Il-Trafiletto
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29/09/14

Stella di pane all'uvetta | Oggi lo faccio io

*INGREDIENTI PER 12 PANINI
*farina g 500
*uvetta g 100
*lievito di birra g 20
*un uovo
*latte g 150
*zucchero g 30
*zucchero per spolverizzare
*burro g 30
*acqua g 100
*sale g 6
TEMPO:30' + tempo per la lievitazione
PREPARAZIONE Lavorate nell'impastatrice, munita di frusta a gancio, la farina con lievito di birra, latte, g 100 di acqua, burro, sale e zucchero. Quando la pasta risulterà omogenea ed elastica, copritela e ponetela a lievitare in luogo tiepido finché sarà raddoppiata di volume. Stendetela e cospargetela con l'uvetta ammollata, arrotolatela e tagliatela in 12 porzioni; formate le stelle, fatele lievitare, pennellatele d'uovo, spolverizzatele di zucchero e infornatele a 200°C per 15'

08/09/14

Costruiamo un Pianeta: integratori alimentari e della polvere | La formazione stellare

Sacca di formazione stellare
INTEGRATORI ALIMENTARI
Perché si possa avviare la formazione stellare, il disco deve contenere particelle solide che possano conglomerarsi: microscopici frammenti di polvere di silicato e di ferro, o cristalli congelati di molecole come l'acqua, il metano e l'ammoniaca. Maggiore è la quantità di elementi più pesanti dell'idrogeno e dell'elio contenuta nel disco e più potrà crescere il pianeta. Vicino alla stella le particelle si accumulano in granelli di polvere, sassi, macigni, asteroidi e pianeti rocciosi. Più lontano, le particelle a bassa temperatura possono crescere fino a diventare comete ghiacciate e, infine, nuclei planetari che attraggono spessi involucri gassosi provenienti dal disco originario, fino a diventare giganti simili a Giove.

CATTURARE LA POLVERE
Le simulazioni mostrano che le particelle delle dimensioni di un millimetro vengono rallentate dal gas del disco e cominciano a scendere a spirale verso la stella. Se vogliamo che queste particelle di polvere si riuniscano in grumi, qualcosa le deve intrappolare. Fortunatamente, le osservazioni svolte con il telescopio ALMA in Cile hanno rivelato proprio l'esistenza di "trappole" nel disco di una stella dell'età di 15 milioni di anni, forse formate da differenze nella densità del gas.(science)


23/07/14

Nel futuro con Stephen Baxter

La recente scoperta di un esopianeta di Alfa Centauri, il sistema stellare più vicino al nostro Sole, ha entusiasmato i ricercatori. 

Alfa Centauri Bb è di dimensioni comparabili alla Terra, ma molto più inospitale, perché la sua orbita intorno alla stella madre, Alfa Centauri B, è tanto stretta da rendere incandescente la sua "a:: a esposta alla luce, dove il calore arriva a far sciogliere le rocce. Ciononostante, se esiste anche un solo pianeta nel sistema Centauri, e verosimile che ce ne siano altri, e se il sistema solare più vicino al nostro comprende pianeti, allora è lecito aspettarsi che gli esopianeti siano essenze abituali in tutta la nostra Galassia.

Qualsiasi corpo planetario "a 'orbita di Alfa Centauri, però, sarà necessariamente dissimile dalla ^erra, e andrà incontro a un futuro molto diverso. Alfa Centauri è un sistema stellare triplice, formato da due stelle cnncipali, denominate A e B, entrambe, e in particolare Alfa Centauri - simili al nostro Sole. Se però Alfa Centauri si trova a 4 anni luce dalla nostra Stella madre, le sue due stelle quasi gemelle sono piuttosto "avvicinate, analogamente ai pianeti del nostro Sistema Solare. Proxima, l'ultima della triade, orbita attorno alle due stelle principali a una distanza 400 volte maggiore di quella che separa B da A. Si tratta, in effetti, : a a stella più vicina al Sole di tutte, e questa caratteristica ne spiega il nome, Proxima è una nana rossa abbastanza anonima: benché sia una componente minore del sistema, è però di grande interesse per gli astronomi perché, se accanto una piccola percentuale di stelle della Galassia sono simili al Sole (o ad Alfa A e B), il restante 70 per cento è invece analogo a Proxima.

In passato, eravamo convinti che sistemi stellari multipli non potessero sviluppare mondi planetari: gli scienziati ritenevano che le perturbazioni gravitazionali indotte dalle stelle frammentassero i protopianeti ancor prima che questi riuscissero a stabilizzarsi. Studi più recenti, invece, indicano che, certi pianeti vicini ad Alfa A tanto quanto la Terra lo è al Sole, la gravità di B non apporterebbe effetti significativi, e viceversa. Questa teoria sembra confermata dalla scoperta del pianeta Bb: non pare infatti verosimile che, in un sistema simile, si formino giganti gassosi. Ma esopianeti di A e B potrebbero benissimo nascere nelle "zone abitabili" delle "soettive stelle madri, ossia, a una distanza dalla stella tale da consentire la presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie del pianeta, condizione essenziale per la creazione di forme di vita simili alla nostra. Alfa Centauri, dunque, potrebbe benissimo ospitare sistemi planetari gemelli, o addirittura _ a "di equiparabili a quello terrestre, a poche ore-luce di distanza. Se il presente di Alfa Centauri è affascinante, il suo destino lo è ancora a più.

L'astronomo Martin Beech dell'Università di Regina, in Canada, ha svolto simulazioni numeriche dell'evoluzione del sistema stellare in un lontano futuro. Alfa A, la stella più grande, invecchierà più rapidamente in seguito all'esaurimento delle riserve di idrogeno. Fra tre miliardi di anni, come aumenterà di dimensioni, trasformandosi in una "gigante rossa" (proprio come farà il nostro Sole), e poi collasserà in una "nana bianca", dopo aver perso quasi metà della sua massa. La dilatazione della stella sarà una fase disastrosa per tutte le eventuali forme di vita sui pianeti in orbita intorno ad A o B, e la contrazione della massa sarà tale che A e B non saranno più in grado di esercitare la necessaria attrazione gravitazionale su Proxima, la quale si separerà del sistema. Successivamente, anche Alfa B affronterà le stesse fasi di ". ecchiamento e riduzione della massa, finché, tra circa 12 miliardi di anni, anche le due stelle principali A e B non saranno più vincolate. Il sistema Alfa Centauri come lo conosciamo oggi non esisterà più, e le sue re componenti si avventureranno separatamente nella Galassia. La storia di Proxima, però, è appena iniziata. La modesta nana rossa "a un'aspettativa di vita misurabile in trilioni di anni (ovvero, migliaia di miliardi). Quando anche questa stella sarà pronta a invecchiare, il periodo d'oro di Alfa, il sistema stellare triplo, sarà ormai un vago ricordo, appartenente all'alba cosmica della genesi stellare.

05/06/14

FOSSILE DI UN OMINIDE | AZZURRO | PICCOLA PREGHIERA

FOSSILE DI UN OMINIDE SCOPERTO IN CINA
di Lu Zun'e
Sulla montagna Jinniu, che sorge sopra la pianura costiera di Yingkou, nella provincia Liaoning, sul lato nord del mare di Bohai, nel 1974 è stato scoperto un giacimento fossilifero che ha messo alla luce fossili di 70 specie di mammiferi e alcuni manufatti litici. Questi ultimi ritrovamenti indussero a continuare le ricerche più in profondità. In alcune caverne rocciose di carbonato, simili a quelle di Zhoukoudian dove fu scoperto l'Uomo di Pekino, nel settembre del 1984, in un giacimento profondo 16 metri, fu trovata la calotta occipitale completa di un ominide, la prima del genere scoperta nel mondo. Questo fossile è stato datato antico di 200.000 anni. Continuate le ricerche, fu rinvenuto anche tutto lo scheletro di questo Homo erectus, un maschio di giovane età. Il foro occipitale, il volume del cranio e lo stadio del suo sviluppo, indicano l'evoluzione del suo cervello. Le ossa del piede sono una guida per sapere come camminava. Questa scoperta è di grande importanza per la paleontologia. Ora scienziati di tutto il mondo stanno analizzando questi fossili che parlano di un particolare stadio dell' evoluzione umana. Dell'ominide di Jinniu si parlerà per moltissimi anni.
Osso pelvico e ossa del piede dell'ominide diI Jinniu
















AZZURRO 
di 
Ghita Bagnato 

Salou, Spagna 16-7-85
Seduta sulla spiaggia con i piedi nell' acqua, guardavo intorno a me; tutto era azzurro intenso. Non ricordo più se il cielo si rifletteva nel mare o il mare così azzurro dava quei riflessi al cielo. Stavo meditando, ero quasi sola sulla spiaggia, quando di colpo vidi arrivare e posarsi ai miei piedi una grande stella rilucente. Si aprirono due porticine e scesero due omini piccoli ma bellissimi, tutti vestiti di fiori azzurri, profumati come i gelsomini d'estate. Mi parlarono in un linguaggio che non capii, però era pieno di amore e di semplicità affascinata li ho seguiti. Sono salita sulla stella. La scala era piena di fiori, dentro era molto spazioso, molte finestre a forma di stella. Non vi erano sedie né tavoli tutto era pieno di fiori. Sentivo una musica, sembravano arpe o sussurri di ruscello. Non sapevo da dove veniva tutta quella bellezza e tranquillità. Mi hanno offerto una tazza di té tutta profumata. Mi girava la testa, non sapevo più se sognavo o ero sveglia. Da dietro un gran fiore uscì un ornino, anche lui piccolino, con una grande barba bianca e nella mia lingua, mi salutò e mi disse: "Benvenuta sorella del pianeta Terra, siamo venuti a cercarti, perché tu fai parte della nostra "STELLA FIORE". Adesso andiamo nelle profondità del mare, lì è il nostro regno, e tu sei la "REGINA" che da tanti secoli abbiamo aspettato; tu sei quella che regnerà con noi, perché tutti noi siamo fratelli e sorelle ma siamo tutti fiori, ognuno di noi è un fiore, tu sei il gelsomino profumato lo sono "VECCHIO" e, dicono, "SAGGIO" perché dò consigli a chi ne ha bisogno. So ascoltare, a volte parlare, però è meglio ascoltare e vedere. Io posso vedere tutto ciò che succede sulla terra, e con la mia saggezza inviare messaggi positivi, così che gli uomini possano diventare migliori, eliminare l'odio e le guerre, ed essere tutti felici". Non sapevo più cosa pensare, né cosa dire, mi sentivo così bene, come se fossi vissuta sempre con loro. Guardai l'anziano saggio e volevo dargli la mano per dirgli "Sì" resto qui con voi per sempre, e mi voltai indietro per salutare quello che mi rimaneva sulla "TERRA". Al mio posto non c'ero più io, c'era un bellissimo gelsomino bianco e profumato. Tutti i fiori lì presenti mi saltavano intorno e cantavano delle belle canzoni.

PICCOLA PREGHIERA 

Oh mio Dio, aiutami ad essere
come i miei piccoli fratelli, i fiori,
come i miei grandi fratelli, gli alberi
che muti e pazienti attendono la carezza del Tuo Sole,
ne godono e Ti ringraziano.
Che accettano il calar della sera ed il mutar delle stagioni,
il caldo ed il freddo, né da essi possono fuggir via, né ripararsi.
Che donano silenti il profumo ed il colore, che consentono l'ombra ad ogni essere né possono gridare la loro pena se offesi o uccisi. Oh mio Signore, raccoglimi come un fiore, fammi morire nelle Tue Mani, dopo che l'ultima bellezza e il profumo siano stati per Te, mio Creatore.
Marisa Primas Danelon

15/01/14

Debutto in esclusiva a Detroit della Mercedes Classe C: rinasce una nuova...stella!

Debutto in esclusiva a Detroit della Mercedes Classe C: rinasce una nuova...stella! Detroit, durante una presentazione esclusiva, la casa automobilistica di Stoccarda, presenta la nuova Mercedes Classe C.
Il nuovo modello è un pieno di tecnologia: fornito di un sistema di climatizzazione intelligente gestito dal Gps e di motori «eco», protetti da una carrozzeria modernamente classica per tornare a sfidare Audi e Bmw.
Mercedes Classe C

È costruita anche negli Stati Uniti. È Dieter Zetsche, numero uno di Daimller, in persona e visibilmente orgoglioso della sua creatura a togliere alla Mercedes Classe C. La quinta incarnazione della Baby Benz, sulle scene dal 1984 ha debuttato accopagnata dalla voce della cantante americana Kelly Rowland ed è per la casa della Stella a tre punto il frutto di uno sforzo stilistico e tecnologico di alto livello, tale da ridurre il divario con la Classe S. È da sempre il modello Mercedes più venduto.

Dal lancio nel 2007 ne sono state immatricolare oltre 2,4 milioni di unità. La nuova generazione della Classe che sveliamo è stata presentata in anteprima al Salone di Detroit (18-26 gennaio 2014) e in vendita a un prezzo base di 35.664 euro che nella variante Businnes scende a 32.553 euro. La nuova «Stella» riotrna cosi a sfidare Audi A4 e Bmw Serie 3 e gioca le sue carte sull'hi-tech: offre soluzioni tecnologiche d'avanguardia per migliorare sicurezza e la qualità della vita a bordo. Ma partiamo dalle misure che sono superiori sia pure di poco: il passo è aumentato di 80 mm (2840 in tutto) facendo crescere la lunghezza di 95 mm (4.686 in tutto) e di 40 mm la larghezza (1.810 in tutto), Inoltre il bagagliaio supera di 480 litri la capacità del modello attuale.

Dal punto di vista estetico la nuova Classe C propone due diverse configurazioni per il frontale, una linea più sportive con la "stella" in posizione centrale o per la sola versione Exclusive la classica mascherina delle berline con la "stella" Mercedes sul cofano motore. Di serie è equipaggiata con fari alogeni con luci diurne Led integrate. Oltre ai fari alogeni, di serie sull'allestimento Executive, sono disponibili anche due varianti a Led a basso consumo: una versione statica, di serie per Sport, Exclusive e Premium e una versione dinamica con "Intelligent Light System con tecnica Led". La caratterisca firma luminosa rende il caratteristico design notturno rende la nuova Classe C inconfondibile anche di notte.

Le luci posteriori e le luci di stop nei gruppi ottici posteriori sono realizzate in tecnica Led per tutte le versioni di fari. Per quanto riguarda l'abitacolo la nuova Classe C garantisce a guidatore e passeggeri una piacevole sensazione di spazio a bordo oltre che un'eleganza moderna, ma non ostentata. Sulle vetture con cambio manuale la consolle è leggermente più verticale e dispone di due inserti separati tra loro per creare lo spazio perfetto per un uso più comodo della leva del cambio. Sopra la consolle attira subito l'attenzione il display centrale sospeso sulla plancia, con una diagonale dello schermo di 17,78 cm (7") oppure di 21,33 cm (8,4") per le vetture equipaggiate con il Comand Online che è di serie per il livello di allestimento Premium. Cinque bocchette di aerazione circolari danno alla plancia un tono sportivo che si estende anche i comandi.

I tasti sono tridimensionali ed eguagliano per qualità ed ergonomia quelli delle vetture di categoria superiore. Peso ridotto e una migliore rigidità torsionale, sono alla base di un comportamento su strada che si annuncia più dinamico, merito dell'innovativa scocca. Il peso complessivo della nuova C scende di circa 100 kg, facendola diventare "leader di leggerezza" nel suo settore. I vantaggi sono molti: la struttura leggera della nuova Classe C abbatte i consumi del 20% circa senza riduzioni della potenza e permette di ridurre il baricentro a vantaggio di prestazioni più agili e sportive. Tre le motorizzazioni disponibili al momento del lancio: il diesel C 220 BlueTec col 2200 cc da 170 cv e i due benzina C 180 col 1600 cc da 156 Cv e il C 200 col 1900 cc da 184 cv. In seguito arriverà anche un nuovo piccolo diesel di 1600 cc proposto in due diverse potenze da 115 o 136 cv, ma arriverà anche un 2200 cc sempre diesel e quattro cilindri.

La gamma benzina, invece, si amplierà con unità comprese fra i 156 e i 238 cv, mentre in seguito arriverà anche un sei cilindri da 333 cavalli. Inoltre, come già previsto sia per la Classe S e la Classe E, Mercedes offrirà della nuova C una variante ibrida, la 300 BlueTEC Hybrid con motore 4 cilindri diesel e un elettrico rispettivamente da 204 + 27 cv accreditata di un consumo di 3,9 litri. Seguirà, poi, un altro ibrido più "risparmioso" e dotato della tecnologia Hybrid Plus. Fra le dotazioni tecnologiche che la nuova Classe C porta al debutto c'è un sistema di climatizzazione completamente rivoluzionato. Sono migliorate in particolare la qualità di regolazione, la potenza, l'efficienza e la qualità dell'aria. Inoltre la nuova C è l'unica vettura del segmento ad offrire una funzione di riconoscimento delle gallerie basata sulla navigazione satellitare. Utilizzando le informazioni cartografiche del sistema di navigazione e i dati di localizzazione del GPS chiude automaticamente la bocchetta del ricircolo all'ingresso in galleria e la riapre una volta usciti dal tunnel.

Sempre in tema di sistema multimediali, la nuova C è equipaggiata col Frontbasa, un sistema acustico che utilizza il volume dei longheroni trasversali e longitudinali della scocca come cassa di risonanza per gli altoparlanti dei bassi. Il sistema di navigazione, invece, utilizza una bussola animata, un Drive Show con informazioni per i passeggeri e la visualizzazione di Google Maps sulla "head unit". In aggiunta è ora in grado di fornire con maggiore precisione e in tempo reale informazioni sulla posizione delle strade, quando riceve i dati sulla viabilità stradale tramite Internet con il servizio "Live Traffic Information". Il Comand Online, infine, non dispone solo di un display di maggiori dimensioni da 960 x 540 pixel e di vetro speciale di copertura, ma permette la ricezione digitale di TV/radio, la navigazione rapida su hard disk e la segnalazione delle code con i dati sulla viabilità forniti dal Live Traffic Information.

22/11/13

La ricostruzione virtuale di un lampo gamma | Video

Ricostruire virtualmente un lampo gamma, registrato il 27 aprile scorso da diversi telescopi spaziali e a terra. Il più violento e il più lungo mai osservato, con una potenza di 94 GeV (gigaelettronvolt, miliardi di elettronvolt), quaranta miliardi di volte l'energia della radiazione luminosa, per 20 ore consecutive. I telescopi spaziali Femri, Swift e NuStar hanno inviato i dati a terra ed è subito partita la caccia al "urlo" di questo buco nero, originato dalla fine di una stella a 3,8 miliardi di anni luce da noi.
Raggio Gamma
L'enorme esplosione viene originata dal collasso della stella, che rilascia una quantità immane di energia. Questi lampi sono frequenti nell'universo ma rari da osservare, soprattutto alla luce visibile. La notevole mole di dati derivati dalle osservazioni di questo fenomeno ha dato il via una serie di studi, quattro articoli pubblicati oggi sulle riviste Science online e The Astrophysical Journal al quale hanno collaborato anche studiosi italiani dell'Inaf. Alessandro Maselli, post-doc dell’IASF di Palermo è il primo autore dello studio su Science coordinato dal team italiano di Swift.

02/11/13

Kepler, satellite americano, ha trovato il fratello della Terra, ma è troppo rovente

Una delle eterne domande dell'uomo che osserva l'universo, è chiedersi se siamo soli, o se ci sono altre forme di vita e pianeti simili alla terra dove la vita sia possibile. Beh un pianeta molto simile al nostro è stato ossevato dai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), il suo nome è Kepler-78b e dista 700 anni luce, è roccioso e ha dimensioni, massa e densità molto simili a quelle della Terra.
Kepler-78b

Questo fratello della Terra senza precedenti ha un nucleo di ferro e orbita intorno alla stella Kepler-78. Purtroppo è troppo caldo per poter ospitare forme di vita. La sua orbita è infatti strettissima: un periodo di rivoluzione della durata di sole 8,5 ore e distante un centesimo di Unità Astronomica (poco più di un milione di chilometri) dalla sua stella che, sebbene abbia circa il 70% di massa del nostro Sole, a quella distanza rende la superficie decisamente rovente.
Il pianeta è uno dei circa mille candidati individuati dal satellite americano Kepler, progettato per trovare pianeti simili alla Terra all'esterno del Sistema Solare e che per questo si è guadagnato la fama di 'cacciatore di pianeti'. Purtroppo dallo scorso maggio è fuori uso a causa di un malfunzionamento dei suoi giroscopi. ''È un risultato straordinario'', ha detto il presidente dell'Inaf, Giovanni Bignami. ''Mai - ha aggiunto - si era arrivati così vicini ad individuare un pianeta di massa e densità simili a quelli della Terra. Una dimostrazione di come la caccia agli esopianeti si stia affinando.

19/10/13

Fra le tante stelle dell'universo molti buchi neri

Fra le tante stelle dell'universo molti buchi neri. Questo e quanto si evince da uno studio della NASA, almeno una protogalassia su cinque, potrebbe includere un buco nero. Il risultato dello studio eseguito della NASA, è stato ottenuto utilizzando i dati dei satelliti Chandra e Spitzer, coordinato da Nico Cappelluti, ricercatore all’INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna.
I buchi neri, essendo l’ultimo stadio dell’evoluzione di stelle massicce, s’ipotizza che abbiano fatto la loro apparizione relativamente tardi, nella storia del cosmo. Non è affatto cosi: la loro presenza era già alqaunto estesa anche fra le primordiali stelle dell'universo. Questo è quanto ha scoperto un team internazionale di astronomi, diretto dall’italiano Nico Cappelluti, mettendo a confronto, per una stessa regione di cielo, il fondo a infrarossi con quello a raggi X. Ciò che ne è scaturito dai dati è che una sorgente di raggi infrarossi su cinque, fra quelle risalenti all’universo primordiale, è un buco nero. «Abbiamo impiegato quasi cinque anni, per portare a termine questo studio. Ma i risultati sono sorprendenti», dice Cappelluti. «I nostri risultati attribuiscono ai buchi neri almeno il 20 per cento dell’emissione cosmica di fondo infrarossa. Questo significa che, all’epoca delle prime stelle, i buchi neri già erano impegnati a cibarsi di gas in modo frenetico», spiega Alexander Kashlinsky, astrofisico presso il Goddard Space Flight Center della NASA, nel Maryland.
L'idea di effettuare uno studio tale ebbe inizio nel 2005, quando Kashlinsky e alcuni suoi colleghi, analizzando i dati del telescopio spaziale infrarosso Spitzer della NASA, notarono per la prima volta un bagliore residuo.
Buco nero

Successive osservazioni hanno confermato la persistenza d’un bagliore irregolare residuo, anche dopo un’accurata sottrazione del contributo di tutte le stelle e le galassie conosciute nella regione osservata. Da qui la conclusione che si trattava del fondo cosmico a raggi infrarossi (CIB), una luce risalente all’epoca in cui prendevano forma le prime strutture dell’universo, fra le quali stelle e buchi neri primordiali. La stessa regione di cielo è stata monitorata nel 2007 anche da un telescopio spaziale a raggi X, il satellite Chandra, sempre della NASA. Elaborando i dati multibanda ottenuti in quell’occasione, Cappelluti ha realizzato mappe a raggi X, rimuovendo tutte le sorgenti conosciute in tre lunghezze d’onda. E di nuovo, proprio come con Spitzer, è rimasto un bagliore di fondo, questa volta però in banda X: il CXB, quindi, o fondo cosmico a raggi X. Confrontando le due mappe, è scaturito che le fluttuazioni del bagliore residuo alle energie X più basse evidenzioano una coerenza importante con quelle presenti nelle mappe a infrarossi.
La scoperta non scaturisce da osservazioni puntuali: neanche i telescopi più potenti sarebbero in grado di distinguere le stelle e i buchi neri più lontani come singole sorgenti. Ma l’analisi del loro bagliore totale, giunto fino a noi dopo un viaggio lungo miliardi di anni luce, ha comunque fornito la possibilità agli astronomi d’estrarre i contributi relativi di stelle e buchi neri della prima generazione. In sostanza è come osservare da Milano uno spettacolo pirotecnico in corso a Palermo, spiegano gli autori dello studio per illustrare il metodo da loro seguito: i singoli fuochi d’artificio sono troppo deboli per essere visti, ma se si potessero rimuovere tutte le sorgenti luminose nel mezzo, sarebbe possibile rilevare un bagliore residuo. La presenza di fumo, poi, rafforzerebbe ulteriormente la conclusione che almeno parte di quel bagliore proviene proprio dallo spettacolo pirotecnico. Nel caso delle mappe del CIB e del CXB, sia una parte dell’emissione infrarossa che di quella X sembrano provenire dalle stesse regioni del cielo. E le sole sorgenti capaci di emettere in entrambe queste bande con l’intensità necessaria, spiegano gli scienziati, sono esattamente i buchi neri. Le galassie normali, comprese quelle con i tassi di formazione stellare più elevati, non sarebbero in grado di farlo. Non solo: per rimanere indistinte, le sorgenti alimentate dai buchi neri devono trovarsi a distanze elevate.

Il primo "vagito" di una stella appena nata!

Il primo "vagito" di una stella appena nata! La vita si sa bene, è una questione di equilibrio, e per ottenerlo bisogna cambiare constantemente.
Questo inculcava nel lontano 1930 al proprio figlio Eduard Albert Einstein in una celebre lettera. Le stelle chiaramente non hanno una vita in se ma si bensi si formano per poi evolversi. Tutta la loro vita è una costante e continua ricerca di equilibrio in cui tante di esse, appena formate sono costrette ad espellere miliardi e miliardi di tonnellate di materiale gassoso e polvere che hanno in eccesso dentro di loro per non essere costrette ad esplodere. Questo lo si sa da tempo ormai, ma ora c'è una conferma davvero importante che ci giunge da un'immagine a dir poco spettacolare, dai colori oltremodo superbi e di un dettaglio mai raggiunto, realizzata da un gruppo di astronomi nord e sud americani che, facendo uso del nuovissimo e potente Alma l'insieme di radiotelescopi posto a 5.000 metri nel deserto cileno di Atacama, hanno fissato una stella appena formatasi da cui fuoriescono, con una violenza e velocità inimagginabile, getti di gas e polvere. Questi, viaggiando a centinaia di migliaia di chilometri all'ora, vanno incontro ad altro materiale inerte e nello scontrarsi si produce un'energia notevolissima che si tramuta in segnale luminoso. La novità delle osservazioni dell'oggetto Herbig Haro 46/47, così si chiama dal nome di
Stella appena nata

due famosi astronomi del recente passato, sta soprattutto nel livello di dettaglio raggiungibile con il nuovo strumento, che osserva la radiazione elettromagnetica nelle lunghezze d'onda di un millimetro o meno. Questi pennacchi luminosi e colorati, a causa degli elementi chimici coinvolti nel fenomeno, stanno a soli 1400 anni luce da noi, nella costellazione della Vela, alquanto ricca di gas e polveri interstellari da cui si formano continuamente nuove stelle. La loro vita iniziale è sempre a rischio: da una massa informe di materiale diffuso, parliamo di poche particelle per centimetro cubo, si addensa una formazione sferoidale di qualche milione di chilometri di diametro, tipicamente, che si contrae su sé stessa per attrazione gravitazionale, le parti più interne sono sulla Terra. A questo punto sulla sfera è come se agissero due enormi mani infatti più dense e attirano sempre più quelle esterne. L'aumento di massa porta man mano a quello della densità al centro e di conseguenza della temperatura, parliamo comunque sempre di tempi "astronomici" e quindi centinaia di migliaia e più di anni. Quando la temperatura nel cuore dello sferoide va sui milioni di gradi si accende la fusione nucleare, quella che cerchiamo da 50 anni di riprodurre qui sulla Terra. Sulla stella nascente agiscono ora due fenomeni contrapposti: la gravità tende a far "cadere" le parti più esterne verso il centro, come un bicchiere cade per terra se ci sfugge di mano, mentre l'energia prodotta dalla fusione nucleare all'interno tende ad uscire, sotto forma di radiazione e calore, come una stufa elettrica accesa. Per dire è come se due mani schiacciassero un pallone da calcio e due dall'interno cercassero di farlo espandere. L'equilibrio, la parola chiave, può essere raggiunto nella stella anche espellendo quantità per noi mostruose di materiale dallo sferoide che sta diventando stella a tutti gli effetti, come nel nostro caso. Se non ce la fa la stella scoppia subito e si ritenta fra qualche miliardo di anni. Al di là della scoperta scientifica questa ricerca dimostra l'eccezionale resa di Alma, l'Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, un osservatorio astronomico internazionale che è una collaborazione fra l'Europa, il Nord America e l'Asia Orientale, in cooperazione con la Repubblica del Cile. Le parabole europee di Alma sono state fornite dall'Italia, che ha vinto la gara internazionale per la loro costruzione. Siamo noi infatti ad avere la migliore tecnologia in questo campo, che è apparentemente di nicchia, ma molto qualificante a livello internazionale.
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