Il-Trafiletto
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10/11/14

Dai tubi industriali di cemento nasce un albergo

Un intraprendente albergatore di Henan, una provincia della Cina centro-orientale, ha creato un insolito rifugio dove potrete andare a dormire in una specie di stanzetta ricavata da una tubazione industriale.


Questo pezzo di robusta muratura circolare è stato tagliato in 15 mini-strutture separate, ciascuna progettata per ospitare due persone e dotato di un letto matrimoniale. Alcuni potrebbero trovare questi alloggi un po' rudimentali, ma a chi piace la vita spartana e non rinuncia ai piccoli agi, la stanzetta è dotata di un bagno e aria condizionata. Gli esterni dei tubi sono decorati con street art dipinti, per dargli quel tocco chic o kitsch.

Henan è una provincia indipendente, e sarebbe la più popolosa del pianeta, classificata appena dietro il Messico. Il proprietario si augura che le sue costruzioni "idiosincratiche" attireranno abitanti dalla città di Zhengzhou, capitale provinciale, è una delle città in più rapida crescita della Cina, una metropoli di quasi 9 milioni di persone con un fiorente settore nella tecnologia. Ma i turisti che vogliono visitare quella regione saranno sollevati nel sapere che Henan non si limita ad ospitare stanze bunker di cemento e smog, ma anche alcuni dei siti storici più importanti della Cina, tra cui il sito delle capitali della dinastia Shang, le rovine di Yin, che si trovano vicino all'odierna Anyange.

Questo insolito avamposto ha avuto successo non solo fra chi vuole risparmiare ma anche tra i turisti desiderosi di vivere la campagna. L’imprenditore confida che il suo albergo possa attrarre non solo questi, ma anche chi è abituato al lusso e vuole provare un’esperienza completamente diversa.




06/10/14

Che fine farà il TFR?

Che fine farà il TFR, il trattamento di fine rapporto dei lavoratori? A me sembra tutto un concone di proposte molto aleatorie che poi, come al solito si risolvono in un nulla di fatto. Ma veniamo a noi, ecco come ce lo spiega Altroconsumo. 

TFR
immagine presa dal web

Il Governo, dopo gli 80 euro in busta paga, sta pensando ad altre misure che possano rilanciare i consumi e ha rispolverato una proposta che circolava già da tempo: mettere il Tfr (o una sua parte) direttamente in busta paga (invece di fare davero qualcosa per rilanciare l'occupazione). Per i lavoratori potrebbe essere una opportunità in più che non necessariamente andrà a indebolire la già fragile previdenza complementare, ma offrirà loro la possibilità, oltre che di spendere il proprio denaro come vorrebbe il Governo, anche di investirlo in un risparmio “fai da te” a fini previdenziali che non passi forzatamente attraverso il risparmio gestito (non capisco perchè la chiamino opportunità, quando l'opportunità vera sarebbe quella di vedere nuovi sbocchi per le attività lavorative e delle imprese).

Ma perché sia realmente una opportunità è importante che l’inserimento del Tfr in busta paga sia fatto bene. In particolar modo occorre che quei soldi conservino comunque la tassazione (più favorevole) prevista per il Tfr e non finiscano a dover pagare la (più salata) aliquota marginale d’imposta. In secondo luogo la manovra deve essere comunque concepita con una certa flessibilità, dando al lavoratore la possibilità di rivedere almeno una o due volte l’anno la sua scelta se farsi dare o meno il Tfr, rimodulandola secondo le proprie necessità. Non da ultimo l’attuale rivalutazione del Tfr è troppo bassa. Deve essere aumentata del 2%.

07/04/14

Come difendersi dal caro carburante | Risparmio

Il caro carburante è una spada di Damocle che pende inesorabile sulla testa di noi consumatori. Con l'avvicinarsi dell'estate, dell'aumento del traffico causato dagli spostamenti per le vacanze, ci troviamo a ricalcolare il budget in base all'aumento della benzina. Due sono le strategie che possono essere messe in atto: una sul fronte del rifornimento alla pompa di benzina e una sul fronte delle accortezze nella guida.
Caro benzina

Risparmiare rifornendosi alla pompa:
 •prediligere la modalità self-service. Costa di meno rispetto al “servito”;
 •collegarsi al sito prezzibenzina.it oppure scaricare sul proprio smartphone la app omonima che permette di conoscere il prezzo alla pompa nei vari distributori dislocati in Italia e in quelli vicini a dove ci si trova;
 •di solito i prezzi alla pompa applicati dalle insegne “no logo” (le c.d. pompe bianche) o quelli applicati dai distributori delle Catene della Grande Distribuzione Organizzata, sono più convenienti rispetto alle compagnie petrolifere tradizionali. Conviene approfittarne;
 •calcolare la convenienza se fare o meno il pieno. Se i prezzi sono convenienti la scelta migliore è senz'altro quella di fare il pieno, ancor più se il distributore è lontano da dove ci si trova, ma magari si sa che applica prezzi più bassi.
Risparmiare guidando:
•evitare frenate o accelerazioni brusche, mantenere una velocità costante
 •evitare l’uso dell’auto per tragitti brevi
 •utilizzare le marce alte
 •non scaldare il motore a veicolo fermo
 •spegnere il motore in caso di fermate superiori a 2 minuti
 •controllare la pressione delle gomme
 •usare correttamente l’aria condizionata (far controllare periodicamente l’impianto, non azionare subito l’aria condizionata, non mettere la temperatura troppo bassa, spegnere il condizionatore un po’ prima di scendere dalla macchina)
 •mantenere una velocità moderata in autostrada
 •non utilizzare accessori che penalizzino l’aerodinamica
 •evitare i carichi superflui

02/04/14

Senza Times New Roman si possono risparmiare milioni

Qual'è il miglior font da usare quando si scrive? Quando si cerca di scrivere un articolo, un libro, la propria tesina o un documento di lavoro una delle prime cose da fare prima di iniziare è scegliere il font più adeguato.
Il carattere più utilizzato è il Times New Roman ma vi siete mai chiesti quali sia quello più economico per la stampa?

Questa domanda se l'è posta un giovane americano di origine indiane, Suvir Mirchandani, che tramite un apposito software (APFill Ink Coverage) ha scoperto lo spreco di inchiostro di questo famosissimo carattere i cui tratti sono molto più marcati rispetto ad altri. 
La soluzione? Garamond, individuato come il carattere più economico che offrirebbe una netta riduzione dell'inchiostro.  

Font Garamond
Il giovane Suvir è riuscito nella sua scoperta cercando un metodo per ridurre i costi dentro la sua scuola. E immaginate la felicità della Dorseyville Middle School quando, davanti a questo progetto, riesce a ridurre la spesa dei toner del 24% abbassando i costi di 21milla dollari l'anno!

Ma Mirchandani non si ferma e decide di fare qualche calcolo in più. Considerando le spese che il governo Americano deve affrontare di inchiostro e stampa. E con la sua rivoluzionaria idea di passare a Garamond scopre che gli USA potrebbero risparmiare sui 400 milioni di dollari!
Questa notizia, cosi sorprendete, è arrivata fino alla CNN.

09/01/14

Un bel risparmio per il Tesoro con il mini-spread: sono 1,5 milioni all’anno!

Un bel risparmio davvero per il Tesoro l’introduzione del mini-spread!
Sono la bellezza di 1,5 milioni € l’anno il frutto derivante dalla discesa dello spread BTp-Bund sotto quota 200 punti base è un bel segnale, non soltanto perché è un evidente sintomo di calma, di un certo ritorno alla normalità sui mercati e di fiducia nei confronti dell’Italia, ma anche perché visto tale risultato in prospettiva può consentire al Tesoro italiano un risparmio davvero importante e significativo in ottica della gestione del debito pubblico.

Se il livello dei tassi di questi giorni dovesse essere confermato per tutto il 2014, lo Stato Italiano potrebbe arrivare a risparmiare una cifra fino a 1,5 miliardi di euro l'anno sulle emissioni a medio-lungo termine da effettuare nei prossimi 12 mesi rispetto a quanto speso nel 2013.

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Mini spread
Attenzione al tasso, non allo spread.
La relazione fra il famigerato spread e le spese del Tesoro non è immediata come spesso ci si vuol fare credere. Non fosse altro perché si parla di un differenziale, che può scendere tanto per un abbassamento dei tassi di interesse praticati sul debito italiano (che è poi ciò che importa ai fini delle casse dello Stato), quanto per una crescita dei rendimenti tedeschi (che invece è per noi ininfluente).

Sulla riduzione della forbice alla quale abbiamo assistito di recente ha in effetti influito in parte il rialzo del Bund (ieri il decennale tedesco valeva l'1,89% rispetto all'1,30% al quale era scivolato in primavera), ma anche per fortuna il calo dei tassi dei bond sovrani di casa nostra: il BTp decennale è sceso sotto al 4%, ma i rendimenti sono in genere tornati sui livelli pre-crisi lungo tutta la curva.

Così, ad esempio, un BTp a 2 anni rende oggi attorno all'1% rispetto all'1,57% medio registrato nel 2013; un titolo del Tesoro a 5 anni è sceso al 2,43% dal 3,06%, uno a 15 anni al 4,26% dal 4,59% e uno a 30 anni al 4,74% dal 5,02 per cento. Allo Stato in sé non importa però tanto l'effetto positivo sullo stock di debito esistente, quello infatti è stato già collocato presso gli investitori, quanto l'impatto sulle emissioni programmate per il 2014: è su quei titoli che si potrà risparmiare, collocandoli presso il pubblico a un prezzo più elevato, offrendo loro un rendimento più basso e quindi riducendo le spese sugli interessi da corrispondere nel 2014 e soprattutto negli anni successivi fino alla scadenza dei titoli.

Non illudiamoci: è soltanto una goccia nel mare del debito.
Per questo, volendo effettuare una stima dei risparmi, è essenziale capire quanto il Ministero delle Finanze si avvia a collocare a medio-lungo termine dopo i 245 miliardi del 2013. Le previsioni degli analisti sull'ammontare lordo complessivo di BTp, CTz e CcT variano fra i 240 e i 260 miliardi: una cifra che, se non si vuol tener conto delle differenti scadenze dei titoli, può essere moltiplicata idealmente per il rendimento dei BTp a 7 anni, visto che è quello che più si avvicina alla durata media del debito residuo italiano (era di 6,43 anni a fine dicembre, ma il Tesoro ha dichiarato di volerla di nuovo aumentare).

Quest'ultimo valeva ieri il 2,97% rispetto al 3,54% medio registrato nel 2013, una differenza che proietterebbe appunto i «risparmi» del Tesoro fino a 1,5 miliardi. Si tratta in effetti di una goccia nel mare magno del debito pubblico italiano che sfiora i 2.000 miliardi di euro (di cui 1.723 miliardi in titoli di Stato) e anche rispetto ai quasi 90 miliardi di interessi (oltre il 5% del Pil) che il Tesoro deve sborsare ogni anno: abbattere questo muro richiederà anni, se non decenni, ma è pur sempre qualcosa.
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