Il-Trafiletto
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28/07/14

La Terra da spettacolo

Foto:NASA
Tutte le macchie luminose visibili in questa foto sono fulmini che hanno colpito la Terra nell'arco di 15 minuti.

La foto in time-lapse, scattata da Don Pettit, un astronauta presso la Stazione Spaziale Internazionale, è stata ottenuta con esposizioni multiple da 30 secondi, poi montate in sequenza con un software di elaborazioni immagini.

Le stelle appaiono come scie di luce che si stagliano sullo sfondo blu scuro del cielo notturno, mentre sulla superficie terrestre sono visibili le bande luminose delle illuminazioni urbane. Solo l'osservazione dallo Spazio permette di rendersi conto del numero di temporali in atto.
"Si verificano circa quattro milioni di lampi al giorno, sparsi in tutto il Pianeta", dice Joseph Dwyer, esperto di fulminologia presso il Florida Institute of Technology. La frequenza delle scariche varia nel corso della giornata, ed è massima quando il Sole sovrasta masse estese di terraferma, quali l'Africa e le Americhe.(science)

20/07/14

Gli stormi | Perchè proprio al tramonto?

Stormo al tramonto
Perché gli stormi formano stormi al tramonto? Per trovare protezione nel numero e per mantenersi al caldo e al sicuro quando si appollaiano per la notte.

Queste enormi nuvole scure di stormi sono conosciute in inglese con il termine murmuration e si formano la sera quando gli uccelli ritornano dai viaggi di foraggiamento, lunghi anche 32 chilometri. Le murmuration autunnali iniziano verso novembre, ma gli stormi diventano sempre più grandi man mano che gli uccelli migratori arrivano per l'inverno dall'Europa continentale. Secondo alcune fonti oggi in Italia svernerebbero più di un milione di coppie. Volando in stormi cosi numerosi , questi uccelli sono più al sicuro da sparvieri e falchi pellegrini che cercano di selezionare un pasto tra la moltitudine in rapido movimento.

Ciascuno stormo cerca di volare il più vicino possibile ai suoi vicini e di evitare di trovarsi all'esterno del gruppo. Questo semplice comportamento è sufficiente a creare gli spettacolari disegni che osserviamo nel cielo.(science)


17/11/13

Il cielo di Catania torna brillare

Un video regala la magia dello spettacolo dll'eruzione dell'Etna.
Ad incendiare il buio della notte, ci ha pensato ancora una volta l'Etna che è tornato a dare spettacolo. A soli sei giorni dall'ultima eruzione il vulcano più grande d'Europa ha dato il meglio di se con potenti boati e intense fontane di lava.

foto di Alessandro Puglia
Dal cratere di Sud-Est ci sono state esplosioni continue e una lunga colata di lava si è diretta verso la desertica Valle del Bove, un'area molto vasta lontana dagli insediamenti turistici, senza creare problemi alla popolazione. L'attività, la sedicesima dall'inzio dell'anno, si è concentrata nella zona sommitale del vulcano, rendendo ancora più spettacolarel'eruzione.


Boati, esplosioni e fontane di lava. L'Etna è tornato a dare spettacolo con una poderosa eruzione che ha illuminato la notte ed è proseguita fino all'alba. Dal cratere di Sud-Est ci sono state esplosioni continue e una lunga colata di lava si è diretta verso la desertica Valle del Bove (foto di Alessandro Puglia)


19/10/13

Fra le tante stelle dell'universo molti buchi neri

Fra le tante stelle dell'universo molti buchi neri. Questo e quanto si evince da uno studio della NASA, almeno una protogalassia su cinque, potrebbe includere un buco nero. Il risultato dello studio eseguito della NASA, è stato ottenuto utilizzando i dati dei satelliti Chandra e Spitzer, coordinato da Nico Cappelluti, ricercatore all’INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna.
I buchi neri, essendo l’ultimo stadio dell’evoluzione di stelle massicce, s’ipotizza che abbiano fatto la loro apparizione relativamente tardi, nella storia del cosmo. Non è affatto cosi: la loro presenza era già alqaunto estesa anche fra le primordiali stelle dell'universo. Questo è quanto ha scoperto un team internazionale di astronomi, diretto dall’italiano Nico Cappelluti, mettendo a confronto, per una stessa regione di cielo, il fondo a infrarossi con quello a raggi X. Ciò che ne è scaturito dai dati è che una sorgente di raggi infrarossi su cinque, fra quelle risalenti all’universo primordiale, è un buco nero. «Abbiamo impiegato quasi cinque anni, per portare a termine questo studio. Ma i risultati sono sorprendenti», dice Cappelluti. «I nostri risultati attribuiscono ai buchi neri almeno il 20 per cento dell’emissione cosmica di fondo infrarossa. Questo significa che, all’epoca delle prime stelle, i buchi neri già erano impegnati a cibarsi di gas in modo frenetico», spiega Alexander Kashlinsky, astrofisico presso il Goddard Space Flight Center della NASA, nel Maryland.
L'idea di effettuare uno studio tale ebbe inizio nel 2005, quando Kashlinsky e alcuni suoi colleghi, analizzando i dati del telescopio spaziale infrarosso Spitzer della NASA, notarono per la prima volta un bagliore residuo.
Buco nero

Successive osservazioni hanno confermato la persistenza d’un bagliore irregolare residuo, anche dopo un’accurata sottrazione del contributo di tutte le stelle e le galassie conosciute nella regione osservata. Da qui la conclusione che si trattava del fondo cosmico a raggi infrarossi (CIB), una luce risalente all’epoca in cui prendevano forma le prime strutture dell’universo, fra le quali stelle e buchi neri primordiali. La stessa regione di cielo è stata monitorata nel 2007 anche da un telescopio spaziale a raggi X, il satellite Chandra, sempre della NASA. Elaborando i dati multibanda ottenuti in quell’occasione, Cappelluti ha realizzato mappe a raggi X, rimuovendo tutte le sorgenti conosciute in tre lunghezze d’onda. E di nuovo, proprio come con Spitzer, è rimasto un bagliore di fondo, questa volta però in banda X: il CXB, quindi, o fondo cosmico a raggi X. Confrontando le due mappe, è scaturito che le fluttuazioni del bagliore residuo alle energie X più basse evidenzioano una coerenza importante con quelle presenti nelle mappe a infrarossi.
La scoperta non scaturisce da osservazioni puntuali: neanche i telescopi più potenti sarebbero in grado di distinguere le stelle e i buchi neri più lontani come singole sorgenti. Ma l’analisi del loro bagliore totale, giunto fino a noi dopo un viaggio lungo miliardi di anni luce, ha comunque fornito la possibilità agli astronomi d’estrarre i contributi relativi di stelle e buchi neri della prima generazione. In sostanza è come osservare da Milano uno spettacolo pirotecnico in corso a Palermo, spiegano gli autori dello studio per illustrare il metodo da loro seguito: i singoli fuochi d’artificio sono troppo deboli per essere visti, ma se si potessero rimuovere tutte le sorgenti luminose nel mezzo, sarebbe possibile rilevare un bagliore residuo. La presenza di fumo, poi, rafforzerebbe ulteriormente la conclusione che almeno parte di quel bagliore proviene proprio dallo spettacolo pirotecnico. Nel caso delle mappe del CIB e del CXB, sia una parte dell’emissione infrarossa che di quella X sembrano provenire dalle stesse regioni del cielo. E le sole sorgenti capaci di emettere in entrambe queste bande con l’intensità necessaria, spiegano gli scienziati, sono esattamente i buchi neri. Le galassie normali, comprese quelle con i tassi di formazione stellare più elevati, non sarebbero in grado di farlo. Non solo: per rimanere indistinte, le sorgenti alimentate dai buchi neri devono trovarsi a distanze elevate.
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