esse contenenti calorie) si limitano ad attraversarci da un capo all'altro.

Gli alimentaristi, nei loro calcoli, tentano di tener conto di queste differenze, ma è impossibile riflettere tutta la complessità rappresentata da un piatto di carne con due diversi contorni accompagnato da una birra gelata. E poi, resta il dubbio di come il nostro corpo gestisca l'eccesso di energia derivante dal pasto consumato. Le fibre, l'abbiamo detto, entrano ed escono, ma i carboidrati scatenano il rilascio di insulina, che induce le cellule a immagazzinare il surplus energetico sotto forma di grassi. Tra i carboidrati, il maggior responsabile di questa reazione è quello che si trova in quasi la metà delle bibite Coca-Cola: lo zucchero. Ovviamente, non si tratta soltanto di Coca-Cola: una recente indagine ha dimostrato che 1'80 per cento degli alimenti in commercio contiene zuccheri aggiunti. I produttori hanno escogitato oltre 50 nomi diversi per questa sostanza (da sciroppo di mais a succo di frutta concentrato): tutti, però, rappresentano una minaccia per la salute. Perché, allora, lo zucchero è tanto utilizzato?

Prima di tutto, ha un buon sapore, e poi, è provato, dà dipendenza: più consumiamo saccarosio, più ne abbiamo voglia. Coca-Cola dichiara di impegnarsi a fornirci "informazioni nutrizionali basate sulla realtà dei fatti". Sarei più propenso a crederle se eliminasse lo zucchero e smettesse di tentare di convincerci che tutte le calorie sono uguali.(science)


15/04/14

In un liceo francese 475 studenti maschi alla prova del DNA per lo stupro di una loro compagna.

E’ successo alcuni mesi fa. Al liceo francese Fenelon-Notre Dame di La Rochelle, una studentessa è stata stuprata in un bagno. E adesso sono sospettati tutti, gli studenti e il personale di sesso maschile di tutta la scuola, 527 persone in tutto. Il Procuratore ha disposto che tutti e 475 studenti di sesso maschile, 31 docenti e 21 altri dipendenti dovranno sottoporsi al test del DNA per scoprire il colpevole o i colpevoli, dato che la ragazza non riuscì a identificare il suo aggressore, perché nel bagno al momento dello stupro non c'era la luce. Alcune tracce di dna maschile trovate sui suoi indumenti saranno confrontate con quelle prelevate. Da una prima verifica sul database nazionale, infatti, non è stato possibile risalire al colpevole. « L’episodio è avvenuto durante un giorno di scuola in un luogo delimitato», ha detto in un’intervista con i media francesi Chantal Devaux, direttrice della scuola. «La decisione di prelevare così tanti campioni è stata presa perché era l’unico modo per far fare progressi all’indagine», ha aggiunto. Al momento, sono già stati raccolti i campioni di saliva di 251 tra studenti e adulti dipendenti della scuola. C’è bisogno del consenso personale per prendere il campione, e di quello dei genitori, nel caso di un minore. I campioni di saliva saranno prelevati con un tampone e quelli che non corrispondono al Dna della vittima saranno distrutti. Il Procuratore ha annunciato inoltre che chiunque si rifiuterà di consegnare il campione di dna sarà considerato un potenziale sospetto. Questo ha sollevato critiche presso alcune organizzazioni per la tutela dei diritti umani.

31/12/13

Oltre 700 le aziende in Italia che commerciano in fuochi d'artificio tra vittime e feriti gravi!

Nonostante i gravi danni sia fisici che materiali causati  dalle esplosioni dei botti di capodanno in Italia risultano essere oltre 700 le aziende che commerciano in materiale pirotecnico per un fatturato annuo totale che supera i 100 milioni di euro, rappresentando soltanto il 50% di quello effettivo, il restante 50% è coperto da quello che è considerato mercato dei botti illegale ( proveniente maggiormente dalla Cina e paesi dell'est Europa).

Tutto ciò è dimostrato dai dati ottenuti al dossier su Legalità e fuochi pirotecnici di Fare Ambiente, movimento Ecologista europeo. Disgraziatamente però tali risultati non presentano solo luci ma anche molte ombre, in particolare nel periodo "caldo" e cioè quello delle festività natalizie e di quelle di fine anno, dove purtroppo risultano essere molte, troppe le vittime e i feriti.

Fuochi d'artificio
«I dati degli ultimi anni parlano soprattutto di lesioni, sia agli arti che agli occhi. Le lesioni più comuni sono state e sono le ustioni. Le lesioni potenzialmente invalidanti sono ustioni di terzo grado, sfacelo traumatico delle mani o parti di esse amputazione di falangi, dita o dell'intera mano, e casi con lesioni oculari che hanno comportato una riserva per la funzionalità visiva.

Le lesioni molto gravi (sfacelo o amputazione) sono state più frequenti tra gli adulti che tra i bambini; come negli anni precedenti, le lesioni oculari gravi sono ripartite a metà tra adulti e bambini» dichiara Vincenzo Pepe, presidente nazionale di FareAmbiente.
Il mercato dei fuochi d'artificio è molto florido in Italia, ed è caratterizzato da una attività prevalentemente monofamiliare ed artigianale. Per la manipolazione di materiale esplosivo, le dimensioni aziendali sono estremamente contenute (in media 2 addetti per azienda) ed il carattere è prevalentemente artigianale e manuale. Queste caratteristiche ( legate molto al lavoro artigianale) delle lavorazioni svolte spiegano l'elevata potenzialità di rischio infortunistico del settore.
Infatti in base ai dati forniti dall'inail si evidenzia come le aziende pirotecniche regolarmente assicurate risultano essere 277 . In prevalenza sono dislocate al sud con il 77%, seguito dal Centro dal Nord-Est e dal Nord-Ovest. Gli addetti registrati sono 564 (quelli regolarmente registrati): al Sud, nonostante le tantissime fabbriche, gli addetti per azienda registrati dall'Inail sono però l'1,7, il numero più basso tra le diverse zone del paese. Secondo le rilevazioni della Consulenza statistico attuariale dell'Inail, nel corso del quadriennio 2007-2010 sono stati 66 gli infortuni sul lavoro (11 dei quali mortali) nel settore della pirotecnia (in media 17 incidenti l'anno, con tre dall'esito letale). Sono aziende dal forte radicamento nelle regioni del Centro-Sud, dove è particolarmente diffuso l'utilizzo dei botti e dei fuochi d'artificio al termine delle feste popolari. Proprio per questo negli ultimi quattro anni si è verificato in quelle zone il 70% degli infortuni (45 casi) e il 90% delle morti complessive (10 episodi, a fronte di un solo caso al Nord – in particolare nel Nord-Est). Le dimensioni estremamente contenute delle imprese (con un personale rappresentato, in media, da due unità), la manipolazione di
materiale esplosivo, il carattere prevalentemente artigianale e manuale delle lavorazioni svolte possono spiegare la potenzialità di rischio infortunistico, comunque elevata, del settore.
Incidenti mortali: 56 vittime dal 1998 al 2013
Sempre in base ai dati dell'Inail si evidenzia come dal 1998 al 2011 le vittime di incidenti in azienda sono stati 49 ( a questi si devono aggiungere le 3 vittime del 2012 e le 4 del 2013). In base ai dati ufficiali i principali incidenti con presenza di vittime possono essere così individuate: 17 luglio 1998, Caizza (Agrigento): 4 vittime; – 18 luglio 1998, Corleone (Palermo): 2; – 18 maggio 2000, Veroli (Frosinone): 3; – 23 novembre 2011, Terricciola (Pisa): 4; – 2 maggio 2002, Terzigno (Napoli): 3; – 30 agosto 2002, Visciano (Napoli): 3; – 5 luglio 2004, Giugliano (Napoli): 5; – 19 luglio 2005, Teggiano (Salerno): 2; – 6 agosto 2005, Ottaviano (Napoli): 3; – 24 maggio 2006, Mercato San Severino (Salerno): 2; – 23 aprile 2007, Gragnano (Napoli): 3; – 11 maggio 2007, Montegiorgio (Fermo): 2; – 6
febbraio 2008, Orvieto (Terni): 4; - 10 gennaio 2011, Santa Venerina (Catania): 2; – 2 febbraio 2011, Ceppaloni (Benevento): 1; – 12 settembre 2011, Arpino (Frosinone): 6, aprile 2013 (Pescara) 4.
Dal 1998 a oggi 14 esplosioni all'interno di fabbriche di fuochi d'artificio
La quota più elevata di infortuni si registra proprio nelle regioni del Mezzogiorno con oltre il 50% degli infortuni e delle morti; particolarmente rilevante appare la concentrazione infortunistica in Campania, dove si verifica il 20% degli infortuni e quasi la metà di tutti i decessi del settore.
Sequestri dei fuochi d'artificio: i dati della guardia di Finanza nel 2012, 2013
I dati evidenziano come il periodo caldo è dicembre, in cui avvengono molti sequestri, sia in strada che nei chioschi che spuntano come funghi presso le città. Infatti i materiali sequestrati possono anche aumentare di 10 volte.
È stata successivamente predisposta una indagine sugli acquirenti dei "botti"e dei fuochi d'artificio.
L'indagine è stata condotta online usando lo strumento del social network. L'indagine è stata condotta soprattutto per capire cosa ne pensano cittadini del comparto dei fuochi d'artificio e soprattutto se essi sono utilizzatori abituali di botti illegali. Numero di questionari ottenuti 1650. Il 70% degli intervistati usa i fuochi pirotecnici solo durante le feste, soprattutto il 31 dicembre.
Il campione afferma di aver acquistato solo fuochi legali e mai quelli illegali per il 76%. Anche se molto contestati i fuochi artificiali agli italiani piacciono, e vogliono che siano negati solo quelli illegali.
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