Il-Trafiletto
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02/09/14

Quel problema attuale chiamato effetto serra.

L'effetto serra è un fenomeno per così dire atmosferico-climatico che indica la proprietà che ha un qualsiasi pianeta nel nostro caso la Terra, di trattenere nella propria atmosfera parte dell'energia solare proveniente dal Sole. In questo modo si instaura un processo, del tutto naturale, deputato alla regolazione dell'equilibrio termico del nostro pianeta, agendo sulla la presenza nell’ atmosfera di alcuni gas, detti appunto gas serra, che hanno come risultato complessivo quello di moderare la temperatura dell'atmosfera terrestre, evitando fortunatamente le grandi escursioni termiche a cui sarebbe soggetto il pianeta in loro assenza.
In pratica viene a crearsi una variazione del contenuto atmosferico di vapore acqueo, anidride carbonica e metano, di conseguenza un aumento delle concentrazioni di questi gas nell’atmosfera ci dà come risultato un aumento di calore con conseguente innalzamento della temperatura terrestre. La scoperta dell'effetto serra, è dovuta al fisico-matematico francese Joseph Fourier nell'Ottocento in seguito ai suoi studi teorici sulla trasmissione del calore nei corpi. Nel 1824 fu lui a capire che l'atmosfera produce un effetto serra sul nostro pianeta: l'energia irradiata dalla Terra verso lo spazio è minore di quella ricevuta dalla radiazione solare. Purtroppo la presenza dell’uomo, con le sue molteplici attività contribuisce, anche se molto lentamente, a modificare la temperatura ambientale, aprendo scenari preoccupanti per un futuro più o meno prossimo per il nostro pianeta. Tra i fattori che influiscono sull’effetto serra possiamo annoverare il consumo di CO2 da parte delle piante, le piogge, gli spostamenti di masse d’aria umide, il metano che passa dalla terra nell’atmosfera ad opera dei batteri, le eruzioni vulcaniche, l’emissione nell’atmosfera di CloroFluoroCarburi (CFC) i quali, impedendo la formazione dell’ozono, contribuiscono ad aumentare la temperatura terrestre grazie all’aumento del famoso “buco”. Anche l’uomo contribuisce non poco con le sue attività all’alterazione dell’effetto serra, come ad esempio la cementificazione, la costruzione di milioni e milioni di chilometri di autostrade, ma soprattutto con la distruzione di intere foreste, come nel caso della foresta amazzonica, dove in 25 anni è andato perso circa il 15% a causa dei disboscamenti. Ultimamente l’argomento “effetto serra” si sta concentrando su un altro grande problema: lo scioglimento dei ghiacciai, con il rischio di estinzioni di alcune specie animali come l’orso polare o di atolli che rischiano di scomparire per l’innalzamento del livello del mare. L’effetto serra è un fenomeno terribilmente complesso ed è ancora fonte di studi; è necessario però mettere in atto delle strategie di riduzione di questo fenomeno in modo da poterlo arginare o quantomeno rallentare, come ad esempio: fare in modo di ridurre la formazione di anidride carbonica, magari limitando l’uso di combustibili fossili come il petrolio, il carbone, gas, ecc., sia nella produzione di energia, sia nell’autotrazione; orientarsi verso le fonti di energia rinnovabile, cioè quelle alimentate dal Sole; aumentare le zone “forestali” per dar modo alla sintesi clorofilliana di eliminare l’anidride carbonica. (immagine presa dal web)

11/03/14

Quattro nuovi gas responsabili del buco nell'Ozono

Un gruppo di ricerca dell’Università East Anglia in Gran Bretagna ha scoperto quattro nuovi gas responsabili del fenomeno del buco dell’ozono. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience rivela che tali sostanze  sarebbero state immesse nell’atmosfera a partire dagli anni ’60 e si è notato come le concentrazioni in atmosfera di alcuni di questi gas siano aumentate giorno dopo giorno nel corso degli ultimi 50 anni. Delle 4 sostanze individuate dagli scienziati, 3 fanno parte dei clorofluorocarburi e una degli idroclorofluorocarburi. Sarebbero in particolare i primi ad essere responsabili del buco dell’ozono che già da tempo si è creato sopra l'Antartide.
Buco nell'ozono
 Per valutare la situazione, il gruppo di ricerca coordinato da Johannes Laube, ha preso dei campioni atmosferici in Tasmania e in Groenlandia. Secondo i calcoli effettuati, l'emissione di questi 4 nuovi gas in realtà sarebbe da considerare piccola (circa 74.000 tonnellate nell’anno 2012), “piccola” in rapporto al fatto che negli anni ’80 i clorofluorocarburi nell’atmosfera erano stimati in circa un milione di tonnellate. “Piccola” ma comunque dannosa e fuori legge dato che queste sostanze, sottolineano i ricercatori, sono in contrasto con il Protocollo di Montreal, il trattato internazionale dell’89 nato per far in modo che vengano ridotte gradualmente (fino a totale scomparsa) tutte le sostanze che provocano danni allo strato di ozono. Purtroppo però, come ha dichiarato Laube: ''la normativa presenta delle scappatoie che permettono ancora qualche utilizzo di queste sostanze''. Da dove esattamente vengono emessi questi gas? Gli esperti non hanno una risposta certa, probabilmente dalla produzione di insetticidi e detergenti per la pulizia di prodotti elettronici. Il problema che hanno fatto presente i ricercatori, tra l’altro, è che, anche smettendo immediatamente di utilizzare queste sostanze, esse rimarranno nell’atmosfera ancora per decine di anni data la caratteristica di questi gas di dissolversi lentamente.
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