Il-Trafiletto
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02/08/14

Il Tasso, l'albero della Morte e della Vita

Fascino e mistero avvolgono la storia di alcuni alberi e piante che poco conosciamo ma che possono in qualche modo farci sognare. E in questo filone da me iniziato e che riguarda piante ed alberi velenosi, mi sono imbattuta nel Tasso.

Il Taxus baccata fa parte della schiera degli alberi sacri e pericolosi, intriso di misticismo, pregno di significati simbolici e più di ogni altro la sua storia è circondata da  leggende, come nessuna altra specie della flora europea, se non per la quercia.
Il suo legno di grande resistenza e flessibilità, può mantenersi inalterato per migliaia di anni, fu preferito ad altri  per la fabbricazione di archi, frecce e lance. Il grande arco di Ötzi, l'uomo del Similaun (3.330 a.C. circa) è di Tasso; come lo era la freccia che uccise Re Riccardo Cuor di Leone. Del resto il suo nome non lascia adito a dubbi, poichè in greco  Tóξov (Toxon), significa appunto "arco". Era così richiesto che nel 13° ed il 16° secolo vennero decimati boschi interi, in Inghilterra, e poi quelli spagnoli e dei territori anseatici.

Tasso, albero
immagine presa dal web
Ma già nel IV secolo a.C., Teofrasto ci informa del carattere estremamente velenoso della pianta le cui foglie, scriveva, sono letali per i cavalli, ma innocue per i ruminanti. Si è poi scoperto che la sua tossicità dipende da un alcaloide chiamato Tassina (in realtà sono state riconosciute sei differenti molecole tossiche), presente in tutti gli organi della pianta, ad eccezione della parte carnosa del frutto, ed in grado di uccidere, in dosi elevate, anche l'uomo.

Il suo veleno veniva usato da un lato per rendere più micidiali le punte di freccia e di lancia, dall'altro, anticipando i principi della medicina omeopatica, per curare i morsi di ragni e serpenti. Shakespeare racconta come il padre di Amleto fu ucciso proprio versandogli nell'orecchio una sostanza estratta dal Tasso. E' per questo  il Tasso è stato associato  alla morte.

Volgarmente infatti viene chiamato  Albero della Morte, tanto che è divenuto il solitario guardiano dei cimiteri celtici, e di quelli dei popoli a loro precedenti, una tradizione che si è poi mantenuta anche nei luoghi di sepoltura cristiani della Gran Bretagna e della Francia.

Vi sono Tassi famosi per la loro longevità come  il Tasso di Fortingall, in Scozia, sulla cui età gli studiosi hanno opinioni assai discordi, vengono attribuiti dai 2.000 ai 5.000 anni, e l'incredibile durata del suo legno (di Tasso è il più antico manufatto umano di legno, costituito da una lancia pressochè intatta, rivenuta a Clacton in UK, e datata 150.000 anni fa), ne hanno fatto ben presto anche un simbolo di immortalità e di saggezza omnicomprensiva.

La sua simbologia di morte presso le popolazioni pre-romaniche, fu intesa come momento di passaggio verso una nuova vita, quindi trasformazione, ciclo di morte e rinascita, il passaggio attraverso il quale si apre la via per l'eterna vita dell'anima, e, concludendo, la promessa di vita contenuta nella morte. Per i primi popoli germanici, il Tasso era l'Albero della Rinascita, ed era associato al giorno del 21 dicembre, giorno in cui il Sole rinasceva dal ventre del mondo sotterraneo, e ricominciava il ciclo annuale di vita e morte.

Nel calendario celtico, era associato alla festa di Samhain,  nel mese di novembre, festa di apertura delle porte tra il mondo dei vivi e quello dei morti. E il Tasso era  il guardiano delle porte che mettevano in comunicazione i due mondi, purificava i morti e proteggva l'anima nel suo viaggio verso l'aldilà, prevenendo l'interferenza degli spiriti malvagi.

Affinchè il defunto fosse protetto durante il suo viaggio, si mettevano nel sudario dei ramoscelli di Tasso, e per la stessa ragione si piantava nei cimiteri. Anche i Greci lo considerarono una sorta di porta di accesso verso gli Inferi, e lo avevano dedicato ad Ecate, dea degli Inferi; i sacerdoti di Eleusi lo utilizzavano durante i loro riti  misterici, come simbolo inscindibile di morte ed immortalità.

Nel 1964 viene scoperto nella corteccia del cugino nordamericano Taxus brevifolia (ma in seguito anche nello stesso Taxus baccata) un alcaloide diterpenico battezzato Taxolo (oggi paclitaxel), molto efficace nella cura del cancro delle ovaie. Il cerchio si è finalmente chiuso: anche la scienza è arrivata a considerare il Tasso come l'albero in cui morte e vita si uniscono.

09/01/14

Un bel risparmio per il Tesoro con il mini-spread: sono 1,5 milioni all’anno!

Un bel risparmio davvero per il Tesoro l’introduzione del mini-spread!
Sono la bellezza di 1,5 milioni € l’anno il frutto derivante dalla discesa dello spread BTp-Bund sotto quota 200 punti base è un bel segnale, non soltanto perché è un evidente sintomo di calma, di un certo ritorno alla normalità sui mercati e di fiducia nei confronti dell’Italia, ma anche perché visto tale risultato in prospettiva può consentire al Tesoro italiano un risparmio davvero importante e significativo in ottica della gestione del debito pubblico.

Se il livello dei tassi di questi giorni dovesse essere confermato per tutto il 2014, lo Stato Italiano potrebbe arrivare a risparmiare una cifra fino a 1,5 miliardi di euro l'anno sulle emissioni a medio-lungo termine da effettuare nei prossimi 12 mesi rispetto a quanto speso nel 2013.

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Mini spread
Attenzione al tasso, non allo spread.
La relazione fra il famigerato spread e le spese del Tesoro non è immediata come spesso ci si vuol fare credere. Non fosse altro perché si parla di un differenziale, che può scendere tanto per un abbassamento dei tassi di interesse praticati sul debito italiano (che è poi ciò che importa ai fini delle casse dello Stato), quanto per una crescita dei rendimenti tedeschi (che invece è per noi ininfluente).

Sulla riduzione della forbice alla quale abbiamo assistito di recente ha in effetti influito in parte il rialzo del Bund (ieri il decennale tedesco valeva l'1,89% rispetto all'1,30% al quale era scivolato in primavera), ma anche per fortuna il calo dei tassi dei bond sovrani di casa nostra: il BTp decennale è sceso sotto al 4%, ma i rendimenti sono in genere tornati sui livelli pre-crisi lungo tutta la curva.

Così, ad esempio, un BTp a 2 anni rende oggi attorno all'1% rispetto all'1,57% medio registrato nel 2013; un titolo del Tesoro a 5 anni è sceso al 2,43% dal 3,06%, uno a 15 anni al 4,26% dal 4,59% e uno a 30 anni al 4,74% dal 5,02 per cento. Allo Stato in sé non importa però tanto l'effetto positivo sullo stock di debito esistente, quello infatti è stato già collocato presso gli investitori, quanto l'impatto sulle emissioni programmate per il 2014: è su quei titoli che si potrà risparmiare, collocandoli presso il pubblico a un prezzo più elevato, offrendo loro un rendimento più basso e quindi riducendo le spese sugli interessi da corrispondere nel 2014 e soprattutto negli anni successivi fino alla scadenza dei titoli.

Non illudiamoci: è soltanto una goccia nel mare del debito.
Per questo, volendo effettuare una stima dei risparmi, è essenziale capire quanto il Ministero delle Finanze si avvia a collocare a medio-lungo termine dopo i 245 miliardi del 2013. Le previsioni degli analisti sull'ammontare lordo complessivo di BTp, CTz e CcT variano fra i 240 e i 260 miliardi: una cifra che, se non si vuol tener conto delle differenti scadenze dei titoli, può essere moltiplicata idealmente per il rendimento dei BTp a 7 anni, visto che è quello che più si avvicina alla durata media del debito residuo italiano (era di 6,43 anni a fine dicembre, ma il Tesoro ha dichiarato di volerla di nuovo aumentare).

Quest'ultimo valeva ieri il 2,97% rispetto al 3,54% medio registrato nel 2013, una differenza che proietterebbe appunto i «risparmi» del Tesoro fino a 1,5 miliardi. Si tratta in effetti di una goccia nel mare magno del debito pubblico italiano che sfiora i 2.000 miliardi di euro (di cui 1.723 miliardi in titoli di Stato) e anche rispetto ai quasi 90 miliardi di interessi (oltre il 5% del Pil) che il Tesoro deve sborsare ogni anno: abbattere questo muro richiederà anni, se non decenni, ma è pur sempre qualcosa.

04/12/13

400 assunzioni in Spagna! L’Ikea prova a dare una mano contro la disoccupazione nella penisola iberica.

400 assunzioni in Spagna! La notizia annunciata da parte dell’Ikea che vuole inaugurare il suo nuovo punto vendita nella penisola iberica con la bellezza di 400 posti di lavoro in una Spagna ferita da un livello di disoccupazione senza memoria nella sua storia!
Tutto ciò ha fatto si che si catapultassero ben 20mila candidature online in soli due giorni. Come è ovvio il risultato non poteva essere altrimenti che l’intasamento: il server si è bloccato e la società è stata costretta a sospendere la procedura di assunzione. Questo è quel che ha reso noto oggi il colosso svedese.
Ikea aveva proposto soltanto nella giornata di ieri in rete, online un formulario per i candidati a un posto di lavoro nel nuovo punto vendita che aprirà all’inizio del 2014 a Alfafar, nella regione di Valencia, esattamente nella Spagna orientale, dove la disoccupazione la fa da padrona sfiorando il 28%.
«Abbiamo ricevuto talmente tante candidature che il nostro server si è bloccato» ha spiegato Ikea in un messaggio su Facebook.
Ikea prova a sostenere la Spagna

«Abbiamo temporaneamente sospeso la procedura fino a quando non troveremo una soluzione», ha precisato il portavoce di Ikea Spagna, Rodrigo Sanchez.
«Abbiamo ricevuto 20mila candidature in soli due giorni» per soli 400 posti offerti, ha aggiunto. Un numero record se si pensa che 50mila persone - nel 2009 - avevano tentato di accaparrarsi un posto nel negozio Ikea di Jerez, nel sud della Spagna, ma con la differenza che le candidature erano state presentate lungo un intero mese.

Con Alfafar diventeranno 16 i punti vendita Ikea in Spagna. Contando su un investimento di 80 milioni di euro, il negozio di Alfafar dovrebbe dare vita a 400 posti di lavoro diretti e 80 indiretti. Una prospettiva da non poco conto in un Paese affogato dalla crisi dal 2008 e afflitto da un tasso di disoccupazione del 25,98%.





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