Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta spiritualità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta spiritualità. Mostra tutti i post

10/06/14

ESERCIZIO DI PSICOTEMATICA

CHE COSA SERVE L'ARTE? 

Uno dei principali aspetti della cultura umana è la sua creatività. Ogni popolo, anche il più primitivo, cerca un' espressione creativa artistica, sia nel decorarsi il corpo che nel decorare l'ambiente in cui vive. La creatività artistica è la più pura espressione dell'evolversi della coscienza umana. Oggi l'arte è diventata sofisticazione, mercato o una ricerca espressiva del brutto. E il segno della grande confusione che domina la società e della grande diffusione del materialismo. Molta gente acquista quadri, sculture, gioielli non per gustare la loro bellezza ma per relegare queste opere d'arte nei caveaux delle banche. Si sotterra l'arte perché si crede di vivere in eterno. Si attende un domani che non esiste, perché la Vita è viva nel momento che si vive, non nel passato o nel futuro. Chi acquista un quadro non lo deve fare per il suo valore ipotetico, ma soltanto perché gli piace, perché quell' opera parla alla sua sensibilità. Un dipinto acquistato, un disegno, una scultura o un vaso, ammirati e goduti dai proprietari, acquistano un loro particolare valore magnetico, che aiuta i singoli membri della famiglia, e anche i visitatori della casa che riescono a sintonizzarsi con quelle opere artistiche.

Il sensitivo che visita una casa sente subito il richiamo delle opere artistiche, anche degli oggetti dell' artigianato o le espressioni artistiche di un bambino con la loro spontaneità. Il sensitivo può da un quadro, da una scultura, percepire anche la storia spirituale ed emozionale di una famiglia, se l'opera d'arte è stata a lungo testimone della loro vita. Ogni espressione creativa, da una pentola a lungo usata o da un vaso, o da un tavolo, acquista col tempo una sua particolare identità, una specie di personalità che riflette la vita degli uomini che hanno usato queste cose. È per questo che i popoli animisti, seguendo l'esempio degli sciamani che guidano la loro vita spirituale, non distruggono mai un oggetto che è ormai inservibile, ma lo sotterrano con molta cura. Una famiglia tormentata da negatività, se acquista un'opera d'arte che ama, dicono gli esoteristi, viene riportata in una corrente d'armonia che neutralizza le negatività. Diamo qui l'esempio di quattro opere d'arte che hanno avuto una grande importanza per i loro possessori. Guardatele con attenzione e cercate di scegliere il quadro che vi piacerebbe possedere:
San Giovanni giovane" di Bernardo Strozzi

ritratto di una dama quattrocentesca
dipinta da un pittore moderno
nello stile antico;
"Il giovane San Giovanni" di
Bernardo Strozzi.



Giovane con cappello piumato e
l'arco con freccia" di Francesco Furini
 il ritratto di una dama quattrocentesca dipinta da un pittore moderno nello stile antico; il "San Giovanni giovane" di Bernardo Strozzi; un "San Giovanni Evangelista" di pittore ignoto; e il "Giovane con cappello piumato e l'arco con freccia" di Francesco Furini (1604-1649). Se la vostra sensibilità si sta svegliando, voi potete percepire la storia di questi dipinti. Non sforzatevi di pensare, ma osservateli attentamente. Lasciate che sia la vostra anima a scoprire un particolare, a riconoscere una somiglianza, a percepire una storia che non appartiene al ,vostro conosciuto. Si sviluppa l'intuizione solo sperimentando i sentieri dell'anima. Voi non siete il personaggio del quale la Vita vi impone di recitarne la parte, voi siete ANIME e la vera realtà che vi circonda è animica, spirituale.

08/06/14

GLI 88 SANTUARI DI SHIKOKU

GLI 88 SANTUARI DI SHIKOKU 
di Nakagawa Toyoko 

La Terra abitata è costellata da luoghi sacri, da santuari, da chiese, da monasteri, da cappelle. Inconsciamente l'uomo è spinto dagli elementali a restituire energia alla realtà spirituale. Fra questi luoghi sacri, il più carico di fede, è la regione Shikoku con le sue quattro province, nell'isola giapponese di Honshu. Da più di mille anni, negli 88 templi che formano un anello lungo chilometri, qualche centinaio di henro (pellegrini) staziona ogni giorno in qualcuno di questi 88 templi. E questi pellegrini non sono soltanto buddhisti, ma appartengono a tutte le sette religiose del Giappone. Il numero 88 è importante per i Buddhisti perché è il simbolo delle 88 passioni umane.

Fare il pellegrino agli 88 templi di Shikoku è l'espressione più importante della spiritualità di un giapponese. Un tempo il pellegrinaggio veniva fatto a piedi e durava molti mesi. Ora comodi pulmann fanno compiere il pellegrinaggio anche a gente molto anziana, anche agli ammalati. Morire durante il pellegrinaggio è considerato una grande fortuna. Chi fondò questi 88 luoghi sacri fu un membro del celebre clan Saeki-Otomo al servizio della corte imperiale.

Il suo nome era Kukai, nato nel 774 a Shikoku e morto a Koya il 22 aprile 835. All' età di 17 anni, invece di entrare al servizio imperiale, dopo aver studiato all'università di Kyoto, andò a vivere sul monto Koya e si fece monaco buddhista. Fu Kukai che andando a piedi nella regione di Shikoku fondò gli 88 templi facendo miracoli e aiutando la gente a scoprire la libertà spirituale. Dopo la sua morte la Corte Imperiale lo chiamò Kobo Daishi (il Grande Maestro) e con questo nome è venerato da più di mille anni. Il pellegrinaggio può iniziare da uno qualsiasi di questi 88 templi, ma si deve ritornare al punto di partenza dopo aver fatto il circolo completo. Durante il viaggio si recita il mantram: NAMU DAISHI HENJO KONGO e il pellegrino è convinto di non essere solo nel suo pellegrinaggio. Dice: Dogyo nini (Noi due pellegrini assieme) poiché sa che con lui, invisibile, c'è Kobo Daishi, il cui corpo di cristallo forma una cupola sulla regione di Shikoku.

I pellegrini portano nel loro sacco da pellegrinaggio un quaderno dalla carta costosa e dalla bella copertina rilegata in seta. In ogni tempio un monaco mette un timbro e la data della visita, e a fianco gli amici pellegrini scrivono il loro nome e il loro augurio. Molti pellegrini vengono con quaderni che già portano i timbri del viaggio del padre o del nonno, e questi quaderni sono la cosa più cara della famiglia che li possiede, la testimonianza della loro fede nella Realtà Spirituale. Il pellegrinaggio a piedi è molto faticoso. Si segue il fiume Yoshino e si devono scalare alte montagne, superare passi pericolosi. Pietre migliari apposite indicano il sentiero dei pellegrini. Tutta la regione di Shikoku è montagnosa e coperta da boschi. Ma nei templi c'è molta pace e le mogli dei monaci preparano ottimo cibo. Le camere per riposare sono semplici ma bellissime, con vetrate che guardano su giardini fioriti e boschi millenari. Kukai fino dall'infanzia aveva rapporti diretti con i kami, gli spiriti elementali del bosco. Furono questi che gli profetizzarono che sarebbe diventato il più grande Maestro Spirituale del Giappone.

All'età di sette anni Kukai salì su di una grande roccia su di un burrone e gridò al cielo: "Se è vero che sono stato chiamato a salvare la gente, salvami, o Buddha! Se non è vero, lasciami morire", e si gettò nel vuoto. La leggenda, una delle tante che si raccontano sulla sua vita, dice che un gruppo di angeli lo prese al volo e lo riportò sulla roccia. La dea Jizu, la guardiana dei bambini, apparve tra le nuvole e lo benedisse. Kukai studiò in Cina dall'804 all'806 seguendo la celebre Scuola Chen-yen, Studiò il Confucianesimo e il Taoismo, ma abbracciò il Buddhismo. Tornato in Giappone fondò la setta Shingon o della "Vera Parola", che insegna l'Himitsukyo (l'Insegnamento Segreto), e nell'816 fondò il monastero sul Monte Koya che divenne il centro di questa setta, la principale delle sette scuole del Buddhismo Giapponese.

Il suo insegnamento si basa sulla ricerca della Verità, sulle varie graduazioni della Verità. Questa setta vede in Dainichi Nyorai quel sole centrale da cui deriva ogni verità. Ogni raggio di questo sole invisibile e infinito è un frammento di verità percepito da differenti menti finite. Come questi raggi irradiano in varie direzioni, anche opposte, così mezze verità o anche visioni contraddittorie hanno il loro significato e il loro compito. Dal pensiero di Kobo Daishi è nato il pensiero religioso moderno, quello che considera l'eterno Buddha (antimateria) emanare tutte quelle particelle di materia che compongono la nostra realtà illusoria. In ogni particella di polvere è celato il Buddha. Ogni individuo ha la sua verità. Ogni aspetto della vita, essendo illusorio, non ha alcun valore; serve soltanto per lo sviluppo della coscienza umana. I mali del mondo sono prodotti dall' egosimo e dall' ingnoranza che genera questo egosimo, ma anche questi mali non hanno importanza. Ciò che importa è la lezione individuale che viene a modificare l'inconscio collettivo.

La Pagoda di Muro-ji del Tempio di Naro,
costruita nell'824 da Kobo
Daishi.
18 19
Kobo Daishi non è soltanto venerato come Grande Maestro, ma come l'inventore del sillabario Hiragana, basato sui caratteri cinesi. Fu un ottimo artista, un poeta, un rinomato calligrafo e un ingegnere civile che ha lasciato opere degne di Leonardo da Vinci. Kobo Daishi e Dengyo Daishi (che lo aveva preceduto) hanno dato al Buddhismo un carattere giapponese, incorporando molto del magismo della religione Shintoista e del Taoismo. Kobo Daishi credeva che Miroku-bosatsu, il successore del Buddha che apparirà sulla Terra 5000 anni dopo l'arrivo del Buddha nel Nirvana: sarà l'apportatore della Vera Libertà all'uomo del futuro. Nella bellissima pagoda Muro-ji, presso il Tempio di Nara, costruita da Kobo Daishi nell'824, sono nascoste le profezie per i tempi futuri.

I miracoli attribuiti a Kobo Daishi sono innumerevoli, ma egli non se ne attribuiva il merito. Erano i kami e gli dei che rispondevano alle sue preghiere. La sua dottrina si basa sulla forza della preghiera. La sua divinità preferita era Kozuko, la divinità dello spazio, perché la sua saggezza era vasta come  lo spazio stesso. Adorava anche Kannon, il Buddha che impersona la misericordia (la Kwan Yin cinese), Yakushi, il Buddha che cura gli ammalati e anche Amida, il Buddha dalla luce senza limite che promette la rinascita nella Pura Terra dell'Occidente. Il culto negli 88 templi è molto semplice. La sera si fa il goma, il servizio del fuoco. Il monaco che presiede la cerimonia siede su di un particolare basso altare che ha al centro un braciere con carboni ardenti. Intonando canti di supplica per i pellegrini, il monaco getta nel braciere 108 bastoncini di legno. Essi rappresentano le 108 illusioni dell'anima, un numero astratto perché le illusioni e i peccati umani sono infiniti. Da come le fiamme si alzano dal braciere i pellegrini interpretano la risposta al loro problema.

Ognuno degli 88 templi ha una sua caratteristica. Per esempio il decimo tempio, che si chiama Kirihata-ji, ed è dedicato al Bodhisattva Kannon, ha il monopolio dei ritratti di Kobo Daishi. Questo santo fu anche un grande riformatore dei metodi educativi. Presso il suo quartier generale nella capitale, a To-ji, fondò la prima scuola giapponese aperta sia ai ricchi, sia ai poveri, ai contadini e agli aristocratici. Agli ufficiali imperiali che criticavano questa innovazione, egli rispose che sia il popolino che gli aristocratici avevano qualcosa da dare: "Non è mai stato possibile produrre un ottimo piatto con un solo gusto o una bella melodia con una sola nota". L'Università di Monte Koya, che sorge vicino al monastero di Koya-ji, è unica al mondo. Offre corsi accelerati per coloro che sono chiamati alla vita monastica tardi nella vita. È anche il luogo dove si insegna il Buddhismo Esoterico della Setta Shingon e dove si ottengono le profezie che il governo giapponese non ama siano divulgate.

In questa università non si insegna a curare le malattie fisiche, ma a raggiungere la pace interiore e a trovare il "sentiero del cuore", imparando a vedere le interazioni che ci legano a tutti gli uomini e all'universo intero. L'insegnamento del Buddhismo Shingon è molto profondo e molto difficile da praticare, come la "Therapia E". Secondo questo insegnamento il corpo fisico con la sua personalità, appartiene alla Terra, ma ha un continuo filo diretto con la Realtà Spirituale. Perciò sul Monte Koya si è sviluppato un complesso culto dei morti. Si crede che il portare le ceneri dei morti in questo tempio assicuri l'entrata nel paradiso. Così il monte Koya è diventato il cimitero di tutto il Giappone.

07/06/14

CONTINUA IL VIAGGIO A PUTTAPARTI

Da un diario
VIAGGIO A PUTTAPARTI
 di Carla de Paolini
Ore 17
Sedute accanto a me sulle sedie, due signore inglesi, madre e figlia, stanno vivendo un momento per loro dolcissimo. Sai Baba passando davanti alla mamma le ha parlato e si è soffermato con lei alcuni minuti. L'emozione delle due donne è grandissima: piangono e si parlano con amore, sottovoce. È per loro una cosa enorme, chissà se io potrò mai provare una tale emozione.
Sono qui oggi come una statua di cera.
Nell'anello di Flavia da oggi vedo un grande occhio, liquido, vivo, con un'enorme pupilla nera. È impressionante. Non so se comprarmi un sari. Maddalena mi consiglia di prenderlo nero. Ma il problema è: a cosa mi serve? Tornerò mai qui? A far che? Per intanto piango un po'.
Domenica 30 - ore 16
Sono seduta ancora in prima fila. Emozionatissima. Davanti a me, a venti metri, c'è la porta da cui uscirà Sai Baba. Sotto il portico si stanno disponendo i ragazzini delle scuole. All'improvviso un acquazzone violento. E quasi una liberazione. Ho il volto coperto di lacrime e di gocce di pioggia. Baba esce, fa il solito giro e poi passa vicino a me, mi guarda, le mie compagne dicono anche che fa un gesto come di carezza per benedire il japramala di Carla Grasso. lo non capisco più nulla e piango. L'ho visto come se vedessi mia mamma e mio padre. Non ho visto il suo corpo fisico. Ho visto soltanto l'amore che emanava, che era anche in me.

Aggiungi didascalia
Lunedì 1 luglio 
Giornata di trasloco. Sono infatti arrivati, nel primo pomeriggio i proprietari della stanza che avevamo usato. Abbiamo dovuto in fretta trasferirci con le nostre cose nel capannone. Tristezza e fatica. Ma ci siamo subito adattati. Rassegnazione e caldo, molto caldo. 
Martedì 2
Dopo il darshan tutti quanti (credevo fossimo un migliaio, ho poi saputo che eravamo più di 30.000) siamo andati nel Purnachandra (Luna piena), un grandissimo auditorium per la festa del Gurudeva: Sai Baba diventerà il mio Maestro. E una sensazione mai provata. Sono esattamente le 9. Tutti cantano a ritmi dei battiti di mano e dell' orchestrina che si trova sotto il palco. Tutto è dominato da un forte senso di devozione e di spiritualità. L'amore ci avvolge tutti. Ieri ho acquistato un sari viola con fasce dorate e oggi lo porto per l'occasione straordinaria.
Mercoledì 3
Ossa rotte al risveglio. Mi fanno male anche i piedi. Nonostante tutto ho dormito. Secondo giorno del "Gurupurnima". Un mare di gente che si affolla per il discorso di Sai Baba nel Purnachandra, l'auditorium che può contenere 30.000 persone. Ieri non ho provato molta emozione nel vedere Sai Baba ma la sua voce mi ha colpita: ha toni dolcissimi e bassi alternati da altri più forti ma sempre modulati come un canto. Parlava in telugu ed un allievo delle sue scuole traduceva in inglese. Ma abbiamo capito poco. Forse Craxi ci radunerà presto per leggerci la versione in italiano.
Giovedì 4 luglio
Seduta nella pausa di tempo fra il darshan e i bagian. Sono le 8.15 ed ho appena terminato un foglio aggiuntivo alla lettera per Pippo. Non fa molto caldo e sono abbastanza felice. Ieri sera abbiamo di nuovo fatto un faticoso trasloco per andare nei "buildings", dove abbiamo ottenuto una stanzetta all'ultimo piano. Questi spostamenti sono forse per ricordarci che nulla è sicuro nella vita, che ci dobbiamo adattare a tutto, sdrammatizzando le situazioni. Stiamo bene nel nuovo alloggio e ho dormito bene. Ti ringrazio, Signore.
Sono in prima fila e vorrei tanto farmi benedire i due "japamala" che ho. Continuo a pensare a Lui come padre e madre. Mi commuovo al pensiero e piango un po'. Ma meno in questi ultimi giorni. Probabilmente mi sto alleggerendo la coscienza. Mi sto purificando. Ho l'impressione, ogni volta che piango, di fare una speciale confessione dei miei peccati, pur non pensando ad essi, ma avendo la stessa sensazione di leggerezza che si prova dopo una bella confessione con un sacerdote intelligente. Infatti sono anni che non mi confesso ed in questi ultimi due o tre giorni ho la sensazione di essermi confessata tante volte. Ho chiacchierato con Dio come se fosse quest'uomo vestito di arancione che passa fra noi con una dolcezza infinita.
Venerdì 5 luglio - ore 10
Incontro con un diplomatico. Ci ha parlato del messaggio di Sai Baba e del significato di "Sat Cit Ananda" (Purezza, Pensiero puro, Beatitudine, cioè Verità, Luce, Bellezza). Ci ha esortati a cercare buone compagnie, a fare del bene. Il Baba è venuto per darci ciò che abbiamo bisogno e poi fare di noi ciò che Lui vuole. La gente ha cominciato ad ascoltarlo e ora viene gente da tutto il mondo. Sai Baba è venuto a ristabilire il Dharma (dovere religioso e morale), insegnare a pregare, a vivere con semplicità nel momento, ad avere pensieri elevati, a sviluppare la pietà e la virtù. Al bagian delle 18.20 ho sofferto. Una strana sofferenza per la quale non trovavo una giustificazione, una causa. Sei del nostro gruppo sono ripartiti oggi per l'Italia.....

06/06/14

VIAGGIO A PUTTAPARTI

Da un diario
VIAGGIO A PUTTAPARTI
di Carla de Paolini
Domenica, 23 luglio 1985
Sono le 14, aeroporto di Bangalore, India. Fa caldo, un caldo mai provato. Il viaggio è stato terribile e non è ancora finito, Come mai sono qui? Un momento fa sono stata presa dal panico: mi sono trovata sola tra le gente all'uscita dall' aereoporto e non riuscivo a vedere nessuno del gruppo. Centinaia di occhi nerissimi, ma tranquilli mi guardavano. Poi ho trovato un signore di Verona che mi ha tranquillizzata e condotta ai taxi pronti per noi. Ma sono stanca e la mente non riesce a mantenere la calma.
Lunedì 24 - ore 21.45
Sono seduta sul tuo materassino, amore, e piango. È da stamattina, prima ancora di arrivare a Puttaparti, che sono vinta da una oscura emozione. Mi ripeto: cosa sono venuta a fare in India? Ho già visto Sai Baba e ho pianto, e basta che pensi a Lui che mi prende la commozione. C'è stato ben poco di previsto finora, compresa la fatica e la commozione. Devo ammettere che siamo proprio pazzi, soprattutto chi torna due, tre e più volte. Mi dico che io sono venuta per curiosità, ma poi ammetto a me stessa che sono venuta per chiedere qualcosa. E mi ritrovo a dormire all'aperto, per terra, proprio come gli indù. Dopo l'ottima cena all'Ashok Hotel di Bangalore (65 rupie), con tutti gli ingredienti turistico-mondani del caso, ora sono qui che dormo per terra.
A pochi chilometri da Puttaparti mi ha preso più forte l'emozione, fmo alle lacrime, inevitabili e irrefrenabili. Puttaparti non mi ha meravigliato: era come me l'aspettavo: un villaggio di bancarelle, pieno di gente. Ma entrata nell'ashram tutto era diverso: silenzio, pulizia, ordine, serenità. Ma noi non eravamo serene. In sette dovevamo sistemarci in un locale grande come un ripostiglio. Nuove lacrime e profondo sconforto. Ora mi trovo a dormire con una compagna di viaggio, fuori, su di un balcone. Ci sono due scimmiette che saltano da un ramo all'altro del grande albero di mango che sta davanti al balcone. Perché sono qui?


Martedì 25
I corvi mi hanno svegliata alle quattro. Non è stata una notte felice e neppure riposante. Al darshan sono arrivata in ritardo. Le lacrime mi scorrono a fiumi, senza motivo, come sempre. Mi piace vedere Sai Baba anche se non mi ha ancora aperto il cuore. Nel pomeriggio ho sistemato la piccola camera un po' meglio. Ho fissato delle tende con dei fili. A cena nella canteen ho mangiato del riso condito con l'olio e un formaggino. Marmellata dal sapore di mostarda, ottima con i biscotti.
Mercoledì 26
Sono le 8.15 e siamo nel mandir per cantare i bagian. Stanotte è andata meglio. Ho dormito nella piccola camera e sono stata bene. Abbiamo dormito in sette e non avevamo lo spazio per muoverci. Tutto è difficile, ma sopravvivo. Il canto dei bagian è molto dolce e tranquillizza la mente. lo non so cosa pensare. Sono qui e aspetto. Alla sera siamo stati ricevuti da un anziano dell'ashram che, con la traduzione di Polenghi, ci ha ricordato le regole di condotta di questo luogo sacro.
Giovedì 27 - ore 16.50
Una bella mattinata. Dopo un darshan (essere presente ad una persona spirituale e riceverne l'influsso  benefico se si è in armonia con la vita) deludente (perché ero in una brutta posizione ed ero seduta in modo scomodo) durante il canto dei bagian, Sai Baba si è molto avvicinato a noi che eravamo in prima fila e gli ho potuto dare le lettere che avevo portato dall'Italia. Avevo il cuore in gola e... naturalmente piangevo. Le lacrime mi escono e scivolano giù in modo impressionante. Tutti dicono che mi sto purificando. Comunque le lettere sono arrivate a destinazione! Ho scattato le foto a due bambini indiani e uno di questi si è avvicinato a Sai Baba per farsi scrivere l'AUM sulla lavagna. Non sto male.
Venerdì 28 - ore 8
Dopo il darshan, Anna e Guido sono stati chiamati per l'intervista con Sai Baba. Sono felice per loro. Ieri sera è capitata una cosa strana: il figlio di Carla, Vito, ed Andrea (quel ragazzo che io chiamo acquariano) sono venuti nella nostra camera a mangiare gli spaghetti. Abbiamo chiacchierato a lungo fino alle 22! Andrea ha letto libri di Steiner e della Blavatsky, ed ha le orecchie come dice Bernardino e gli occhi che ridono. Gli ho detto che lo vedo ambientato in un bosco e gli ho parlato di Bernardino. Poi ho preso "La casa nel tramonto" e lui ha aperto il libro a caso. La pagina parla di Pan e di Sai Baba! Non è stata una coincidenza ... Credo che Bernardino sappia ... Stamattina, dopo una notte discreta, ho piantato altri chiodi e tirato un filo nel bagno, creando così un nuovo armadio pensile. Pian piano comincio ad abituarmi. Ieri sera (verso le 18, poiché alle 19 andiamo nella canteen) abbiamo fatto acquisti: sete molto belle a 60-65 rupie al metro. Sono soddisfatta, ma è tutto qua?
Nell'anello che Sai Baba ha materializzato per Flavia (uno zaffiro abbastanza grande) pare si veda Sai Baba. Lei dice di averlo desiderato con un pensiero fuggevole, senza calcolo, e che all'improvviso ha visto la Sua figura, intera o a metà. Molti di noi lo vedono. lo no. Ora siamo seduti nel mandir. Baba dà l'intervista. Noi aspettiamo per cantare i bagian e rivederlo uscire. Sono seduta in prima fila. Stranamente un indiano mi ha guardata e mi ha fatto cenno che mi lasciava il suo posto in prima fila... Silenzio assoluto. Solo i corvi si fanno sentire. Non riesco a conciliare tutto ciò che ho letto su di Lui e il Suo pensiero e il suo amore per LUI, con la sua presenza fisica. È veramente strano. Piango e basta.
Sabato 29
Niente da dire. Nell'ashram la gente aumenta perché domani c'è la festa del "Gurupurnima", cioé Sai Baba diventa il tuo maestro. Vengono da tutte le parti del mondo e dai dintorni di Puttaparti. Si teme che i proprietari del nostro appartamentino possano arrivare da un momento all' altro per questa festa e che quindi ci faranno sloggiare. Alcuni di noi si si sono già trasferiti nei capannoni e lì certo non sarà piacevole: tante persone assiepate e con servizr igienici scarsi e primitivi, ma puliti. E una dura lezione di umiltà.[...]

21/04/14

La meditazione o preghiera come antiansia

Gli effetti della spiritualità Preghiera e meditazione e antiansia

Chi medita per 20-30 minuti al giorno guadagna armonia e rilassamento interiore, allontanando fobie e depressione. A confermarlo sono numerose ricerche scientifiche portate avanti, tra i vari istituti, alla Harvard University di Boston (Stati Uniti). Durante il periodo della meditazione non solo il nostro cervello rilascia alcuni importanti messaggeri chimici, come serotonina o endorfine (sostanze capaci di sopprimere il senso di fatica), ma addirittura la nostra mente si allena a sviluppare una grande calma. Unica regola: imparare a percepire ciò che accade dentro di noi in quel preciso momento il corpo e la mente diventano i principali strumenti che portano una migliore qualità di vita: i pensieri non si accavallano più, la respirazione si fa più calma, si sciolgono le tensioni fisiche e mentali, entra benessere, energia, rilassamento. E cosa dire della preghiera? Ormai negli Stati Uniti gli studi su questa pratica sono condotti a ripetizione, tanto si è convinti della sua influenza sul benessere del corpo. Se ne stanno occupando ormai il National institutes of health, l'equivalente americano del nostro Istituto superiore di sanità, e università prestigiose come la Brown o la Loyola. Ma cosa affermano questi studi, pubblicati su una rivista al di sopra di ogni sospetto come il "Iournal of American Medicai"? Dichiarano che la preghiera e la meditazione scatenano una serie di risposte fisiologiche rilassanti, contrastando gli effetti negativi dello stress. Altre ricerche hanno scoperto che sempre la preghiera fa superare meglio ansia e depressione. In pratica, essa opera sugli stessi meccanismi del rilassamento, influenzando i cosiddetti «ormoni dello stress»; abbassa la pressione sanguigna, rallenta il ritmo cardiaco e respiratorio, e influenza emozioni profonde.
 Voyager - La Forza della Preghiera

18/04/14

Le pratiche spirituali fanno bene o fanno male?

È vero che è stato dimostrato che le pratiche spirituali reprimono la libertà individuale e quindi finiscono per togliere la gioia della vita e accorciarla? 

Molte voci che circolano sulla spiritualità si basano su luoghi comuni che non hanno nessun fondamento. Naturalmente è vero che ci possono essere modi patologici di vivere la spiritualità, a causa di dimensioni psicologiche squilibrate. Del resto questo si verifica per qualsiasi altro campo, da quello culturale a quello politico, dove i fanatismi e gli estremismi intolleranti ne sono esempio concreto. Per dare una risposta a questa domanda ci si deve affidare a studi e ricerche scientifiche. Nel 1997 è stato pubblicato un ottimo studio di William J. Strawbridge e collaboratori su 6.928 persone della Alameda County, Califomia, durato 28 anni, e focalizzato sugli indici di mortalità in relazione alla frequentazione di servizi religiosi. I risultati indicano che le persone che frequentavano regolarmente i servizi religiosi (almeno una volta a settimana) avevano un indice di mortalità del 36 per cento inferiore a coloro che li frequentavano meno.

Perfino dopo che i dati sono stati aggiustati statisticamente per tenere conto di fattori come l'età, il sesso, l'istruzione, lo stato di salute, il supporto sociale ecc., il fattore «frequentazione di servizi religiosi» risultò confermato. La religiosità negli Stati Uniti viene vissuta mediamente in modo meno formale e più interattivo, perché la cultura protestante favorisce un'atmosfera improntata alla condivisione. Ma anche in Italia, in ambiente cattolico, la tendenza alla condivisione si sta allargando. Ma che cosa significa in pratica tutto questo? Vuoi dire che vivere in contatto con altre persone la dimensione religiosa autentica, con interazioni e condivisioni, allunga la nostra vita in modo significativo?. Numerosi altri studi sull'isolamento indicano che quanto più siamo soli, tanto meno lunga è la vita e di qualità peggiore. Sembra quindi che il bisogno estremo di aggregazione che i giovani oggi segnalano, vada in questa direzione. Anche se l'esperienza religiosa attiva riguarda solo una piccola parte di essi. Purtroppo il bisogno di "fare gruppo" che è insito in ognuno di noi, ci spinge ad aderire a gruppi insani che ci promettono benessere, per poi asservirci ad un capo karismatico che approfitta di noi, psicologicamente, finanziariamente e purtroppo anche a volte fisicamente. Facciamo attenzione sono tanti i manipolatori di menti, specialmente se bisognose di affetto.

COME ORIENTARSI FRA LE VARIE PROPOSTE DI GRUPPO
  1. Prima di aggregarsi a un gruppo, religioso, di supporto o di altra natura, è fondamentale documentarsi sulle idee di base che hanno contribuito a formarlo.
  2. Chiedere quali sono gli attuali obiettivi che il gruppo intende raggiungere e con quali mezzi.
  3. Verificare che questi obiettivi e metodi rispondano a un proprio orientamento di fondo .
  4. Verificare che l'atmosfera in cui il gruppo vive sia improntata su sentimenti positivi e costruttivi e non si basi invece su una contrapposizione polemica ad altri gruppi o idee.
  5. Accertarsi che i membri del gruppo siano capaci di autentica solidarietà e vivano quello che predicano, almeno in buona parte.
  6. Cercare di capire se il gruppo ha un buon grado di capacità autocritica.
  7. Osservare i leader, designati o spontanei, del gruppo, per identificare eventuali esagerate attenzioni concentrate su di loro.
  8. Non affidarsi mai totalmente alla coscienza altrui, ma mantenere sempre attiva la capacità critica, senza per questo arrivare alla diffidenza cronica
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.