Il-Trafiletto
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27/10/14

Per l'ambiente gli Europei chiedono di più

Eurobarometro ha condotto un sondaggio da cui è risultato che il 95% dei 28 mila intervistati ritiene molto importante la tutela ambientale e che si può fare molto di più rispetto a quanto fatto fino ad oggi. La tutela ambientale è secondo i risultati del sondaggio, fondamentale dal punto di vista economico, infatti per stimolare la crescita siano necessari un uso efficiente delle risorse naturali (79%) e la protezione dell’ambiente (74%)


Perciò gli esperti di Eurobarometrosi son  soffermati a considerare due aspetti:
1.– l’ambiente va tutelato;
2.- gli europei hanno “una spiccata sensibilità verde, nonostante la crisi economica”.

Tutela ambientale
immagine presa dal web

Gli Europei, secondo i dati raccolti  ritengono che le imprese, le industrie, i governanti, i cittadini stessi possano fare di più. Il 75 per cento è propenso all’acquisto di prodotti rispettosi dell’ambiente, sebbene il costo sia superiore agli altri. Non solo, ma il campione che è stato intervistato sostiene che: “i grandi inquinatori debbono risarcire i danni che fanno”.

Sempre gli intervistati affermano che “la tutela dell’ambiente sia un fattore importante per l’economia ed anche per stimolare la crescita”. Altra constatazione:  “il 77% dei cittadini dell’Unione europea crede che i problemi ambientali si ripercuotano direttamente sulla loro vita quotidiana. La maggiore preoccupazione è destata dall’inquinamento, in primo luogo dell’aria (56%) e dell’acqua (50%), accanto alla produzione di rifiuti e all’esaurimento delle risorse naturali. Per il 59% degli europei i fattori sociali e ambientali vanno considerati importanti quanto i criteri economici nel misurare il progresso del proprio Paese, e una percentuale analoga ritiene che le amministrazioni pubbliche nazionali debbano tenere in maggior conto l’ambiente rispetto a spesa e investimenti”.

Allo stesso tempo come possono contribuire gli intervistati? Intanto il riciclo dei rifiuti (54%), la riduzione del consumo di energia domestica (39%) e l’uso dei trasporti pubblici (39%). L'impegno deve essere biunivoco, sia delle istituzioni che dei cittadini: l’85% degli europei reputa di avere un ruolo da svolgere nella protezione dell’ambiente e la maggior parte ha cominciato a comportarsi e ad agire di conseguenza; le tre attività più diffuse sono: la separazione dei rifiuti destinati al riciclaggio (72%), la riduzione del consumo energetico (52%) la riduzione del consumo idrico (37%). Il 39% degli intervistati, che pure si considerano abbastanza informati, sente comunque il bisogno di saperne di più circa l’impatto che le sostanze chimiche utilizzate nei prodotti di uso quotidiano hanno sulla salute.

Soddisfatto il Commissario europeo per l’Ambiente, Janez Potočnik, che afferma: “Ci rincuora constatare che anche in questi tempi difficili la tutela dell’ambiente gode di un sostegno solido e diffuso. I cittadini sono particolarmente preoccupati in merito all’inquinamento di aria e acqua, alle sostanze chimiche e ai rifiuti e credono che si debba tutti fare di più per proteggere l’ambiente”. In sintonia con il Commissario europeo, infine, si apprende che "dagli europei arriva anche un sostegno all’azione dell’Unione, nel senso che la normativa europea sull’ambiente viene considerata necessaria: sei europei su dieci pensano che le decisioni in materia ambientale dovrebbero essere adottate congiuntamente all’interno dell’Unione. Il 79% crede inoltre che l’Unione europea dovrebbe poter verificare che le disposizioni legislative in materia di ambiente siano effettivamente applicate in modo corretto nel proprio paese di appartenenza. L’84% vuole inoltre che una quota maggiore dei finanziamenti europei sia destinata a sostenere attività rispettose dell’ambiente".

02/10/14

Più aziende attente all'ambiente: è il desiderio degli italiani

Assorel, l'Associazione italiana delle agenzie di relazioni pubbliche ha commissionato a Swg, società esperta in ricerche di mercato una ricerca per capire quanto gli italiani siano attenti alle tematiche ambientali.

Ebbene, le aziende che vogliono guadagnare di più dovranno stare molto attente a come si comportano con il pianeta. Pena la perdita di clienti, che potrebbero scegliere di acquistare prodotti realizzati da imprese più “verdi”. Ecco quanto è emerso dalla ricerca, svolta su un campione eterogeneo di 1.500 intervistati:  il 90 per cento degli italiani ritiene importante che le aziende si occupino di salvaguardare l’ambiente e quelle che lo fanno hanno più possibilità di catturare l’attenzione (e quindi le spese) dei consumatori.

Ambiente
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Con i tempi che corrono, è un fattore di riflessione importante. Secondo più della metà degli intervistati (53 per cento), la responsabilità della tutela dell’ambiente è delle persone, che con i loro atteggiamenti possono fare la differenza. Al secondo posto gli italiani mettono  la responsabilità delle amministrazioni (50 per cento) e delle imprese (43). A proposito di responsabilità individuale: la differenziazione dei rifiuti è considerata particolarmente importante da 7 italiani su 10 e addirittura più del 57 per cento del campione sostiene di differenziare sempre carta e plastica, il 55 differenzia il vetro, il 44 l’umido (anche se gli ultimi dati Ispra sullo stesso argomento sostengono che la media di differenziazione, a livello nazionale, sia del 39 per cento).

 Ma andiamo avanti, il 40 per cento delle persone fa attenzione a non sprecare l’acqua, mentre solo il 21 per cento pensa che sia importante limitare l’utilizzo di auto e motocicli, più della metà dice di farlo, anche se poi il 62 per cento dichiara che il mezzo preferito per gli spostamenti è sempre l’automobile. Il 57 per cento spegne i caloriferi se non è in casa; il 73 per cento tiene le finestre chiuse se il condizionatore è in funzione; il 59 per cento utilizza lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.

Altra importante tendenza: secondo il 76 per cento del campione, preoccuparsi del pianeta non è e non deve essere una moda. Si sfata così il mito dell’”attenzione all’ambiente per i pochi che se lo possono permettere”, diventando invece un tema che deve e può essere affrontato da tutti. Per questo ci si informa di più: tramite web (56 per cento), Tv (48), giornali (27) e radio (solo 13 per cento). Quali sono i migliori strumenti di tutela? Secondo la ricerca, l’educazione a uno stile di vita risparmioso per il 52 per cento del campione, maggiori controlli sugli scarichi industriali (39), uso delle fonti rinnovabili (34) e incentivi all’utilizzo di materiali ecosostenibili (32).

14/09/14

Il silenzio, dentro i ritmi quotidiani del mondo

Lo definisco il silezio pubblico e non c’è bisogno di andare a cercare un posto, che mi faccia entrare meglio in me stesso e nemmeno delle guide che mi facciamo ricuperare un’equilibrio esteriore ed interiore. 


La persona non deve isolarsi dalla società e non deve taglare i ponti con tutta la tecnologia che lo può disturbare, anzi è necessario ancor di più per interagire con l’ambiente e le altre persone, ma deve solo ricalibrare le proprie parole, i tempi, i bisogni e i desideri. 

Per prima cosa quando decido di fare questo lavoro devo imparare a comunicare, spostando le mie parole più vicine al cuore e aspettando anche qualche minuto prima di dare qualsiasi risposta. 

Infatti parlare richiede un sacco di energia e tante volte si usa questa energia per dire un sacco di cose senza senso e senza spessore, solo per il gusto del dirle e del non fare silenzio, perchè il silenzio nella nostra società disturba. 

Quando impari a prenderti le giste pause, a sviluppare un senso di profondo di ascolto, a guardare e osservare prima di agire, pian piano quello che esce dalla nostra bocca diventa saggezza, sono parole misurate e mirate, che sanno sempre colpire nel segno.
Il silenzio nel nostro quotidiano

05/09/14

Un cappello 100% naturale: moda etica tutta da indossare

Sempre più spesso la moda si sposa con l'ecosostenibilità, e per tale motivo essa diventa "etica", poichè pensa all'ambiente e alla sua conservazione.  Così, fra tessuti eco, colorazioni naturali, riscoperta di antichi modi di produrre le fibre, scarpe fatte con materiali riciclati, arriva anche il cappello 100% naturale.

Infatti lo storico cappellificio biellese Barbisio, fondato nel 1862, il più antico d’Italia, ha ideato un cappello quasi interamente di origine vegetale che ha presentato nell’ambito del progetto chiamato Botanic project al Pitti Uomo 2014.
Cappelli al Botanic Project
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Si tratta di una linea di cappelli da uomo (a cui presto si aggiungerà la linea donna) realizzati con una fibra derivata dalle proteine del latte e cotone organico, e colorata con tinture vegetali o naturali.
Per trovare le giuste sfumature di colore, si è andati alla ricerca della corteccia di alberi originari dell’America centrale, mischiata alla tintura madre ottenuta da fiori, foglie, radici, frutti ed erbe. Ci si è avvalsi anche ad antichi metodi eco-sostenibili e naturali per ottenere alcuni colori.

Facciamo qualche esempio: il rosso, grazie al mollusco della murice per avere il porpora e alla cocciniglia, un insetto che secerne un liquido rossastro, per il rosso acceso. E ancora, per il giallo, estratti della cipolla o della ginestra, per il verde di erica e ortica. Anche il fissante utilizzato è completamente naturale, per permettere al colore del cappello di conservare la sua sfumatura nel tempo. Infine, per gli amanti dell’originalità, bisogna dire che ogni capo è unico, frutto proprio dei materiali utilizzati. Dunque, una moda che concilia le esigenze del look nuovo e d'impatto, ma che permette di essere amici dell'ambiente.

10/08/14

Perché l'odore dell'erba tagliata è così buono? | Si può bere l'acqua del mare?

Perché l'odore
dell'erba tagliata è così buono?

L'erba che annusiamo è una miscela di idrocarburi ossigenati tra cui metanolo, etanolo, acetaldeide e acetone, detti green leafvolatiles (GLV). 

Il profumo ci piace perché tendiamo ad associarlo all'estate e ai fine settimana. Questo odore, peraltro, non è una semplice conseguenza accidentale del taglio delle foglie. Ci sono indizi del fatto che le piante emettano di proposito composti volatili in risposta al danno subito. Le piante di tabacco selvatico, per esempio, emettono un certo GLV solo quando vengono mangiate dai bruchi: fa da segnale per attirare insetti vicini che si nutrono di bruchi.

Si può bere l'acqua del mare?
La disponibilità di risorse idriche e la possibilità di accedervi da parte di tutti stanno diventando il tema ambientale e geopolitico più importante del Pianeta.

Per questo, fin dall'inizio del Novecento e ottenendo migliori risultati negli ultimi venti anni, l'uomo ha cercato di rendere potabile l'acqua marina. La desalinizzazione è il processo di rimozione della frazione salina dall'acqua di mare. Attualmente è possibile ma presenta non poche controindicazioni sia dal punto di vista ecologico sia da quello economico, richiedendo molta energia. Dei diversi tipi di desalinizzatoli utilizzati, alcuni scaldano l'acqua di mare convertendo il vapore desalinizzato in acqua potabile, altri utilizzano membrane filtranti, altri ancora sfruttano lo scambio ionico dei sali. In attesa che le tecnologie siano perfezionate, meglio trattare l'acqua potabile a disposizione per quello che è: un tesoro.(science)


12/07/14

Non hanno orecchie ma...

Le piante hanno tutti i 5 sensi
Le piante hanno tutti e 5 i sensi. Sono in grado di vedere la luce, di toccare ciò che le circonda, di assaggiare il terreno per capire che nutrienti ci sono, di annusare l'aria per individuare i composti volatili e, dalle ultime ricerche, anche di sentire i suoni attorno a loro. 

I vegetali riescono a percepire le basse frequenze, quelle comprese nell'intervallo di 100 Hz e 400 Hz, che invece noi non captiamo. Dagli esperimenti fatti al LINV, Laboratorio Internazionale di Neurobiologia vegetale di Firenze, è emerso che i suoni influenzano la crescita della pianta e favoriscono la germinazione dei semi. Anche le radici ascoltano le vibrazioni sonore e crescono in direzione della fonte del suono.

Ma le piante sono anche in grado di "parlare"? "Certo che no", spiega Stefano Mancuso, direttore del LINV. "Ma come prodotto secondario delle crescita dell'apparato radicale emettono dei suoni provocati dalla rottura delle pareti cellulari nelle radici. Noi non li udiamo ma amplificati sembrano dei click. Le piante invece li percepiscono e questa capacità potrebbe servire a comunicare, certo involontariamente, la propria presenza agli altri vegetali vicini". La spiccata sensibilità delle piante non deve stupire; a causa della loro immobilità devono, infatti, essere in grado di percepire tutte le variabili ambientali e di reagire di conseguenza. E per questo i sensi delle piante sono anche di più di quelli che posseggono gli esseri umani. Sono infatti capaci di misurare l'umidità del terreno e di individuare le fonti d'acqua, di sentire la gravità e i campi elettromagnetici, di trovare e riconoscere una grande quantità di elementi chimici anche in minima concentrazione.(science)



18/05/14

La scelta dei vegani

Cosa significa essere vegani, quale lafilosofia di qusto movimento? Scopriamo quali sono i principi di questo stile di vita che si sta diffondendo sempre di più


Nutrirsi in maniera consapevole è una filosofia di vita a cui tutti noi dovremmo prestare attenzione, per la propria salute, per l'ambiente e per gli animali. Se per caso fossi trasportata in un mondo in cui io stessa fossi costretta a procurarmi il cibo da sola, di certo sarei una di quelle persone che dedite alla raccolta e all'agricoltura, poichè non sono capace di uccidere.

Non sarei in grado di "tirare il collo" ad una gallina, di uccidere un coniglio o di andare a caccia per nutrirmi di carne, perchè gli animali mi piace vederli sereni, in salute e liberi. Dunque, riflettendo su questo, ho concluso che io sono una di quelle persone che pur mangiando molto raramente carne, lo faccio perchè il lavoro sporco lo fa qualcun altro al posto mio. In più, mi sono anche accorta che, guardare i banchi dei macelli nei supermercati, mi fa pensare non al cibo, ma ad una fila di cadaveri.

Immagine presa dal web
Ecco perchè vorrei dedicare questo post alla comprensione più profonda della filosofia vegana. Una folosofia  che si sta diffondendo sempre di più. Ma cosa significa essere vegan e perchè questa scelta?
Una delle ragioni principali è il rispetto degli animali.

Chi segue questo stile di vita  considera gli animali esseri sensibili con un loro valore intrinseco. Per questo i vegan non mangiano prodotti animali come carne, pesce, uova e latticini, non indossano pelle, lana o seta, non usano prodotti sperimentati sugli animali. Non comprano animali e non li tengono in gabbia, non visitano zoo e acquari, non vanno al circo e agli spettacoli che impiegano animali.

Evitano insomma tutto quello che comporta la morte e la sofferenza degli animali. Ogni anno miliardi di esseri senzienti sono trasformati in prodotti alimentari, dopo una breve vita fatta solo di sofferenza. Chi sceglie di vivere vegan non può fermare da solo tutto questo: rifiuta però di parteciparvi e di esserne la causa. Non solo. Compie una scelta consapevole e responsabile, mandando un importante segnale per una società più rispettosa dei diritti degli animali non umani e umani.

16/05/14

Materiali per gli imballaggi degli alimenti: sono davvero sicuri? Il vetro è la soluzione migliore

I materiali per gli imballaggi degli alimenti come la plastica, il metallo, la carta, il cartone sono davvero sicuri per la salute? E gli alimenti a cosa vanno incontro?


Quando andiamo a fare la spesa, oltre ai prodotti freschi, acquistiamo anche quelli confezionati. Sono sicura però, che molti di noi non si domandano affatto se il materiale della confezione sia un materiale sicuro per gli alimenti che vi sono conservati all'interno. Anche questo è un tema verso il quale dovremmo sensibilizzarci, cercando di informarci e capire quale materiale sia più sicuro a tutela della salute.

Già, perchè non dimentichiamoci che vi sono sostanze chimiche che possono trasferirsi dalla confezione agli alimenti. Friend of Glass, è un movimento che crede nel vetro come materiale sicuro per la salute, per l'ambiente, perchè non altera gli alimenti, per la sua storia, per la creatività.

Alimenti conservati in vetro
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Grazie ad una ricerca portata avanti da questo movimento e condotta su circa 8000 persone, è emersa
una preoccupazione crescente per le sostanze chimiche che potrebbero migrare dalle confezioni agli alimenti. Circa il 66% degli intervistati ha espresso la propria preoccupazione per le contaminazioni alimentari. La preoccupazione maggiore ruota intorno alle confezioni di plastica, ritenute più pericolose rispetto ad altre tipologie come metallo, cartone, carta e vetro.

La tendenza dei consumatori, dettata dalla logica è quella di acquistare di più cibi e bevande confezionati in imballaggi in vetro e la tendenza è in crescita. La sensibilizzazione nei confronti degli alimenti ha fatto sì che i consumatori rivolgano la loro attenzione non solo alle etichette presenti sulle confezioni, ma anche ai materiali di imballaggio. I più attenti sono i  neo genitori con figli piccoli, infatti il 77% conserva gli alimenti dei propri figli in contenitori in vetro ed evita l'acquisto di cibi o bevande in confezioni di plastica.

Il problema della migrazione di sostanze chimiche dalla confezione all'alimento è un problema da non sottovalutare, lo spiega Dieter Schrenk, esperto di farrmacologia e tossicologia dell'Università di Kaiserslautern, in Germania. Il problema però, dice Dieter, era molto più rilevante in passato rispetto ad oggi. Il rischio di contaminazioni alimentari oggi è piuttosto basso, ma non per questo le ricerche si fermeranno,  perchè dal punto di vista scientifico  il tema è da approfondire.

Perchè il vetro è considerato il materiale più sicuro per il confezionamento di cibi e bevande? Perchè esso agisce come una barriera naturale e impermeabile e non interagisce con gli alimenti solidi o liquidi. La Food and Drug Administration negli Stati Uniti, ritiene che il vetro sia l'unico materiale ritenuto davvero sicuro dal punto di vista degli imballaggi alimentari. Quando l'Unione Europea, nel 2011, ha deciso di mettere al bando il BPA (bisfenolo A, composto organico con due gruppi di fenolo, dannoso per la salute) per la produzione dei biberon, ha indicato proprio il vetro come alternativa sicura per la salute. La Commissione Europea sta lavorando alla legislazione relativa alle sostanze chimiche cedute dagli imballaggi alimentari verso il loro contenuto. Il vetro è la soluzione migliore per tutti.

08/05/14

Arriva l’estate | Le zanzare: gli esseri viventi più assassini e pericolosamente fastidiosi.

Quanti di noi riuscirebbero a rispondere in maniera esatta alla seguente domanda: Quale essere vivente è responsabile del maggior numero di vittime umane? Sicuramente le risposte sarebbero le più disparate: serpenti, leoni, e via di seguito, difficilmente si arriverebbe a nominare il vero responsabile: la zanzara. Questo fastidiosissimo e spesso pericolosissimo animaletto conta più di 2500 diversi tipi di specie, ed è diffusa in tutto il pianeta ad eccezione dell’Antartide, e trasmette malattie spesso mortali, causando più di un milione di vittime ogni anno in particolare tra i bambini africani. Una delle zanzare più pericolose appartiene alla famiglia delle Anopheles, responsabile di molte epidemie di malaria, specialmente nel continente africano. Ma non solo la malaria, altre malattie causate dalla puntura di zanzara sono la febbre gialla, la dengue o febbre rompiossa, e alcune encefaliti che possono essere molto gravi, anche ad esito infausto se contratte da soggetti a rischio come bambini, anziani, cardiopatici o pazienti defedati. La causa di tutto ciò sta nel fatto che una zanzara si infetta nel momento che punge un uomo o un animale malato e poi può trasmettere la malattia contratta quando punge un altro soggetto. Anche la Zanzara tigre, molto diffusa nella nostra Italia, è trasmettitrice di numerose malattie a carattere virale , fortunatamente per noi non letali, come la Dengue, Chikungunya e West Nile Virus. Ma nonostante la pericolosità di questo minuscolo quanto pericoloso animale i social Network danno poco risalto a questo problema, preferendo la pubblicizzazione di documentari riguardanti altri animali come gli squali, i serpenti e i leoni, sicuramente più affascinanti, ma difficili da incontrare, specialmente nelle sere d’estate, nel nostro giardino mentre siamo in compagnia di amici, di un buon bicchiere di birra, e …..delle immancabili zanzare.

19/03/14

Il nostro genoma influenzato dall'ambiente | Ecco come condiziona le nostre esperienze l'ambiente che ci circonda.

Il nostro genoma influenzato dall'ambiente | Ecco come condiziona le nostre esperienze l'ambiente che ci circonda.
Il rapporto tra natura e cultura o, se preferite, tra ereditarietà e ambiente è una delle più controverse questioni della filosofia e della ricerca scientifica. Ma un importante contributo a tale controversia, pare arrivare da un settore di ricerca parecchio interessante: l'epigenomica.

In base alla visione classica, il nostro genoma è una sorta di codice fisso, che può cambiare da una generazione all'altra, ma che per il resto ha un modus operandi costante, riproducendosi uguale a se stesso. Nella realtà le cose non si svolgono in maniera così lineare, infatti il nostro genoma è circondato da meccanismi aggiuntivi, l'epigenoma per l'appunto, che provvedono ad attivare , ovvero sia "esprimere"  questo o quell'altro gene in questa o quella cellula in base ad alcune fasi della vita, ma prevalentemente in base a degli stimoli esterni, ambientali e in senso lato, anche "culturali".
Genoma influenzato dall'ambiente

Insomma l'ambiente che ci plasma, il nostro Dna subisce mutazioni nei meccanismi di attivazione e spesso questi mutamenti sono potenzialmente trasmissibili alle generazioni successive. Le esperienze che possono indurre mutazioni epigenetiche sono molte, relative a quello che mangiamo, quello che respiriamo, alle attività fisiche e a situazioni psicologiche, dall'apprendimento allo stress. Siamo in presenza di una rivoluzione concettuale, per la quale un codice già noto, quello genetico, risulta essere influenzato da un codice di cui sapevamo poco, quello epigenetico.

Secondo Valerio Orlando biologo della Fondazione Santa Lucia di Roma, ora in forze al King Abdullah University of Science and Technology, a Thuwal, in Arabia Saudita, «nell'ambito della conoscenza del genoma l'epigenomica rappresenta una novità: si prende atto del fatto che accanto al genoma c'è anche l'epigenoma, un complesso di strutture accessorie che ne regolano la funzionalità, si tratta di componenti strutturali proteici e chimici dei cromosomi essenziali per la regolazione cellulare. L'importanza di questi componenti è che sono essi a consentire al genoma di comunicare con l'ambiente. L'epigenoma è quel complesso di fattori strutturali che registrano l'esperienza biologica in tutte le fasi della vita e attraverso di essi le cellule trasmettono la base della loro identità alle cellule figlie e in alcuni casi alle generazioni successive».

È il caso dell'ambiente prenatale e di quello post-natale. «È noto ad esempio che le abitudini alimentari e comportamentali della madre la sua esperienza biologica, gli ormoni secreti dal suo organismo, ciò che mangia, le situazioni stressanti che si trova a vivere, – possono influire sul feto e sull'espressione dei suoi geni, continua Orlando, tra i relatori del Brain Forum che si chiude oggi a Milano. Inoltre lo stress nelle primissime fasi della vita e la carenza di cure materne possono modificare determinate regioni regolative dei geni e relativi circuiti cerebrali per cui la progenie finirà con lo sviluppare un fenotipo depressivo/aggressivo.

In alcuni casi tali caratteristiche possono essere ereditate, e la predisposizione si combina poi con l'ambiente sociale e familiare. Volendo fare una metafora, potremmo dire che l'epigenoma rappresenta un'immagine chimica della realtà, un riflesso dell'ambiente esterno come viene incontrato dalle cellule e dall'organismo». Varie sono le connessioni tra epigenoma e comportamento: la ricerca ha riscontrato correlazioni tra determinate caratteristiche epigenetiche e la tendenza al suicidio, la schizofrenia, l'alcolismo, la suscettibilità individuale a stupefacenti come la cocaina, l'azione di alcuni tipi di psicofarmaci. Per quanto riguarda il rapporto tra epigenetica e cervello umano, possiamo dire che molte funzioni cerebrali sono accompagnate da cambiamenti nell'espressione genica a livello cellulare, e che alcuni di questi meccanismi sembrano essere coinvolti nella memoria a lungo termine.

C'è da dire che gli studi sugli esseri umani sono pochi, mentre non mancano quelli sugli animali, soprattutto ratti e topi. E a proposito di animali Orlando fa un interessante esempio relativo agli insetti sociali: «Nel caso delle api, l'esposizione delle larve alla pappa reale ne influenza pesantemente l'espressione genica, determinandone il destino, ossia il ruolo sociale che ricopriranno, facendone operai o api regine». Forse è un po' troppo presto per mettersi a cercare le basi epigenetiche dei gusti artistici e delle preferenze individuali – soprattutto di quelle più squisitamente psicologiche, come i "colori preferiti" e così via. È però senz'altro chiaro che alcune scelte marcatamente culturali per fare un esempio, quella di bere in età adulta il latte di altre specie animali può influenzare le nostre caratteristiche epigenetiche nella fattispecie la produzione dell'enzima lattasi e che tali caratteristiche possono essere trasmesse.

Per quanto riguarda la ricerca, l'Human Epigenome Project, un progetto internazionale sostenuto dal britannico Wellcome Trust Sanger Institute, l'azienda biotech Usa-tedesca Epigenomics Ag e il francese Centre National de Génotypage mira a identificare, catalogare e interpretare i meccanismi che compongono l'epigenoma, accumulando conoscenze utili nella lotta ai tumori. Epigen è invece un'iniziativa multidisciplinare, promossa dal Miur e dal Cnr, che riunisce 70 ricercatori con l'obiettivo di comprendere come i meccanismi epigenetici regolino i processi biologici, determinino la variazione fenotipica e contribuiscano allo sviluppo di numerose patologie.

28/02/14

La Rossa di Sicilia. Un pieno di salute.

E' risaputo che le arance contengono Vitamina C e sono fortemente consigliate per rafforzare il sistema immunitario e prevenire raffreddore e influenza. Pochi sanno, però, che c'è un tipo di arancia in particolare, che contiene un alto tasso di Vitamina C, circa il 40% rispetto le altre. Si tratta della Rossa di Sicilia IGP. 
La Rossa, infatti, contiene nella polpa dei pigmenti chiamati antociani. Questi, oltre a conferirle un colore rosso intenso appunto, sono ricchi di flavonoidi, acido ascorbico e antiossidanti. 
I Flavonoidi sono composti chimici di origine naturale con proprietà antiossidanti, garantiscono il funzionamento ottimale del fegato, permettono di prevenire malattie cardiovascolari, infiammatorie e, addirittura, alcune forme di tumore. Hanno la capacità di bloccare i danni causati dai radicali liberi ma anche reumatismi, cefalee, le forme cronico-degenerative e l'invecchiamento dell'organismo.
L'acido Ascorbico è anch'esso un composto organico di origine naturale, meglio conosciuto come vitamina C, utile per i vasi sanguigni, denti e ossa.
Le arance rosse IGP, inoltre, presentano un contenuto maggiore di minerali quali calcio, selenio, magnesio, potassio, ferro ed una elevata concentrazione di acqua, circa l'87%. E ancora vitamine B1 e B2. Grazie a questo cocktail benefico e alle proprietà nutrizionali, sono consigliate nelle diete delle donne in gravidanza o in menopausa, per la prevenzione di malattie respiratorie, per la crescita e la sviluppo sano dei bambini.
Coltivata nell'area compresa tra Siracusa, Catania ed Enna, la qualità dell'arancia rossa di Sicilia deriva dalla stretta connessione tra fattori climatici, ambiente e proprietà del terreno. Coltivata altrove, cioè, non avrebbe le stesse caratteristiche che l'hanno resa la migliore e la più apprezzata in tutto il mondo. 
Tre le varietà in commercio: Moro, Tarocco e Sanguinello. E...diffidate dalle imitazioni.

18/10/13

La flora intestinale del neonato inizia dal latte materno!

La flora intestinale del neonato inizia dal latte materno! Esattamente cosi, l'allattamento al seno è la base fondamentle attraverso la quale i batteri utili per la digestione e per un globale buon funzionamento dell'organismo si ottengono dalla madre al neonato. Una ricerca lo conferma attraverso una pubblicazione sulla rivista Environmental Microbiology.
Nonostante siamo abituati a immaginare noi stessi come a esseri unici e singoli, l'essere umano somiglia inverosibilmente a delle colonie: nella fatti specie il nostro tratto digerente, come difatti, sono allocati all'incirca, centomila miliardi di batteri, che svolgono parecchie funzioni fondamentali per la vita e la nostra salute. Essi ci collaborano ad metabolizzare il cibo, a prevenire la proliferazione di batteri patogeni e perfino proteggere la mucosa intestinale.
Prima della nascita gli intestini del feto sono privi di tutto ciò. I batteri giungono durante e dopo il parto, tramite il contatto con il corpo della madre e con l'ambiente esterno che circonda. Adesso un team dell'Istituto per il Cibo, la Nutrizione e la Salute del Politecnico Federale di Zurigo, a cui capo c'è il professor Lacroix, ha dato prova che i batteri vengono trasmessi dalla madre al bambino esattametne durante l'allattamento.
Allattamento materrno

Durante il corso della ricerca è stata indivituata la presenza di batteri benigni come il Bifidobacterium breve e vari tipi di Chlostridium in campioni di latte e di feci. Dall'analisi genetica è risultato che il ceppo batterico è lo stesso negli intestini della madre, nel suo latte e negli intestini del bambino, provando che è il latte il mezzo di trasmissione.
"Una sana comunità di batteri negli intestini della madre e del bambino è molto importante per la salute intestinale e per lo sviluppo del sistema immunitario del neonato", ha dichiarato il professor Lacroix, che ha aggiunto: "Non siamo sicuri della rotta attraverso cui i batteri passano dagli intestini della madre al suo latte, ma abbiamo usato metodi di coltura, isolamento, sequenziamento e fingerprinting per confermare che i ceppi batterici sono gli stessi".
La ricerca conferma quindi la forte utilità dell'allattamento al seno, ma spinge anche a indagare su quali probioti includere nel latte artificiale perché possa essere il miglior surrogato possibile di quello materno.
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