Il-Trafiletto
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25/03/14

Qualcuno mi ronza nell'orecchio

Una bella mattina ci alziamo con un leggero ma fastidioso fischio all'orecchio? Ci sembra di avere una pentola a pressione nella testa? Niente paura, non stà scoppiando. Probabilmente soffriamo di acufeni. Non sono pericolosi, ma fastidiosi e a volte si cronicizzano condizionando la nostra giornata. Sentiamo se il parere di un esperto può risolverci il fastidioso fischio.


Con il termine "acufene" si intende un rumore di vario tipo e di varia tonalità in assenza di una stimolazione sonora. Questa falsa percezione acustica, da molti riferita come fischio oppure ronzio, cascata d'acqua, getto di vapore, ecc; può risultare così fastidiosa da generare reazioni d'insofferenza e di ansia che però di solito si attenuano nel tempo per l'instaurarsi di fenomeni di tolleranza. Nella maggior parte dei casi gli acufeni sono in rapporto con una patologia dell'orecchio e quindi sono accompagnare da un deficit uditivo e/o vertigine (ecco perché la prima tappa nell'iter diagnostico è l'esecuzione di un esame audiometrico e impedenziometrico oltre a un'accurata e mirata anamnesi). Raramente si registrano episodi in soggetti normoudenti e in questo caso occorrerà completare gli accertamenti a carico di altri organi, come per esempio l'articolazione temporomandibolare, il distretto circolatorio vertebrocarotideo. Nel caso non si sia accertato né un deficit uditivo né una patologia che possa spiegare l'acufene, e se una terapia farmacologica di supporto non avesse prodotto esiti positivi, si potrebbe trovare giovamento dall'uso dei cosiddetti mascheratori che si differenziano dalle protesi acustiche in quanto essi stessi generano segnali acustici d'intensità e di frequenza idonei a mascherare l'acufene; di fatto il rumore generato dall'apparecchio e che maschera l'acufene è anche meglio tollerato perché è considerato esterno al nostro organismo. Quanto ai risultati (remissione parziale o totale) le percentuali di successo sono estremamente varierie.             dr. P. Antonelli

08/12/13

“Parlami ti diro…quanto sei alto!”

Parlami e ti dirò…quanto sei alto!” Sembrerebbe che la nostra voce riesca a dire molto più di quanto non ci si possa immaginare di noi. Per carità, a volte inganna, vero è, ma in genere rivela ed afferma il vero: la voce ci dice se siamo maschi o femmine, più o meno la nostra età (più o meno, lo sottolineo!) e, tenetevi forte, sembrerebbe perfino quanto siamo alti. A confermare quest’ultima rivelazione è uno studio effettuato dai ricercatori della Washington University, della University of California di Los Angeles e dell’Indiana University, ed a presentarlo è stato John Morton - psicologo alla Washington University – durante il 166° meeting della Acoustical Society of America di San Francisco.

voce
La nostra voce
Per comprovare l'ipotesi che la voce potesse dire qualcosa che andasse ben più oltre l’età oppure se maschio o femmina dell'interlocutore, i ricercatori hanno effettuato degli esperimenti di ascolto mirato. Nel primo caso hanno chiesto a due persone dello stesso genere di ripetere una frase, registrarla e quindi farla ascoltare a dei volontari, chiamati a dare un parere quale delle due voci appartenesse a una persona più alta. Nel secondo caso i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di ascoltare delle registrazioni di voce di cinque persone dello stesso genere e quindi di ordinarle dal più piccolo al più grande. I risultati dello studio sono stati abbastanza sorprendenti: l'orecchio funziona sì come ricevitore ma anche come metro! L’accuratezza nella determinazione dell’altezza raggiungeva infatti il 62.17%, e inoltre, non vi era differenza di genere nelle capacità di stima osservate.

Il motivo per cui la statura influenza il tono della voce sembra risiedere in un tipo particolare di suono emesso nelle basse vie aeree, noto come risonanza subglottale. Per spiegare meglio tale fenomeno, si può ricorrere all’esempio di bottiglie riempite con acqua a varie altezze. Se si soffia in una bottiglia con un contenuto inferiore di liquido, spiegano i ricercatori, il suono emesso sarà più basso in confronto alle bottiglie riempite maggiormente. In modo simile, la risonanza subglottale dipende dall’altezza della persona che la genera, per cui più alta è una persona, più bassa sarà la sua risonanza subglottale.
Una possibile applicazione di questo studio potrebbe essere in campo forense, quando cioè si considerano i testimoni “acustici”, qualcuno che abbia avvertito solo le voci ma non ha visto le persone coinvolte, e che potrebbe essere in grado di distinguere tra una persona più alta ed una più bassa.


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