Il-Trafiletto
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27/08/14

Il sentiero della beatitudine e l'opera occulta della natura | JINARAJADASA

......ed ogni cosa con lamento dolce intenerisce, dolore ed amor nel cuore istilla. [qui]

IL SENTIERO DELLA BEATITUDINE
La Vita concede a ognuno il meglio di sé: la Felicità ad alcuni, la Rinuncia ad altri, la Trasfigurazione a pochi. Noi che amiamo la Verità, di che «dobbiamo fare a meno?» Dedichiamo il nostro cuore e la nostra mente all'Opera e allora scopriremo che la Rinuncia ci porta alla Trasfigurazlone. C'è una sola via che conduce a Dio, e tutti la devono percorrere. È il Sentiero della Beatitudine ed i suoi passi sono: Felicità, Rinuncia e Trasfigurazione. Chiunque sacrificherà tutto sé stesso all'Opera, anche «perdendo la sua vita», pure la ritroverà ben presto e vi ritornerà «con gioia recando seco il covone maturo».

L'OPERA OCCULTA DELLA NATURA
Esiste una Luce Celata, la quale rivela agli uomini che la Natura non è che un'espressione di una . Coscienza all'opera, e che questa Coscienza svolge il suo Piano attraverso di noi. Quando comprendiamo il significato di questo messaggio della Luce Celata, il quale ci dice che le anime sono immortali e che non periscono con i corpi, possiamo desumere che, mentre la Natura conserva il tipo, non trascura affatto la singola vita. Scopriamo, in seguito, che la fase finale evolutiva della Natura necessariamente implica il riconoscimento degli uomini quali Anime, poiché sarebbe un lavoro inutile quello della Natura, che lentamente plasma un riformatore, se non progettasse di utilizzare le sue capacità e la sua esperienza in riforme sempre maggiori nel futuro. Quando verrà Colui che il mondo attende e che la Natura predestinò, quale sarà la sua Opera se non spingere l'Opera della Natura un passo più avanti nel progresso?
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26/08/14

La conversione e il significato del dolore | JINARAJADASA

............... "Il sentiero della rinuncia forse reca soltanto la disperazione"? [qui]

LA CONVERSIONE 
In molti modi gli uomini vengono distolti dagli interessi del piccolo sé personale per l'opera del Grande Sé. Alcuni, amando la Verità in veste religiosa, aprendo il cuore ad una Personalità che abbaglia la loro immaginazione. Altri studiano la scienza e la filosofia e scoprono lo stupendo piano evolutivo, giungendo all'inevitabile risultato che l'individuo non è che un'unità nel Grande Tutto e non il centro del cosmo. Se poi scrutano in modo appropriato, troveranno che nell 'universo opera una Volontà con la quale, a qualunque costo, vorranno cooperare. Ad altri capitano delle misteriose esperienze riguardanti il lato occulto delle cose ed in questo modo la vita incomincia a parlar loro un messaggio di rinnovamento. Molteplici sono le vie della conversione, identica in tutte le terre e in tutte le religioni. Un fattore però tutte hanno in comune: l'antica personalità si dissolve e una nuova viene integrata nel servizio della Grande Opera. Quando, per mezzo della Conversione, la nuova personalità si rende pronta, gli strumenti che deve usare devono essere puri. Questi strumenti sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti in cui incominciò lentamente un processo di purificazione.

IL SIGNIFICATO DEL DOLORE
A certuni il dolore indurisce il carattere; coloro, invece, che sono pronti ad entrare nella seconda fase, il dolore li purifica! Il tessuto stesso della carne di colui che soffre sembra più luminoso e puro, come se attraverso ogni cellula splendesse la luce di un fuoco nascosto. Tanto più ciò vale per la sofferenza mentale. Non siamo forse irresistibilmente attratti con riverenza, verso chi molto e nobilmente soffrì e talvolta persino non lo amiamo?
«...piangere vidi la fanciulla e la tristezza fiera scendere su quelle ciglia serene d'ogni perfezion adorne. Il volto ombrato di dolore pur più cuori avvince della gaiezza seducente. Serena la rese la mestizia, la passione, saggia; le lacrime la resero un incanto poiché il silenzio alto una rara saggezza dona. I suoi singhiozzi sono come un canto, ed ogni cosa con lamento dolce intenerisce, dolore ed amor nel cuore istilla ... »

25/08/14

Il livello della rinuncia e Il significato della vita | JINARAJADASA

.... Prima però che cominci a comprendere ciò, deve effettuare una Conversione.[qui]

IL LIVELLO DELLA RINUNCIA La vita sembra colma di giorni tristi a coloro che giungono alla fme della prima fase, ma la lezione.è chiara. La lezione è questa: Devi farne a meno, devi farne a meno! Questa è l'eterna canzone che ogni ora, per tutta la vita, ci canta con voce fioca. In effetti Carlyle esprime la saggezza dei secoli quando dice: 
«L'attimo della Vita può aumentare il valore non tanto elevando il numeratore quanto diminuendo il denominatore. Ora, se l'algebra non m'inganna, l'unità divisa per zero ci dà l'infinito. Rendi la richiesta tua uno zero e tutto il mondo avrai ai tuoi piedi».

IL SIGNIFICATO DELLA VITA Con la rinuncia, l'anima sulla soglia della grandezza scopre il significato della vita. Se è un religioso griderà «la Tua volontà sia fatta »; se è uno scienziato o artista, dirà «non io, ma l'Opera». In questo modo, le anime rinunciando alla vita, nella seconda fase, amano l'Opera. Sono mesti nel cuore, ma se sono leali all 'Opera, raggiungono uno stato che è più della Felicita; è la gioia della creazione. Essi manifestano tali meraviglie, che le loro opere magistrali rimangono enigmi per loro stessi. Negli incerti bagliori essi scorgono la luce e si rendono conto che per loro mezzo, di tanto in tanto, tale luce si manifesta al mondo. Diventano, in questo modo, perfetti Maestri nella tecnica, nella religione, nell'arte, nella scienza ed in ogni ramo di attività. Ma, proprio quando scoprono che cos'è la vita, che cosa significa creare, diventano vecchi, ed il ciclo si chiude, prima che sembri incominciato.
"Il sentiero della rinuncia forse reca soltanto la disperazione"?


24/08/14

La legge della rinuncia e il livello della felicità | JINARAJADASA

... Soltanto Colui conoscendo, la morte si vince, né altro sentiero alla salvezza conduce [qui]

LA LEGGE DELLA RINUNCIA
La gioia del vivere non è forse ovunque? Nella pianta, nell'animale e nell'uomo non vediamo forse un istinto per la felicità, che spinge tutta la creazione dal bene al meglio, dal meglio all'ottimo? Da quando Dio pronunciò le parole «sia la luce» non cercano forse tutti gli uomini di uscire dalle tenebre e di salire nella luce, ciecamente ed oscuramente scorgendo che la felicita dev'essere la loro meta? Pure, quanto rari sono coloro che trovano la felicità nella vita! È facile cantare: «finche Dio è nel suo cielo, tutto va bene sulla terra»! Ma per cantare in questo modo si deve essere ciechi per le cose che avvengono: la vita è una tragedia per molti! Tuttavia, tutti sentiamo che la felicità deve essere lo scopo della vita, e l'umanità non sbaglia nei suoi più profondi sentimenti. Ma perché, allora, il raggiungimento della felicità non deve essere più facile?

L'uomo è un'anima in evoluzione. Vi è una filosofia di vita che afferma che l'uomo è un'anima immortale, che non vive una sola vita sul la terra, ma molte, che cresce con le esperienze che . raccoglie sviluppando molteplici capacità e virtù. Questa filosofia postula che tutti gli uomini sono figli dell'Unico Padre, che creò l'universo affinchè le sue creature possano raggiungerlo nella beatitudine. Secondo questa teoria, lo scopo della vita non è quello di raggiungere una condizione stabile di felicità individuale, ma piuttosto nello svolgimento di un Piano o di un ideale futuro, trovando in questo lavoro una soddisfazione sempre crescente. Secondo il punto di vista del teosofo, tutti gli uomini operano per un ideale futuro preordinato; però operano a diversi livelli, conformemente alle loro diverse attitudini. La constatazione di questi differenti livelli e delle leggi di vita propria a ciascuno, rende la vita meno problematica. Ci sono tre livelli principali sul Sentiero della Beatitudine che conduce al Bene Altissimo e questi sono: Felicità, Rinuncia e Trasfigurazìene.

IL LIVELLO DELLA FELICITÀ
A questo livello, Dio richiama i suoi figlioli alla collaborazione offrendo loro la Felicità quale scopo dell' esistenza. Egli infuse nei loro cuori la brama di felicità e fornisce il mezzo con cui renderli felici. L'amore della donna, del bambino e dell'amico, la fama degli uomini, successi e agi tutto ciò costituiscono le ricompense che Egli riserva. Ci sono molti sentieri per le anime giovani, dove possono raccogliere felicità e provare tali piaceri. Il Sentiero che conduce alla Beatitudine, però, richiede lavoro e chi intende solcarlo deve specializzarsi per un lavoro più ampio di quello che fino allora svolgeva. Deve cioè salire al successivo livello e, per fare ciò, deve trasformarsi interiormente.

Fino a questo momento egli misurava uomini e cose con il criterio della sua piccola personalità, ma d'ora innanzi deve scegliere il criterio del suo Sé Superiore. Deve rompere ogni indugio e comprendere sempre più chiaramente quello che è importante nella vita e quello che non lo è; cioè, non è la sua felicità importante, bensì l'Opera da compiere. Prima però che cominci a comprendere ciò, deve effettuare una Conversione.

23/08/14

La visione dello spirito | JINARAJADASA

................. novello Parsifal, il «puro folle» e riceve la sua eredità [qui]

LA VISIONE DELLO SPIRITO

Quando l'uomo giunge a questo punto, sulla soglia lo attende Colui che sorvegliò i suoi passi per molte esistenze successive, e, pur restando invisibile, lo incoraggiò a continuare il suo cammino. Questi è il Maestro, «della Comunità dei Cavalieri del Bene, che il mondo ricorda». Nel Maestro l'Anima scorge la realizzazione di tutti gli ideali che rincorse lungo le sue esistenze. Con la mano nella mano di questo «Padre in Dio» solca il sentiero, mentre coglie nel suo Maestro la Visione dello Spirito. Chi può descrivere una simile Visione se non chi la ebbe e chi potrebbe parlarne con autorità se non un Maestro? E, da quando i Maestri di Saggezza mossero i loro passi fra gli uomini come Buddha, Krishna, Cristo, ci hanno fatto vedere, con la Loro vita, ciò che tale Visione deve essere. In questa Visione dello Spirito i Molti sono Uno.
«In questo universo, Egli, Unico, va e viene; Egli è come il fuoco o pervade l'acqua; Lui soltanto conoscendo, si supera la morte, né altro sentiero vi è al di fuori di Lui.»
Per l'Anima, che in questo modo ha finito di salire, ogni Anima non è «uno spirito che opera, non quello che era, ma quello che diviene». Non vi sono né alti né bassi nella vita, poiché in ogni cosa egli scorge il raggio dell'Unica Fiamma Divina. Tanto attraverso il più basso come attraverso il più alto «Dio si piega così da permetterei, con la Sua Luce, di elevar ci» . La vita così diviene un sacramento ed egli ne è il celebrante; con pensieri di amore e con atti di bontà egli celebra e si unisce con Dio e Dio si unisce con l'uomo. L'uomo allora rinuncia alla volontà di vivere e, in questo modo, attua la meta: «rinunziando al Sé, l'universo diviene il suo lo» Tuttavia, apprende che questo «lo» non è che un debole raggio della gran Luce. Da allora; egli vive soltanto allo scopo che uno più Grande di lui possa vivere per suo mezzo, amare per suo mezzo, agire per suo mezzo. Ovunque egli possa trovarsi, in cielo o all'inferno, dove la sua opera viene richiesta, il suo cuore bisbiglierà:
«Colui io conosco, l'Uomo Possente, che qual sole risplende, al di là delle tenebre. Soltanto Colui conoscendo, la morte si vince, né altro sentiero alla salvezza conduce».

22/08/14

La visione dell'intuizione | JINARAJADASA

......................purificata e resa impersonale nell'intelletto, albeggia la Visione dell'Intuizione.[qui]

LA VISIONE DELL'INTUIZIONE
«Prima che gli occhi possano vedere, devono essere incapaci di lacrime. Prima che le orecchie possano udire, devono perdere la loro sensibilità»
dice La Luce sul Sentiero; tutte le anime, che sono giunte a questo stadio, hanno appreso l'amara lezione che soltanto con la rinuncia s'incomincia effettivamente a vivere. Hanno però pure constatato, per propria esperienza, che quello che una volta appariva morte non è altro che una «contrizione della vita». Hanno scoperto finalmente il significato della vita: l'uomo è un figlio di Dio, che nasce per essere un collaboratore di suo Padre. Ad un tale uomo è noto che la finalità dei suoi pensieri e sentimenti consiste nell'azione a vantaggio del prossimo e che quest'azione deve essere priva di desideri e senza ricerca di ricompensa, ma colma di uno spirito di riconoscente sacrificio. L'uomo ormai possiede, in questa fase, la facoltà dell'intuizione, che trascende tanto la ragione quanto l'emozione, pur confermando il ragionamento. Egli vede e percepisce La Vita Unica.

Tutto quello che unisce lo attrae; e se è del tipo intellettuale, amerà fare delle sintesi scientifiche e filosofiche, mentre se è del tipo emozionale, si dedicherà all'arte ed alla filantropia. Gradualmente, per un tale uomo, i Molti diventano Uno! La scienza gli narra dell'unità della natura, la filosofia gli dice che l'uomo è una coscienza che si crea il suo mondo, l'arte gli rivela la bellezza e giovinezza di tutte le cose, la religione gli bisbiglia al cuore l'Amore per tutte le cose! Egli simpatizza con tutto e la sua volontà è sempre al loro servizio. Il tempo ormai non è più lontano quando per lui sorgerà l'alba della Visione dello Spirito. Ma, per condurlo a quel punto, occorre che nuovamente l'insoddisfazione ve lo spinga.

Tale insoddisfazione non è di carattere personale; la triste maturazione di dolori per il male operato è ormai superata e «soltanto i tormenti altrui proiettano la loro ombra su di me». Non è dovuta alla percezione della mutabilità delle cose, poiché fuori di ogni dubbio egli conosce la sua immortalità e, per quanto tutto cambi, egli percepisce quello che mai non muta. Tuttavia, per scalare l'ultima vetta, l'insoddisfazione sempre l'opprime. In questa fase egli diviene un Creatore. Con l'intuizione che lo guida, egli crea nei campi di attività nei quali si esercitò nelle vite passate, come poeta, artista, statista, santo o scienziato; diviene cioè un grande genio del mondo. Tuttavia, per quanto le sue creazioni sembrino per tutti un miracolo, per lui soltanto sono parzialmente vere e parzialmente perfette, poiché egli percepisce l'Ideale, cerca di tradurlo in realtà per gli uomini e perciò, egli più di ogni altro, scorge le sue manchevolezze.

Mentre così cresce, una vita dopo l'altra, quale scienziato o poeta, artista o santo, gradualmente si trasforma in un nuovo tipo d'uomo, che «vede con occhi diversi dai nostri»; riconquistata l'integrità del suo cuore e l'innocenza delle sue mani diviene come un «piccolo bambino» dalla «pietà illuminato», diviene il novello Parsifal, il «puro folle» e riceve la sua eredità.

21/08/14

La visione delle emozioni | JINARAJADASA

..........In questo modo incomincia ad albeggiare per lui la Visione dell'Intuizione.[qui]

LA VISIONE DELLE EMOZIONI 
Descrivendo il trapasso dalla prima alla seconda fase, dissi che nel mondo vi sono due tipi principali di anime: quelle che passano dalla visione del sé separato alla visione della mente e quelle che si evolvono lungo un sentiero parallelo, passando dalle emozioni all'intuizione. Abbiamo visto come le anime vengono allenate per mezzo dell' intelletto a superare il sé; ora vedremo come lo stesso risultato può essere raggiunto da coloro in cui le emozioni predominano sulla mente. Come i tipi intellettuali manifestavano, nella prima fase, un marcato sviluppo dell'intelligenza di specie bassa, così pure troviamo che le anime che ora esaminiamo, nella stessa fase iniziale, manifestano una grande sensibilità.

Non si può dire che questa sensibilità sia raffinata o altruistica, poiché in gran parte sarà lussuria e gelosia, con qualche traccia di emozione religiosa. Il carattere di questo tipo sarà facilmente agitato dalle emozioni e questa caratteristica dell'anima dovrà essere elaborata per renderla capace di passare alla fase successiva. Seguendo il suo impulso emozionale ed egoistico, quest'Anima cercherà di rendere, le anime più deboli, schiave dei suoi desideri. La passione ed il senso di possesso, però, la legheranno alle anime di coloro che servono alle sue brame, una vita dopo l'altra, fino a quando percepirà che queste sono necessarie alla sua vita emotiva e che non ne può fare a meno a volontà.

Gradualmente, le sue passioni impure si trasformeranno in effetti più puri, ma egli sarà sempre nuovamente portato in rapporto con coloro verso i quali, già altre volte, le sue emozioni impulsivamente lo spinsero. Il male, però, che egli fece loro nel passato, ora getterà un velo sui loro occhi, rendendoli indifferenti nei suoi riguardi. Egli li amerà e si sacrificherà per loro, allo scopo di espiare i mali passati, con servizi, ma riceverà in cambio soltanto ingratitudine. Quando cercherà di spezzare il vincolo che lo unisce agli altri, constaterà che non può farlo! Maledirà l'amore, soltanto per ritornare sempre di nuovo all'altare dell' amore, con le sue offerte. La vita sarà piena di disappunti e di disperazione per lui e, nei momenti più sereni, riconoscerà, malgrado le sofferenze, che la sua vita emotiva gradualmente aprì a lui un nuovo senso. Incomincerà ad afferrare, qua e là, degli sprazzi di una giovinezza immortale in tutte le cose ed il mondo, che sembrava orrido e decrepito, gli apparirà sotto l'impressione emotiva, come egli lo conobbe prima che per lui divenisse una tragedia.

Una vita dopo l'altra passa, nutrita dagli amori transitori, facendo crescere questo senso, trasformandolo infine in un senso di meraviglia. La natura, in seguito, gli rivela in tutte le cose della vita nuovi valori, di cui il significato egli non potrà più dimenticare. Quando l'amore scuote il suo essere, ogni filo d'erba ed ogni foglia e fiore acquistano per lui un nuovo significato; egli scorge ora la bellezza dove prima non la vedeva affatto. Vede tutto bello intorno a sé: un volto umano, un fiore, un tramonto, una melodia, e tutto ciò lo ricollega in un modo misterioso con tutti coloro che amò; ed il mondo cessa per lui di essere una pagina bianca. Accade che questo senso di stupore è intermittente, e vi sono dei periodi in cui il mondo sembra avvolto come in un velo; però il velo è di propria creazione e si deve strapparlo se si vuole raggiungere la Visione dell 'Intuizione.

Ancora un volta scende, nella vita di quell'essere, lo sconforto - sconforto dovuto al fatto che l'amore stesso è transitorio. Coloro che egli ama e da cui è corrisposto, gli vengono tolti, proprio quando la vita sembra fiorire per lui; gli amici che egli idealizza scuoteranno questo ideale, che egli con tanto amore formò. Per quanto crudele ciò possa sembrare, non è che la mietitura di quello che egli stesso una volta seminò. Però, questa maturazione ha un significato preciso. Egli amava fino ad ora non l'Amore, ma le sue ombre, non l'Ideale che è imperituro, ma le sue riproduzioni, che subiscono il decadimento. D'ora innanzi il carattere deve consolidarsi, per non oscillare dall'entusiasmo alla depressione, né egli deve accontentarsi di un vago misticismo che lo fa godere dei suoi sentimenti, piuttosto che sondare le cause che lo determinano.

In questo modo, egli consegue l'inevitabile purificazione per mezzo della sofferenza; le scorie del sé vengono bruciate, affinché non rimanga che l'oro del desiderio divino. Allora soltanto scopre i veri sentimenti, che sono quelli che contengono lo spirito di sacrificio. Per quest'Anima, purificata nel desiderio e per quella purificata e resa impersonale nell'intelletto, albeggia la Visione dell'Intuizione.

20/08/14

Continuerà a non vedere quanto poco comprende il mondo | JINARAJADASA

.......Esaminiamo dapprima quelle anime la cui l'Evoluzione avviene tramite l'intelletto.[qui]


LA VISIONE DELLA MENTE

Scopriremo che la maggior parte dell'intelligenza di queste anime è stata sviluppata nella prima fase, per mezzo dell'egoismo, che le rese solerti ed astute per cogliere le opportunità di soddisfare le loro esigenze. Tale intelligenza viene impiegata dalle invisibili Guide dell 'Evoluzione, ponendo l'anima nelle circostanze in cui l'astuzia animale possa svilupparsi nel vero intelletto. Il bene ed il male passati, seminati da quest'anima, saranno ricompensati in modo da conferirle delle occupazioni ed interessi, in cui dovrà pensare a delle cose intorno a sé, indipendentemente dai loro rapporti con essa.

Anziché valutare le esperienze in termini di vantaggi personali, incomincerà a raggrupparle in tipi e categorie e, in questo modo, gradualmente incomincerà a intravedere un ordine materiale e morale nel cosmo, più potente della sua volontà. Ogni nuova legge della natura, quando viene intravista dall'anima, viene temuta, poiché questa legge sembra esistere soltanto per ostacolarla. Raccogliendo però una maggiore esperienza del suo modo di procedere, incomincerà a fidarsi delle leggi e, quindi, ad usarle per raggiungere i suoi scopi. L'amore di apprendimento apparirà e per lei la natura non sarà più una pagina bianca; cesserà d'essere un paio di occhiali dietro ai quali non vi è l'occhio per vedere.

A questo punto, constatiamo che l'egoismo altera ancora i giudizi della sua mente. L'individuo sarà un dottrinario, un pedante combattivo e pieno di pregiudizi, poiché tutto il suo intelletto e il suo carattere dimostreranno una marcata debolezza e spesso proporrà dei principi di condotta, che non sarà in grado neppure di applicare a sé stesso. Continuerà a non vedere quanto poco comprende il mondo, poiché il mondo non è che una manifestazione della vita, che è più della mente e, chi la comprende soltanto con la mente, non la comprende affatto. L'eccesso di intelletto diviene un difetto di intelligenza, poiché l'uomo in tale caso osserva tutte le cose come attraverso un vetro colorato.

Passano molte vite prima che, gradualmente, raccolga esperienze per mezzo della mente e prima che le assimili formandosi un concetto chiaro della vita. Ora però incomincerà a prendere parte attiva nel mondo della vita intellettuale e, quando sarà sulla soglia della fase successiva, lo troveremo quale lavoratore nel campo della scienza, della filosofia e della letteratura. Il suo intelletto, però, ha ancora troppi pregiudizi personali e perciò deve rendersi impersonale e puro, prima che la visione successiva, quella dell 'intuizione, possa aprirsi. Ancora una volta, troveremo che nella sua vita entrerà l'insoddisfazione. Le strutture che aveva costruito con tanto travaglio, risultato di lunghi anni di lavoro, crollano ad una ad una, poiché la natura rivela sempre nuovi fatti per dimostrare, al mondo, che le sue generalizzazioni erano soltanto in parte vere.

Il mondo, per il quale tanto operò, un giorno lo dimenticherà e lavoratori nuovi riceveranno gli onori che a lui sarebbero dovuti; sarà incompreso dai suoi più cari amici. Questa sofferenza porta, con l'espiazione, presto o tardi un'elevata purificazione. Alla fine, l'anima apprende la grande lezione di dover operare per l'amore dell'opera e non per i frutti dell'azione. Ora conosce la gioia della dedizione altruistica di sé stesso nella ricerca della verità. È uno studioso delle filosofie, ma schiavo di nessuna; ora finalmente egli osserva la natura come «essa è» e, con una mente perfettamente impersonale, risolve i suoi misteri uno ad uno. In questo modo incomincia ad albeggiare per lui la Visione dell'Intuizione.

19/08/14

Visione del sè separato | JINARAJADASA

......................mancando di volontà per dirigere la sua evoluzione, egli agisce come il corpo comanda[qui]

VISIONE DEL SÉ SEPARATO 
Da tutto ciò deriva che i primi stadi dell'Anima e la sua visione della vita, mentre ascende, è quella del sé separato. «Mio, non tuo», rappresenta il principio della sua azione. Le brame lo dominano e la sete di sensazioni lo spinge; ed egli non bada se è ingiusto e crudele verso gli altri, mentre vive i suoi giorni e le sue notti di egoismo. Sembra avere una volontà tenace, poiché è in grado di schiantare il più debole, ma in realtà è del tutto privo di volontà, poiché non è che un trastullo dell'eredità animale, che non è ancora in grado di controllare.

Non ha maggiore libera volontà di quella della ruota da mulino che gira, spinta dalla corrente del fiume. Egli è soltanto un trastullo della volontà di vivere che, per suo mezzo, compie uno scopo che non è il suo. Quando però riconosciamo che ognuna di queste anime è immortale e che il suo futuro «è quello di una cosa di cui il crescere nello splendere non ha limiti», incominceremo a comprendere perché, in questo primo stadio, l'egoismo ha una parte tanto importante nella vita; per il fatto cioè che, nelle fasi successive, egli deve essere capace di stare solidamente sulla base di una coerente individualità.

Ora però giunge il tempo per lui di sviluppare l'iniziativa e la potenza; è pronto a vendicarsi, ma con ciò il germe della pronta decisione viene seminato è dominatore e crudele, ma con ciò viene seminato il germe dell'iniziativa intelligente, che deriva dall' astuzia animale che ancora dimostra. Ogni male, da lui operato nel passato, deve essere pagato con laboriosi servigi a favore delle sue vittime tuttavia, il male che opera in questa fase e minore per quantità e per forza, rispetto a quello che può fare nelle fasi successive, quando l'intelligenza è più acuta e l'emozione più potente. In un certo periodo dell'umana evoluzione, l'egoismo stesso ha la sua importanza nell'economia delle cose, poiché pure l'egoismo costituisce una forza necessaria per costruire le fortezze del cielo.

Le anime, che sono egoiste unicamente a causa della loro gioventù, in essenza sono però divine. In esse non c'è alcun male, poiché i loro vizi non sono che assenza di virtù; il loro male è quindi nullo, cioè un silenzio che comprende la presenza del suono. Una vita dopo l'altra, queste anime ritornano a nascere, ora quali uomini ed ora quali donne; vivono una vita di egoismo e quindi muoiono, e scarsi mutamenti nel loro carattere si possono notare in tale periodo. Ben presto, però, un sentimento di insoddisfazione opprime la loro vita. La mente è ancora troppo fiacca per comprendere che l'uomo «non vive di solo pane». L'individuo permane stabile sulla base creata dal suo egoismo. Ora però viene per lui il momento di incominciare il travaglio del superamento di sé e con ciò s'incomincia ad aprire davanti agli occhi della sua anima la visione della fase successiva. Secondo il tipo dell'anima, questa visione sarà quella della Mente o delle Emozioni.

Ci sono nella vita due tipi principali di anime, quelle in cui l'intelligenza controlla le emozioni e quelle in cui le emozioni dominano la mente. Un tipo non è più elevato dell'altro; entrambi sono fasi per cui si passa nello sviluppo delle facoltà più elevate, per raggiungere l'intuizione. La visione della terza fase è, appunto, quella dell' intuizione; a questa però le anime pervengono sia tramite l'intelletto, sia tramite l'emozione. Esaminiamo dapprima quelle anime la cui l'Evoluzione avviene tramite l'intelletto.

18/08/14

Rendere la dottrina dell'evoluzione più conforme alla logica | JINARAJADASA

........Tutta la natura, visibile e invisibile, costituisce un campo di evoluzione della vita, attraverso le serie successive di forme evolventi.[qui]

Le fasi principali di questa vita evolvente vanno dal minerale al vegetale, dal vegetale all'animale, dall'animale all'uomo. La Dottrina della Vita che si evolve attraverso le forme evolventi, risponde a quei problemi che tormentano i biologi d'oggi. Molti fatti, che fino ad ora venivano considerati fuori dal dominio della scienza, vengono spiegati dalle nuove leggi, e le lacune esistenti vengono superate per rendere la dottrina dell'evoluzione più conforme alla logica. Questa dottrina, inoltre, ci dimostra che la vita non è affatto distruttiva e che è soltanto in apparenza crudele, poiché nulla può andare perduto, dato che ogni esperienza, in ogni forma che fu distrutta, nel processo della selezione naturale, viene tesaurizzata dalla vita stessa.

Le vite passate si manifestano ancora nel presente, per dimostrare che lo scopo della natura non è quello della distruzione mortale, ma della vita sempre trionfante sopra la morte, per creare l'uomo immortale. In ogni essere umano vediamo lo stesso principio della vita evolvente ed imperitura. Poiché l'uomo è una vita individuale cosciente, un' anima immortale, capace di vivere indipendentemente dal corpo, che di solito chiamiamo «uomo».
In ogni anima il processo evolutivo è all'opera.
Al momento, quando viene in esistenza come Anima, questo è debole e caotico nella sua coscienza, vago ed indefinito nella sua comprensione del significato della vita e capace soltanto di pensiero e di sentimento ristretti. Ma egli pure si evolve, dall'indefinito al definito, dal semplice al complesso, dal caos all'ordine. L'Evoluzione dell'uomo avviene per successive manifestazioni in corpi di carne, passando dopo un certo tempo, in un altro corpo per incominciare la vita. Questo aspetto dell'evoluzione della vita, che gli uomini subiscono, viene chiamato Rincarnazione. Come l'Evoluzione investe tutte le forme distribuite per specie e generi, famiglie e ordine classe e gruppo, sottoregno e regno, formando un'unica catena senza soluzione di continuità, così pure la Rincarnazione collega tutte le esperienze umane in un'unica coerente filosofia di vita.

Immaginate con me che l'esistenza sia simboleggiata da una montagna che milioni di esseri scalano per raggiungerne la sommità. Molti giorni devono passare prima che il viandante raggiunga la sua meta. Mentre però sale, giorno per giorno, la prospettiva delle cose sotto di lui e sopra di lui cambia gradualmente; nuove vedute allieteranno la sua vista, i suoi occhi incominceranno ad adattarsi a nuovi orizzonti e, dopo ogni passo, gli oggetti muteranno forma e proporzione. Infme, raggiungendo la sommità, un vasto panorama si estenderà davanti a lui e chiaramente vedrà la via da lui percorsa e perché ha dovuto scendere in quella valle e aggirare quel burrone. La montagna rappresenta l'esistenza e gli scalatori di tutte le sue pareti sono gli uomini e le donne, che sono anime immortali. Immaginiamoci per il momento i pellegrini che si trovano alla base della montagna e che sono in procinto di salire verso la sommità.

Possiamo ben immaginarci quanto limitato sarà il loro orizzonte e quanto poco potranno intravedere del lungo sentiero che sta davanti a loro. Immaginiamoci che questi pellegrini rappresentino l'umanità più arretrata, cioè gli esseri umani più selvaggi e meno intelligenti, che oggi possiamo trovare sulla terra. Secondo la teoria della Rincarnazione, questi sono anime bambine, che entrano appena nell'esistenza allo scopo di incominciare l'evoluzione per rendersi anime perfette. Allo scopo di comprendere il processo evolutivo, osserviamo uno di questi esseri mentre s'inerpica sulla montagna. La prima cosa che potremo notare è che quest'anima-bambina manifesta una dualità.

Poiché è anima e corpo nello stesso tempo, come anima deriva da Dio, ma come corpo deriva dal bruto. Il corpo che egli occupa porta impresso un forte istinto di auto conservazione, dovuto alla fiera lotta per l'esistenza del suo progenitore animale, mentre egli, quale Anima derivante da Dio, possiede l'intuito del bene e del male, ma ben scarsa volontà. Il corpo richiede, per la sua conservazione, che egli sia egoista e, mancando di volontà per dirigere la sua evoluzione, egli agisce come il corpo comanda.

17/08/14

Questa Terra annoiati attori dietro mobili scene | JINARAJADASA

............................e come il vento del deserto trascorre sì ce ne andiamo, dove ignorando ... »[qui]

Certamente, questo atteggiamento non rappresenta l'opinione della maggioranza degli uomini. Milioni di uomini credono in un Creatore e «fino a quando Dio è nel suo cielo tutto procede bene nel mondo!» Non è esagerato dire che il loro ottimismo riceve continuamente forti scosse. Nessun uomo o donna intelligenti può guardarsi d'intorno e non essere d'accordo con Tennyson quanto dice: «Atto primo: questa Terra, scena immersa nel terrore, annoiati attori dietro mobili scene. Pazientate. L'Autore nel quinto atto rivelerà il senso di questo dramma fiero.» Entrambe le idee, quella dell'Evoluzione e quella della Divina Guida, come attualmente si concepiscono, non soddisfano appieno gli uomini che cercano di avere una visione ispirata della vita.

La prima, indubbiamente, ci presenta una splendida sfilata della natura, però non reca alcun messaggio all'uomo individuale, salvo che dimostra come l'Evoluzione lo usa nel suo breve giorno di vita e stoicamente lo invita a rassegnarsi all' estinzione, quando la natura non ne avrà più bisogno. La seconda dottrina, invece, si appella al cuore degli uomini con seducenti accenti di una potenza fatta per la rettitudine, ma fa vedere Iddio soltanto nelle lacune di questo spietato ordinecosmico, che la scienzaci rivela. È, quindi, naturale, che ogni filosofia, la quale postuli una relazione inseparabile fra Dio e l'evoluzione, fra la natura e l'uomo, sia degna di essere esaminata; e questa è la prospettiva della vita che la Teosofia propone, nella luce di una grande idea.

Quest'idea è quella dell'Evoluzione della Vita. Come la scienza moderna ci narra di incessanti mutamenti di forma dal protoplasma all'uomo, la Teosofia asserisce che, di pari passo, avviene un crescente mutamento di vita. Questa vita non trae origine dalle forme per quanto la vediamo ad esse associata, ma, come la Teosofia asserisce, è indistruttibile ed evolve. La vita è indistruttibile, nel senso che, quando un organismo viene distrutto, tutto non cessa, poiché rimane una vita che è ancora cosciente.

Quando una rosa appassisce ed i suoi petali si riducono in polvere, pure la vita di questa rosa non cessa di esistere; la sua vita persiste nella natura, conservando in sé i ricordi di tutte le esperienze che passò, rivestita della forma di una rosa. Quindi, nel corso degli eventi, seguendo delle leggi che sono comprensibili, quella stessa vita anima un'altra rosa nell' estate successiva, recando con sé nella sua seconda incorporazione i ricordi della prima. Perciò, ovunque sembra che avvenga la morte di una cosa vivente, cristallo o pianta, animale o uomo, lì sempre persiste una vita indistruttibile e cosciente, anche se, per ogni apparenza, l'oggetto sembri inanimato e sia pure nel processo di decadimento. Inoltre, questa vita si evolve, esattamente alla maniera come gli scienziati affermano che gli organismi si evolvono.

La vita, dapprima, è amorfa e risponde poco agli stimoli esteriori; conserva soltanto un' oscura memoria delle esperienze che ebbe nelle successive incorporazioni. Passa però da uno stadio all'altro, attraverso organismi sempre più complessi, e così gradualmente diviene più definita, più diversa, più organizzata nelle sue funzioni. Come la forma esteriore si evolve dal protoplasma . all'uomo, così pure evolve la vita che l'anima.
Tutta la natura, visibile e invisibile, costituisce un campo di evoluzione della vita, attraverso le serie successive di forme evolventi.


16/08/14

Raggiungere ampiezza intellettuale e ampia simpatia, senza distinzione di razza, credo, sesso | JINARAJADASA

................non potremo raggiungere tale illuminazione.[qui]

Bisogna raggiungere ampiezza intellettuale e ampia simpatia, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore, prima che sgorghi la nostra vera coscienza di Anime, come un raggio di luce attraverso spesse nubi. Non esiste un modo più efficace per sapere che cosa noi siamo quali Entità immortali, fuori del tempo, che scoprire qual è la nostra opera da svolgere, nel tempo. Quando un uomo o una donna scopre quell'Opera, per il quale il sacrificio e l'immolazione di sé costituisce la più alta soddisfazione, allora, lentamente, discende una coscienza più grande dell 'Anima nel cervello della personalità.

Con questa discesa incomincia pure il ricordo diretto delle esistenze passate. Più la personalità evolve, non desiderando maggior luce, ma soltanto quella necessaria per il passo successivo sul sentiero della sua Opera, gradualmente tutti gli impedimenti, uno dopo l'altro, si consumeranno nel fuoco purificatore. Come il sole che dissipa più nubi quanto più ascende, così pure avviene per la vita della personalità: allora, essa comprende con tutta certezza l'anima umana è immortale ed il suo futuro è quello di crescere in uno splendore senza limiti. Allora, ritornano i ricordi delle vite passate.

LA VISIONE DELLO SPIRITO

La storia dell'umanità è la storia del pensiero e le fasi per le quali gli uomini sono passati dallo stato selvaggio a quello civile, si distinguono l'una dall'altra per l'influenza esercitata da certe grandi dottrine. Fra gli insegnamenti che modellarono le civiltà, quello dell'Evoluzione preannuncia una nuova era nel mondo del pensiero. Considerata dapprima soltanto come d'interesse accademico, ben presto la dottrina dell'Evoluzione fu riconosciuta di grande valore pratico, mentre oggi viene considerata come assolutamente necessaria per comprendere qualunque problema di ogni ramo della vita. Tuttavia, è un fatto indiscutibile che la dottrina dell 'Evoluzione non è che una teoria.

Nessuno ha vissuto abbastanza a lungo per constatare l'esistenza degli anelli nella catena evolutiva, per attestare che i mutamenti postulati, in effetti accaddero e che la catena evolutiva non è una fantasia, ma un fatto. Pure la dottrina dell'Evoluzione viene accettata da tutti come un'idea dinamica, poiché, come una bacchetta magica, questa teoria crea miracoli nel mondo del pensiero.

Convoglia gli organismi eterogenei della natura in raggruppamenti ordinati: dall'atomo inanimato al protoplasma, dagli organismi unicellulari a quelli multi cellulari, dagli invertebrati ai vertebrati, dalla scimmia all'uomo c'è una sola scala di vita ascendente:
« ... lottando per raggiungere l'umanità, il verme sale lungo le spire della forma ... » 
Pure, nessuno può dire che l'Evoluzione sia un fatto piacevole da contemplare, poiché i sistemi spietati della natura sono evidenti a chiunque. Essa appare crudele e distruttiva, creando e perfezionando le sue creature, facendole preda le une delle altre, generando più esseri di quanti ne possano sopravvivere nell'aspra lotta per l'esistenza. Con «denti insanguinati e la preda fra gli artigli» crea e distrugge e crea nuovamente, intenta soltanto a far sopravvivere la specie, senza badare al piacere e al dolore della vita singola.
Gli uomini, per quanto orgogliosi della loro sognata libertà di pensiero e di azione, non sono che pedine del Gran Gioco. Più l'Evoluzione viene compresa in base ai fatti che gli scienziati hanno raccolto, più gli uomini possono asserire con Ornar; riguardo alla loro nascita, vita e morte:
«... in questo mondo e il perché non sapendo né donde, qual acque d'un fiume non spontaneamente fluenti, veniamo; e come il vento del deserto trascorre sì ce ne andiamo, dove ignorando ... »                     «Rubaiyat» di Ornar Khayyam

15/08/14

Noi siamo sempre il nostro futuro, non il passato | JINARAJADASA

..............L'oblio dei dettagli del passato, che lo snerverebbero, lo rende più adatto a combattere con maggior vigore.[qui]

Noi non comprendiamo quanto siamo dominati dal nostro passato, e costituisce davvero una benedizione, per la maggior parte di noi che gli Dei benigni gettino un velo sul passato, poiché, al nostro attuale grado di evoluzione, ciò non potrebbe essere che dannoso, per molte ragioni. Fino a quando noi ci identifichiamo col nostro passato, questo ci resterà nascosto, salvo nella forma di ricordo indiretto e cioè con la manifestazione delle facoltà e disposizioni.

La memoria diretta ci viene da sé quando apprendiamo a dissociare il nostro presente dal nostro passato: noi siamo sempre il nostro futuro, non il passato, e quando potremo riguardare il nostro passato impersonalmente, come un giudice che non si identifica con i fatti che esamina, allora soltanto potremo incominciare a ricordare direttamente i dettagli delle passate esistenze. La seconda ragione perché non ricordiamo direttamente le nostre esistenze passate sta nel fatto che quell'«io» che domanda «perché non ricordo?», in effetti non visse nel passato; visse invece l'anima e non questo «io», con tutte le sue limitazioni. Ma 1'«io» non è forse l'anima? Per la maggior parte delle persone non lo è affatto e ciò risulterà chiaro qualora riflettiamo sul problema. L'uomo o la donna medi sono assai meno di un'anima, quanto invece un'insieme di attributi, di sesso, di credenze, di nazionalità, ecc.; mentre invece dobbiamo sempre ricordare che l'anima è immortale, cioè non perde nulla con la morte del corpo.
L'Anima non vive nel tempo e perciò non si può dire che sia giovane, che si corrompa e invecchi, non è né maschio né femmina, poiché raccoglie in sé le migliori qualità di entrambi i sessi; l'Anima non è né indù, né buddista, né cristiana, né musulmana, poiché vive la Vita Unica ed assimila quella Vita Unica secondo il suo temperamento. L'Anima non è né inglese, né americana, non appartiene ad una razza particolare, non appartiene ad alcuna casta o classe, sa soltanto che tutto fa parte dell'Unica Vita e che, davanti a Dio non vi è brahmano, né shudra, né ebreo, né gentile, né aristocratico, né plebeo.
Quest'Anima, con una parte di sé, forma la personalità per un periodo di vita, come soggetto di esperimento e di esperienza. Attraverso la «persona» cioè maschera, di un bambino, fanciullo o fanciulla, uomo o donna, vecchio o vecchia, essa guarda la vita e, mentre osserva, elimina le distorsioni dovute ai gusci esteriori. Le sue personalità passate potevano essere lemuri o atlantidee o indù, greche o romane, ed essa sceglie le migliori e trascura le altre. Tutte le letterature, le scienze e le arti, le religioni e le civiltà costituiscono la sua scuola, la sua palestra, il suo laboratorio. Il suo patriottismo serve un'umanità indivisibile ed il suo credo è la cooperazione con il Piano di Dio che è l'Evoluzione. È l'Anima che ha vissuto tutte le passate esistenze.

Quanto si sono identificati con quest'Anima coloro, uomini e donne, che domandano: «perché non ricordo le vite passate?» Chi chiede è la personalità. Il corpo di questa personalità ha un cervello sulle cui cellule i ricordi della vita passata non sono stati impressi. Le memorie le conserva l'Uomo Divino che è fuori del tempo, e che non ha limitazioni di credo o patria. Per ricordare le vite passate della nostra anima, il cervello della personalità attuale deve diventare uno specchio, su cui possano riflettere i ricordi dell'Anima.

Prima però che tali ricordi giungano al cervello, bisogna rimuovere i vari impedimenti: il senso della mortalità, del tempo, del sesso, del colore, della casta. Fino a quando resteremo avviluppati nei meschini pensieri di un nazionalismo esc1usivista e nelle ristrette credenze della religione, fino a quando conserveremo le barriere che esistono fra il nostro Sé Superiore e quello inferiore, non potremo raggiungere tale illuminazione.

14/08/14

«Ma perché mai non ricordiamo completamente i fatti?» | JINARAJADASA

............. o soltanto di disagio in presenza degli oggetti che causarono lo «shock».[qui]

Più strano, invece, è l'atteggiamento di un individuo nei riguardi di un altro, determinato dalla vita precedente. Spesso si vede lo strano caso di una ragazzina di dieci o dodici anni, che ha cura della propria madre in modo materno, come se fossero invertite le posizioni e come se la ragazzina avesse dei doveri rispetto alla madre. Un fatto di natura psicologica più profonda si ha quando una donna si sposa con un uomo che la fa soffrire, mentre essa ha una grande pietà per lui, non come si trattasse del marito, ma di suo figlio. In questo caso, scopriamo una reminiscenza della vita in cui egli era in effetti suo figlio, e la sua migliore natura si manifestò allora quando egli era in tali rapporti con lei.

Una reminiscenza della passata esistenza si ha quando vi è stato un cambiamento del sesso del corpo. Nell'occidente, in modo particolare, vi è una più marcata distinzione di temperamento fra i due sessi che in oriente; avviene cioè il caso in cui la bambina non vuole giocare con la bambola, ma preferisce i giochi dei ragazzi; in effetti, si tratta di un ego che ha assunto un corpo di sesso opposto a quello a cui era abituato nelle vite passate. A molte ragazze dispiacciono le sottane e passano molti anni prima che si rassegnino a portarle. Vi sono delle donne di cui il volto stesso e il modo di comportarsi sembrano rivelare abbastanza visibilmente la loro ultima incarnazione maschile. Qualcosa di simile osserviamo pure in certi uomini, i quali recano nell'attuale esistenza le tracce delle loro abitudini di pensiero e di sentimento di quando vivevano in corpi femminili. Considerando i molti enigmi psicologici che ho enumerato, si dimostra, come dato di fatto, che la gente si ricorda abbastanza delle proprie passate esistenze. Naturalmente, il loro ricordo è indiretto e si manifesta come abitudine, attitudine o modo di comportarsi; tuttavia, ciò è dovuto al ricordo subcosciente dell' esistenza passata.

Gran parte delle persone che propendono ad accettare la teoria della Rincarnazione come un fatto reale, chiede naturalmente: «Ma perché mai non ricordiamo completamente i fatti?» A questa domanda si può rispondere che è meglio non ricordare direttamente o completamente, fino a quando questi ricordi possono pesarci. Non siamo cioè pronti a ricordare, fino a quando possiamo essere influenzati dalle memorie del passato. Dove, per esempio, si ha il ricordo di un evento doloroso, fino ad un certo punto il passato non solo influenza il nostro presente, ma anche il nostro futuro; ed entrambi in una forma dannosa e, per questa ragione, fino a quando non siamo al di là della sfera di influenza del passato, i nostri caratteri verrebbero indeboliti e non rafforzati dai ricordi passati.

Esaminiamo un esempio tipico: supponiamo che un uomo abbia commesso il suicidio nella vita passata, come il più facile mezzo per togliersi dalle difficoltà. Morendo in tale modo, egli conserverà nella sua mente una grande sofferenza e, particolarmente, avrà mancanza completa di fiducia nella sua capacità di dominare le tempeste della vita. Il suicidio, ad ogni modo, non pone fine alle sofferenze poiché, dopo la morte, per qualche tempo egli dovrà continuare a soffrire ancora più acutamente, fino a quando gradualmente il dolore si esaurirà. Avverrà, cioè, una purificazione per mezzo della sua grande sofferenza e, alla fine, egli raggiungerà una visione più acuta ed una reazione più pronta agli stimoli della sua natura più elevata.

Rinascendo, possederà perciò una coscienza più robusta, come risultato delle sofferenze patite; però conserverà sempre la mancanza di fiducia nelle sue capacità, poiché nulla è avvenuto dopo la sua morte per modificare quella idea. La fiducia in sé stessi si raggiunge soltanto dominando le circostanze ed appunto per questa ragione egli si rincarna. Presto o tardi dovrà affrontare una situazione del tutto simile a quella in cui fallì la volta precedente. Come le difficoltà incominceranno nuovamente a stringerlo d'assedio, si ripeterà l'antica lotta. Il fatto di aver commesso il suicidio nella vita precedente, in simili circostanze, ora gli ritornerà sotto forma di tendenza a ripeterlo, cioè a superare le difficoltà nella maniera più facile.

D'altra parte, il ricordo subcosciente della sofferenza dopo l'ultimo suicidio ritornerà pure, stimolando fortemente la coscienza affinché, questa volta, la soluzione sia diversa. " In questa condizione di tensione mentale, quando l'uomo si trova in bilico fra il suo passato ed il suo futuro, se egli sapesse con chiara memoria come commise il suicidio nel passato per le stesse circostanze, è assai probabile che egli verrebbe fortemente influenzato dalla sua azione passata e che la mancanza di fiducia in sé sarebbe rafforzata, così da fargli commettere nuovamente suicidio. L'oblio dei dettagli del passato, che lo snerverebbero, lo rende più adatto a combattere con maggior vigore.

13/08/14

...fiducia senza limiti nella propria panacea e nella diffusione del loro messaggio spirituale. | JINARAJADASA

.............. in Grecia recano il messaggio della natura, come in nessun altro paese al mondo.[qui]

Altri ancora, che vissero la loro ultima esistenza nel Medio Evo, in qualche parte dell'Europa, forse in Italia, Spagna o Germania, visitando questi Paesi, sentiranno una strana familiarità con le cose che osserveranno. In modo strano, comprenderanno la vita di quella gente e le ragioni delle cose. Per certuni, questo senso misterioso di ricordo può manifestarsi più fortemente in Egitto, in India o in Giappone; ma possiamo affermare che, ogni qualvolta abbiamo una intuitiva comprensione di un popolo straniero, in ciò scorgiamo uno dei modi di ricordare le nostre passate esistenze. Nel tipico atteggiamento intellettuale dei francesi scorgiamo la rincarnazione di quello che sviluppò l'antica Grecia.

La chiarezza intellettuale francese e la sua spregiudicata acutezza nel vedere le cose come sono (sia nell'aspetto materiale o meno), sono tipicamente ellenici. Forse, potremmo conoscere la vita dei fenici assai meglio qualora studiassimo i fenici rinati nella Germania attuale. La rivalità commerciale fra l'Inghilterra e la Germania per i mercati occidentali non costituisce altro che il ritorno dell' antica rivalità fra Roma e Cartagine per i mercati mediterranei. Un'irruzione degli ego ellenici risulta evidente pure negli Stati Uniti dell'America. Sulla costa del Pacifico, particolarmente, vi sono molti uomini e donne dal temperamento greco, del periodo avanti Pericle; come spesso i loro antenati, i Puritani della Nuova Inghilterra, dimostrano.

In America scopriamo pure i sofisti greci in tutta la pienezza del «Nuovo Pensiero», che in questo Paese fa scaturire nuovi scrittori ogni mese. In questi scorgiamo le stesse caratteristiche dei sofisti ellenici, che Platone tanto accusava; possiedono molto buon senso, idee utili, senso di indipendenza dalle pastoie e dalle tradizioni, fiducia senza limiti nella propria panacea e nella diffusione del loro messaggio spirituale. La mancanza di distinzione mentale, come avvenne in Grecia, fra il sofismo e la saggezza, ritorna ancora nel ventesimo secolo come una confusione fra il nuovo pensiero e la vita divina, rispetto alla vera Vita dello Spirito. Possiamo sperare, tuttavia, che come gli antichi sofisti apportarono l'Era dell'Oro nell'antica Grecia, così pure il «nuovo pensiero» sia il precorritore del Vero Pensiero, che ora albeggia, e che non è né antico, né nuovo.

Nell'India attuale troviamo molti che non sono affatto indù; benché la maggior parte degli indù moderni non sembra che siano stati in altre terre nella loro precedente esistenza; ma scorgiamo però qua e là degli uomini e donne per i quali le sacrosante istituzioni ortodosse non hanno senso, e che con avidità assimilano le idee occidentali del progresso. Molti di questi sono inglesi tornati ora a rincarnarsi e, perciò, la loro mentalità è spiegabile. Se però troviamo delle persone che non hanno mai lasciato l'India, che furono educate nella più severa ortodossia e che pure combattono con entusiasmo per il modo straniero di pensare, certamente dobbiamo ritenerli quali europei rincarnati qui, provenienti dalla Grecia o da Roma o da qualche altro Paese dell'occidente.

Non dobbiamo dimenticare di attrarre l'attenzione sugli ego della Grecia, che ritornarono in Europa per inaugurarvi il secolo dell'arte. A chi conosce la scultura e l'architettura greca non sarà difficile scoprire artisti greci rincarnati nei grandi maestri italiani della pittura e dell' architettura. Il culto non è quello di Pallade e degli Dei; è invece il culto della Vergine Maria e dei santi, che coronano con aureole celesti. Dove mai i maestri italiani trassero la sicurezza del tocco se non dalla passata esistenza in Grecia? È stupefacente pure il fatto, che i romani, i quali erano eccellenti ritrattisti, sono rincamati nei pittori ritrattisti inglesi: Gainsborough, Reynolds, Lawrence ed altri. Possiamo ricordare pure quei greci che inondarono l'Inghilterra, ai tempi della regina Elisabetta: Marlowe, Beaumont, Flechter, Peele, Johnson ed altri, che erano pagani abilmente velati alla foggia inglese del tempo. Essi sentivano la vita in modo non inglese; essi dapprima percepivano e poi esprimevano in pensieri i loro sentimenti.

Un greco resta greco, qualunque lingua parli ed il suo timbro nella letteratura e nell' arte non si può non riconoscere. Una forte impressione fatta sulla coscienza nella passata esistenza spesso appare nell'attuale con uno strano modo di sentire. Talvolta, si manifesta con il terrore degli animali striscianti, per il fuoco o per i tagli, ecc.; queste fobie si possono spiegare in quel modo, per quanto talvolta possono spiegarsi pure quali rimozioni subconsce della vita attuale.

Nei casi in cui non abbiamo tali fatti nella subcoscienza della vita presente, non vi è dubbio che siano dovuti ad una morte violenta nella passata esistenza. Gli effetti postumi appaiono ora sotto forma di un terrore incontrollabile o soltanto di disagio in presenza degli oggetti che causarono lo «shock».

12/08/14

Egli possedeva, come dono naturale, quel sentimento unico per la vita | JINARAJADASA

............selezionato dall'evoluzione e formato da appropriati fattori genetici. [qui]

Soltanto la Rincarnazione spiega un altro genio, che resta ancora un enigma per ogni altra teoria. Keats è noto nella poesia inglese come il poeta più greco dei poeti inglesi. Egli possedeva, come dono naturale, quel sentimento unico per la vita, che costituisce il tesoro del temperamento ellenico. Se egli fosse stato uno studioso del greco e versato nelle tradizioni della cultura greca, potremmo considerarlo quale «anima naturaliter Graeca» di Keats non greco. Ma, quando consideriamo che Keats sapeva poco di latino e assai meno di greco e incominciò la sua carriera quale chirurgo, dobbiamo stupirci, perché egli non canta come un poeta cristiano, ma come un pastore greco, nato sulle pendici dell'Etna. Lo stupore cessa quando ammettiamo che Keats era la Rincarnazione di un poeta greco e che. non faceva altro che ricordare le sue esistenze passate, quando pensava e sentiva alla maniera dei greci.

Seguendo la traccia rincarnazionistica, è interessante constatare come, con un'analisi generale, siamo in grado di dire dove visse un individuo nel passato. Nella cultura d'Europa e d'America abbiamo tre principali correnti di ritorno, cioè quella di Roma, della Grecia e dell'India. Chiunque abbia studiato le istituzioni romane ed il concetto romano della vita, non avrà difficoltà nel constatare quanto il temperamento inglese sia affine a quello dell'antica Roma, sotto l'aspetto della modernità. Gli scritti storici di Gibbon, Macaulay, Hume praticamente sono identici agli scritti degli storici romani; rispettivamente Sallustio, Tacito e Livio. D'altro canto, se esaminiamo gli storici francesi non troveremo il temperamento romano, ma un temperamento assai affine a quello greco.

L'equazione Tennyson = Virgilio non è inesatta per coloro che conoscono entrambi i poeti. Il ritorno della Grecia chiaramente possiamo intravederlo negli scrittori come Goethe, Schiller e Lessing. Perché mai questi scrittori hanno proclamato in Germania, con indescrivibile entusiasmo, il messaggio del «ritorno alla Grecia», se non avessero essi stessi vissuto nelle passate esistenze ciò che la cultura ellenica ancora serba per gli uomini? Che cos'è mai l'entusiasmo se non lo slancio dell'anima verso l'esperienza e la gioia che già conobbe altrove e di cui riconosce ora l'appello? Gli uomini entusiasti, pionieri del futuro, non sono affatto scherzi di natura, ma dobbiamo considerarli quali anime rincarnate, che ricordano nel loro entusiasmo le passate esistenze; e non sono eccezioni, ma i primi frutti di una gloriosa umanità che deve sorgere.

Chiunque ha studiato i filosofi indiani riconosce gli antichi vedantini nei nomi di Kant, Fichte, Hegel e un filosofo buddhista in Schopenhauer. Tutti ritornano alle loro filosofie delle passate esistenze, esprimendo però le loro convinzioni in una forma sempre più brillante.
Ogni qualvolta i più profondi aspetti dell'essere umano si manifestano al mondo in qualche creazione nella filosofia, nella letteratura, nell'arte o nella scienza, possiamo notarvi le tendenze che ebbero origine nelle passate esistenze
Il corteo della vita dell'uomo non viene progettato e sviluppato in pochi brevi anni, che incominciano con la sua nascita, e chi conosce la Legge della Rincarnazione può abbastanza facilmente scoprire dove furono composte le varie parti della sfilata di avvenimenti, che costituiscono la vita umana. La Rincamazione, dato che riguarda masse di individui, costituirebbe uno studio affascinante per chiunque avesse l'acume storico. Ho fatto presente, più sopra, che la razza inglese è, in gran parte, una rincamazione di quella dell'antica Roma; però, qua e là, vi sono pure tracce di greci come Byron, Ruskin, Metthew Arnold e quegli uomini e donne inglesi che hanno il senso ellenico della vita e che si sentono oppressi dalla tradizione inglese, come gli stranieri in un paese straniero.

Un greco, rinato, ovunque sia nato, recandosi nell'Italia meridionale oppure in Grecia, incomincia presto a ricordare la sua esistenza passata, con l' istintiva familiarità con cui percepirà lo spirito nascosto nell'albero, nel lago o sulla collina. Come nessun altro, eccetto il greco, sentirà una gran gioia alla vista del sole, degli aranci, delle vigne e delle cascate d'acqua, che in Grecia recano il messaggio della natura, come in nessun altro paese al mondo.

11/08/14

Mentre egli agita il suo arco, una gran pace si dipinge sul suo volto | JINARAJADASA

.............L'unica teoria ragionevole, che spieghi il genio o che ammetta i fatti scientifici sull'ereditarietà del genio, è quella della Rincarnazione. .[qui]

Quando ammettiamo che l'individuo è un'anima e che questa è un Ente evolvente ed imperituro, che si manifesta per mezzo di un corpo appropriato alla sua fase di sviluppo e all'opera che deve compiere in questo corpo, allora risulterà evidente che gli attributi emotivi e mentali non sono che risultati delle esperienze modificatrici vissute nelle passate esistenze. Dato però il fatto che questi si possono esprimere soltanto per mezzo di un corpo e di un cervello adatti, questi devono avere quelle caratteristiche che la natura stessa ha parallelamente selezionato con l'ereditarietà, per il fine prestabilito. La manifestazione di ogni capacità superiore, quindi, dipende da due fattori indispensabili: un Ente o coscienza che abbia sviluppato quella capacità con esperienze ripetute nelle vite passate e uno strumento adatto, cioè un corpo fisico di cui la natura strutturale renda possibile l'espressione della capacità stessa.

Quando perciò consideriamo la qualità del genio, se questi possiede un corpo modellato da tali fattori genetici che inibiscono la sua genialità, questa resterà potenziale, per dirla al modo di Bateson, e la sua genialità inceppata. D'altro canto, se la natura producesse anche mille corpi adatti, non avremmo affatto mille geni. Due correnti evolutive, perciò, devono convergere in un solo punto, prima che possa manifestasi qualche qualità che non sia puramente funzionale. La prima richiede l'evoluzione di una coscienza indistruttibile, la quale continuamente esperimenta la vita e lentamente si specializza, la seconda, invece, richiede l'evoluzione della struttura fisica, selezionata dall'eredità, per rispondere a particolari stimoli interiori.

Se, con questa premessa, desunta da quello che avviene in natura, esaminiamo i vari geni che il mondo ha prodotto, scopriremo che essi non fanno altro che ricordare le loro passate esistenze, mentre manifestano la loro genialità. Esaminiamo, ad esempio, un genio come quello del giovane violinista Mischa Elman, che anni addietro incominciò la sua carriera musicale: allora non era che un bambino, pure manifestava una meravigliosa tecnica. Forse, si potrebbe legittimamente attribuire la sua capacità tecnica, conformemente alla teoria di Mendel, ad una rara convergenza di fattori genetici; tuttavia, nessuna teoria dell' ereditarietà fisica può spiegare quello che sorprese i più grandi critici della musica e cioè la sua particolare interpretazione della musica suonata. Proprio in questa interpretazione, l'amatore della musica può scorgere l'anima dell' esecutore e cioè se si tratta di un anima grande o piccola, se l'esecutore percepisce la vita superficialmente o in profondità.

L'interpretazione di Mischa Elman era assolutamente spontanea e non un'imitazione di qualche maestro, cioè quella di un uomo e non di un ragazzo. Non c'è da stupirsi che molti critici fossero imbarazzati, come quello del «Daily Telegraph» di Londra che diceva:
"La pioggia cadeva rumorosamente sul tetto ed il tuono scuoteva l'aria, ma Misha Elman con calma eseguiva gli spartiti di Paganini, Bach e Wieniawsky. La sua parola era calma, non sostenuta. Abbiamo già avuto dei bambini prodigio sui nostri palcoscenici, ma questi erano "sostenuti"; Mischa Elman non è uno di loro. Mentre egli agita il suo arco, una gran pace si dipinge sul suo volto, e soltanto di tanto in tanto appoggia di più il mento sullo strumento, come per accogliere l'impulso delle sue vibrazioni o per comunicargli il ritmo della sua anima".
Accettando la teoria della Rincarnazione e supponendo che Mischa Elman è un anima che, nelle vite passate, in verità salì al vertice supremo e quindi cadde nelle profondità della vita umana, troveremo una spiegazione ragionevole della sua genialità. In ogni sua interpretazione si riflette la somma delle sue passate esperienze e, perciò, egli ci può narrare, per mezzo della musica, le gioie e i dolori dell'uomo, poiché questi egli sperimentò nelle passate esistenze e di essi conserva i relativi ricordi nelle generalizzazioni emotive ed intellettuali.

Questa spiegazione conferma la scienza, poiché la teoria della Rincarnazione del genio implica la necessità, per l'anima musicale, di un corpo particolarmente adatto e convergente con I'ereditarietà musicale, selezionato dall'evoluzione e formato da appropriati fattori genetici.

10/08/14

Non sappiamo fino a che punto l'ereditarietà spiega il genio | JINARAJADASA

...................Da dove gli proviene questa meravigliosa capacità?[qui]


Si cerca di spiegarlo con l'ereditarietà. Ma, in effetti, non sappiamo fino a che punto l'ereditarietà spiega il genio. In conformità alla teoria comunemente accettata dell' ereditarietà, ogni generazione aggiunge qualcosa alla qualità tramandata dalla generazione precedente, e questa trasmette alla successiva tutto quello che ha accumulato nel passato; a sua volta la successiva generazione trasmette alla prossima generazione tutto quello che ha ricevuto, oltre il proprio contributo, e così via, da una generazione all'altra, fino a quando giungiamo ad una particolare generazione e ad un individuo di questa, in cui la qualità speciale, in un modo misterioso, si concentra e l'individuo si manifesta quale genio.

Secondo questa teoria popolare, qualche antenato di Shakespeare possedeva una traccia del suo genio, che trasmise ai suoi discendenti con l' ereditarietà; questi discendenti a loro volta, serbando intatto quello che il genitore aveva loro trasmesso, aggiunsero delle loro esperienze, poi queste e quelle esperienze trasmisero ai discendenti e così via per le successive generazioni, ogni generazione facendo tesoro delle esperienze delle passate generazioni e aggiungendo qualcosa di proprio, prima di trasmetterle alle successive. L'individualità di Shakespeare sarebbe, quindi, come un torrente arginato gradualmente, che però rompe gli argini quando la pressione supera il limite di resistenza.

Questa concezione delle ereditarietà si basa sull'ipotesi che quello che l'individuo acquista nelle sue facoltà, come risultato di adattamento all'ambiente, viene trasmesso ai discendenti.Questa è la conclusione a cui perviene la scuola darwinista di biologia, analizzando quello che avviene in natura. Le ricerche biologiche, nel corso degli ultimi anni, sono state in gran parte dirette a provare la validità della teoria della trasmissione delle caratteristiche acquisite; però non solo non si è affatto scoperto un solo caso certo, ma, al contrario, tutti gli esperimenti degli incroci e allevamenti hanno accumulato le prove per dimostrare esattamente il contrario.

La scuola biologica di Mendel giunge perciò a delle conclusioni sull'ereditarietà che non solo sono nuove, ma stupefacenti. Secondo questa scuola, le caratteristiche strutturali, da cui dipendono le capacità mentali e morali dell'individuo, esistono in tutti gli antenati nella loro pienezza; anzi, tutte le caratteristiche strutturali devono essere state presenti nel primordiale pulviscolo della materia vivente. Nulla affatto ha aggiunto l'evoluzione a questo pulviscolo originale e alle sue potenzialità protoplasmatiche. Ogni genio, che il mondo ha conosciuto o che conoscerà nel lontano futuro, potenzialmente già esisteva; per quanto si debbano attendere milioni di anni prima che sorgano i fatti genetici appropriati, affinché possa apparire quale genio sul palcoscenico dell'evoluzione.

La Natura non ha svolto la struttura complessa del cervello di Shakespeare dai cervelli rudimentali dei mammiferi, poiché tale complessità già esisteva in ogni cellula protoplasmatica. La Natura non ha evoluto il genio, ma soltanto lo ha svincolato dai ceppi avviluppanti del protoplasma primordiale, eliminando, una generazione dopo l' altra, i fattori genetici inibitivi per la sua tipica manifestazione. Bateson riassume queste teorie moderne, dicendo: "Ritengo che le qualità artistiche dell 'umanità si dimostreranno come dovute non già a qualcosa che si aggiunge alla formazione di un uomo comune, bensì all'eliminazione dei fattori che, nelle persone normali, inibiscono lo sviluppo di queste qualità.

E' quasi certo che possono essere riguardate come liberazione di poteri che normalmente sono inibiti. Lo strumento esiste, ma è inceppato". (Discorso presidenziale alla «Associazione Britannica delle Scienze», 1914). Il tempo dimostrerà quanto dovranno modificarsi le concezioni di Mendel con le successive scoperte, ma è certo che la concezione Darwinista dell' ereditarietà è insostenibile e, quindi, si conclude che il genio deve assai poco ai raggiungimenti intellettuali ed emozionali dei suoi antenati. Tuttavia, anche se ammettiamo, con i mendeliani, che il genio viene liberato dagli ostacoli dei fattori inibitivi e che non è affatto un risultato di lenta accumulazione, lasciamo ancora il mistero insoluto, cioè la spiegazione della capacità sintetica del genio.

Noi perciò non siamo più vicini alla comprensione della natura del genio, seguendo Mendel, anziché Darwin. Le teorie scientifiche ci narrano soltanto in quali condizioni il genio si manifesta o non si manifesta e null'altro. L'unica teoria ragionevole, che spieghi il genio o che ammetta i fatti scientifici sull'ereditarietà del genio, è quella della Rincarnazione.

09/08/14

L'antico risentimento come la morte è tenace | JINARAJADASA

.............. Il bandolo di questa matassa ce lo offre efficacemente W.E.Henley nel suo poema.[qui]

Egli narra come il protagonista vide una bella ragazza, ai tempi di Babilonia, e se la prese, abbandonandola successivamente. Tuttavia, essa lo continuava ad amare, ma, avendole un tale trattamento spezzato il cuore, si suicidò. È naturale, quindi, che la fanciulla morisse con un sentimento di amore e di risentimento per la stessa persona e, poiché quello che seminiamo pure raccogliamo, rinascendo, entrambi mietono, sotto forma di atteggiamento emozionale, il risultato delle cause passate.

Questa volta, l'uomo l'ama nuovamente e la desidera; essa pure a sua volta lo ama, tuttavia non vuole cedere ai suoi desideri a causa dell' oscuro e triste ricordo. L'amante perciò esclama:
"La tua fierezza che io sdegnai ora mi schianta e ancor mi sdegna ... l'antico risentimento come la morte è tenace. Mi ami, pur ti raffreni; il cuor mi si spezza per l'aspra perfidia, e invano il mio petto percuoto ... " 
Henley, nella sua visione poetica, scorge che tale situazione non può permanere per sempre, deve cioè sorgere un giorno fra i due vero amore e comprensione. Il poema frnisce narrando come la fierezza antica si trasforma nella rassegnazione presente, nel ricordo del bene passato, che non deve essere disprezzato.
"Nell'al di là della tomba il fatto compiuto, vorrei non averlo consumato, quando di Babilonia un re io fui, e tu una vergine schiava"
Una conclusione sola ci può essere, quella cioè che troviamo nei racconti delle fate; questa però richiede un universo dove vi è l'Uno solo che ama, dove:
"I sentieri finiscono sul punto d'incontro degli amanti, là dove il figlio di ogni saggio sa".
Fin qui abbiamo considerato le manifestazioni della natura emotiva dell'individuo e ciò è evidente, poiché dalle proprie esperienze si può giudicare e comprendere le emozioni altrui, naturalmente fin dove tali emozioni sono in generale simili a quelle che abbiamo conosciuto noi. Ma che cosa possiamo dire di quelle persone che comprendono perfettamente tali esperienze, pur non avendole mai vissute? Shakespeare, per esempio, comprende profondamente il logorio del cuore e della mente della donna, come pure il complicato processo mentale del traditore; Dickens, invece, perfettamente comprende quello che sente un omicida dopo il delitto. Ci sono, inoltre, delle persone illuminate le quali, quando sperimentano delle emozioni, le generalizzano, considerandole estese pure agli altri, mentre ve ne sono delle altre non tanto illuminate, le quali, per quanto siano state una volta colpite, non evitano la seconda volta il pericolo, né diventano apprezzabilmente più sagge per avere subito la stessa esperienza più volte.

Chi è illuminato cerca di sondare la qualità universale in ogni singola esperienza e, in questo modo, può anticipare il risultato dell' esperienza di natura affine, per sé e talvolta anche per gli altri; può catalogare le sue esperienze riducendole a formule algebriche, in cui ogni formula comprende, in una definizione generale, tutti i casi particolari. I suoi pensieri e sentimenti sono come degli aforismi, che trasmutano tutte le esperienze in un'unica grande esperienza. La facoltà di generalizzare le definizioni tratte dalle emozioni individuali, costituisce una qualità rara come quella di formulare una filosofia, traendola dai particolari pensieri che ci siamo formati sulle cose.

La generalizzazione delle emozioni particolari è tipica del poeta; e, quanto più universali sono le sue generalizzazioni, tanto più grande può essere considerato il poeta. Perché, dunque, sorge qua e là un individuo che possiede la meravigliosa capacità di vedere i singoli uomini quali rappresentanti di tipi e le emozioni particolari come espressioni di emozioni universali? Diciamo che un tale uomo è un genio, però la parola genio descrive, ma non spiega il fatto.

Ci sono dei geni in ogni settore della vita nella religione, nella poesia, nell'arte, nella musica, nella politica, nel dramma, nella strategia, nel commercio e in altri aspetti della vita. Tali geni sono caratterizzati da molte qualità anormali, sono uomini dell'avvenire e non del loro tempo; ogni genio è un legislatore per le future generazioni nel suo ramo di attività, ma soprattutto il genio vive emozionalmente e mentalmente con ampie generalizzazioni. Da dove gli proviene questa meravigliosa capacità?

08/08/14

...gli Dei ci hanno fatto bere al fiume dell'oblio, prima di lasciarci ritornare sulla terra, | JINARAJADASA

......... poiché l'individuo è quasi costretto a obbedirgli, senza potersi trattenere....[qui]

Ci sono soltanto due spiegazioni logiche possibili: una sarebbe quella che si tratti di dissolutezza, cioè di una forma d'isterismo e d'incipiente demenza, dovuta forse ai complessi psichici; l'altra, invece, indicherebbe che questo profondo sentimento di un individuo per l'altro non rappresenti altro che un nuovo incontro, l'ultimo dei molti, poiché molti altri incontri si sono susseguiti nelle vite passate. Dove e quando ebbero luogo questi incontri ha poca importanza per gli amanti.

Rudyard Kipling nel suo libro «La più bella storia del mondo» dice che gli Dei ci hanno fatto bere al fiume dell'oblio, prima di lasciarci ritornare sulla terra, per procurarci la divina sensazione di innamorarsi della persona amata. Il punto principale da notare in questo stato emozionale, cioè, nell'essere innamorati, è quello che l'amicizia non sorge, per così dire, ma continua, poiché nell' atteggiamento psicologico dei due amanti si esprime il ricordo rimosso delle passate esistenze, quando cioè si incontrarono, amarono e sacrificarono l'uno per l'altra.

Non diverso da un simile non comune attaccamento, che consiste nell'innamorarsi, è pure la non comune avversione reciproca, che non è tanto rara nell'esperienza degli uomini. Certe avversioni normali possiamo facilmente spiegarle, ma prendiamo due individui che si incontrano per la prima volta, che non si sono nemmeno mai conosciuti nemmeno di vista; pure, quando s'incontrano, sperimentano Un fenomeno di avversione reciproca, non dovuta al gesto esteriore, ma al sentimento interiore o intuizione. In tutti i casi di avversione, lo strano fatto è che non c'è alcun sentimento personale, cioè non si sente una sensazione violenta di "non ti amo", ma piuttosto di uno stato di coscienza mentale impersonale, dove quasi non si manifesta alcun sentimento e che si potrebbe esprimere con le parole: "È meglio non avere a che fare con costui".

Qualche volta seguiamo subito questa intuizione, ma di solito la respingiamo come scorretta e poi cerchiamo di comprendere con la mente questo nuovo conoscente. Qualche volta, succede che comincia a piacerci o addirittura incominciamo ad amarlo. Abbiamo dimenticato la nostra prima impressione, oppure l'abbiamo respinta come un impulso irragionevole. Bisogna considerare che, effettivamente, ci sono molte avversioni dovute puramente ad impulsi irragionevoli, ma ci sono anche dei casi in cui gli eventi successivi ci dimostrano, che non si trattava di un impulso ma bensì di una precisa intuizione. Può accadere che, magari dopo anni di rapporti amichevoli, il nostro amico improvvisamente e senza una ragione ci vibri un colpo mortale alle spalle ed allora, nel dolore e nell'umiliazione patita, ci ricordiamo della prima impressione che abbiamo avuta di quell'individuo, e vorremmo averla seguita.

Da dove trae origine questa prima impressione? La Rincarnazione ci offre una soluzione; cioè, possiamo spiegarla con il fatto che, nelle vite passate, la stessa persona ci ha procurato un grande dispiacere ed il ricordo del fatto ci balena nella mente come un'intuizione; al primo contatto con quella persona. Più caratteristici sono quei casi dove vi è, nello stesso tempo, l'attaccamento e l'avversione, amore e risentimento.

Mi ricordo di una signora che descrisse bene il suo atteggiamento nei confronti dell' amico al quale era profondamente attaccata: "Lo amo, ma lo disprezzo!" Quante mogli giornalmente ripetono le stesse parole nei riguardi dei loro mariti, e quanti mariti nei confronti delle mogli! Perché mai sorge questa confusione incomprensibile di sentimenti contraddittori?  Il bandolo di questa matassa ce lo offre efficacemente W.E.Henley nel suo poema.......
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