Il-Trafiletto
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27/08/14

Il sentiero della beatitudine e l'opera occulta della natura | JINARAJADASA

......ed ogni cosa con lamento dolce intenerisce, dolore ed amor nel cuore istilla. [qui]

IL SENTIERO DELLA BEATITUDINE
La Vita concede a ognuno il meglio di sé: la Felicità ad alcuni, la Rinuncia ad altri, la Trasfigurazione a pochi. Noi che amiamo la Verità, di che «dobbiamo fare a meno?» Dedichiamo il nostro cuore e la nostra mente all'Opera e allora scopriremo che la Rinuncia ci porta alla Trasfigurazlone. C'è una sola via che conduce a Dio, e tutti la devono percorrere. È il Sentiero della Beatitudine ed i suoi passi sono: Felicità, Rinuncia e Trasfigurazione. Chiunque sacrificherà tutto sé stesso all'Opera, anche «perdendo la sua vita», pure la ritroverà ben presto e vi ritornerà «con gioia recando seco il covone maturo».

L'OPERA OCCULTA DELLA NATURA
Esiste una Luce Celata, la quale rivela agli uomini che la Natura non è che un'espressione di una . Coscienza all'opera, e che questa Coscienza svolge il suo Piano attraverso di noi. Quando comprendiamo il significato di questo messaggio della Luce Celata, il quale ci dice che le anime sono immortali e che non periscono con i corpi, possiamo desumere che, mentre la Natura conserva il tipo, non trascura affatto la singola vita. Scopriamo, in seguito, che la fase finale evolutiva della Natura necessariamente implica il riconoscimento degli uomini quali Anime, poiché sarebbe un lavoro inutile quello della Natura, che lentamente plasma un riformatore, se non progettasse di utilizzare le sue capacità e la sua esperienza in riforme sempre maggiori nel futuro. Quando verrà Colui che il mondo attende e che la Natura predestinò, quale sarà la sua Opera se non spingere l'Opera della Natura un passo più avanti nel progresso?
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26/08/14

La conversione e il significato del dolore | JINARAJADASA

............... "Il sentiero della rinuncia forse reca soltanto la disperazione"? [qui]

LA CONVERSIONE 
In molti modi gli uomini vengono distolti dagli interessi del piccolo sé personale per l'opera del Grande Sé. Alcuni, amando la Verità in veste religiosa, aprendo il cuore ad una Personalità che abbaglia la loro immaginazione. Altri studiano la scienza e la filosofia e scoprono lo stupendo piano evolutivo, giungendo all'inevitabile risultato che l'individuo non è che un'unità nel Grande Tutto e non il centro del cosmo. Se poi scrutano in modo appropriato, troveranno che nell 'universo opera una Volontà con la quale, a qualunque costo, vorranno cooperare. Ad altri capitano delle misteriose esperienze riguardanti il lato occulto delle cose ed in questo modo la vita incomincia a parlar loro un messaggio di rinnovamento. Molteplici sono le vie della conversione, identica in tutte le terre e in tutte le religioni. Un fattore però tutte hanno in comune: l'antica personalità si dissolve e una nuova viene integrata nel servizio della Grande Opera. Quando, per mezzo della Conversione, la nuova personalità si rende pronta, gli strumenti che deve usare devono essere puri. Questi strumenti sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti in cui incominciò lentamente un processo di purificazione.

IL SIGNIFICATO DEL DOLORE
A certuni il dolore indurisce il carattere; coloro, invece, che sono pronti ad entrare nella seconda fase, il dolore li purifica! Il tessuto stesso della carne di colui che soffre sembra più luminoso e puro, come se attraverso ogni cellula splendesse la luce di un fuoco nascosto. Tanto più ciò vale per la sofferenza mentale. Non siamo forse irresistibilmente attratti con riverenza, verso chi molto e nobilmente soffrì e talvolta persino non lo amiamo?
«...piangere vidi la fanciulla e la tristezza fiera scendere su quelle ciglia serene d'ogni perfezion adorne. Il volto ombrato di dolore pur più cuori avvince della gaiezza seducente. Serena la rese la mestizia, la passione, saggia; le lacrime la resero un incanto poiché il silenzio alto una rara saggezza dona. I suoi singhiozzi sono come un canto, ed ogni cosa con lamento dolce intenerisce, dolore ed amor nel cuore istilla ... »

25/08/14

Il livello della rinuncia e Il significato della vita | JINARAJADASA

.... Prima però che cominci a comprendere ciò, deve effettuare una Conversione.[qui]

IL LIVELLO DELLA RINUNCIA La vita sembra colma di giorni tristi a coloro che giungono alla fme della prima fase, ma la lezione.è chiara. La lezione è questa: Devi farne a meno, devi farne a meno! Questa è l'eterna canzone che ogni ora, per tutta la vita, ci canta con voce fioca. In effetti Carlyle esprime la saggezza dei secoli quando dice: 
«L'attimo della Vita può aumentare il valore non tanto elevando il numeratore quanto diminuendo il denominatore. Ora, se l'algebra non m'inganna, l'unità divisa per zero ci dà l'infinito. Rendi la richiesta tua uno zero e tutto il mondo avrai ai tuoi piedi».

IL SIGNIFICATO DELLA VITA Con la rinuncia, l'anima sulla soglia della grandezza scopre il significato della vita. Se è un religioso griderà «la Tua volontà sia fatta »; se è uno scienziato o artista, dirà «non io, ma l'Opera». In questo modo, le anime rinunciando alla vita, nella seconda fase, amano l'Opera. Sono mesti nel cuore, ma se sono leali all 'Opera, raggiungono uno stato che è più della Felicita; è la gioia della creazione. Essi manifestano tali meraviglie, che le loro opere magistrali rimangono enigmi per loro stessi. Negli incerti bagliori essi scorgono la luce e si rendono conto che per loro mezzo, di tanto in tanto, tale luce si manifesta al mondo. Diventano, in questo modo, perfetti Maestri nella tecnica, nella religione, nell'arte, nella scienza ed in ogni ramo di attività. Ma, proprio quando scoprono che cos'è la vita, che cosa significa creare, diventano vecchi, ed il ciclo si chiude, prima che sembri incominciato.
"Il sentiero della rinuncia forse reca soltanto la disperazione"?


24/08/14

La legge della rinuncia e il livello della felicità | JINARAJADASA

... Soltanto Colui conoscendo, la morte si vince, né altro sentiero alla salvezza conduce [qui]

LA LEGGE DELLA RINUNCIA
La gioia del vivere non è forse ovunque? Nella pianta, nell'animale e nell'uomo non vediamo forse un istinto per la felicità, che spinge tutta la creazione dal bene al meglio, dal meglio all'ottimo? Da quando Dio pronunciò le parole «sia la luce» non cercano forse tutti gli uomini di uscire dalle tenebre e di salire nella luce, ciecamente ed oscuramente scorgendo che la felicita dev'essere la loro meta? Pure, quanto rari sono coloro che trovano la felicità nella vita! È facile cantare: «finche Dio è nel suo cielo, tutto va bene sulla terra»! Ma per cantare in questo modo si deve essere ciechi per le cose che avvengono: la vita è una tragedia per molti! Tuttavia, tutti sentiamo che la felicità deve essere lo scopo della vita, e l'umanità non sbaglia nei suoi più profondi sentimenti. Ma perché, allora, il raggiungimento della felicità non deve essere più facile?

L'uomo è un'anima in evoluzione. Vi è una filosofia di vita che afferma che l'uomo è un'anima immortale, che non vive una sola vita sul la terra, ma molte, che cresce con le esperienze che . raccoglie sviluppando molteplici capacità e virtù. Questa filosofia postula che tutti gli uomini sono figli dell'Unico Padre, che creò l'universo affinchè le sue creature possano raggiungerlo nella beatitudine. Secondo questa teoria, lo scopo della vita non è quello di raggiungere una condizione stabile di felicità individuale, ma piuttosto nello svolgimento di un Piano o di un ideale futuro, trovando in questo lavoro una soddisfazione sempre crescente. Secondo il punto di vista del teosofo, tutti gli uomini operano per un ideale futuro preordinato; però operano a diversi livelli, conformemente alle loro diverse attitudini. La constatazione di questi differenti livelli e delle leggi di vita propria a ciascuno, rende la vita meno problematica. Ci sono tre livelli principali sul Sentiero della Beatitudine che conduce al Bene Altissimo e questi sono: Felicità, Rinuncia e Trasfigurazìene.

IL LIVELLO DELLA FELICITÀ
A questo livello, Dio richiama i suoi figlioli alla collaborazione offrendo loro la Felicità quale scopo dell' esistenza. Egli infuse nei loro cuori la brama di felicità e fornisce il mezzo con cui renderli felici. L'amore della donna, del bambino e dell'amico, la fama degli uomini, successi e agi tutto ciò costituiscono le ricompense che Egli riserva. Ci sono molti sentieri per le anime giovani, dove possono raccogliere felicità e provare tali piaceri. Il Sentiero che conduce alla Beatitudine, però, richiede lavoro e chi intende solcarlo deve specializzarsi per un lavoro più ampio di quello che fino allora svolgeva. Deve cioè salire al successivo livello e, per fare ciò, deve trasformarsi interiormente.

Fino a questo momento egli misurava uomini e cose con il criterio della sua piccola personalità, ma d'ora innanzi deve scegliere il criterio del suo Sé Superiore. Deve rompere ogni indugio e comprendere sempre più chiaramente quello che è importante nella vita e quello che non lo è; cioè, non è la sua felicità importante, bensì l'Opera da compiere. Prima però che cominci a comprendere ciò, deve effettuare una Conversione.

23/08/14

La visione dello spirito | JINARAJADASA

................. novello Parsifal, il «puro folle» e riceve la sua eredità [qui]

LA VISIONE DELLO SPIRITO

Quando l'uomo giunge a questo punto, sulla soglia lo attende Colui che sorvegliò i suoi passi per molte esistenze successive, e, pur restando invisibile, lo incoraggiò a continuare il suo cammino. Questi è il Maestro, «della Comunità dei Cavalieri del Bene, che il mondo ricorda». Nel Maestro l'Anima scorge la realizzazione di tutti gli ideali che rincorse lungo le sue esistenze. Con la mano nella mano di questo «Padre in Dio» solca il sentiero, mentre coglie nel suo Maestro la Visione dello Spirito. Chi può descrivere una simile Visione se non chi la ebbe e chi potrebbe parlarne con autorità se non un Maestro? E, da quando i Maestri di Saggezza mossero i loro passi fra gli uomini come Buddha, Krishna, Cristo, ci hanno fatto vedere, con la Loro vita, ciò che tale Visione deve essere. In questa Visione dello Spirito i Molti sono Uno.
«In questo universo, Egli, Unico, va e viene; Egli è come il fuoco o pervade l'acqua; Lui soltanto conoscendo, si supera la morte, né altro sentiero vi è al di fuori di Lui.»
Per l'Anima, che in questo modo ha finito di salire, ogni Anima non è «uno spirito che opera, non quello che era, ma quello che diviene». Non vi sono né alti né bassi nella vita, poiché in ogni cosa egli scorge il raggio dell'Unica Fiamma Divina. Tanto attraverso il più basso come attraverso il più alto «Dio si piega così da permetterei, con la Sua Luce, di elevar ci» . La vita così diviene un sacramento ed egli ne è il celebrante; con pensieri di amore e con atti di bontà egli celebra e si unisce con Dio e Dio si unisce con l'uomo. L'uomo allora rinuncia alla volontà di vivere e, in questo modo, attua la meta: «rinunziando al Sé, l'universo diviene il suo lo» Tuttavia, apprende che questo «lo» non è che un debole raggio della gran Luce. Da allora; egli vive soltanto allo scopo che uno più Grande di lui possa vivere per suo mezzo, amare per suo mezzo, agire per suo mezzo. Ovunque egli possa trovarsi, in cielo o all'inferno, dove la sua opera viene richiesta, il suo cuore bisbiglierà:
«Colui io conosco, l'Uomo Possente, che qual sole risplende, al di là delle tenebre. Soltanto Colui conoscendo, la morte si vince, né altro sentiero alla salvezza conduce».

22/08/14

La visione dell'intuizione | JINARAJADASA

......................purificata e resa impersonale nell'intelletto, albeggia la Visione dell'Intuizione.[qui]

LA VISIONE DELL'INTUIZIONE
«Prima che gli occhi possano vedere, devono essere incapaci di lacrime. Prima che le orecchie possano udire, devono perdere la loro sensibilità»
dice La Luce sul Sentiero; tutte le anime, che sono giunte a questo stadio, hanno appreso l'amara lezione che soltanto con la rinuncia s'incomincia effettivamente a vivere. Hanno però pure constatato, per propria esperienza, che quello che una volta appariva morte non è altro che una «contrizione della vita». Hanno scoperto finalmente il significato della vita: l'uomo è un figlio di Dio, che nasce per essere un collaboratore di suo Padre. Ad un tale uomo è noto che la finalità dei suoi pensieri e sentimenti consiste nell'azione a vantaggio del prossimo e che quest'azione deve essere priva di desideri e senza ricerca di ricompensa, ma colma di uno spirito di riconoscente sacrificio. L'uomo ormai possiede, in questa fase, la facoltà dell'intuizione, che trascende tanto la ragione quanto l'emozione, pur confermando il ragionamento. Egli vede e percepisce La Vita Unica.

Tutto quello che unisce lo attrae; e se è del tipo intellettuale, amerà fare delle sintesi scientifiche e filosofiche, mentre se è del tipo emozionale, si dedicherà all'arte ed alla filantropia. Gradualmente, per un tale uomo, i Molti diventano Uno! La scienza gli narra dell'unità della natura, la filosofia gli dice che l'uomo è una coscienza che si crea il suo mondo, l'arte gli rivela la bellezza e giovinezza di tutte le cose, la religione gli bisbiglia al cuore l'Amore per tutte le cose! Egli simpatizza con tutto e la sua volontà è sempre al loro servizio. Il tempo ormai non è più lontano quando per lui sorgerà l'alba della Visione dello Spirito. Ma, per condurlo a quel punto, occorre che nuovamente l'insoddisfazione ve lo spinga.

Tale insoddisfazione non è di carattere personale; la triste maturazione di dolori per il male operato è ormai superata e «soltanto i tormenti altrui proiettano la loro ombra su di me». Non è dovuta alla percezione della mutabilità delle cose, poiché fuori di ogni dubbio egli conosce la sua immortalità e, per quanto tutto cambi, egli percepisce quello che mai non muta. Tuttavia, per scalare l'ultima vetta, l'insoddisfazione sempre l'opprime. In questa fase egli diviene un Creatore. Con l'intuizione che lo guida, egli crea nei campi di attività nei quali si esercitò nelle vite passate, come poeta, artista, statista, santo o scienziato; diviene cioè un grande genio del mondo. Tuttavia, per quanto le sue creazioni sembrino per tutti un miracolo, per lui soltanto sono parzialmente vere e parzialmente perfette, poiché egli percepisce l'Ideale, cerca di tradurlo in realtà per gli uomini e perciò, egli più di ogni altro, scorge le sue manchevolezze.

Mentre così cresce, una vita dopo l'altra, quale scienziato o poeta, artista o santo, gradualmente si trasforma in un nuovo tipo d'uomo, che «vede con occhi diversi dai nostri»; riconquistata l'integrità del suo cuore e l'innocenza delle sue mani diviene come un «piccolo bambino» dalla «pietà illuminato», diviene il novello Parsifal, il «puro folle» e riceve la sua eredità.

21/08/14

La visione delle emozioni | JINARAJADASA

..........In questo modo incomincia ad albeggiare per lui la Visione dell'Intuizione.[qui]

LA VISIONE DELLE EMOZIONI 
Descrivendo il trapasso dalla prima alla seconda fase, dissi che nel mondo vi sono due tipi principali di anime: quelle che passano dalla visione del sé separato alla visione della mente e quelle che si evolvono lungo un sentiero parallelo, passando dalle emozioni all'intuizione. Abbiamo visto come le anime vengono allenate per mezzo dell' intelletto a superare il sé; ora vedremo come lo stesso risultato può essere raggiunto da coloro in cui le emozioni predominano sulla mente. Come i tipi intellettuali manifestavano, nella prima fase, un marcato sviluppo dell'intelligenza di specie bassa, così pure troviamo che le anime che ora esaminiamo, nella stessa fase iniziale, manifestano una grande sensibilità.

Non si può dire che questa sensibilità sia raffinata o altruistica, poiché in gran parte sarà lussuria e gelosia, con qualche traccia di emozione religiosa. Il carattere di questo tipo sarà facilmente agitato dalle emozioni e questa caratteristica dell'anima dovrà essere elaborata per renderla capace di passare alla fase successiva. Seguendo il suo impulso emozionale ed egoistico, quest'Anima cercherà di rendere, le anime più deboli, schiave dei suoi desideri. La passione ed il senso di possesso, però, la legheranno alle anime di coloro che servono alle sue brame, una vita dopo l'altra, fino a quando percepirà che queste sono necessarie alla sua vita emotiva e che non ne può fare a meno a volontà.

Gradualmente, le sue passioni impure si trasformeranno in effetti più puri, ma egli sarà sempre nuovamente portato in rapporto con coloro verso i quali, già altre volte, le sue emozioni impulsivamente lo spinsero. Il male, però, che egli fece loro nel passato, ora getterà un velo sui loro occhi, rendendoli indifferenti nei suoi riguardi. Egli li amerà e si sacrificherà per loro, allo scopo di espiare i mali passati, con servizi, ma riceverà in cambio soltanto ingratitudine. Quando cercherà di spezzare il vincolo che lo unisce agli altri, constaterà che non può farlo! Maledirà l'amore, soltanto per ritornare sempre di nuovo all'altare dell' amore, con le sue offerte. La vita sarà piena di disappunti e di disperazione per lui e, nei momenti più sereni, riconoscerà, malgrado le sofferenze, che la sua vita emotiva gradualmente aprì a lui un nuovo senso. Incomincerà ad afferrare, qua e là, degli sprazzi di una giovinezza immortale in tutte le cose ed il mondo, che sembrava orrido e decrepito, gli apparirà sotto l'impressione emotiva, come egli lo conobbe prima che per lui divenisse una tragedia.

Una vita dopo l'altra passa, nutrita dagli amori transitori, facendo crescere questo senso, trasformandolo infine in un senso di meraviglia. La natura, in seguito, gli rivela in tutte le cose della vita nuovi valori, di cui il significato egli non potrà più dimenticare. Quando l'amore scuote il suo essere, ogni filo d'erba ed ogni foglia e fiore acquistano per lui un nuovo significato; egli scorge ora la bellezza dove prima non la vedeva affatto. Vede tutto bello intorno a sé: un volto umano, un fiore, un tramonto, una melodia, e tutto ciò lo ricollega in un modo misterioso con tutti coloro che amò; ed il mondo cessa per lui di essere una pagina bianca. Accade che questo senso di stupore è intermittente, e vi sono dei periodi in cui il mondo sembra avvolto come in un velo; però il velo è di propria creazione e si deve strapparlo se si vuole raggiungere la Visione dell 'Intuizione.

Ancora un volta scende, nella vita di quell'essere, lo sconforto - sconforto dovuto al fatto che l'amore stesso è transitorio. Coloro che egli ama e da cui è corrisposto, gli vengono tolti, proprio quando la vita sembra fiorire per lui; gli amici che egli idealizza scuoteranno questo ideale, che egli con tanto amore formò. Per quanto crudele ciò possa sembrare, non è che la mietitura di quello che egli stesso una volta seminò. Però, questa maturazione ha un significato preciso. Egli amava fino ad ora non l'Amore, ma le sue ombre, non l'Ideale che è imperituro, ma le sue riproduzioni, che subiscono il decadimento. D'ora innanzi il carattere deve consolidarsi, per non oscillare dall'entusiasmo alla depressione, né egli deve accontentarsi di un vago misticismo che lo fa godere dei suoi sentimenti, piuttosto che sondare le cause che lo determinano.

In questo modo, egli consegue l'inevitabile purificazione per mezzo della sofferenza; le scorie del sé vengono bruciate, affinché non rimanga che l'oro del desiderio divino. Allora soltanto scopre i veri sentimenti, che sono quelli che contengono lo spirito di sacrificio. Per quest'Anima, purificata nel desiderio e per quella purificata e resa impersonale nell'intelletto, albeggia la Visione dell'Intuizione.

20/08/14

Continuerà a non vedere quanto poco comprende il mondo | JINARAJADASA

.......Esaminiamo dapprima quelle anime la cui l'Evoluzione avviene tramite l'intelletto.[qui]


LA VISIONE DELLA MENTE

Scopriremo che la maggior parte dell'intelligenza di queste anime è stata sviluppata nella prima fase, per mezzo dell'egoismo, che le rese solerti ed astute per cogliere le opportunità di soddisfare le loro esigenze. Tale intelligenza viene impiegata dalle invisibili Guide dell 'Evoluzione, ponendo l'anima nelle circostanze in cui l'astuzia animale possa svilupparsi nel vero intelletto. Il bene ed il male passati, seminati da quest'anima, saranno ricompensati in modo da conferirle delle occupazioni ed interessi, in cui dovrà pensare a delle cose intorno a sé, indipendentemente dai loro rapporti con essa.

Anziché valutare le esperienze in termini di vantaggi personali, incomincerà a raggrupparle in tipi e categorie e, in questo modo, gradualmente incomincerà a intravedere un ordine materiale e morale nel cosmo, più potente della sua volontà. Ogni nuova legge della natura, quando viene intravista dall'anima, viene temuta, poiché questa legge sembra esistere soltanto per ostacolarla. Raccogliendo però una maggiore esperienza del suo modo di procedere, incomincerà a fidarsi delle leggi e, quindi, ad usarle per raggiungere i suoi scopi. L'amore di apprendimento apparirà e per lei la natura non sarà più una pagina bianca; cesserà d'essere un paio di occhiali dietro ai quali non vi è l'occhio per vedere.

A questo punto, constatiamo che l'egoismo altera ancora i giudizi della sua mente. L'individuo sarà un dottrinario, un pedante combattivo e pieno di pregiudizi, poiché tutto il suo intelletto e il suo carattere dimostreranno una marcata debolezza e spesso proporrà dei principi di condotta, che non sarà in grado neppure di applicare a sé stesso. Continuerà a non vedere quanto poco comprende il mondo, poiché il mondo non è che una manifestazione della vita, che è più della mente e, chi la comprende soltanto con la mente, non la comprende affatto. L'eccesso di intelletto diviene un difetto di intelligenza, poiché l'uomo in tale caso osserva tutte le cose come attraverso un vetro colorato.

Passano molte vite prima che, gradualmente, raccolga esperienze per mezzo della mente e prima che le assimili formandosi un concetto chiaro della vita. Ora però incomincerà a prendere parte attiva nel mondo della vita intellettuale e, quando sarà sulla soglia della fase successiva, lo troveremo quale lavoratore nel campo della scienza, della filosofia e della letteratura. Il suo intelletto, però, ha ancora troppi pregiudizi personali e perciò deve rendersi impersonale e puro, prima che la visione successiva, quella dell 'intuizione, possa aprirsi. Ancora una volta, troveremo che nella sua vita entrerà l'insoddisfazione. Le strutture che aveva costruito con tanto travaglio, risultato di lunghi anni di lavoro, crollano ad una ad una, poiché la natura rivela sempre nuovi fatti per dimostrare, al mondo, che le sue generalizzazioni erano soltanto in parte vere.

Il mondo, per il quale tanto operò, un giorno lo dimenticherà e lavoratori nuovi riceveranno gli onori che a lui sarebbero dovuti; sarà incompreso dai suoi più cari amici. Questa sofferenza porta, con l'espiazione, presto o tardi un'elevata purificazione. Alla fine, l'anima apprende la grande lezione di dover operare per l'amore dell'opera e non per i frutti dell'azione. Ora conosce la gioia della dedizione altruistica di sé stesso nella ricerca della verità. È uno studioso delle filosofie, ma schiavo di nessuna; ora finalmente egli osserva la natura come «essa è» e, con una mente perfettamente impersonale, risolve i suoi misteri uno ad uno. In questo modo incomincia ad albeggiare per lui la Visione dell'Intuizione.

19/08/14

Visione del sè separato | JINARAJADASA

......................mancando di volontà per dirigere la sua evoluzione, egli agisce come il corpo comanda[qui]

VISIONE DEL SÉ SEPARATO 
Da tutto ciò deriva che i primi stadi dell'Anima e la sua visione della vita, mentre ascende, è quella del sé separato. «Mio, non tuo», rappresenta il principio della sua azione. Le brame lo dominano e la sete di sensazioni lo spinge; ed egli non bada se è ingiusto e crudele verso gli altri, mentre vive i suoi giorni e le sue notti di egoismo. Sembra avere una volontà tenace, poiché è in grado di schiantare il più debole, ma in realtà è del tutto privo di volontà, poiché non è che un trastullo dell'eredità animale, che non è ancora in grado di controllare.

Non ha maggiore libera volontà di quella della ruota da mulino che gira, spinta dalla corrente del fiume. Egli è soltanto un trastullo della volontà di vivere che, per suo mezzo, compie uno scopo che non è il suo. Quando però riconosciamo che ognuna di queste anime è immortale e che il suo futuro «è quello di una cosa di cui il crescere nello splendere non ha limiti», incominceremo a comprendere perché, in questo primo stadio, l'egoismo ha una parte tanto importante nella vita; per il fatto cioè che, nelle fasi successive, egli deve essere capace di stare solidamente sulla base di una coerente individualità.

Ora però giunge il tempo per lui di sviluppare l'iniziativa e la potenza; è pronto a vendicarsi, ma con ciò il germe della pronta decisione viene seminato è dominatore e crudele, ma con ciò viene seminato il germe dell'iniziativa intelligente, che deriva dall' astuzia animale che ancora dimostra. Ogni male, da lui operato nel passato, deve essere pagato con laboriosi servigi a favore delle sue vittime tuttavia, il male che opera in questa fase e minore per quantità e per forza, rispetto a quello che può fare nelle fasi successive, quando l'intelligenza è più acuta e l'emozione più potente. In un certo periodo dell'umana evoluzione, l'egoismo stesso ha la sua importanza nell'economia delle cose, poiché pure l'egoismo costituisce una forza necessaria per costruire le fortezze del cielo.

Le anime, che sono egoiste unicamente a causa della loro gioventù, in essenza sono però divine. In esse non c'è alcun male, poiché i loro vizi non sono che assenza di virtù; il loro male è quindi nullo, cioè un silenzio che comprende la presenza del suono. Una vita dopo l'altra, queste anime ritornano a nascere, ora quali uomini ed ora quali donne; vivono una vita di egoismo e quindi muoiono, e scarsi mutamenti nel loro carattere si possono notare in tale periodo. Ben presto, però, un sentimento di insoddisfazione opprime la loro vita. La mente è ancora troppo fiacca per comprendere che l'uomo «non vive di solo pane». L'individuo permane stabile sulla base creata dal suo egoismo. Ora però viene per lui il momento di incominciare il travaglio del superamento di sé e con ciò s'incomincia ad aprire davanti agli occhi della sua anima la visione della fase successiva. Secondo il tipo dell'anima, questa visione sarà quella della Mente o delle Emozioni.

Ci sono nella vita due tipi principali di anime, quelle in cui l'intelligenza controlla le emozioni e quelle in cui le emozioni dominano la mente. Un tipo non è più elevato dell'altro; entrambi sono fasi per cui si passa nello sviluppo delle facoltà più elevate, per raggiungere l'intuizione. La visione della terza fase è, appunto, quella dell' intuizione; a questa però le anime pervengono sia tramite l'intelletto, sia tramite l'emozione. Esaminiamo dapprima quelle anime la cui l'Evoluzione avviene tramite l'intelletto.

10/06/14

ESERCIZIO DI PSICOTEMATICA

CHE COSA SERVE L'ARTE? 

Uno dei principali aspetti della cultura umana è la sua creatività. Ogni popolo, anche il più primitivo, cerca un' espressione creativa artistica, sia nel decorarsi il corpo che nel decorare l'ambiente in cui vive. La creatività artistica è la più pura espressione dell'evolversi della coscienza umana. Oggi l'arte è diventata sofisticazione, mercato o una ricerca espressiva del brutto. E il segno della grande confusione che domina la società e della grande diffusione del materialismo. Molta gente acquista quadri, sculture, gioielli non per gustare la loro bellezza ma per relegare queste opere d'arte nei caveaux delle banche. Si sotterra l'arte perché si crede di vivere in eterno. Si attende un domani che non esiste, perché la Vita è viva nel momento che si vive, non nel passato o nel futuro. Chi acquista un quadro non lo deve fare per il suo valore ipotetico, ma soltanto perché gli piace, perché quell' opera parla alla sua sensibilità. Un dipinto acquistato, un disegno, una scultura o un vaso, ammirati e goduti dai proprietari, acquistano un loro particolare valore magnetico, che aiuta i singoli membri della famiglia, e anche i visitatori della casa che riescono a sintonizzarsi con quelle opere artistiche.

Il sensitivo che visita una casa sente subito il richiamo delle opere artistiche, anche degli oggetti dell' artigianato o le espressioni artistiche di un bambino con la loro spontaneità. Il sensitivo può da un quadro, da una scultura, percepire anche la storia spirituale ed emozionale di una famiglia, se l'opera d'arte è stata a lungo testimone della loro vita. Ogni espressione creativa, da una pentola a lungo usata o da un vaso, o da un tavolo, acquista col tempo una sua particolare identità, una specie di personalità che riflette la vita degli uomini che hanno usato queste cose. È per questo che i popoli animisti, seguendo l'esempio degli sciamani che guidano la loro vita spirituale, non distruggono mai un oggetto che è ormai inservibile, ma lo sotterrano con molta cura. Una famiglia tormentata da negatività, se acquista un'opera d'arte che ama, dicono gli esoteristi, viene riportata in una corrente d'armonia che neutralizza le negatività. Diamo qui l'esempio di quattro opere d'arte che hanno avuto una grande importanza per i loro possessori. Guardatele con attenzione e cercate di scegliere il quadro che vi piacerebbe possedere:
San Giovanni giovane" di Bernardo Strozzi

ritratto di una dama quattrocentesca
dipinta da un pittore moderno
nello stile antico;
"Il giovane San Giovanni" di
Bernardo Strozzi.



Giovane con cappello piumato e
l'arco con freccia" di Francesco Furini
 il ritratto di una dama quattrocentesca dipinta da un pittore moderno nello stile antico; il "San Giovanni giovane" di Bernardo Strozzi; un "San Giovanni Evangelista" di pittore ignoto; e il "Giovane con cappello piumato e l'arco con freccia" di Francesco Furini (1604-1649). Se la vostra sensibilità si sta svegliando, voi potete percepire la storia di questi dipinti. Non sforzatevi di pensare, ma osservateli attentamente. Lasciate che sia la vostra anima a scoprire un particolare, a riconoscere una somiglianza, a percepire una storia che non appartiene al ,vostro conosciuto. Si sviluppa l'intuizione solo sperimentando i sentieri dell'anima. Voi non siete il personaggio del quale la Vita vi impone di recitarne la parte, voi siete ANIME e la vera realtà che vi circonda è animica, spirituale.

04/06/14

Il culto del sogno

IL LIMBO
 di Carlo Fallani
Di dove viene questo racconto? Sarà vero o è solo fantasia? Chi l'avrà scritto? lo forse? O probabilmente qualcun'altro? Un racconto postumo? Anche questo è possibile. Non siamo noi i morti del passato? Mi chiamo Ugo. Giunto ai quarant'anni con un divorzio alle spalle e sfortunatamente senza figli, la mia vita scorreva come un fiume in piena che raccoglieva al suo passaggio i detriti dell'esistenza. Un bagaglio di esperienze indescrivibile, qualche volta anche extrasensoriali. Sono stato felice e lo sono ancora talvolta, ma anche nei momenti più lieti, nel mio intimo, sono sempre stato triste. Ho sempre cercato di scoprire le radici più profonde del mio stato d'animo ma senza risultato. Ho sempre amato il mio prossimo e mai ne sono stato contraccambiato; la delusione che ne ho sempre provato è forse il motivo vero della mia intima tristezza.

Dicevo che ho amato il mio prossimo, ma sopra ogni cosa al mondo ho amato i bambini e solo loro hanno sinceramente ricambiato il mio amore e forse per questo li ho amati di più. I bambini sono in grado di dare moltissimo in cambio dell' amore. Ho sempre cercato di essere un loro amico, sincero e affettuoso, perché sono convinto che un bambino non diventa un adulto felice, senza amore. Molte persone, molti genitori, sono convinti di amare i bambini, ma li amano in modo sbagliato, cercando di farne una copia di se stessi, trasmettendo loro i propri egoismi e le proprie paure, impedendo al bambino di diventare ciò che le sue potenzialità autonomamente gli consentono. Se le idee di un genitore o di un educatore sono errate, come spesso accade, il bambino crescerà male e avrà una vita sbagliata e infelice. Il segreto sta nell'amarli "semplicemente", lasciando che abbiano le proprie esperienze senza repressioni e gelosie e senza cercare di "comprarli" con regali e giocattoli. Aiutare il bambino su questa via verso la felicità, lo aiuterà moltissimo nella vita e nelle sue vite future. Pensavo a tutto questo quel freddo giorno di febbraio mentre percorrevo in automobile una strada in mezzo alle campagne innevate nei dintorni di Milano. Ero talmente assorto nei miei pensieri che, come spesso accade, il mio corpo divenne indipendente dalla mia mente e l'auto era guidata come se avessi innestato il "pilota automatico".

Il culto del sogno
Affrontai una curva a velocità eccessiva, l'auto sbandò ed uscì di strada andando ad urtare con violenza un grosso albero. Penso che l'urto mi abbia fatto perdere i sensi perché, quando tornai cosciente, mi accorsi che l'auto era molto danneggiata e che dovevo essere leggermente ferito perché mi colava del sangue lungo il viso. Stranamente non sentivo alcun male. "Che fortuna" pensai "con tutto questo sconquasso non mi sono fatto quasi niente". Uscii senza fatica dall'auto; mi sentivo benissimo, anzi non ero mai stato meglio. Mi guardai attorno, il luogo era cupo, gelido e completamente deserto. Decisi di allontanarmi per cercare soccorso e, prima di farlo, mi volsi a guardare la macchina fracassata. Con mia grande sorpresa vidi che al posto di guida c'era un corpo esanime. La sorpresa divenne stupore quando mi accorsi che quel corpo insanguinato e contorto era il mio. Senza angoscia e senza nessuna paura, mi resi conto che ero morto e che ero uno spirito, un'anima, che stava osservando il proprio involucro.

Avevo letto di recente il libro "La Vita oltre la Vita" e quindi la cosa non mi meravigliò affatto. Ora, pensai, mi sentirò risucchiare in un lungo tunnel; alla sua fine vedrò una luce meravigliosa, irreale e qualcuno mi accoglierà, per farmi varcare la soglia che porta all'altra vita, alle "Strade Alte". Ero lieto e sereno e attendevo. Attesi, attesi a lungo, o forse non attesi affatto, forse ero in una dimensione senza tempo. Pensavo anche che era molto facile essere un'anima, anzi era meraviglioso. Dopo un tempo che mi parve lunghissimo senza che nulla accadesse, conclusi deluso che forse non era vero niente, che non esisteva un'altra vita. Ma allora dove si trovava la mia anima? Non c'era dubbio che io fossi morto dato che riuscivo a vedere" dall'esterno" il mio corpo, allora perché non succedeva nulla? Decisi di allontanarmi, "qualcosa dovrà pur accadere" pensai e mi diressi verso la strada per riprendere a piedi (o "sospeso"?) la via del ritorno.

Stranamente non riconoscevo più i luoghi; era come se non fossero più quelli. Tutto era diverso, irreale; non c'erano più case, più fabbriche, non c'erano più auto, non c'era più gente, non c'era più nulla. Il paesaggio era un deserto livido e gelido. Ma allora dov'ero? Cosa mi stava succedendo? Fu in quel momento che scorsi in fondo alla strada una piccola, vecchia chiesa di stile romanico. Strano, pensai, non pensavo che ce ne fosse una da queste parti. Affrettai il passo per raggiungerla. Avvicinandomi, mi accorsi che la neve si stava sciogliendo trasformandosi in fango, quindi il fango divenne morbida terra che si coprì rapidamente della più verde erba che avessi mai visto. Il clima si stava mitigando velocemente e quando raggiunsi la chiesa, l'aria era tiepida e profumata di violetta, il cielo era azzurro e terso e un'infinità di fiori multicolori erano sbocciati come per incanto. Entrai nella chiesa e mi incamminai silenziosamente sotto le arcate deserte verso l'altare. Ero calmo, divinamente calmo. Trasalii all'improvviso nel sentire una voce, una voce infantile, dolcissima: "Ciao caro amico, ti aspettavo da molto tempo".

Mi volsi e mi vidi accanto un'adorabile, deliziosa bimbetta esile, con i lunghi capelli color miele e con grandi occhi ridenti color cristallo. La sua piccola mano calda prese la mia e la strinse, sorrideva felice. Mi meravigliò il fatto che io potessi sentirne il "contatto". "Chi sei?", chiesi, "e dove sono?" "Mi chiamo Elisa", rispose, "ci troviamo in quel luogo che viene chiamato Limbo; è una non-dimensione. Quì ci sono tutti i bambini che sono morti alla loro prima vita senza aver potuto viverla. lo sono morta quando avevo 6 anni insieme al mio fratellino Marcello che ne aveva 11, ma non ricordo né come, né quando, né dove. Naturalmente non possiamo passare alla nostra seconda vita senza aver avuto l'esperienza della prima. Allora veniamo "parcheggiati" in questo luogo in attesa che arrivi l'anima di una persona come te, che sia buona, che ami molto e nel modo giusto i bambini, che abbia una grande esperienza di molte vite terrene. Tu sei stato scelto per noi, io e Marcello ti siamo stati affidati; tu dovrai farci vivere una vita intera vicino a te. Dovrai amarci e trasmetterci tutto quello che hai appreso in tutte le tue esistenze.

Quando la nostra esperienza sarà stata completata, potremo finalmente entrare nel "mondo di mezzo" dove saremo poi assegnati ad un nuovo nato sulla terra per avere la nostra seconda vita". "Ed io che farò poi?" chiesi "Tu verrai con noi" rispose "Potrai anche tu entrare nel 'Mondo di mezzo' ed avere in seguito la tua prossima vita". "Ma io ho già quarant' anni" obiettai "e tu solo 6 e Marcello 11; diverrò vecchio presto, non avrò il tempo per vivere una vita intera insieme a voi". Mi sorrise indulgente e parlandomi come si parla ad un bambino al primo giorno di scuola, mi disse: "Non dimenticare che siamo morti, noi non potremo mai invecchiare". Il suo sorriso divenne ancor più luminoso e dolce. "Andiamo" disse "Marcello ti aspetta ansiosamente". "Dove andiamo?" chiesi, "Nel luogo dove dovremo vivere. Vedrai, è bellissimo, saremo molto felici insieme". Mi guardò un momento in silenzio, poi, tenendomi per mano, si incamminò verso l'uscita; dopo qualche passo si volse e cinguettò: "Sai, siamo stati molto fortunati io e Marcello, sono certa che ci vorrai molto bene, lo sento, io te ne voglio già". Improvvisamente cadde la notte e si accesero le luci dell'infinito, il profumo di violetta era diventato intensissimo; ascoltai il mio cuore ringraziare il Grande Dio Onnipotente.

Come la fisica quantistica spiega l'esistenza dell'anima

Sembra che la fisica quantistica possa dimostrare l'esistenza dell'anima quale struttura fondamentale dell'universo. Una teoria straordinaria sostiene che con la morte fisica le informazioni quantistiche che formano l'anima non siano distrutte, ma lascino il sistema nervoso che le ha contenute e ritornino all'universo.


Gli autori di questa teoria sono un medico e un fisico quantistico molto rinomato, rispettivamente l’americano dott. Stuart Hameroff e l’inglese Sir Roger Penrose. La teoria elaborata da questi due studiosi, "Teoria Quantistica della Coscienza" sostiene che le nostre anime sarebbero inserite all’interno di microstrutture chiamate “microtubuli”, contenute all’interno delle nostre cellule cerebrali. Tale idea ha il suo pilastro fondamentale nel considerare il nostro cervello come una sorta di “computer biologico”, equipaggiato con una rete di informazione sinaptica composta da più di 100 miliardi di neuroni .

In pratica la nostra esperienza di coscienza è il prodotto dell’interazione tra le informazioni quantiche e i microtubuli, un processo che questi due studiosi hanno denominato “Orch-OR” (Orchestrated Objective Reduction). Nel momento in cui avviene la morte corporea, i microtubuli perdono il loro stato quantico, ma le informazioni in essi contenute non vengono distrutte. Ovvero: l'anima non muore ma torna là da dove è venuta, cioè alla sorgente. “Quando il cuore smette di battere e il sangue non scorre più, i microtubuli smettono di funzionare perdendo il loro stato quantico”, spiega il dott. Hameroff, professore emerito presso il Dipartimento di Anestesiologia e Psicologia e direttore del Centro di Studi sulla Coscienza presso l’Università dell’Arizona.

Fisica quantistica della coscienza
immagine presa dal web
 All’interno dei microtubuli, l’informazione quantistica non va incontro a distruzione. Ne sono un esempio quei pazienti che  "tornano" a vivere dopo una breve esperienza di morte, l’informazione quantistica torna a legarsi ai microtubuli: ecco i famosi casi di premorte come dichiara Hameroff. La coscienza umana dunque, non finisce nell’interazione tra i neuroni del nostro cervello, ma è un informazione quantistica in grado di esistere al di fuori del corpo a tempo indeterminato. Si tratta dell' “anima”, come per millenni la hanno definita le religioni.

Questa rivoluzionaria teoria scientifica è molto affine alla concezione religiosa orientale dell’anima. Per il credo buddista e induista, l’anima è parte integrante dell’Universo ed esiste al di fuori del tempo e dello spazio. L’esperienza corporea (materiale, del corpo), non sarebbe altro che una fase dell’evoluzione spirituale della coscienza umana. Ma anche altre  religioni, quali l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam,  educano all’immortalità dell’anima. Ottimo terreno questo per un incontro e un raffronto tra religione e  scienza.

01/06/14

L'eredità della biblica Saffira

L'eredità della biblica Saffira, la moglie di Anania, si è sparsa sulla Terra . . Per avarizia e calcolo Saffira vendette un fondo della comunità, frodandola di una parte del denaro ricavato. Per aver mentito fu colpita da morte istantanea. 

E la morte che nel 1985 colpisce tutti coloro che incarnano il calcolo e l'avarizia di Saffira. Se il tempo e lo spazio sono soltanto illusioni sensoriali della nostra realtà tridimensionale, se tutte le illusioni sono mantenute dalla nostra mente e dal nostro accettato modo di vivere, tutto il "conosciuto" è dentro e fuori di noi, alla portata del nostro cuore se vogliamo migliorare la nostra vita e quella degli altri. L'Armenia venera un santo, caro sia ai cattolici che agli ortodossi: San Nersés Shnoralì. Nell'ottavo centenario della sua morte è stata ricordata la sua fede nella "Chiesa inalterabile, fondata sulla roccia di Cefas": "le porte dell'inferno non ti potranno vincere, perché apri il sigillo dei cieli". San Shnoralì sapeva che la Chiesa dell' Anima non è la "chiesa delle personalità umane". E la Chiesa dello Spirito.

Sul limo fertile del 1985 germogliano i nuovi pensieri, le giuste rivolte, i grandi dubbi. Sorge una nuova coscienza negli uomini di buona volontà. L'editore Basil Blackwell di Oxford ha iniziato il 1985 con la pubblicazione del libro curato da David Parkin con la collaborazione di molti illustri antropologi: "The Anthropology of Evil". L'antropologia .della natura del male. La scienza scopre che il male è un prodotto della mente umana, e si meraviglia. Il fenomeno mentale viene oggi discusso e messo sotto processo. Mentre l'astronomo Carl Sagan, nel suo libro "Cosmo", può dare queste stupefacenti cifre: "Una molecola completa di DNA umano ha circa 100 milioni di spire e 100 miliardi di atomi, quante sono le stelle di una galassia media" ( cioè usa la mente per mettere l'uomo, intuitivamente, in rapporto con il cosmo), il matematico A.A. Upinsky, con il suo libro "La perversion mathématique" (edizione du Rocher, Parigi) propone un'altra matematica e denuncia la matematica attuale che ha modellato un mondo cui importa soltanto il quantitativo e arriva a farei confondere tra "vera intelligenza" e "abilità mentale". Coloro che considerano le matematiche come il solo valore sicuro non tengono in alcuna considerazione il valore umano.

Qualcuno inizia a squarciare i veli delle illusioni, ad indicare all'orizzonte la libertà dal conosciuto indicata da Krishnamurti durante tutta la sua vita. E mentre negli USA si incomincia a ridere del TA
(Transactional Analysis) quel metodo psicoanalitico, originato in California, che crede siano presenti in ogni uomo un Fanciullo, un Genitore e un Adulto, altri analizzano il fenomeno mentale e i suoi dubbi prodotti: "le belle pensate" per fare quattrini ed ingannare la gente. Presso la Columbia University Press è stato pubblicato il libro di G.E. Zuriff intitolato "Behaviorism: A conceptual reconstruction". L'autore si chiede come l'idea del "comportamentismo" abbia potuto dominare la psicologia per più di 30 anni. Il "Behaviorism" ha influenzato la filosofia, la linguistica e le scienze
sociali con un'idea castrata. Il Prof. Gerald Zuriff si serve della teoria psicologica della visione,
dimenticata dal" Behaviorism" per provare l'inganno di questa teoria mentale la quale dimentica
che ogni individuo è un essere unico e straordinario, la cui radice sta nell'invisibile realtà spirituale che ci circonda.

In Cina intanto è uscito il primo numero di una rivista "per soli uomini". Si intitola "Nhan ZiHan" (Il vero uomo). Non porta foto di donne nude o articoli pornografici. Cerca di educare i lettori a diventare "veri uomini" con l'uso dell'intuizione e con l'ampliamento della propria cultura in modo da sviluppare il culto individuale della libertà. È la prima rivista pubblicata in Asia che si oppone al pensiero di massa di stampo comunista. Sul limo del 1985 stanno scivolando i servizi segreti della Germania occidentale e dentro il limo stanno annegando le sicurezze delle istituzioni. L'uomo di buon senso che sa ancora ragionare non si lascia più ingannare dagli aspetti reclamistici del materialismo. E giunto il tempo di mangiare il pane puro di Melchisedec, di bere il suo vino che fortifica e non inebria.

Melchisedec, il re sacerdote di Salem dei popoli di prima di Aronne, di prima del Levitico, servì pane e vino ad Abramo quando questi tornò dalla insulsa battaglia contro Chedorlaomer, re di Elam. Melchisedec lo benedì, ma gli ricordò che ogni guerra è soltanto una lotta contro se stessi. Cristo fu indicato come un sacerdote dell'ordine di Melchisedec. Nell'''Epistola agli Ebrei" è detto: "Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto Sommo Sacerdote, ma l'ebbe da Colui che gli disse: "Tu sei il mio Figliolo; oggi ti ho generato"; come anche in altro luogo Dio dice: "Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec". Gesù, nei giorni della sua carne, avendo con grandi grida e con lacrime offerto preghiere e supplicazioni a Colui che lo poteva salvare dalla morte, ed avendo ottenuto di essere liberato dal timore, benché fosse figliuolo, imparò l'ubbidienza dalle cose che soffrì; ed essendo stato reso perfetto, divenne per tutti quelli che ubbidiscono, autore di una salvezza eterna, essendo da Dio proclamato Sommo Sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec" (5 : 6-10). Il nome Melchisedec vuole dire "Re della Giustizia". L'ordine di Melchisedee è l'ordine della Chiesa invisibile dello Spirito, che non ebbe un inizio, che non può avere una fine. Fa parte dell'invisibile realtà, insondabile, del Continuo Infinito Presente.
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Pur nella bellezza del colore i fiori cadono! Nel nostro mondo, chi è eterno? (Kobo Daishi, 774-835)

Oggi, traversando i monti profondi dell'impermanenza non vedrò più frivoli sogni né più sarò ebbro. Kukai

20/03/14

Perchè si dice "avere il pelo sul cuore"?

Fu in un fumetto che lessi per la prima volta la locuzione o modi dire che dir si voglia "avere il pelo sul cuore" o "cuore peloso", e prima di chiedermi cosa significasse immaginai il cuore ricoperto di peli.....
Avere il pelo sul cuore, col significato di essere duro e insensibile è datata all'Ottocento, ampiamente usata dal Manzoni, dal Monti, dal Verga e da altri autori ma a tutt'oggi, almeno secondo le mie ricerche, non ne è nota l'origine. Uno spiraglio però ci perviene dagli antichi autori greci (quando si dice gli antichi non credete?). In essi si scopre che Ermogene di Tarso "dopo morto, essendo stato sparato il suo corpo, narrasi che in lui si trovasse il cuore cresciuto ad una grossezza enorme, e ricoperto di peli" (Opere varie di Mario Pieri, 1776-1852, letterato e collaboratore dell'Antologia di Vieusseux).
Cuore peloso

Ma non solo Ermogene, anche Aristomene di Messene, Leonida, Lisandro e molti altri dotati di straordinario coraggio allorché furono esaminati dopo morti fu riscontrato avessero un
 "cuore assai muscoloso, grosso di pareti, e queste ben anche coperte di molti peli" (Giornale delle scienze mediche, 1868). La spiegazione che ne veniva data era che la conformazione del cuore influisse sull'indole dell'individuo rifacendosi in ciò alla filosofia ippocratica: "lo spirito dell'uomo è innato nel ventricolo sinistro, ed è da questo luogo ch'esso governa le altre qualità dell'animo" (id) . Per comprendere, almeno sui generis, i principi ippocratici è necessario dire che per il grande medico per antonomasia, il principio della vita risiede nel calore la cui sede è nel ventricolo sinistro del cuore. Famosa è la sua dottrina dei quattro umori, elementi fondamentali del corpo umano: il sangue caldo viene dal cuore, la flemma fredda deriva dal cervello, la bile gialla, cioè l'asciutto, è secreta dal fegato mentre quella nera o atrabile, umida, è prodotta dalla milza e va nello stomaco. Umori che mescolati nelle giuste proporzioni donano la salute invece alterati fanno insorgere la malattia. Per Ippocrate l'abbondanza di peli era associata alla presenza della thymos. Per Omero la thymos significava anima, carattere, volontà ma anche tutta una serie di stati emotivi: amore, gioia, piacere, compassione, collera, passioni che infiammavano il cuore producendo calore e di conseguenza abbondanza di pelo. Col tempo l'equazione peli sul cuore = cuore coraggioso può essere degradata a insensibile, duro.
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