Il-Trafiletto
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13/09/14

Silenzio: parlare con il cuore per ritrovare noi stessi

Se si continua a parlare e ad agire si rischia di vivere, quello che sta accadendo in questo momento, semplicemente come un tecnicismo che deve essere affrontato per passare alla nostra prossima destinazione. 


Io ritengo importante ogni tanto ricaricarsi son il silenzio perchè solo il silenzio ti mette in comunicazione con te stesso e ti fa gustare ogni attimo.

Ci sono due tipi di silenzio (oggi vediamo il primo):
Il primo lo definisco “privato” ed è possibile se si riesce a raggiungere un ambiente isolato, un rifugio o un monastero.

La persona facendo questa esperienza viene tolta dall’ambiente abituale, quotidiano e qui il silenzio è spesso accoppiato con lunghe ore di meditazione, restrizioni dietetiche e altre forme di purificazione.

La persona taglia i ponti con ogni comunicazione con il mondo esterno: i telefoni e la televisione spenti, e chi vi partecipa ha la possibilità di mettere tutto verso l'interno e di guardare veramente da vicino se stessi, le proprie emozioni e per approfondire attraverso la propria vita e cercare un senso profondo, un’energia positiva e delle risposte concrete al vivere quotidiano.

La persona è sostenuta solitamente da altre persone che condividono gli stessi ambienti e ci accompagnano in questo percorso cercando di far uscire ciò che è negativo, ciò che ci angoscia e vogliono farci ritrovare l’equilibrio con noi stessi.

Questa esperienza può durare per un certo periodo di tempo, da un paio di giorni, fino a diventare una scelta di di vita.
Meditazione trascendentale

10/09/14

Sensazionale esperimento:Telepatia provata scientificamente

Questa è una prova che gli esseri umani hanno poteri telepatici? Due uomini, 4.600 miglia di distanza, si scambiano messaggi usando solo le loro menti


Con una benda che copre gli occhi, tappi per le orecchie e cancellando quasi tutti i suoni, il dottor Michel Berg, seduto in un laboratorio di state-of-the-art presso l'Università di Strasburgo, in Francia nord-orientale, incomincia a pensare. Quasi 5.000 chilometri di distanza, in un centro di ricerca nella città indiana del Kerala, un giovane spagnolo chiamato dottor Alejandro Riera con un casco in tesata a tenuta ermetica, davanti ad un computer portatile su un tavolo bianco, anche lui inizia a pensare. Il 28 marzo di quest'anno, dottor Berg (51enne) e il suo omologo lontano 5.000 chilometri, avrebbero tentato qualcosa che era accaduto in precedenza solo nei regni esotici della fantascienza.

L'esperimento dei due scienziati era finalizzato ad inviare un messaggio semplice, tra l'altro, attraverso i continenti, senza utilizzare nessuno dei cinque sensi che gli esseri umani  - e in effetti anche gli animali - hanno per millenni utilizzato per comunicare. Speravano di ottenere ciò che gli scienziati chiamano "mind-to-mind direct technological communication" (comunicazione tecnologica diretta da mente a mente) che il resto del mondo conosce in una stuzzicante parola: telepatia

L'esperimento della trasmissione del pensiero è avvenuta in condizioni di assoluta segretezza. Fino a poco tempo fa, solo una piccola squadra di dodici ricercatori (tra cui il dottor Berg e il dottor Riera) erano a conoscenza della sua esistenza. Ma pochi giorni fa un un sito web poco conosciuto, al di fuori del mondo accademico, ha pubblicato un articolo scientifico, in anteprima, con i dettagli sull'esito dell'esperimento. La relazione è lunga e scritta con linguaggio tecnico. Per un profano, le sue conclusioni sembreranno poco sensazionali, ma in quel pomeriggio di marzo, il dottor Berg e il dottor Riera sono effettivamente riusciti ad ottenere una "comunicazione consapevole mente-a-mente".

Questo, in parole povere, significa che hanno effettuato la prima conversazione telepatica scientificamente documentata nella storia umana. Il duo ha condiviso solo due parole: il saluto 'hola' spagnolo, e il 'Ciao' italiano. Eppure l'esperimento, anche se manca di complessità, è sicuramente costituito dalla potenziale importanza storica. "Abbiamo dimostrato che è possibile inviare un messaggio mentale tra due persone, senza usare la vista, il tatto, il suono, il gusto o l'odore", ha detto il Dr Berg. "Questo è naturalmente è un piccolo passo, ma la scoperta potrebbe alla fine avere un profondo impatto sulla civiltà". Le possibilità di telepatia sono, infatti, infinite.

Un impiego nel campo della medicina: potrebbe aprire la possibilità di essere in grado di comunicare con  le persone in coma". Il Dr Berg ritiene che nei prossimi decenni la loro ricerca potrebbe essere utilizzata per aiutare le vittime di ictus, paraplegici che potrebbero trasmettere istruzioni agli arti artificiali, e per chi soffre di sindromi che bloccano la parola e il movimento.

Nel campo militare: i soldati potrebbero un giorno essere in grado di usare la telepatia per parlare attraverso un campo di battaglia rumorosa, senza dover contare sulla radio o apparecchiature satellitari che potrebbe rompersi, o essere intercettati dai loro nemici.

Le famiglie potrebbero usarlo per avere conversazioni senza bisogno di un telefono. In un regno vagamente orwelliano, che solleva profonde questioni etiche, i poliziotti potrebbero utilizzarlo per leggere le menti dei potenziali criminali, e giuridicamente potrebbe garantire testimoni che dicono la verità. Potremmo anche essere in grado di comunicare con i morti (se viene trovato un modo per mantenere i loro cervelli "vivo"). "Questo è un primo passo verso l'apertura di un nuovo modo di comunicare direttamente da un cervello all'altro", dice il dottor Carles Grau, professore presso l'Università di Barcellona, ​​che ha lavorato al progetto. "Nuovi protocolli legali saranno ovviamente necessari un giorno per regolamentare la complessità di una futura civiltà che comunica con il cervello".
Due scienziati si sono scambiati un messaggio semplicemente
usando il potere delle loro menti. La ricerca potrebbe avere
iplicazioni sconcertanti per il futuro dell'umanità.


04/04/14

Fare luce sull'Autismo

Il 2 aprile si è celebrata la Giornata Mondiale dell'Autismo, indetta dall'Onu nel 2007,con lo scopo di favorire la diffusione di conoscenze e informazioni relative a questa patologia. L'Autismo contempla tutto uno spettro di disturbi autistici che interessano lo sviluppo del sistema nervoso centrale e che si manifestano sin dai primi anni di vita.

Si tratta di una patologia che danneggia le funzioni celebrali, compromettendo la crescita psichica ed emotiva dei bambini e le capacità d'interazione sociale; determinando situazioni di mutismo, isolamento e indifferenza nei confronti del mondo esterno. Secondo le stime questo disturbo, in Italia, riguarda  all'incirca 550 .000 soggetti e nella maggior parte dei casi ad esserne affetti sono soprattutto i maschietti. 
I bambini colpiti da sindrome autistica manifestano comportamenti di isolamento e disinteresse nei confronti di chi li circonda nonché problemi di linguaggio e comunicazione; laddove lo sviluppo delle capacità verbali non è addirittura assente, infatti, manifestano difficoltà nel dialogare o nell'esprimersi in maniera appropriata. 
Uno degli aspetti più gravi dell'autismo è la tendenza all'autolesionismo e all'aggressività e la totale assenza di reazioni affettive ed emotive.  Se da un lato le terapie che fanno ricorso alla musica, all'arte, al disegno, così come lo sport e la pet-terapy, si sono mostrate molto utili proprio perché stimolano l'interazione, la comunicazione e lo sviluppo dell'espressione emotiva; dall'altro lato, fermo restando l'importanza della vaccinazione, non si è individuata nessun tipo di relazione tra la malattia e i vaccini, come dichiarato dal ministro della salute Beatrice Lorenzin.  Ciò che può fare davvero la differenza nel caso dei disturbi dello spettro autistico, come in altri casi,  è sempre la prevenzione e dunque la diagnosi precoce. E proprio sull'importanza della prevenzione si è basata la campagna di quest'anno e le iniziative promosse. Una di queste è il progetto Otto Passi Avanti, che nasce a Roma per essere diffuso su ampia scala, in tutto il territorio nazionale. Scopo del progetto è informare e formare adeguatamente pediatri, personale di asili nido e genitori sulle caratteristiche della patologia, su come individuarla e gestirla.
"La diagnosi precoce è possibile" spiega Stefano Vicari, responsabile Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile dell'Ospedale capitolino Bambin Gesù, ma è necessario che nelle strutture pubbliche e nelle ASL vengano garantiti servizi pediatrici adeguati. Fondamentale anche il sostegno alla ricerca per fare luce su un disturbo molto diffuso ma le cui cause sono ancora poco chiare.


10/01/14

Le sopracciglia? Una protezione ma anche comunicazione

Le sopracciglia? Una protezione si, com’è semplice intuirne la loro presenza ma non sono soltanto uno strumento che aiutano a proteggere gli occhi dagli agenti esterni, sono altrettanto importantissime anche per comunicare in maniera non verbale.
Sopracciglia

Le sopracciglia che ognuno di noi possiede chi più evidenti chi meno, sono certamente un tratto distintivo evidente del nostro aspetto esteriore: immaginate con un po’ di fantasia ad eliminarle, usando un programma di fotoritocco naturalmente, e avrete modo di notare come sarà cambiata totalmente la nostra immagine.

Non solo: le sopracciglia aiutano anche a definire meglio le nostre emozioni. Quando ad esempio siamo sorpresi le sopracciglia si alzano, oppure si incurvano quando, al contrario, siamo arrabbiati. Spesso, sono presenti anche nelle emoticon che si utilizzano in rete, proprio perché permettono di evidenziare meglio lo stato d’animo di chi scrive. Dunque, anche senza far ricorso alla comunicazione verbale si può comunque trasmettere le proprie emozioni.

Ma a cosa servono esattamente le sopracciglia, al di là della loro funzione estetica e comunicativa? Bene, e presto detto: secondo gli scienziati, le sopracciglia aiutano ad allontanare l’umidità e il sudore dai nostri occhi. La loro forma, più o meno arcuata, devia le gocce di pioggia o di sudore ai lati del nostro viso, mantenendo gli occhi all’asciutto. Tutto ciò serve a mantenere una visione chiara e nitida anche quando stiamo sudando molto o quando camminiamo sotto la pioggia. Tra l’altro, il sudore, vista la quantità di sale che contiene, potrebbe danneggiare la vista. Dunque, la prossima volta che vi depilate le sopracciglia, pensate bene a quanto sono utili per i nostri occhi!

03/11/13

Diagnosticare precocemente l'autismo: una strada possibile

L'ospedale Burlo Garofolo di Trieste ha questo l'obiettivo. I progetti di ricerca avviati sono due, come specificato dalla struttura ospedaliera.
Il primo sullo screening e diagnosi molto precoce dei disturbi dello spettro autistico per mettere in evidenza fra i 12-18 mesi la presenza di segnali di rischio; il secondo per mettere a punto ed implementare un protocollo diagnostico terapeutico condiviso ed integrato per la diagnosi e presa in carico precoce dei bambini, con una scala di valutazione basata sull'osservazione di alcuni comportamenti del bambino.
Autismo
Questi disturbi dello spettro autistico, infatti, non vengono diagnosticati e confermati  prima dei 3-4 anni di età, anche se è possibile riconoscere i segnali di rischio a 18 mesi, e la definizione della patologia è considerata affidabile a 24 mesi. L'autismo si manifesta entro i primi tre anni di vita, ed è caratterizzato da un insieme di condizioni che coinvolgono inabilità gravi nell'interazione sociale, comunicazione, capacità immaginative e comportamenti ripetitivi. Attualmente si preferisce parlare di disturbi dello spettro autistico (asd), che registrano una prevalenza di 1 su 88 bambini e nella maggior parte dei casi è dimostrabile una causa genetica.
''La diagnosi e l'avvio di un intervento precoce - spiega la struttura - può migliorare notevolmente la prognosi di questi bambini e la qualità di vita delle loro famiglie. Cruciale è quindi individuare le migliori pratiche per lo screening e la diagnosi già nelle prime fasi dello sviluppo''. A tal fine l'unità di Neuropsichiatria infantile del Burlo sta lavorando a programmi che permettano l'individuazione ed il trattamento precoce (secondo il modello Early Start Denver Model), lavorando in accordo con gli operatori sanitari sul territorio delle asl, e con progetti di ricerca dedicati ai bambini molto piccoli dai 12-18mesi.
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