Il-Trafiletto
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29/10/14

La 1.6 TDI CR Elegance si mette su strada | Sensazioni e percezioni alla guida

Se la 3 volumi della Skoda Rapid ha dato l'impressione di essere stata ideata per appagare le necessità della famiglia nel senso classico del temine, la versione Spaceback, incarna una specie di station ridotta, che strizza l'occhio a un pubblico differente, un po’ meno classico e con moderazione estroverso nel carattere.


Nel senso che non mira i suoi desideri verso la classica wagon, ideata attorno a uno spazioso portabagagli, ma ad un’auto un che abbia in se un po più di dinamismo, funzionalità e la concretezza.

Consuma poco.
Effettivamente, il maggiore punto di forza si nota la prima volta che si effettua la sosta al distributore: pensate che con un pieno di gasolio da 55 litri, la Skoda Rapid è in grado di percorrere più di 1.200 km su tragitti preferibilmente extraurbani, che convertiti in consumi vogliono dire poco più di 4,5 litri per 100 km. Tutto ciò fa risultare una media complessiva che si attesta a punte da record, quasi 18 km/litro, tenendo conto del consumo di città e autostrada. Per il resto che dire di questa wagon, ciò che viene alla luce è uno standard qualitativo abbastanza alto, che si avvicina a quello di una Golf, giusto per restare in tema "famiglia". Si evidenzia in maniera decisa, la sensazione di essere alla guida di un’auto solida, rifinita senza troppi riguardi, magari più moderata di altre, ma di certo non traspare affatto la sensazione che si siano risparmiati in qualità dei materiali.
Nel bagagliaio i laterali dello scomparto non sono sufficientemente rivestiti e il piano di carico pare un po’ leggero, al pari della capienza, che risulta buona, ma non certo straordinaria. A compensare tale limitazione, è stato previsto l'alloggiamento della ruota di scorta, di dimensioni diverse in confronto al treno di super ribassate da 17 pollici, introdotto sulla vettura.

Andatura sportiva.
A tal proposito, diciamo sin da subito che le 4 gomme sono anche troppo sportive per il carattere della Rapid, che nonostante tutto gli conferiscono una abbondante tenuta di strada, oltre ad aver ottimizzato la prestazione dello sterzo in confronto alla berlina con pneumatici da 16 pollici in prova lo scorso anno. Nello specifico, sono stati migliorati l'intesa di guida e la bontà di atteggiamento, senza conseguenze negative riguardo il confort. Il filtraggio delle malformazioni stradali fornito dalle sospensioni è abbastanza efficace, così come la capacità l'insonorizzazione. Solo il motore alza si avverte un pò troppo, quando lo si tira nei pressi della zona rossa del contagiri, dove inganna pure una certa ruvidità di funzionamento.
La Skoda Rapid Spaceback

Se, però, non si esagera più del dovuto con l’acceleratore, stare alla guida di questa Skoda Rapid è un vero e proprio piacere, per via della morbidezza nella fornitura della coppia e la fluidità di marcia, nonostante qualche leggera opposizione della leva del cambio durante la selezione veloce dei cinque rapporti (la versione col cambio automatico Dsg per adesso non è disponibile con questa motorizzazione).

Concludendo.
Non è la classica familiare per la quale ogni cosa passa in secondo piano per favorire lo spazio disponibile dietro i sedili, ma siamo dinanzi ad una station ridotta, dove il portabagagli spazioso è soltanto uno dei tanti altri punti di forza. Gli altri sono il piacere di guidare, la maneggevolezza e un confort degno di un’auto di classe superiore. A tutto ciò bisogna fare presente un motore, il conosciuto ed apprezzato turbodiesel del gruppo di Wolfsburg, che miscela un buon carattere e rara souplesse a consumi molto contenuti.


24/10/14

Impressioni ed emozioni a bordo della neonata di casa Volkswagen

Le Station wagon ormai è acclarato che abbiano perduto molto agli occhi dei più. Nonostante ciò, la sensazione di troppo legame col passato che appariva gurdando la Volkswagen Passat al Salone di Parigi era totalmente sbagliata!


Infatti su strada da tutt'altra impressione, evidenziando tutto quel che più ne contraddistingue la nuova generazione dalla precedente. Tanto per cominciare il passo allungato e la veduta frontale che ne da la sensazione di essere ben fissata all'asfalto, grazie all'abbassamento del cofano e all'allargamento delle carreggiate.

Entrando nell'abitacolo. 
Gli interni per certi versi appaiono davvero non aventi nulla a che fare con il modello precedente: materiali, rivestimenti e lo stesso design “sfilato” della plancia, comunicano a primo impatto la sensazione di avere fatto un notevole salto di qualità, al punto tale da far della neo Passat una wagon premium o giù di lì. Stessa cosa si può affermare per quel che concerne l’equipaggiamento: frenata anticollisione e attention assist di serie, con la possibilità di aggiungervi cruise control attivo (gestione delle code compresa) telecamere perimetrali e molto altro. Guardando al concreto, mettendo assieme la notevole estensione del parabrezza e lo sviluppo relativamente limitato dei montanti, chi guida dispone di un campo visivo molto ampio, a dispetto dell’abbassamento del punto di seduta. Chi viaggia dietro, invece, può contare su spazi per testa e gambe insolitamente generosi anche in questa categoria.

Accendiamo i motori: si parte.
In mezzo alla gamma rimane il motore 2 litri turbodiesel da 150 CV, che oltretutto è in notevole evoluzione relativamente alla sfericità di funzionamento: nessuna vibrazione alla messa in moto e non crea alcun disturbo durante la marcia, tanto che in velocità si finisce per registrare soltanto la presenza di un minimo di fruscio aerodinamico. Davvero eccezionale l’isolamento dalla strada, senza i ritorni di rotolamento dal retrotreno che di solito si avvertono sulle wagon, anche in presenza della gommatura più estesa (18”).
La nuova Volkswagen Passat
al Salone di Parigi 2014

A corredo del quadro di confort va infine annoverato il buon lavoro delle sospensioni, e senza il ricorso a regolazioni di eccessiva morbidezza, anzi: la Passat concede ben poco al rollio, tanto da mostrarsi precisa e disinvolta nel misto, con una rapidità nei cambi di direzione insospettata, considerata la stazza.

La BiTurbo.
Solo poche parole per concludere riguardo l’inedito 2 litri biturbo, che con i suoi 240 CV fa della Passat la più performante della categoria. per tutti coloro che si aspettano clamori fuori del normale durante la fase di accelerazione farà bene far un passo indietro: la stesura della coppia sull’arco di utilizzo, la progressività nell’ingresso della sovralimentazione sono tali da non compromettere mai la souplesse di marcia. E il doppia frizione a 7 rapporti asseconda il tutto a dovere.


23/10/14

Nasce una nuova era della potenza

La Porsche 918 sarà il futuro delle sportive che verranno. Quindi, giù in cantina gli enormi motori dal consumo esagerato, e largo a quelli elettrici e a batterie a ricarica rapida, integrate con piccoli motori a gas.


La Porsche 918 va da 0 a 100 km/h in soli 3 secondi ed è dotata di un impianto propulsivo plug-in a bassissimo consumo: appena 3 litri/100km. Ma la nuova Porsche si distingue per la sua capacità di ricaricare completamente le cellule durante la guida. 

Gli attuali ibridi plug-in ricavano solo un filo di energia mentre l'auto è in movimento e hanno bisogno di essere ricaricati una volta che rimangono a "secco". Quando la batteria della Porsche 918 è esaurita, i freni dell'auto e il motore fanno da generatori, ricaricando le cellule in pochi minuti e preparando l'auto per un nuovo impulso elettrico. L'unico propulsore preannuncia un futuro un futuro in cui le prestazioni saranno legate all'efficienza di una batteria, non alla potenza di un motore.

A seguire la scheda tecnica della Porsche 918:
  • Modello: Porsche 918
  • Motore: V8 da 4,6 litri a due motori elettrici sincronizzati ad attivazione permanente
  • 887 CV: potenza massima
  • 210 KW: potenza elettrica complessiva
  • 70 g/Km: emissioni di CO2
  • Prezzo: a partire da 791.426 €
La Porsche 918





21/10/14

Kawasaki al EICMA 2014 con un...Vulcan S

Finalmente si tolgono i veli sulla novità che Kawasaki proporrà all'evento milanese di EICMA 2014. La Kawasaki Vulcan S.



Si tratta di una proposta che risulta essere una via di mezzo tra una cruiser compatta, circoscritta tutt'attorno al telaio ed il motore della Versys 650,  Kawasaki rompe gli indugi e da il via alla rpima novità che proporrà all'evento delle due ruote milanese, EICMA 2014.

Si tratta della Vulcan S e dà immediatamente l'impressione che con il passato non abbia nulla a che fare, proponendosi con un design decisamente più sportwear a differenza del resto della serie "VN 900" lasciando a casa nel dimenticatoio il tradizionale "taglio" a V del motore raffreddato a liquido e il telaio a doppia culla. Nulla di tutto ciò, infatti, la neonata Vulcan S fa uso del più ridotto motore bicilindrico frontemarcia da 649 cc della Versys, dalla quale prende in eredità pure il sistema ammortizzante asimmetrico che potrà essere regolato nel precarico della molla e il telaio a traliccio in tubi di acciaio, ridisegnato nella zona posteriore per dare il tagli ribassato classico delle cruiser.

Ma le differenze della Vulcan S non si fermano al telaio reggisella e all'ossatura, bensì consistono nelle quote ciclistiche, che hanno ricevuto un modifica al fine di migliorare l'idea del progetto. Così l'angolo d'inclinazione del cannotto di sterzo si apre fino a 31°, invece l'avancorsa e l'interasse sono rispettivamente di 120 mm e 1.575 mm. Si tratta comunque sia si tratta di valori che rimengono abbondantemente più ridotti rispetto a quelli delle VN 900, così come la lunghezza, la larghezza e il peso (225 kg in ordine di marcia, 3 in più per la versione ABS).
La Kawasaki Vulcan S

Il tutto a totale vantaggio di una maggiore facilità di guida della Vulcan S, una moto che anche per il suo fascino sportivo (ecco il perchè dell "S" nel nome) dato dal faro "da naked" e dai cerchi in lega, ben si adatta all'uso urbano ed extra.




Vita lunga e prospera alle 3 ruote | Piaggio propone l'Ape Calessino 200 HL

Vita lunga e prospera alle mai dimenticate 3 ruote, compagne fedeli di lavoro e non solo. Capita spesso che vedendone passare uno per le strade attiri la nostra attenzione. Un mezzo di locomozione che da sempre ispira simpatia. 


C'è da dire che negli ultimi periodi il 3 ruote si è evoluto da veicolo dedicato esclusivamente al lavoro in un mito tale da divenire oggetto di culto, esibendolo nella piazzette vip di Capri o di Portofino. Intramontabile Ape che Piaggio oggi propone in una versione del tutto fuori dai comuni stereotipi, rendendola più lussuosa, con un motore da 200 cc.

Ape Piaggio Calessino 200 HL
Stiamo parlando di Ape Calessino 200 HL un veicolo che sposa così la sua intramontabile immagine con la funzionalità del motore benzina 200cc affiancata ad una linea rivoluzionaria nella quale trovano visibilità la ruota di scorta ben visibile con una copertura che sfoggia la tradizionale scritta Ape ed è realizzata in tela dello stesso colore dei sedili, i nuovi fari posteriori in tinta coi fanali anteriori, il copribordo che fascia elegantemente la cabina di guida con inserto cromato e colori della bandiera italiana al centro.

Adesso, se avete in mente di acquistare l'Ape Calessino 200 HL, sappiate che è disponibile, soltanto nel colore Artic White, al prezzo di 7.580 € (Iva inclusa).

20/10/14

Ventilarsi senza far rumore

I comuni ventilatori da scrivania producono un fastidioso ronzio, ma questo non accade con il Dyson Cool AMO6.


Il nuovo ventilatore della Dyson, fa rumore a malapena e il suo design contribuisce a ridurre la rumorosità in 3 modi differenti:
1  Per eliminare le vibrazioni, il motore è equilibrato in maniera tale da non traballare quando gira.
2  E'stata aggiunta una cavità esterna al motore che intrappola eventuali sibili provenienti dal ventilatore in movimento.
3  La base è più larga per consentire al flusso dell'aria di circolare più facilmente, diminuendo notevolmente le turbolenze rumorose.
Adesso con ogni probabilità avremo modo di ascoltare meglio i nostri pensieri!

Il ventilatore 
Dyson Cool AMO6



15/10/14

Ancora più grintosa la Lady-T | La nuova Thunderbird acquista più grinta

I membri di CD Garage sono riusciti a testare la nuova "modern classic" 3 cilindri. Special, elegante e di notevole livello l'aspetto esteriore che si potrà ammirare da vicino all'imminente EICMA.


Faccio solo una premessa per quanti si staranno chiedendo cosa sia il CD Garage. Si tratta di un officina di Milano con il "vizio" delle moto particolari e fuori dalla norma, cafe racer particolarmente. La più recente nata è la Lady-T, che nasce con origini che ricordano la Thunderbird Sport (per capirci meglio la Triumph "modern classic" a 3 cilindri).

"Tenendo in conto l'anima radicata della moto di Hinckley - provano a spiegare i membri di CD Garage - si è deciso di introdurre nel lavoro la collaborazione di un professionista del design, Roberto Rovetta, che ha fatto uso di tecniche di verniciatura 'old school' abbinate a materiali sofisticati. Esattamente la verniciatura è stata una componente importante nel dare vita a questa special: i filetti realizzati facendo seguito alle forme del serbatoio sono una vera goduria estetica, in particolare perché l'utilizzo dell'acciaio spazzolato come base per la verniciatura ha implicato una lunga e complessa lavorazione preparatoria".
La nuova 3 cilindri Lady-T

Quello che ne è scaturito è stato una colorazione finita intrigante, che secondo l'opinione di molti è imprescindibile per una moto del tipo special di levatura classica. Ma per mutare la Thunderbird Sport in una...Lady-T ha richiesto ben altro. Ad esempio, il faro originale è stato cambiato da una nuova unità dalle dimensioni più ridotte e adesso è appoggiato e mantenuto da supporti artigianali e dalla linea spartana. È stato adottato un manubrio da 22 mm, in alluminio, dalla curva più comoda rispetto all'originale, mentre in luogo del della strumentazione standard ora campeggia una piccola T&T, digitale ma decisamente classicheggiante.

"Ma la fissazione che ci possiede- proseguono i preparatori - è che le moto debbano necessariamente fornire il meglio di loro su strada: per tal motivo abbiamo provveduto a rivdere del tutto il sistema di frenatura, sostituendo la pompa freno anteriore con quella di una Speed Triple. Per concludere le modifiche nella zona frontale della moto, si è introdotti 2 sfizi impossibili da rinunciarvi: soffietti alle forcelle e manopole vintage".

Ma il motore?
Insomma, è stato messo a punto curando ogni dettaglio, la scatola filtro non c'è più e adesso il 3 cilindri anglosassone (oltretutto scalato da una colorazione nera che avvolge pure i collettori e gli scarichi) respirando tramite filtri conici. Pneumatici Avon dalla linea vintage, una nuova sella artigianale (bella ma pure comoda e ergonomica, perché le moto vanno usate tutti i giorni), un faro posteriore Lucas e delle frecce minimal completano l'aspetto esteriore della moto, senza dimenticare le pedane sportive Lsl e il cambio rovesciato... perché la Thunderbird sarà pure una classica, ma indiscutibilmente sportiva.

Volete vedere da vicino le special di CD Garage? Qualche settimana di pazienza: i ragazzi si presenteranno a Eicma Custom con 3 importanti novità.


03/10/14

Cadillac ATS Coupé: impressioni alla guida

Un'auto come può essere la Cadillac, l'hai sempre sognata immensa, enorme ed in effetti appare esattamente cosi la ATS Coupé, tenendo fede alle premesse. Nata dalla berlina, la sua lunghezza è di 4,66 metri, ma conserva la stessa misura del passo, di 2,78 metri. 


Fondamentalmente, nonostante tutto, l'aspetto del tetto più abbassato e le fiancate più larghe, le conferiscono un'aspetto del tutto differente. Per carità, le linee sono quelle originali, pur apparendo differente, ma al tempo stesso elegante: tutto ciò può suscitare divergenze, può dividere, ma non passa di certo inosservata. Quanto al motore e al comportamento stradale, però, la ATS Coupé è ben più europea di quanto si possa credere. 

Proviamo solo per un'istante a fermarci sul primo fattore di analisi, in quanto nel cofano allocato c'è un 4 cilindri turbo con un tocco di americanizzazione impercettebile: un 2 litri a iniezione diretta e fasatura variabile da ben 276 cavalli, con 400 Nm di coppia. Numeri notevoli, quindi, che abbiamo saggiato su strada. Dove abbiamo riscontrato un assetto equilibrato e sportiveggiante, con una taratura delle sospensioni (regolabili, nel nostro caso) tutt'altro che turistica. Due le varianti, a trazione posteriore e integrale: noi abbiamo guidato la prima, in allestimento di punta Premium, che in Italia costerà 51.656 euro.
Cadillac ATS Coupé

Arredi interni di classe. 
La porta della vettura è lunga e la sua luce abbondante: nella Cadillac ATS Coupé ci si accede con estrema facilità e ci si accomoda come si fosse su di una poltrona, munita di regolazioni elettriche, come del resto è per il piantone. La sua guida può svolgersi parecchio in basso, ben mantenuti dalla linea avvolgente del sedile, particolarmente all'altezza dei fianchi. Ciò che si avverte in senso lato è di un lavoro ben fatto, con relativi materiali pregiati. Un esempio? Il rivestimento in pelle della plancia rivestita, con cuciture a vista e di tessuto morbido al tatto, gli inserti di legno, la pelle morbida sui fianchetti porta. Insomma, un ambiente che dà soddisfazione. A esser pignoli, l'hazard è un po' troppo spostato sulla destra, e la cintura di sicurezza un po' arretrata sul montante, e priva di braccetto. Ma lo spazio non manca, davanti; dietro, invece, il margine per le gambe può bastare solo se il sedile anteriore risulta abbastanza avanzato. Il tetto, poi, non è lontano. 

Un assetto piatto. 
Partiamo ordunque, il suo motore 2.0 turbo non registra alcuna vibrazione e tanta silenziosità, almeno finché non lo si tira per il collo. Volendo essere pignoli, avrebbero fatto cosa gradita ad introdurre un suono che desse più grinta. Ma non bisogna farsi ingannare: la ATS Coupé è molto brillante, e la spinta continua fin quasi ai 7.000 giri. E questo nonostante una massa comunque importante, dell'ordine dei 16 quintali. Anche se non è nata per i tornanti di montagna, la Cadillac si rivela comunque piuttosto agile e pronta in rapporto agli ingombri, con uno sterzo non chirurgico, ma adatto al suo spirito vivace. 

Il carico è un po' leggero in modalità normale (che qui viene chiamata "Viaggio"), e decisamente più corposo in Sport. In cui la ATS Coupé risponde in modo più reattivo, con le sospensioni tarate sul rigido, e caratterizzate da alcuni saltellamenti sui fondi non del tutto regolari.


02/10/14

Trazione integrale: esordisce cosi la nuova Volvo V40 Cross Country


Sarà l'introduzione della trazione integrale nella nuova T5, che completerà la gamma della V40 Cross Country.


Le principali caratteristiche
Il motore della gamma Drive-E è un 4 cilindri di 2.0 litri, superalimentato a benzina da 245 CV e 350 Nm di coppia che va a fare il paio con l'inserimento del cambio automatico a 8 marce con il paddle al volante. 

La nuova versione T5 oltre ad avere alte prestazioni, riesce a infondere un'enorme attenzione per l'eco-ambiente, dichiarando un consumo in media di 149 g/km di CO2, numeri da record per quel che concerne il suo settore di appartenenza che annovera una più che nutrita presenza di altre vetture Made in Germany.

A propria immagine. 
Per l'evento riguardante l'esordio della neonata T5, tutta la gamma della Volvo V40 Cross Country avrà degli accorgimenti che prevederanno l'introduzione di nuovi cerchi di lega da 19" con finitura diamantata, della nuova tinta esterna Power Blue e dal nuovo sistema d'infotainment Sensu Connect, completo di servizio su base Cloud, già disponibile su XC60, V70, XC70, S80 e sulla nuova XC90.


06/09/14

Kia Sorento | In Corea, aspettando il Salone di Parigi

Aspettando il debutto ufficiale al Salone di Parigi che si terrà i giorni 04 e 19 ottobre, la Kia Sorento, si mette in mostra lungo le strade della Corea, sfoggiando eleganza e solidità. Le ambizioni di Kia sono di alto livello: entro l'anno l'obiettivo è 270.000 modelli in tutto il mondo!

I rivali dichiarati sono giapponesi: Nissan X-Trail e Mitsubishi Outlander in particolare, senza dimenticare la Volvo XC60 o la futura Ford Edge, quest'ultima in particolare contraddistinta come la Sorento accreditata di una vocazione globale. 

La lunghezza della nuova versione Kia Sorento è di 478 cm, circa 10 cm in più rispetto alla prima versione, invece l'altezza è di 168,5 cm (-1,5 cm) e il passo, per concludere, aumenta fino a quota 278 cm (erano 270 cm). Modifiche radicali sono state introdotte per quel che concerne le proporzioni; il passo è stato allungato e di conseguenza sarà possibile fare allestire tre file di sedili per 7 posti totali e portare la capacità di carico da 534 litri a sedili posteriori in posizione normale fino a 605. All'interno dovrebbe essere ancora migliorata la silenziosità grazie all'uso di fonoassorbenti più avanzati rispetto alla seconda generazione. Rivisti, infine, in maniera radicale come logico, anche gli interni. Il motore più atteso in Italia dovrebbe essere il due litro turbodiesel da 186 CV che guadagna ben 36 CV rispetto alla versione attuale.
La nuova Kia Sorento

Bisogna dire che in effetti stando cosi le cose Sorento diventa infatti più maturo, più 'internazionale' e si sposta verso la parte alta del segmento dei large suv, prendendo la distanza dai modelli Kia più piccoli. ''Abbiamo conservato la denominazione originaria in omaggio al successo delle precedenti generazioni di Sorento - ha detto Soon-Nam Lee, vice president overseas marketing di Kia Motors Corp - ma il nuovo modello è stato completamente riprogettato con l'obiettivo di sorprendere ancora una volta i nostri clienti, con una linea affascinante, dotazioni di alto livello, grande abitabilità ed entusiasmanti caratteristiche dinamiche''. Più lungo, più basso, più largo e con un passo incrementato, il nuovo modello - si legge nella nota dell'azienda - esprime l'evoluzione di un concetto di successo, arricchito nel prestigio, nella qualità e nella dotazione di equipaggiamenti di ultima generazione. 

Per quel che riguarda i motori impiegati nel mercato domestico sono due: un 2.0 da 186 CV e un 2.2 a gasolio da 202, stretto parente del 197 CV attualmente montato sulla Kia Sorento. Quindi il diesel 2.0, che dovrebbe essere il motore più appetibile per il mercato italiano, guadagna ben 36 CV rispetto alla versione odierna. Entrambi sono Euro 6, con emissioni ridotte del 56% rispetto alla generazione corrente. Per i mercati esteri, sono previsti motori a benzina 2.0, 2.4 e 3.3: difficile pensare che possano arrivare in Italia. Da registrare, in controtendenza rispetto alle auto di nuova concezione, un certo aumento di peso: da 60 kg in su, giustificati dalla Kia con l'aumento delle dimensioni e le accresciute dotazioni per la sicurezza e i dispositivi antinquinamento necessari per rientrare nell'Euro 6.



06/06/14

La "Schighera" factory | Una Millepercento in completo vestimento d'alluminio.

Schighera factory Millepercento
(immagine dal web)
"Scighera" nel dialetto brianzolo, sta ad indicare la nebbia mattutina dei campi della Brianza. 

Il nome è stato scelto dalla factory Millepercento, concessionario Moto Guzzi e preparatore di special, per la naked creata con il customizer pescarese Filippo Barbacane di Officine Rossopuro

La Scighera, che sarà disponibile all'inizio del 2015 al prezzo di 29.000 €, si fonde intorno al motore bicilindrico a V Guzzi, raffreddato aria-olio da 1151 cc. Il resto è tutto in alluminio a partire dai cerchi e i mozzi realizzati ad hoc da Borrani, supporti telaio, asta di reazione del cardano realizzata a mano, e piastre della forcella, le sovrastrutture in fibra, e parafanghi in carbonio. A completare l'equipaggiamento di pregio lo scarico HP Corse, i freni Brembo con dischi anteriori The Groove e pinze ricavate dal pieno, forcella e mono di Öhlins.(ilsole24ore)

27/03/14

Honda NM4 Vultus | Linea rivolta al futuro con consumi da record!

La Honda NM4 Vultus è una moto decisamente dalla linea futuristica, e dai consumi oltremodo ridotti!

La nuova nata della Honda, si presenta dunque al pubblico con una linea esclusiva e particolare con qualche accenno alla DN-01, moto automatica presentata nel 2008 che gli appassionati italiani delle due ruote poco apprezzarono e con qualche accenno al capostipite CN250, scooter, al contrario, di grande successo.

L'obbiettivo, come ormai capita negli ultimi anni, è quello di allargare sempre più il pubblico delle due ruote, in questo caso specifico fornendo una poltrona su due ruote dall'aspetto decisamente futuristico, capace di stuzzicare la fantasia dei lettori dei fumetti manga, una passione trasversale in quanto a età dei lettori. Honda ha ripreso un progetto iniziato anni fa con la NC 750, da cui la Vultus riprende sia il telaio che il motore (che in questa versione eroga 55 cv di potenza), e l'ha trasformato adottando una linea decisamente oroginale.
Honda NM4 Vultus

GUIDA FACILE.
La Vultus, che dovrebbe arrivare a giugno a un prezzo ancora da definire, nasce per essere guidata da chi ha poca dimestichezza con le due ruote. La sella è a soli 650 mm da terra, mentre il motore ha la bancata inclinata in avanti per liberare spazio per le gambe e per abbassare il baricentro facilitando la guida a bassa velocità, quando il peso di 245 kg in ordine di marcia si fa sentire. Il cambio, poi, è l'ottimo sequenziale a doppia frizione Dct (Dual clutch transmission): il pilota può scegliere tra le modalità automatiche Drive (D) e Sport (S), oltre alla modalità manuale MT con palette al manubrio. Dinamismo e sicurezza sono garantiti, inoltre, dal rigido telaio in acciaio, dalla forcella telescopica con steli da 43 mm, dal monoammortizzatore posteriore con leveraggio progressivo Pro-Link, dai freni a disco (320 mm davanti e 240 mm dietro) con Abs di serie, e dalle ruote da 18 pollici all'anteriore e da 17 al posteriore, dove campeggia un gommone da 200/50.

POSIZIONE COMODA.
Il pilota siede comodo, attaccato al largo manubrio, con ampie pedane avanzate e inclinate, e su una sella morbida. A proposito di sella: quando non viene utilizzata, la porzione del passeggero può essere bloccata in posizione verticale, con lo schienale che può essere regolato su tre inclinazioni e può scorrere di 25 mm in senso longitudinale, con quattro posizioni prefissate. Davanti a sé, il pilota ha una strumentazione digitale il cui colore cambia a seconda della modalità di guida impostata: grigio (N), azzurro (D), fucsia (S), rosso (MT). Comodi i due van ricavati ai lati del faro (anche se vi si accede dal davanti): quello di sinistra ha la presa da 12V per ricaricare il cellulare, mentre l'altra ha un volume di tre litri. 

CONSUMI CONTENUTI.
Seguendo una politica adottata dall'avvento della gamma C, Honda dichiara per la sua nuova nata consumi molto ridotti: 28,4 km/l sono per un motore di 750 cc un valore di tutto rispetto. In quest'ottica appare adeguato il serbatoio della benzina che non è un granchè di capienza: 11,6 litri. L'autonomia, infatti, dovrebbe aggirarsi sui 300 km.(il sole 24 ore)

21/03/14

Al debutto la concept car elettrica di Nissan | Al salone dell'auto di Ginevra debutta BladeGlider!

Al debutto la concept car elettrica di Nissan | Al salone dell'auto di Ginevra debutta BladeGlider! Dopo la sua comparsa a Tokyo lo scorso anno, BladeGlider ha fatto il suo debutto in Europa al Salone dell'auto di Ginevra: questo dunque il concept di Nissan riguardo le car elettriche.

Tra i concept più innovativi messi in bella mostra al Salone dell’auto di Ginevra, Nissan si presenta con la sua BladeGlider che merita una menzione particolare. La car elettrica ispirata al design della Zeod RC che parteciperà alla 24 ore di Le Mans, basa il proprio funzionamento sullo stesso propulsore che da vita al modello Leaf, con due motori elettrici che possono operare in modo indipendente (per distribuire al meglio la trazione) garantendo zero emissioni nocive. Tra le caratteristiche maggiormente interessanti la ripartizione del peso, quasi interamente (70%) spostato nella parte posteriore, grazie al posizionamento delle batterie sopra le due ruote.

BladeGlider
Il veicolo può ospitare tre persone, un conducente e due passeggeri alle sue spalle. Particolare anche il funzionamento delle portiere ad ali di gabbiano, che quando si aprono spostano automaticamente il sedile anteriore verso destra o sinistra, facilitando così l’ingresso o l’uscita dall’auto da parte di chi si trova al volante.

La posizione centrale del conducente risulta inoltre funzionale per l’impianto frenante e per garantire la stabilità del mezzo. Il designer che si è occupato di creare il profilo della vettura è piuttosto ottimista in merito ad un suo futuro debutto sul mercato: ecco le parole di Ben Bowlby, già al lavoro anche sulla monoposto da corsa DeltaWing.

Secondo il product planning chief Andy Palmer, Nissan BladeGlider entrerà in produzione non più tardi del 2019, con l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare il settore delle auto elettriche, puntando su prestazioni elevate, un’autonomia di 320 Km con una singola ricarica ed un prezzo di vendita relativamente contenuto, soprattutto se si tiene in considerazione il livello d’innovazione integrato: meno di 30.000 sterline, circa 35.000 euro. Ovviamente l’aspetto e le specifiche del modello finale potrebbero variare rispetto a quanto visto nei giorni scorsi tra i padiglioni del Salone di Ginevra.
                                                                                                                                                            fonte (WEBNEWS)

20/03/14

Primavera nuova per Harley-Davidson | In arrivo tre nuovi modelli!

Primavera nuova per Harley-Davidson | In arrivo tre nuovi modelli!
Stanno per arrivare tre nuovi modelli ad arricchire il listino della mitica casa costruttrice di moto americana Harley-Davidson, effettuando un nostalgico passaggio nel passato (il Dyna Low Rider riprende il nome di un modello che nacque nel 1977) e una versione dedicata al mototurismo: la SuperLow 1200T monterà un parabrezza e borse laterali di serie.

Saranno quindi disponibili intorno la fine del mese di marzo, in occasione dell'open day Spring Break, ai seguenti prezzi: 16.200 €  per la Dyna Low Rider, 12.800 euro la Sportster SuperLow 1200T e per concludere 15.500 €  per la Dyna Street Bob Special Edition.

LOW RIDER, ICONA H-D.
Il modello Low Rider veniva alla luce nel lontano 1977 e adesso ritorna, del tutto rinnovato, dopo ben 5 anni di assenza. Tanta attenzione è stat messa riguardo l'ergonomia, studiata attraverso tre caratteristiche chiave: una sella a due posizioni (si potrà spostare in avanti o indietro di 38 mm) e un supporto per manubrio regolabile, che possono essere facilmente regolati dal concessionario o dal guidatore con semplici strumenti forniti.
Tre nuovi modelli Harley-Davidson

Le pedane sono state posizionate più avanti di 51 mm, ma la sella resta bassissima: 680 mm da terra che la rendono una scelta appetibile dal pubblico femminile. Il motore è il conosciuto Twin Cam 103 montato su supporti in gomma che eroga una coppia di 126 Nm a 3.500 giri/min. Il motore è equipaggiato di iniezione elettronica sequenziale (ESPFI) e rilascio automatico della compressione (ACR) uniti alla speciale trasmissione Cruise Drive a 6 marce. La ciclistica vede il doppio freno a disco anteriore, Abs di serie, cerchi in lega a cinque razze, e la forcella da 49 mm. Particolare è la posizione dell'interruttore di accensione: è posto sul lato sinistro della motocicletta. Tre i colori disponibili: Vivid Black, bicolore Brilliant Silver-Vivid Black e bicolore Amber
Whiskey-Vivid Black.

SUPERLOW 1200T, TURISMO RASOTERRA.
La nuova entrata nella famiglia Sportster abbina per la prima volta il telaio maneggevole del SuperLow con le prestazioni del motore Evolution 1200 V-Twin con una coppia massima di 96 Nm a 3750 giri/min. Il nuovo pacchetto sospensioni e pneumatici è indicato per i lunghi viaggi, con bagaglio e passeggeri a bordo: gli ammortizzatori posteriori offrono la regolazione del precarico per sostenere il peso del bagaglio e di un passeggero sulla sella touring ribassata biposto. La posizione dei piedi del pilota è avanzata di 7,5 cm rispetto al SuperLow 883 per rendere più facile raggiungere il terreno e azionare cavalletto laterale.

Inoltre, borse laterali con serratura e parabrezza rimovibile da 356 mm sono di serie. Il SuperLow 1200T è la moto da turismo "facile" di H-D: pesa 53,5 kg in meno rispetto alle Touring Big Twin Harley-Davidson più leggere, e ha la sella a soli 702 mm da terra. I freni comprendono un disco anteriore da 300 mm con una pinza freno con due pistoncini da 34 mm e pompa anteriore in alluminio, e uno posteriore da 260 mm con due pistoncini da 38 mm; belle e utili le tubazioni di acciaio inossidabile con treccia metallica di serie. Tre i colori: Vivid Black, Candy Orange e doppia tonalità Birch White-Midnight Pearl.

UNO STREET BOB SPECIALE.
Il nuovo Street Bob Special Edition monta il motore da 1.690 cc, i cerchi in lega a 5 razze, la sella biposto Badlander al posto della monoposto di serie, i comandi avanzati e il manubrio Drag che sostituisce il Mini-Ape di serie e abbassa il profilo della motocicletta: tutto contribuisce a conferire a questa Bobber un carattere cattivo e un aspetto più slanciato, insieme con la nuova colorazione Dominator bicolore. Rimangono il parafango posteriore corto con il gommone, il serbatoio del carburante Fat Bob da 17,8 litri, il gruppo motore-trasmissione color nero con la trasmissione Cruise Drive a sei marce.(ilsole24ore)

08/03/14

Non si vive di solo... vento sole ed acqua | Il calore dell'atmosfera come fonte di energia alternativa!

Non si vive di solo...vento sole ed acqua! Il calore dell'atmosfera come fonte di energia alternativa!

In base a quanto affermano un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard, tra cui figura l'italiano Federico Capasso in un prossimo o lontano futuro, potremmo essere in grado di ricavare energia rinnovabile anche dal calore dell’atmosfera. Chiariamo, potremo trarre energia rinnovabile esattamente dalla radiazione termica emessa costantemente dalla superficie della Terra.

Lo studio, pubblicato su Pnas, potrebbe suggerire così lo sfruttamento di una fonte di energia finora trascurata. Il nostro pianeta infatti, come tutti i corpi con temperatura superiore allo zero assoluto, emette continuamente nell’atmosfera un’enorme quantità di radiazioni termiche infrarosse. Detto in parole povere, si tratta di un flusso di calore che va dalla calda superficie terrestre al freddo Spazio aperto e che a livello puramente teorico, potrebbe ottemperare al fabbisogno energetico del pianeta.
Radiazione termica emessa dalla Terra

Ma si potrebbe sfruttare davvero questo tipo di energia
Steven Byrnes e i suoi colleghi di Harvard pensano di sì e propongono la costruzione di un dispositivo noto come raccoglitore di energia emissiva (EEH, emissive energy harvester) in grado di trasformare la radiazione termica terrestre in elettricità. I ricercatori hanno provato a immaginare due ipotetici modelli di EEH, basati su diverse tecnologie. Il primo è un EEH con un motore termico, in grado di ottenere energia facendo passare il calore ambientale a livello del terreno attraverso una placca più fredda.

Quest’ultima è mantenuta a bassa temperatura tramite raffreddamento radiativo, cioè la naturale perdita di calore in seguito all’emissione di radiazioni. Questo approccio, seppur relativamente semplice, risente di diverse limitazioni tecniche, una su tutte la difficoltà di garantire l’isolamento e il raffreddamento del dispositivo.
Una seconda e più promettente ipotesi è quella di utilizzare una rectenna, cioè un’antenna in grado di convertire direttamente le radiazioni elettromagnetiche in corrente elettrica. Uno strumento del genere sarebbe in grado di ricavare energia dalla differenza di temperatura tra le componenti elettroniche con un funzionamento paragonabile a quello di una cella fotovoltaica. La tecnologia attuale è però ancora acerba e al momento un EEH basato sulla rectenna non riuscirebbe a produrre quantità apprezzabili di elettricità.

La strada verso la costruzione di un prototipo è quindi ancora lunga.
Il primo passo sarà quello di abbattere le limitazioni tecniche in modo da poter realizzare un dispositivo efficiente e dai costi contenuti. “Ci sono diverse sfide scientifiche e tecnologiche che dobbiamo superare", afferma Byrnes: "Noi e altri scienziati stiamo lavorando su queste, una per una”. Gli scienziati sperano che in futuro l’EEH possa avere un ruolo nel panorama delle energie rinnovabili, andando ad affiancare le tecnologie già esistenti.
“Dato che può essere trasparente alla luce del Sole visibile e nel vicino infrarosso, il dispositivo potrebbe essere installato sopra un pannello solare, permettendo la generazione ulteriore energia anche nelle ore notturne e senza ulteriori costi di installazione”, suggerisce Byrnes. “Ciò che più conta però", conclude il ricercatore, "è che in campo energetico non esiste una tecnologia migliore di un’altra, diverse situazioni necessitano diverse soluzioni. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di sviluppare un portafoglio di differenti tecnologie energetiche”.

16/01/14

Il mito della leggendaria Lancia Fulvia| Regina di Montecarlo con Munari e Mannucci.

Rinasce il mito della Lancia Fulvia! Regina di Montecarlo con due "principi" d'eccezione: Munari e Mannucci!
La storia dell'automobilismo è stata segnata da sole due auto che sono ricordate menzionando il numero di gara: la Mercedes 300 Slr numero 722, alla cui guida c'era Stirling Moss che vinse a tempo di record la Mille Miglia del 1955, e la ancor più mitica Lancia Fulvia HF con numero 14 che, con la coppia Munari-Mannucci, i quali dominarono contro tutto e contro tutti il Rally di Montecarlo del 1972.

Mentre si sta svolgendo l'edizione 2014 del Rally più famoso del mondo, che affronterà per ben due volte il Col de Turini anche se in senso inverso rispetto alla tradizione, ricordare la leggenda di un'auto rimasta nel cuore di tutti gli appassionati di motori è un piacere e un obbligo.
Un'auto che proprio sul Col de Turini ribaltò la classifica che fino ad allora la vedeva in terza posizione, e già quello era considerato un risultato straordinario. Perché la Lancia Fulvia HF 1600, nel 1972, era ormai considerata ormai superata, una sorta di catorcio, un'auto spompata con soli 160 CV destinata a soccombere senza speranza nel confronto diretto con le Porsche (270 CV) e le Renault Alpine (cavalleria simile alle Porsche e 200 chili in meno della Fulvia) considerate le vere predestinate al successo finale.
Lancia Fulvia HF

Poco prima di affrontare il Turini, in quel gennaio del 1972, iniziò prima a piovere e poi a nevicare. Il dio pluvio delle corse aveva scombinato le carte, apparecchiando una situazione meteo nella quale la vecchia Fulvia si trovava a suo agio. Lo si era già capito molti anni prima, al Rally di Corsica, quando il motore era ancora il 1400: le rivali non riuscivano a tenere la strada mentre lei, la piccola Fulvia, restava aggrappata all'asfalto bagnato e ricoperto di foglie e fango. Chilometro dopo chilometro, fino alla vittoria finale. Un'auto che avrebbe vinto molto, che sarebbe entrata nella storia dei Rally anche grazie a un aggiornamento del motore, portato ai 1600 di cilindrata.

Ma il Montecarlo del 1972 quello no, era un sogno impossibile. Troppo potenti le Porsche, troppo potenti e leggere le Alpine anche solo per restargli alle costole. E poi, suvvia, i francesi schieravano addirittura sei equipaggi, proprio per non tralasciare alcun particolare sulla strade di casa. E invece, pioggia e vento: e "nonna" Fulvia a fine carriera che improvvisamente si ritrova nel suo ambiente naturale. Quando le altre escono di strada... Sembra di vedere lo sguardo sornione della HF numero 14, con i fanaloni a illuminare la notte e la scritta Lancia Italia sul cofano per far sentire a francesi e tedeschi il fiato sul collo. Fino ad arrivargli alle costole, fino a prenderli. Le Porsche non restano in strada: troppa potenza da scaricare a terra e a terra, al posto dell'asfalto asciutto, c'è solo neve.

Tanta, troppa neve. Le Alpine non reggono alla prova di una natura così scatenata: sul Turini, Jean Claude Andruet esce sbattendo contro la montagna. Darnische e Ove si fermano con il cambio rotto. Le altre Alpine, beh! quelle erano già dietro da tempo. Nonna Fulvia vola. Munari la guida come se fosse un prolungamento del suo corpo, Mannucci disegna il percorso per l'amico alla guida rendendogli impossibile un qualsiasi errore. Passato il Turini la Fulvia, la nonnetta, il ronzino, la vittima predestinata è in testa, dominatrice di un Montecarlo che spianerà la strada verso il titolo Mondiale Rally. Che farà passare la Fulvia Hf 1600, targata TO E24266, dalla storia alla leggenda. Ricordandola oggi rendiamo omaggio all'immenso Sandro Munari e a Mario Mannucci, che molti chiamavano "il maestro" e che ci ha lasciati, in silenzio, nel dicembre del 2011. Ricordiamo Cesare Fiorio, che tutti ricordano come artefice della Squadra corse Lancia di quegli anni straordinari. Ma ricordiamo anche Ettore Zaccone Mina, il papà del motore della Fulvia.

L'uomo che progettò un motore millecento, per la Fulvia berlina, riuscendo a trasformarlo nel tempo con una genialità inarrivabile in un 1600 da 160 cavalli, con un rapporto di 100 CV/litro che rivisto oggi ha dello straordinario. Lo fece quasi di nascosto, nelle notti trascorse disegnando nel salotto di casa, perché il numero uno della Lancia, il professor Fessia, gli aveva dato il permesso di inseguire questo sogno solo al di fuori dell'orario di lavoro. Così nacque il V stretto che ancora oggi stupisce gli addetti ai lavori per la perfezione assoluta con cui è stato concepito. Così, con la straordinaria unione di molti e molti uomini che hanno reso grande la Lancia, è nata la vittoria al Montecarlo del 1972 e la leggenda di una macchina immmortale.

15/01/14

Debutto in esclusiva a Detroit della Mercedes Classe C: rinasce una nuova...stella!

Debutto in esclusiva a Detroit della Mercedes Classe C: rinasce una nuova...stella! Detroit, durante una presentazione esclusiva, la casa automobilistica di Stoccarda, presenta la nuova Mercedes Classe C.
Il nuovo modello è un pieno di tecnologia: fornito di un sistema di climatizzazione intelligente gestito dal Gps e di motori «eco», protetti da una carrozzeria modernamente classica per tornare a sfidare Audi e Bmw.
Mercedes Classe C

È costruita anche negli Stati Uniti. È Dieter Zetsche, numero uno di Daimller, in persona e visibilmente orgoglioso della sua creatura a togliere alla Mercedes Classe C. La quinta incarnazione della Baby Benz, sulle scene dal 1984 ha debuttato accopagnata dalla voce della cantante americana Kelly Rowland ed è per la casa della Stella a tre punto il frutto di uno sforzo stilistico e tecnologico di alto livello, tale da ridurre il divario con la Classe S. È da sempre il modello Mercedes più venduto.

Dal lancio nel 2007 ne sono state immatricolare oltre 2,4 milioni di unità. La nuova generazione della Classe che sveliamo è stata presentata in anteprima al Salone di Detroit (18-26 gennaio 2014) e in vendita a un prezzo base di 35.664 euro che nella variante Businnes scende a 32.553 euro. La nuova «Stella» riotrna cosi a sfidare Audi A4 e Bmw Serie 3 e gioca le sue carte sull'hi-tech: offre soluzioni tecnologiche d'avanguardia per migliorare sicurezza e la qualità della vita a bordo. Ma partiamo dalle misure che sono superiori sia pure di poco: il passo è aumentato di 80 mm (2840 in tutto) facendo crescere la lunghezza di 95 mm (4.686 in tutto) e di 40 mm la larghezza (1.810 in tutto), Inoltre il bagagliaio supera di 480 litri la capacità del modello attuale.

Dal punto di vista estetico la nuova Classe C propone due diverse configurazioni per il frontale, una linea più sportive con la "stella" in posizione centrale o per la sola versione Exclusive la classica mascherina delle berline con la "stella" Mercedes sul cofano motore. Di serie è equipaggiata con fari alogeni con luci diurne Led integrate. Oltre ai fari alogeni, di serie sull'allestimento Executive, sono disponibili anche due varianti a Led a basso consumo: una versione statica, di serie per Sport, Exclusive e Premium e una versione dinamica con "Intelligent Light System con tecnica Led". La caratterisca firma luminosa rende il caratteristico design notturno rende la nuova Classe C inconfondibile anche di notte.

Le luci posteriori e le luci di stop nei gruppi ottici posteriori sono realizzate in tecnica Led per tutte le versioni di fari. Per quanto riguarda l'abitacolo la nuova Classe C garantisce a guidatore e passeggeri una piacevole sensazione di spazio a bordo oltre che un'eleganza moderna, ma non ostentata. Sulle vetture con cambio manuale la consolle è leggermente più verticale e dispone di due inserti separati tra loro per creare lo spazio perfetto per un uso più comodo della leva del cambio. Sopra la consolle attira subito l'attenzione il display centrale sospeso sulla plancia, con una diagonale dello schermo di 17,78 cm (7") oppure di 21,33 cm (8,4") per le vetture equipaggiate con il Comand Online che è di serie per il livello di allestimento Premium. Cinque bocchette di aerazione circolari danno alla plancia un tono sportivo che si estende anche i comandi.

I tasti sono tridimensionali ed eguagliano per qualità ed ergonomia quelli delle vetture di categoria superiore. Peso ridotto e una migliore rigidità torsionale, sono alla base di un comportamento su strada che si annuncia più dinamico, merito dell'innovativa scocca. Il peso complessivo della nuova C scende di circa 100 kg, facendola diventare "leader di leggerezza" nel suo settore. I vantaggi sono molti: la struttura leggera della nuova Classe C abbatte i consumi del 20% circa senza riduzioni della potenza e permette di ridurre il baricentro a vantaggio di prestazioni più agili e sportive. Tre le motorizzazioni disponibili al momento del lancio: il diesel C 220 BlueTec col 2200 cc da 170 cv e i due benzina C 180 col 1600 cc da 156 Cv e il C 200 col 1900 cc da 184 cv. In seguito arriverà anche un nuovo piccolo diesel di 1600 cc proposto in due diverse potenze da 115 o 136 cv, ma arriverà anche un 2200 cc sempre diesel e quattro cilindri.

La gamma benzina, invece, si amplierà con unità comprese fra i 156 e i 238 cv, mentre in seguito arriverà anche un sei cilindri da 333 cavalli. Inoltre, come già previsto sia per la Classe S e la Classe E, Mercedes offrirà della nuova C una variante ibrida, la 300 BlueTEC Hybrid con motore 4 cilindri diesel e un elettrico rispettivamente da 204 + 27 cv accreditata di un consumo di 3,9 litri. Seguirà, poi, un altro ibrido più "risparmioso" e dotato della tecnologia Hybrid Plus. Fra le dotazioni tecnologiche che la nuova Classe C porta al debutto c'è un sistema di climatizzazione completamente rivoluzionato. Sono migliorate in particolare la qualità di regolazione, la potenza, l'efficienza e la qualità dell'aria. Inoltre la nuova C è l'unica vettura del segmento ad offrire una funzione di riconoscimento delle gallerie basata sulla navigazione satellitare. Utilizzando le informazioni cartografiche del sistema di navigazione e i dati di localizzazione del GPS chiude automaticamente la bocchetta del ricircolo all'ingresso in galleria e la riapre una volta usciti dal tunnel.

Sempre in tema di sistema multimediali, la nuova C è equipaggiata col Frontbasa, un sistema acustico che utilizza il volume dei longheroni trasversali e longitudinali della scocca come cassa di risonanza per gli altoparlanti dei bassi. Il sistema di navigazione, invece, utilizza una bussola animata, un Drive Show con informazioni per i passeggeri e la visualizzazione di Google Maps sulla "head unit". In aggiunta è ora in grado di fornire con maggiore precisione e in tempo reale informazioni sulla posizione delle strade, quando riceve i dati sulla viabilità stradale tramite Internet con il servizio "Live Traffic Information". Il Comand Online, infine, non dispone solo di un display di maggiori dimensioni da 960 x 540 pixel e di vetro speciale di copertura, ma permette la ricezione digitale di TV/radio, la navigazione rapida su hard disk e la segnalazione delle code con i dati sulla viabilità forniti dal Live Traffic Information.

Google onnipresente! Ora anche nel settore biomedicale

Google ovunque onnipresente! Ora anche nel settore del biomedicale. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo, con tutto il suo armamento pubblicitario potenziale di cui è equipaggiato, avrebbe già a sufficenza, tutto il necessario per essere il business principale di tante aziende. Tra queste però non figura il settore biomedicale che è sempre più intenzionata ad utilizzare il web, vero e proprio punto di unione per tutti i rami della propria attività, per espandersi su nuovi mercati.

La stampa internazionale riferisce la notizia in base a cui alcuni rappresentanti di Google hanno avuto un'incontro con la Food and Drug Administration (DFA, agenzia americana per l'alimentazione e i medicinali), dando corpo così alle voci in base alle quali Google, oltre ai dispositivi oculari per le patologie cardiache, si stia muovendo con grande interesse nel settore medico, non di certo l'unico comparto su cui si concentrano le attività dei Google X Lab, i laboratori top secret supervisionati da Brin in persona. Ecco dunque una carrellata delle attività su cui il colosso di Mountain View punta o sulle quali, con ogni probabilità, punterà.

I Google Glass ormai non fanno più notizia, le scarpe "parlanti" che motivano chi le indossa oltre ad essere dotate di accelerometro e connettività bluetooth non sono, almeno allo stato attuale, neppure destinate a farne, così come lo SmartWatch, l'orologio hi-tech che porta alcune funzioni pratiche al polso di chi lo indossa. Sono piuttosto le applicazioni che nasceranno a corredo che faranno discutere, e non poco.
Google ovunque
Lenti per le rilevazioni dei parametri biologici, applicazioni per il pagamento elettronico degli acquisti, per la ricerca di parcheggio e tutta un'altra serie di piccoli lussi quotidiani. Un intero mondo da scoprire. iPierian, azienda che sta sviluppando terapie contro le malattie neurodegenerative ha raccolto 30milioni di dollari lo scorso settembre.

Tra i nomi di chi ha aperto il portafogli figura quello di Google che ha partecipato anche al finanziamento della ricerca con cui la libanese Adimab intende creare una nuova generazione di antibiotici. Oltre al progetto dell'auto che si guida da sola Google, in collaborazione con NVIDIA, ha stretto un accordo con General Motors, Honda, Audi e Hyundai per dotare le vetture di un sistema Android il quale, oltre a fornire indicazioni utili per il viaggio, consentirà anche di godere dell'intrattenimento tipico che ci viene offerto dalla tecnologia che maneggiamo quotidianamente.

La corsia privilegiata che unisce la Silicon Valley a Detroit sta però facendo storcere il naso a diverse associazioni di consumatori americane che già gridano alle violazioni della privacy. Se la tecnologia va incontro anche agli automobilisti rendendo l'esperienza di viaggio più piacevole e più facili le manovre di guida complesse, il rovescio della medaglia è la possibilità di tracciare gli spostamenti delle vetture e di potere ricostruire, nei casi più particolari, le dinamiche di un incidente.
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