Il-Trafiletto
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22/10/14

Nella scelta di nuovi business gli investitori scelgono uomini attraenti

Creare nuovi posti di lavoro è una delle priorità di questa epoca di crisi economica di cui non si vede la fine. Ma per creare nuovi posti di lavoro si devono anche creare nuove imprese che diano una spinta alla crescita economica e alla prosperità. Ciò comporta la scelta di idee di business, cioè quelle che, secondo gli esperti sono decisamente più appetibili e di miglior successo. Ma per fare questo tipo di scelte bisogna anche essere dotati di molta obiettività.

Business
immagine presa dal web
Tutto questo a parole o in teoria se preferite il termine, perchè la realtà è ben diversa. Lo sappiamo bene che il concetto di obiettività è stato discusso fin dall'antichità, e a tutt'oggi ci si lascia influenzare da chi si ha di fronte, non si può scappare. Una ricerca ha analizzato il comportamento degli investitori di fronte a nuove idee di business: se la qualità della proposta e le esperienze del proponente sono i fattori principali, entrano in gioco anche altri aspetti, ed in particolare il sesso e l’attrattività di chi presenta l’idea.

 È emerso che gli investitori tendono a preferire le presentazioni fatte dagli uomini anziché quelle fatte da donne, anche se il contenuto della presentazione è esattamente lo stesso. Inoltre, gli investitori preferiscono le proposte di uomini attraenti, mentre al contrario di quel che ci si potrebbe aspettare l’aspetto fisico non sembra contare nel caso delle donne.

La solita misoginia, ghettizzazione e via dicendo.


24/09/14

MAMME IN AFFITTO


Mentre in Italia si tracciano le linee guida per quanto riguarda la fecondazione assistita, in altre parti del mondo molte donne spinte dal denaro, si recano in clinica per mettere a disposizione il proprio utero, a quelle coppie che non riuscendo ad avere figli, si rivolgono a centri specializzati, generando un vero e proprio turismo procreativo.

Prima di continuare è giusto fare una netta distinzione,  sulla maternità assistita, e cioè tra quella tradizionale, dove la madre in affitto è anche la madre biologica, nella quale viene impiantato il seme del padre. E’ di tipo surrogata, ovvero dove  vengono impiantati semi di madre e padre, o di eventuali donatori, in una mamma in affitto.

Il cosiddetto «turismo procreativo» ha un tariffario che varia dal low cost al tutto compreso, e se si apre un qualsiasi motore di ricerca in internet, si trovano migliaia di annunci che offrono servizi per la fecondazione surrogata. Tra i tanti servizi offerti, oltre alla possibilità di scegliere la madre, troviamo anche l’assistenza legale. Tutto dipende dal tipo di pacchetto scelto, insomma, per usare termini automobilistici, una vera e propria concessionaria .


madre surrogata
Del resto, che la fecondazione artificiale sia un business redditizio, lo hanno ben capito i Paesi in via di sviluppo. Queste vere e proprie organizzazioni, facendo leva sul bisogno di soldi, non hanno difficoltà ad assoldare donne, che indiscutibilmente dopo nove mesi di sacrifici, ricevono in compenso una cospiqua somma di danaro.

Di fronte a questa vera e propria compravendita, una società  civile, come del resto riteniamo di essere, non può restare a guardare. Per cui, una  riflessione inerente al tema credo che sia più che doverosa. Detto questo non ho nessuna intenzione di boicottare l’opportunità di avere un figlio, anche da madre surrogata, ma quello che penso, e che in ogni caso bisognerebbe globalizzare il problema, magari con leggi internazionali che possano tutelare  prima di ogni cosa il nascituro. Mi rimane solo un dubbio: volere un figlio anche ad età avanzata è amore o egoismo?

con questo concludo, e sia chiaro non era mia intenzione colpevolizzare nessuno. …. Ma come sempre spingervi a riflettere, sul problema, e rivolgendomi specialmente a voi, madri biologiche, cosa ne pensate?


06/03/14

Opel gioca le sue carte | Connettività per una rinascita certa e duratura.

Opel gioca le sue carte! Connettività per una rinascita certa e duratura.
La risorsa su cui puntare le proprie carte è connettività, vista come atout per riconquistare la fiducia e le preferenze dei clienti, particolarmente fra i giovani, senza ovviamente trascurare i guadagni che potrebbe ricavarne dalla gestione dei dati ottenuti dai vari consumatori.

Questo è quanto affermato da Karl-Thomas Neumann, numero uno dell'azienda automobilistica tedesca durante una conferenza stampa con i giornalisti al Salone di Ginevra.
"Metteremo Onstar, il nostro sistema di connettività in tutte le nostre auto a partire dall'anno prossimo, salvo le versioni più economiche" ha detto il manager."
Il sistema, sviluppato dalla casamadre General Motors negli Usa, ha già 6,5 milioni di utenti fra Stati Uniti, Canada, Messico e Cina. Oltre a fornire informazioni all'automobilista e trasmetterlo alla rete, il sistema permette anche l'azione inversa, ovvero è capace di lanciare allarmi in caso di incidente stradale e fornisce potenzialmente anche informazioni all'azienda, che Opel ha intenzione di monetizzare.

Opel alla riconquista del mercato
L'argomento della privacy.

"Saremo i proprietari di quelle informazioni e potremmo rivenderle" spiega Neumann, secondo il quale "il business è potenzialmente molto grande: pensate che Facebook ha pagato WhatsApp 50 dollari per cliente".
Il manager avverte che "naturalmente siamo consci dei problemi di privacy e agiremo con la massima trasparenza: mostreremo al cliente di quali informazioni disponiamo e gli chiederemo il permesso di utilizzarle".
L'informazione più immediata è naturalmente la localizzazione: "se il proprietario dell'auto acconsente un ristorante accanto al quale passa potrebbe inviargli tramite noi un buono sconto".

I progressi nel business. 

Neumann è da un anno esatto ai vertici di Opel. Da buon maratoneta, sintetizza così i tempo trascorso: "Abbiamo percorso i primi 10 chilometri che non sono i più difficili. Ma adesso siamo consci che possiamo arrivare fino in fondo".
L'obiettivo per il 2014 è di aumentare la quota di mercato in un Europa, previsto in crescita del 2% circa. In primo luogo grazie ai nuovi motori benzina (il 3 cilindri da 1 litro di cilindrata) e diesel (il 1.6), entrambi con emissioni inferiori ai 100 gm/km di CO2, e poi con il rinnovo della gamma (qui a Ginevra sono state presentate due versioni della Adam, la S e la Rocks).
Dopo aver dimezzato le perdite l'anno scorso, l'obiettivo finanziario di Opel è di raggiungere il pareggio entro il 2016, grazie anche ai risparmi derivanti dalla joint venture con Peugeot.

Obiettivo 2° posto in Europa. 

Neumann guarda ancora più avanti: "Siamo il marchio numero tre in Europa (dopo Volkswagen e Renault) e puntiamo a medio termine a salire al secondo posto". Il problema più grosso da risolvere per Opel, soprattutto in Germania, è quello dell'immagine deteriorata dalla crisi del 2009 (quando General Motors aveva messo in vendita l'azienda) e da anni di quota di mercato in flessione. Per risalire la china, oltre ai prodotti, serve uno sforzo di marketing mirato: come le recenti pubblicità con Claudia Schiffer (per sottolineare l'immagine tedesca) e con l'allenatore del Borussia Dortmund Juergen Klopp.

17/01/14

Google con Nest Lab l’avremo in casa| Queste le ragioni dell’acquisizione!

Google con la collaborazione di Nest Lab presto l’avremo in casa! Le ragioni dell’acquisizione sono una maggiore attenzione all’hardware . Per potere comprendere a fondo dove sta andando la tecnologia, sarà sufficiente osservare i movimenti e le strategie di Google.
 Certamente non vi annoierete, questo è garantito. La scorsa settimana, durante il Ces di Las Vegas, la notizia più importante è stata l'accordo tra l'azienda di Mountain View, Audi, Honda, Nvidia, General Motors e Hyundai per condurre Android sulle auto e sviluppare il futuro connesso delle quattro ruote. Intorno la meta del mese di gennaio invece Google ha annunciato l'acquisizione per 3,2 miliardi di dollari di Nest Lab, azienda attiva nella domotica, fondata da Tony Fadell e Matt Rogers, già facenti parte attiva del team che sviluppò iPhone e iPod per Apple qualche tempo fa. Nest Lab è sorta nel 2010 e si occupa di sviluppare oggetti per la casa intelligente capaci di regolare la temperatura e rilevare il fumo. Hanno venduto parecchio negli Usa, perché sono semplici da usare, in grado di regolarsi sulle abitudini degli utenti e di gestire alcune funzioni autonomamente.

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Termostato intelligente Google-Nest
Il business principale di Google lo sappiamo bene che è la pubblicità online ma l'azienda si sta sempre più spostando sull'hardware: basta pensare all'acquisizione di Motorola Mobility da 13 miliardi di dollari, lo sviluppo dei Google Glass che saranno sul mercato entro quest'anno, Chromecast, per la tv via internet, i pc Chromebook che stanno vendendo bene negli Stati Uniti e le recenti acquisizioni nella robotica. Nest continuerà come business autonomo mantenendo il brand, sul modello di Motorola. Va bene tutto, ma in realtà a cosa serve a Google?

 L'analista Danny Sullivan ha detto al New York Times: «A Google piace sapere tutto quello che può su di noi, quindi suppongo che i device che monitorano cosa succede nella nostre case saranno un eccellente strumento per dare informazioni». Lo scenario a questo punto sarebbe: Google sa che cosa cerchiamo online, che cosa guardiamo in tv, che abitudini abbiamo in casa. Al quotidiano americano, un anno fa il fondatore Tony Facell aveva detto: «Ogni volta che accendi la tv, è un'informazione che sei in casa. Quando le porte del frigorifero sono aperte, è un altro sensore, un'altra informazione». Il suo termostato intelligente può tracciare ed elaborare queste informazioni e in futuro i sensori saranno in grado di interagire tra di loro.


Hardware, software, sensori e algoritmi possono programmarsi in maniera autonoma oppure da remoto con lo smartphone. Si può immaginare che Google potrà così aggiornarci sulla temperatura di casa, un'intrusione o altro direttamente su Google Now. È evidente che la privacy è il terreno scivolosissimo su cui Google dovrà muovere questi passi.

Su questo il Fadell, intervistato da The Verge, ha detto che è prematuro parlare di quale sarà il livello di integrazione tra Google e Nest che le policy della privacy non cambieranno e che non verranno condivisi con Google i dati dei consumatori, anche se non ha voluto pronunciare la parola «mai». C'è tuttavia un'altra spiegazione dietro i 3,2 miliardi di dollari di Google.  
Mountain View ha interesse nel mondo dell'energia da qualche tempo e ha investito oltre 300 milioni di dollari su aziende attive nel solare che offrono ai consumatori la possibilità di mettere pannelli fotovoltaici sui tetti delle loro case riducendo i consumi energetici. Perché questo percorso sia virtuoso occorrono però le famose smart grid, la cui prima caratteristica è essere in grado di dare informazioni molto puntuali su consumi e orari. Gli Stati Uniti su questa tecnologia sono in ritardo. Il termostato intelligente di Nest-Google potrebbe essere una risposta.



15/01/14

Google onnipresente! Ora anche nel settore biomedicale

Google ovunque onnipresente! Ora anche nel settore del biomedicale. Il motore di ricerca più utilizzato al mondo, con tutto il suo armamento pubblicitario potenziale di cui è equipaggiato, avrebbe già a sufficenza, tutto il necessario per essere il business principale di tante aziende. Tra queste però non figura il settore biomedicale che è sempre più intenzionata ad utilizzare il web, vero e proprio punto di unione per tutti i rami della propria attività, per espandersi su nuovi mercati.

La stampa internazionale riferisce la notizia in base a cui alcuni rappresentanti di Google hanno avuto un'incontro con la Food and Drug Administration (DFA, agenzia americana per l'alimentazione e i medicinali), dando corpo così alle voci in base alle quali Google, oltre ai dispositivi oculari per le patologie cardiache, si stia muovendo con grande interesse nel settore medico, non di certo l'unico comparto su cui si concentrano le attività dei Google X Lab, i laboratori top secret supervisionati da Brin in persona. Ecco dunque una carrellata delle attività su cui il colosso di Mountain View punta o sulle quali, con ogni probabilità, punterà.

I Google Glass ormai non fanno più notizia, le scarpe "parlanti" che motivano chi le indossa oltre ad essere dotate di accelerometro e connettività bluetooth non sono, almeno allo stato attuale, neppure destinate a farne, così come lo SmartWatch, l'orologio hi-tech che porta alcune funzioni pratiche al polso di chi lo indossa. Sono piuttosto le applicazioni che nasceranno a corredo che faranno discutere, e non poco.
Google ovunque
Lenti per le rilevazioni dei parametri biologici, applicazioni per il pagamento elettronico degli acquisti, per la ricerca di parcheggio e tutta un'altra serie di piccoli lussi quotidiani. Un intero mondo da scoprire. iPierian, azienda che sta sviluppando terapie contro le malattie neurodegenerative ha raccolto 30milioni di dollari lo scorso settembre.

Tra i nomi di chi ha aperto il portafogli figura quello di Google che ha partecipato anche al finanziamento della ricerca con cui la libanese Adimab intende creare una nuova generazione di antibiotici. Oltre al progetto dell'auto che si guida da sola Google, in collaborazione con NVIDIA, ha stretto un accordo con General Motors, Honda, Audi e Hyundai per dotare le vetture di un sistema Android il quale, oltre a fornire indicazioni utili per il viaggio, consentirà anche di godere dell'intrattenimento tipico che ci viene offerto dalla tecnologia che maneggiamo quotidianamente.

La corsia privilegiata che unisce la Silicon Valley a Detroit sta però facendo storcere il naso a diverse associazioni di consumatori americane che già gridano alle violazioni della privacy. Se la tecnologia va incontro anche agli automobilisti rendendo l'esperienza di viaggio più piacevole e più facili le manovre di guida complesse, il rovescio della medaglia è la possibilità di tracciare gli spostamenti delle vetture e di potere ricostruire, nei casi più particolari, le dinamiche di un incidente.

19/12/13

Biotetica, clonazione, genetica sono gli ingredienti di nuovo appassionante thriller

Dna, geni, ricerca scientifica, la scienza al servizio dell'umanità, ma questo umano intento è sempre al primo posto? Cosa si nasconde dietro questo puro proposito? Avidità, potere, business? Etica e morale spesso vengono calpestate a scapito di altri e ben più oscuri scopi, la biforcazione di una strada, verso il bene comune da un lato e verso interessi di un'oligarchia di potenti.
Domande che si pone Marco Bertolino, autore di questo frizzante thriller dove azione, suspance e colpi di scena si dipanano a ritmo incalzante e coinvolgente, che incollano il lettore alle pagine di Genoma, questo il titolo del libro, come se stesse guardando un film. Non solo thriller, ma spunto di riflessione su temi sorprendentemente attuali, che ci riguardano da vicino. Un insegnante universitario si ritrova ad indagare sulla morte del suo migliore amico e......

Genoma
MARCO BERTOLINO (Torino, 1965) è traduttore e critico cinematografico. Appassionato da sempre di cinema e letteratura, è regista di numerosi corto e mediometraggi presentati in varie edizioni del Torino Film Festival fra gli anni Ottanta e Novanta. Dal 2001 è giornalista pubblicista e collabora con riviste specializzate (Cineforum) e non (Il mucchio selvaggio). Iscritto al Sindacato Critici Cinematografici (SNCCI), è autore di una serie di volumi dedicati a diversi aspetti della storia della settima arte. Genoma è il suo primo romanzo. la genetica, la clonazione, la bioetica. E proprio la sua formazione e passione cinematografica fanno sì che questo vulcanico romanzo contenga nei  titoli dei capitoli, citazioni e rimandi cinematografici,ed i personaggi rimandano a personaggi di film, cui li legano anche somiglianze caratteriali. Genoma è pubblicato dall’editore Simonelli solo online a 3,99 € su AMAZON, ITUNES e altri bookstore.

10/12/13

Uruguay pronto a ratificare una legge che regola la produzione e commercializzazione della cannabis

 Uno dei temi più scottanti, che ha scatenato polemiche di ogni genere e tipo.  Ve lo sareste mai aspettato da un paese dell'America Latina un passo tanto audace? Eppure, e questo è un mio personalissimo parere, trovo che il parlamento uruguayano stia dimostrando grande ampiezza di vedute e lungimiranza. Uno scacco ai trafficanti e agli spacciatori, atto a contrastare a microcriminalità e quindi in fieri, i traffici più ampi.
Cannabis


Il parlamento dovrebbe infatti ratificare oggi la norma dopo che il disegno di legge è già stato approvato a fine luglio dalla maggioranza alla Camera. La legge prevede che lo Stato controlli la coltivazione e la vendita a scopi psicotropi e ricreativi. Ancora pochi mesi, poi lo spinello sarà libero.Dalla seconda metà del 2014 il piccolo Paese sudamericano potrebbe cominciare a coltivare e vendere marijuana al prezzo di un dollaro (0,75 euro) per grammo. Senza infrangere la legge. Proprio così: tra poco non sarà più necessario avvicinare, complici e furtivi, il piccolo spacciatore di quartiere per comperare qualche grammo per preparare spinello. Il "porro", così lo si chiama in Uruguay, sarà libero, non più appannaggio del business degli spacciatori di droga. Un'ondata di giubilo. La decisione è stata accolta così. Almeno a guardare dagli utenti dei social network in Uruguay. Il segretario dell'Ufficio nazionale delle droghe (Jnd) di Montevideo, Julio Calzada, ha anticipato al quotidiano locale 'El Pais' che l'Uruguay potrebbe essere il primo Paese al mondo ad autorizzare e applicare le regole per la produzione, distribuzione e vendita di marijuana per i consumatori adulti. Il progetto mira a creare un'industria legale di marijuana gestita dallo Stato; la decisione è già passata alla Camera bassa del Congresso e il presidente José Mujica si aspetta di ricevere presto il via libera dal Senato. L'obiettivo è quello di contrastare il traffico di droga. Un grammo, ha specificato Calzada, sarà sufficiente «per una sigaretta di marijuana o per una o due sigarette più piccole». L'idea, avallata o contrastata da tutti i Paesi nei quali si è aperto questo dibattito, è quella di combattere la microcriminalità e rendere quindi poco profittevole quest'attività commerciale ai venditori illegali. Calzada ha infine dichiarato che lo Stato offrirà un prodotto «di buona qualità, a un prezzo competitivo».

09/11/13

Risparmio per oltre 1 miliardo di dollari per il manufatturiero ed il retail! Come? Con gli smart glasses

Risparmio per oltre 1 miliardo di dollari per il manufatturiero ed il retail! Come? Con gli smart glasses.
Sin dagli inizi del 2017 gli smart glasses ovvero gli occhialini intelligenti cominceranno a influenzare in maniera significativa all'efficienza delle aziende attive in settori strategici quali il manifatturiero e il retail oppure in campo sanitario. Come? Semplicemente generando risparmi sui costi quantificabili nell'ordine del miliardo di dollari l'anno. Il messaggio lanciato da Gartner (il risultato dello studio "Innovation Insight: Smartglasses Bring Innovation to Workplace Efficiency") è chiaro ed inequivocabile al punto tale che non si può non etichettarlo come autorevole "spot" a favore dei Google Glass.
I device digitali come quello di casa Mountain View, spiega in una nota la società di ricerca americana, costringono i Chief information officer a studiare con attenzione, nell'ambito delle policy dedicate al Byod (Bring your own device), là dove queste sono già state definite, gli impatti che le tecnologie indossabili avranno sulle dinamiche di business. Gli "smartglasses" dotati di strumenti di realtà aumentata e camere digitali "on board" hanno infatti, in quest'ottica, il potenziale per migliorare la produttività degli addetti (tecnici, ingegneri e altre figure che operano sul campo) di specifici segmenti verticali.
In breve maggiore efficienza sul campo!

Smart glasses
A detta di Angela McIntyre, research director in Gartner, i primi tangibili benefici derivanti dall'uso in ambito professionale dei nuovi gadget si avranno "entro i prossimi 3/5 anni" e in modo particolare per ciò che concerne le attività di diagnostica e di risoluzione dei problemi nei siti remoti (per esempio una piattaforma petrolifera). Attività che saranno molto più veloci e che non richiederanno il ricorso a personale supplementare.
Gli occhialini diventeranno cioè lo strumento multimediale ed interattivo per sostituire i tradizionali manuali di installazione, fungeranno da assistente virtuale sempre a portata di mano per consultare dati e informazioni relativi a procedure e altro. E verranno usati per inviare e condividere file video alle sedi centrali, direttamente dal campo.

A beneficiarne maggiormente saranno come detto le imprese manifatturiere o del retail ma secondo Gartner anche i settori della finanza, delle assicurazioni e dei media potrebbero essere invogliate ad investirvi, sebbene gli impatti sul business per questi segmenti si prevedono essere più contenuti.
Decantate le lodi degli speciali occhialini, Gartner rammenta giustamente come questi dispositivi siano attualmente una tecnologia poco più che emergente all'interno delle aziende.
Meno dell'1 per cento delle compagnie statunitensi, tanto per inquadrare le dimensioni del fenomeno, ha al momento già adottato gli smartglasses. In prospettiva tale percentuale potrebbe salire al 10% entro il 2018 per le organizzazioni che hanno personale attivo all'esterno dell'azienda.
Il previsto abbassamento dei prezzi di questi apparecchi (quelli di Google non costeranno meno di mille dollari al pubblico) dovrebbe oltretutto contribuire ad accelerarne l'adozione nell'arco della prossima decade.
Il fattore cruciale per il successo di questa tecnologia, dicono ancora gli analisti, è la disponibilità di applicazioni e servizi sviluppati ad hoc per gli occhialini intelligenti. La sensazione è che di vero e proprio ecosistema si potrà parlare solo fra qualche anno, e solo allora le aziende potranno pensarli come strumenti di lavoro per i propri dipendenti.
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