Il-Trafiletto
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18/11/17

Scoperto pianeta abitabile come Terra: Ross 128b

Fonte - Rai News - Un nuovo pianeta va ad aggiungersi alla lista, ancora ristretta, dei candidati alla ricerca di segni di vita oltre il sistema solare. 


Lo ha annunciato l'Osservatorio europeo australe (Eso). Questo piccolo pianeta, che è stato chiamato Ross 128b, è stato scoperto intorno a una stella della costellazione della Vergine, situata a soli undici anni luce dal Sistema solare (un anno luce equivale a 9.460 miliardi di chilometri) dalla Terra.

Scoperto pianeta abitale come Terra: Ross 128b
Scoperto pianeta abitale come Terra: Ross 128b

"Ross 128b è molto vicino, questo ci permetterà di vederlo con un telescopio come quello E-Elt in costruzione per il 2025", ha spiegato Xavier Bonfils, astronomo del Cnrs all'Osservatorio delle Scienze dell'Universo di Grenoble.

Rilevato dallo spettografo Harps, installato sul telescopio di 3,6 metri dell'Eso in Cile, il pianeta orbita intorno a una stella nana (Ross 128) in 9,9 giorni. Secondo i ricercatori, Ross 128b è in grado di ospitare segni di vita:

ha una massa simile a quella della Terra e la sua "temperatura di superficie potrebbe ugualmente essere vicina a quella della Terra", quindi può essere compatibile con la presenza di acqua allo stato liquido indispensabile alla vita come la conosciamo.

"La scoperta è basata sul monitoraggio intensivo con HARPS durato più di un decennio, insieme con tecniche di riduzione e analisi dati all'avanguardia.

Solo HARPS ha dimostrato la precisione necessaria e continua a essere il miglior strumento per la misura di velocità radiali, 15 anni dopo l'inizio delle operazioni," spiega Nicola Astudillo-Defru (Osservatorio di Ginevra - Università di Ginevra, Svizzera), coatuore dell'articolo che presenta la scoperta.

Leggi articolo originale: https://www.msn.com/it-it/notizie/tecnologiaescienza/scoperto-un-nuovo-pianeta-in-grado-di-ospitare-la-vita-si-chiama-ross-128b/ar-BBEZXm5?li=BBqg6Qc

02/10/14

Più aziende attente all'ambiente: è il desiderio degli italiani

Assorel, l'Associazione italiana delle agenzie di relazioni pubbliche ha commissionato a Swg, società esperta in ricerche di mercato una ricerca per capire quanto gli italiani siano attenti alle tematiche ambientali.

Ebbene, le aziende che vogliono guadagnare di più dovranno stare molto attente a come si comportano con il pianeta. Pena la perdita di clienti, che potrebbero scegliere di acquistare prodotti realizzati da imprese più “verdi”. Ecco quanto è emerso dalla ricerca, svolta su un campione eterogeneo di 1.500 intervistati:  il 90 per cento degli italiani ritiene importante che le aziende si occupino di salvaguardare l’ambiente e quelle che lo fanno hanno più possibilità di catturare l’attenzione (e quindi le spese) dei consumatori.

Ambiente
immagine presa dal web

Con i tempi che corrono, è un fattore di riflessione importante. Secondo più della metà degli intervistati (53 per cento), la responsabilità della tutela dell’ambiente è delle persone, che con i loro atteggiamenti possono fare la differenza. Al secondo posto gli italiani mettono  la responsabilità delle amministrazioni (50 per cento) e delle imprese (43). A proposito di responsabilità individuale: la differenziazione dei rifiuti è considerata particolarmente importante da 7 italiani su 10 e addirittura più del 57 per cento del campione sostiene di differenziare sempre carta e plastica, il 55 differenzia il vetro, il 44 l’umido (anche se gli ultimi dati Ispra sullo stesso argomento sostengono che la media di differenziazione, a livello nazionale, sia del 39 per cento).

 Ma andiamo avanti, il 40 per cento delle persone fa attenzione a non sprecare l’acqua, mentre solo il 21 per cento pensa che sia importante limitare l’utilizzo di auto e motocicli, più della metà dice di farlo, anche se poi il 62 per cento dichiara che il mezzo preferito per gli spostamenti è sempre l’automobile. Il 57 per cento spegne i caloriferi se non è in casa; il 73 per cento tiene le finestre chiuse se il condizionatore è in funzione; il 59 per cento utilizza lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.

Altra importante tendenza: secondo il 76 per cento del campione, preoccuparsi del pianeta non è e non deve essere una moda. Si sfata così il mito dell’”attenzione all’ambiente per i pochi che se lo possono permettere”, diventando invece un tema che deve e può essere affrontato da tutti. Per questo ci si informa di più: tramite web (56 per cento), Tv (48), giornali (27) e radio (solo 13 per cento). Quali sono i migliori strumenti di tutela? Secondo la ricerca, l’educazione a uno stile di vita risparmioso per il 52 per cento del campione, maggiori controlli sugli scarichi industriali (39), uso delle fonti rinnovabili (34) e incentivi all’utilizzo di materiali ecosostenibili (32).

05/09/14

Un pianeta abitale | Ecco come fare per costruirne uno

Grazie ai nuovi dati sui corpi celesti scoperti nelle più remote zone della Galassia è possibile tracciare un modello di mondo abitabile. 


I pianeti del nostro Sistema Solare formano un gruppetto ben ordinato. Si muovono sullo stesso piano e orbitano attorno al Sole nella medesima direzione. A metà del XVIII secolo il filosofo tedesco Immanuel Kant fu il primo a trarre l'ovvia conclusione: i pianeti si devono essere formati da un disco piatto di materiale che ruotava attorno al Sole neonato. Oggi gli astronomi sanno che questi "dischi protoplanetari" sono comuni. Sono state trovate centinaia di esopianeti - i pianeti in orbita attorno a stelle che non siano il nostro Sole - che ci raccontano la storia delle prime fasi della formazione planetaria. Che cosa ci hanno insegnato sulla nascita di un pianeta? E quanto è facile "costruire" mondi abitabili come la nostra Terra?
 "Hubble sta tuttora elaborando dati che costringono gli scienziati a riconsiderare i parametri relativi alla formazione dei pianeti. 
Pianeta abitabile.
Come costruirne uno

COMPATTARE UNA NUBE
Per costruire un pianeta, bisogna prima creare una stella, ma questo è facile, perché fa quasi tutto la gravità. Prendiamo un'enorme nube di gas molecolare freddo, cosparsa di polvere cosmica: non è importante la composizione precisa. A quel punto lasciamo fare alla natura. La nube collassa sotto la propria stessa gravità, formando così globi più piccoli, un po' come la polvere che si raccoglie sotto il nostro letto. La conservazione del momento angolare (pensiamo ai pattinatori che vanno più veloci se raccolgono le braccia durante una piroetta) e le forze centrifughe (come la pasta spianata che viene fatta ruotare in aria per fare la pizza) trasformano ogni mininube in un disco piatto in rotazione attorno a un sole nascente. Ecco pronto il nostro disco protoplanetario. Detto ciò. Hubble sta tuttora elaborando dati che costringono gli scienziati a riconsiderare i parametri relativi alla formazione dei pianeti. All'inizio dell'anno il telescopio ci ha fatto conoscere un pianeta in orbita a 12 miliardi di chilometri dalla propria stella: il doppio della distanza di Plutone dal Sole.

PROTEGGIAMO I DISCHI DELICATI
I dischi protoplanetari in formazione sono vulnerabili; se vogliamo che generino pianeti, dobbiamo impedire che volino via. Secondo i dati più recenti raccolti dai telescopi spaziali che osservano sulle lunghezze dell'infrarosso, è quello che potrebbe succedere in un vivaio stellare affollato come la nube molecolare di Orione. Le stelle massicce neonate emettono enormi quantità di luce ultravioletta e producono violenti venti stellari. Questi venti possono aprire cavità nella nube ed erodere tutto quello che si para sulla loro strada, compresi i dischi che portano alla formazione dei pianeti attorno alle stelle di massa minore. Dopo tutto, questi dischi non sono poi così sostanziosi: contengono tipicamente appena l'un per cento della massa della rispettiva stella.

ATTENZIONE ALLE STELLE BINARIE
Le stelle binarie sono "sterminatrici" di pianeti. È vero, la NASA ha scoperto di recente i "pianeti Tatooine" con due soli in cielo, come il pianeta su cui viveva Lu Skywalker in Guerre Stellari. Però, sebbene le stelle binarie si; molto comuni nella Via Lattea, li simulazioni al computer suggerii che questi pianeti "circumbinari' siano rari. "Una coppia di stelle ] spezzare i dischi protoplanetari c le sue interferenze gravitazionali spiega Dimitar Sasselov del Cen Harvard-Smithsonian per l'astro: a Cambridge, nel Massachusetts. a Cambridge, nel Massachusetts. In altre parole, due stelle insieme possono essere troppo "appiccicose"; in ambito stellare è meglio un genitore single.(science)


02/09/14

Quel problema attuale chiamato effetto serra.

L'effetto serra è un fenomeno per così dire atmosferico-climatico che indica la proprietà che ha un qualsiasi pianeta nel nostro caso la Terra, di trattenere nella propria atmosfera parte dell'energia solare proveniente dal Sole. In questo modo si instaura un processo, del tutto naturale, deputato alla regolazione dell'equilibrio termico del nostro pianeta, agendo sulla la presenza nell’ atmosfera di alcuni gas, detti appunto gas serra, che hanno come risultato complessivo quello di moderare la temperatura dell'atmosfera terrestre, evitando fortunatamente le grandi escursioni termiche a cui sarebbe soggetto il pianeta in loro assenza.
In pratica viene a crearsi una variazione del contenuto atmosferico di vapore acqueo, anidride carbonica e metano, di conseguenza un aumento delle concentrazioni di questi gas nell’atmosfera ci dà come risultato un aumento di calore con conseguente innalzamento della temperatura terrestre. La scoperta dell'effetto serra, è dovuta al fisico-matematico francese Joseph Fourier nell'Ottocento in seguito ai suoi studi teorici sulla trasmissione del calore nei corpi. Nel 1824 fu lui a capire che l'atmosfera produce un effetto serra sul nostro pianeta: l'energia irradiata dalla Terra verso lo spazio è minore di quella ricevuta dalla radiazione solare. Purtroppo la presenza dell’uomo, con le sue molteplici attività contribuisce, anche se molto lentamente, a modificare la temperatura ambientale, aprendo scenari preoccupanti per un futuro più o meno prossimo per il nostro pianeta. Tra i fattori che influiscono sull’effetto serra possiamo annoverare il consumo di CO2 da parte delle piante, le piogge, gli spostamenti di masse d’aria umide, il metano che passa dalla terra nell’atmosfera ad opera dei batteri, le eruzioni vulcaniche, l’emissione nell’atmosfera di CloroFluoroCarburi (CFC) i quali, impedendo la formazione dell’ozono, contribuiscono ad aumentare la temperatura terrestre grazie all’aumento del famoso “buco”. Anche l’uomo contribuisce non poco con le sue attività all’alterazione dell’effetto serra, come ad esempio la cementificazione, la costruzione di milioni e milioni di chilometri di autostrade, ma soprattutto con la distruzione di intere foreste, come nel caso della foresta amazzonica, dove in 25 anni è andato perso circa il 15% a causa dei disboscamenti. Ultimamente l’argomento “effetto serra” si sta concentrando su un altro grande problema: lo scioglimento dei ghiacciai, con il rischio di estinzioni di alcune specie animali come l’orso polare o di atolli che rischiano di scomparire per l’innalzamento del livello del mare. L’effetto serra è un fenomeno terribilmente complesso ed è ancora fonte di studi; è necessario però mettere in atto delle strategie di riduzione di questo fenomeno in modo da poterlo arginare o quantomeno rallentare, come ad esempio: fare in modo di ridurre la formazione di anidride carbonica, magari limitando l’uso di combustibili fossili come il petrolio, il carbone, gas, ecc., sia nella produzione di energia, sia nell’autotrazione; orientarsi verso le fonti di energia rinnovabile, cioè quelle alimentate dal Sole; aumentare le zone “forestali” per dar modo alla sintesi clorofilliana di eliminare l’anidride carbonica. (immagine presa dal web)

25/08/14

Tesori nascosti | La storia del nostro Pianeta riassunta in una pallina

Vita di una pallina di plastica, dalla notte dei tempi a oggi. Mi arriva la voce alterata di un genitore: "Non toccarla! Non sai dov'è stata".

Il bambino posa sconsolatamente l'oggetto sulla sabbia, dove l'aveva trovato, e trotterella via, alla ricerca di uno svago più tollerato. Mi avvicino per dare un'occhiata alla causa del rimprovero. È una pallina di plastica, sporca dopo essere stata a lungo esposta alle intemperie. È vero, non si sa dove sia stata: mi fermo a pensarci. Sicuramente, ne avrà passate tante. La sua esistenza deve essersi svolta più o meno così...

Immaginiamo un mare tropicale, a circa 25° di latitudine Nord. Il clima è caldo e umido, e la quiete è interrotta soltanto da un plesiosauro che nuota veloce a caccia di seppie. La terraferma, piuttosto lontana, è ricoperta da felci, conifere ed equiseti ed è dominata dagli stegosauri, mentre il cielo è popolato da pterodattili: siamo nel Giurassico. La luce del sole riscalda l'acqua marina fornendo nutrimento ad alghe e batteri. Il primo anello di una lunghissima catena alimentare. Per la maggior parte, questi organismi vengono consumati da minuscole creature marine, che a loro volta finiscono in pasto ai pesci. Gli avanzi, però, abbondano: le alghe e i batteri che non sono stati mangiati muoiono di morte naturale e, piano piano, affondano, scendendo nelle profondità oceaniche, depositandosi sul fondale e dando origine a un cimitero fangoso.

Le correnti marine ristagnano, l'ossigeno manca: le condizioni ambientali non favoriscono il naturale degrado. Alghe e batteri non si decompongono, ma rimangono intatti, sepolti via via sotto nuovi strati di altri organismi che hanno terminato il proprio ciclo vitale. La deriva spinge terra e acque verso nord. Questo mare diventa teatro di un epico scontro tra continenti, che sottopone i fondali a forze tali da elevare e distruggere intere catene montuose. Impressionanti terremoti smuovono i sedimenti, ormai depositati in strati molto spessi: le nostre alghe si trovano a una profondità di 4 chilometri, dove la temperatura è di circa 120 C. Le molecole che le costituiscono finalmente si arrendono al calore e alla pressione. Cambiano struttura, formando lunghe catene: sono gli idrocarburi. La guerra dei continenti si sposta in un'altra fossa tettonica, che si spalanca a formare l'Oceano Atlantico. Il Pianeta viene colpito da un asteroide, che fa estinguere i dinosauri. Ma negli strati più profondi, sotto il fondale del Mare del Nord, non arriva neppure l'eco di questi sconvolgimenti: le alghe e i batteri decadono lentamente, fino a trasformarsi in petrolio.

È finita l'età dei rettili, inizia quella dei mammiferi. Per il petrolio, è ora di intraprendere un nuovo viaggio. Negli strati rocciosi inferiori, la pressione è così intensa da innescare la migrazione verso l'alto del liquido, che penetra lentamente nelle minuscole porosità delle rocce. Talvolta riesce a percorrere diverse centinaia di metri, dirigendosi verso la superficie. Ma prima o poi, incontra uno strato lapideo troppo compatto, e deve arrestarsi. Intanto è iniziata l'evoluzione dell'uomo. Il Mare del Nord ha raggiunto i 50° N, la sua attuale latitudine. Si susseguono alcune ere glaciali, l'Impero Romano, i Vichinghi, la Rivoluzione Industriale. Poi, qualcuno decide di perforare le rocce che imprigionano il petrolio, portandolo alla luce: il liquido preistorico schizza in superficie, per la prima volta dopo 150 milioni di anni.

Viene trasformato nelle materie prime che servono per produrre la plastica, e con l'aiuto della chimica, le catene corte di atomi di carbonio si saldano insieme: le alghe giurassiche sono diventate polietilene. Il polimero viene utilizzato per creare una pallina: è proprio quella abbandonata oggi, sulla spiaggia, da un ragazzino. Non ci accade spesso di raccontare una storia che ha per protagonista la plastica: eppure, riuscite a pensare a qualcosa di più poetico?

La prossima volta che vedrete una pallina, raccoglietela: pensate a quanta strada ha fatto e alla vita incredibile che ha avuto.(science)

28/07/14

Dentro la scienza | Quale logica nella climatologia?

C'è qualche logica nella climatologia? Se c'è, non si vede. Cominciamo dai fondamenti della scienza del clima: d'estate fa più caldo che in inverno (perlomeno in teoria).

La spiegazione pare ovvia: la Terra, in quel periodo dell'anno, è più vicina al Sole. Invece no: il momento in cui il nostro Pianeta si trova alla massima distanza dalla sua stella madre è proprio l'inizio di luglio. Certo, la distanza dal Sole ha un impatto sul calore percepito, ma inferiore rispetto all'effetto dell'inclinazione dell'asse terrestre. In estate, dunque, quando il nostro emisfero è angolato in direzione del Sole, i raggi, colpiscono più verticalmente il suolo, facendo aumentare l'intensità termica per metro quadro. Non lo sapevate?

Non siete i soli: alcuni anni fa, ricercatori dell'Università di Harvard hanno scoperto che appena un neolaureato su 10 sapeva spiegare perché in estate fa più caldo. I climatologi lo sanno di certo, ma poi cadono in altre trappole, tipiche della loro materia di specializzazione. Pensiamo all'attuale controversia relativa alla banchisa dell'Antartide: se il nostro Pianeta si sta surriscaldando, sarebbe logico aspettarsi una riduzione dello strato di ghiaccio marino. Invece, fin dal 1985, il ghiaccio galleggiante che circonda il "Grande Continente Bianco" è andato aumentando, del 2 per cento circa al decennio! Non moltissimo, ma abbastanza da fare dei climatologi lo zimbello di chi vede con scetticismo il riscaldamento globale.
Quale logica nella climatologia?

Gli scienziati non si sono fatti intimorire e hanno studiato a lungo il fenomeno: grazie a una simulazione al computer (arma di elezione nel campo della climatologia), un'equipe del Royal Netherlands Meteorological Institute ritiene di aver spiegato il paradosso del mare più caldo che produce più ghiaccio. Funzionerebbe così: l'acqua marina, tiepida, scioglie lo strato ghiacciato sovrastante, creando al di sotto di esso un cuscinetto d'acqua fredda.

Questo strato, meno salato, e dunque meno denso, galleggia sull'oceano, più caldo, espandendosi e congelandosi nei mesi invernali, e andando così a integrare la banchisa. Troppo complicato? Niente paura: esistono altre spiegazioni. Eccone una della British Antarctic Survey: il riscaldamento globale ha modificato la ventilazione naturale in Antartide e il ghiaccio viene soffiato dalla costa verso il mare aperto. Aumenta così la quantità d'acqua esposta ai venti ghiacciati e, di conseguenza, la banchisa si estende. Tutte e due le teorie potrebbero essere giuste, almeno in parte. Ma potrebbero anche essere entrambe sbagliate.

Quel che è certo è che questa combinazione di osservazioni paradossali e spiegazioni contorte comunica un'impressione di scarsa credibilità. Non dobbiamo prendere troppo con i climatologi: devono misurarsi con problemi terribilmente complessi, sotto gli occhi di un'attentissima opinione pubblica. Non mettiamoli ulteriormente sotto pressione, per evitare che arrivino a conclusioni affrettate che si rivelerebbero sicuramente sbagliate. Il momento è particolarmente delicato, visto l'attuale dibattito sul gas da argille, o shalegas. Perfino alcuni ambientalisti hanno ipotizzato che, benché si tratti comunque di un combustibile fossile, fonte di C02 e dun responsabile del riscaldamento globale, passare dal carbone allo shale potrebbe essere una mossa intelligente, visto che il gas da argille libera quantità di anidride carbonica per unità di energia notevolmente inferiori. In tema di "combustibili puliti", però, ecco spuntare un altro paradosso.

È vero che lo shale gas rilascia meno C02 del carbone, ma non produce neppure zolfo né altre emissioni nebulizzate che, ormai è noto, riflettore la luce solare respingendola in direzione dello Spazio, compensando co parte dell'effetto riscaldante della combustione del carbone. Se si tiene conto di questo, la superiorità del gas da argille non è più così ovvia. Urge però trovare una risposta certa, e in tempi brevi. Proprio in questa fase, i governi mondiali stanno decidendo le politich seguire in materia di shale gas, e se arrivassero a conclusioni affrettate basandosi su "evidenti" ragionamenti scientifici, tutti noi potremmo farne le spese.(science)

22/07/14

Il Sole

Il Sole
Storia illustrata della nostra sorgente di luce e di vita Pài Brekke Edizioni Dedalo, 20,00 € (168pp, 2013) 

"IL SOLE È UNA STELLA senza grandi pretese", scrive l'astrofisico norvegese Pài Brekke che, dal 1985, si occupa di carpire i segreti del nostro astro, elaborando i dati dei più importanti telescopi solari orbitanti. Si, perché se ne consideriamo le dimensioni ci sono stelle duemila volte più grandi e in quanto a unicità, solo nella nostra Galassia, la Via Lattea, si trovano 200 milioni di corpi celesti simili.

Però è la stella più vicina che abbiamo ed è quindi l'unica che possiamo studiare nei minimi dettagli. Senza contare che la vita è tale perché c'è il Sole. In questo libro, splendidamente illustrato, lo scienziato, un vero fan del Sole fin da piccolissimo, quando frequentava con il padre l'osservatorio solare di Harestua, a nord di Oslo, toglie i veli al disco brillante che ogni giorno, da miliardi di anni, attraversa lentamente il cielo del nostro Pianeta dispensando luce e calore. Ne indaga la vita (quando è nato e quando morirà), la natura turbolenta e le sue proprietà fondamentali e si sofferma sulle tecniche Impiegate per studiarlo e i molteplici effetti dell'attività solare sull'uomo e sul clima. Un'attenzione particolare viene rivolta all'affascinante fenomeno delle aurore boreali.

Un omaggio dell'astrofisico, cresciuto ammirando queste incredibili e misteriose scie variopinte nel cielo.(science)


21/07/14

Scienza e dintorni

LA TV SQUADRATA
Era quasi ora che qualcuno provasse a reinventare la TV. Questo apparecchio è composto da una grande lastra di vetro che si può montare su una parete, posare in verticale con un supporto quasi invisibile o (se siete veramente coraggiosi), appoggiare a un muro. Oltre a comunicare via wi-fi e a riprodurre film in 3D, è dotato di Ambilight, che imita i colori del film che stiamo vedendo e li proietta sulla parete retrostante per creare più atmosfera. Philips DesignLineTV.

SUONI SEMPLICI
Questa cassa wireless da viaggio delle dimensioni di un mattone pompa musica dal vostro smartphone senza usare wi-fi, bluetooth o NFC. Basta inserirci il telefonino, premere "Play" e il suono comincia a uscire dal Touch Speaker. Anziché usare una complessa tecnologia wireless, adopera un piccolo microfono che raccoglie il suono dallo smartphone e lo amplifica. thumbsUp! Touch Speaker.

QUASI TUTTO VIA CAVO
I cavi elettrici di casa possono trasferire altro, oltre alla corrente. Se colleghiamo questo HDJuiceBox al decoder e alla più vicina presa di corrente, trasporterà il segnale televisivo attraverso la rete elettrica domestica fino a un'altra presa con un secondo JuiceBox. Collegando quest'ultimo a un televisore, possiamo usare lo stesso segnale da una stanza o un piano all'altro. È ottimo se abbiamo un'unica antenna televisiva. HDJuiceBox.

LE DIMENSIONI CONTANO
Scienza e dintorni
Qualsiasi fotografo vi dirà che non è il numero di megapixel la cosa più importante di un apparecchio fotografico. E allora è una buona notizia che almeno un produttore di telefonini stia a sentire. L'HTC One si chiama fuori dalla corsa ai megapixel per concentrarsi sul catturare più luce. Ci riesce rendendo più grande ogni singolo pixel. Il risultato è una macchina da quattro megapixel ottimizzata per scattare foto nella vita vera, scarsamente illuminata. HTC One.

ALBERI SEMPRE VERDI
Essere ecologici non significa per forza indossare scomodi maglioni di canapa o avere pattumiere per riciclare 18 tipi di spazzatura. Possiamo salvare il Pianeta con stile. L'elegante caricabatterie wireless a energia solare, Electree, si può montare in modo da creare la nostra disposizione preferita di rami che raccolgono la luce. Accumula in una batteria l'elettricità generata e la passa a un telefonino o tablet via Usbo caricandolo per induzione. Electree.

COMPUTER DA DISCOUNT
A circa 33,00€ il Raspberry Pi, un computer delle dimensioni di una carta di credito, non è affatto caro, anzi. Ma adesso i suoi creatori hanno messo in commercio a versione economica da circa 24,00 €, il Mode A. Questa alternativa semplificata non ha una porta Ethernet, ha una porta Usbinmen; e metà della RAM (255 MB). Ma richiede meno energia e quindi è più adatto a progetti di bricolage in cui il Pi deve funzionare a batteria, come in un piccolo robt. Raspberry Pi Model A. (science)


18/07/14

Da dove viene l'acqua della Terra?

L'acqua potrebbe essere precipitata
sulle Terra insieme alle comete
L'origine dei 1450 milioni di miliardi di tonnellate di acqua presenti negli oceani del mondo è un mistero. 

Le spiegazioni si dividono in due gruppi: le cosiddette teorie "endogene", che sostengono che l'acqua avrebbe avuto origine dalla Terra stessa, e quelle "esogene", secondo le quali, invece, sarebbe stata trasportata qui da altrove.

Una possibile spiegazione endogena, per esempio, è che le molecole di acqua si siano formate a partire da molecole di idrogeno e di ossigeno combinatesi all'interno della Terra primordiale, e che siano poi emerse come vapore durante le eruzioni vulcaniche. In alternativa, molecole d'acqua già pronte potrebbero essere state trasportate sul nostro Pianeta dalle comete che si sa, contengono acqua ghiacciata e hanno bombardato la Terra primordiale. Fino a poco tempo fa, gli astronomi erano scettici nei confronti della teoria delle comete, la quale non potrebbe spiegare che circa uno 0,3 per cento dell'acqua oceanica contiene una forma insolita di idrogeno chiamata deuterio.

Nel 2011, però, gli studiosi hanno trovato acqua a base di deuterio sulla cometa Hartley 2: benché non sia una prova vera e propria che beviamo detriti di cometa, tale scoperta mantiene viva questa intrigante possibilità.(science)


21/03/14

L'Ora della Terra

Il 29 marzo sarà celebrata in tutto il mondo l'Earth Hour, il grande movimento globale organizzato dal WWF giunto, quest'anno, all'ottava edizione. In tutto il pianeta, per un'ora intera, si spegneranno le luci; un gesto semplice ma carico di significato.
Un modo per lanciare un messaggio importante: ridurre le emissioni di gas serra, causa dei cambiamenti climatici, pericolosi per il pianeta e, di conseguenza, per la nostra vita; modificare le nostre abitudini di consumo energetico, prestare maggiore attenzione e interesse alle energie rinnovabili e all'efficienza energetica, considerare il problema come una delle priorità dell'azione politica. L'ora della Terra è la più importante manifestazione a livello globale realizzata per sensibilizzare tutti: cittadini, società, istituzioni, governi, riguardo la necessità di un cambiamento, di un miglioramento, per la salvaguardia del nostro pianeta e del nostro futuro. 
Anche quest'anno, tante saranno le iniziative in tutto il mondo dai concerti, sfilate, flash mob, esibizioni in piazza, alle iniziative sul web. Vedremo spegnersi le luci del Tower Bridge a Londra, dell'Empire State Building negli USA, del Castello di Edimburgo, della Piazza Rossa a Mosca. In Italia, invece, Firenze lascerà al buio, tra gli altri, il David di Michelangelo, Palazzo Vecchio e la cupola del Duomo mentre sarà organizzata una serata di osservazione del cielo in collaborazione con l’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e l’Associazione Astronomica Amici di Arcetri; a Roma si spegneranno le luci della Cupola e la facciata della Basilica di San Pietro; a Napoli il WWF sarà presente all'Energy Med, la fiera dedicata all’efficienza energetica e alle rinnovabili, con attività educative e di sensibilizzazione. 
Nel corso delle varie manifestazioni, inoltre, sarà predisposta una raccolta fondi per la tutela dell'Orso Polare, simbolo della campagna Earth Hour. La raccolta sarà attiva anche online.
Chiunque può aderire, con un semplice gesto, a questo grande evento e segnalare la propria partecipazione sul sito wwf.it/oradellaterra, oppure su facebook alla pagina dedicata.

Facciamo del bene... spegniamo la luce..

26/02/14

Vecchio che di più non si può| Lo zircone il materiale più antico sulla Terra!

Vecchio che di più non si può. Lo zircone il materiale più antico sulla Terra! Tutto sommato, pare che lo Zircone possa proprio essere il materiale più antico che sia stato rinvenuto sulla Terra.

Gli scienziati della University of Madison-Wisconsin, infatti, hanno recentemente catalogato in un datario un piccolo frammento di zircone, venuto alla luce nel 2001 nelle Jack Hills, colline dell’Australia occidentale, scoprendo che il frammento di roccia ha circa 4 miliardi e mezzo di anni. Poco più vecchio del nostro pianeta stesso, che all’epoca ne aveva soltanto 160 milioni. Lo studio, pubblicato su Nature Geoscience, conferma la cosiddetta teoria della cool early Earth (Terra primordiale fredda), in base alla quale non tanto tempo dopo la solidificazione della crosta del pianeta le temperature erano già abbastanza basse per avere oceani liquidi e un’idrosfera.

Lo zircone, spiegano gli scienziati, è straordinariamente resistente a cambiamenti chimici e rappresenta quindi una vera e propria macchina del tempo che può aiutare a determinare la storia geologica e termica della Terra. L’analisi sul frammento è stata condotta usando una tecnica innovativa, detta tomografia a sonda atomica, combinata con la spettrometria di massa, che ha permesso di determinare la distribuzione degli atomi di piombo all’interno del microscopico campione, largo poco più di un millimetro. Anziché essere sparpagliati casualmente nel frammento, come previsto, gli atomi erano raggruppati insieme “come uvetta in un budino”, spiega John Valley, uno degli autori del lavoro.
Lo zircone: la materia più antica della Terra

Questi ammassi di atomi, secondo gli scienziati, si sarebbero formati un miliardo di anni dopo la cristallizzazione dello zircone (circa tre miliardi e mezzo di anni fa, dunque), in virtù del lento decadimento radioattivo di quest’ultimo: “Grazie a questa scoperta, possiamo leggere una nuova pagina del libro della storia termica del nostro pianeta”, dice ancora Valley. “La Terra si è assemblata a partire da materiali eterogenei del Sistema Solare.

Poi c’è stato un periodo di intenso bombardamento da meteore, compresa una collisione con un oggetto delle dimensioni di Marte circa 4 miliardi e mezzo di anni fa”. Secondo molti, fu quest’impatto a dare origine alla Luna. “I nostri campioni si sono formati dopo il raffreddamento del materiale fuso prodotto dalla collisione e ci consentono di datare esattamente questi eventi”. L’idrosfera terrestre, insomma, ha almeno 4 miliardi e mezzo di anni. Un’informazione indispensabile per capire anche quando sono apparse le prime forme di vita sul nostro pianeta.

18/02/14

Vivere due vite parallele | Una naturale l'altra in un ecosistema digitale!

Vivere due vite parallele! Una naturale l'altra in un ecosistema digitale! Sdoppiarsi in due universi paralleli quasi a raffigurare la nostra ambivalenza interiore: una che si realizza in un mondo naturale dove la sostenibilità dei nostri comportamenti è un fattore imprescindibile a cui non ci si può sottrarre per alimentare la biodiversità. L'altra... in un ecosistema digitale dove i comportamenti sono delle sequenze di click.

Per fare fronte alla complessità delle sfide che quotidianamente incontriamo, ci si affida sempre più a strumenti informatici, facendoci "tracimare" nella realtà, quella naturale, sulla quale non agiamo più in maniera diretto, ma tramite un'esperienza mediata dai computer. L'interfaccia utente è il nuovo sentiero della mente, un nonluogo che assume le parvenze di uno strumento primario, attraverso il quale s'illumina la nostra mente alla luce della conoscenza che ci induce ad agire nel lavoro, nel divertimento, nelle relazioni sociali. Nel mondo naturale, l'uso di uno strumento non è sostenibile se danneggia ed estingue le risorse del pianeta, come le fonti di energia, l'aria, l'acqua.

Vite parallele: una naturale, l'altra digitale

Nel mondo digitale, non siamo abituati a parlare di sostenibilità. Per scoprire quali risorse possono essere minacciate dall'uso di interfacce, dobbiamo rivolgere lo sguardo al nostro interno. Una prima risorsa preziosa è l'attenzione, la capacità di focalizzare percezione e pensieri su ciò che è importante per favorirne un'elaborazione sostanziale.

L'inquinamento, la tossicità nell'ambiente digitale prendono le forme del sovraccarico informativo e della distrazione pervasiva. I dispositivi che usiamo sanno sommergerci con una massa di informazioni e stimoli che eccede grandemente la capacità attentiva.

Questa pressione disorienta, causa stress e porta a scelte subottimali o errate. Con risorse cognitive prosciugate, funzioniamo meccanicamente: comportamenti automatici evitano la paralisi al prezzo della qualità decisionale. Ad esempio, ci fissiamo su di un numero molto limitato di informazioni che ci colpiscono, anche se poco utili per affrontare la situazione (fenomeno di "tunnel vision"); crediamo alle prime informazioni ricevute su di un tema e rifiutiamo successivi argomenti che le contraddicono ("confirmation bias"); ricorriamo ad euristiche sociali quali imitare le scelte che fanno i nostri amici. Una capacità attentiva deteriorata influisce negativamente sulla memoria, seconda importante risorsa, con cui l'attenzione è interdipendente. E l'effetto domino si propaga alla risorsa della conoscenza, in quanto i processi di ragionamento che la distillano dalle informazioni richiedono disponibilità di attenzione e memoria.

Proposte per mitigare questi effetti suggeriscono maggior automazione dell'ecosistema digitale: diminuire il sovraccarico facendo filtrare e riassumere dall'interfaccia le informazioni da presentare; affidare livelli decisionali al computer lasciando all'utente la possibilità di indicare obbiettivi, di monitorare la macchina e sostituirsi ad essa in caso di anomalie. Ma in un contesto socio-tecnico complesso, il paradosso è sempre in agguato: affidare alla macchina le decisioni su quali sono le informazioni importanti ed i piani di azione dequalifica gli esseri umani proprio in quelle competenze che sono fondamentali quando il comportamento della macchina è anomalo. L'utente chiamato ad agire in prima persona non è più abituato a farlo, perché le evenienze in cui una buona automazione fallisce sono rare e le abilità umane vanno praticate per rimanere di qualità.

La sostenibilità nell'ambiente digitale richiede quindi una più attenta progettazione delle interfacce che includa la considerazione dei loro effetti sulle risorse cognitive. Ma come nell'ambiente naturale, richiede anche di considerare il proprio stile di vita. L'utente deve valutare quando, quali e quanti dispositivi vuole usare, perché interazioni che considerate singolarmente sono sostenibili, combinate assieme possono di nuovo depauperare le sue limitate risorse.

14/02/14

Sarà una pianta a sconfiggere il cancro?

Il cancro può definirsi senza dubbio la malattia del secolo, ed è quella che determina più morti sul nostro pianeta. Solamente nel 2008 sono stati diagnosticati circa 12,7 milioni di tumori maligni e 7,6 milioni di persone sono morte di cancro in tutto il mondo. moltissimi i soldi impiegati per la ricerca medica, cercando di trovare una cura definitiva. Una delle tante cure è quella nota come "erba magica", una terapia per lo più ignorata dalla comunità medica, ma che in realtà distrugge fino al 98% delle cellule cancerogene in sole 16 ore. Secondo quanto riporta Spirit Science and Metaphysic questa tecnica veniva impiegata nella medicina cinese e il solo impiego dell'erba, chiamata Artemisia Annua, diminuiva le cellule tumorali del polmone del 28% e, in combinazione con il ferro, distruggeva il cancro. In passato l'artemisinina, il principio attivo estratto dalla pianta, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria della provincia di Hunan in Cina, è stata utilizzata come un potente rimedio antimalarico ma ora è documentato che questa cura è efficace anche nella lotta contro il cancro. Questo perché quando si aggiunge del ferro alle cellule tumorali infettate, attacca selettivamente le cellule "cattive", e lascia quelle "buone" intatte. Gli scienziati che seguono le ricerche, condotte presso l'Università della California, hanno dichiarato: "In generale i nostri risultati mostrano che l'artemisinina ferma il fattore di trascrizione 'E2F1' e interviene nella distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita e la riproduzione delle cellule del cancro". Utilizzando una varietà resistente alle radiazioni delle cellule del cancro al seno (che aveva anche una elevata propensione per l'accumulo di ferro) l'artemisinina si è dimostrata avere un tasso di uccisione del cancro del 75% dopo appena 8 ore, e uno del quasi 100% dopo appena 24 ore.

04/02/14

Due Soli per un pianeta che nasce!

Due Soli per un Pianeta che nasce! Parlando scientificamente i pianeti circumbinari, cioè quelli che orbitano intorno a due stelle, rappresentano una vera e propria sfida, sia alle leggi della fisica che per i ricercatori che sono preposti a darne spiegazione sulle sue origini.

Appare alquanto difficile poterne comprendere il vero significato sul come possano essersi combinati corpi del genere in maniera cosi intrinseca sotto l’influenza gravitazionale di due Soli. Ad oggi abbiamo soltanto uno studio della Bristol’s School of Physics che prova ad abbozzare un suggerimento in tal senso: pianeti del genere di cui il più celebre e conosciuto dai fans della saga fantascientifica Star Wars è Tatooine, pare si siano formati in realtà ben lontano da dove si trovino oggi, ovverosia che abbiano trovato la loro vita altrove, per poi migrare lontano dal luogo di origine. Lo studio è stato pubblicato su Astrophysical Journal Letters.
 
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Pianeta con due Soli
Zoe Leinhardt, a capo della ricerca, spiega che insieme ai colleghi sono arrivati a queste conclusioni effettuando una serie di simulazioni al computer che mimavano le collisioni su e tra un milioni di blocchi planetari, i mattoni da cui sono nati poi i pianeti, calcolando anche l’effetto della gravità. “Le nostre simulazioni”, spiega Leinhardt, “mostrano che il disco circumbinario è un ambiente ostile anche per oggetti di grandi dimensioni, gravitazionalmente forti.

Prendendo in considerazione i dati sulle collisioni, così come il tasso di crescita fisica dei pianeti, abbiamo scoperto che Keplero 34 (AB)b (un pianeta circumbinario, nda) avrebbe faticato a crescere dove si trova adesso”. Per questo l’ipotesi è che i pianeti con due soli si siano formati lontano, molto lontano, dal sistema binario di cui fanno parte, dove sarebbero migrati solo in un secondo momento. Una teoria, spiegano gli scienziati, valida per tutti i pianeti circumbinari, ad eccezione forse di Kepler-47 (AB)c, che si trova già molto lontano dal sistema binario attorno cui orbita rispetto ai propri simili. Anche Tatooine quindi si sarebbe formato lontano da dove lo avremmo conosciuto nell’universo di Star Wars.

22/12/13

Un album di foto…come è cambiata la Terra in trent’anni di osservazione satellitare.

Come chiunque oggi ha trent'anni certamente ha una raccolta di foto che immortalano i propri momenti unici ed indimenticabili, gli episodi clou della propria vita, da vedere, ricordare e soprattutto per mostrare e far vedere i mutamenti avvenuti nella propria vita, anche per la Terra esiste oramai, dopo una trentina di anni di osservazione costante e corposa da parte di decine di satelliti che la osservano in tutte le lunghezze d'onda, dalla luce visibile all'infrarosso fino al radar, in cui peraltro noi italiani siamo fra i maggiori protagonisti mondiali. Telespazio, società fra i maggiori operatori mondiali nel campo dei servizi spaziali, da otto anni ci mette in condizione di vedere svariati aspetti mutanti del pianeta che ci ospita e che non sempre apprezziamo come dovremmo, la Terra, con uno strumento semplice quanto efficace e persistente: il calendario annuale Love Planet Earth.
 

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barriera corallina
Appeso al muro ci rammenta quasi ogni giorno, con le sue immagini, tanto belle quanto ben definite e quasi dotate di fascino magnetico, come i particolari dei posti più sperduti al mondo, così come quelli molto vicini ci mostrano quanto il nostro pianeta sia bello e fragile. I mitici ghiacci della Patagonia, punta estrema dell'Argentina verso il Polo Sud, aprono il 2014 alla grande e sembrano una scultura moderna se osservati con i radar della costellazione di satelliti italiani CosmoSkyMed.

Ci affascinano e poi però ci preoccupano: in soli 11 anni lì abbiamo perso per i cambiamenti climatici ben 3 chilometri di ghiacciaio. Ci sono poi le immagini della barriera corallina australiana, dove l'innalzamento della temperatura dell'acqua fa diventare biancastri i più rossi coralli, le delicate, incredibili anse dei fiumi amazzonici, che nutrono la foresta più grande del mondo dai cui alberi provengono un quarto buono delle sostanze per i farmaci che ci fanno vivere meglio e a lungo. Come non pensare di conservarle al meglio?

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"Costa Dorata"
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Ghiacciai della Patagonia
Immagini che ci stupiscono quindi in un primo tempo, grazie anche alla prodigiosa tecnica con cui sono riprese dai satelliti in alto nello spazio, e poi ci portano a pensare a come preservare questa bellezza, di cui, almeno teoricamente, siamo parte. Si, perché una seconda faccia del calendario, senza inutili allarmismi, ci responsabilizza e ci fa vedere esempi critici anche di città stupende, come Medina, Marocco, dove le concerie tradizionali, vecchie di secoli e già di per sé inquinanti, sono state affiancate da una sessantina di nuove che usano prodotti chimici e tutte versano i rifiuti, senza filtri, nel medesimo bacino d'acqua. Un suicidio annunciato per la ex capitale di uno scintillante impero da mille e una notte.

Per arrivare in Europa abbiamo esempi di riqualificazione urbanistica che si notano fin dal cielo, come nel quartiere di Southwark a Londra, ma anche invasioni di cemento sulla riva del mare in tutto il Mediterraneo, come in Costa Brava in Spagna. La più bella e suggestiva? Forse il merletto incredibile del delta del Danubio, dove vivono 300 delle 500 specie di uccelli europei.
Telespazio, al 67% di Finmeccanica e al 33% di Thales, ha 2500 dipendenti e un fatturato di 562 milioni di euro e oltre all'osservazione della Terra si occupa anche di comunicazioni integrate e navigazione localizzazione da satellite. Un business importante, che però non fa dimenticare un aspetto etico, che ci comunica con le sue immagini scelte con cura e passione di anno in anno, in collaborazione con la controllata e Geos, società mista con l'Agenzia Spaziale Italiana. Vista dal cielo la Terra, come dicono tutti gli astronauti, è ancora più bella, ma appare ancora più delicata. A noi mantenerla per quello che è: uno splendido punto blu nell'Universo.



12/11/13

"Il giorno in cui la Terra sorrise": la più bella immagine di Saturno ripresa dalla sonda Cassini

"Il giorno in cui la Terra sorrise": la più bella immagine di Saturno ripresa dalla sonda Cassini!
La Nasa, dopo 4 mesi di lavoro per rendere al meglio i dati, ci fornisce la più bella immagine di Saturno che si sia mai vista fino ad oggi, ripresa il 19 luglio scorso dalla sonda spaziale italo americana Cassini.
Quattro mesi fa le telecamere di cui la sonda è equipaggiata, fissarono i dati per quest'immagine che è unica nel suo genere per due motivi.
La sonda Cassini si trovava in una posizione tale per cui il pianeta eclissava in maniera simbiotica con il Sole, ne deriva dunque il suo aspetto scuro, e per la prima volta sul pianeta Terra si sapeva con esattezza il momento della ripresa.
Saturno
Fatto curioso, addirittura la popolazione dell'emisfero interessato, le Americhe, furono invitate a sorridere verso il cielo in quei minuti.
Il progetto, del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, California, per questo prese il nome de "Il giorno in cui la Terra sorrise".
Nella foto si vedono la Terra e molti satelliti naturali del pianeta.

Grazie all'accurato montaggio di varie esposizioni e a un maquillage digitale impeccabile l'immagine ci mostra con dettaglio stupendo gli anelli, parecchi satelliti naturali di Saturno, che di lune ne ha ben 62, e anche il nostro pianeta: la Terra è quel puntolino bianco, che include anche la Luna, sotto Saturno le verso le ore 16. Siamo tutti lì, 7 miliardi di persone, parecchio stretti e distanti da Saturno 1.5 miliardi di chilometri.
Un niente in termini di distanze nell'universo, davvero un non nulla. Eppure già così microscopici.

02/11/13

Kepler, satellite americano, ha trovato il fratello della Terra, ma è troppo rovente

Una delle eterne domande dell'uomo che osserva l'universo, è chiedersi se siamo soli, o se ci sono altre forme di vita e pianeti simili alla terra dove la vita sia possibile. Beh un pianeta molto simile al nostro è stato ossevato dai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), il suo nome è Kepler-78b e dista 700 anni luce, è roccioso e ha dimensioni, massa e densità molto simili a quelle della Terra.
Kepler-78b

Questo fratello della Terra senza precedenti ha un nucleo di ferro e orbita intorno alla stella Kepler-78. Purtroppo è troppo caldo per poter ospitare forme di vita. La sua orbita è infatti strettissima: un periodo di rivoluzione della durata di sole 8,5 ore e distante un centesimo di Unità Astronomica (poco più di un milione di chilometri) dalla sua stella che, sebbene abbia circa il 70% di massa del nostro Sole, a quella distanza rende la superficie decisamente rovente.
Il pianeta è uno dei circa mille candidati individuati dal satellite americano Kepler, progettato per trovare pianeti simili alla Terra all'esterno del Sistema Solare e che per questo si è guadagnato la fama di 'cacciatore di pianeti'. Purtroppo dallo scorso maggio è fuori uso a causa di un malfunzionamento dei suoi giroscopi. ''È un risultato straordinario'', ha detto il presidente dell'Inaf, Giovanni Bignami. ''Mai - ha aggiunto - si era arrivati così vicini ad individuare un pianeta di massa e densità simili a quelli della Terra. Una dimostrazione di come la caccia agli esopianeti si stia affinando.

19/10/13

Le lune di Marte sono sovrapposte! Un'inusuale eclissi marziana

Le lune di Marte sono sovrapposte! Un'inusuale eclissi marziana. Questa meraviglia dell'universo è il regalo di Curiosity, il SUV della Nasa da 900 kg che risulta essere un vero e proprio laboratorio scientifico che scorrazza sul suolo del pianeta Marte da quasi un anno, fornendoci immegini, video e curiosità altrimenti sconosciute del tanto enigmatico pianeta rosso.
Sono ben 41 le immagini scattate in sequenza rapida dalla giusta posizione il 1 agosto scorso, che ci fanno osservare una delle lune di Marte, Phobos per l'esattezza la più grande delle due, che passa sovrapponendosi davanti alla seconda dal nome Deimos.
Marte, il pianeta rosso, chissà perchè tale nickname, forse per il suo colore che ricorda quello del sangue, è stato identificato con il dio greco della Guerra. Conseguentemente le sue due piccole lune, venute ad essere scoperte soltanto nel lontano 1877, sono state chiamate Phobos e Deimos, due figli del dio Marte e della dea Venere: Paura e Terrore.
Le due lune sono poco più che dei giganteschi sassi, con ogni probabilità degli asteroidi catturati dalla gravità del pianeta mentre gli passavano vicino, come una biglia di ferro che passi vicino a una calamita. Phobos ha un raggio di soli 11 chilometri mentre Deimos di 6.
Phobos e Deimos

Entrambe orbitano molto vicine a Marte, 9.000 e 23.000 chilometri rispettivamente, questo spiega perché, pur così piccole, appaiono alquanto grandi nel filmato in cui viene usato un obiettivo normale. Per fare un confronto la nostra Luna ha un raggio di 1.738 chilometri e sta a oltre 384.000 da noi. Il video è senz'altro una divertente curiosità, al momento unica, ma ha un valore scientifico notevole, dato che permette di calcolare al meglio le orbite dei due satelliti, capire quanto siano densi e quindi di cosa sono fatti, ma soprattutto capire meglio quali maree provocano su Marte. Quando diciamo marea infatti pensiamo sempre al mare, ma anche nel caso della Terra la Luna esercita un'attrazione anche sulla parte solida del nostro pianeta, che si "stira" o meno a seconda dell'azione del nostro satellite. Egualmente accade su Marte anche se i satelliti sono molto più piccoli, ma più vicini. Un dato importante per capire meglio che succede sul pianeta rosso dove, sempre più, gli americani vogliono sbarcare prima possibile con degli astronauti. Passeranno notti al chiaro di due lune.
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