Un bel
risparmio davvero per il
Tesoro l’introduzione del
mini-spread!
Sono la bellezza di
1,5 milioni € l’
anno il frutto derivante dalla discesa dello
spread BTp-Bund sotto quota 200
punti base è un bel segnale, non soltanto perché è un evidente sintomo di calma, di un certo ritorno alla normalità sui
mercati e di fiducia nei confronti dell’
Italia, ma anche perché visto tale risultato in prospettiva può consentire al
Tesoro italiano un
risparmio davvero importante e significativo in ottica della
gestione del
debito pubblico.
Se il livello dei
tassi di questi giorni dovesse essere confermato per tutto il 2014, lo
Stato Italiano potrebbe arrivare a
risparmiare una cifra fino a
1,5 miliardi di euro l'anno sulle
emissioni a
medio-lungo termine da effettuare nei prossimi 12 mesi rispetto a quanto speso nel 2013.
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Mini spread |
Attenzione al tasso, non allo spread.
La
relazione fra il famigerato
spread e le
spese del
Tesoro non è immediata come spesso ci si vuol fare credere. Non fosse altro perché si parla di un
differenziale, che può scendere tanto per un abbassamento dei
tassi di interesse praticati sul
debito italiano (che è poi ciò che importa ai fini delle
casse dello
Stato), quanto per una
crescita dei
rendimenti tedeschi (che invece è per noi ininfluente).
Sulla riduzione della forbice alla quale abbiamo assistito di recente ha in effetti influito in parte il
rialzo del Bund (ieri il decennale tedesco valeva l'1,89% rispetto all'1,30% al quale era scivolato in primavera), ma anche per fortuna il
calo dei tassi dei
bond sovrani di casa nostra: il
BTp decennale è sceso sotto al 4%, ma i
rendimenti sono in genere tornati sui
livelli pre-crisi lungo tutta la curva.
Così, ad esempio, un
BTp a 2 anni rende oggi attorno all'1% rispetto all'1,57% medio registrato nel 2013; un
titolo del Tesoro a 5 anni è sceso al 2,43% dal 3,06%, uno a 15 anni al 4,26% dal 4,59% e uno a 30 anni al 4,74% dal 5,02 per cento. Allo
Stato in sé non importa però tanto
l'effetto positivo sullo
stock di debito esistente, quello infatti è stato già collocato presso gli
investitori, quanto l'impatto sulle
emissioni programmate per il 2014: è su quei
titoli che si potrà risparmiare, collocandoli presso il
pubblico a un
prezzo più elevato, offrendo loro un
rendimento più basso e quindi riducendo le
spese sugli
interessi da corrispondere nel 2014 e soprattutto negli anni successivi fino alla scadenza dei
titoli.
Non illudiamoci: è soltanto una goccia nel mare del debito.
Per questo, volendo effettuare una
stima dei
risparmi, è essenziale capire quanto il
Ministero delle Finanze si avvia a collocare a
medio-lungo termine dopo i 245 miliardi del 2013. Le
previsioni degli
analisti sull'ammontare lordo complessivo di BTp, CTz e CcT variano fra i 240 e i 260 miliardi: una cifra che, se non si vuol tener conto delle differenti scadenze dei
titoli, può essere moltiplicata idealmente per il rendimento dei
BTp a 7 anni, visto che è quello che più si avvicina alla durata media del
debito residuo italiano (era di 6,43 anni a fine dicembre, ma il
Tesoro ha dichiarato di volerla di nuovo aumentare).
Quest'ultimo valeva ieri il 2,97% rispetto al 3,54% medio registrato nel 2013, una differenza che proietterebbe appunto i «
risparmi» del
Tesoro fino a
1,5 miliardi. Si tratta in effetti di una goccia nel mare magno del
debito pubblico italiano che sfiora i 2.000 miliardi di euro (di cui 1.723 miliardi in
titoli di Stato) e anche rispetto ai quasi 90 miliardi di
interessi (oltre il 5% del
Pil) che il
Tesoro deve sborsare ogni anno: abbattere questo muro richiederà anni, se non decenni, ma è pur sempre qualcosa.