Il-Trafiletto
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10/08/14

Salvia erba del benessere

Mettete qualche piantina di salvia nell'orto o nel balcone di casa. Coi primi tepori primaverili riuscirete a procurarvi non solo una miniera di aromi per impreziosire arrosti e condimenti, ma anche un modo per digerire meglio. 

Salvia deriva dal latino salus, salute, e ad essa sono da sempre attribuite proprietà medicamentose, di recente investigate dalla ricerca scientifica. Per egizi e romani, e fino all'alto Medioevo, la salvia era la base di un infuso conosciuto come oggi è il tè, assunto come dissetante e poi passato di moda, in seguito all'avvento di piante esotiche come caffè, tè, cacao. "Ogni malattia nota all'umanità può essere curata con la salvia", scriveva forse con troppo entusiasmo un noto erborista, Varro TyIer. Se i medici arabi dell'anno Mille credevano conferisse 1'eterna giovinezza, Carlo Magno volle fosse coltivata nei giardini erboristici imperiali.
Una famiglia numerosa Parlare di salvia è in realtà sempli-· cistico, perché di questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Labiate (la stessa che comprende menta, rosmarino, lavanda, melissa e timo), si conoscono almeno 900 diverse varietà. Si passa da alcune, tipiche del Sudamerica, che profumano di anice, ad altre che emanano aromi di ananas e pompelmo, per arrivare a una specie tipica del Sudafrica (la africanacerulae) che ha l'interessante proprietà di inibire gli eccessi di sudorazione a un paio d'ore dall'assunzione, sotto forma di infuso.
«Un po' in tutte le versioni, la salvia ha la buona proprietà di rendere più facile e veloce la digestione», dice il dottor Oliviero Sculati, dell'Unità di Nutrizione dell'ASL di Brescia. «Sia unita a grassi di condimento, sia ad altri vegetali come l'aglio, allo scopo di potenziare il sapore di risotti, polente, paste farcite, la salvia riesce, infatti, a migliorare l'efficienza con cui piatti anche "pesanti" vengono smaltiti dallo stomaco». Basta l'aggiunta di qualche fogliolina, per risparmiare anche mezz'ora di tempo sulla digestione di un arrosto un po' grasso.
Salvia africana
Buona da bere e da mangiare Un originale vin brùlé a base di salvia può, invece, stimolare la funzione digestiva, spesso un po' sopita delle persone in avanti con gli anni. In cucina è possibile ottenere con la salvia effetti notevoli e una vasta gamma di sapori. Basti pensare alla salvia resa croccante in un tradizionale condimento a base di burro, su spaghetti o gnocchi, piuttosto che alle foglie fritte in pastella, o agli aromi sprigionati quando viene aggiunta su legumi e arrosti. Le specie più usate in Italia variano per colore (dal verde grigiastro al violaceo) e per dimensione (foglia piccola o gigante): già nelle dosi utilizzate in cucina, esse hanno un blando effetto astringente ed antisettico. 
Salvia italiana
All'Università del Kansas, la salvia si è dimostrata capace di ridurre di un terzo la presenza di un microrganismo responsabile di intossicazioni alimentari (Escherichia coli) che era stato aggiunto a bella posta a degli hamburger. Secondo altri studi, la salvia avrebbe anche un discreto potere antiossidante, utile nella lotta ai radicali liberi. Aromi e sapori della salvia sono generati da sostanze gommose, resinose, tanniche e da oli essenziali che tutt' oggi sono molto utilizzati dalle industrie cosmetiche. Non a caso, la polvere di foglie di salvia è presente nei dentifrici di erboristeria, per la sua azione preventiva contro i batteri responsabili della carie. Un effetto farmacologico sul sistema nervoso viene invece sviluppato dall'essenza di salvia, una preparazione officinale molto concentrata elaborata in erboristerie e farmacie.
Afrodisiaca oppure il contrario? Tra storia e leggenda, controversa è lo fama della salvia in camera da letto. Pare infatti che Cleopatra lo utilizzasse, insieme alla ruta, per conquistare più facilmente i tanti uomini che caddero ai suoi piedi. E per i greci era pianta adatta alle donne, per facilitarne il concepimento e per favorirne lo gravidanza. Ma dall'altra parte dell'oceano, in America, medici ottocenteschi lo ritenevano al contrario un valido mezzo per calmare troppo bollenti spiriti, per rendere più tiepida lo furia amorosa. Chi aveva ragione? Difficile dirlo, anche perché - in tempi di Viagra - l'argomento non è più stato sviluppato dalla ricerca scientifica moderna.
Lontana dalle altre piante Coltivare la salvia è facile per chiunque abbia il pollice verde ed è un buon modo per averla a disposizione fresca, fragrante e ricca di tutte le sue proprietà. Cresce bene in ogni terreno ben soleggiato e drenato. C'è un'unica avvertenza molto importante da rispettare: la salvia non va tenuta vicina, magari nello stesso vaso, ad altre specie vegetali. Emette, infatti, composti aromatici (chiamati terpenici) che sono potenzialmente in grado di bloccare lo sviluppo di numerose altre piante. Proprio queste sostanze hanno avuto un potente ruolo nel successo evolutivo della salvia nel corso di milioni di anni, permettendole di replicarsi a danno di specie concorrenti.

A chi interessa qui c'è un antipasto alla salvia


09/04/14

I prodotti fermentati della soia sostituti della carne

Proviamo a capire come sono fatti questi prodotti che possono sostituire la carne:
Tempeh. La sua patria è l'Indonesia, dove ne sono forti consumatori. Si trova sotto forma di panetti rettangolari e ha come ingrediente base la soia gialla cotta e sbucciata, nella quale viene inoculato un batterio, l'Aspergillus oligosporus, che permette lo sviluppo di un micelio fino a ottenere un blocco unico che gli fa assumere sapore forte e assai appetitoso. La fermentazione arricchisce, poi,la sua consistente dotazione di proteine, vitamine e minerali. Si può consumare insieme a insalate o cereali dopo averlo riscaldato su una piastra.

Miso. «Mis o sae areba» (finché c'è il miso va tutto bene), recita un vecchio detto popolare giapponese che risale quasi a 2.000 anni fa. Quando si parla di miso ci si riferisce a una pasta bruno-scura che si ottiene con la fermentazione, 18-24 mesi, di fagioli di soia e sale( ma anche di cereali). L'impasto è inoculato con fermenti costituiti da un microrganismo, denominato Aspergillus oryzae, che impreziosisce il prodotto di vitamina B12. Ha sapore salato, intenso e aromatico ed è indicato a esaltare le caratteristiche di altri piatti.
Ci sono tre qualità di miso:hacho, mugi e kome: differiscono fra loro per composizione e tempi di fermentazione. Da ciò derivano i diversi prezzi di vendita.
Hacho miso: ha colore scuro e si ottiene portando a fermentazione, per tre anni, i fagioli di soia in barili di legno. Percentuale proteica di circa il l0 per cento.
Mugi miso: si produce con fagioli di soia miscelati a orzo e lasciati fermentare per 18 mesi.
Kome miso: di colore bianco, è il risultato dalla miscela di fagioli di soia e riso. È evidente che il miso preparato secondo il metodo tradizionale è uno straordinario alimento. Con i nuovi sistemi industriali, si produce più facilmente ma si perdono numerose proprietà nutritive. Dunque, occhio all' etichetta. Una volta aperta la confezione conservare in frigo. È una miniera di proteine a facile assimilazione, di enzimi e fermenti lattici, amici salutari della flora batterica intestinale. Trova impiego soprattutto in zuppe, come condimento sui cereali o spalmato sul pane. I nutrizionisti vegetariani consigliano di non riscaldarlo troppo o di bollirlo per non perdere le sue proprietà.
Tamari. Salsa di soia (stesso discorso per lo shoyu) che nasce sempre in Giappone come derivato della preparazione del miso. In seguito assume maggiore dignità e si trasforma in un condimento a se stante così popolare da diventare un tratto caratteristico della cucina orientale. Lo stesso discorso può essere fatto per lo shoyu.Concentrato di proteine vegetali di elevato valore biologico. È ottenuto con una fermentazione lattica che si protrae per 3 anni (in botti di legno di quercia) e che si sviluppa dalla combinazione di soia gialla, frumento integrale e sale marino integrale. Per gli orientali è un integratore proteico e un potente rigeneratore cellulare. È sottoposto a processo di pastorizzazione (la cosa vale anche per lo shoyu) per evitarne la degradazione e fermare la fermentazione. È una salsa di soia buona per condire e insaporire cibi a base di cereali, verdure, legumi, pesce, minestre e zuppe. Rimpiazza le proteine animali e il sale. In commercio se ne trovano diverse varietà, non tutte della stessa qualità
Shoyu. Ha consistenza più liquida e un sapore meno spiccato rispetto al tamari. Stesso processo produttivo. Da aggiungere a insalate, verdure stufate, cereali, brodo, zuppe, ecc. Non usare insieme al sale marino integrale. In commercio se ne trovano diverse varietà, non tutte della stessa qualità. Seitan. Alimento proteico vegetale ricavato dal glutine del grano. La sua entrata nel menù si deve ai cuochi degli antichissimi monasteri buddisti, in Cina e in Giappone, che lo utilizzavano in sostituzione della carne di pollo e di maiale. Da Cina e Giappone il seitan arriva prima in Russia e poi negliStati Uniti, circa una settantina di anni fa, introdotto da alcune comunità di Mormoni e Avventisti che erano contro la macellazione degli animali. Ci sono, poi, numerosi antropologi pronti a giurare che era conosciuto anche da noi, già a partire dall'ottocento, in numerose zone del centro e del nord Italia dove si mangiava un prodotto assai simile al seitan, denominato la «carne dei poveri». Come abbiamo visto si ricava dal frumento: lavaggio sotto l'acqua corrente di un impasto costituito da farina, grano, acqua e sale, rimuovendo 1'amido del cereale proprio con il dilavamento. A fine processo si ha il glutine, un concentrato di proteine vegetali. Ci sono ulteriori lavaggi e manipolazioni attraverso le quali prende forma una massa, prima filamentosa e poi a consistenza gommosa. Risultato? Si ha la base da cui partire per confezionare spezzatini o bistecche, cuocendola in acqua o a vapore per 20-60 minuti (i tempi variano secondo la dimensione dei pezzi). Altamente digeribile, è indicato a tutte le età e può essere preparato alla piastra, in padella o essere un ingrediente insostituibile di ragù vegetali. Carente di lisina, va accompagnato con tamari o shoyu, formaggio, o qualsiasi legume.
Per una valutazione ampia, consigliamo di leggere "I sostituti della carne (parte prima)

07/04/14

I sostituti della carne (parte prima)

Nel mondo della nutrizione regna sovrano il caos e il povero consumatore è sottoposto, ogni giorno, a un bombardamento di messaggi pubblicitari che servono solo a creare confusione. Un esempio? Venti anni fa dagli Stati Uniti arrivò la famosa «piramide alimentare» accettata dai nutrizionisti di tutto il mondo. Era incentrata su un'ampia scelta di carboidrati, frutta e verdura, con grassi e dolci messi in castigo e le proteine animali (carne, pesce, uova, formaggio) da considerare non più di semplici opzioni.

Contraddizioni degli esperti 

Ora gli scienziati eseguono un triplo salto mortale e rivedono le loro convizioni. Vanno messi all'indice pane, pasta, riso e patate. Di cosa li si accusa? I nutrizionisti dell'Harvard School (Usa), dell'equipe del dottor Willet, li consierano veri e propri nemici capaci di infliggere danni devastanti alla salute. Promossi olio, cereali integrali (ma riso, pane, pasta non sono forse cereali?), frutta e verdura. Disco verde anche per polli, uova e pesce; sospetti sui latticini. Proibita ancora la carne, sopratutto quella rossa, in buona compagnia con dolci e grassi. E già infuria la polemica. Ma come il riso bianco lo mangiano miliardi di persone, in Oriente! E i legumi che fine hanno fatto? E dire che negli Stati Uniti ci sono ben 48 milioni di persone che hanno detto un deciso no alle proteine animali, scegliendo quelle vegetali. Ora, stando ai loro ricercatori ogniqualvolta consumano un piatto di riso e lenticchie devono avere sotto mano il numero del pronto intervento. Non è più tempo di questi giochetti. La coscienza alimentare è cresciuta dappertutto. Che dire: «Dovremmo essere tutti vegetariani? ». Del resto l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) parla chiaro: «Si può vivere bene e in salute con la sapiente combinazione delle proteine vegetali. In più l'apporto ideale di proteine è di mezzo grammo per chilo di peso corporeo, ogni giorno».

 Una combinazione ideale 

A questo punto, proviamo a conoscere meglio le proteine. Innanzitutto, occorre considerare le proteine alimentari di alta qualità: racchiudono tutti gli amminoacidi essenziali, nelle quote indispensabili all'organismo. Di contro, quando c'è una bassa quantità di amminoacidi essenziali si parla di proteine di bassa qualità. L'amminoacido fornito in quantità inferiore è stato ribattezzato amminoacido limitante. La qualità delle proteine è, in genere, valutata sul modello della proteina delle uova. Un modello considerato ideale. Dunque, ecco perché le proteine animali (carne, latte, formaggio, uova e pesce) siano considerate di qualità proteica superiore e le proteine vegetali di qualità inferiore: hanno un'insufficiente quantità di amminoacidi essenziali. I cereali, viene ricordato, contengono poca lisina e i legumi scarsa metionina. Ma ecco la risposta a questo dilemma: combinando le proteine vegetali, come cereali e legumi, si ottiene una proteina di alta qualità, in molti casi superiore rispetto a quelle di derivazione animale.
Le proteine della soia (dalla quale si ricavano tempeh, tofu, miso, tamari e shoyu) sono di qualità superiore a quella della carne: 34,9 g (ogni100 g) contro i 18 g della carne bovina. La soia è un autentico tesoro della natura: il doppio delle proteine rispetto alla carne; grassi polinsaturi della serie omega-6 e omega-3; la lecitina, notissima come anticolesterolo, è un mix di fosfolipidi; colina; vitamine; minerali. In più i carboidrati della soia sono privi di glutine: possono entrare nella dieta di chi non lo tollera. Infine gli isoflavoni della soia: estrogeni naturali che proteggono la donna dal cancro al seno e all'ovaio. Certo, oggi, a preoccupare i consumatori c'è la soia transgenica che entra anche nell'alimentazione degli animali. Proprio per questo gli Organismi di controllo del biologico stanno lavorando per incrementare il grado di auto-approvvigionamento di sementi a livello nazionale e comunitario.

Facciamo la conoscenza delle proteine vegetali che derivano dalla soia e dal frumento che ormai si trovano anche nei supermercati:
Tofu. Questo formaggio vegetale, a prima vista, fa pensare a un prodotto della «nouvelle cousine ». Invece no: secondo la tradizione popolare cino-giapponese la sua ideazione risale al monaco taoista Lin An, insigne filosofo e alchimista, vissuto intorno al 160 avanti Cristo. In Occidente è arrivato verso la fine degli anni '70: negli Stati Uniti il consumo annuo si aggira sui 25 milioni di chili l'anno. Da noi, invece, da cibo esclusivo per macrobiotici è diventato un alimento sempre più ricercato. Una curiosità. In Cina e Giappone la produzione di tofu è realizzata, ancora oggi, in migliaia di piccoli laboratori che lavorano anche la notte, come i panifacatori di casa nostra, per consegnarlo fresco al mattino.
Il metodo di produzione e gli ingredienti si mantengono invariati da millenni: acqua, semi di soia gialla, niagari (cloruro di magnesio, estratto dal sale marino, che provoca la cagliatura della polpa di soia con un procedimento assai simile a quello che si usa per la cagliatura dei formaggi). Per gustarlo a pieno deve essere fresco: 4-5 giorni. Per la conservazione in frigo tenetelo immerso in acqua per non più di 7-10 giorni. Ci sono due tipi di tofu: il «Kinugoshi», morbido e liscio, e il «Momen», ruvido e più consistente. Ma chi va di fretta può comprarselo al negozio di alimentazione naturale o al supermercato: alla piastra, alle erbette, al miso, in barattolo di vetro, ecc. È ricco di proteine, indicato a tutte le età, sostituisce a meraviglia la carne. Un modo pratico e semplice di utilizzare il tofu? Unitelo alle zuppe di verdure, tagliato a piccoli cubetti, pochi minuti prima di servire in tavola. Oppure mettetelo nelle insalate, marinandolo precedentemente con olio e aromi.
[...alla prossima con il Tempeh.]


04/04/14

Fare luce sull'Autismo

Il 2 aprile si è celebrata la Giornata Mondiale dell'Autismo, indetta dall'Onu nel 2007,con lo scopo di favorire la diffusione di conoscenze e informazioni relative a questa patologia. L'Autismo contempla tutto uno spettro di disturbi autistici che interessano lo sviluppo del sistema nervoso centrale e che si manifestano sin dai primi anni di vita.

Si tratta di una patologia che danneggia le funzioni celebrali, compromettendo la crescita psichica ed emotiva dei bambini e le capacità d'interazione sociale; determinando situazioni di mutismo, isolamento e indifferenza nei confronti del mondo esterno. Secondo le stime questo disturbo, in Italia, riguarda  all'incirca 550 .000 soggetti e nella maggior parte dei casi ad esserne affetti sono soprattutto i maschietti. 
I bambini colpiti da sindrome autistica manifestano comportamenti di isolamento e disinteresse nei confronti di chi li circonda nonché problemi di linguaggio e comunicazione; laddove lo sviluppo delle capacità verbali non è addirittura assente, infatti, manifestano difficoltà nel dialogare o nell'esprimersi in maniera appropriata. 
Uno degli aspetti più gravi dell'autismo è la tendenza all'autolesionismo e all'aggressività e la totale assenza di reazioni affettive ed emotive.  Se da un lato le terapie che fanno ricorso alla musica, all'arte, al disegno, così come lo sport e la pet-terapy, si sono mostrate molto utili proprio perché stimolano l'interazione, la comunicazione e lo sviluppo dell'espressione emotiva; dall'altro lato, fermo restando l'importanza della vaccinazione, non si è individuata nessun tipo di relazione tra la malattia e i vaccini, come dichiarato dal ministro della salute Beatrice Lorenzin.  Ciò che può fare davvero la differenza nel caso dei disturbi dello spettro autistico, come in altri casi,  è sempre la prevenzione e dunque la diagnosi precoce. E proprio sull'importanza della prevenzione si è basata la campagna di quest'anno e le iniziative promosse. Una di queste è il progetto Otto Passi Avanti, che nasce a Roma per essere diffuso su ampia scala, in tutto il territorio nazionale. Scopo del progetto è informare e formare adeguatamente pediatri, personale di asili nido e genitori sulle caratteristiche della patologia, su come individuarla e gestirla.
"La diagnosi precoce è possibile" spiega Stefano Vicari, responsabile Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale capitolino Bambin Gesù, ma è necessario che nelle strutture pubbliche e nelle ASL vengano garantiti servizi pediatrici adeguati. Fondamentale anche il sostegno alla ricerca per fare luce su un disturbo molto diffuso ma le cui cause sono ancora poco chiare.


01/04/14

La soia un alimento prezioso per lo nostra salute

Soia: a chi devo credere? Ho letto da qualche parte che alcuni ricercatori hanno scoperto che chi consuma soia può andare incontro alla mancata rigenerazione delle cellule del cervello e nelle donne può causare tumori al seno. Mentre su di una rivista che si occupa di salute, se ne parla invece molto bene. Come conciliare queste due informazioni? 

soia
Le notizie che sono riuscita a valutare fanno un quadro ben diverso dalle affermazioni di alcuni "ricercatori". Consumo soia da almeno un ventennio e vi assicuro che gli stessi danni che ho ora sono esattamente gli stessi che avevo prima del consumo di soia. È noto ormai che i legumi in genere, e la soia in particolare, sono ricchi di numerose sostanze (flavonoidi, polifenoli inibitori delle proteasi, saponine, fitati, fitosteroli ...) le quali, tra gli altri effetti benefici, riducono il rischio di cancro. Cià in un convegno del National cancer institute (Usa) svoltosi nel 1989 (i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cancer Research) fu dimostrato che gli inibitori delle proteasi della soia impediscono lo sviluppo dei tumori della mammella e del colon negli animali di laboratorio. Un altro studio condotto in laboratorio (i risultati sono stati pubblicati su Journal of the American Dietetic Association n. 91, 1997) ho accertato che la soia inibisce lo sviluppo dei tumori di polmone, colon, mammella, bocca. Il ricercatore C Poole, in una conferenza alla Harvard school of public health di Boston, nel 7989 dimostrò che l'abituale consumo di tofu (il «formaggio» di soia) riduce del 50 per cento il rischio di cancro al colon. Infine, una ricerca che esaminava un gruppo di donne di Singapore in età premenopausa e pubblicato su Lancet n. 337, 1991 ho rilevato che il consumo di soia previene il cancro e abbassa in modo specifico il rischio di tumore alla mammella. Credo che ce ne sia abbastanza per considerare la soia (quella biologica, però, perché l'altra è ormai tutto geneticamente modificato) un alimento prezioso per lo nostra salute.

Dubbio sul pesce: fresco o di allevamento?

Amo molto in pesce e mi è sempre stato insegnato che il pesce fresco comprato presso una pescheria di fiduca era da preferirsi a quello di allevamento.  Ma è anche vero che la differenza di prezzo è notevole e poi sappiamo davver oquali sono le differenze e le similitudini? Io vorrei capire di più e voi?
Pesce

Il valore nutrizionale è lo stesso, ma quello allevato ha un miglior rapporto qualità-prezzo.  Gli ultimi dati sul mercato del pesce allevato indicano che si tratta di una carta vincente per il buon rapporto qualità-prezzo e quindi rappresenta, anche per le tasche dei consumatori, un valido aiuto per l’osservanza di un corretto regime alimentare. Il pesce è infatti un alimento nobile, perché povero di grassi “cattivi” e di zuccheri e ricco di proteine. Per questo esso è un alleato nelle diete dimagranti e non ha grosse controindicazioni.
Differenze e similitudini pesce allevato/pesce fresco:
Similitudini Valore nutrizionale: è lo stesso rispetto a quello fresco, con una ricca componente di grassi polinsaturi e di Omega 3, una particolare categoria di acidi grassi essenziali, indispensabili per l’organismo. L’allevamento intensivo può aumentare il contenuto di grassi
DifferenzeCaratteristiche organolettiche: quella del pesce allevato è inferiore a quella del pesce fresco •Mangimi: rappresentano il cibo per l’alimentazione del pesce allevato, a differenza del pesce pescato che per alimentarsi segue il proprio ciclo naturale. I mangimi sono composti da farina e olio di pesce (derivati da pesce fresco di basso valore commerciale) e da proteine vegetali, in gran parte farine di soia, e da amidi derivati dal frumento. Escluse per legge le farine di carne.
A questo punto a noi la scelta!

Carciofi: contro il logorio della vita moderna

Tra tutti i vegetali, i carciofi sono i migliori apportatori di fibra. Ma custodiscono anche un tesoro di minerali, soprattutto potassio, ma anche calcio, ferro e fosforo, meno rilevante l'apporto di vitamina A e C ma tante sostanze utili per la buona digestione. Emesto Calindri ci ha consigliato per anni il Cynar, digestivo a base di carciofo.

Noi italiani siamo i maggiori produttori mondiali di carciofi, ma conosciamo in fondo pochissimo questo vegetale che ha avuto un suo momento di popolarità attraverso i "caroselli" di un digestivo, sorbito con la "potenza dei nervi distesi", da un Emesto Calindri seduto a un tavolino da bar, nel bel mezzo di un vialone invaso dal traffico. Non sappiamo ad esempio che il carciofo non è una specie spontanea, non esisteva in natura, è derivato dal cardo selvatico ed è stato creato solo grazie a una paziente opera di innesti e incroci da parte di botanici e orticultori.
Immagine dal Web
Non sappiamo che è coltivato soprattutto nell'area mediterranea e che i campi più estesi si trovano in Liguria, Toscana, Lazio, Puglia, Sardegna e Sicilia, con una raccolta che continua ininterrotta da ottobre a giugno. Su una novantina di varietà in totale, le più conosciute sono lo "spinoso sardo" (di forma conica, con robuste spine), lo "spinoso di Liguria" (più ovale), mentre tra le specie senza spine sono celebrati il "violetto di Toscana" e il "romanesco", utilizzato per i carciofi alla Giudea.
Cosa contiene il carciofo
Di solito del carciofo mangiamo il fiore e le foglioline più tenere e interne. Le vere foglie, quelle attaccate al gambo, vengono scartate perché immangiabili, perché troppo cariche di sostanze astringenti e legnose. Il carciofo, anche nella parte che viene mangiata, è infatti il vegetale a maggior contenuto di fibra alimentare. "Nei suoi coriacei petali verde scuro sono ben rappresentate tanto il tipo di fibra che agisce sul tratto intestinale, con un'efficace azione anti-stipsi, quanto il tipo di fibra che favorisce il senso di sazietà e una modulazione nell'assorbimento di grassi e colesterolo", dice il dottor Oliviero Sculati, Unità di Nutrizione, ASL di Brescia. "Nel complesso, un etto di carciofi ingloba 5,5 grammi di fibre, poco meno di un quarto dell'intero fabbisogno giornaliero. Per beneficiarne a pieno, si possono affettare sottilissime anche le parti più esterne delle foglie: con un poco di olio, pepe e scaglie di parmigiano, si ottiene un piatto saziante, saporito, molto voluminoso.
le varietà del carciofo
Le acuminate, infiorescenze del carciofo sono anche discrete fonti di sali minerali: soprattutto potassio, ma anche calcio, ferro e fosforo. Meno rilevante l'apporto di vitamina A e C, specie se il carciofo è stato bollito o cotto in padella. 22 calorie per 100 grammi: davvero poco il contributo energetico, a patto di non riempire con olio l'intero incavo della foglia: il sapore deciso e amaricante (determinato dal contenuto di cinarina, sostanza che ha una debole azione di stimolo biliare) non rende del resto necessario indulgere troppo in condimenti o insaporenti. Stiano però attente le mamme che allattano: la cinarina passa nel latte materno ed è decisamente sgradita ai poppanti. Il carciofo è più digeribile crudo che cotto, e il suo succo viene usato in alcuni caseifici biologici per fare cagliare il latte e ottenere il formaggio. Meglio mangiare il carciofo con il gambo: buona parte delle sostanze (fitosteroli) che stimolano le funzioni biliari e la buona digestione è contenuta lì, più che nelle foglie e nel fiore". Alcuni studi di erboristeria attribuiscono all'inulina, sostanza che si trova alla base delle foglie, un'azione di controllo sugli eccessi di colesterolo nel sangue. Interessante è anche il contenuto in acido folico, una vitamina del gruppo B di cui non è rara una carenza nella popolazione italiana. Alcuni studi indicano che anche i disturbi cardiaci potrebbero trovare una causa indiretta nella carenza di acido folico

31/03/14

SOS Piedi che puzzano

Abbiamo piu o meno tutti combattuto con il cattivo odore dei piedi. Ma ci sono persone che, particolarmente predisposte, quando si tolgono le scarpe riescono a far fuggire anche i propri cani. Colpa sicuramente dell'eccessivo sudorazione dei piedi ma possono avere cause diverse e il problema non è generalmente così semplice da risolvere. vediamo come possiamo ovviare a questo inconveniente.

Oltre alla pulizia giornaliera, è opportuno cambiare le calze (rigorosamente in cotone e non in fibre sintetiche) diverse volte al giorno. È anche assolutamente necessario che le calzature, compresa lo suola, siano costruite con materiali naturali come il cuoio e non in plastica. 
immagine presa dal web
Può essere utile servirsi di saponi e creme alla calendula ed eventualmente fare lavaggi ai piedi con Calendula tintura madre diluita in 70 parti di acqua tiepida. Anche un decotto di foglie di noce costituisce un buon pediluvio disinfiammante e astringente: 2 manciate in 2 litrid'acqua, bollite per 75 minuti e filtrate dopo altri 75 minuti. La causa principale del cattivo odore sono le tossine delle proteine che vanno in decomposizione facendo l'odore tipico della putrefazione. Naturalmente, un'alimentazione ricca di frutta fresca di verdure crude, di cereali integrali e povera di carne e formaggi; attenzione anche agli additivi e conservanti vari (sostanze che in molti casi sono corresponsabili dei cattivi odori del corpo) potrà garantire risultati migliori. Una buona abitudine consiste nel passare fra le dita dei piedi, il gel di amuchina, ogni volta che si indossa un paio di scarpe da ginnastica o polacchetti o comunque scarpe chiuse. L'amuchina ha la proprietà di abbattere le cariche batteriche che si formano nella decomposizione delle tossine del sudore, eliminando il fastidioso odore. Il gel di amuchina on è naturalmente curativo, ma risolve momentaneamente il sintomo nei casi in cui si ha la necessità di togliersi le scarpe in pubblico.

C'E UN SERIAL KILLER NASCOSTO IN CUCINA

S.O.S INCIDENTI DOMESTICI  In casa il pericolo è sempre in agguato. Quando accade un guaio bisogna fare la cosa giusta. Così La casa è da sempre sinonimo di posto tranquillo e sicuro, ma le statistiche dipingono uno scenario ben diverso. 


Sono più di due milioni e mezzo gli italiani che ogni anno subiscono un incidente domestico (avvelenamenti, intossicazioni, cadute, ferite, folgorazioni, ustioni, ecc.) e un numero molto elevato di persone (5.000-9.000 secondo le fonti) perde la vita. I più esposti a questi rischi sono le casalinghe, gli anziani e soprattutto i bambini. In Italia ne finiscono al Pronto Soccorso per incidenti in casa 27.000 sotto i 4 anni; 20.000 tra 5 e 9 anni; 21.000 tra 10 e 14. Seguono le casalinghe e gli anziani.

C'E UN SERIAL KILLER NASCOSTO IN CUCINA La maggior parte degli infortuni che avvengono in casa sono causati da oggetti da taglio o punta 08,6%), cadute (25,5%, più numerose per anziani e bambini), urti e schiacciamenti (16,5%) e ustioni (13,4%>' Tra gli oggetti responsabili di questi incidenti ci sono soprattutto gli utensili da cucina (25,4%), mobili e suppellettili (10,5%), liquidi e vapori bollenti (9%). La maggior parte degli incidenti in casa è dovuta principalmente alla disattenzione. Occhio quindi a pentole e padelle bollenti, al gas acceso, a sostanze chimiche, farmaci e detersivi lasciati incustoditi (spesso hanno colori e aspetto gradevole per i bambini che possono essere tentati di ingerirli), all'uso del coltello in cucina, al phon che diventa addirittura mortale se usato nella vasca da bagno, e agli elettrodomestici.
Bisognerebbe prevenire le situazioni pericolose; questo spesso non si verifica, per cui bisogna seguire alcune regole per fronteggiare gli incidenti, con calma e prontezza, attuando le manovre di primo soccorso che possono evitare l'irreparabile nei casi più gravi. Ecco quali.

DENTI Se un colpo dovesse causare la fuoriuscita di un dente bisogna per prima cosa fermare il sanguinamento della gengiva, applicando sulla parte un fazzoletto e premendo con forza con le dita.
Il dente deve essere raccolto immediatamente e immerso in un bicchiere di latte intero freddo senza essere lavato con acqua perché i minerali in essa contenuti potrebbero accelerarne la morte. Bisogna poi recarsi subito da un dentista, oppure al Pronto Soccorso, portando il dente sempre immerso nel latte (contiene alcune preziose sostanze che mantengono in vita i tessuti del dente). Molto spesso, se l'intervento avviene rapidamente, il dente può essere rimesso al suo posto con buone possibilità che si riattacchi.

COLPI ALLA TESTA Gli incidenti alla testa non sono mai da sottovalutare, soprattutto se compare un bernoccolo: in questo caso è sempre meglio recarsi al Pronto Soccorso per farsi controllare da un medico. Se al bernoccolo si associano sanguinamento dalla bocca, dal naso o dalle orecchie, difficoltà nella respirazione, vomito; dilatazione di una delle due pupille, alterazioni del comportamento
abituale o perdita di conoscenza, allora si deve chiamare tempestivamente un'ambulanza. Nell 'attesa, bisogna sdraiare la persona con un cuscino o un indumento piegato sotto le spalle (e non sotto la testa!).

FERITE Le ferite possono essere più o meno gravi secondo l'estensione, la profondità, la contaminazione (una ferita sporca di terra può dare molti più problemi) e la zona del corpo interessata (le sedi più critiche sono il viso, gli occhi, il torace e l'addome). In caso di ferita grave, cioè molto
estesa, profonda, sporca di terra o di ruggine, o situata in una sede critica, ci si deve limitare a coprirla con un panno pulitissimo, meglio una garza sterile, e quindi accompagnare la persona al Pronto Soccorso. Le ferite semplici e le escoriazioni non richiedono sempre l'intervento di un medico, purché vengano curate in modo adeguato. Così: • prima di curare la ferita, lavarsi accuratamente le mani e versarvi sopra un po' di alcol per renderle più sterili possibile. • porre la ferita sotto l'acqua corrente, per eliminare eventuali impurità, quindi disinfettare con acqua ossigenata. Se dalla ferita sgorga sangue è bene tamponarla con una garza. • fasciare le ferite non è sempre necessario, visto che l'esposizione all'aria aiuta la cicatrizzazione, a meno che non ci sia il rischio di infezione.

FOLGORAZIONE Il passaggio della corrente elettrica nell'organismo può produrre effetti più o meno gravi secondo l'intensità: può infatti provocare un semplice formicolio, o contrazioni muscolari. Nei casi più gravi, può causare ustioni o, peggio, arresto cardiaco e respiratorio. La causa più comune di questo incidente è quasi sempre l'uso di elettrodomestici difettosi o quello imprudente (mani bagnate, piedi nudi sul pavimento umido) di apparecchiature elettriche (compresi gli interruttori della luce).Non bisogna toccare l'infortunato a mani nude o con oggetti di metallo. Anzitutto occorre staccare la corrente dall'interruttore centrale. Controllare respirazione e battito cardiaco. Se sono assenti bisogna effettuare la rianimazione cardiopolmonare. Dopo aver effettuato le manovre più urgenti è necessario accompagnare l'infortunato al Pronto Soccorso. Il controllo medico è indispensabile: talvolta, anche una scossa di lieve entità, può essere causa di lesioni interne non riscontrabili in apparenza

SVENIMENTO Per prima cosa è opportuno far sdraiare la persona sulla schiena tenendole le gambe sollevate. Gli abiti devono essere slacciati. Se ci si trova in un ambiente chiuso è bene aprire le
finestre o agitare un ventaglio o un giornale sul suo viso. Quando riprende i sensi è importante che stia sdraiata, sempre a gambe sollevate, per almeno 20 minuti. Non bisogna darle né alcolici, né caffè, né medicinali. Non cercate di far bere una persona svenuta: si potrebbe soffocare. La trachea è protetta dall'epìglottide, che la chiude automaticamente ogni volta che si inghiotte; in stato di incoscienza, può darsi che l'epiglottide non funzioni.

CORPO ESTRANEO NELL'ORECCHIO Ai bambini succede che si infilino piccoli oggetti
nell'orecchio, ai grandi che un insetto vi si introduca rimanendo intrappolato. Se si tratta di un insetto vivo si devono versare nell'orecchio alcune gocce di olio tiepido: serviranno a uccidere l'animaletto. In ogni caso per rimuovere qualsiasi cosa dall'orecchio bisogna rivolgersi al medico. Se l'orecchio sanguina è bene chiamare subito un'ambulanza (soprattutto se il sangue è la conseguenza di un colpo alla testa). Non tamponare mai il sangue.

INALAZlONE DI GAS Per aiutare una persona in un ambiente saturo di gas, occorre anzitutto tutelare la propria incolumità. Prima di entrare nel locale si deve respirare profondamente per cinque-sei volte e poi eseguire un'ultima inspirazione profonda. Strisciando per terra o carponi (mai in posizione eretta perché il gas tende a salire) si deve raggiungere la persona in difficoltà e trascinarla subito fuori. Bisogna agire in fretta per non inspirare il gas». Se le sue condizioni lo richiedono, effettuare la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. Nel frattempo, se è possibile, qualcun altro dovrebbe chiamare un'ambulanza, specificando che occorre l'ossigeno. Se invece il soccorritore è solo, non deve allontanarsi per telefonare prima che la persona si sia ripresa completamente.

OCCHI (TRAUMI E LESIONI) Se l'occhio viene a contatto con sostanze chimiche aggressive (per esmpio alcool, ammoniaca, vernici, calce e così via) è necessario lavarlo subito con acqua corrente
per alcuni minuti. Nel caso in cui l'occhio venga scalfitto con un unghia o con una scheggia, ci si deve rivolgere immediatamente all'oculista o al pronto soccorso. Non bisogna strofinare l'occhio, né sciacquarlo né mettere un collirio.

30/03/14

Energy drinks e salute

L’uso eccessivo di energy drink costituisce un problema di salute pubblica. Il loro uso, così diffuso tra i giovani, pertanto va moderato, perché non si tratta di normali bevande rinfrescanti o dissetanti.

Chi fa sport conosce di conseguenza gli Energy Drink, quelle bevande a base caffeina, taurina, e altre sostanze che sarebbero coadiuvanti delle prestazioni sportive e anche cognitive. Oggi sono moltissimi coloro che ne fanno uso, soprattutto tra i giovani, e non solo durante gli allenamenti sportivi.
Energy Drinks

Ebbene, come sempre, bisogna prestare la dovuta attenzione all'uso di questi prodotti, e questo perchè, benchè un’assunzione moderata aumenti il livello di attenzione e riduca i tempi di reazione, per la presenza della caffeina, ha per contro, se l'assunzione è eccessiva o prolungata eccessivamente nel tempo, conseguenze come la dipendenza e sintomi di intossicazione.
I ricercatori dell’Università di Bonn hanno registrato un’intensificazione delle contrazioni cardiache ad appena un’ora dall’assunzione, una conseguenza che merita senz’altro un approfondimento. Riportiamo il monito espresso nel 2012 dal Comitato Nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) del Ministero della Salute: l’uso eccessivo di energy drink costituisce un problema di salute pubblica. Il loro uso, così diffuso tra i giovani, pertanto va moderato, perché non si tratta di normali bevande rinfrescanti o dissetanti.

27/03/14

LA FRUTTA ESOTICA: contiene sostanze dannose?

LA FRUTTA ESOTICA Spesso contiene sostanze dannose ormai fuorilegge. Sempre più consumatori di casa nostra inseriscono abitualmente a tavola la cosiddetta frutta tropicale: non c'è pasto di tendenza in cui non compaia ananas, papaya, frutto della passione, mango, avocado, maracuja. 


Qualcuno si fregia addirittura di servire meloni e arance provenienti da altri paesi. Il fenomeno è così vistoso che si può parlare di una vera e propria passione. Una passione che nasconde, però, non poche insidie. La ragione? Può succedere che i paesi da cui proviene la frutta, in genere extraeuropei, facciano ricorso a metodi di coltivazione, conservazione e spedizione che in Italia sono ormai fuorilegge da decenni. Sotto accusa soprattutto il ricorso scriteriato ai fitofarmaci che sono impiegati per mantenere per lunghi periodi il malcapitato frutto. È evidente che il fenomeno è in relazione con i lunghi tempi di commercializzazione. Tanto per fare un esempio, le arance che arrivano dal nord Africa sono trattate con additivi per farle «marcire» più lentamente.

frutta esotica
Ma attenzione, ciò non evita certo che i frutti invecchino con inesorabile decadimento dei livelli di vitamina C. In più, le sostanze di sintesi chimica penetrano all'interno della polpa, facendo assumere al frutto un sapore amarognolo. E non basta. Le arance che arrivano artificialmente a maturazione sono conservate in frigoriferi e poi sono immesse in una «cella di sverdimento» dove sono cosparse di etilene. Si tratta di un gas narcotico, molto dannoso per l'uomo, che «richiama in vita» gli enzimi che colorano la frutta e la fa apparire perfettamente matura. Allo stesso inesorabile iter sono sottoposte banane e ananas che provengono dall'Africa e dall'America Latina. Avocado e banane, prima della spedizione, subiscono l'ammollo in soluzioni antiparassitarie per contrastare la formazione di funghi che potrebbero svilupparsi sotto la buccia durante il viaggio. Tra queste sostanze brilla il tiobendazolo: può restare attivo per quasi 20 giorni, comparendo tranquillamente nel nostro piatto. Un altro consiglio è di stare alla larga dalla frutta fuori stagione: ciliege, pesche e albicocche, durante la stagione fredda, arrivano certamente da lontano. l'alternativa? Anche se può sembrare arcinoto, in realtà non lo è, occorre scegliere prodotti biologici o provenienti da lotta integrata, nostrani o esotici che siano, che si trovano anche nella grande distribuzione. Se la cosa non fosse possibile, almeno al supermercato o dal «verduraio» sotto casa, pretendete di conoscere la zona di origine di un frutto. Un consiglio utile per al nostra salute: "Consumiamo frutta e verdura di stagione".

26/03/14

poca quantità di omega 3 e omega 6 nella nostra alimentazione.

Gli "omega-6 e omega-3" sono due classi di acidi grassi polinsaturi che hanno un ruolo protettivo per la salute dell'uomo. In uno studio AGE-IM, condotto da Nutrition Foundation of Italy con il supporto di 5 UTIC (Unità di terapia intensiva coronarica) distribuite sul territorio nazionale (Bologna, Cremona, Ancona, Napoli e Palermo) è stata misurata in una popolazione italiana, la correlazione tra livelli ematici di questi acidi (omega-6 e omega-3) e il rischio di un evento acuto coronarico (infarto miocardico). Pubblicato su Atherosclerosis, lo studio (abstract), confrontando soggetti infartuati e sani (gruppo di controllo) mette in luce una riduzione del rischio di infarto miocardico fino all’85% associata ai livelli ematici più elevati di omega-6, e del 65% per i livelli più elevati di omega-3. “Nonostante gli studi caso-controllo come questo non possano dimostrare una relazione di causalità tra i parametri considerati” - precisa Salvatore Novo, direttore di Cardiologia al Policlinico Giaccone di Palermo, a nome dei cardiologi che hanno partecipato alla ricerca - i risultati suggeriscono l’esigenza di aumentare l’apporto alimentare di fonti di omega-6 (oli di semi, frutta con guscio e vegetali in generale) e omega-3 (soprattutto pesce) nella popolazione ad alto rischio” cardiovascolare. "L’integrazione farmaco-dieta rappresenta uno strumento fondamentale nella riduzione del rischio infarto”, aggiunge lo specialista. Il nuovo studio conferma invece come, nella dieta tipo degli italiani, non siano presenti concentrazioni sufficienti di acidi grassi omega-3 e omega-6. Infatti dalla ricerca è emerso che i consumi totali di acidi grassi polinsaturi erano pari a circa il 5% delle calorie, mentre le raccomandazioni internazionali suggeriscono, per gli omega-6, un apporto pari al 5-10% delle calorie totali. “In realtà – chiarisce Andrea Poli, direttore scientifico di Nfi – queste due famiglie di acidi grassi” cosiddetti ‘essenziali’, ossia non producibili dall’organismo, ma da introdurre con la dieta, “svolgono ruoli diversi e complementari. E ambedue sono consumati mediamente in quantità insufficienti nella dieta italiana moderna. Le evidenze disponibili – conclude – suggeriscono che dobbiamo aumentare sia l’apporto alimentare di omega-6 sia quello di omega-3″. ALIMENTI RICCHI DI OMEGA 3: Tonno fresco, salmone, sgombro, acciughe sott'olio, noci. ALIMENTI RICCHI DI OMEGA 6:Arachidi, olio di oliva, olio di girasole, noci.

25/03/14

Qualcuno mi ronza nell'orecchio

Una bella mattina ci alziamo con un leggero ma fastidioso fischio all'orecchio? Ci sembra di avere una pentola a pressione nella testa? Niente paura, non stà scoppiando. Probabilmente soffriamo di acufeni. Non sono pericolosi, ma fastidiosi e a volte si cronicizzano condizionando la nostra giornata. Sentiamo se il parere di un esperto può risolverci il fastidioso fischio.


Con il termine "acufene" si intende un rumore di vario tipo e di varia tonalità in assenza di una stimolazione sonora. Questa falsa percezione acustica, da molti riferita come fischio oppure ronzio, cascata d'acqua, getto di vapore, ecc; può risultare così fastidiosa da generare reazioni d'insofferenza e di ansia che però di solito si attenuano nel tempo per l'instaurarsi di fenomeni di tolleranza. Nella maggior parte dei casi gli acufeni sono in rapporto con una patologia dell'orecchio e quindi sono accompagnare da un deficit uditivo e/o vertigine (ecco perché la prima tappa nell'iter diagnostico è l'esecuzione di un esame audiometrico e impedenziometrico oltre a un'accurata e mirata anamnesi). Raramente si registrano episodi in soggetti normoudenti e in questo caso occorrerà completare gli accertamenti a carico di altri organi, come per esempio l'articolazione temporomandibolare, il distretto circolatorio vertebrocarotideo. Nel caso non si sia accertato né un deficit uditivo né una patologia che possa spiegare l'acufene, e se una terapia farmacologica di supporto non avesse prodotto esiti positivi, si potrebbe trovare giovamento dall'uso dei cosiddetti mascheratori che si differenziano dalle protesi acustiche in quanto essi stessi generano segnali acustici d'intensità e di frequenza idonei a mascherare l'acufene; di fatto il rumore generato dall'apparecchio e che maschera l'acufene è anche meglio tollerato perché è considerato esterno al nostro organismo. Quanto ai risultati (remissione parziale o totale) le percentuali di successo sono estremamente varierie.             dr. P. Antonelli

23/03/14

La dieta on-off inganna il metabolismo e fa perdere peso

 Il sovrappeso e l'obesità sono una condizione tipica, anche se non esclusiva, della società del
"benessere". Le diete, diventate un bisness, hanno ormai l'esclusiva delle prime pagine delle riviste del settore. Interessa a tanmtissimi di noi il calo di peso e ad ogni notizia che annuncia una dieta miracolosa, che fa perdere kili senza sacrificio, corriamo a comprare la rivista o il prodotto o clicchiamo il link che ci porta nella notizia miracolosa. Fior fiore di ricercatori sono costantemente allo studio per risolvere il problema, che sarà pure un malessere del benessere ma l'aumento di peso si accompagna quasi sempre a malattie quali diabete, ipertensione, malattie cardiocircolatorie che hanno un costo sulla sanità pubblica. Trovare quindi la dieta perfetta, è il traguardo che spera di raggiungere ogni ricercatore impegnato in questa lotta contro il grasso. Il professore Byrne, dell'Istituto della Salute e dello Sport di Bond nel Queensland, ha fatto un particolare studio e un singolare esperimento, basato sull'inganno al metabolismo.

Mela o ciambella? Quale dilemma!
 La dieta "on-off", che alterna un periodo di dieta strettamente ipocalorica ad uno di riposo dalla dieta. Lo studio è basato sul consumo di calorie che il nostro corpo, in base ad informazioni personali date dal nostro stile di vita, decide di consumare. Quando si mette un soggetto a dieta, il suo metabolismo avverte la mancanza di calorie e stimola il senso di fame e, il metabolismo riduce drasticamente il consumo energetico. In base a queste conoscenze, il prof. Byrne, ha seguito l'iter di 36 uomini obesi che volevano perdere peso. La metà di loro ha seguito una dieta ipocalorica per 30 settimane, e l'altra metà ha alternato due settimane di dieta a due settimane di riposo. Con sorpresa l'esperimento ha dato un esito più che positivo, il gruppo che aveva fatto la dieta "on-off" aveva avuto un calo di peso del 55% in più del gruppo a dieta "non-stop". Questo ha dimostrato che il sistema metabolico, nella dieta "on-off", non avverte il calo di calorie e continua a consumare, al conrario, con la dieta non-stop, per la sopravvivenza avviene un calo di consumo energetico. Ora rimane da provare se a lungo termine il corpo, dei soggetti a dieta internittente, prova a recuperare le calorie perse, in altri modi per esempio acuendo il senso di fame.
Il professore Byrne ha detto: "Dato che la perdita di peso a lungo termine è una sfida che interessa a tutti i ricercatori, trovare il modo di superare gli ostacoli biologici e comportamentali per perdere peso è la strada da percorrere. I risultati del nostro studio sono incoraggianti in quanto suggeriscono che fare "periodi di riposo", si è in grado di superare alcuni dei fattori biologici compensativi che riducono la perdita di peso durante una dieta continua".Ha aggiunto che- "è popolare la dieta, in cui cali drastici di peso, si ottengono tagliando l'apporto calorico due giorni alla settimana. Tuttavia, vi è il rischio che chi segue la dieta on-off, finisca per mangiare troppo nei giorni "on", perché sono liberi di mangiare ciò che vogliono".
Al contrario, la dieta del prof. Byrne, è meno estrema e contiene le istruzioni sia per la fase "on" sia per quella "off". Il professor Byrne è certo che la sua dieta abbia il potenziale per aiutare chiunque voglia calare di peso. Ma Carrie Ruxton, una dietista indipendente, ha messo in dubbio la volontà di chi dovrà tornare a privarsi del cibo preferito e rimettersi a dieta per altri 15 giorni. Inoltre la Dr Ruxton, portavoce del Servizio di Informazione Salute, ha anche avvertito che molti adulti inglesi soffrono già di carenze di vitamine e minerali essenziali come ferro, calcio e vitamina D, e la dieta "on-off" può peggiorare la situazione. Le persone che devono perdere peso, hanno bisogno di essere educate a buone abitudini che possano mantenere negli anni a venire. Si consiglia di pensare ad eliminare vizi come  alcol e cioccolato, per ottenere risultati.Certo che il fattore "volontà" gioca un ruolo determinante in tutte le diete e anche se quella del pof. Byrne lascia due settimane di libertà, la volontà di ritornare a regime deve esercitare la sua forza, altrimenti non si otterranno risultati e si rischierà di aggiungere ulteriori kili.

22/03/14

La pianta chiamata Cynara: Il carciofo

Il carciofo è una pianta della famiglia delle Asteraceae coltivata in Italia e in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale. La pianta chiamata Cynara era già conosciuta dai greci e dai romani. A quanto sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci, e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo. Dopo l'acqua, il componente principale dei carciofi sono i carboidrati, tra i quali si distinguono l'inulina e le fibre.
I minerali principali sono il sodio, il potassio, il fosforo e il calcio. Tra le vitamine prevale la presenza di B1, B3, e piccole quantità di vitamina C. Il suo contenuto calorico è molto basso:solo 22 Kcal per 100gr di parte commestibile. Il carciofo è consigliato in particolare per risolvere o alleviare alcuni problemi di salute o fisici, e tra questi la cellulite per le proprietà sue diuretiche; l'ipertensione, grazie al suo contenuto in potassio che regola e riduce la pressione arteriosa; il diabete, per l'elevato contenuto in fibra solubile e alla presenza di zuccheri consentiti ai soggetti diabetici, come l’inulina; il colesterolo, per effetto della sua azione anti-trigliceridi e anti-colesterolo LDL (o “colesterolo cattivo”), mentre fa aumentare il colesterolo HDL (o “colesterolo buono”). La medicina naturale e la fitoterapia usano il carciofo nel trattamento dei disturbi funzionali della cistifellea e del fegato, delle dislipidemie, della dispepsia non infiammatoria e della sindrome dell'intestino irritabile. Lo utilizza inoltre, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito, intossicazione, stitichezza e flatulenza. La sua attività depurativa (derivata dall'azione su fegato e sistema biliare e sul processo digestivo) fa sì che venga usata per dermatiti legate ad intossicazioni, artriti e reumatismi. Nonostante le sue proprietà benefiche, anche per questo ortaggio non mancano le controindicazioni. Il carciofo non è consigliabile in presenza di calcolosi biliare e per le donne in periodo di allattamento (in quest’ultimo caso perché potrebbe interferire con la secrezione lattea).

19/03/14

Burro chiarificato indiano: il ghee

Chi conosce, anche sommariamente, la medicina Ayurvedica, conosce il ghee, il burro chiarificato indiano prodotto dal comune burro non salato, dopo averlo scaldato a fuoco lento per eliminare la parte acquosa, le proteine e il lattosio. E' puro grasso al 100% e ricco in acidi grassi saturi.
Contrariamente alla propaganda della moderna e politicamente corretta dietologia, non bisogna temere nulla dai grassi saturi. Questi forniscono il 50% degli acidi grassi presenti nelle membrane cellulari. Senza di loro, la cellula non avrebbe la necessaria rigidità e non potrebbe sopravvivere, né funzionare adeguatamente.
Ghee

Le nostre cellule scelgono preferibilmente i grassi monoinsaturi e i grassi saturi da incorporare nella loro membrana. I grassi saturi, inoltre, sono fondamentali per la salute delle ossa, abbassano i livelli di Lp(a), un indicatore di rischio cardiovascolare, proteggono il fegato dai danni dell’alcol e altre tossine e sono necessari per l’utilizzo degli acidi grassi essenziali (omega-3 e 6). Il grasso che circonda il cuore è altamente saturo e il cuore stesso “si nutre” volentieri di questi grassi, soprattutto quando è sotto stress. L’acido stearico, grasso saturo presente anche nel Ghee, è uno dei suoi preferiti.
I legami stabili di questi grassi nel Ghee tendono a formare meno molecole di radicali liberi, concedendo a questo burro la capacità di essere facilmente metabolizzato dall'organismo e con un impatto minore sulla salute rispetto a altri oli.
  •  è  facilmente digeribile e si converte in energia molto velocemente
  •  stimola il sistema immunitario grazie alle sue forti proprietà microbiche
  •  contiene una vasta gamma di vitamine come A,D,E and K. Queste vitamine sono liposolubilii, il che significa che vengono  digerite assieme ad altre molecole di grasso, affinchè queste vitamine posaano entrare nel sangue. 
  • la vitamina A contenuta nel ghee non esiste in altri oli edibili. 
  • stimola la flessibilità e la lubrificazione del tessuto connettivo
  • ha proprietà antivirali e anticancerogene 
  • grazie al suo alto punto di fusione, non brucia e non produce fumo quando viene cucinato e non si carbonizza ad alte temperature come molti altri oli al contrario fanno.  
  • efficace nell'aumento della massa muscolare, nel migliorare la vista e infine coadiuva la  dispersione delle tossine accumulate nel corpo.

18/03/14

Mangiare ogni giorno frutta e verdura per difendersi dai tumori

Mangiare ogni giorno frutta e verdura per difendersi dai tumori e stare in forma. Il rapporto del Word Cancer Research Found, intitolato «Cibo, nutrizione per la prevenzione del cancro», parla chiaro: un terzo dei tumori sono scatenati da un'alimentazione sbagliata. 

Si mangia troppa carne, che è la responsabile dell'80% dei tumori. Un' alimentazione ricca di frutta e verdura, invece, è in grado di prevenire il 20 per cento dei casi di tumore, soprattutto se associata a un'attività fisica costante e al controllo del peso. Nel caso di tumore al polmone, per esempio, il rapporto evidenzia come uno stile alimentare improntato su frutta e verdura riesca a scongiurare l'insorgenza del 20-30 per cento dei casi fra i fumatori, così come un' abbondante assunzione di questi alimenti, associata a un limitato consumo di carne e alla pratica regolare di attività fisica, diminuisca l'incidenza del tumore al colon-retto. Ma la prevenzione, per essere veramente efficace, deve cominciare presto, nella pubertà e proseguire per tutta la vita. Si è visto, infatti, che molti dei processi che conducono allo sviluppo delle malattie in età avanzata ha inizio proprio nell'infanzia.

In genere i consumatori sottovalutano il ruolo di frutta e verdura. Quelle volte in cui la inseriscono a tavola è perché gli è capitato di leggere, su qualche rotocalco, che fa bene al corpo. Ma le ragioni non sono molto note: la risposta più frequente è che contengono le vitamine. «Tutto sommato non sono così necessarie», dicono i più. Le cose stanno in ben altro modo: frutta e verdura svolgono un ruolo insostituibile e protettivo nei confronti di numerose patologie tipiche del nostro tempo, e nello specifico per disturbi cardiovascolari e tumori. Mangiando frutta e verdura si fa il pieno di vitamine, sali minerali e fibra che attraverso un gioco di squadra incomparabile gettano le fondamenta del nostro benessere. La proposta di «cinque porzioni al giorno» raccoglie questa acquisizione scientifica e la traduce in un'indicazione semplice e praticabile da chiunque. Tornando ai risultati delle ricerche epidemiologiche, l'esame di un centinaio di studi sui fattori di rischio oncologico rivela in oltre il 90 per cento dei casi l'efficacia protettrice del consumo di frutta e verdura. l'osservazione è valida anche per il tumore polmonare, direttamente associato a un fattore causale ben definito come il fumo. Eppoi come sottacere l'azione antiossidante (mantiene giovane i tessuti e di riflesso il corpo) e immunostimolante (rafforzamento del sistema immunitario). Dunque, via libera a frutta e verdura a colazione, pranzo, cena e negli spuntini durante il giorno. Non è poi così complicato iniziare la giornata con una spremuta, continuarla con un frutto, un'insalata abbondante a pranzo, un ortaggio a metà pomeriggio e verdure scure per cena (broccoli, spinaci, ecc.).

Dunque, un unico imperativo: «a tavola tanta frutta e verdura per restare in salute». Esagerazioni? Non proprio, visto che ormai la scienza alimentare vede nel consumo degli alimenti vegetali un importante fattore protettivo per molte patologie. li merito è delle vitamine, dei sali minerali e delle fibre, composti dalle spiccate proprietà antiossidanti. In pratica i prodotti vegetali contrastano la formazione e 1'azione dei radicali liberi, le molepreparaziocole chimicamente instabili che possono alterare la struttura delle membrane o del Dna delle cellule, con l'inevatibile crescita del rischio di tumori, malattie cardiache e vascolari o altre patologie degenerative come il diabete. Oltre agli antiossidanti, i prodotti di origine vegetale racchiudono altri composti antitumorali: per esempio nella cuticola (la parte esterna) dei cereali ci sono tannini e fitati, utili nella prevenzione del cancro del colon, e fitoestrogeni, che aiutano nella prevenzione del cancro al seno.

13/03/14

Riscoprire il farro e le sue proprietà

Sarebbe interessante cominciare a riscoprire il farro, che è la più antica tipologia di frumento coltivato, ma che con il tempo è stato soppiantato dal comune grano tenero e dal grano duro, diretti discendneti del farro grande e farro medio. Pensate che era già usato nel Neolitico. Molte persone ancora non ne conoscono bene le proprietà di questo cereale che è ricco di vitamine e di sali minerali, ma povero di grassi, per non parlare del contenuto proteico.
Il farro integrale, inoltre, presenta un contenuto di fibre più elevato rispetto al farro perlato. Le fibre aiutano a favorire il transito intestinale e a proteggere la salute dell'intestino, contribuendo all'eliminazione delle scorie.
Farro- Spighe

Questo cereale garantisce un apporto calorico piuttosto basso, pari a 340 chilocalorie per 100 grammi di prodotto. Il consumo di farro contribuisce all'apporto di vitamine del gruppo B e di proteine attraverso l'alimentazione quotidiana. Per facilitare l'assunzione e l'assimilazione di proteine, si consiglia di accompagnare il farro, meglio se integrale, ai legumi. Tra gli elementi nutritivi essenziali per il corretto funzionamento del nostro organismo presenti nel farro troviamo tiamina, nacina e riboflavina. Tra i sali minerali maggiormente presenti nel farro, troviamo fosforo, potassio e magnesio. Per quanto riguarda le vitamine, l'attenzione è rivolta soprattutto a vitamina A, B2 e B3.
Il farro è un alimento più digeribile rispetto al grano duro e al grano tenero. Chi soffre di stitichezza può trarre beneficio dalle proprietà lassative di questo antico cereale. Il farro può essere utile per proteggere l'apparato digerente da malattie come le gastriti e da disturbi come il ristagno della bile nell'intestino.E' utile anche nelle diete dimagranti. Si tratta infatti di un alimento saziante, che può aiutare a limitare le quantità di cibo e di calorie introdotte durante i pasti. Il suo contenuto di fibre insolubili favorisce la pulizia dell'intestino e la depurazione dell'organismo. Ulteriori benefici del farro riguardano la riduzione del rischio di aterosclerosi. Inoltre, il contenuto di niacina di questo cereale contribuirebbe ad abbassare i livelli di colesterolo LDL e il rischio cardiovascolare. Il consumo di farro è considerato utile per ridurre il rischio di diabete di tipo 2. Il suo elevato contenuto di fibre e di elementi nutritivi benefici contribuisce alla prevenzione di insulino-resistenza, ischemie e obesità.
Il farro, proprio come il comune grano tenero, contiene glutine. Non è dunque adatto a chi soffre di celiachia o di intolleranza a questo elemento e deve dunque seguire una dieta senza glutine. Chi è allergico alle proteine del grano, potrebbe invece tollerare le proteine contenute nel farro, che risultano di più facile digeribilità. Si tratta comunque di un aspetto da valutare con attenzione a seconda delle problematiche di salute individuali. Inoltre, dato che il farro presenta proprietà lassative, il suo consumo è sconsigliato in caso di coliti croniche. L'elevato contenuto di fibre del farro, con particolare riferimento alla sua versione integrale, potrebbe rendere questo alimento controindicato in soggetti con particolari problemi intestinali o digestivi. In proposito è sempre bene consultare il proprio medico.

12/03/14

Bellezza: cosa può fare il miele

Cosa può fare il miele a favore della nostra bellezza? Più di quanto si possa immaginare. Senza stare a dilungarmi troppo vi propongo quattro brevi consigli per utilizzare il miele a tutto vantaggio di pelle, labbra, capelli, piedi.
Miele e cosmetica

 1) Pelle secca: il miele è un rimedio naturale adatto per prendersi cura della pelle secca, con particolare riferimento alle zone del corpo più ruvide o interessate da problemi di disidratazione, come i gomiti, le mani e i talloni. Applicate il miele sulla pelle e lasciatelo agire per 30 minuti prima di risciacquare con acqua tiepida.
2) Labbra screpolate: se sulle labbra sono presenti dei taglietti, il miele aiuterà a rimarginarli e svolgerà un'azione curativa, grazie alle sue proprietà antibatteriche. Vi basterà applicarlo sulle labbra in piccole quantità.
3) Capelli secchi e danneggiati: per prendervi cura dei vostri capelli secchi e danneggiati dall'uso eccessivo del phon o della piastra, preparate un impacco a base di miele e olio extravergine. Mescolate due cucchiaini rasi dei due ingredienti. Se occorre, diluite il composto con un po' d'acqua e applicatelo sui capelli umidi, aiutandovi con un pettine. Avvolgete la chioma con pellicola trasparente e un asciugamano e lasciate agire per 20 minuti prima di passare allo shampoo abituale.
4) Pediluvio rilassante: colmate un catino con acqua calda e disciogliete al suo interno 1 o 2 cucchiai di miele. Il miele aiuterà ad ammorbidire la pelle e a creare una sensazione di relax, che potrete accentuare con l'aggiunta di 2 o 3 gocce di olio essenziale di lavanda. Proseguite il vostro pediluvio rilassante per 10-15 minuti.

10/03/14

ALIMENTAZIONE: 5 RICETTE CONSIGLIATE DALLA SCIENZA PER PREVENIRE I TUMORI

Cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. E la semplice ricetta per vivere meglio. Alla portata di tutti

Il programma
Il programma Five a day (cinque al giorno) arriva dagli Stati Uniti, paese in cui si consumano circa 3,5 porzioni di frutta e verdura al giorno. Del resto anche qui da noi si raggiungono assai difficilmente le cinque porzioni. Ma attenzione è indispensabile rifornirsi esclusivamente di vegetali e frutta biologici: non contengono residui chimici e sono più ricchi di elementi nutrizionali. Preferite le varietà di colore gialloarancio (ricche di vitamina A), quelle di colore verde (ricche di vitamina C), le crucifere (cavolo, cavolfiore, broccoli) e le gigliacee (aglio e cipolla).
Come variare un menù vegetariano e rispettare il programma di prevenzione, 5 ricette cinque regole d'oro



 



ZUPPA DI MISO E ZUCCA
250 g di zucca, 1 o cm di alga wakame, 1 cipolla, 1 porro, l carota, 4 foglie di bietola, 2 cucchiaini di miso, sole marino integrale. Lavate e ammollate l'alga per una decina di minuti. Portate a ebollizione l'acqua in una pentola e aggiungete, già lavate e tagliate, tutte le verdure e la zucca a tocchetti. Unite l'alga ridotta a fettine. Cuocete a fuoco vivace per qualche minuto poi abbassate la fiamma per una ventina di minuti. A questo punto spegnete il fuoco, stemperate il miso con un mestolo di brodo di verdura e incorporate alla zuppa. Lasciate riposare una decina di minuti, aggiustate di sale e servite ancora caldo.

SPIEDINI VEGETALI
200 g di mozzarella, 4 pomodori piccoli. pane in cassetta integrale di segale, 1 uovo, 1 cucchiaino di prezzemolo tritato, 1 cucchiaio di latte di soia, farina per dolci, olio extra vergine d'oliva sale marino integrale. Tagliate il pane, i pomodori e la mozzarella a quadretti di circa 3 cm di lato. Infilateli, alternandoli, su uno spiedino di legno. Sbattete un uovo e aggiungete sale, prezzemolo tritato e latte di soia. Passate gli spiedini nel composto, quindi nella farina, e dorateli tuffandoli per una manciata di secondi nell'olio bollente. Asciugate con carta assorbente e servite caldi.

RISOTTO VERDE ALLA LATTUGA
 400 g di lattuga, 240 g di riso integrale, 1 cipolla, olio extravergine d'oliva, l cucchiaio di aceto di miele, uno tazza di brodo vegetale, una manciata di pinoli e parmigiano. Dopo aver mondato e lavato accuratamente la lattuga, tagliatela a listarelle e appassitela rapidamente nell'olio extravergine d'oliva insieme alla cipolla tritata. A questo punto inserite il riso, mescolate e fate insaporire bene. Unite, poi, l'aceto di miele continuando a mescolare mentre la cottura prosegue; se il risotto si asciuga aggiungete, poco alla volta, altro brodo. A cottura ultimata, prima di spegnere il fuoco, unite i pinoli, il parmigiano grattugiato e un filo di olio extravergine. Mescolate bene e servite.

CAVOLO CON LE FTTE
8 grumoli di cavolo nero, pone integrale, 2 spicchi d'aglio, olio extrovergine d'oliva, peperoncino in polvere, sale marino integrale. Mettete a cuocere in una pentola larga le foglie di cavolo nero insieme a poca acqua (salate a cottura quasi ultimata). Nel frattempo fate abbrustolire 8 fette di pane e strusciatele con l'aglio. Adagiatele in un vassoio e ponete sopra ogni fetta una porzione di cavolo. Condite quindi con olio extravergine d'oliva e spolverizzate con peperoncino.

INSALATA DI LUNGA VITA
I tazza di germogli alfa alfa, 6 carote, 1 tazza di sedano, 1 porro piccolo, 1 limone, olio extra vergine d'oliva, sale marino integrale. Pulite le carote e grattugiatele finemente; mondate il sedano e tagliatelo a dadini; tagliuzzate finemente anche il porro e mettete il tutto in una insalatiera insieme ai germogli alfa alfa. Aggiungete il succo di un limone, l'olio, il sale e mescolate bene.

INSALATA DI TOFU

250 g di tofu, 200 g di insalata, 3 kiwi, 2 carote, 20 g di semi di sesamo, I cucchiaio di olio di mais estratto a freddo, I cucchiaino di senape in polvere, 2 cucchiaini di erba cipollina, sale marino integrale. Dopo aver mondato le verdure, tagliate a striscioline l'insalata, a rondelle sottili la carote, a cubetti i kiwi. Poneteli in una ciotola e aggiungete il tofu tritato insieme ai semi di sesamo. Preparate un battuto d'olio con senape ed erba cipollina, sale e condite il tutto.

DESSERT DI FRUTTA
400 g di yogurt naturale, 1 banana matura, 1 mela o altra frutto di stagione, mezzo tazza di semi di girasole germogliati, 4 cucchiaini di miele di acacia, cannella in polvere. Unite allo yogurt naturale la frutta fresca tagliata a fettine sottili e a dadini, i semi germogliati e il miele. Amalgamate bene, versate in coppette di vetro e guarnite con una spolverata di cannella.
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