Il-Trafiletto
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14/09/14

Lato B snello per essere belle....o grosso per essere intelligenti?

Il famoso Lato B non finisce mai di stupire. E’ da sempre croce e delizia di molte donne, alcune delle quali ne hanno fatto un trampolino per il successo mentre altre cercano di combatterlo con stancanti sedute di palestre o affidandosi nelle mani di esperti chirurghi estetici. E’ di stampo inglese la notizia che gli scienziati della University of Oxford e del Churchill Hospital, in una loro ricerca hanno scoperto che le donne che tendono ad accumulare grasso sul sedere e sulle cosce sono quelle dotate di più intelligenza e salute. Sembra che il responsabile di questa peculiarità sia un eccesso di grassi Omega 3, i quali aiutano ad accelerare lo sviluppo della mente. Non solo, gli scienziati inglesi avrebbero scoperto anche che le donne con il lato B più pronunciato oltre ad essere più intelligenti potrebbero anche partorire figli aventi la stessa caratteristica, i quali sarebbero, quindi, più furbi di bambini nati da donne magre. Gli omega 3, sono fondamentali per il corretto funzionamento del nostro organismo; sono degli acidi grassi polinsaturi, contenuti nel pesce e in particolar modo nel salmone, nella trota, nel pesce spada, nello sgombro e nelle acciughe, ed ancora nei legumi, nelle verdure a foglia larga (broccoli, cavoli, lattuga), noci e cereali (30 grammi di noci, forniscono 2 grammi di omega 3).(immagine presa dal web)

10/09/14

Sensazionale esperimento:Telepatia provata scientificamente

Questa è una prova che gli esseri umani hanno poteri telepatici? Due uomini, 4.600 miglia di distanza, si scambiano messaggi usando solo le loro menti


Con una benda che copre gli occhi, tappi per le orecchie e cancellando quasi tutti i suoni, il dottor Michel Berg, seduto in un laboratorio di state-of-the-art presso l'Università di Strasburgo, in Francia nord-orientale, incomincia a pensare. Quasi 5.000 chilometri di distanza, in un centro di ricerca nella città indiana del Kerala, un giovane spagnolo chiamato dottor Alejandro Riera con un casco in tesata a tenuta ermetica, davanti ad un computer portatile su un tavolo bianco, anche lui inizia a pensare. Il 28 marzo di quest'anno, dottor Berg (51enne) e il suo omologo lontano 5.000 chilometri, avrebbero tentato qualcosa che era accaduto in precedenza solo nei regni esotici della fantascienza.

L'esperimento dei due scienziati era finalizzato ad inviare un messaggio semplice, tra l'altro, attraverso i continenti, senza utilizzare nessuno dei cinque sensi che gli esseri umani  - e in effetti anche gli animali - hanno per millenni utilizzato per comunicare. Speravano di ottenere ciò che gli scienziati chiamano "mind-to-mind direct technological communication" (comunicazione tecnologica diretta da mente a mente) che il resto del mondo conosce in una stuzzicante parola: telepatia

L'esperimento della trasmissione del pensiero è avvenuta in condizioni di assoluta segretezza. Fino a poco tempo fa, solo una piccola squadra di dodici ricercatori (tra cui il dottor Berg e il dottor Riera) erano a conoscenza della sua esistenza. Ma pochi giorni fa un un sito web poco conosciuto, al di fuori del mondo accademico, ha pubblicato un articolo scientifico, in anteprima, con i dettagli sull'esito dell'esperimento. La relazione è lunga e scritta con linguaggio tecnico. Per un profano, le sue conclusioni sembreranno poco sensazionali, ma in quel pomeriggio di marzo, il dottor Berg e il dottor Riera sono effettivamente riusciti ad ottenere una "comunicazione consapevole mente-a-mente".

Questo, in parole povere, significa che hanno effettuato la prima conversazione telepatica scientificamente documentata nella storia umana. Il duo ha condiviso solo due parole: il saluto 'hola' spagnolo, e il 'Ciao' italiano. Eppure l'esperimento, anche se manca di complessità, è sicuramente costituito dalla potenziale importanza storica. "Abbiamo dimostrato che è possibile inviare un messaggio mentale tra due persone, senza usare la vista, il tatto, il suono, il gusto o l'odore", ha detto il Dr Berg. "Questo è naturalmente è un piccolo passo, ma la scoperta potrebbe alla fine avere un profondo impatto sulla civiltà". Le possibilità di telepatia sono, infatti, infinite.

Un impiego nel campo della medicina: potrebbe aprire la possibilità di essere in grado di comunicare con  le persone in coma". Il Dr Berg ritiene che nei prossimi decenni la loro ricerca potrebbe essere utilizzata per aiutare le vittime di ictus, paraplegici che potrebbero trasmettere istruzioni agli arti artificiali, e per chi soffre di sindromi che bloccano la parola e il movimento.

Nel campo militare: i soldati potrebbero un giorno essere in grado di usare la telepatia per parlare attraverso un campo di battaglia rumorosa, senza dover contare sulla radio o apparecchiature satellitari che potrebbe rompersi, o essere intercettati dai loro nemici.

Le famiglie potrebbero usarlo per avere conversazioni senza bisogno di un telefono. In un regno vagamente orwelliano, che solleva profonde questioni etiche, i poliziotti potrebbero utilizzarlo per leggere le menti dei potenziali criminali, e giuridicamente potrebbe garantire testimoni che dicono la verità. Potremmo anche essere in grado di comunicare con i morti (se viene trovato un modo per mantenere i loro cervelli "vivo"). "Questo è un primo passo verso l'apertura di un nuovo modo di comunicare direttamente da un cervello all'altro", dice il dottor Carles Grau, professore presso l'Università di Barcellona, ​​che ha lavorato al progetto. "Nuovi protocolli legali saranno ovviamente necessari un giorno per regolamentare la complessità di una futura civiltà che comunica con il cervello".
Due scienziati si sono scambiati un messaggio semplicemente
usando il potere delle loro menti. La ricerca potrebbe avere
iplicazioni sconcertanti per il futuro dell'umanità.


28/08/14

La potenza dei sogni

Quanto sperimentiamo durante il sonno è strettamente legato ai nostri ricordi. Avete mai notato che i sogni possono contenere passate esperienze? 


Alcuni scienziati ipotizzano che l'attività onirica possa effettivamente coincidere con il replay della memoria che avviene mentre dormiamo ed è importante ai fini del consolidamento dei ricordi.
Pare che soltanto una piccola parte della memoria così riprodotta (la punta dell'iceberg) riesca ad affacciarsi alla nostra mente cosciente, manifestandosi appunto come sogni.

Esistono prove a sostegno del legame tra sogni e memoria: per esempio, le persone tendono a migliorare le proprie prestazioni in una particolare attività dopo averla sognata.
Erin Wamsley, professore associato Bob Stickgold e altri colleghi della facoltà di Medicina di Harvard hanno scoperto che gli studenti universitari che avevano sognato un videogioco del tipo a labirinto, con il quale si erano cimentati in precedenza, miglioravano le proprie performance più dei soggetti che avevano dormito senza sognare il gioco.
La potenza dei sogni

Nei sogni, i nostri ricordi generalmente appaiono frammentari: un volto, un luogo, un'immagine. È raro ricreare dormendo uno scenario completo già vissuto. La spiegazione potrebbe essere che soltanto una minima quantità della memoria riprodotta si fa strada fino alla nostra mente cosciente; oppure, è possibile che aspetti specifici della fisiologia del sonno impediscano ai vari elementi di un ricordo di concatenarsi.

Le ricostruzioni più coerenti sono quelle che avvengono nei sogni, particolarmente lineari, sperimentati nel sonno non-REM all'inizio della notte; è in questa fase che gli studenti di Harvard ripercorrevano il videogioco. I ricordi che popolano i sogni vividi della fase REM, più prossima al mattino, sono invece molto più frammentati. Il responsabile potrebbe essere uno steroide, il cortisolo, i cui livelli notturni aumentano gradualmente man mano che passano le ore. Quando la quantità di cortisolo è massima (durante il sonno REM, all'alba), si interrompe la comunicazione tra le aree neocorticali, che memorizzano singoli frammenti di ricordi, e l'ippocampo, che contribuisce a legarli tra loro per ricostruire esperienze complete. Ciò spiegherebbe anche perché i sogni fatti verso mattina sono spesso così bizzarri.(science)

27/08/14

Il sentiero della beatitudine e l'opera occulta della natura | JINARAJADASA

......ed ogni cosa con lamento dolce intenerisce, dolore ed amor nel cuore istilla. [qui]

IL SENTIERO DELLA BEATITUDINE
La Vita concede a ognuno il meglio di sé: la Felicità ad alcuni, la Rinuncia ad altri, la Trasfigurazione a pochi. Noi che amiamo la Verità, di che «dobbiamo fare a meno?» Dedichiamo il nostro cuore e la nostra mente all'Opera e allora scopriremo che la Rinuncia ci porta alla Trasfigurazlone. C'è una sola via che conduce a Dio, e tutti la devono percorrere. È il Sentiero della Beatitudine ed i suoi passi sono: Felicità, Rinuncia e Trasfigurazione. Chiunque sacrificherà tutto sé stesso all'Opera, anche «perdendo la sua vita», pure la ritroverà ben presto e vi ritornerà «con gioia recando seco il covone maturo».

L'OPERA OCCULTA DELLA NATURA
Esiste una Luce Celata, la quale rivela agli uomini che la Natura non è che un'espressione di una . Coscienza all'opera, e che questa Coscienza svolge il suo Piano attraverso di noi. Quando comprendiamo il significato di questo messaggio della Luce Celata, il quale ci dice che le anime sono immortali e che non periscono con i corpi, possiamo desumere che, mentre la Natura conserva il tipo, non trascura affatto la singola vita. Scopriamo, in seguito, che la fase finale evolutiva della Natura necessariamente implica il riconoscimento degli uomini quali Anime, poiché sarebbe un lavoro inutile quello della Natura, che lentamente plasma un riformatore, se non progettasse di utilizzare le sue capacità e la sua esperienza in riforme sempre maggiori nel futuro. Quando verrà Colui che il mondo attende e che la Natura predestinò, quale sarà la sua Opera se non spingere l'Opera della Natura un passo più avanti nel progresso?
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26/08/14

La conversione e il significato del dolore | JINARAJADASA

............... "Il sentiero della rinuncia forse reca soltanto la disperazione"? [qui]

LA CONVERSIONE 
In molti modi gli uomini vengono distolti dagli interessi del piccolo sé personale per l'opera del Grande Sé. Alcuni, amando la Verità in veste religiosa, aprendo il cuore ad una Personalità che abbaglia la loro immaginazione. Altri studiano la scienza e la filosofia e scoprono lo stupendo piano evolutivo, giungendo all'inevitabile risultato che l'individuo non è che un'unità nel Grande Tutto e non il centro del cosmo. Se poi scrutano in modo appropriato, troveranno che nell 'universo opera una Volontà con la quale, a qualunque costo, vorranno cooperare. Ad altri capitano delle misteriose esperienze riguardanti il lato occulto delle cose ed in questo modo la vita incomincia a parlar loro un messaggio di rinnovamento. Molteplici sono le vie della conversione, identica in tutte le terre e in tutte le religioni. Un fattore però tutte hanno in comune: l'antica personalità si dissolve e una nuova viene integrata nel servizio della Grande Opera. Quando, per mezzo della Conversione, la nuova personalità si rende pronta, gli strumenti che deve usare devono essere puri. Questi strumenti sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti in cui incominciò lentamente un processo di purificazione.

IL SIGNIFICATO DEL DOLORE
A certuni il dolore indurisce il carattere; coloro, invece, che sono pronti ad entrare nella seconda fase, il dolore li purifica! Il tessuto stesso della carne di colui che soffre sembra più luminoso e puro, come se attraverso ogni cellula splendesse la luce di un fuoco nascosto. Tanto più ciò vale per la sofferenza mentale. Non siamo forse irresistibilmente attratti con riverenza, verso chi molto e nobilmente soffrì e talvolta persino non lo amiamo?
«...piangere vidi la fanciulla e la tristezza fiera scendere su quelle ciglia serene d'ogni perfezion adorne. Il volto ombrato di dolore pur più cuori avvince della gaiezza seducente. Serena la rese la mestizia, la passione, saggia; le lacrime la resero un incanto poiché il silenzio alto una rara saggezza dona. I suoi singhiozzi sono come un canto, ed ogni cosa con lamento dolce intenerisce, dolore ed amor nel cuore istilla ... »

25/08/14

Il livello della rinuncia e Il significato della vita | JINARAJADASA

.... Prima però che cominci a comprendere ciò, deve effettuare una Conversione.[qui]

IL LIVELLO DELLA RINUNCIA La vita sembra colma di giorni tristi a coloro che giungono alla fme della prima fase, ma la lezione.è chiara. La lezione è questa: Devi farne a meno, devi farne a meno! Questa è l'eterna canzone che ogni ora, per tutta la vita, ci canta con voce fioca. In effetti Carlyle esprime la saggezza dei secoli quando dice: 
«L'attimo della Vita può aumentare il valore non tanto elevando il numeratore quanto diminuendo il denominatore. Ora, se l'algebra non m'inganna, l'unità divisa per zero ci dà l'infinito. Rendi la richiesta tua uno zero e tutto il mondo avrai ai tuoi piedi».

IL SIGNIFICATO DELLA VITA Con la rinuncia, l'anima sulla soglia della grandezza scopre il significato della vita. Se è un religioso griderà «la Tua volontà sia fatta »; se è uno scienziato o artista, dirà «non io, ma l'Opera». In questo modo, le anime rinunciando alla vita, nella seconda fase, amano l'Opera. Sono mesti nel cuore, ma se sono leali all 'Opera, raggiungono uno stato che è più della Felicita; è la gioia della creazione. Essi manifestano tali meraviglie, che le loro opere magistrali rimangono enigmi per loro stessi. Negli incerti bagliori essi scorgono la luce e si rendono conto che per loro mezzo, di tanto in tanto, tale luce si manifesta al mondo. Diventano, in questo modo, perfetti Maestri nella tecnica, nella religione, nell'arte, nella scienza ed in ogni ramo di attività. Ma, proprio quando scoprono che cos'è la vita, che cosa significa creare, diventano vecchi, ed il ciclo si chiude, prima che sembri incominciato.
"Il sentiero della rinuncia forse reca soltanto la disperazione"?


24/08/14

La legge della rinuncia e il livello della felicità | JINARAJADASA

... Soltanto Colui conoscendo, la morte si vince, né altro sentiero alla salvezza conduce [qui]

LA LEGGE DELLA RINUNCIA
La gioia del vivere non è forse ovunque? Nella pianta, nell'animale e nell'uomo non vediamo forse un istinto per la felicità, che spinge tutta la creazione dal bene al meglio, dal meglio all'ottimo? Da quando Dio pronunciò le parole «sia la luce» non cercano forse tutti gli uomini di uscire dalle tenebre e di salire nella luce, ciecamente ed oscuramente scorgendo che la felicita dev'essere la loro meta? Pure, quanto rari sono coloro che trovano la felicità nella vita! È facile cantare: «finche Dio è nel suo cielo, tutto va bene sulla terra»! Ma per cantare in questo modo si deve essere ciechi per le cose che avvengono: la vita è una tragedia per molti! Tuttavia, tutti sentiamo che la felicità deve essere lo scopo della vita, e l'umanità non sbaglia nei suoi più profondi sentimenti. Ma perché, allora, il raggiungimento della felicità non deve essere più facile?

L'uomo è un'anima in evoluzione. Vi è una filosofia di vita che afferma che l'uomo è un'anima immortale, che non vive una sola vita sul la terra, ma molte, che cresce con le esperienze che . raccoglie sviluppando molteplici capacità e virtù. Questa filosofia postula che tutti gli uomini sono figli dell'Unico Padre, che creò l'universo affinchè le sue creature possano raggiungerlo nella beatitudine. Secondo questa teoria, lo scopo della vita non è quello di raggiungere una condizione stabile di felicità individuale, ma piuttosto nello svolgimento di un Piano o di un ideale futuro, trovando in questo lavoro una soddisfazione sempre crescente. Secondo il punto di vista del teosofo, tutti gli uomini operano per un ideale futuro preordinato; però operano a diversi livelli, conformemente alle loro diverse attitudini. La constatazione di questi differenti livelli e delle leggi di vita propria a ciascuno, rende la vita meno problematica. Ci sono tre livelli principali sul Sentiero della Beatitudine che conduce al Bene Altissimo e questi sono: Felicità, Rinuncia e Trasfigurazìene.

IL LIVELLO DELLA FELICITÀ
A questo livello, Dio richiama i suoi figlioli alla collaborazione offrendo loro la Felicità quale scopo dell' esistenza. Egli infuse nei loro cuori la brama di felicità e fornisce il mezzo con cui renderli felici. L'amore della donna, del bambino e dell'amico, la fama degli uomini, successi e agi tutto ciò costituiscono le ricompense che Egli riserva. Ci sono molti sentieri per le anime giovani, dove possono raccogliere felicità e provare tali piaceri. Il Sentiero che conduce alla Beatitudine, però, richiede lavoro e chi intende solcarlo deve specializzarsi per un lavoro più ampio di quello che fino allora svolgeva. Deve cioè salire al successivo livello e, per fare ciò, deve trasformarsi interiormente.

Fino a questo momento egli misurava uomini e cose con il criterio della sua piccola personalità, ma d'ora innanzi deve scegliere il criterio del suo Sé Superiore. Deve rompere ogni indugio e comprendere sempre più chiaramente quello che è importante nella vita e quello che non lo è; cioè, non è la sua felicità importante, bensì l'Opera da compiere. Prima però che cominci a comprendere ciò, deve effettuare una Conversione.

23/08/14

La visione dello spirito | JINARAJADASA

................. novello Parsifal, il «puro folle» e riceve la sua eredità [qui]

LA VISIONE DELLO SPIRITO

Quando l'uomo giunge a questo punto, sulla soglia lo attende Colui che sorvegliò i suoi passi per molte esistenze successive, e, pur restando invisibile, lo incoraggiò a continuare il suo cammino. Questi è il Maestro, «della Comunità dei Cavalieri del Bene, che il mondo ricorda». Nel Maestro l'Anima scorge la realizzazione di tutti gli ideali che rincorse lungo le sue esistenze. Con la mano nella mano di questo «Padre in Dio» solca il sentiero, mentre coglie nel suo Maestro la Visione dello Spirito. Chi può descrivere una simile Visione se non chi la ebbe e chi potrebbe parlarne con autorità se non un Maestro? E, da quando i Maestri di Saggezza mossero i loro passi fra gli uomini come Buddha, Krishna, Cristo, ci hanno fatto vedere, con la Loro vita, ciò che tale Visione deve essere. In questa Visione dello Spirito i Molti sono Uno.
«In questo universo, Egli, Unico, va e viene; Egli è come il fuoco o pervade l'acqua; Lui soltanto conoscendo, si supera la morte, né altro sentiero vi è al di fuori di Lui.»
Per l'Anima, che in questo modo ha finito di salire, ogni Anima non è «uno spirito che opera, non quello che era, ma quello che diviene». Non vi sono né alti né bassi nella vita, poiché in ogni cosa egli scorge il raggio dell'Unica Fiamma Divina. Tanto attraverso il più basso come attraverso il più alto «Dio si piega così da permetterei, con la Sua Luce, di elevar ci» . La vita così diviene un sacramento ed egli ne è il celebrante; con pensieri di amore e con atti di bontà egli celebra e si unisce con Dio e Dio si unisce con l'uomo. L'uomo allora rinuncia alla volontà di vivere e, in questo modo, attua la meta: «rinunziando al Sé, l'universo diviene il suo lo» Tuttavia, apprende che questo «lo» non è che un debole raggio della gran Luce. Da allora; egli vive soltanto allo scopo che uno più Grande di lui possa vivere per suo mezzo, amare per suo mezzo, agire per suo mezzo. Ovunque egli possa trovarsi, in cielo o all'inferno, dove la sua opera viene richiesta, il suo cuore bisbiglierà:
«Colui io conosco, l'Uomo Possente, che qual sole risplende, al di là delle tenebre. Soltanto Colui conoscendo, la morte si vince, né altro sentiero alla salvezza conduce».

22/08/14

La visione dell'intuizione | JINARAJADASA

......................purificata e resa impersonale nell'intelletto, albeggia la Visione dell'Intuizione.[qui]

LA VISIONE DELL'INTUIZIONE
«Prima che gli occhi possano vedere, devono essere incapaci di lacrime. Prima che le orecchie possano udire, devono perdere la loro sensibilità»
dice La Luce sul Sentiero; tutte le anime, che sono giunte a questo stadio, hanno appreso l'amara lezione che soltanto con la rinuncia s'incomincia effettivamente a vivere. Hanno però pure constatato, per propria esperienza, che quello che una volta appariva morte non è altro che una «contrizione della vita». Hanno scoperto finalmente il significato della vita: l'uomo è un figlio di Dio, che nasce per essere un collaboratore di suo Padre. Ad un tale uomo è noto che la finalità dei suoi pensieri e sentimenti consiste nell'azione a vantaggio del prossimo e che quest'azione deve essere priva di desideri e senza ricerca di ricompensa, ma colma di uno spirito di riconoscente sacrificio. L'uomo ormai possiede, in questa fase, la facoltà dell'intuizione, che trascende tanto la ragione quanto l'emozione, pur confermando il ragionamento. Egli vede e percepisce La Vita Unica.

Tutto quello che unisce lo attrae; e se è del tipo intellettuale, amerà fare delle sintesi scientifiche e filosofiche, mentre se è del tipo emozionale, si dedicherà all'arte ed alla filantropia. Gradualmente, per un tale uomo, i Molti diventano Uno! La scienza gli narra dell'unità della natura, la filosofia gli dice che l'uomo è una coscienza che si crea il suo mondo, l'arte gli rivela la bellezza e giovinezza di tutte le cose, la religione gli bisbiglia al cuore l'Amore per tutte le cose! Egli simpatizza con tutto e la sua volontà è sempre al loro servizio. Il tempo ormai non è più lontano quando per lui sorgerà l'alba della Visione dello Spirito. Ma, per condurlo a quel punto, occorre che nuovamente l'insoddisfazione ve lo spinga.

Tale insoddisfazione non è di carattere personale; la triste maturazione di dolori per il male operato è ormai superata e «soltanto i tormenti altrui proiettano la loro ombra su di me». Non è dovuta alla percezione della mutabilità delle cose, poiché fuori di ogni dubbio egli conosce la sua immortalità e, per quanto tutto cambi, egli percepisce quello che mai non muta. Tuttavia, per scalare l'ultima vetta, l'insoddisfazione sempre l'opprime. In questa fase egli diviene un Creatore. Con l'intuizione che lo guida, egli crea nei campi di attività nei quali si esercitò nelle vite passate, come poeta, artista, statista, santo o scienziato; diviene cioè un grande genio del mondo. Tuttavia, per quanto le sue creazioni sembrino per tutti un miracolo, per lui soltanto sono parzialmente vere e parzialmente perfette, poiché egli percepisce l'Ideale, cerca di tradurlo in realtà per gli uomini e perciò, egli più di ogni altro, scorge le sue manchevolezze.

Mentre così cresce, una vita dopo l'altra, quale scienziato o poeta, artista o santo, gradualmente si trasforma in un nuovo tipo d'uomo, che «vede con occhi diversi dai nostri»; riconquistata l'integrità del suo cuore e l'innocenza delle sue mani diviene come un «piccolo bambino» dalla «pietà illuminato», diviene il novello Parsifal, il «puro folle» e riceve la sua eredità.

21/08/14

La visione delle emozioni | JINARAJADASA

..........In questo modo incomincia ad albeggiare per lui la Visione dell'Intuizione.[qui]

LA VISIONE DELLE EMOZIONI 
Descrivendo il trapasso dalla prima alla seconda fase, dissi che nel mondo vi sono due tipi principali di anime: quelle che passano dalla visione del sé separato alla visione della mente e quelle che si evolvono lungo un sentiero parallelo, passando dalle emozioni all'intuizione. Abbiamo visto come le anime vengono allenate per mezzo dell' intelletto a superare il sé; ora vedremo come lo stesso risultato può essere raggiunto da coloro in cui le emozioni predominano sulla mente. Come i tipi intellettuali manifestavano, nella prima fase, un marcato sviluppo dell'intelligenza di specie bassa, così pure troviamo che le anime che ora esaminiamo, nella stessa fase iniziale, manifestano una grande sensibilità.

Non si può dire che questa sensibilità sia raffinata o altruistica, poiché in gran parte sarà lussuria e gelosia, con qualche traccia di emozione religiosa. Il carattere di questo tipo sarà facilmente agitato dalle emozioni e questa caratteristica dell'anima dovrà essere elaborata per renderla capace di passare alla fase successiva. Seguendo il suo impulso emozionale ed egoistico, quest'Anima cercherà di rendere, le anime più deboli, schiave dei suoi desideri. La passione ed il senso di possesso, però, la legheranno alle anime di coloro che servono alle sue brame, una vita dopo l'altra, fino a quando percepirà che queste sono necessarie alla sua vita emotiva e che non ne può fare a meno a volontà.

Gradualmente, le sue passioni impure si trasformeranno in effetti più puri, ma egli sarà sempre nuovamente portato in rapporto con coloro verso i quali, già altre volte, le sue emozioni impulsivamente lo spinsero. Il male, però, che egli fece loro nel passato, ora getterà un velo sui loro occhi, rendendoli indifferenti nei suoi riguardi. Egli li amerà e si sacrificherà per loro, allo scopo di espiare i mali passati, con servizi, ma riceverà in cambio soltanto ingratitudine. Quando cercherà di spezzare il vincolo che lo unisce agli altri, constaterà che non può farlo! Maledirà l'amore, soltanto per ritornare sempre di nuovo all'altare dell' amore, con le sue offerte. La vita sarà piena di disappunti e di disperazione per lui e, nei momenti più sereni, riconoscerà, malgrado le sofferenze, che la sua vita emotiva gradualmente aprì a lui un nuovo senso. Incomincerà ad afferrare, qua e là, degli sprazzi di una giovinezza immortale in tutte le cose ed il mondo, che sembrava orrido e decrepito, gli apparirà sotto l'impressione emotiva, come egli lo conobbe prima che per lui divenisse una tragedia.

Una vita dopo l'altra passa, nutrita dagli amori transitori, facendo crescere questo senso, trasformandolo infine in un senso di meraviglia. La natura, in seguito, gli rivela in tutte le cose della vita nuovi valori, di cui il significato egli non potrà più dimenticare. Quando l'amore scuote il suo essere, ogni filo d'erba ed ogni foglia e fiore acquistano per lui un nuovo significato; egli scorge ora la bellezza dove prima non la vedeva affatto. Vede tutto bello intorno a sé: un volto umano, un fiore, un tramonto, una melodia, e tutto ciò lo ricollega in un modo misterioso con tutti coloro che amò; ed il mondo cessa per lui di essere una pagina bianca. Accade che questo senso di stupore è intermittente, e vi sono dei periodi in cui il mondo sembra avvolto come in un velo; però il velo è di propria creazione e si deve strapparlo se si vuole raggiungere la Visione dell 'Intuizione.

Ancora un volta scende, nella vita di quell'essere, lo sconforto - sconforto dovuto al fatto che l'amore stesso è transitorio. Coloro che egli ama e da cui è corrisposto, gli vengono tolti, proprio quando la vita sembra fiorire per lui; gli amici che egli idealizza scuoteranno questo ideale, che egli con tanto amore formò. Per quanto crudele ciò possa sembrare, non è che la mietitura di quello che egli stesso una volta seminò. Però, questa maturazione ha un significato preciso. Egli amava fino ad ora non l'Amore, ma le sue ombre, non l'Ideale che è imperituro, ma le sue riproduzioni, che subiscono il decadimento. D'ora innanzi il carattere deve consolidarsi, per non oscillare dall'entusiasmo alla depressione, né egli deve accontentarsi di un vago misticismo che lo fa godere dei suoi sentimenti, piuttosto che sondare le cause che lo determinano.

In questo modo, egli consegue l'inevitabile purificazione per mezzo della sofferenza; le scorie del sé vengono bruciate, affinché non rimanga che l'oro del desiderio divino. Allora soltanto scopre i veri sentimenti, che sono quelli che contengono lo spirito di sacrificio. Per quest'Anima, purificata nel desiderio e per quella purificata e resa impersonale nell'intelletto, albeggia la Visione dell'Intuizione.

20/08/14

Continuerà a non vedere quanto poco comprende il mondo | JINARAJADASA

.......Esaminiamo dapprima quelle anime la cui l'Evoluzione avviene tramite l'intelletto.[qui]


LA VISIONE DELLA MENTE

Scopriremo che la maggior parte dell'intelligenza di queste anime è stata sviluppata nella prima fase, per mezzo dell'egoismo, che le rese solerti ed astute per cogliere le opportunità di soddisfare le loro esigenze. Tale intelligenza viene impiegata dalle invisibili Guide dell 'Evoluzione, ponendo l'anima nelle circostanze in cui l'astuzia animale possa svilupparsi nel vero intelletto. Il bene ed il male passati, seminati da quest'anima, saranno ricompensati in modo da conferirle delle occupazioni ed interessi, in cui dovrà pensare a delle cose intorno a sé, indipendentemente dai loro rapporti con essa.

Anziché valutare le esperienze in termini di vantaggi personali, incomincerà a raggrupparle in tipi e categorie e, in questo modo, gradualmente incomincerà a intravedere un ordine materiale e morale nel cosmo, più potente della sua volontà. Ogni nuova legge della natura, quando viene intravista dall'anima, viene temuta, poiché questa legge sembra esistere soltanto per ostacolarla. Raccogliendo però una maggiore esperienza del suo modo di procedere, incomincerà a fidarsi delle leggi e, quindi, ad usarle per raggiungere i suoi scopi. L'amore di apprendimento apparirà e per lei la natura non sarà più una pagina bianca; cesserà d'essere un paio di occhiali dietro ai quali non vi è l'occhio per vedere.

A questo punto, constatiamo che l'egoismo altera ancora i giudizi della sua mente. L'individuo sarà un dottrinario, un pedante combattivo e pieno di pregiudizi, poiché tutto il suo intelletto e il suo carattere dimostreranno una marcata debolezza e spesso proporrà dei principi di condotta, che non sarà in grado neppure di applicare a sé stesso. Continuerà a non vedere quanto poco comprende il mondo, poiché il mondo non è che una manifestazione della vita, che è più della mente e, chi la comprende soltanto con la mente, non la comprende affatto. L'eccesso di intelletto diviene un difetto di intelligenza, poiché l'uomo in tale caso osserva tutte le cose come attraverso un vetro colorato.

Passano molte vite prima che, gradualmente, raccolga esperienze per mezzo della mente e prima che le assimili formandosi un concetto chiaro della vita. Ora però incomincerà a prendere parte attiva nel mondo della vita intellettuale e, quando sarà sulla soglia della fase successiva, lo troveremo quale lavoratore nel campo della scienza, della filosofia e della letteratura. Il suo intelletto, però, ha ancora troppi pregiudizi personali e perciò deve rendersi impersonale e puro, prima che la visione successiva, quella dell 'intuizione, possa aprirsi. Ancora una volta, troveremo che nella sua vita entrerà l'insoddisfazione. Le strutture che aveva costruito con tanto travaglio, risultato di lunghi anni di lavoro, crollano ad una ad una, poiché la natura rivela sempre nuovi fatti per dimostrare, al mondo, che le sue generalizzazioni erano soltanto in parte vere.

Il mondo, per il quale tanto operò, un giorno lo dimenticherà e lavoratori nuovi riceveranno gli onori che a lui sarebbero dovuti; sarà incompreso dai suoi più cari amici. Questa sofferenza porta, con l'espiazione, presto o tardi un'elevata purificazione. Alla fine, l'anima apprende la grande lezione di dover operare per l'amore dell'opera e non per i frutti dell'azione. Ora conosce la gioia della dedizione altruistica di sé stesso nella ricerca della verità. È uno studioso delle filosofie, ma schiavo di nessuna; ora finalmente egli osserva la natura come «essa è» e, con una mente perfettamente impersonale, risolve i suoi misteri uno ad uno. In questo modo incomincia ad albeggiare per lui la Visione dell'Intuizione.

01/06/14

COME UNA METAFORA: La malattia e il sintomo come metafora.

COME UNA METAFORA La malattia e il sintomo come metafora.

Un esempio?: 
Il POLMONE, l'organo che rappresenta sul piano metaforico, contatto e comunicazione, incamera e scarta aria, si può ammalare per conflittualità interna. Indagini su malati di polmonite hanno evidenziato la presenza di conflitti nel campo della comunicazione. La nuova scuola è rappresentata a livello internazionale dal medico tedesco Ruediger Dahlke, il cui presupposto di partenza è che tutte le manifestazioni fisiche sono rappresentazioni di un sistema inconscio, metaforicamente espresso dagli organi implicati nella patologia. Nascondendo o reprimendo solo farmacologicamente i sintomi non facciamo altro che ampliare la problematica inconscia e finire in un circolo vizioso.

Insomma, le «malattie » sono segnali che ci dicono che qualcosa nella nostra vita non va. Ciò non vuol dire, secondo i rappresentanti della nuova scuola, disfarsi dell' approccio medico in senso stretto ma che forse varrebbe la pena di fare uno sforzo in più mettendo in discussione i nostri timori, cercando di comprendere veramente la causa profonda del nostro personale malessere. Ascoltare se stessi per ascoltare la vita. Comunicare con se stessi è il primo, fondamentale passo per comunicare con gli altri. Purtroppo siamo tanto concentrati a rapportarci con il mondo esterno che trascuriamo il dialogo con il nostro corpo e il nostro spirito.

immagine presa dal web
Capire i desideri più profondi, le vere priorità, i valori, le potenzialità e i messaggi che il corpo ci invia in continuazione è la chiave per uno sviluppo equilibrato dell'esistenza, sia nella sfera privata che in quella professionale. Altro aspetto determinante è che le emozioni sono alla base dei processi di apprendimento e di quelli che caratterizzano l'individualità. In più sono determinanti nella genesi o nell' evoluzione delle patologie. Andiamo allora a conoscere più da vicino alcuni nostri organi e il loro linguaggio.

APPARATO CIRCOLATORIO Ha il compito di nutrire, attraverso le arterie, le cellule che costituiscono l'organismo e di rimuovere, per via venosa, le sostanze di rifiuto che si formano a partire dal metabolismo cellulare.  
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIONI. In tutte le epoche il sangue è stato definito come «liquido vitale» e sta a indicare la vita. Non è certo un caso che ogni goccia di sangue riesca a dare notizie dettagliate su ciascuno di noi. Dunque al sangue e alla circolazione vanno attribuiti una serie di significati. Un gioco che si sviluppa fra flusso e sua limitazione. A livello esistenziale rimanda allo sviluppo della persona e alle resistenze, agli ostacoli in cui si imbatte durante la crescita. Così soffre di pressione bassa chi è passivo, tiene lontani conflitti e resistenze, rinuncia alle proprie responsabilità. Chi invece soffre di pressione alta è animato da eccessivo dinamismo, è come una pentola sotto pressione, ma anche lui evita i conflitti. E veniamo al cuore. È un muscolo che esprime con il ritmo armonia e ordine, ma è molto legato anche alle emozioni: «mi piange il cuore», «il cuore mi scoppia di gioia». A scombinare il suo ritmo sono allora le forti emozioni: paura, rabbia, gioia improvvisa. Le patologie cardiache rischiano di interessare soprattutto quanti non riescono a reagire e a cogliere queste emozioni.

APPARATO RESPIRATORIO Ne fanno parte numerose strutture (vanno dalle narici ai polmoni, passando attraverso faringe, laringe e trachea). Attraverso inspirazione ed espirazione trasporta l'ossigeno nel corpo e permette l'espulsione dell' aria dai polmoni e l'eliminazione dell'anidride carbonica.  
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIONI Anche nella respirazione il ritmo ha una funzione vitale: alternarsi di inspirazione ed espirazione. Lo scambio ossigeno-anidride carbonica sta per «prendere e dare». Le patologie collegate sono in relazione con la capacità di contatto e relazione. Molte espressioni come «mi togli l'aria», «in questa stanza non si respira» usano appunto l'immagine dell'aria come metafora dell'incapacità di rapporto o comunicazione. Si tratta di soggetti con difficoltà a rilassarsi e che hanno un rapporto squilibrato con il dare e avere.  

APPARATO DIGERENTE Presiede al processo che permette la trasformazione del cibo in sostanze utili da assimilare e nell' eliminazione degli scarti.
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Anche in questo caso ci sono molte assonanze con il sistema respiratorio: prendiamo ciò che arriva dall' esterno, prendiamo ciò che ci serve ed eliminiamo gli scarti. Un vecchio andante recita «Dimmi ciò che mangi e ti dirò chi sei». Dunque, 1'alimentazione come rivelatore degli aspetti del carattere e dei bisogni: le insoddisfazioni sfociano in fame di dolce; le tipologie intellettuali si buttano sul salato; i curiosi amano il saporito e il piccante; chi mangia leggero cerca emozioni forti, ecc. Qualche esempio? L'incapacità di inghiottire indica l'incapacità di mandare giù qualcosa di sgradito nella vita; il vomito è espressione di rifiuto; le patologie gastriche segnalano scarsa fiducia nelle proprie possibilità; la stitichezza mostra la tendenza a celare ciò che si nasconde dentro, ecc.

RENI Hanno il compito di eliminare sostanze inutili, dannose o in eccesso (organo emuntore). Regolano l'equilibrio acido- base del sangue e mantengono a un livello ottimale sali minerali e ioni. LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Incapacità di mettere in piedi relazioni sociali e di gestire i conflitti. Gli organi doppi dell'organismo hanno sempre a che vedere con la socialità.

SISTEMA NERVOSO È paragonabile a una centralina di coordinamento, elaborazione, integrazione e sviluppo degli stimoli esterni e intemi, fisici e mentali. Dunque, collega le diverse parti del corpo e presiede alla comunicazione fra organi. Si divide in Sistema nervoso centrale (Snc) e periferico (Snp).
LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Visto che il sistema si occupa di interconnettere gli organi, le disfunzioni che lo riguardano sono legate a difficoltà di comunicazione con gli altri: irritabilità, ipersensibilità, risposte aggressive agli stimoli ambientali.

SISTEMA ENDOCRINO È composto da un insieme di ghiandole (ipofisi, tiroide, paratiroide, pancreas endocrino, surrenali) preposte alla produzione di ormoni. Gli ormoni sono «messaggeri» riversati nel sangue che viaggiano nell'organismo stimolando organi particolarmente sensibili e controllandone 1'attività. LINGUAGGIO PSICOSOMATICO DELLE AFFEZIOINI. Come il sistema nervoso, l'endocrino trasmette e comunica con le diverse parti del corpo: è responsabile di gran parte del funzionamento del sistema immunitario. Iperattivazione della difesa fisica nei confronti di fattori esterni e costruzione di barriere interne sono all'origine di patologie che interessano l'intero sistema immunitario, rendendolo più debole.

31/05/14

Linguaggio psicosomatico delle affezioni.

I NOSTRI ORGANI INVIANO MESSAGGI: CE LI SPIEGA LA NUOVA PSICOSOMATICA LA SALUTE DEI POLMONI E DEL FEGATO È IN RELAZIONE ANCHE AL NOSTRO MODO DI CONSIDERARE IL MONDO 
Imparando a collegare i sintomi inviati dal nostro corpo con il loro significato profondo, abbiamo maggiori possibilità di scoprire le cause di un malessere

Il mal di testa non concede tregua? Quel bruciore allo stomaco va e viene senza una ragione apparente? Ci pieghiamo in due per un mal di pancia forte e improvviso? La risposta più comune è di ricorrere a un antidolorifico. Il sollievo, però, è in genere di qualche ora. Poi, tutto ricomincia come prima. A questo punto si corre preoccupati dal medico per un'analisi più approfondita. Ma non sempre si riesce a trovare una soluzione e allora in molti casi ci si dà per vinti, accettando di convivere con il disturbo che, alla fine, lo specialista ha definito psicosomatico. E si sa, con le malattie psicosomatiche la battaglia è difficile.
il linguaggio del corpo

«Tutto nasce dal fatto che la medicina classica, ortodossa, a partire dal diciannovesimo secolo, ha sempre cercato di concepire "scientificamente" e "funzionalmente" la malattia. Si riteneva e si ritiene che il corpo umano sia una macchina complicata, una fabbrica chimica altamente specializzata. Compito della medicina, se il meccanismo è ostacolato o danneggiato, è di individuare semplicemente le cause meccaniche, chimiche o di altro genere del cattivo funzionamento ed eliminare i danni. Una concezione puramente tecnico-scientifica del corpo umano che, pur aiutando a risolvere numerose patologie, non ha permesso di debellarne tante altre. Negativo anche l'approccio psicosomatico quando considera la malattia come una sorta di castigo comminato per un determinato peccato, apparentato a uno sviluppo psicologico alterato », afferma con forza il grande psichiatra e analista junghiano Adolf Guggenbiil-Craig. E aggiunge.

«Ciò che infastidisce in una considerazione siffatta è soprattutto il suo moralismo. Chi soffre deve sentirsi soprattutto colpevole. Fortunatamente ci sono visioni psicoterapeutiche disposte a vedere nel disagio fisico un vero e proprio linguaggio. Un linguaggio che il corpo usa per raccontare qualcosa». Sul banco degli imputati un modello medico dominato da una visione frammentata dell'organismo, incapace di considerare la malattia anche come espressione, come strumento di crescita interiore, come positività. «La malattia è considerata semplicemente un intralcio improvviso, un qualcosa che va a mettere i bastoni fra le ruote alla nostra vita così ben programmata. In realtà, se si cerca di rispondere considerando l'organismo qualcosa di meccanico e frammentato, i vantaggi ci saranno solo nei primi approcci, ma poi andando avanti su questa strada sarà irrimediabilmente compromessa la conoscenza stessa e l'efficacia della guarigione.

La malattia, teniamolo bene a mente, è qualcosa di unico, una forma di squilibrio che mette a disagio le persone e impone il cambiamento di alcune condizioni esistenziali se si vuole tornare alla salute». Ecco delineata in poche parole la filosofia della dottoressa Anna Zanardi. Una scuola che non propone rimedi onnipotenti, anzi cerca semplicemente di comprendere le radici del malessere psicofisico e di basare l'intervento curativo partendo dalla comprensione del linguaggio degli organi. Ogni organo, o parte del corpo, ha una funzione specifica che si integra complementariamente con la globalità del nostro sistema corpo-mente. Imparando a coniugare il sintomo con il suo significato profondo si avranno maggiori possibilità di arrivare prima alla causa del malessere con cui si è costretti a convivere.

30/05/14

Gli organi hanno un linguaggio

La malattia è un disequilibrio di tipo biologico ed emotivo che deve essere affrontato in entrambe le direzioni. Non è più il caso di considerare solo l'approccio medico funzionalista per cui se faceva male il fegato ci si concentrava sul fegato e si sperava di risolvere il problema solo con una pillola o con un intervento chirurgico. Di contro, occorre capire anche i desideri più profondi, le vere priorità, i valori, le potenzialità e i messaggi che il nostro corpo ci invia in continuazione perché sono alla base di uno sviluppo equilibrato dell'esistenza e della salute. 

(tratto da un interessantissimo libro, "Il linguaggio degli organi" casa editrice: Tecniche nuove, scritto dalla psicoterapeuta Anna Zanardi) 


Cosa s'intende per linguaggio d'organo? «S'intende la metafora a cui ricorrono gli organi per dirci quale è il vero malessere che ci assilla. Se la funzione di un organo è quella di decidere, come per il fegato, cosa c'è di tossico o non tossico per il nostro corpo, un'eventuale malattia epatica generalmente ci dice che il soggetto non è riuscito a prendere una decisione adeguata nella sua vita rispetto a ciò che è meglio per sé. Può essere che abbia preso decisioni approvate dalla società o dalla famiglia ma che, in qualche modo, lo rendono insoddisfatto emotivamente e quindi soffre di malattie epatiche».

Dunque, la malattia come sistema di crescita? «Iutte le cose difficili e imprevedibili della vita si accettano più facilmente se gli si dà un significato per la nostra evoluzione, per la nostra crescita. È un modo per dare peso alle cose che non capiamo, un modo per non arrenderci a quello che ci fa soffrire e a cui non riusciamo a trovare una soluzione. La malattia è spesso un imprevisto che rende irraggiungibili certi obiettivi, ma la novità sta nel cercare di vederla come "maestro" di vita. Un modo per darle un valore positivo e per superare le difficoltà».

Come si percepisce uno scenario del genere? La malattia è sempre un linguaggio d'organo? «Ormai è dato per scontato anche dal punto di vista scientifico. La psiconeuroimmunologia, per citare un tipo di approccio, sostiene che tutte le cause organiche hanno una concausa emotiva. In pratica ogni volta che ci ammaliamo è perché il nostro sistema immunitario non riesce a difendere il corpo, il sistema immunitario ci difende da ciò che produciamo sia a livello emotivo che a livello cognitivo, quindi di pensiero. In definitiva, anche la medicina ufficiale ammette che in ogni malattia c'è una concausa emotiva e cognitiva. In questo senso ogni malattia ha la sua componente che andrebbe in qualche modo interpretata. È chiaro che la psicosomatica fornisce un'interpretazione parziale. In parole povere, non significa che è sbagliato ricorrere all'intervento chirurgico se ce n'è bisogno o all'intervento farmacologico, significa semplicemente che abbiamo una chiave in più per capire come ci siamo ammalati e per trovare una soluzione per stare meglio».

Quindi come intendere l'approccio psicosomatico? «Ripeto: l'approccio psicosomatico è una delle chiavi in più per comprendere e rappresenta una via altemativa per individuare le concause del nostro star male. lo credo che come in tutte le cose ci sono più cause per lo stesso effetto, non credo che esista una causa unica per la malattia». .

Molti psichiatri sono duri con la psicosomatica e si dicono convinti che serve solo a farci sentire in colpa. "Credo dipenda dal tipo di approccio che si utilizza. Negli ultimi anni la psicosomatica si è molto evoluta. La psicosomatica tedesca, così come tutta quella basata sulla psiconeuroimmunologia, di sensi di colpa non ne parla né li fa venire. Anzi è esattamente il contrario. Ciò non toglie che c'è sicuramente una connessione fra il nostro modo di vedere il mondo e un disturbo organico. A volte facciamo rinunce, scelte che non sono per noi positive e che poi pagheremo in termini di salute. Questa non è colpa ma responsabilità delle proprie azioni». 

Ciò non è un volersi sostituire al medico? "No, molto spesso è un affiancamento. Gli psicoterapeuti non decidono che tipo di cura prescrivere a un malato ma semplicemente accompagnano il medico nel sostenere psicologicamente il malato attraverso la comprensione dei suoi comportamenti disfunzionali, di quei comportamenti che l'hanno portato a soffrire emotivamente».

Si ha la certezza che ci sia una relazione fra mente, cervello e sistema immunitario? «Senz'altro, È la stessa convinzione da cui parte la psiconeuroimmunologia, cioè il comprendere come il sistema immunitario viene condizionato dai nostri pensieri».  

Insomma quando pensiamo, il sistema immunitario intercetta i pensieri e il nostro dialogo interno? «"Sostanzialmente sì. Diciamo che il nostro cervello produce milioni di pensieri totalmente inconsci che però hanno un influsso immediato sui livelli di produzione dei neurotrasmettitori che sono appunto quelli responsabili dell'attività immunitaria. È evidente che quelli negativi ci danneggiano mentre i positivisi sono dei buoni alleati».

Come agiscono le emozioni positive'?· «Faccio un esempio. Ridere accresce la produzione di serotonina una delle sostanze che vince la depressione. Oppure ridere, essere di buon umore e avere pensieri positivi aumenta la produzione di alcuni enzimi che aiutano la digestione. È chiaro, ci sono delle correlazioni fra ciò che il nostro corpo produce e la nostra mente. La positività, non può che migliorare la funzione dei nostri organi».

L'obiettivo si centra solo con l'intervento dello psicoterapeuta? «Non necessariamente nel senso che ci sono persone naturalmente portate al buon umore e alla sdrammatizzazione, mentre ce ne sono altre, un po' tutti noi, che di fronte a eventi particolari della vita non riescono a trovare un significato positivo, un significato di crescita. Allora è d'obbligo ricorrere a un esperto».  

Si riesce anche da soli ad agire positivamente sul sintomo? «la risposta non può che essere affermativa. Riconoscere è già un passagggio, nel senso che ci porta verso la possìbilità di accettare. Non è l'unico passaggio che va fatto, ma riconoscere è il primo passaggio decisivo. Poi c'è l'accettazione razionale, cioè darsi una spiegazione razionale per quello che ci sta accadendo. Infine l'accettazione emotiva: accettare emozionalmente che per anni ci siamo fatti del male perché non sapevamo trovare un altro modo per reagire a una situazione che ci causava dolore».

Questo quadro porta alla guarigione? «Significa semplicemente avvicinarsi a un cambiamento della propria vita. Cambiamento che è un passaggio essenziale verso la guarigione. In molti casi è un modo per stare meglio. La contrapposizione tra biologico e psicologico è obsoleta, visto che non la fa più nemmeno la medicina ufficiale. Ormai anche la scienza ufficiale comprende e studia la correlazione fra agire fisico e agire mentale».

11/02/14

Mai sentito parlare di Ice Music?

Arpa di ghiaccio

Spesso ascoltare certi tipi di musica provoca dei piacevoli brividini che percorrono tutto il nostro corpo, facendo in modo che la nostra mente si predisponga ad un compelto rilassamento. Ma avete mai pensato a ricavare note musicali dal ghiaccio? Se questa apparentemente bizzarra idea non vi ha mai sfiorato, in Svezia invece è diventata una interessante realtà. A Luleå, Ice Music è un progetto artistico che celebra lo spirito della neve in Lapponia. Strumenti artigianali ricavati da enormi blocchi di ghiaccio, vengono suonati da bravissimi musicisti che ne esplorano le potenzialità acustiche. Gli strumenti che compongono l'orchestra di ghiaccio sono davvero tanti, tra cui il violino, la chitarra, il mandolino, lo xilofono e il contrabbasso. La loro musica può essere ascoltata fino a primavera, prima che inizi il disgelo. Il suono che regalano è davvero celestiale.

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