Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta ascoltare. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ascoltare. Mostra tutti i post

02/07/14

Scienza quotidiana | Tesori nascosti

Lievi passetti, un crepitio, uno scatto. Colpetti, altri passetti, poi silenzio. Quando, il mattino dopo, mia sorella è entrata nella stanza degli ospiti dove avevo passato la notte chiedendomi come avessi dormito, la mia risposta è stata: "Penso che tu abbia un topolino in casa". 

Ero in grado di descriverle esattamente il percorso fatto dall'avventuroso roditore: aveva attraversato la stanza, sfiorato un sacchetto di plastica ed esplorato il coperchio di un contenitore metallico prima di raggiungere il paradiso dei topi, la dispensa. Come potevo fornire tutti questi dettagli, se i fatti erano avvenuti mentre era buio pesto e non mi ero mai alzata dal letto? Bastano i rumori a suggerire così tante informazioni? Viviamo immersi nell'aria, un mezzo che vibra. Quando il batacchio colpisce una campana, questa sobbalza e sposta l'aria che la circonda. Quell'aria a sua volta comprime lo strato immediatamente successivo, e l'onda si propaga nell'atmosfera. Proviamo a chiudere gli occhi e ad ascoltare.

L'aria intorno a noi pulsa, continuamente. Le nostre orecchie sono sensori di pressione, che rilevano la debole eco dell'effetto esercitato sull'aria da oggetti anche lontani. Ascoltando, si può scoprire molto su quegli oggetti: la maniera in cui un corpo vibra dipende dalla sua forma e dal suo materiale. Se ci capita di tenere in mano una tazza, proviamo a colpirla con un cucchiaio. La tazza subisce un'impercettibile variazione plastica, una compressione infinitesimale e poi riprende la conformazione originale, espandendosi: si ritrae e si espande, si ritrae e si espande, e intanto la vibrazione continua. Il suono prodotto dalla tazza rientra in quella che è nota come "frequenza naturale". Se utilizziamo una tazza più grande o di un materiale più pesante, occorrerà più tempo per completare un ciclo. Sappiamo che oggetti più grossi o più pesanti emettono note più gravi: la frequenza è, infatti, inferiore. La forma specifica di ciascun oggetto corrisponde a diversi pattern di vibrazione, e il suono prodotto è formato da tanti di questi modelli, addizionati tra loro.
Tesori nascosti

Una tazza in ceramica risuona più a lungo di una in plastica, perché la plastica assorbe, più rapidamente l'energia meccanica: questo materiale produce perciò un rumore sordo, invece di un "ting" argentino. A ogni effetto sonoro è associata una struttura fisica. Battendo sul bordo di una tazza, produrremo un suono più o meno acuto a seconda della posizione: colpetti assestati in un punto diametralmente opposto al manico causano note più gravi di quelle ottenute a un angolo di 45° dal manico. Il motivo è l'andamento della vibrazione principale: se l'impatto avviene a 45° rispetto al manico, il manico non è interessato dallo spostamento. La tazza ha tutti gli effetti, una massa inferiore, dunque è più leggera, e vibra più ' rapidamente con una tonalità più alta. Gli strumenti musicali vengono costruiti in base a questo principio, ossia scegliendo strutture fisiche specifiche per produrre i suoni desiderati.

A me piace pensare al mondo come a un'orchestra, l'orchestra del tutto, con gli strumenti che restano in silenzio finché non vengono urtati o spostati, e con i segreti della loro conformazione rivelati dalle vibrazioni. Siamo dei veri esperti quando si tratta di interpretare i suoni, anche se raramente ce ne rendiamo conto. Se pensiamo che possiamo addirittura ignorarne la fonte, è impressionante il livello di dettaglio che ricaviamo dai rumori. Una sedia di legno trascinata? Un secchio metallico poggiato a terra? Distinguiamo immediatamente le differenze.

Il nostro orecchio è talmente sensibile che l'impatto necessario a scatenare una vibrazione percepibile è davvero minimo. Perfino il topino percussionista che abita da mia sorella, sfiorando il coperchio di una pattumiera, è riuscito a far suonare l'orchestra del mondo.(science)


18/02/14

Lo streaming mainstream | ascolta distribuisce e...scopre!

Lo streaming mainstream: ascolta, distribuisce e...scopre! Esattamente da quando lo streaming è diventata di fatto la piattaforma mainstream di distribuzione e ascolto della musica, al gusto di ascoltare si aggiunto anche quello di scoprire.

Esattamanete come avviene per Spotify (ma non solo), un algoritmo provvede ad ascoltare ciò che si sta riproducendo e in base alle proprie preferenze musicali mette a disposizione una selezioni di artisti che simili ai propri cantanti preferiti, allieteranno le nostre ore.
Come avere un'amico disc jokey dei tempi del liceo che porta a casa una serie di dischi selezionati precedentemente che possono essere di proprio gusto. In realtà, l'algoritmo (nel caso di Spotify) all'inizio è affascinante, particolarmente per chi non segue il mercato, ma dopo un po' appare ripetitivo riproponendo sempre le stesse canzoni. La colpa molto spesso non è dell'algoritmo ma della mancanza di nuove licenze.
Streaming mainstream

Ecco perché gli sviluppatori stanno lavorando a nuove piattaforme in grado davvero di produrre serendipity, felici incontri casuali musicali. Seevl, per esempio, scova informazioni, suggerimenti e trend sull'industria musicale. A differenza di YouTube, Spotify e Deezer non si concentra sulle licenze ma sulle risorse presenti in rete.

Il che li rende un "sapientino" della musica formidabile. LuckyPennie invece si concentra nell'immettere le notizie su concerti ed eventi locali nel processo di discovery. Il cuore è quindi quello di una app che geolocalizza informazioni sui live. The Hype Machine analizza il contenuto di blog degli appassionati di musica e li traduce in raccomandazioni per suggerire nuovi artisti. Il servizio offre anche un sistema di micro-credito per supportare giornalisti musicali ed emergenti.

Più classico e meno innovativo è infine TuneIn un aggregatore di radio (più di 100.000 emittenti e 2 millioni di podcasts da tutto il mondo). In questo caso, il processo è più casuale e la scoperta sta nello "scanalare" da una stazione all'altra. A lavorare sulla "prediction" non ci sono solo nuove realtà ma anche ex startup di successo come Shazam che ogni anno si candida a barometro dell'industria prevedendo gli artisti vincitori dei Grammy. E spesso ci prende. Ma la vera scommessa è quella di mettersi a valle del processo di discovery. L'ultima idea l'ha avuta Twitter. Il sito di micro-blogging ha stipulato un accordo con 300 company, la nuova casa discografica, fondata da Lyron Cohen, impreditore americano che è stato fino a settembre 2012 il numero uno Recorded Music della Warner Music Group. L'idea è quella di usare la piattaforma per monitorare le future promesse del panorama musicale.

Twitter fornirà a 300 company libero accesso ai suoi "music data", anche quelli non disponibili pubblicamente, come per esempio il luogo da dove gli utenti twittano. Il signor Cohen organizzerà i dati legati alla musica attraverso un software in grado ci collezionare e leggere tutte queste informazioni. Le informazioni poi potranno essere usati da altri musicisti ed etichette discografiche per le loro ricerche. Un big data social, per usare un po' di termini alla moda. Ma il business vero è scoprire i nuovi talenti.

22/10/13

Eccoti la mia mano: prendere, dare o rifiutare

Prendere e dare: amore o avere qualcosa in cambio
Una volta, un ministro era seduto sul bordo di una fontana cittadina.
Per disattenzione, vi scivolò dentro.
Alcuni passanti si fecero avanti e gli tesero la mano dicendo.
"Dammi la mano".
Ma l'uomo politico non ne voleva sapere e non tendeva la mano a nessuno.
In quel momento passò un uomo che si aprì la strada nella folla ed esclamò.
"Amici miei, il nostro ministro fin dalla nascita ha imparato solo il verbo prendere; non conosce il verbo dare".
Così dicendo gli tese la mano.
"Buongiorno, Vostra Eccellenza; prendete dunque la mia mano".
Immediatamente il ministro afferrò la mano dell'uomo e uscì dalla vasca.
“Non mi toccare, per favore”, disse lei al suo ragazzo, mentre cercava di addormentarsi. “Ma come, voglio solo darti una carezza” - rispose lui.
“Ho bisogno di riposare, non sto bene, e tu continui a svegliarmi… questo non è dare, ma prendere“. “Ma cosa dici - sbottò lui - ti sto dando una carezza, quindi non sto prendendo un bel niente!”
Dare e ricevere
L’esempio appena citato riguarda una piccola sfumatura di un qualunque rapporto, eppure la confusione che si crea tra dare e prendere è all'ordine del giorno, nelle piccole e grandi cose.
Se qualcuno ci chiede o ci fa capire che vuole riposare, noi possiamo scegliere se dargli quello di cui ha bisogno, o “dargli” quello che noi vogliamo.
Sempre di “dare” parliamo, eppure la differenza è enorme.
Cosa è dare? Dare non è bisogno, non è ricerca di approvazione o sicurezza, non è cercare di far tacere automaticamente un disagio, non è fare dono di quello che noi pensiamo sia un dono. 
Dare è ascoltare i bisogni e la realtà di chi incontriamo nella vita, è essere presenti con la verità e la chiarezza dei nostri intenti, è donare in modo disinteressato.
Per questo, se non sei presente con te stesso, se non sei in contatto con la verità del tuo essere, oltre la maschera delle tue ferite, è molto difficile che tu possa dare senza prendere
Penserai, crederai, sarai convinto di dare… “amore“, attenzione, tempo e anche denaro… ma la verità è che ti aspetti in cambio altrettanto “amore”, attenzione, tempo o denaro…
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.