Il-Trafiletto
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01/08/14

Il silicene | Il materiale che rivoluzionerà la tecnologia

Fatti da parte, grafene, è questo il materiale che rivoluzionerà la tecnologia! Da quando è stato scoperto, nel 2004 il grafene si è goduto la ribalta della scienza dei materiali. Ma una sostanza dal nome simile, il silicene, riuscirà a rivoluzionare il settore dell'elettronica.

"Il silicene sta al silicio come il grafene al carbonio", spiega Yukiko Yamada-Takamura dell'Istituto Superiore di scienza e tecnologia giapponese, che è all'avanguardia nella ricerca sil silicene. Cosi come il grafene è un singolo strato di atomi di carbonio, il silicene è un singolo strato di atomi di silicio. Da molti punti di vista il silicene si comporta con il grafene: per esempio, è un ottimo conduttore elettrico che permette agli elettroni di scorrere quasi senza ostacoli. Ma ha un vantaggio cruciale sulla sua controparte di carbonio: essendo fatto di silicio è altamente compatibile con i circuiti di silicio già esistenti. Quindi il tempo necessario alla ricerca per far arrivare sul mercato prodotti a base di silicene sarà minore e i costi di produzione inferiori. Avrà anche gli stessi pregi del grafene: alta velocità computazionale e poca energia dispersa sotto forma di calore.
La struttura bidimensionale a nido d'ape
del silicene potrebbe presto essere la base
per lo sviluppo dei nuovi gadget tecnologici

Cosi, alla lunga, sarà il silicene a far fare cose meravigliose ai nostri smartphone, non il grafene. Il silicene batte il grafene anche il quanto a flessibilità strutturale. Laddove il grafene può assumere una forma sola, in cui gli atomi si dispongono in uno specifico reticolo orizzontale, il silicene è diverso.
"Il silicene può essere flessibile fino alla scala degli atomi, che quindi possono disporsi fuori da un piano", spiega Yamada-Takamura. Questi sottili spostamenti nella struttura atomica del silicene permettono di variarne le proprietà elettriche e di aumentare il numero dei possibili usi.

Il momento di gloria del silicene deve ancora arrivare: è stato creato per la prima volta appena due anni fa, da un gruppo di ricercatori in Germania. E' lontano dalla valanga di brevetti basati sul grafene che sono già stati registrati in tutto il mondo. Ma, alla fine, sarà il silicene ad avere l'impatto maggiore sulla nostra vita.(science)
APPLICAZIONI

  • Circuiti elettronici
  • Memorizzazione di dati
  • Catalizzatore per ripulire l'inquinamento

22/07/14

Il Sole

Il Sole
Storia illustrata della nostra sorgente di luce e di vita Pài Brekke Edizioni Dedalo, 20,00 € (168pp, 2013) 

"IL SOLE È UNA STELLA senza grandi pretese", scrive l'astrofisico norvegese Pài Brekke che, dal 1985, si occupa di carpire i segreti del nostro astro, elaborando i dati dei più importanti telescopi solari orbitanti. Si, perché se ne consideriamo le dimensioni ci sono stelle duemila volte più grandi e in quanto a unicità, solo nella nostra Galassia, la Via Lattea, si trovano 200 milioni di corpi celesti simili.

Però è la stella più vicina che abbiamo ed è quindi l'unica che possiamo studiare nei minimi dettagli. Senza contare che la vita è tale perché c'è il Sole. In questo libro, splendidamente illustrato, lo scienziato, un vero fan del Sole fin da piccolissimo, quando frequentava con il padre l'osservatorio solare di Harestua, a nord di Oslo, toglie i veli al disco brillante che ogni giorno, da miliardi di anni, attraversa lentamente il cielo del nostro Pianeta dispensando luce e calore. Ne indaga la vita (quando è nato e quando morirà), la natura turbolenta e le sue proprietà fondamentali e si sofferma sulle tecniche Impiegate per studiarlo e i molteplici effetti dell'attività solare sull'uomo e sul clima. Un'attenzione particolare viene rivolta all'affascinante fenomeno delle aurore boreali.

Un omaggio dell'astrofisico, cresciuto ammirando queste incredibili e misteriose scie variopinte nel cielo.(science)


12/07/14

Nome, ragione sociale , lotto e modalità di conservazione sull'etichetta dell'olio

Il nome o la ragione sociale o il marchio depositato del confezionatore o di un venditore. E' previsto l’obbligo dell’indicazione del nome o della ragione sociale o del marchio depositato del confezionatore o in alternativa del distributore stabilito nella CE (definito nella norma “venditore”); peraltro nulla vieta che nella stessa confezione appaiano il nome o la ragione sociale o il marchio depositato sia del confezionatore che del distributore. La norma prevede anche l’obbligo di indicazione della sede del confezionatore o del distributore. Per sede, si intende la località ove è ubicata l'azienda o, come subito si vedrà, lo stabilimento.
Esempio di etichetta
immagine presa dal web

Per lotto si intende un insieme di unità di vendita di una derrata alimentare, prodotte, fabbricate o confezionate in circostanze praticamente identiche. Il lotto è determinato dal confezionatore del prodotto alimentare che lo appone sotto la propria responsabilità; esso, al pari delle altre indicazioni obbligatorie di etichettatura, figura in ogni caso in modo da essere facilmente visibile, chiaramente leggibile ed indelebile ed è preceduto dalla lett. "L" .

I prodotti alimentari – e tra essi ovviamente gli oli di oliva – devono mantenere, in adeguate condizioni di conservazione, inalterate le loro proprietà fino allo spirare del termine minimo di conservazione. Ebbene, l’art. 3 lett. i, prevede l’obbligo dell’indicazione delle modalità di conservazione di un prodotto alimentare qualora sia necessaria l'adozione di “particolari accorgimenti” in funzione della natura del prodotto. Nel caso degli oli di oliva i “particolari accorgimenti” sono certamente quelli di sottrarre il prodotto alla negativa influenza di alcuni fattori e segnatamente della luce e del calore. Per cui una corretta indicazione delle modalità di conservazione per tutti gli oli di oliva in bottiglia potrebbe essere la seguente: “conservare in luogo fresco e asciutto, lontano da fonti di luce e dei calore”.



11/05/14

Capelli | La calvizie fa disperdere più calore dalla testa di uomo!

Calvizie (immagine dal web)
Sembrerebbe quasi un eccesso di ironia, ma non l'ho è! Un uomo calvo perde più calore dalla testa rispetto ad uno che non l'ho è.

Quindi i capelli sono un isolante efficace per non disperdere calore dalla testa, in quanto intrappolano un certo strato d'aria  vicino la pelle che evita la perdita di calore per convenzione. Tale fenomeno è importante, particolarmente quando c'è vento.

Uno studio svizzero risalente al 2008 ha evidenziato la quantità di calore che viene perso dalla testa da parte dei motociclisti con l'utilizzo di speciali manichini termici. Ciò che ne è venuto fuori è che il tasso di perdita di calore è direttamente proporzionale alla velocità del vento ma i manichini che indossavano una parrucca sotto al casco hanno perduto la metà del calore rispetto agli uomini calvi. (science)

08/03/14

Non si vive di solo... vento sole ed acqua | Il calore dell'atmosfera come fonte di energia alternativa!

Non si vive di solo...vento sole ed acqua! Il calore dell'atmosfera come fonte di energia alternativa!

In base a quanto affermano un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard, tra cui figura l'italiano Federico Capasso in un prossimo o lontano futuro, potremmo essere in grado di ricavare energia rinnovabile anche dal calore dell’atmosfera. Chiariamo, potremo trarre energia rinnovabile esattamente dalla radiazione termica emessa costantemente dalla superficie della Terra.

Lo studio, pubblicato su Pnas, potrebbe suggerire così lo sfruttamento di una fonte di energia finora trascurata. Il nostro pianeta infatti, come tutti i corpi con temperatura superiore allo zero assoluto, emette continuamente nell’atmosfera un’enorme quantità di radiazioni termiche infrarosse. Detto in parole povere, si tratta di un flusso di calore che va dalla calda superficie terrestre al freddo Spazio aperto e che a livello puramente teorico, potrebbe ottemperare al fabbisogno energetico del pianeta.
Radiazione termica emessa dalla Terra

Ma si potrebbe sfruttare davvero questo tipo di energia
Steven Byrnes e i suoi colleghi di Harvard pensano di sì e propongono la costruzione di un dispositivo noto come raccoglitore di energia emissiva (EEH, emissive energy harvester) in grado di trasformare la radiazione termica terrestre in elettricità. I ricercatori hanno provato a immaginare due ipotetici modelli di EEH, basati su diverse tecnologie. Il primo è un EEH con un motore termico, in grado di ottenere energia facendo passare il calore ambientale a livello del terreno attraverso una placca più fredda.

Quest’ultima è mantenuta a bassa temperatura tramite raffreddamento radiativo, cioè la naturale perdita di calore in seguito all’emissione di radiazioni. Questo approccio, seppur relativamente semplice, risente di diverse limitazioni tecniche, una su tutte la difficoltà di garantire l’isolamento e il raffreddamento del dispositivo.
Una seconda e più promettente ipotesi è quella di utilizzare una rectenna, cioè un’antenna in grado di convertire direttamente le radiazioni elettromagnetiche in corrente elettrica. Uno strumento del genere sarebbe in grado di ricavare energia dalla differenza di temperatura tra le componenti elettroniche con un funzionamento paragonabile a quello di una cella fotovoltaica. La tecnologia attuale è però ancora acerba e al momento un EEH basato sulla rectenna non riuscirebbe a produrre quantità apprezzabili di elettricità.

La strada verso la costruzione di un prototipo è quindi ancora lunga.
Il primo passo sarà quello di abbattere le limitazioni tecniche in modo da poter realizzare un dispositivo efficiente e dai costi contenuti. “Ci sono diverse sfide scientifiche e tecnologiche che dobbiamo superare", afferma Byrnes: "Noi e altri scienziati stiamo lavorando su queste, una per una”. Gli scienziati sperano che in futuro l’EEH possa avere un ruolo nel panorama delle energie rinnovabili, andando ad affiancare le tecnologie già esistenti.
“Dato che può essere trasparente alla luce del Sole visibile e nel vicino infrarosso, il dispositivo potrebbe essere installato sopra un pannello solare, permettendo la generazione ulteriore energia anche nelle ore notturne e senza ulteriori costi di installazione”, suggerisce Byrnes. “Ciò che più conta però", conclude il ricercatore, "è che in campo energetico non esiste una tecnologia migliore di un’altra, diverse situazioni necessitano diverse soluzioni. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di sviluppare un portafoglio di differenti tecnologie energetiche”.
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