31/05/14

Linguaggio psicosomatico delle affezioni.

I NOSTRI ORGANI INVIANO MESSAGGI: CE LI SPIEGA LA NUOVA PSICOSOMATICA LA SALUTE DEI POLMONI E DEL FEGATO È IN RELAZIONE ANCHE AL NOSTRO MODO DI CONSIDERARE IL MONDO 
Imparando a collegare i sintomi inviati dal nostro corpo con il loro significato profondo, abbiamo maggiori possibilità di scoprire le cause di un malessere

Il mal di testa non concede tregua? Quel bruciore allo stomaco va e viene senza una ragione apparente? Ci pieghiamo in due per un mal di pancia forte e improvviso? La risposta più comune è di ricorrere a un antidolorifico. Il sollievo, però, è in genere di qualche ora. Poi, tutto ricomincia come prima. A questo punto si corre preoccupati dal medico per un'analisi più approfondita. Ma non sempre si riesce a trovare una soluzione e allora in molti casi ci si dà per vinti, accettando di convivere con il disturbo che, alla fine, lo specialista ha definito psicosomatico. E si sa, con le malattie psicosomatiche la battaglia è difficile.
il linguaggio del corpo

«Tutto nasce dal fatto che la medicina classica, ortodossa, a partire dal diciannovesimo secolo, ha sempre cercato di concepire "scientificamente" e "funzionalmente" la malattia. Si riteneva e si ritiene che il corpo umano sia una macchina complicata, una fabbrica chimica altamente specializzata. Compito della medicina, se il meccanismo è ostacolato o danneggiato, è di individuare semplicemente le cause meccaniche, chimiche o di altro genere del cattivo funzionamento ed eliminare i danni. Una concezione puramente tecnico-scientifica del corpo umano che, pur aiutando a risolvere numerose patologie, non ha permesso di debellarne tante altre. Negativo anche l'approccio psicosomatico quando considera la malattia come una sorta di castigo comminato per un determinato peccato, apparentato a uno sviluppo psicologico alterato », afferma con forza il grande psichiatra e analista junghiano Adolf Guggenbiil-Craig. E aggiunge.

«Ciò che infastidisce in una considerazione siffatta è soprattutto il suo moralismo. Chi soffre deve sentirsi soprattutto colpevole. Fortunatamente ci sono visioni psicoterapeutiche disposte a vedere nel disagio fisico un vero e proprio linguaggio. Un linguaggio che il corpo usa per raccontare qualcosa». Sul banco degli imputati un modello medico dominato da una visione frammentata dell'organismo, incapace di considerare la malattia anche come espressione, come strumento di crescita interiore, come positività. «La malattia è considerata semplicemente un intralcio improvviso, un qualcosa che va a mettere i bastoni fra le ruote alla nostra vita così ben programmata. In realtà, se si cerca di rispondere considerando l'organismo qualcosa di meccanico e frammentato, i vantaggi ci saranno solo nei primi approcci, ma poi andando avanti su questa strada sarà irrimediabilmente compromessa la conoscenza stessa e l'efficacia della guarigione.

La malattia, teniamolo bene a mente, è qualcosa di unico, una forma di squilibrio che mette a disagio le persone e impone il cambiamento di alcune condizioni esistenziali se si vuole tornare alla salute». Ecco delineata in poche parole la filosofia della dottoressa Anna Zanardi. Una scuola che non propone rimedi onnipotenti, anzi cerca semplicemente di comprendere le radici del malessere psicofisico e di basare l'intervento curativo partendo dalla comprensione del linguaggio degli organi. Ogni organo, o parte del corpo, ha una funzione specifica che si integra complementariamente con la globalità del nostro sistema corpo-mente. Imparando a coniugare il sintomo con il suo significato profondo si avranno maggiori possibilità di arrivare prima alla causa del malessere con cui si è costretti a convivere.
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