Il-Trafiletto
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09/06/14

UOMO DEVI VIVERE

UOMO DEVI VIVERE
di Giancarlo Giustacchini 
Sono passate da pochi minuti le tre ed il cielo blu intenso brulica di stelle luccicanti. Mentre le grandi pale del ventilatore della mia stanza, al primo piano del "Don Bosco" di Matunga a Bombay, continuano a macinare aria calda e umida, grappoli di zanzare di grande taglia ronzano attorno al mio letto senza darmi tregua per un istante. Frequenti e numerosi colpi di tosse provenienti dalla strada sotto stante mi incuriosiscono e, con una certa insofferenza, mi alzo per scendere a vedere. Mentre percorro le scale nella semioscurità vedo un' ombra umana che con passo stanco, ma deciso, si muove salendo in direzione degli uffici. A mano a mano che mi avvicino riconosco Don Aurelio Maschio, missionario salesiano da 60 anni in India, che, a quell' ora, inizia la sua lunga giornata di dedizione a favore dei più poveri, degli ultimi, di chi non ha voce. "Ma cosa fa lei in piedi a quest'ora?" - mi domanda con un filo di voce. Gli spiego la mia curiosità e il Padre, senza neppure darmi il tempo di terminare, quasi intuendo il mio pensiero, mi accompagna, prendendomi sottobraccio, per mostrarmi la drammatica realtà di una miseria devastante, in parte già conosciuta e toccata con mano negli scorsi anni, ma sulla quale il recente aggravarsi della crisi economica mondiale ha esercitato un influsso dirompente soprattutto a causa dei mercanti piccoli e grandi di tutto il mondo che, inevitabilmente, di questi tempi, diventano più duri e tendono a strozzare i più deboli.

Don Aurelio Maschio
Stese a terra, rannicchiate sotto brandelli di tela, ammassate come bestie sui marciapiedi delle strade che circondano il Santuario di Maria Ausiliatrice, vedo centinaia di famiglie, in condizioni indegne di esseri umani, che aspettano i primi chiarori dell'alba per ricevere qualcosa per sopravvivere. "Qualcuno è qui ad aspettare fin dalla mezzanotte" - mi dice il salesiano con il volto atteggiato a mestizia, non a rassegnazione - "molti vengono da lontano, hanno percorso chilometri per ricevere quel poco che possiamo offrire". La città è ancora avvolta nelle tenebre e nel silenzio, ma le strade del rione di Matunga, dove tutti i miserabili di Bombay sanno di poter trovare almeno qualche rupia, sono letteralmente gremite di mendicanti, lebbrosi, vecchi, donne, bambini, neonati. I loro volti rivelano un denominatore comune: fame, sofferenza, miseria.

Generalmente le agenzie di viaggio europee consigliano i turisti che desiderano visitare l'India a programmare le proprie vacanze nei mesi di dicembre, gennaio o febbraio quando cioè la temperatura e il clima sono accettabili. Ma per gli indiani più poveri, che durante il giorno non possono sfamarsi di cibo con sufficienti calorie, questi mesi sono micidiali. Durante la notte la temperatura è relativamente bassa e le malattie da raffreddamento, una volta trascurate, dopo aver colpito i polmoni, mietono un gran numero di vittime, specialmente fra i bambini e i vecchi. Ecco perché quel continuo tossire che udivo e che non dava pace a quello che avrebbe voluto essere un sonno tranquillo. Ecco perché i bambini più fortunati che vedevo nella strada indossare grossi maglioni di lana, spesso consunti, spesso enormemente più grandi di loro, che avevano ricevuto dalla carità salesiana, tremavano come foglie al vento! Alle cinque gli aiutanti di Padre Maschio iniziano a mettere in ordine questo oceano di mendicanti dividendo prima di tutto le donne e i bambini dagli uomini e dai lebbrosi più martoriati che aflluiscono da ogni dove, generalmente seduti su assi di legno forniti di quattro piccole ruote e trascinati da compagni pietosi.

Alle 5 e 30 inizia la distribuzione di quanto ancora la Provvidenza opera in questo angolo di mondo dimenticato dagli uomini, ma non da Dio. Due pani a ciascuno, quattro ai vecchi, ai lebbrosi, ed alle mamme con dei bambini in braccio. Subito dopo viene distribuita loro una rupia che assicurerà loro l'unico pasto. Sfilano davanti ai miei occhi povere creature, ridotte a larve umane, avvolte in abiti spesso ridotti a stracci incolori e maleodoranti che tuttavia indossano sempre con grande dignità. Vorrei disporre di una buona penna e di tutte le prime pagine dei quotidiani di grido per dire al mondo ciò che ho visto! Vorrei interrompere ogni 30 minuti i programmi televisivi di tutte le emittenti pubbliche e private per proiettare queste immagini che non hanno bisogno di commento, per scuotere le coscienze narcotizzate dal benessere che ovatta il mondo occidentale! Stiamo affollando gli istituti specializzati in diete ipocaloriche per imparare a nutrirei senza superalimentarci; non ci meravigliamo più quando i nostri figlioli lasciano, con espressione talvolta schifata, ai bordi del piatto, porzioni di costosissimo prosciutto solo perché venato di grasso; i nostri sguardi permanentemente insaziati guardano, con avidità, ogni giorno, l'automobile del vicino con un optional in più, il vestito nuovo dell'amica, la nuova montatura degli occhiali.

Un intero camion stracolmo di pagnottelle bianche, profumate, ancora calde, in poco tempo è vuotato. Sono state sfamate circa 8.000 persone.Vorrei che si ripetesse il miracolo della moltiplicazione dei pani per quanti, purtroppo, sono costretti ad allontanarsi a mani vuote, silenziosi, sempre estremamente pazienti. Mentre accompagno Don Aurelio in chiesa per la celebrazione eucaristica delle 6, una giovane madre avvicina, con molto timore, il padre e, a mezza voce, parlando velocemente un dialetto locale a me incomprensibile, gli sussurra qualcosa. Vedova da due anni, cattolica, non aveva osato chiedere aiuti finanziari ai salesiani mentre il suo piccolo, affetto da un male incurabile, era ancora in vita. Ma ora che il figlioletto aveva cessato di soffrire chiedeva 200 rupie. Lo stretto necessario per farlo seppellire nel cimitero cattolico e per acquistare un vestitino dignitoso in cui comporre le spoglie del suo caro.

Padre Maschio allunga le mani in quelle sue tasche che sembrano senza fondo e porge due banconote a quella mamma straziata dal dolore. Poi si avvia verso il Santuario. Mancano pochi minuti alla Messa. lo lo seguo, ma ho un gran nodo alla gola.

18/05/14

La scelta dei vegani

Cosa significa essere vegani, quale lafilosofia di qusto movimento? Scopriamo quali sono i principi di questo stile di vita che si sta diffondendo sempre di più


Nutrirsi in maniera consapevole è una filosofia di vita a cui tutti noi dovremmo prestare attenzione, per la propria salute, per l'ambiente e per gli animali. Se per caso fossi trasportata in un mondo in cui io stessa fossi costretta a procurarmi il cibo da sola, di certo sarei una di quelle persone che dedite alla raccolta e all'agricoltura, poichè non sono capace di uccidere.

Non sarei in grado di "tirare il collo" ad una gallina, di uccidere un coniglio o di andare a caccia per nutrirmi di carne, perchè gli animali mi piace vederli sereni, in salute e liberi. Dunque, riflettendo su questo, ho concluso che io sono una di quelle persone che pur mangiando molto raramente carne, lo faccio perchè il lavoro sporco lo fa qualcun altro al posto mio. In più, mi sono anche accorta che, guardare i banchi dei macelli nei supermercati, mi fa pensare non al cibo, ma ad una fila di cadaveri.

Immagine presa dal web
Ecco perchè vorrei dedicare questo post alla comprensione più profonda della filosofia vegana. Una folosofia  che si sta diffondendo sempre di più. Ma cosa significa essere vegan e perchè questa scelta?
Una delle ragioni principali è il rispetto degli animali.

Chi segue questo stile di vita  considera gli animali esseri sensibili con un loro valore intrinseco. Per questo i vegan non mangiano prodotti animali come carne, pesce, uova e latticini, non indossano pelle, lana o seta, non usano prodotti sperimentati sugli animali. Non comprano animali e non li tengono in gabbia, non visitano zoo e acquari, non vanno al circo e agli spettacoli che impiegano animali.

Evitano insomma tutto quello che comporta la morte e la sofferenza degli animali. Ogni anno miliardi di esseri senzienti sono trasformati in prodotti alimentari, dopo una breve vita fatta solo di sofferenza. Chi sceglie di vivere vegan non può fermare da solo tutto questo: rifiuta però di parteciparvi e di esserne la causa. Non solo. Compie una scelta consapevole e responsabile, mandando un importante segnale per una società più rispettosa dei diritti degli animali non umani e umani.

14/02/14

In Belgio legalizzata l'eutanasia per i bambini | E' il primo paese al mondo ad aver approvato un tale provvedimento

Mentre l'Italia ancora si dibatte sul tema dell'eutanasia e solo quando alla ribalta della cronaca approdano casi eclatanti, il cattolico Belgio a distanza di dodici anni dal via libera dell'eutanasia per gli adulti, è il primo paese al mondo ad aver legalizzato l'eutanasia nei bambini malati terminali, senza limiti di età. 
Bambino malato
Il Parlamento di Bruxelles ha approvato con una larghissima maggioranza (86 si' e 44 no e 12 astenuti) il provvedimento. La norma e' passata nonostante la feroce opposizione della chiesa cattolica,  della comunita' ebraica e dei musulmani, forte del sostegno del 73% dei belgi. La legge prevede la possibilita' dell'eutanasia a quei bambini "che versano in una condizione medica senza speranze e", che vivono in uno stato, "di costante ed insopportabile sofferenza che non puo' essere alleviato e che porterebbe (il minore comunque) alla morte nel breve periodo". Il bambino richiedente però, deve essere "cosciente" e deve essere stata attestata la sua "capacità di discernimento". E' prevista la necessita' del via libera di dottori e psichiatra e l'autorizzazione dei genitori. La materia, ovviamente sensibilissima, ha spaccato i partiti politici a tre mesi dalle elezioni europee. Da una parte i Cristiano Democratici schierati contro, sul fronte opposto, schierati con il si', Socialisti, Liberali e Verdi. I capigruppo, anche quello della maggioranza cristiano democratica, hanno pero' lasciato liberta' di voto ai singoli parlamentari essendo una materia in cui la disciplina di partito non poteva essere invocata. I critici sostengono che la norma non risolve i problemi e lascia irrisolte possibili contraddizioni che si potrebbero aprire nel caso che i genitori abbiano non concordino con la scelta del figlio. Nel solo 2012 in Belgio si sono registrati 1.432 casi di eutanasia (pari al 2% di tutti i decessi) un aumento del 25% rispetto all'anno prima.

11/02/14

Rimini | Soprannome e umiliazione difficili da digerire 15enne lascia la scuola e torna nella sua Sicilia

Si era trasferito da poco a Rimini dalla Sicilia: l'accoglienza non solo non era stata delle migliori nell'istituto superiore che frequentava, ma presto la "convivenza" con i coetanei era diventata difficile anche online. E’ accaduto nella città romagnola ad un ragazzo siciliano di 15 anni. Per tutti era diventato ‘il sorcio’. Nessuno lo chiamava più per nome, da quando i compagni di scuola avevano invaso Facebook con quel crudele soprannome che richiamava i suoi denti sporgenti. Contro quel mondo virtuale che gli aveva cambiato identità, il 15enne non poteva fare nulla, se non gettare la spugna. Così ha lasciato la scuola a Rimini dove frequentava la prima liceo ed è tornato nella sua Sicilia, riacquistando la sua vita. Se ne sono andati tutti, anche la famiglia, ma prima di lasciare il ‘civile Nord’, hanno sporto denuncia contro i giovani bulli. Quattro coetanei della vittima che adesso chinando il capo chiedono scusa di una crudeltà che è tutta dei 15 anni. I ragazzini, difesi dagli avvocati Luigi Renni e Piero Venturi, sono stati interrogati dalle forze dell’ordine, alla presenza di genitori, dicono, stavolta poco inclini a giustificarli. «Ci dispiace moltissimo — hanno confessato tra le lacrime — non abbiamo capito la gravità di quello che stavamo facendo, e gli chiediamo scusa». Non si erano resi conto, hanno ammesso, che con quel ‘click’ avrebbero messo in moto tanta sofferenza. Eppure, hanno raccontato mortificati, erano stati gli unici a cercare di coinvolgere quel ragazzino appena arrivato in Romagna dalla lontana Sicilia. Un giovane riservato che non legava con nessuno. Solitario per scelta o per forza, non era comunque riuscito a farsi degli amici. Ci avevano provato loro, usando il linguaggio della loro generazione: Facebook. Lui ha cercato per mesi di non vedersi diverso dagli altri, di convincersi che i suoi denti erano simili a milioni di altri, ma sapeva che era una battaglia persa in partenza. Nessuno più a scuola lo chiamava con il suo vero nome. «Il sorcio è partito», «il sorcio è appena tornato» scrivevano sul web. E lui era diventato una figura distorta che aveva finito col manifestarsi anche nel suo specchio. Da sempre nelle aule di scuola i soprannomi si sono affibbiati, e qualche volta anche quelli che facevano male. Si faceva finta di niente, si sprecavano i lacrimoni e speravi che passasse. E il peggio prima o poi passava. Anche se c’è gente che a 50 anni non l’ha ancora digerita del tutto. Purtroppo al giorno d’oggi diventa impossibile farlo per un 15enne che se lo trova scolpito ogni momento nell’unico universo che adesso conta se vuoi contare, quello di Facebook. Ha capito che non ce l’avrebbe fatta, troppa sofferenza, nessuna difesa. E ha deciso di scappare via. I genitori hanno capito, ma prima di fare le valigie hanno voluto ‘vendicare’ la sua umiliazione, e hanno denunciato i persecutori. Che persecutori non sono, perché non hanno nemmeno capito perchè sono finiti davanti al Tribunale dei minori. Quello, hanno detto, era un modo per essere amici suoi.
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