Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta Medicinali_. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Medicinali_. Mostra tutti i post

05/05/15

L'Elicriso, alcune proprietà

Tutto cominciò...: L'Elicriso, alcune proprietà: Vi siete mai inebriati con l' odore intenso e incantatore dell' elicriso ? Nell'antichità se ne facevano ghirlande che adornava...

30/04/15

Le Tisane: metodi di applicazione - parte prima

Tutto cominciò...: Le Tisane: metodi di applicazione - parte prima: Le tisane come tutti sappiamo, si assumono per via orale, cioè bevendo. Ma ciò che forse alcuni ancora non sanno è che esse possono essre us...

Applicazioni delle Tisane per via esterna: Bagno a...

Tutto cominciò...: Applicazioni delle Tisane per via esterna: Bagno a...: Per darvi alcuni esempi di come si possono usare le tisane per via esterna, oggi vi suggerisco due modi per usarle: un bagno alla passiflora...

10/04/15

Acerola: Antistaminico naturale che rivitalizza l'...

Tutto cominciò...: Acerola: Antistaminico naturale che rivitalizza l'...: Se la primavera scatena vari tipi di allegie , tutti converrete che il disturbo più fastidioso è quello che aggredisce il naso , con starnut...

05/04/15

Rooibos, Basilico e Ribes Nero contro le Allergie ...

Tutto cominciò...: Rooibos, Basilico e Ribes Nero contro le Allergie ...: Pare che sia arrivata davvero la primavera e con essa le allergie che si manifestano con starnuti , naso che cola , occhi che lacrimano , as...

02/03/15

Il Mirtillo Rosso e Nero Alleati per il Benessere del nostro Organismo

Da sottolineare che il mirtillo rosso e il mirtillo nero sono tra i frutti di bosco i più sostanziosi come proprietà antiossidanti

Tante volte ci dimentichiamo che madre natura ci offre degli straordinari frutti che sono benefici per il nostro organismo e ci limitiamo ad assumere medicine che di naturale hanno ben poco, il mirtillo rosso e il mirtillo nero sono tra tutti i frutti del bosco quello che più posseggono sostanzte antiossidanti, ognuno con le proprie caratteristiche cher andremo a scoprire qui di seguito e facciamoci aiutare qualche volta dalla natura che è sempre molto prodiga con gli essere umani nonostante essi la maltrattino.

I mirtilli neri racchiudono una  diversità di minerali quali il calcio, il manganese  ed il fosfor, inoltre 
sono abbondanti di vitamina C ed A unitamente ai caroteneoidi, altre proprietà eccezionali si ritrovano nei antociani i quali sono sostanze antibatteriche de4l tutto naturali e servono principalmente per la circolazione sangtuigna, dando ai mirtilli quel particolare blu intenso che hanno, gli antociani hanno anche il compito di proteggere non solo di le pareti dei capillari ma anche delle vene, favorendo pure la circolazione sanguigna riducendo il rischio di malattie cardiocircolatorie, cerebrovascolati quali possono essere infarti ed ictus; di conseguenza a queste proprietà è consigliabile assumere questo frutto anche come succo per alterazioni circolatorie quali ulcere venose, emorroidi, pesantezza alle gambe, varici, couperose  e flebiti, ma non finisce qui.

LE PROPRIETA' DEL MIRTILLO ROSSO E NERO
MIRTILLO ROSSO E NERO
I mirtilli neri con l'apporto dei preziosi antociani proteggono anche la vista, in particolare verso la degenerazione della retina, queste sostanze antibatteriche agiscono sui capillari della retina e proteggendola affinando anche la vista migliorandone la visione notturna; inoltre per chi ama essere sempre belle e giovane è un ottimo antiossidante contro l 'invecchiamento dell'epidermide manendola elastica e la sua azione arriva al miocardio aumentandone la resistenza.


I mirtilli rossi invece quali proprietà benefiche hanno per la nostra salute? molte poiché abbonda di vitamina C, inoltre fibre, calcio e potassio che il mirtillo nero non ha, utili per quanto riguarda le infezioni delle vie urinarie, le cistiti abituali, le prostatite e le infiammazioni dell'uretra ma non solo ha anche altre proprietà per il benessere del nostro organismo e si rivolgono all'apparato digerente, il colon irritabile, per chi ha una colite spastica e soffre di meteorismo in quanto la sua azione antinfiammatoria è riconosciuta largamente dagli studi scientifici effettuati sulle sue proprietà, infine si raccomanda anche per chi soffre di stitichezza e quale tonificante in caso di dissenteria.

17/10/14

Io erba gatta e voi?

Chi possiede un felino, conosce l'erba gatta, o gattaria o menta dei gatti, ma il suo nome è  cataria, ed ha ottime proprietà salutari anche per l'uomo, infatti viene da lungo tempo impiegata sotto forma di "tè" per abbassare la febbre, combattere l'influenza o il raffreddore. Ha proprietà antidolorifiche e svolge un'azione sedativa.

Vediamone gli usi interni:
Favorisce la sudorazione, stimola la digestione e l'espulsione dei gas intestinali. Previene aborti spontanei, nascite premature e nausee mattutine. Decontratturante, sedativa, antispasmodica. Analgesico lievemente narcotico. Ha funzione antinfettiva verso alcuni batteri. Antiossidante.

Usi esterni:
Reumatismi, artriti.


Le indicazioni terapeutiche valgono per: cura di raffreddori, influenze, stati febbrili nel bambino (in associazione con il sambuco). Come diaforetico, la cataria agisce su tutti i tipi di febbre e, in particolare, sulla bronchite acuta. Come pianta carminativa e antispasmodica, viene utilizzata per il trattamento di indigestioni, coliche, emicranie di origine digestiva, flatulenze e diarrea. Prevenzione delle nausee mattutine nelle donne gravide. Vampate di calore dovute alla menopausa. In applicazioni locali, per alleviare i sintomi dei reumatismi e dell'artrite. Grazie alle sue proprietà miorilassanti, sedative e antispasmodiche, è impiegata per combattere l'insonnia, lo stress e i crampi intestinali.
L'olio estratto dalla cataria contiene del nepetalattone, particolarmente efficace contro le zanzare. È un repellente contro termiti e blatte. Sotto forma di cataplasmi, consente di alleviare i gonfiori dolorosi.

Come infuso caldo: per il trattamento di raffreddori, stati influenzali e febbre, ma anche per facilitare la digestione, combattere flatulenze, diarree e coliche. Sempre come infuso, la cataria svolge l'azione di decontratturante, sedativo e antispasmodico per combattere l'insonnia, lo stress e i crampi. Si consiglia di versare due cucchiaini da caffè di fiori secchi o due cucchiai della parte fresca di cataria in due decilitri di acqua bollente. Dopo aver lasciato in infusione da cinque a dieci minuti, togliere le piante e bere da una a quattro tazze al giorno, preferibilmente tra i pasti. L'infuso può essere consumato anche dai bambini.

Come tintura: da 10 a 15 gocce di tintura in un bicchiere d'acqua o in un succo di frutta, da una a quattro volte al giorno. La tintura può essere consumata dai bambini, in dosaggi di una goccia per anno di età.

Olio essenziale: da una a due gocce mescolate con miele fino a tre volte al giorno. L'olio essenziale è riservato al consumo delle sole persone adulte. - In applicazioni locali: per combattere i dolori causati da reumatismi e artrite. Precauzioni d'uso della cataria Anche se la cataria non presenta alcun tipo di rischio, evitare sempre di assumerne in dosi eccessive. Si raccomanda comunque di consultare un medico.

Controindicazioni: in passato la cataria era impiegata come stimolante uterino, è sconsigliato assumerne durante la gravidanza. Il consumo di cataria è anche sconsigliato in caso di mestruazioni abbondanti. Analogamente, le donne soggette a malattia infiammatoria pelvica non devono assumere la cataria per via orale.   In caso di assunzione di quantità eccessive, la cataria può causare vomito, diarrea o emicrania.   Per combattere gli stati febbrili o il raffreddore, si raccomanda l'associazione in parti uguali di "tè" di cataria e zafferano. Può anche essere combinata con la canapa acquatica, il sambuco, l'achillea o il pepe di Cayenna per combattere gli stessi disturbi. La cataria non deve essere assunta in concomitanza con farmaci aventi un'azione sedativa o ansiolitica, poiché gli effetti sarebbero più intensi e fuori controllo.

27/09/14

Entro il 2015 cannabis terapeutica gratuita | elenco di malattie che se ne avvalgono

Cosa dice la legge sull'utilizzo e la distribuzione gratuita della cannabis terapeutica; elenco delle malattie che prevodono l'utilizzo della cannabis terapeutica sotto prescrizione medica.


Accordo raggiunto: entra il 2015, in Italia si potrà produrre cannabis per scopi terapeutici per i malati di malattie neurodegenerative e che necessitano di terapia del dolore, con la conseguenza della diminuzione del costo di circa il 15 euro al grammo: un bel risparmio, non c'è che dire.
I termini della collaborazione siglata tra Beatrice Lorenzin, ministro della Salute, e Roberta Pinotti, ministro della Difesa, disciplinano un inizio  progettuale pilota per produrre cannabis allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. I tempi stringono: entro il 31 ottobre sarà costituito infatti un gruppo di lavoro per quantificare il fabbisogno della popolazione, necessario per avviare la produzione nello stabilimento dove coltivare, fabbricare e smistare la sostanza attiva alle farmacie territoriali.

Cosa dice la legge
|“Il decreto Ministeriale rende possibile prescrivere ed utilizzare questi principi attivi, quindi mette nelle disponibilità un ulteriore strumento terapeutico per la cura palliativa del dolore o per altre applicazioni terapeutiche in molte forme di disabilità fisica e mentale a discrezione del medico, dietro presentazione di ricetta medica, da rinnovarsi di volta in volta nel caso di preparazioni magistrali”
E' stato dimostrato che la cannabis è efficace contro dolore, nausea, vomito, anoressia, chachessia, spasticità e disturbi del movimento.
Ecco l'elenco delle  malattie“d’interesse” che si trovano testo normativo:
Cannabis terapeutica
glaucoma,
epilessia,
stress post-traumatico,
depressione,
emicrania,
ictus,
sindrome di Tourette,
sindrome bipolare,
artrite reumatoide,
asma bronchiale.
morbo di Alzheimer
L'elenco include anche l’Aids, “malattia nella quale solo raramente si hanno dolori neuropatici ma spesso si osserva grave deperimento organico ed inappetenza”.

Asupportare la decisione c'è un'ampia letteratura scientifica, che approfondisce le singole proprietà terapeutiche e palliative dei cannabinoidi nelle loro varie forme, e“le esperienze cliniche internazionali dello scorso decennio, che hanno mostrato per i cannabinoidi una apprezzabile efficacia nel trattamento di particolari sintomi, associata a una minore incidenza di effetti collatarali di rilievo rispetto a molti dei farmaci di comune impiego”.

26/09/14

Al Sant'Orsola di Bologna risonanze magnetiche al succo d'ananas

Sant'Orsola Bologna - Già da un anno viene usato succo di ananas puro al posto del Lumirem, il liquido di contrasto utilizzato per esami radiologici, ottenedo lo stesso risultato e risparmiando oltre 13mila euro l'anno.


Spending review abbastanza corposa, grazie alla competenza di dietisti e cuochi, fondamentale in reparto per fare questa scoperta. Il succo di ananas, usato puro al 100%, funziona perfettamente come liquido di contrasto nelle radiografie e nelle risonanze magnetiche.

All'ospedale Sant'Orsola di Bologna la tecnica è in uso da oramai da un anno, ed ha portato un importante risparmio che di questi tempi è assolutamente necessario applicare: si è passati da 14mila euro a 380 euro. Lo ha spiegato Marco Storchi, responsabile dei servizi di supporto alla persona del policlinico.

Al Sant'Orsola di Bologna
risonanze magnetiche al succo d'ananas
Era già noto che alcuni frutti possedessero la qualità di aumentare il contrasto nel caso di esami radiologici, ad esempio, oltre all'ananas, ci sono il mirtillo nero, la mela rossa, l'uva, la mora e la barbabietola rossa.

Ma a Bologna per la prima volta il succo di frutta viene sostituito al farmaco, aiutando i bilanci dell'azienda sanitaria e anche i pazienti, che al posto di un farmaco sintetizzato chimicamente come il lumirem, ovvero ferro, metile e propile paraidrossibenzoato di sodio, possono gustarsi un normale succo di ananas.

15/09/14

Il Ginkgo cura i disturbi circolatori e la demenza

Il Ginkgo (Ginkgo biloba) è considerata dai giapponesi la pianta sacra e viene utilizzata nella medicina tradizionale e per curare i disturbi circolatori e migliorare la memoria negli anziani.


Non tutti gli studi medici concordano sui benefici del ginkgo, ma diversi dottori fanno presente che può essere particolarmente efficace nel trattamento della demenza senile e nella cura del morbo di Alzheimer e anche in presenza di una cattiva circolazione nelle gambe e per questo lo prescrivono ai loro pazienti. 

Diverse ricerche fatte in laboratorio hanno dimostrato che il ginkgo migliora la circolazione sanguigna, dilatando i vasi sanguigni e riducendo la viscosità delle piastrine del sangue. 

Le persone che stanno assumono già dei farmaci per problemi di circolazione (aspirina) è meglio che consultino i propri medici prima di utilizzare il ginkgo e devono fare grande attenzione anche coloro che hanno convulsioni e le donne nel periodo dell’allattamento. 

È sconsigliato assumere più di 100-200 mg al giorno di estratto secco di foglie di ginkgo biloba e possono essere fatti cicli di 1-2 mesi e poi fermati per almeno 20 giorni.
Il ginkgo biloba

10/08/14

Salvia erba del benessere

Mettete qualche piantina di salvia nell'orto o nel balcone di casa. Coi primi tepori primaverili riuscirete a procurarvi non solo una miniera di aromi per impreziosire arrosti e condimenti, ma anche un modo per digerire meglio. 

Salvia deriva dal latino salus, salute, e ad essa sono da sempre attribuite proprietà medicamentose, di recente investigate dalla ricerca scientifica. Per egizi e romani, e fino all'alto Medioevo, la salvia era la base di un infuso conosciuto come oggi è il tè, assunto come dissetante e poi passato di moda, in seguito all'avvento di piante esotiche come caffè, tè, cacao. "Ogni malattia nota all'umanità può essere curata con la salvia", scriveva forse con troppo entusiasmo un noto erborista, Varro TyIer. Se i medici arabi dell'anno Mille credevano conferisse 1'eterna giovinezza, Carlo Magno volle fosse coltivata nei giardini erboristici imperiali.
Una famiglia numerosa Parlare di salvia è in realtà sempli-· cistico, perché di questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Labiate (la stessa che comprende menta, rosmarino, lavanda, melissa e timo), si conoscono almeno 900 diverse varietà. Si passa da alcune, tipiche del Sudamerica, che profumano di anice, ad altre che emanano aromi di ananas e pompelmo, per arrivare a una specie tipica del Sudafrica (la africanacerulae) che ha l'interessante proprietà di inibire gli eccessi di sudorazione a un paio d'ore dall'assunzione, sotto forma di infuso.
«Un po' in tutte le versioni, la salvia ha la buona proprietà di rendere più facile e veloce la digestione», dice il dottor Oliviero Sculati, dell'Unità di Nutrizione dell'ASL di Brescia. «Sia unita a grassi di condimento, sia ad altri vegetali come l'aglio, allo scopo di potenziare il sapore di risotti, polente, paste farcite, la salvia riesce, infatti, a migliorare l'efficienza con cui piatti anche "pesanti" vengono smaltiti dallo stomaco». Basta l'aggiunta di qualche fogliolina, per risparmiare anche mezz'ora di tempo sulla digestione di un arrosto un po' grasso.
Salvia africana
Buona da bere e da mangiare Un originale vin brùlé a base di salvia può, invece, stimolare la funzione digestiva, spesso un po' sopita delle persone in avanti con gli anni. In cucina è possibile ottenere con la salvia effetti notevoli e una vasta gamma di sapori. Basti pensare alla salvia resa croccante in un tradizionale condimento a base di burro, su spaghetti o gnocchi, piuttosto che alle foglie fritte in pastella, o agli aromi sprigionati quando viene aggiunta su legumi e arrosti. Le specie più usate in Italia variano per colore (dal verde grigiastro al violaceo) e per dimensione (foglia piccola o gigante): già nelle dosi utilizzate in cucina, esse hanno un blando effetto astringente ed antisettico. 
Salvia italiana
All'Università del Kansas, la salvia si è dimostrata capace di ridurre di un terzo la presenza di un microrganismo responsabile di intossicazioni alimentari (Escherichia coli) che era stato aggiunto a bella posta a degli hamburger. Secondo altri studi, la salvia avrebbe anche un discreto potere antiossidante, utile nella lotta ai radicali liberi. Aromi e sapori della salvia sono generati da sostanze gommose, resinose, tanniche e da oli essenziali che tutt' oggi sono molto utilizzati dalle industrie cosmetiche. Non a caso, la polvere di foglie di salvia è presente nei dentifrici di erboristeria, per la sua azione preventiva contro i batteri responsabili della carie. Un effetto farmacologico sul sistema nervoso viene invece sviluppato dall'essenza di salvia, una preparazione officinale molto concentrata elaborata in erboristerie e farmacie.
Afrodisiaca oppure il contrario? Tra storia e leggenda, controversa è lo fama della salvia in camera da letto. Pare infatti che Cleopatra lo utilizzasse, insieme alla ruta, per conquistare più facilmente i tanti uomini che caddero ai suoi piedi. E per i greci era pianta adatta alle donne, per facilitarne il concepimento e per favorirne lo gravidanza. Ma dall'altra parte dell'oceano, in America, medici ottocenteschi lo ritenevano al contrario un valido mezzo per calmare troppo bollenti spiriti, per rendere più tiepida lo furia amorosa. Chi aveva ragione? Difficile dirlo, anche perché - in tempi di Viagra - l'argomento non è più stato sviluppato dalla ricerca scientifica moderna.
Lontana dalle altre piante Coltivare la salvia è facile per chiunque abbia il pollice verde ed è un buon modo per averla a disposizione fresca, fragrante e ricca di tutte le sue proprietà. Cresce bene in ogni terreno ben soleggiato e drenato. C'è un'unica avvertenza molto importante da rispettare: la salvia non va tenuta vicina, magari nello stesso vaso, ad altre specie vegetali. Emette, infatti, composti aromatici (chiamati terpenici) che sono potenzialmente in grado di bloccare lo sviluppo di numerose altre piante. Proprio queste sostanze hanno avuto un potente ruolo nel successo evolutivo della salvia nel corso di milioni di anni, permettendole di replicarsi a danno di specie concorrenti.

A chi interessa qui c'è un antipasto alla salvia


02/08/14

Il Tasso, l'albero della Morte e della Vita

Fascino e mistero avvolgono la storia di alcuni alberi e piante che poco conosciamo ma che possono in qualche modo farci sognare. E in questo filone da me iniziato e che riguarda piante ed alberi velenosi, mi sono imbattuta nel Tasso.

Il Taxus baccata fa parte della schiera degli alberi sacri e pericolosi, intriso di misticismo, pregno di significati simbolici e più di ogni altro la sua storia è circondata da  leggende, come nessuna altra specie della flora europea, se non per la quercia.
Il suo legno di grande resistenza e flessibilità, può mantenersi inalterato per migliaia di anni, fu preferito ad altri  per la fabbricazione di archi, frecce e lance. Il grande arco di Ötzi, l'uomo del Similaun (3.330 a.C. circa) è di Tasso; come lo era la freccia che uccise Re Riccardo Cuor di Leone. Del resto il suo nome non lascia adito a dubbi, poichè in greco  Tóξov (Toxon), significa appunto "arco". Era così richiesto che nel 13° ed il 16° secolo vennero decimati boschi interi, in Inghilterra, e poi quelli spagnoli e dei territori anseatici.

Tasso, albero
immagine presa dal web
Ma già nel IV secolo a.C., Teofrasto ci informa del carattere estremamente velenoso della pianta le cui foglie, scriveva, sono letali per i cavalli, ma innocue per i ruminanti. Si è poi scoperto che la sua tossicità dipende da un alcaloide chiamato Tassina (in realtà sono state riconosciute sei differenti molecole tossiche), presente in tutti gli organi della pianta, ad eccezione della parte carnosa del frutto, ed in grado di uccidere, in dosi elevate, anche l'uomo.

Il suo veleno veniva usato da un lato per rendere più micidiali le punte di freccia e di lancia, dall'altro, anticipando i principi della medicina omeopatica, per curare i morsi di ragni e serpenti. Shakespeare racconta come il padre di Amleto fu ucciso proprio versandogli nell'orecchio una sostanza estratta dal Tasso. E' per questo  il Tasso è stato associato  alla morte.

Volgarmente infatti viene chiamato  Albero della Morte, tanto che è divenuto il solitario guardiano dei cimiteri celtici, e di quelli dei popoli a loro precedenti, una tradizione che si è poi mantenuta anche nei luoghi di sepoltura cristiani della Gran Bretagna e della Francia.

Vi sono Tassi famosi per la loro longevità come  il Tasso di Fortingall, in Scozia, sulla cui età gli studiosi hanno opinioni assai discordi, vengono attribuiti dai 2.000 ai 5.000 anni, e l'incredibile durata del suo legno (di Tasso è il più antico manufatto umano di legno, costituito da una lancia pressochè intatta, rivenuta a Clacton in UK, e datata 150.000 anni fa), ne hanno fatto ben presto anche un simbolo di immortalità e di saggezza omnicomprensiva.

La sua simbologia di morte presso le popolazioni pre-romaniche, fu intesa come momento di passaggio verso una nuova vita, quindi trasformazione, ciclo di morte e rinascita, il passaggio attraverso il quale si apre la via per l'eterna vita dell'anima, e, concludendo, la promessa di vita contenuta nella morte. Per i primi popoli germanici, il Tasso era l'Albero della Rinascita, ed era associato al giorno del 21 dicembre, giorno in cui il Sole rinasceva dal ventre del mondo sotterraneo, e ricominciava il ciclo annuale di vita e morte.

Nel calendario celtico, era associato alla festa di Samhain,  nel mese di novembre, festa di apertura delle porte tra il mondo dei vivi e quello dei morti. E il Tasso era  il guardiano delle porte che mettevano in comunicazione i due mondi, purificava i morti e proteggva l'anima nel suo viaggio verso l'aldilà, prevenendo l'interferenza degli spiriti malvagi.

Affinchè il defunto fosse protetto durante il suo viaggio, si mettevano nel sudario dei ramoscelli di Tasso, e per la stessa ragione si piantava nei cimiteri. Anche i Greci lo considerarono una sorta di porta di accesso verso gli Inferi, e lo avevano dedicato ad Ecate, dea degli Inferi; i sacerdoti di Eleusi lo utilizzavano durante i loro riti  misterici, come simbolo inscindibile di morte ed immortalità.

Nel 1964 viene scoperto nella corteccia del cugino nordamericano Taxus brevifolia (ma in seguito anche nello stesso Taxus baccata) un alcaloide diterpenico battezzato Taxolo (oggi paclitaxel), molto efficace nella cura del cancro delle ovaie. Il cerchio si è finalmente chiuso: anche la scienza è arrivata a considerare il Tasso come l'albero in cui morte e vita si uniscono.

29/07/14

Belladonna, ovvero la ciliegia della pazzia

Se vi capita di imbattervi nella Belladonna, sappiate che potreste confonderla con un bel ciliegio, soprattutto se carica delle sue bacche. Ma attenzione, la belladonna è una pianta velenosa, molto pericolosa se assunta in dosaggi o forme sbagliate diverse dai preparati galenici o omeopatici prescritti sotto rigorosissimo controllo medico.

 Il suo nome scientifico è Atropa Belladonna e appartiene alla famiglia delle Solanaceae, come il pomodoro e la patata. Il termine Atropa deriva da una delle tre Parche, Atropo, che tagliava il filo della vita, mentre Belladonna dal fatto che era utilizzata come espediente di bellezza dalle dame del Rinascimento, che usavano un macerato di foglie di belladonna per lucidare lo sguardo e dilatare la pupilla in modo da sembrare più seducenti: ciò derivava dall’effetto dell’atropina, un alcaloide di cui la belladonna è molto ricca, che provocava la midriasi delle pupille agendo sul sistema nervoso parasimpatico per aumentare la circolazione.

Atropa Belladonna
Era considerata anche l’erba delle streghe proprio per  gli effetti allucinatori che derivavano dalla sua assunzione: infatti l’ingestione accidentale o meno di belladonna provoca la perdita del controllo psicomotorio, risa spasmodiche, sensazione di levitazione nell’aria e leggerezza del corpo, oltre ai disordini mentali da allucinazioni anche di natura erotica.

Successivamente alla fase eccitatoria, iniziano gli effetti collaterali veri e propri: blocco della sudorazione con conseguente ipertermia, aumento della temperatura corporea, secchezza alla bocca, problemi alla vista fino a tachicardia, tremor spastico, insufficienze polmonari e stati di incoscienza anche gravi che possono condurre alla morte.

Per molto tempo la belladonna è stata utilizzata come farmaco anestetico chirurgico grazie alle sue proprietà miorilassanti, che agivano sul sistema nervoso e sui muscoli del corpo; inoltre è stato grazie agli studi sulla belladonna che si è potuta sintetizzare in laboratorio l’atropina,  utilizzato moltissimo in oculistica per dilatare la pupilla e verificare le patologie a carico degli occhi.

La Belladonna è una pianta che cresce sui muri e nei vecchi ruderi e fiorisce nei mesi estivi. Tutte le parti della pianta sono velenose. La parte più tossica, sono i frutti (bacche), che costituiscono un veleno altamente letale e, vista la loro somiglianza con le ciliegie, combinato con il loro sapore dolciastro, hanno indotto molte persone a consumarli, ignari del pericolo mortale.

La dose letale per un adulto è di 100 mg (ma ne basta circa la metà per essere letale ad un bambino). La belladonna agisce specialmente sul cervello e i sintomi dell'avvelenamento insorgono molto rapidamente, e la morte avviene per paralisi generalmente in 24-36 ore. Nell'antica Roma  veniva usata dalle donne per dare colorito al viso e per rendere le loro pupille più dilatate e l’occhio più vistoso.

 In Germania viene conosciuta sotto il nome di “ciliegia della pazzia” in quanto veniva utilizzata contro i nemici come un metodo di confessione.

26/07/14

Aconite, bella e dannata, una delle piante più velenose al mondo

L'aconite è una pianta dai bellissimi fiori viola, che occhieggiano languidi in luoghi ombreggiati e collinari in Maggio e Giugno. La si trova anche nei giardini perchè è una bellissima pianta ornamentale.

Per quanto bella e decorativa, essa è una pianta molto velenosa, dai cui è bene guardarsi. Ha diversi principi attivi, il principale è l'aconitina  potentissimo alcaloide, famoso per essere il secondo veleno vegetale più letale al mondo, dopo la nepalina. Tutta la pianta contiene gli alcaloidi, anche se la parte con la maggior concentrazione e’ sicuramente la radice, che viene fatta essiccare appena colta per non perdere parte del principio attivo.


Il suo sapore è molto pungente e aspro. E' solubilissimo nell'alcool ma risulta poco solubile in acqua.
Aconitum napellus
immegine presa dal web

I principi attivi di questa pianta sono stati spesso usati in medicina, primo fra tutti il suo potere anestetico.  La si usa come anestetico locale per sciatica e nevralgie, in particolare nella nevralgia facciale e del trigemino. Il miglior metodo di applicazione consiste nel massaggiare un piccolo quantitativo di unguento di aconitina fino a percepire la sensazione di anestesia alla parte trattata, tuttavia a causa del costo elevato di questo preparato si usa più comunemente un linimento all’aconite, da applicarsi con un pennello di crine di cammello precedentemente intinto nel cloroformio, che facilita l’assorbimento dell’alcaloide presente nell’aconite.

L’aconito è indicato per uso interno ogni qualvolta si renda necessaria ridurre l’attività cardiaca nel corso di stati febbrili. Negli anni passati, veniva utilizzato in tutti gli stati febbrili e anche negli stati settici che seguivano le operazioni chirurgiche nell’epoca pre-Listeriana. Oggi l’aconite viene usata solo negli stadi iniziali delle febbri meno gravi, come tonsilliti acute, bronchiti, e forti laringiti. Il dolore acuto e il rapido gonfiarsi delle corde volali, con difficoltà respiratorie che caratterizzano le laringiti acute può spesso trovare sollievo dall’azione sedativa portata in circolo dall’aconitina.

Non appena spariti i sintomi, è opportuno sospendere il trattamento per evitarne gli effetti collaterali, che potrebbero seguire un uso troppo prolungato. Nella medicina tradizionale cinese, l’aconite viene usato nella carenza di Yang del paziente, o “freddezza” , e diluito fortemente, a causa della sua tossicità.

I sintomi di un avvelenamento da aconite si presentano dopo pochi minuti, inizialmente a carico del tubo digerente, con una netta sensazione di bruciore, formicolio e intorpidimento alla bocca e bruciore all’addome. Dopo circa un ora, si notano violenti conati di vomito, seguiti dai sintomi sopra descritti a carico dell’apparato respiratorio, del cuore e del sistema nervoso. Come in un avvelenamento da stricnina, il paziente rimane perfettamente lucido, non avendo l’aconitina effetti sul cervello.

Gli unici segni post-mortem sono quelli di una asfissia. Il trattamento per questo avvelenamento consiste nello svuotamento dello stomaco tramite lavanda gastrica, mentre gli antidoti fisiologici sono atropina, digitalina o strofantina, da iniettare per via sottocutanea alla dose massima consentita. Alcool, stricnina e calore devono anche essere usati in aiuto al trattamento contro l’avvelenamento.

La descrizione appena fatta vale per un avvelenamento da ingestione. Si noti tuttavia che l’aconitina può essere facilmente assorbita attraverso la pelle, tanto che ci si può avvelenare anche solo raccogliendo le foglie senza l’uso di guanti: la tossina presente nella linfa penetra infatti nella pelle. Da esperimenti pratici, la linfa che trasuda da undici foglie raccolte provoca già disturbi cardiaci per circa due ore, mentre il formicolio inizia fin da subito, al contatto con la foglia, estendendosi per tutto il braccio fino alla spalla, dopo di che il cuore inizierà a soffrire.


È uno dei veleni più potenti che si conoscano. La dose letale per l'uomo è di 5mg/kg di massa corporea e la morte avviene in poche ore dopo crampi violenti e perdita completa della coscienza. Nella mitologia greca si narra che Cerbero, il cane che custodiva gli Inferi, portasse nella bava i semi di aconite. E quando Ercole l'ha rapito per portarlo sulla Terra, la rabbia del cane era tale che, la sua saliva a contatto col suolo, ha fatto nascere la pianta di aconite. Questa pianta viene anche conosciuta come "l'erba del diavolo" perchè è tanto bella quanto velenosa. Pensate che il suo veleno può essere assorbito dalla pelle, tenendo semplicemente un mazzo di aconite in mano.

03/05/14

L'attualità dell'angelica Arcangelica

Agli inizi di luglio, nei boschi, lungo le rive o nei prati umidi, alti fusti aerei sovrastati da larghe ombrelle di fiori bianco-verdastri svettano su tutte le altre erbe: è l'Angelica Arcangelica.

Cresce in zone riparate dal vento, soleggiate e rinfrescate da ruscelli, in alcuni valloni delle Alpi e degli Appennini; rara in Italia allo stato spontaneo. È una pianta erbacea della famiglia delle Ombrellifere che raggiunge 1-2 m di altezza; ha fusto grosso e scanalato, con all'apice diverse infiorescenze distribuite a ombrella. Nel XVI secolo veniva coltivata nei monasteri dell'Europa centrale dai monaci, e per le sue virtù vere e presunte, fu denominata Erba degli angeli o Arcangelica. Secondo l'abate Foumier questo nome deriva dalla leggenda che attribuiva all'arcangelo Raffaele l'aver rivelato a un eremita le proprietà specifiche della pianta contro la peste. l'angelica è una pianta medicinale particolarmente adatta a contrastare i danni, come lo stress e i disturbi digestivi, provocati sul nostro organismo dal ritmo della vita modema.

immagine presa dal web

Angelica Arcangelica

I suoi principi attivi sono il felandrene, con effetti digestivi e spasmolitici, e l'angelicina, che svolge un'azione sedativa e riequilibrante del sistema nervoso; a questi principi si devono le vere proprietà medicinali della pianta che è essenzialmente digestiva e carminativa: è infatti un potente tonico e stimola le funzioni dell'apparato digerente, aumenta l'appetito, rende più facile la digestione, aumenta la secrezione dei succhi gastrici ed elimina i gas e le fermentazioni intestinali. È la pianta più adatta alle persone inappetenti, indebolite e dispeptiche. È particolarmente indicata per chi soffre di ipotonia (ptosi gastrica) e di emicranie dovute a una cattiva digestione. Tonificante e riequilibrante del sistema nervoso: è particolarmente utile in caso di depressione, nevrosi ed esaurimento nervoso. Si raccomanda quindi anche agli studenti nei periodi d'esame, alle persone soggette a tensione nervosa, ai convalescenti di malattie debilitanti e, in generale, a tutti coloro che si preparano a superare una prova difficile. I bagni con acqua di angelica esercitano un effetto dawero salutare sul sistema nervoso. l'angelica possiede anche virtù diuretiche ed espettoranti le quali sono, però, meno efficaci delle precedenti. Occorre porre attenzione all'azione fotosensibilizzante, per cui durante l'assunzione della pianta è opportuno evitare esposizioni prolungate al sole o ai raggi UV; la preparazione tramite infuso, invece, viene segnalata come innocua.

PREPARAZIONE E USO UNA RADICE MOLTO ATTIVA La letteratura non segnala effetti secondari alle dosi terapeutiche. Dosi molto elevate hanno però un effetto abortivo. Per stimolare l'appetito, bastano 20 gocce di tintura madre d'angelica, in mezzo bicchiere d'acqua, mezz'ora prima dei pasti. Se vogliamo prevenire le gastroenteriti da calore, aggiungiamo alcune foglie della pianta alle insalate di verdura cotta, almeno due volte alla settimana. L'infuso o il decotto si prepara con lo radice tritata, cioè con la parte più attiva della pianta, con 20-30 g per l litro d'acqua. Si possono unire anche foglie tenere e semi. Bere una tazza di tisana prima di ogni pasto, fino a tre volte al giorno. Per un bagno rilassante, preparare un decotto con 100 g di pianta in l litro d'acqua da aggiungere all'acqua della vasca. Per combattere l'iperacidità o gli spasmi gastrici, bere dopo ogni pasto una tazza di infuso di semi di angelica (un cucchiaino di semi in una tazza da tè).

16/03/14

Erbe e piante medicinali al posto dei farmaci. Perchè no?

Una grandissima parte delle patologie del corpo umano possono essere curate sfruttando le proprietà di molte erbe, chiamate per l'appunto erbe medicinali, messe a disposizione dalla natura per curare il nostro organismo, facendo così a meno dell'uso eccessivo e spesso scriteriato di farmaci che come tutti sanno hanno delle controindicazioni spesso non indifferenti e sono peraltro dei composti chimici.

Si definiscono tecnicamente "Piante Officinali" dal latino "Officina", parola con la quale si intendevano gli antichi laboratori farmaceutici nei quali venivano preparate le droghe. Inoltre si intendono anche quelle piante usate nell'antichità quali rimedi per determinate patologie, a differenza delle piante aromatiche e da profumo che sono invece utilizzate per insaporire cibi o per realizzare essenze profumate.

Le erbe medicinali trovano comunque largo impiego in erboristeria, fitoterapia e omeopatia, in campo erboristico vengono impropriamente denominate droghe in quanto si intendono estratte dalla parte della pianta che è più ricca di principi attivi: radice, corteccia, fiori. Le piante ed erbe medicinali forniscono una grande diversità di principi attivi, classificabili in diversa natura: vitamine, enzimi, alcaloidi, gomme e mucillagini. Tra questi esistono principi attivi ricavati dalle piante aromatiche che hanno elevate proprietà profumate che permettono l'utilizzo in diversi campi: profumeria, bevande e cosmetici. L'insieme dei principi attivi che si trovano nel tessuto di una pianta officinale, viene tecnicamente detto: fitocomplesso.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha definito "fitomedicine" quei prodotti contenenti principi attivi delle piante sotto forma di preparati corredati da regolare etichetta che ne indica la composizione, la natura, la provenienza e le modalità di assunzione. L'impiego curativo e la somministrazione nella fitomedicina avviene nei modi più svariati: infuso, decotto, impacco, pomate, tisana, succo, cataplasma, tinture e polveri. L'utilizzo delle piante medicinali ad uso curativo, risalgono a più di cinquemila anni fa e tutte le notizie utili a livello storico, provengono da alcuni scritti cinesi.

Tra le principali piante mediche segnaliamo: 
BETULLA, che con la sua corteccia possiede proprietà antisettiche, diuretiche e depurativa;  l'  
ANICE  verde del quale vengono apprezzate le proprietà medicinali e aromatiche;
ALLORO che tramite infusi in acqua bollente combatte ogni tipo di tosse ed è molto utile contro patologie intestinali; .
AGRIFOGLIO che possiede importanti proprietà antispasmodiche, toniche ed emollienti; .
AGLIO, molto utilizzato sin dall'antichità che giova sulla lucidità mentale e sulla resistenza fisica come salutare energetico; .
LIMONE, il cui succo è molto utile all'apparato digerente, come depurante e astringente intestinale. . PASSIFLORA, viene solitamente utilizzata per la cura e la prevenzione di ansia, angoscia ed insonnia dovuta ad agitazione. .
BIANCOSPINO agisce a livello del sistema nervoso centrale, riducendo la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, risultando utile in caso di tensione emotiva, agitazione e insonnia. Inoltre è in grado di intrappolare ed eliminare i Radicali liberi presenti nel nostro corpo.
MALVA, che ha una importante azione emolliente, antinfiammatoria, lassativa, diuretica e allevia faringiti e tonsilliti. .
FUCUS cura le malattie della pelle, ha un'azione dimagrante ed è una ricca fonte di iodio.

08/03/14

Non chiamatela "STREGA"

HAMAMELIS VIRGINIANA Per la circolazione sanguigna 


L'amamelide è un arbusto originario della Virginia e venne introdotto in Europa nel 1736 da Collinson. I frutti di questa pianta sono capsule legnose di forma ovale, simili alle nocciole, che quando sono mature scoppiano facendo un piccolo rumore: forse per questo gli Indiani dell'America del Nord credevano fosse un albero stregato. Inoltre, il nome popolare «nocciolo della strega» sembra sia dovuto al fatto che la pianta veniva utilizzata per la fabbricazione delle scope ... Anche quelle delle streghe! È un albero della famiglia delle Amamelidacee, può giungere fino a 5 m di altezza; le foglie sono alterne e ovali, i fiori hanno 4 petali gialli a forma di linguetta e sbocciano in inverno.

HAMAMELIS VIRGINIANA
Oggi l'amamelide è una delle piante più efficaci che si conoscano per combattere le malattie circolatorie.
 Le foglie e la corteccia di questo albero contengono flavonoidi, tannini (specifici per le emorroidi e le vene varicose), gallotannini, catechine, proantocianidoli, olio essenziale nella foglia, saponine, mucillagini, principio amaro. Lamamelide agisce con i seguenti effetti: - venotonico: contrae la parete delle vene e ne attiva la circolazione sanguigna interna; perciò è utilissima in caso di varici, flebiti, pesantezza delle gambe ed emorroidi; - emostatico (ferma le emorragie): rafforza le pareti delle vene e dei capillari sanguigni, con un effetto simile a quello della vitamina P (rutina), si usa nei disturbi della menopausa e nelle metrorragie (emorragie uterine); - per la pelle: riattiva la circolazione cutanea e agisce con effetti cicatrizzanti e astringenti; si usa perciò in caso di dermatite, eczema, pelle secca e rughe. Ideale per schiarire le macchie della pelle. 
 Viene utilizzata nella composizione di numerosi prodotti di bellezza; - calmante degli occhi: l'infuso e l'acqua distillata di amarnelide (che è un preparato farmaceutico) si utilizzano come collirio per lavare e dare sollievo agli occhi. Combattono la congiuntivite causata dalla polvere, dal fumo, dall'inquinamento e dall'azione irritante dell'acqua di mare o della piscina; sono utili inoltre per alleviare la stanchezza causata da attività che richiedono una forte concentrazione della vista, come per esempio la guida o il lavoro al computer.

PREPARAZIONE E USO
L'elevato contenuto in tannino può provocare, in soggetti in soggetti ipersensibili, o per- dosaggi elevati, irritazione a carico della mucosa gastrica. Sconsigliato in gravidanza e per lunghi periodi.

INFUSO: 1-2 gr di droga finemente triturata in una tazza d'acqua bollente; lasciare in infusione per
10minuti, filtrare e bere una tazza due tre volte al giorno, tra i pasti. Può essere usata anche per gargarismi.
LAVAGGI OCULARI: si usa lo stesso infuso preparato per uso interno, lasciandolo bollire per alcuni minuti, e filtrandolo bene che non resti alcuna particella; si può usare anche l'acqua distillata di amamelide.
IMPACCHI: con l'infuso, si applicano sulla zona cutanea che richiede il trattamento curaytivo o, più semplicemente, estetico.
ESTRATTO SECCO: 1gr al giorno ( se titolato al 10-15% in tannini) da prendere in tre razioni giornaliere.



09/11/13

Proprietà analgesiche in grosse quantità trovate in una pianta medicinale africana

Proprietà analgesiche in grosse quantità trovate in una pianta medicinale africana! 
Un team di ricercatori ha scoperto che una pianta medicinale africana riesce a generare in quantità abbondante una molecola con peculiarità analgesiche.
La scoperta appare già di per se straordinaria, ma la sorpresa maggiore che suscita stupore è che la molecola è la stessa del Tramadol, un medicinale del tutto sintetico usato come antidolorifico in ogni parte del mondo.
Secondo l'opinione dei ricercatori, si tratta della prima volta in cui una sostanza creata dall'industria farmaceutica viene poi scoperta in forte concentrazione in una fonte naturale.
La pianta di cui stiamo parlando e che è stata oggetto della ricerca si chiama Nauclea latifolia, detta anche "albero puntaspilli", ed è un cespuglio alquanto diffuso nell'africa subsahariana.
La medicina tradizionale, soprattutto del Camerun, le attribuisce doti ed effetti contro epilessia, febbri, malaria e dolori vari.
Nauclea latifolia
L'équipe di ricerca, guidata dal dottor Michel De Waard dell'Istituto delle Neuroscienze di Grenoble, ha proceduto ad analizzare la corteccia della pianta per verificare se alle presunte proprietà analgesiche corrispondesse veramente la presenza di un principio attivo.
Scoprendo così che si trattava di una molecola già sintetizzata negli anni '70: un derivato della morfina, di cui conserva le proprietà antidolorifiche ma con meno effetti collaterali.

La molecola non è stata reperita nei campioni prelevati dalle altre parti del fusto. Ulteriori ricerche ne hanno però trovato tracce nella parte interna delle radici, il che esclude che possa essersi trattato di una contaminazione dall'esterno.
La scoperta convalida una prescrizione della medicina popolare, e mette anche in guardia sul rischio di assuefazione che un eccesso del rimedio erboristico potrebbe causare. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Angewandte Chemie.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.