Il-Trafiletto
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05/02/14

Yutu | Gelato sulla Luna!

Yutu gelato sulla Luna! Pare proprio che il Coniglio di Giada, Yutu, ovvero il rover cinese giunto sulla Luna il 14 dicembre scorso, non abbia resistito al freddo della lunga notte lunare. Soltanto poche settimane alla temperatura di -180 gradi per gelarsi definitivamente e insieme a lui, il sogno spaziale della Cina.


Bisognava risvegliarsi dallo stato di ibernazione in cui era stato introdotto sulla Terra per poi riprendere a svolgere il suo lavoro, ma qualcosa non è andata per il verso giusto e, nonostante fosse scaldato da un piccolo cuore di Plutonio, il freddo ha generato guasti elettronici e meccanici che i tecnici hanno inutilmente tentato di riparare.

Eppure le prime due settimane aveva lavorato bene, arrivato sulla Luna perfettamente era sceso dal lander e ottenuto vari primati, come quello del ritorno al nostro satellite che dagli anni '70 non veniva visitato o da uomini, nel caso di Nasa, o mezzi robotici, l'ultima missione fu una sonda sovietica verso la fine del decennio.

Rover cinese sulla Luna
Primo, parziale, fallimento della Cina dopo una serie di notevolissime imprese negli ultimi anni, come il lancio di missioni umane nello spazio, le attività extraveicolari di tachionauti, così si chiamano gli astronauti per i cinesi, e infine la riuscita costruzione del nucleo della loro stazione spaziale, il Palazzo di Giada, già visitata da un equipaggio. Anche se in parte non riuscita questa missione lunare comunque testimonia la importantissima acquisizione da parte della Cina della tecnologia per arrivare al suolo del nostro satellite, che solo Usa e Russia hanno.

 Un particolare divertente, immancabili anche in questo caso sono subito arrivati i negazionisti spaziali: quella della missione spaziale cinese sulla Luna è una finzione, come lo furono quelle americane e russe, Yutu non è mai arrivato sul suolo del nostro satellite, tutto girato in studio per gabbare l'umanità. La Cina però non è certo l'unica nazione che ha interessi recenti nei confronti del nostro satellite, vuoi per sviluppare tecnologie utili per una futura, anche parziale, colonizzazione e sfruttamento delle risorse.

India, Giappone e Corea del Sud, oltre agli immancabili Usa, hanno in programma missioni simili a quella cinese, anche se ancora non si sa bene come pensano di fare. Per il 2018 sia Usa che Russia vogliono poi arrivare ai poli lunari per verificare la presenza di acqua. Vari indizi, molto robusti, indicano infatti che nei crateri lunari ai poli, entro i quali il sole non arriva con i suoi raggi, potrebbe esserci ghiaccio di acqua in abbondanza. Ritorna poi una vecchia idea degli anni '50 del secolo scorso, ossia utilizzare la Luna come base intermedia per il viaggio verso Marte.

Anche qui comunque il vero contendente è l'industria privata americana che ha già fatto vedere cosa può fare con le missioni di rifornimento alla Stazione spaziale internazionale, ora rifornita da SpaceX e altri, inimmaginabile anche solo 10 anni fa. Da Google con il suo "Lunar Prize" all'americana Golden Spike che promette di portarci sul satellite per il 2020, è tutto un fiorire di proposte e iniziative. Come ci dimostra il povero Coniglio di Giada, comunque, meglio andarci di giorno.

27/12/13

Alla scoperta del luogo più freddo del mondo!

Alla scoperta del luogo più freddo del mondo: destinazione Antartide! Sembrerebbe che satelliti della Nasa abbiano scoperto un nuovo luogo più freddo del mondo, dove si sia registrata una temperatura record di 93.2 gradi sotto lo zero. Il luogo è situato esattamente poco più sotto di un alto crinale tra la montagna più alta del Polo Sud Dome Argus e il Dome Fuji. Pare che la temperatura record si registri in particolare quando il cielo è sereno e se queste condizioni meteo permangono per alcuni giorni la superficie gela.

antartide
Antartide: -93,2 gradi
Oltretutto, i 93.2 gradi sotto lo zero, abbattono il precedente record che era di 89.2 gradi sotto zero, registrati nel 1983 nell’Antartico orientale.

Questa nuova e incredibile scoperta è stata fatta il 10 agosto 2010 ma è stata resa pubblica soltanto pochi giorni fa durante un congresso dell’Unione geofisica americana a San Francisco direttamente dai  ricercatori del National Snow and Ice Data Center di Boulder di Colorado.

Ovviamente sono zone che non possono essere abitate dall’essere umano, ma ci sono comunque dei record di località più fredde abitate da cittadini e che in alcuni anni hanno toccato temperature incredibili : nel 1982 e nel 1933 in Siberia nordoccidentale, esattamente nelle città di Verkhoyansk e Oimekon, le temperature toccarono i 67,8 gradi sotto lo zero.

22/12/13

“Gaia” dicci come è fatta la nostra Galassia!

Puntuale con l'orario di partenza previsto, Gaia, il satellite tutto europeo è partito dalla Guaiana francese, e dopo soli 40 minuti di tragitto parte l'applauso liberatorio degli addetti ai lavori. Gaia dunque, il satellite ideato e realizzato interamente in continente europeo, costato ben 1 miliardo di euro, ci dirà come è fatta la nostra Galassia con un precisione mai ottenuta prima fino ad oggi. Il decollo è avvenuto alle 10.12 ora italiana del 19 corrente mese ed entrato in un orbita sicura che lo condurrà al suo posto di lavoro, a circa 1.5 milioni di chilometri dalla Terra.

Un punto strategico, scoperto sulla carta da un grandissimo e celebre fisico, Lagrange, di cui quest'anno a Torino si celebrano i 250 anni dalla nascita. Lì, in quel determinato punto nello spazio le forze di attrazione di Sole e Luna e Terra si equivalgono e il satellite potrà in tutta tranquillità trascorrere i prossimi 5 anni a prendere le misure di un miliardo di stelle, 1.000.000 galassie, sperando di potere scoprire almeno 10.000 nuovi pianeti extrasolari: un'impresa ritenuta impossibile quando partì l'idea di Gaia nel 1991.

L'estrema complessità del satellite, due telescopi con sei specchi, un rivelatore di 106 ccd a mosaico per complessivi 1 miliardo di pixel, il più grande mai lanciato nello spazio, che produrranno un catalogo di un petabye , comparabile ai maggiori database esistenti come complessità, , anche perché deve essere creato in modo sincrono, ossia tenendo presente allo stesso tempo tutti i dati, vari miliardi.

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Satellite europeo "Gaia"
Gaia una volta raggiunta la posizione in L2 agirà come un faro che continuamente, nel nostro caso per 5 anni, ruota e illumina una parte di galassia, rubando contemporaneamente posizione e luminosità delle stelle che incontra. La precisione di queste misure è difficile da dare in numeri, per visualizzare gli scienziati dicono che Gaia è capace di misurare lo spessore di un capello a 1.000 chilometri di distanza e oltre.

Nel 2019 il satellite finirà il suo lavoro e 4 anni dopo, 2023 sarà pronto il catalogo di Gaia che riporterà posizione e luminosità di un miliardo di stelle. Come geometri cosmici gli scienziati inizieranno a ricostruire la vera forma della nostra Galassia, che ci dirà molte cose su dove siamo, come sono fatti i nostri vicini, come evolvono le stelle, quale è la fisica che governa le stelle, queste gigantesche fucine con un'inesauribile fonte di energia, la fusione nucleare che qui sulla terra inseguiamo da 50 anni.

Gaia è uno dei principali progetti dell'Agenzia Spaziale Europea, i cosiddetti cornerstone per la loro importanza scientifica, tecnologica e industriale, nato da un enorme sforzo industriale guidato dal Consorzio francese di Astrium, con 70 aziende di 16 paesi. L'Italia partecipa in modo molto attivo, è il secondo Paese dopo la Francia ed anche uno dei progetti in cui lavorano più ricercatori giovani, con un entusiasmo che alla diretta del lancio seguita a Padova all'Università e Torino alla Altec, era palpabile e culminato in un liberatorio appaluso dopo i fatidici 40 minuti in cui un satellite può ancora fallire l'entrata in orbita. E' andato tutto bene, lasciamo il lavorare il geometra cosmico, sapremo nel 2023 meglio quale è il nostro posto nell'Universo.


05/12/13

Vivere sulla Luna? Magari…la verdura già c’è il resto lo portate voi!

Vivere sulla Luna? Magari…la verdura già c’è il resto lo portate voi! Se mai un domani l’umano essere dovesse prendere la decisione, di fare i bagagli e traslocare in una residenza Lunare, quanto meno avranno belle e pronte delle erbette per insaporire i pasti che si porteranno dietro. Almeno, pare che questo sarà possibile se l’esito dell'esperimento in programma per il 2015 dalla Nasa dovesse andare a buon fine: l'agenzia spaziale USA, in collaborazione con l'équipe del Lunar Plant Growth Habitat, infatti, ha tutta l’intenzione di piantare e coltivare sul suolo lunare, tutta una una serie di contenitori delle dimensioni di un barattolo da caffè, contenenti semi, ma anche fotocamere e sensori per tenerne sotto controllo lo sviluppo e la crescita.
Rape, basilico e arabetta (arabidopsis, già molto usata nelle ricerche scientifiche) sono le piante preferite dai ricercatori per eseguire l’esperimento: la crescita avverrà in un habitat autosufficiente, un contenitore del peso di circa 1kg, che sarà trasportato sulla Luna da un veicolo spaziale. Per ridurre i tempi della missione, stavolta la Nasa ha volto la sua attenzione ad un sistema di viaggio non del tutto convenzionale.
Verdure sul suolo lunare

“Come possiamo mandare le piante sulla Luna il prima possibile?”, svelano di essersi chiesti all'agenzia spaziale americana. Presto fatto,“Con l’autostop! Grazie a Google, infatti, possiamo fare riferimento ad uno dei futuri viaggi sulla Luna che verranno realizzati dalle compagnie in competizione nel Google Lunar X-Prize”.
 
Si tratta del concorso, organizzato e finanziato dal colosso di Montain View con scadenza il 31 dicembre 2015, offre infatti un premio in denaro all'azienda che riuscirà ad atterrare in modo sicuro sulla Luna, viaggiare 500 metri sopra o sotto la superficie del satellite e inviare alla Terra due campioni di suolo. Premi bonus si potranno ottenere esaminando reperti, sopravvivendo alla fredda notte lunare e completando missioni secondarie sulla Terra o nello Spazio.

Una volta sulla Luna, i semi trasportati saranno irrigati di acqua e avranno a disposizione abbastanza aria per garantire almeno cinque giorni di crescita alle piantine. Lo sviluppo sarà monitorato per circa dieci giorni e confrontato con i dati ottenuti sulla Terra, tramite fotografie scattate a intervalli regolari. Secondo la Nasa, grazie questo esperimento la comunità scientifica otterrà più conoscenze sulle piante e maggiori informazioni sulle possibilità di vita sul nostro satellite: “Gli esseri umani possono vivere e lavorare sulla Luna? Non solo per una vacanza di pochi giorni, ma rimanere per decenni? Il primo passo per trovare una risposta è inviare piante, sensibili quanto gli esseri umani – se non di più – alle condizioni ambientali. I vegetali, per esempio, contengono materiale genetico che può essere danneggiato dalle radiazioni quanto quello degli umani”.


28/11/13

Occhi "spaziali" puntati sulla cometa Ison...prima che torni a perdersi nello spazio sconfinato!

Sono una decina gli...occhi "spaziali", ovvero i satelliti astronomici, che sono puntati in queste ore spaciali, che volgono lo sguardo sulla cometa Ison, che sta dirigendosi verso il punto più critico della sua orbita!

Quando sarà al punto più vicino al Sole se sopravviverà, potrà invertire il suo cammino, facendo ritorno, prima verso di noi poi potrà essere libera di perdersi nuovamente negli spazi più reconditi del lontano del sistema solare. Si, si tratta per la cometa Ison del suo punto di ritorno, quasi fosse un boomerang virtuale, che potrà toccare alle 19.48 ora italiana di oggi, 28 novembre.

Al momento si trova al massimo del bombardamento da parte del vento solare, un fiume di particelle che esce dalla nostra stella, e della radiazione, ovviamente anch'essa sempre più intensa man mano che si avvicina.
Cometa Ison

Come se non bastasse proprio in queste ore il Sole ha eruttato un violento Cme, ossia un getto di gas incandescente e particelle, roba da milioni di chilometri di grandezza.

Sopravvivrà questa palla di ghiacci, roccia e polvere, grande pochi chilometri, all'abbraccio del Sole o questo gli sarà fatale e, come tante altre comete, si spaccherà in vari pezzi ?

Vedremo, manca poco: certo, se tutto andrà per il meglio, dal 1 dicembre, molto bassa sull'orizzonte, al tramonto potremo vedere la cometa di Natale con la sua coda che è già sui 2 milioni di chilometri di lunghezza. Al momento possiamo seguire il suo avvicinamento al Sole, per qualche ora, grazie alle riprese in tempo quasi reale del satellite Nasa Soho.

02/11/13

Siamo a conoscenza di oltre i 1000 pianeti extrasolari: non rimane altro che attendere quando potremo vederne uno direttamente

Siamo a conoscenza di oltre i 1000 pianeti extrasolari: non rimane altro che attendere quando potremo vederne uno direttamente! Fino a gennaio del 1995 non eravamo a conoscenza di nemmeno uno di essi, anche se ipotizzavamo ce ne fossero a milioni. Poi intorno la metà di quell'anno stesso, venne alla luce il primo pianeta extrasolare, cioè che orbita attorno ad una stella diversa dal Sole, per poi proseguire la scoperta di altri pianeti, fino ad arrivare al 22 ottobre scorso, quando è stata superata la soglia psicologica dei 1000 pianeti extrasolari conosciuti. Ad oggi sono per l'esattezza 1010, ma il numero è alquanto provvisorio, dal momento che non trascorre settimana che non ne vengano alla luce altri di essi scoperti dallo spazio oppure dalla terra.
Pianeti extrasolari

Capiamoci subito, questi pianeti gli astronomi non li vedono direttamente, ma ne intuiscono la presenza con varie tecniche, per esempio: da piccole fluttuazioni della luce proveniente dalla stella in osservazione e dovute al passaggio del pianeta davanti alla stella stessa, fra noi e lei. Una sorta di mini eclisse, ma molto mini, come fosse quella provocata da una farfalla notturna che voli davanti a un lampione lontano.
Il miglior strumento finora utilizzato in questa caccia ad altri sistemi solari, e quindi altre Terre, è senz'altro il satellite Nasa Kepler, che ha messo alla luce migliaia di possibili papabili o sospetti, che vanno poi confermati con pazienti e difficili osservazioni da Terra.

Fra questi 1000 e oltre pianeti troviamo un po' di tutto, da pianeti piccoli come il nostro Mercurio a giganti gassosi quasi 2 volte il nostro Giove che, ricordiamolo è almeno 11 volte più grande della Terra. Sono chiaramente molto più frequenti le scoperte di pianeti giganti, dato che c'è un evidente effetto di selezione: è tanto più facile vedere i pianeti giganti rispetto a quelli piccoli come la Terra, esattamente come è più facile scorgere un pachiderma in lontananza rispetto a una piccolo topino. L'archivio di dati ottenuti dal satellite Kepler è peraltro tutto da esplorare e riserverà senz'altro ancora sorprese. Ad esempio proprio in questi giorni due gruppi di ricercatori inglesi, indipendentemente, hanno proposto in questi giorni la identificazione di un intero sistema di pianeti, sette, abbastanza simile al nostro, attorno alla stella nana KIC 11442793.
Con la prossima generazione di telescopi, a partire dal 2020, saremo capaci, assicurano gli astrofisici, di vedere direttamente i pianeti attorno alle stelle più vicine. Certo se pensiamo che uno studio presentato lo scorso anno, e ritenuto del tutto esatto, ha stimato che nella nostra galassia, la Via Lattea, ci siano almeno 160 miliardi di pianeti capiamo che con i nostri 1000 scoperti nelle stelle più vicine siamo proprio appena all'inizio di un'avventura che speriamo si concluda con la scoperta di molte altre Terre.

29/10/13

Satelliti europei pronti a sbarcare su una cometa per prendere...le distanze delle stelle

Satelliti europei pronti a sbarcare su una cometa per prendere...le distanze delle stelle. Sono settimane cruciali, queste che stanno per arrivare, per le attività spaziali europee in gestione dell' Esa, l'Agenzia spaziale europea. Due complessi satelliti, Goce e Planck, hanno terminato di lavorare portando a casa un successo totale riguardo il funzionamento e la raccolta dati, mentre altri due, Rosetta e Gaia, si apprestano a dare dimostrazione dei propri compiti eseguiti fino a poco tempo fa ritenuti impossibili da realizzare. Rosetta sbarcherà su una cometa che sta per arrivare verso il Sole mentre Gaia prenderà la posizione e la distanza di circa un miliardo di stelle che stanno attorno a noi.
Goce è stato disalimentato ed i suoi serbatori svuotati del propellente residuo, Xenon a fatto la stessa fine il 21 ottobre scorso. Soltanto una precauzione, dal momento che inizierà a cadere verso la Terra con un'orbita a spirale e infine, verso la metà novembre, entrerà nell'atmosfera e si disintegrerà venendo a contatto con gli strati bassi, più densi, quelli in cui noi riusciamo a respirare. L'Agenzia è certa che il satellite, una sorta di bestione da quintali di chili carrozzato talmente bene da essere chiamato la "Ferrari" del cielo, si disintegrerà, ma qualche pezzo potrebbe arrivare benissimo al suolo. Certo la probabilità che arrivi in un centro abitato è praticamente minima, ma questo fatto aumenterà di certo le polemiche sulla "spazzatura spaziale", le molteplici migliaia di pezzi grandi e piccoli, dal bullone all'intero satellite, che girano attorno alla Terra avvolgendola oramai come una sorta di rete metallica molto pericolosa.
Terra

Un bullone in orbita è capace di perforare come burro un satellite nuovo di pacca, grazie alla differenza di velocità fra i due mezzi. Non soltanto scienziati e militari ne discutono da parecchio tempo negli States, i maggiori responsabili dello space junk, ma ora anche economisti che mettono in rilievo come lo spazio sia erroneamente inteso dai governi come una commodity gratuita. Nulla di più errato, dal momento che abbiamo fin troppa spazzatura spaziale, si calcola, per i prossimi 300 anni, cioè non se ne andrà via prima del 2300.
Satellite Goce

Goce comunque il suo lavoro lo ha fatto e anche bene negli ultimi 4 anni, dando dimostrazione che il satellite, realizzato come capocommessa da Thales Alenia Space di Torino, era stato ideato e integrato al meglio. Ha misurato punto per punto il campo gravitazionale terrestre che, come si sa, cambia perché il nostro pianeta non è costante e di conseguenza nelle zone in cui è più denso la massa è maggiore e la forza di attrazione gravitazionale conseguentemente più intensa. Ne è uscita una mappa 3D divertente, un mappamondo colorato e globoso, che ci dice però dove la gravità è più forte.
Molto utile, e non certo solo per appagare la curiosità degli scienziati, ma perché permetterà ora di capire molto meglio la circolazione delle correnti negli Oceani e anche come è fatto all'interno il nostro pianeta.  
Satellite Plank

Planck ha invece misurato, con una precisione inaudita, la radiazione di fondo, quel che rimane oggi della prima radiazione che è riuscita a filtrare dall'universo primordiale, subito dopo il Big Bang. Per 300.000 dei nostri anni l'universo, in espansione rapidissima, era composto, pensiamo, di materia e radiazione talmente dense, forti e intrecciate una all'altra che nessun segnale riusciva a emergere per raccontarci cosa stava succedendo. E' questa strana carta del cielo fatta di diversi colori, così diversa dal cielo stellato che vediamo sopra di noi, la fotografia del primo universo visibile, anche se occorre avere gli speciali occhiali di Planck per vederlo dato che parliamo di microonde. Occhiali molto particolari sono gli strumenti di Planck che, per poter osservare senza essere disturbati quella radiazione, debbono essere raffreddati a temperature prossime allo zero assoluto, siamo a circa -270 gradi.
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