Tutto cominciò...: Applicazioni cosmetiche del succo di limone: Che il limone sia più farmaco che alimento è ormai risaputo. Fa benissimo a tutto l'organismo. Oggi vorrei darvi due ottimi ed economici...
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15/05/15
30/08/14
Gocce di curiosità | Gas lacrimogeno: perchè irrita gli occhi? | La lingua di un camaleonte: quanto è veloce?
Pubblicato da
Vito Ienna
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Gas lacrimogeni perchè fanno lacrimare gli occhi? |
La forma più comune di gas lacrimogeno usato dai reparti antisommossa è il 2-clorobenzalmalononitrile, detto anche "gas CS" dal nome degli scienziati che lo svilupparono, Ben Corson e Roger Stoughton. Quando entra in contatto con tessuti umidi, come gli occhi, il naso, la gola o persino la pelle sudata, si dissolve e reagisce con i gruppi solfidrilici presenti in molti degli enzimi del corpo. In particolare, il gas CS ha effetto sui canali ionici responsabili della trasmissione dei segnali nervosi nel nervo trigemino del naso e del volto. La sovrastimolazione di questi nervi scatena immediatamente la produzione di lacrime e muco, nonché un dolore acuto.
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La lingua di un camaleonte quanto è veloce? |
Ha una velocità di circa 21 km/h, a seconda della temperatura e di altre variabili. E diffìcile da misurare perché la lingua del camaleonte viene sparata a una distanza pari a una volta e mezza la lunghezza del corpo, cattura un insetto con la punta vischiosa e toma nella bocca, il tutto in un lampo. Ma usando riprese ai raggi X e video ad alta velocità (fino a 3000 fotogrammi al secondo), i ricercatori sono riusciti a catturarne lo svolgimento. La lingua accelera da zero a sei metri al secondo in circa 20 millisecondi, una velocità molto maggiore di quella raggiungibile da qualsiasi muscolo noto: il camaleonte ha infatti all'interno della bocca una sorta di molla a spirale, o di catapulta, fatta di tessuto elastico e di collagene. Si trova tra l'osso della lingua e il muscolo acceleratore, e immagazzina energia in modo da poterla rilasciare in pochissimo tempo, come fa l'arco per scagliare una freccia.(science)
29/08/14
Perché ci dimentichiamo le cose?
Pubblicato da
Vito Ienna
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Il cervello elabora immagazzina e richiama l'informazione |
Come potremmo non dimenticarle? Consideriamo la sola vista: i nostri occhi compiono ampi movimenti saccadici, movimenti oculari più frequenti, circa cinque o sei volte al secondo, e ogni volta catturano enormi quantità di informazioni.
Il sistema visivo del cervello comincia con lo scartare la maggior parte di queste informazioni per scegliere quello che ci è necessario vedere per reagire.
Se dovessimo ricordare tutto quello che abbiamo visto in un singolo minuto, servirebbero varie centinaia di immagini molto particolareggiate. Il nostro cervello ne sarebbe completamente sopraffatto e non riusciremmo a capire che cosa abbiamo visto. Per quanto riguarda gli avvenimenti, il problema non è solo quanta informazione immagazziniamo, ma come riuscire a recuperarla. Possiamo conservare i ricordi di un fatto o di un evento, ma non aver modo di ritrovarli con la velocità necessaria. E poi ci può essere una dimenticanza "motivata", quando semplicemente non vogliamo ricordare qualcosa di doloroso o spiacevole. È possibile che le memorie non si perdano completamente neanche quando qualcosa sembra dimenticato.(science)
22/07/14
I Signori del Pianeta
Pubblicato da
Vito Ienna
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I Signori del Pianeta |
Siete in grado di guardare uno scimpanzé negli occhi senza che vi prenda una specie di smarrimento? È come uno specchio deformante che riflette noi stessi agli albori della nostra Umanità, è un riconoscere le medesime origini, l'antenato comune che visse 7 milioni di anni fa.
"La storia di come siamo passati da lì (dalle scimmie antropomorfe) a qui (a noi)", racconta Ian Tattersall, antropologo di fama mondiale e curatore del dipartimento di antropologia dell'American Museum of Naturai History di New York, "è forse la vicenda più affascinante che la nostra specie, appassionata di storie, abbia mai cercato di raccontare". Il punto è che finora abbiamo accumulato un gran numero di reperti sugli importanti cambiamenti fisici e tecnologici che hanno accompagnato il lungo e graduale viaggio dell'antica scimmia antropomorfa agli esseri umani moderni, ma oggi la sfida è capire quando è muta:; l'atteggiamento mentale. Quando, in sostanza, l'uomo è diventato moderno: "È successo all'improvviso e molto recentemente", afferma Tattersall. Grazie a numerosi fattori, tra cui il linguaggio.
Eppure, ricorda lo studioso: "Per quante possiamo considerarci speciali, siamo soltanto il prodotto di un processo biologico ordinario".(science)
20/07/14
LA CERIMONIA DEL TÈ
Pubblicato da
Galadriel
LA CERIMONIA DEL TÈ È UN VIAGGIO DENTRO SE STESSI
I gesti la concentrazione, la «disciplina»:a Roma una scuola insegna il rito giapponese
«Tutte le persone sono uguali nella stanza da tè» per i giapponesi il che-no-yu, la cerimonia del tè, è una filosofia di vita. Che ha regole precise: bisogna passare da una porta che costringe tutti a inchinarsi, non indossare gioielli, togliere qualunque oggetto che possa indicare la propria condizione sociale. «Esistono oltre 60 versioni del che-no-yu», spiega la maestra di cerimonia del tè. «Non è un semplice corso, ma una pratica interiore, con diversi scogli da superare.Il primo? Valutare le proprie attitudini, mentali e fisiche: occorrono, per esempio, una notevole concentrazione e la capacità di restare a lungo in ginocchio. Poi si impara a "muoversi" nella stanza: come entrare, come camminare, la respirazione. Solo dopo aver appreso questi gesti l'"allievo'' può cominciare a maneggiare le tazze .», È una disciplina che si conquista con grande lentezza: quello che conta non è preparare una tazza di tè , ma farlo con la giusta disposizione di spirito. La cerimonia è uno strumento di conoscenza di sé, per acquistare distacco dalla routine quotidiana e vedere ogni cosa nella giusta dimensione.

Un obiettivo da inseguire per tutta la vita. Si dice che per diventare maestro del tè occorrano 25anni.«Dipende dall'impegno di ciascuno. In Giappone si ottiene un titolo ufficiale anche con un corso base che dura 3 anni e va frequentato a tempo pieno», Il Centro Urasenke, diretto da Michlko Nojiri, è stato fondato nel 1969 da un discendente di Sen no Rikiu, il maestro che nel '500 codificò i principi della cerimonia del tè
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• Per gli occhì arrossati: due compresse di garza o di cotone imbevute di tè - dal ben noto effetto astringente - dopo un quarto d'ora ridonano un aspetto fresco e uno sguardo limpido. Per dare ai capelli castani un bel riflesso ramato, aggiungere una tazza di tè scuro all'ultimo risciacquo. La bella tovaglia color écru, che una lavatura troppo energica ha reso bianca, riprenderà invece il suo colore se immersa per mezz'ora in acqua allungata con una tazza di tè.
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19/07/14
Come si fa...? | Perchè...? | Di che colore è...?
Pubblicato da
Vito Ienna
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Camminare e mantenere s fuoco la vista |
Gli occhi sono collegati agli organi di senso dell'orecchio interno e ai recettori di stiramento nei muscoli del collo attraverso una serie di nervi. Quando muoviamo la testa, gli occhi compensano automaticamente il movimento spostando il fuoco nella direzione opposta, il che si verifica anche in piena oscurità. Questo cosiddetto "riflesso vestibolo-oculare" contribuisce a mantenere stabile il campo visivo. Vi è poi il cosiddetto "riflesso optocinetico", che porta gli occhi a seguire un soggetto in movimento per un po', per poi scattare di nuovo al centro.
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Annoiarsi, sensazione spiacevole |
Come la fame, la sete e la solitudine, la noia è una sensazione sgradevole che ci spinge a modificare il nostro comportamento: la selezione naturale ha favorito gli individui con la capacità di sentirsi annoiati perché sono più propensi a scoprire o creare cose che migliorano le loro probabilità di sopravvivenza, o a cercare un nuovo partner, diffondendo così in maniera più copiosa i loro geni. La contentezza porta alla compiacenza, e questa è una strategia evolutiva pericolosa.
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Il colore di uno specchio |
Nella luce bianca, che comprende le lunghezze d'onda dello spettro visibile, il colore di un oggetto è dettato dalle lunghezze d'onda che gli atomi della sua superficie non riescono ad assorbire. Poiché uno specchio perfetto riflette tutti i colori che compongono la luce bianca, allora essere anch'esso bianco. Ciò detto, bisogna considerare però che gli specchi reali non sono perfetti, e gli atomi sulla loro superficie danno all'immagine riflessa una leggera sfumatura verde, poiché gli atomi nel vetro riflettono di più la luce verde rispetto a qualsiasi altro colore.(science)
02/07/14
Scienza quotidiana | Tesori nascosti
Pubblicato da
Vito Ienna
Lievi passetti, un crepitio, uno scatto. Colpetti, altri
passetti, poi silenzio. Quando, il mattino dopo, mia
sorella è entrata nella stanza degli ospiti dove avevo
passato la notte chiedendomi come avessi dormito, la
mia risposta è stata: "Penso che tu abbia un topolino
in casa".
Ero in grado di descriverle esattamente il percorso fatto dall'avventuroso roditore: aveva attraversato la stanza, sfiorato un sacchetto di plastica ed esplorato il coperchio di un contenitore metallico prima di raggiungere il paradiso dei topi, la dispensa. Come potevo fornire tutti questi dettagli, se i fatti erano avvenuti mentre era buio pesto e non mi ero mai alzata dal letto? Bastano i rumori a suggerire così tante informazioni? Viviamo immersi nell'aria, un mezzo che vibra. Quando il batacchio colpisce una campana, questa sobbalza e sposta l'aria che la circonda. Quell'aria a sua volta comprime lo strato immediatamente successivo, e l'onda si propaga nell'atmosfera. Proviamo a chiudere gli occhi e ad ascoltare.
L'aria intorno a noi pulsa, continuamente. Le nostre orecchie sono sensori di pressione, che rilevano la debole eco dell'effetto esercitato sull'aria da oggetti anche lontani. Ascoltando, si può scoprire molto su quegli oggetti: la maniera in cui un corpo vibra dipende dalla sua forma e dal suo materiale. Se ci capita di tenere in mano una tazza, proviamo a colpirla con un cucchiaio. La tazza subisce un'impercettibile variazione plastica, una compressione infinitesimale e poi riprende la conformazione originale, espandendosi: si ritrae e si espande, si ritrae e si espande, e intanto la vibrazione continua. Il suono prodotto dalla tazza rientra in quella che è nota come "frequenza naturale". Se utilizziamo una tazza più grande o di un materiale più pesante, occorrerà più tempo per completare un ciclo. Sappiamo che oggetti più grossi o più pesanti emettono note più gravi: la frequenza è, infatti, inferiore. La forma specifica di ciascun oggetto corrisponde a diversi pattern di vibrazione, e il suono prodotto è formato da tanti di questi modelli, addizionati tra loro.
Una tazza in ceramica risuona più a lungo di una in plastica, perché la plastica assorbe, più rapidamente l'energia meccanica: questo materiale produce perciò un rumore sordo, invece di un "ting" argentino. A ogni effetto sonoro è associata una struttura fisica. Battendo sul bordo di una tazza, produrremo un suono più o meno acuto a seconda della posizione: colpetti assestati in un punto diametralmente opposto al manico causano note più gravi di quelle ottenute a un angolo di 45° dal manico. Il motivo è l'andamento della vibrazione principale: se l'impatto avviene a 45° rispetto al manico, il manico non è interessato dallo spostamento. La tazza ha tutti gli effetti, una massa inferiore, dunque è più leggera, e vibra più ' rapidamente con una tonalità più alta. Gli strumenti musicali vengono costruiti in base a questo principio, ossia scegliendo strutture fisiche specifiche per produrre i suoni desiderati.
A me piace pensare al mondo come a un'orchestra, l'orchestra del tutto, con gli strumenti che restano in silenzio finché non vengono urtati o spostati, e con i segreti della loro conformazione rivelati dalle vibrazioni. Siamo dei veri esperti quando si tratta di interpretare i suoni, anche se raramente ce ne rendiamo conto. Se pensiamo che possiamo addirittura ignorarne la fonte, è impressionante il livello di dettaglio che ricaviamo dai rumori. Una sedia di legno trascinata? Un secchio metallico poggiato a terra? Distinguiamo immediatamente le differenze.
Il nostro orecchio è talmente sensibile che l'impatto necessario a scatenare una vibrazione percepibile è davvero minimo. Perfino il topino percussionista che abita da mia sorella, sfiorando il coperchio di una pattumiera, è riuscito a far suonare l'orchestra del mondo.(science)
Ero in grado di descriverle esattamente il percorso fatto dall'avventuroso roditore: aveva attraversato la stanza, sfiorato un sacchetto di plastica ed esplorato il coperchio di un contenitore metallico prima di raggiungere il paradiso dei topi, la dispensa. Come potevo fornire tutti questi dettagli, se i fatti erano avvenuti mentre era buio pesto e non mi ero mai alzata dal letto? Bastano i rumori a suggerire così tante informazioni? Viviamo immersi nell'aria, un mezzo che vibra. Quando il batacchio colpisce una campana, questa sobbalza e sposta l'aria che la circonda. Quell'aria a sua volta comprime lo strato immediatamente successivo, e l'onda si propaga nell'atmosfera. Proviamo a chiudere gli occhi e ad ascoltare.
L'aria intorno a noi pulsa, continuamente. Le nostre orecchie sono sensori di pressione, che rilevano la debole eco dell'effetto esercitato sull'aria da oggetti anche lontani. Ascoltando, si può scoprire molto su quegli oggetti: la maniera in cui un corpo vibra dipende dalla sua forma e dal suo materiale. Se ci capita di tenere in mano una tazza, proviamo a colpirla con un cucchiaio. La tazza subisce un'impercettibile variazione plastica, una compressione infinitesimale e poi riprende la conformazione originale, espandendosi: si ritrae e si espande, si ritrae e si espande, e intanto la vibrazione continua. Il suono prodotto dalla tazza rientra in quella che è nota come "frequenza naturale". Se utilizziamo una tazza più grande o di un materiale più pesante, occorrerà più tempo per completare un ciclo. Sappiamo che oggetti più grossi o più pesanti emettono note più gravi: la frequenza è, infatti, inferiore. La forma specifica di ciascun oggetto corrisponde a diversi pattern di vibrazione, e il suono prodotto è formato da tanti di questi modelli, addizionati tra loro.
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Tesori nascosti |
Una tazza in ceramica risuona più a lungo di una in plastica, perché la plastica assorbe, più rapidamente l'energia meccanica: questo materiale produce perciò un rumore sordo, invece di un "ting" argentino. A ogni effetto sonoro è associata una struttura fisica. Battendo sul bordo di una tazza, produrremo un suono più o meno acuto a seconda della posizione: colpetti assestati in un punto diametralmente opposto al manico causano note più gravi di quelle ottenute a un angolo di 45° dal manico. Il motivo è l'andamento della vibrazione principale: se l'impatto avviene a 45° rispetto al manico, il manico non è interessato dallo spostamento. La tazza ha tutti gli effetti, una massa inferiore, dunque è più leggera, e vibra più ' rapidamente con una tonalità più alta. Gli strumenti musicali vengono costruiti in base a questo principio, ossia scegliendo strutture fisiche specifiche per produrre i suoni desiderati.
A me piace pensare al mondo come a un'orchestra, l'orchestra del tutto, con gli strumenti che restano in silenzio finché non vengono urtati o spostati, e con i segreti della loro conformazione rivelati dalle vibrazioni. Siamo dei veri esperti quando si tratta di interpretare i suoni, anche se raramente ce ne rendiamo conto. Se pensiamo che possiamo addirittura ignorarne la fonte, è impressionante il livello di dettaglio che ricaviamo dai rumori. Una sedia di legno trascinata? Un secchio metallico poggiato a terra? Distinguiamo immediatamente le differenze.
Il nostro orecchio è talmente sensibile che l'impatto necessario a scatenare una vibrazione percepibile è davvero minimo. Perfino il topino percussionista che abita da mia sorella, sfiorando il coperchio di una pattumiera, è riuscito a far suonare l'orchestra del mondo.(science)
01/05/14
La fastidosa secchezza agli occhi | Rimedi artificiali e naturali
Pubblicato da
Galadriel
Se piangete, non è detto che siate per forza commossi. Infatti, le lacrime non rappresentano solo un'espressione di emotività. Esse sono garanzia di vitalità dell' occhio a tutte le età. Possono aumentare o diminuire in caso di irritazioni o infiammazioni: quando diminuiscono, possono verificarsi seri fastidi a carico dei bulbi oculari.
Durante una crisi di lacrimazione, sia per infiammazioni locali, sia per dispiaceri o altri eventi della sfera affettiva, il naso e poi la bocca si riempiono di lacrime. Lo si avverte per il sapore nettamente salato che non appartiene né alla secrezione nasale né alla saliva. In condizioni di normalità le lacrime, che servono a tenere umido il globo oculare e la cavità che lo contiene (davanti alla palpebra e dietro l'orbita), arrivano e se ne vanno grazie a questa canalizzazione. Se questa non ci fosse si avrebbe una lacrimazione continua. .In assenza di stimoli irritativi, le lacrime costituiscono un piccolo strato davanti all' occhio, detto film lacrimale: sono lacrime costanti, che rivestono tutto l'occhio e la cavità .![]() |
immagine presa dal web |
Può causare secchezza agli occhi:
*Una eccessiva ventilazione. Irradiazione solare intensa.
*Aria condizionata (soprattutto impianti di riscaldamento).
*Smog. Inquinamento ambientale. In questi casi c'è un aumento dell'evaporazione delle lacrime per una sorta di prosciugamento.
*Irritazioni e traumi a carico dell'occhio (stropicciamento continuo con le dita, urti accidentali dei bulbi oculari... ).
*Uso eccessivo e continuato delle lenti a contatto. Un valido contattologo potrà valutare per tempo la consistenza del film lacrimale e consigliare le lenti a contatto più adatte con rispettive soluzioni detergenti.
*Impiego prolungato del computer può ridurre e frammentare il film lacrimale con conseguente aggressione delle strutture oculari.
*Età avanzata: la normale involuzione dell'organismo induce anche una degenerazione e un' atrofizzazione delle ghiandole lacrimali.
*Uso eccessivo di farmaci particolari, quali: Decongestionanti (colliri). Antistaminici (colliri e non). Diuretici. Antidepressivi. Immunosoppressori. Cardiotonici. Antiulcerosi. .Malattie particolari, soprattutto su base autoimmune. Fra queste, causano più facilmente secchezza lacrimale: Lupus eritematoso sistemico. Artrite reumatoide. Sclerodermia. Sindrome di Sjògren (o cheratocongiuntivite secca). La secchezza è data sia dall'evoluzione della malattia, sia dai farmaci che si usano per curarla.
Che succede quando le lacrime diminuiscono? Mancando o riducendosi il sistema di umidificazione e lubrificazione, l'occhio si comporterà come una pallina che raschia una cavità asciutta: l'attrito da sfregamento aumenterà e l'occhio si irriterà.
*I sintomi sono caratteristici:
*Si avverte come un corpo estraneo nell'occhio che buca come un ago ogni volta che si spostano i globi oculari. .
*L'occhio prude e induce a stropicciarselo, aumentando l'infiammazione.
*Col tempo il prurito può trasformarsi in dolore.
*La luce disturba più del solito: si ha cioè una fotofobia.
*Le palpebre fanno fatica ad aprirsi.
*Può subentrare un certo annebbiamento della vista che, se non si trova il modo di umidificare l'occhio, darà fastidio per lo svolgimento delle comuni attività. Tutto questo avviene solo per difetto di lacrimazione. In più possono concorrere fattori di aggravamento della situazione: fra tutti, l'esposizione eccessiva degli occhi all'aria aperta o indotta da impianti di ventilazione.
Come intervenire
Soluzione naturale: In natura esistono alcune piante che possiedono un' azione antinfiammatoria specifica per le mucose dell'occhio. Fra queste, il primo posto spetta certamente all'eufrasia (Euphrasia officinalis), dotata pure di un' azione antisettica, capace cioè di disinfettare bene le mucose in genere. Spesso essa viene associata alla camomilla (Matricaria cbamomilla), forse ancora più efficace dell'eufrasia come antinfiammatorio ma meno come antisettico. In commercio esistono colliri a base di eufrasia e camomilla insieme, il cui scopo è triplice: *Tenere bagnato l'occhio. *Migliorare l'infiammazione e ridurre l'arrossamento locale.
(Detergere e disinfettare bulbo oculare e cavità orbitaria. .Una fialetta al giorno, metà in un occhio e metà nell'altro, sarà efficace per umidificare l'occhio e iniziare a risolvere il problema).
Un errore molto grave consiste nel tamponare gli occhi arrossati o con scarsa lacrimazione con batuffoli di ovatta imbevuti di infuso di camomilla. La manovra è ad alto rischio infettivo perché non si svolge in situazione asettica, indispensabile per organi così delicati come gli occhi.
Soluzione artificiale. In commercio esistono anche prodotti a base di lacrime artificiali. Si tratta di liquidi inerti, della composizione delle lacrime fisiologiche, senza alcuna aggiunta di farmaci o sostanze estranee alla normale composizione delle lacrime. Per tutta la durata del problema, gli occhi saranno innaffiati con varie gocce di questi colliri. il loro uso presenta alcuni vantaggi: .
*Ripristinano la componente acquosa e consentono una normale diluizione di tutte le componenti naturali delle lacrime (enzimi, altre proteine, anticorpi, minerali), che si saranno eccessivamente concentrate . *Mantengono integro il film lacrimale; durante la notte, datal'assenza dell'ammiccamento, può essere utile applicare soluzioni più dense, che agiscono dolcemente per tutta la nottata. Se le si usassero di giorno, comporterebbero problemi alla funzione visiva. *Riescono a stabilizzare lo stesso film lacrimale, distribuendosi un po' su tutta la superficie, ma anche introducendo alcune sostanze andate perdute con la riduzione del flusso lacrimale. Ogni ulteriore intervento medico non potrà fare a meno di manovre che tendano a ridare acqua all'occhio. Una cura, a base di antibiotici o cortisonici, avrà l'unico scopo di curare eventuali complicazioni dell'occhio secco, che di per sé può essere corretto solo recuperando le proprie lacrime.
10/01/14
Le sopracciglia? Una protezione ma anche comunicazione
Pubblicato da
Vito Ienna
Le sopracciglia? Una protezione si, com’è semplice intuirne la loro presenza ma non sono soltanto uno strumento che aiutano a proteggere gli occhi dagli agenti esterni, sono altrettanto importantissime anche per comunicare in maniera non verbale.
Le sopracciglia che ognuno di noi possiede chi più evidenti chi meno, sono certamente un tratto distintivo evidente del nostro aspetto esteriore: immaginate con un po’ di fantasia ad eliminarle, usando un programma di fotoritocco naturalmente, e avrete modo di notare come sarà cambiata totalmente la nostra immagine.
Non solo: le sopracciglia aiutano anche a definire meglio le nostre emozioni. Quando ad esempio siamo sorpresi le sopracciglia si alzano, oppure si incurvano quando, al contrario, siamo arrabbiati. Spesso, sono presenti anche nelle emoticon che si utilizzano in rete, proprio perché permettono di evidenziare meglio lo stato d’animo di chi scrive. Dunque, anche senza far ricorso alla comunicazione verbale si può comunque trasmettere le proprie emozioni.
Ma a cosa servono esattamente le sopracciglia, al di là della loro funzione estetica e comunicativa? Bene, e presto detto: secondo gli scienziati, le sopracciglia aiutano ad allontanare l’umidità e il sudore dai nostri occhi. La loro forma, più o meno arcuata, devia le gocce di pioggia o di sudore ai lati del nostro viso, mantenendo gli occhi all’asciutto. Tutto ciò serve a mantenere una visione chiara e nitida anche quando stiamo sudando molto o quando camminiamo sotto la pioggia. Tra l’altro, il sudore, vista la quantità di sale che contiene, potrebbe danneggiare la vista. Dunque, la prossima volta che vi depilate le sopracciglia, pensate bene a quanto sono utili per i nostri occhi!
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Sopracciglia |
Le sopracciglia che ognuno di noi possiede chi più evidenti chi meno, sono certamente un tratto distintivo evidente del nostro aspetto esteriore: immaginate con un po’ di fantasia ad eliminarle, usando un programma di fotoritocco naturalmente, e avrete modo di notare come sarà cambiata totalmente la nostra immagine.
Non solo: le sopracciglia aiutano anche a definire meglio le nostre emozioni. Quando ad esempio siamo sorpresi le sopracciglia si alzano, oppure si incurvano quando, al contrario, siamo arrabbiati. Spesso, sono presenti anche nelle emoticon che si utilizzano in rete, proprio perché permettono di evidenziare meglio lo stato d’animo di chi scrive. Dunque, anche senza far ricorso alla comunicazione verbale si può comunque trasmettere le proprie emozioni.
Ma a cosa servono esattamente le sopracciglia, al di là della loro funzione estetica e comunicativa? Bene, e presto detto: secondo gli scienziati, le sopracciglia aiutano ad allontanare l’umidità e il sudore dai nostri occhi. La loro forma, più o meno arcuata, devia le gocce di pioggia o di sudore ai lati del nostro viso, mantenendo gli occhi all’asciutto. Tutto ciò serve a mantenere una visione chiara e nitida anche quando stiamo sudando molto o quando camminiamo sotto la pioggia. Tra l’altro, il sudore, vista la quantità di sale che contiene, potrebbe danneggiare la vista. Dunque, la prossima volta che vi depilate le sopracciglia, pensate bene a quanto sono utili per i nostri occhi!
08/12/13
Occhi in stampa 3D! Prossima frontiera ad “occhi aperti”.
Pubblicato da
Vito Ienna
La prossima frontiera in “vista” è tutta nella collaborazione tra stampa 3D e medicina rigenerativa! A dare seguito a quello dell’orecchio bionico (vedi Galileo: Un orecchio bionico stampabile), oggi si possono realizzare infatti anche gli occhi artificiali. A realizzare questo procedimento è la Fripp Design and Research, un’azienda britannica conosciuta per le sue modernissime ed avveniristiche protesi facciali, in collaborazione con la Manchester Metropolitan University. Con questo nuovo metodo, assicurano che sarà possibile stampare 150 protesi oculari in circa un'ora di lavoro, e a prezzi notevolmente ridotti rispetto a quelli delle protesi tradizionali: un occhio artificiale normale costa infatti circa 3000 sterline (circa 3500 euro), mentre il prezzo di quelli della Fripp Design dovrebbe essere inferiore alle 100 sterline(120 euro). In base a quanto riferisce l'azienda, il progetto dovrebbe essere nelle ultime fasi di sviluppo prima di lanciarlo definitivamente.
Le protesi oculari tradizionali sono realizzate e dipinte a mano, con tempi di attesa molto lunghi che si aggirano intorno ai due mesi. Con questo nuovo metodo si realizza invece un'immagine digitale dell'occhio, da cui viene poi stampato un modello 3D utilizzando una resina artificiale, riducendo in tal modo i tempo di lavorazione, e assicurando al contempo che non ci siano imperfezioni nel prodotto finale. Gli occhi stampabili saranno disponibili in tre diverse taglie, e anche se vengono prodotti in lotti, la Fripp Design assicura che nessun dettaglio sarà ignorato: dalla definizione dell’iride fino ai più piccoli vasi sanguigni, al colore, che sarà il più vicino possibile a quello originario del paziente.
La collaborazione tra la Fripp Design and Research e la Manchester Metropolitan University è cominciata nel 2010, con lo scopo di sviluppare nuove tecnologie per migliorare l'accessibilità delle protesi a livello globale. E l'obbiettivo sembra raggiunto, visto che molti paesi emergenti (come ad esempio l’India) hanno già espresso interesse per le protesi oculari stampabili. Ma il progresso non si ferma qui: come spiega The Guardian, la Fripp Design and Research starebbe ora lavorando a un intero range di protesi facciali, stampabili in 3D velocemente e a prezzi ridotti a partire da una scansione estremamente dettagliata del viso del paziente.
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Protesi oculari in 3D |
La collaborazione tra la Fripp Design and Research e la Manchester Metropolitan University è cominciata nel 2010, con lo scopo di sviluppare nuove tecnologie per migliorare l'accessibilità delle protesi a livello globale. E l'obbiettivo sembra raggiunto, visto che molti paesi emergenti (come ad esempio l’India) hanno già espresso interesse per le protesi oculari stampabili. Ma il progresso non si ferma qui: come spiega The Guardian, la Fripp Design and Research starebbe ora lavorando a un intero range di protesi facciali, stampabili in 3D velocemente e a prezzi ridotti a partire da una scansione estremamente dettagliata del viso del paziente.
22/11/13
Perchè si dice "fare occhi da basilisco"?
Pubblicato da
Lifarnur
Basilisco, non basilico, a voi cosa fa venire in mente? A me una creatura di qualche novella di maghi. Oggi di sicuro i bambini appassionati di Harry Potter vi sapranno dare spiegazioni in merito.
Ma a noi interessa il significato e l'origine di questa espressione un po' aulica.
Fare gli occhi da basilisco o meglio, fare gli occhiacci, occhi terribili, fulminare con lo sguardo. Il basilisco è una graziosa lucertola dell'America tropicale, di colore verde o marrone olivastro a fasce trasversali nere sul dorso, una cresta dorsale elevate e la coda molto lunga.
Si trova nelle foreste lungo i fiumi del Messico e del Guatemala, e sta di preferenza sui rami degli alberi che sporgono sull'acqua, dove si tuffa al primo allarme. Ma la voce Basiliscus s'incontra nella Vulgata come traduzione dell'ebraico Séphà, il nome di un serpente velenoso molto terribile, non identificabile. E con questo stesso nome gli antichi chiamavano strani mostri creati dalla fantasia, cui si attribuivano spaventosi e malefici poteri. Questi mostri, per la maggior parte, sono raffigurati con uan cresta a forma di corona, e per questo il basilisco era chiamato anche "piccolo re". Nei secoli XVI e XVII o ciarlatani usavano fabbricare mostri simili, deformando abilmente razze, piccoli pescecani e altri animali, e li esponevano nelle piazze per richiamare l'attenzione del pubblico, o li vendevano ai collezionisti di curiosità naturali. Basilisco è anche un termine militare, che indica una grossa bocca da fuoco in uso nei secoli XIV e XV, che lanciava palle molto pesanti; all'ordigno fu dato quel nome per il grande terrore che incuteva, e secondo il costume dell'antica terminologia militare di dare alle varie bocche da fuoco nomi di serpenti.
Ma a noi interessa il significato e l'origine di questa espressione un po' aulica.
Fare gli occhi da basilisco o meglio, fare gli occhiacci, occhi terribili, fulminare con lo sguardo. Il basilisco è una graziosa lucertola dell'America tropicale, di colore verde o marrone olivastro a fasce trasversali nere sul dorso, una cresta dorsale elevate e la coda molto lunga.
Basilisco |
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