Il-Trafiletto
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21/10/14

Il "Nero" che oscura la nostra salute

Trova il suo habitat naturale nell’atmosfera ed è deleterio per la salute del genere umano. Il pulviscolo nero allo stadio elementare. 


A dare conferma di quanto detto, ci pensa uno studio eseguito a cura dal Cnr, il primo in assoluto del suo genere per quel che riguarda a livello nazionale, che presto sarà reso pubblico sulla rivista Atmospheric Environment. “L'agente inquinante, deleterio sia per il nostro ambiente che per la nostra salute, mischiato al carbonio organico, rappresenta la componente di carbone del dettagliato atmosferico, un pezzo fondamentale di quest’ultimo, fino al 40% della massa”, a parlare è Sandro Fuzzi dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima di Bologna (Isac-Cnr).

“Il carbonio elementare ed organico nell'atmosfera lo si trovano costantemente mischiati, in quanto sono essi stessi originati dalle stesse sorgenti: la combustione non completa di una qualsiasi sostanza organica, sia combustibili fossili, sia biomasse (legna e residui agricoli), per autotrazione, riscaldamento e produzione di energia”. I dati sono ancora limitati e non omogeneamente distribuiti sul territorio. “L’importante quadro di insieme a livello nazionale ha permesso di evidenziare che le concentrazioni di carbonio elementare nei siti trafficati sono più di cinquanta volte maggiori rispetto ai siti remoti di alta montagna.

Ad esempio, proviamo ad andare a Milano in un noto viale della metropoli, il valore medio nel periodo invernale arriva quasi a toccare i 6 microgrammi per metro cubo, valore che invece è pari a 0.1 presso il sito ad alta quota di Monte Cimone, nell’Appennino Tosco-Emiliano. Altro dato fondamentale è che gli agglomerati di carbonio organico ed elementare nella Pianura Padana in inverno sono 3-4 volte superiori rispetto a quelle estive”, prosegue il ricercatore. “Questo per via dell’intensità di alcune sorgenti quali il riscaldamento domestico durante la stagione fredda e delle frequenti condizioni di stabilità atmosferica, con scarso ricambio delle masse d'aria, che favoriscono l’accumulo degli inquinanti”.
La polvere nera che danneggia la nostra salute

Continuando nel periodo invernale, “le maggiori concentrazioni di carbonio organico nei centri urbani della Pianura Padana, raggiungono i 12 microgrammi per metro cubo nella città di Milano, in via Pascal, arrivando ad essere mediamente il doppio rispetto a centri urbani della Puglia, dove raggiungono valori massimi di 8 microgrammi per metro cubo nelle città di Lecce e Bari. Questi valori di stagioni a Milano sono maggiorati del 30% anche a quelli misurati in una grande città come Roma e corrispondono a percentuali di sostanza carboniosa che arrivano al 47% della massa totale dell’aerosol”, continua Fuzzi.

L'azione intrapresa, coordinata dalla Società italiana di aerosol a cui capo c'è Roberta Vecchi (Università di Milano), è stata condotta da 3 Istituti del Cnr, l’Isac di Bologna, l’Istituto sull’inquinamento atmosferico, l’Istituto di metodologia per l’analisi ambientale e da sette università italiane - Statale, Bicocca e Politecnico di Milano, atenei di Genova, Perugia, Bari e del Salento - dall’Arpa-Lombardia e dal Centro comune per la ricerca della commissione europea. “Il carbonio elementare nel segmento atmosferico sta diventando una costante maggiore di rilievo ambientale, tant’è che la Commissione Europea ne raccomanda continuamente il monitoraggio.

Ultimamente, studi epidemiologici hanno reso possibile il fatto che l’Organizzazione mondiale della sanità puntasse la sua attenzione su questa causa inquinante emergente per i suoi effetti deleteri ai danni dei sistemi respiratorio e cardiovascolare, oltre che per i possibili effetti cancerogeni”, conclude il ricercatore.


02/09/14

Quel problema attuale chiamato effetto serra.

L'effetto serra è un fenomeno per così dire atmosferico-climatico che indica la proprietà che ha un qualsiasi pianeta nel nostro caso la Terra, di trattenere nella propria atmosfera parte dell'energia solare proveniente dal Sole. In questo modo si instaura un processo, del tutto naturale, deputato alla regolazione dell'equilibrio termico del nostro pianeta, agendo sulla la presenza nell’ atmosfera di alcuni gas, detti appunto gas serra, che hanno come risultato complessivo quello di moderare la temperatura dell'atmosfera terrestre, evitando fortunatamente le grandi escursioni termiche a cui sarebbe soggetto il pianeta in loro assenza.
In pratica viene a crearsi una variazione del contenuto atmosferico di vapore acqueo, anidride carbonica e metano, di conseguenza un aumento delle concentrazioni di questi gas nell’atmosfera ci dà come risultato un aumento di calore con conseguente innalzamento della temperatura terrestre. La scoperta dell'effetto serra, è dovuta al fisico-matematico francese Joseph Fourier nell'Ottocento in seguito ai suoi studi teorici sulla trasmissione del calore nei corpi. Nel 1824 fu lui a capire che l'atmosfera produce un effetto serra sul nostro pianeta: l'energia irradiata dalla Terra verso lo spazio è minore di quella ricevuta dalla radiazione solare. Purtroppo la presenza dell’uomo, con le sue molteplici attività contribuisce, anche se molto lentamente, a modificare la temperatura ambientale, aprendo scenari preoccupanti per un futuro più o meno prossimo per il nostro pianeta. Tra i fattori che influiscono sull’effetto serra possiamo annoverare il consumo di CO2 da parte delle piante, le piogge, gli spostamenti di masse d’aria umide, il metano che passa dalla terra nell’atmosfera ad opera dei batteri, le eruzioni vulcaniche, l’emissione nell’atmosfera di CloroFluoroCarburi (CFC) i quali, impedendo la formazione dell’ozono, contribuiscono ad aumentare la temperatura terrestre grazie all’aumento del famoso “buco”. Anche l’uomo contribuisce non poco con le sue attività all’alterazione dell’effetto serra, come ad esempio la cementificazione, la costruzione di milioni e milioni di chilometri di autostrade, ma soprattutto con la distruzione di intere foreste, come nel caso della foresta amazzonica, dove in 25 anni è andato perso circa il 15% a causa dei disboscamenti. Ultimamente l’argomento “effetto serra” si sta concentrando su un altro grande problema: lo scioglimento dei ghiacciai, con il rischio di estinzioni di alcune specie animali come l’orso polare o di atolli che rischiano di scomparire per l’innalzamento del livello del mare. L’effetto serra è un fenomeno terribilmente complesso ed è ancora fonte di studi; è necessario però mettere in atto delle strategie di riduzione di questo fenomeno in modo da poterlo arginare o quantomeno rallentare, come ad esempio: fare in modo di ridurre la formazione di anidride carbonica, magari limitando l’uso di combustibili fossili come il petrolio, il carbone, gas, ecc., sia nella produzione di energia, sia nell’autotrazione; orientarsi verso le fonti di energia rinnovabile, cioè quelle alimentate dal Sole; aumentare le zone “forestali” per dar modo alla sintesi clorofilliana di eliminare l’anidride carbonica. (immagine presa dal web)

19/08/14

Curiosity non da speranze | Su Marte non c'è vita

Niente vita su Marte

Niente da fare: la sonda Curiosity non lascia speranze riguardo la possibilità di trovare una qualsivoglia forma di vita su Marte.

Da quando ha toccato il suolo del Pianeta Rosso nel cratere Gale, oltre un anno fa, la sonda Curiosity della NASA fornisce i rilievi più accurati dell'atmosfera marziana mai eseguiti e i risultati ottenuti sono particolarmente interessanti.
L'elemento più evidente è la forte scarsità di metano: il dato rende assai poco probabile la presenza di vita microbica, che produrrebbe invece il gas. La scoperta contraddice le misurazioni effettuate dalla Terra nel 2009, che avevano fatto ipotizzare elevate concentrazioni dell'idrocarburo in tre diverse regioni di Marte.(science)


08/08/14

10 Agosto: Tutti con gli occhi all'insù per vedere "le lacrime di San Lorenzo", ovvero le stelle cadenti.

10 Agosto, San Lorenzo. Si avvicina il giorno, o meglio la notte, durante la quale molte persone volgeranno lo sguardo in cielo per cercare di scorgere le famose stelle cadenti, chiamate anche “le lacrime di San Lorenzo” secondo una tradizione popolare. Un fenomeno, quello delle stelle cadenti, che si ripete ogni anno intorno alla fine della prima e l’inizio della seconda decade d’agosto, grazie all’incontro ravvicinato della Terra, nella sua orbita intorno al Sole, con uno sciame di meteoroidi che nella nostra atmosfera bruciano per attrito, producendo scie luminose chiamate meteore, cioè le classiche stelle cadenti, che spesso e volentieri si possono ammirare anche ad occhio nudo. Quest’anno, purtroppo, vedere le stelle cadenti potrebbe essere più complicato rispetto agli anni precedenti, dal momento che la loro luce sarà offuscata, almeno in parte, dalla Luna che raggiungerà il plenilunio proprio il 10 agosto. Bisognerà dunque mettere in atto validi accorgimenti per cercare di osservare al meglio tale spettacolo. In primis il momento migliore per osservare queste emozionanti scie luminose sarà la notte tra il 12 e il 13 agosto, intorno alle due di mattina, guardando nord-est, inoltre cercare di posizionarsi in un luogo ideale, lontano da fonti di luce diretta o indiretta, come edifici e luoghi illuminati, ed avere un’ampia visuale del cielo, dal momento che le stelle cadenti possono fare la loro comparsa da tutte le direzioni, non solo da nord-est. Portarsi un giacchetto per coprirsi dall’umidità notturna e…buona visione. (immagine presa dal web)

28/07/14

Svelato il mistero di Tunguska | Notizie in breve

Tre rocce ritrovate nel letto di un fiume potrebbero finalmente risolvere il mistero del cataclisma avvenuto in Siberia oltre 100 anni fa. 

Nel mese di giugno del 1908, un'enorme esplosione in prossimità del fiume Tunguska Podkamennaya abbatté in un colpo solo 80 milioni di alberi su una superficie di 2150 chilometri quadrati. La teoria più accreditata è che lo scoppio sia stato causato dal disintegrarsi di una cometa o di un meteorite nell'atmosfera terrestre, benché mancassero finora prove dirette. Oggi, però. Andrei Zlobin, geologo dell'Accademia delle Scienze russa, dice di aver ritrovato nel fiume Khushmo tre rocce che presentano chiare tracce di fusione, oltre a segni superficiali provocati dall'attrito durante l'attraversamento dell'atmosfera.
Ora è necessario analizzare chimicamente le pietre per confermare l'ipotesi di Zlobin.(science)

19/07/14

Sole | Ma quanto sei caldo? | Spazio, c'è ne ossigeno?

Quanto è caldo il Sole?
Come facciamo a sapere quanto è caldo il Sole? Il sole ha la rovente temperatura di 5500° C. 
Ci sono arsi modi per stimarla: in primo luogo possiamo misurare la quantità li radiazioni che colpiscono la Terra e utilizzare la distanza dal Sole e le sue dimensioni per calcolare quanto caldo deve essere perché possa produrre le radiazioni che ci raggiungono.

Inoltre, la luce del Sole ha un suo particolare spettro, la cui forma, così come la lunghezza d'onda alla quale concentra la maggior parte dell'energia emessa, ce ne rivela la temperatura. Il metodo più accurato si basa però sul fatto che gli elementi presenti nell'atmosfera solare assorbono le radiazioni: quali e quante ne sono assorbite dipende anche dalla temperatura n calore al centro del Sole, invece, può essere calcolato utilizzando le nostre conoscenze della fisica nucleare: lì la soffocante temperatura è di 15,7 milioni di gradi Celsius.

E' VERO CHE NON C'E' OSSIGENO NELLO SPAZIO?
C'è, eccome ossigeno nello Spazio. In prossimità del Sole, per esempio, ci sono circa 50 atomi di ossigeno in ogni metro cubo di Spazio. Anche se questa è una densità circa 100 miliardi di trilioni di volte inferiore a quella dell'ossigeno nell'atmosfera terrestre, è comunque un'abbondanza non trascurabile su scala cosmica. L'ossigeno è il terzo elemento più comune nell'Universo, ma rende conto di appena 1'1 per cento di tutta la materia. Al contrario, la Terra stessa è costituita per circa il 30 per cento di ossigeno, l'atmosfera per circa il 21 per cento e noi esseri umani per circa il 65 per cento. Allora, perché l'ossigeno è così tanto più abbondante sulla Terra che nello Spazio?

Perché quando il Sole si è formato, la sua radiazione ha spazzato via la maggior parte degli elementi più leggeri, come l'elio, arricchendo la Terra primitiva. La presenza della vita sul nostro Pianeta assicura inoltre un'abbondanza di ossigeno libero nell'atmosfera. Il 70 per cento dell'ossigeno nell'atmosfera terrestre è prodotto dalle alghe marine!(science)


17/07/14

Grafene | Com'è fatto? | Luna | C'è atmosfera sulla Luna?

Struttura del grafene
Il grafene è costituito da disegni esagonali di atomi di carbonio che costituiscono uno schema simile alla classica rete metallica da pollaio. 

Si possono creare sottili fogli di grafene semplicemente applicando del nastro adesivo su scaglie di grafite e rimuovendolo. Poiché però lo spessore che si ottiene è spesso quanto un solo strato di atomi, deve essere attaccato a una speciale pellicola perchè lo si possa vedere.

Luna

LA LUNA HA UN'ATMOSFERA?
Ebbene si, la Luna ha un'atmosfera propria, solo che è molto rarefatta rispetto a quella della Terra, circa 100 miliardi di volte meno densa. Un pianeta o un satellite possono mantenere un'atmosfera propria se l'attrazione della loro gravità può vincere i movimenti naturali di atomi e molecole nelle vicinanze. Poiché la Luna ha solo un sesto della gravità terrestre, non è in grado di trattenere una quantità di atomi e di molecole che altrimenti costituirebbero un'atmosfera, la maggior parte dei quali (ma non tutti!) sfugge facilmente nello Spazio.(science)


04/05/14

Luna | Ma è proprio vero che sulla Luna non ci sono temporali?

Superficie lunare (immagine dal web)
I temporali che avvengono sulla Terra, sappiamo essere causati dalle differenze di temperatura e pressione dentro l'atmosfera. Ma dal momento che sulla Luna non esiste praticamente atmosfera, in quanto che risulta essere 100mila miliardi di volte meno densa di quella terrestre, la Luna non ha dei veri e propri temporali o fenomeni meteorologici vari.

Gli astronauti che ahnno fatto parte delle missioni Apollo in orbita alla Luna, rapportarono però più di una volta, di avere visto fasce di luce che filtravano attraverso la polvere nell'atmosfera lunare, attorniando il sorgere ed il tramontare del Sole. A questo punto è ritenuto da più parti che tra la notte ed il giorno lunare esista una nube vorticosa di polevere che si espande da un polo all'altro.

Con ogni probabilità è generata da un leggero campo elettrico che corre in maniera orizzontale sulla superficie lunare tra la faccia in ombra e quella illuminata dal Sole. Tale fenomeno appena percettibile è però molto lontano dall'essere ritenuto un vero e prorio "temporale". (science)

25/04/14

Senza il Sole | Metti un alba senza il sorgere del Sole quanto a lungo la razza umana potrebbe sopravvivere?

La terra senza il Sole
Metti un giorno senza il Sole, immaginiamo che il Sole scomparisse, cosi senza un motivo, le piante non sarebbero più in grado di eseguire la fotosintesi, grazie alla quale producono l'ossigeno che respiriamo. Quanto a lungo sopravviverebbe la razza umana senza il Sole?

Nonostante ciò gli animali della Terra impiegherebbero comunque sia migliaia di anni prima di esaurire tutto l'ossigeno presente nell'atmosfera. Sarebbe il freddo ad ucciderci quasi tutti, molto più velocemente: dopo una settimana, infatti, la temperatura media globale scenderebbe a 0°C, dopo un anno sarebbe di -73°C e in un paio di decenni il freddo sarebbe tale da fare condensare l'atmosfera stessa.

Gli oceani ghiaccerebbero entro tre anni. Il ghiaccio, però, è un buon isolante, l'acqua in forma liquida potrebbe rimanere al di sotto del tetto di ghiaccio per miliardi di anni. Teoricamente certi uomini potrebbero sopravvivere a lungo in basi sottomarine vicino a sorgenti geotermiche, respirando l'ossigeno ottenuto dalla scissione di molecole d'acqua e raccogliendo cibo degli organismi che vivono sui composti sulfurei che sgrogano dalle sorgenti.

08/03/14

Non si vive di solo... vento sole ed acqua | Il calore dell'atmosfera come fonte di energia alternativa!

Non si vive di solo...vento sole ed acqua! Il calore dell'atmosfera come fonte di energia alternativa!

In base a quanto affermano un gruppo di ricercatori dell’Università di Harvard, tra cui figura l'italiano Federico Capasso in un prossimo o lontano futuro, potremmo essere in grado di ricavare energia rinnovabile anche dal calore dell’atmosfera. Chiariamo, potremo trarre energia rinnovabile esattamente dalla radiazione termica emessa costantemente dalla superficie della Terra.

Lo studio, pubblicato su Pnas, potrebbe suggerire così lo sfruttamento di una fonte di energia finora trascurata. Il nostro pianeta infatti, come tutti i corpi con temperatura superiore allo zero assoluto, emette continuamente nell’atmosfera un’enorme quantità di radiazioni termiche infrarosse. Detto in parole povere, si tratta di un flusso di calore che va dalla calda superficie terrestre al freddo Spazio aperto e che a livello puramente teorico, potrebbe ottemperare al fabbisogno energetico del pianeta.
Radiazione termica emessa dalla Terra

Ma si potrebbe sfruttare davvero questo tipo di energia
Steven Byrnes e i suoi colleghi di Harvard pensano di sì e propongono la costruzione di un dispositivo noto come raccoglitore di energia emissiva (EEH, emissive energy harvester) in grado di trasformare la radiazione termica terrestre in elettricità. I ricercatori hanno provato a immaginare due ipotetici modelli di EEH, basati su diverse tecnologie. Il primo è un EEH con un motore termico, in grado di ottenere energia facendo passare il calore ambientale a livello del terreno attraverso una placca più fredda.

Quest’ultima è mantenuta a bassa temperatura tramite raffreddamento radiativo, cioè la naturale perdita di calore in seguito all’emissione di radiazioni. Questo approccio, seppur relativamente semplice, risente di diverse limitazioni tecniche, una su tutte la difficoltà di garantire l’isolamento e il raffreddamento del dispositivo.
Una seconda e più promettente ipotesi è quella di utilizzare una rectenna, cioè un’antenna in grado di convertire direttamente le radiazioni elettromagnetiche in corrente elettrica. Uno strumento del genere sarebbe in grado di ricavare energia dalla differenza di temperatura tra le componenti elettroniche con un funzionamento paragonabile a quello di una cella fotovoltaica. La tecnologia attuale è però ancora acerba e al momento un EEH basato sulla rectenna non riuscirebbe a produrre quantità apprezzabili di elettricità.

La strada verso la costruzione di un prototipo è quindi ancora lunga.
Il primo passo sarà quello di abbattere le limitazioni tecniche in modo da poter realizzare un dispositivo efficiente e dai costi contenuti. “Ci sono diverse sfide scientifiche e tecnologiche che dobbiamo superare", afferma Byrnes: "Noi e altri scienziati stiamo lavorando su queste, una per una”. Gli scienziati sperano che in futuro l’EEH possa avere un ruolo nel panorama delle energie rinnovabili, andando ad affiancare le tecnologie già esistenti.
“Dato che può essere trasparente alla luce del Sole visibile e nel vicino infrarosso, il dispositivo potrebbe essere installato sopra un pannello solare, permettendo la generazione ulteriore energia anche nelle ore notturne e senza ulteriori costi di installazione”, suggerisce Byrnes. “Ciò che più conta però", conclude il ricercatore, "è che in campo energetico non esiste una tecnologia migliore di un’altra, diverse situazioni necessitano diverse soluzioni. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di sviluppare un portafoglio di differenti tecnologie energetiche”.

25/12/13

Odissea nello spazio…2013!

Odissea nello spazio...2013! Di diritto possiamo annoverare tra gli eventi spaziali del 2013 al primo posto possiamo annoverare, e a giusta ragione, all'inaspettato arrivo di un meteorite sopra la regione russa di Chelyabinsk, avvenuto a febbraio. Forse per l’inaspettata, e la devastante discesa del meteorite che è stata la migliore registrazione della storia, grazie alla presenza di tantissime telecamere d’istanza nella zona. Con quasi 20 metri di lunghezza, il meteorite di Chelyabinsk è stato il più grande a giungere sulla terra da ben 100 anni a questa parte, suscitando l’interesse per il rilevamento degli asteroidi ed eventuali misure preventive. Ma ecco tutti gli altri eventi spaziali dell'anno che sta per concludersi, ricordati dal NewScientist.

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Spazio anno 2013
 
Cominciamo dagli eventi recenti. Sarebbe dovuta essere la cometa del secolo, con una luminosità più splendente di quella della Luna, ma il Sole l’ha dissolta prima che potesse rivelarsi in tutta la sua brillantezza: parliamo di ISON, studiata da dozzine di sonde, e attesa da centinaia di astronomi professionisti ed amatori che hanno scrutato il cielo nella speranza di osservarla. Al suo posto sarà invece possibile osservare a occhio nudo un’altra cometa, Lovejoy R1, per tutto il mese di dicembre. Ma il passo dalle comete ai pianeti è breve.

Anche se ancora non sappiamo con certezza assoluta se dei microbi abbiano definitivamente fatto parte della popolazione ideale ed ipotetica di Marte, quest’anno le osservazioni di Curiosity hanno dato forza e sostanza una volta per tutte che il pianeta rosso, Marte, è stato in grado in un lontano passato, potenzialmente di ospitare la vita: analisi eseguite su una roccia, estratta dal rover nei presso di un antico canale supportano l’ipotesi che il cratere Gale fosse una volta un lago colmo di acqua potabile, e incoraggiano la speranza di trovare tracce di antichi esseri viventi su Marte. Ma Curiosity non è l’unico veicolo che si appresta a fare misurazioni e scoperte su Marte: anche l’India ha deciso di partecipare all’esplorazione del pianeta rosso lanciando, lo scorso novembre, la Mars Orbiter Mission, costata “solo” 73 milioni di dollari.

La sonda contiene diversi strumenti scientifici, per determinare la presenza di metano nell’atmosfera e per cercare di ottenere maggiori informazioni sul clima del pianeta (uno scopo condiviso anche dalla missione MAVEN della Nasa. Ma il 2013 è stato un anno importante anche per gli esopianeti: ad Aprile il telescopio Kepler della NASA ha osservato la prima coppia di pianeti simili per dimensioni alla Terra, entrambi in orbita all’interno della zona abitabile che circonda la loro stella, Kepler 62, a 1200 anni luce dalla Terra. Secondo gli astronomi, si tratterebbe di pianeti rocciosi, abbastanza massivi da poter trattenere una spessa atmosfera, coperti di oceani liquidi che potrebbero potenzialmente ospitare la vita. Lanciato nel 2009, il telescopio Kepler ha scoperto, nei suoi 5 anni di attività, 167 esopianeti e ha identificato quasi 3000 possibili candidati, alcuni dei quali potrebbero ospitare la vita. Ma la sua missione si è interrotta bruscamente poco dopo la scoperta degli esopianeti di Kepler 62: a maggio la Nasa ha infatti annunciato che il telescopio era gravemente danneggiato. La missione è stata poi ufficialmente interrotta ad Agosto.

Ma di esopianeti si è parlato anche a livello teorico quest'anno. Era il 1961 quando l’astronomo Frank Drake ricavava la sua famosa equazione per stimare il numero di civiltà extraterrestri esistenti in grado di comunicare nella nostra galassia: la formula tuttavia conteneva una quantità di incognite sconosciute a quei tempi, tra cui la possibilità o no che esistessero effettivamente pianeti al di fuori del Sistema Solare. Grazie all’enorme quantità di dati sugli esopianeti raccolti negli ultimi tempi, quest’anno Sara Seager del Mit ha potuto rielaborare l’equazione, restringendo i campi di ricerca e focalizzandola sui pianeti che potrebbero contenere tracce biologiche nelle loro atmosfere.

Il 2013 è stato anche l’anno della nascente concorrenza nell’esplorazione commerciale dello Spazio: fino a settembre, la SpaceX era l’unica compagnia privata di voli spaziali in grado di consegnare i rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale. La SpaceX è stata tuttavia affiancata dall’Orbital Sciences, che ha lanciato e attraccato all’ISS la sua capsula cargo Cygnus. E dal trasporto merci privato nello Spazio passiamo ai tour per esseri umani attorno a Marte: il milionario Dennis Tito ha infatti annunciato di aver formato una organizzazione no-profit con lo scopo di mandare due persone sul pianeta rosso entro il 2018, con un viaggio che avrebbe la durata di 501 giorni. La missione ha tuttavia bisogno del supporto della Nasa, e non è ancora chiaro se l’agenzia spaziale americana accetterà o no l’offerta.
Infine, dopo 35 lunghi anni di viaggio, il 2013 è stato l’anno in cui la sonda Voyager 1 della Nasa ha finalmente lasciato il Sistema Solare: il veicolo continuerà a mandare alla Terra dati che ci permetteranno di comprendere meglio la zona che ci circonda, e terminerà la sua missione nel 2015, dopo aver esaurito il suo combustibile.



29/10/13

Satelliti europei pronti a sbarcare su una cometa per prendere...le distanze delle stelle

Satelliti europei pronti a sbarcare su una cometa per prendere...le distanze delle stelle. Sono settimane cruciali, queste che stanno per arrivare, per le attività spaziali europee in gestione dell' Esa, l'Agenzia spaziale europea. Due complessi satelliti, Goce e Planck, hanno terminato di lavorare portando a casa un successo totale riguardo il funzionamento e la raccolta dati, mentre altri due, Rosetta e Gaia, si apprestano a dare dimostrazione dei propri compiti eseguiti fino a poco tempo fa ritenuti impossibili da realizzare. Rosetta sbarcherà su una cometa che sta per arrivare verso il Sole mentre Gaia prenderà la posizione e la distanza di circa un miliardo di stelle che stanno attorno a noi.
Goce è stato disalimentato ed i suoi serbatori svuotati del propellente residuo, Xenon a fatto la stessa fine il 21 ottobre scorso. Soltanto una precauzione, dal momento che inizierà a cadere verso la Terra con un'orbita a spirale e infine, verso la metà novembre, entrerà nell'atmosfera e si disintegrerà venendo a contatto con gli strati bassi, più densi, quelli in cui noi riusciamo a respirare. L'Agenzia è certa che il satellite, una sorta di bestione da quintali di chili carrozzato talmente bene da essere chiamato la "Ferrari" del cielo, si disintegrerà, ma qualche pezzo potrebbe arrivare benissimo al suolo. Certo la probabilità che arrivi in un centro abitato è praticamente minima, ma questo fatto aumenterà di certo le polemiche sulla "spazzatura spaziale", le molteplici migliaia di pezzi grandi e piccoli, dal bullone all'intero satellite, che girano attorno alla Terra avvolgendola oramai come una sorta di rete metallica molto pericolosa.
Terra

Un bullone in orbita è capace di perforare come burro un satellite nuovo di pacca, grazie alla differenza di velocità fra i due mezzi. Non soltanto scienziati e militari ne discutono da parecchio tempo negli States, i maggiori responsabili dello space junk, ma ora anche economisti che mettono in rilievo come lo spazio sia erroneamente inteso dai governi come una commodity gratuita. Nulla di più errato, dal momento che abbiamo fin troppa spazzatura spaziale, si calcola, per i prossimi 300 anni, cioè non se ne andrà via prima del 2300.
Satellite Goce

Goce comunque il suo lavoro lo ha fatto e anche bene negli ultimi 4 anni, dando dimostrazione che il satellite, realizzato come capocommessa da Thales Alenia Space di Torino, era stato ideato e integrato al meglio. Ha misurato punto per punto il campo gravitazionale terrestre che, come si sa, cambia perché il nostro pianeta non è costante e di conseguenza nelle zone in cui è più denso la massa è maggiore e la forza di attrazione gravitazionale conseguentemente più intensa. Ne è uscita una mappa 3D divertente, un mappamondo colorato e globoso, che ci dice però dove la gravità è più forte.
Molto utile, e non certo solo per appagare la curiosità degli scienziati, ma perché permetterà ora di capire molto meglio la circolazione delle correnti negli Oceani e anche come è fatto all'interno il nostro pianeta.  
Satellite Plank

Planck ha invece misurato, con una precisione inaudita, la radiazione di fondo, quel che rimane oggi della prima radiazione che è riuscita a filtrare dall'universo primordiale, subito dopo il Big Bang. Per 300.000 dei nostri anni l'universo, in espansione rapidissima, era composto, pensiamo, di materia e radiazione talmente dense, forti e intrecciate una all'altra che nessun segnale riusciva a emergere per raccontarci cosa stava succedendo. E' questa strana carta del cielo fatta di diversi colori, così diversa dal cielo stellato che vediamo sopra di noi, la fotografia del primo universo visibile, anche se occorre avere gli speciali occhiali di Planck per vederlo dato che parliamo di microonde. Occhiali molto particolari sono gli strumenti di Planck che, per poter osservare senza essere disturbati quella radiazione, debbono essere raffreddati a temperature prossime allo zero assoluto, siamo a circa -270 gradi.
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