Il-Trafiletto
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01/10/14

Il nuovo concetto di auto connessa è diverso: perchè?


Nell'immensità della condivisione totalitaria in tempo reale, l’auto poteva continuare a rimanere tagliata fuori da questo modus operandi? Direi proprio di no!


Non si tratta soltanto di un fattore di moda e tendenza, bensì stiamo comunque sia parlando della sicurezza e della rapidità nello spostarsi, della economizzazione d’esercizio, diciamola tutta, dell’intera esistenza stessa dell’auto che prossimamente avrà a venire; all'interno di uno scenario in cui pure le strade, per poter fare fronte al peso del traffico in continua ascesa, che a loro volta dovranno diventare“digitali”.

Le reti senza fili wireless a velocità intermedia e elevata è già in grado di dare vita ai primi esempi di automobile online e l’interesse che i costruttori stanno evidentemente dimostrando in questo affare, la dice lunga pure sulle sue possibilità di sviluppo a breve termine. Sono davvero molteplici gli argomenti che riguarderanno l'argomento, ma quello che più consiglio di soffermarvi è quello concernente la tecnologia V2V (Vehicle to Vehicle) e i 10 fattori fondamentali da sapere sull’argomento. Non vi divertirà certo come le app per scaricare la musica o la ricerca online del ristorante di zona, ma dietro questa sigla si nasconde il vero cambiamento che investirà l’auto nel decennio a venire: da soggetto “passivo” dell’informazione, i veicoli ne diventano parte attiva e integrante. Volete un esempio?

La Ford sta già al lavoro per sperimentare una connettività tale da permettere di eseguire sondaggi con particolari sensori ciò che “riesce a vedere” l’auto che si trova dinanzi a noi. Allora, per esempio, un altro veicolo che effettua una frenata brusca improvvisamente, anche in condizioni di poca visibilità oppure addirittura all'interno di una curva. Una cosa fantastica: è come avere gli occhi avanti di cento metri.


05/09/14

Un cappello 100% naturale: moda etica tutta da indossare

Sempre più spesso la moda si sposa con l'ecosostenibilità, e per tale motivo essa diventa "etica", poichè pensa all'ambiente e alla sua conservazione.  Così, fra tessuti eco, colorazioni naturali, riscoperta di antichi modi di produrre le fibre, scarpe fatte con materiali riciclati, arriva anche il cappello 100% naturale.

Infatti lo storico cappellificio biellese Barbisio, fondato nel 1862, il più antico d’Italia, ha ideato un cappello quasi interamente di origine vegetale che ha presentato nell’ambito del progetto chiamato Botanic project al Pitti Uomo 2014.
Cappelli al Botanic Project
immagine presa dal web

Si tratta di una linea di cappelli da uomo (a cui presto si aggiungerà la linea donna) realizzati con una fibra derivata dalle proteine del latte e cotone organico, e colorata con tinture vegetali o naturali.
Per trovare le giuste sfumature di colore, si è andati alla ricerca della corteccia di alberi originari dell’America centrale, mischiata alla tintura madre ottenuta da fiori, foglie, radici, frutti ed erbe. Ci si è avvalsi anche ad antichi metodi eco-sostenibili e naturali per ottenere alcuni colori.

Facciamo qualche esempio: il rosso, grazie al mollusco della murice per avere il porpora e alla cocciniglia, un insetto che secerne un liquido rossastro, per il rosso acceso. E ancora, per il giallo, estratti della cipolla o della ginestra, per il verde di erica e ortica. Anche il fissante utilizzato è completamente naturale, per permettere al colore del cappello di conservare la sua sfumatura nel tempo. Infine, per gli amanti dell’originalità, bisogna dire che ogni capo è unico, frutto proprio dei materiali utilizzati. Dunque, una moda che concilia le esigenze del look nuovo e d'impatto, ma che permette di essere amici dell'ambiente.

16/08/14

Poco fashion molto smart

Bracciali smart: il 2014
dovrebbe essere il loro anno

Dopo cellulari, televisori, occhiali e città è la volta dei bracciali a diventare intelligenti. Già perché oramai sembra che nulla possa essere prodotto e/o indossato se non è smart! 

Il 2014 è stato da molti battezzato come l'anno in cui dovrebbe esplodere la moda dei bracciali "smart" ed effettivamente si iniziano a vedere ai polsi delle persone (uomini soprattutto) degli strani oggetti all'apparenza di plastica o caucciù. Solo all'apparenza, perché questi nuovi bracciali incorporano chip e tecnologia che consente loro di assolvere svariate funzioni.

Si parte da quelli predisposti soprattutto al controllo di performance fìsiche (misurazione dei battiti cardiaci, delle calorie consumate o del numero di passi) per passare a quelli che, dotati di un bluetooth, permettono di essere utilizzati come una derivazione dello smartphone (possibilità di visualizzare messaggi, di rispondere al telefono, di verificare l'arrivo di mail o notifiche di social) oltre ad assolvere la normale funzione di orologio. La caratteristica di quasi tutti i bracciali smart è quella di potersi connettere con cellulari, tablet e computer in modo da poter scaricare le informazioni raccolte e, attraverso specifiche app, essere successivamente elaborate. Il prezzo varia da qualche decina di euro a prodotti che costano oltre i cento euro... in attesa del bracciale prodotto da Apple che, come spesso accade, potrebbe indicare nuove strade per quest'accessorio.

Samsung Gear Fit
Samsung Gear Fit, è il primo bracciale smart a giungere sul mercato con in dotazione uno schermo curvo touch Fit: è sprovvisto di fotocamera, microfono e altoparlante ma è in grado di essere abbinato a uno smartphone Samsung e di ricevere pertanto chiamate telefoniche, notifiche e avvisi, caratteristiche tipiche da smartwatch che Io rendono il dispositivo da fitness attualmente più completo sul mercato.

UP di Jawbone
UP di Jawbone è un braccialetto dotato di app per iPhone. iPad o iPod touch che tiene traccia di come dormi, di come ti muovi e di cosa mangi, consentendoti di avere maggiori informazioni sulle tue abitudini quo¬tidiane e di migliorare il tuo stato di benessere.

Lifeband Touch LG
Lifeband Touch LG è uno smart activity tracker dal design accattivante, compatibile con cardio-frequenzimetri e smartphone di ultima generazione; design eccezionale, comfort e funzionalità lo rendono un dispositivo perfetto, non solo per l'allenamento ma anche per un uso quotidiano a casa e in ufficio.(ethos)




12/03/14

Giancarlo Giammetti, un illustre sconosciuto

Valentino è forse la casa di moda più importante e conosciuta nel mondo: fondata nel 1957 da Valentino Garavani, con negozi in tutto in mondo, sfilate da sogno e critici sempre entusiasti degli abiti presentati. Anche dal punto di vista finanziario, Valentino è un successo continuo: il 2008 ha chiuso con un fatturato in crescita del 3% a 2.206,9 milioni, un EBTIDA di 320,4 milioni, in linea con quello del 2007, mentre il risultato della gestione ordinaria (al netto degli ammortamenti) segna un calo del 7% a 248,3 milioni. Ma come si è arrivati a tale successo? In realtà, Valentino Garavani non è mai stato in grado di gestire un business e la chiave del grandissimo successo della casa di moda è da imputare a Giancarlo Giammetti, illustre sconosciuto. Compagno di Valentino per 50 anni, Giammetti entrò in società con Valentino nel 1962 quando era solo uno studente di architettura.
Entrando in società con Valentino ha affermato: “Io ho più buon senso di lui…almeno so quanto fa 3+3…” Giancarlo Giammetti ha sempre vissuto all’ombra dello stilista: estremamente conosciuto nell’ambiente dell’alta moda, è rimasto per anni un perfetto sconosciuto per i più.

Giancarlo Giammetti e Valentino Garavani
Si tratta di colui che ha sempre organizzato le sfilate, gli eventi, l’organizzazione del personale e delle sarte, i rapporti con la stampa. Insomma, colui che ha gestito interamente il business dell’azienda, lasciando a Garavani la sola parte creativa: non c’è nessun elemento che ha determinato il successo di Valentino che non sia passato tra le mani di Giammetti. E Valentino? Certamente stiamo parlando del più grande stilista del ’900, colui che è stato definito “l’ultimo imperatore della moda”, ma in quanto a business e gestione di un’azienda era totalmente inappropriato.
“Valentino non ha idea del business che c’è dietro ogni suo abito, dietro ogni sua creazione. Non ne ha assolutamente coscienza.” Giancarlo Giammetti Valentino è l’artista; Giammetti colui che tramuta in oro le sue creazioni, che altrimenti rimarrebbero “delle opere d’arte su carta”.Un connubbio durato 50 anni e mai interrotto. Nemmeno nel momento che ha segnato per sempre la storia della casa di moda e dello stilista. Nel 1998 Valentino è stata ceduta ad HdP, conglomerata controllata dalla famiglia Agnelli, per 500 miliardi di lire e, dopo soli 5 anni, è passata di mano alla famiglia Marzotto per 240 milioni di euro. Matteo Marzotto è salito alla presidenza dell’azienda e, nonostante i due passaggi di proprietà, Valentino e Giammetti sono rimasti ai propri posti.
VIDEO: sfilate Valentino 2014



28/02/14

Il fondo schiena di Kate Moss in prima pagina

La rivista LUI ha twittato: ‘And yes ... Tomorrow # KateMoss strips off exclusively for Lui! Find Twig newsstand! # LUI5’ Secondo Metro News Francia , la copertina sarà pieghevole in tre parti, e mostrerà la modella in tre diverse pose. Una sarà per un primo piano, l'altra in posa con le sue lunghe gambe in aria, mentre la terza copertina sarà centrata sul suo fonfo schiena. 


Kate notoriamente aveva i suoi tatuaggi rondine disegnati dall'artista Lucian Freud, che ha disegnato il suo nudo. Freud avrebbe maturato la passione per i tattoo, negli anni prestati durante il secondo conflitto mondiale alla Marina di Sua Maestà, esercitandosi sulla pelle dei suoi commilitoni. Da qui la richiesta, da parte dell’artista, di lasciare un segno sulla top: ben contenta di lasciarsi porre poco sopra le natiche due piccole rondinelle d’autore, soggetto scelto perché “ho detto che mi piacevano gli uccelli”, assicura la Moss. Ben conscia del valore che il tatuaggio assegna al suo lato B: “mi chiedo quanto un collezionista avrebbe pagato per questo? Alcuni milioni di euro? Se tutto va storto potrei ottenere un trapianto di pelle e venderlo!”.


 Kate Moss rimane la modella più quotata. Qui la vediamo uscire dall'Hotel parigino, accanto al marito Jamie Hince per la settimana della moda. Non sbaglia mai look, mischiando con gusto capi griffati riciclati dal suo guardaroba.

Così, la vediamo con stivali Alaia, in un eccentrico cappotto di pelliccia e un improponibile pantalone animal print e non ci sorprende affatto. Abbiamo solo un rimpianto: non poter acquistare i pantaloni leopardati, essendo stati riciclati, non saranno disponibili. Prendiamo spunto e facciamoci un giro per i mercatini cercando un pantalone animal print, sottili in tonalità grigia, con semplici sfumature monocromatiche. Per essre glamour è la miglior alternaviva ad abiti leopardati stretti e giacche di pelliccia audaci.



07/01/14

Nel futuro non avremo più i capelli bianchi, se avremo capelli!

Avere i capelli bianchi è sempre stato un segno di vecchiezza, e mal accettato dalle donne, le quali sono ricorse a intrugli di erbe per passare a intrugli chimici, per ridonare alla chioma il colore della giovinezza. Negli ultimi anni anche gli uomini hanno faticato ad accettare il capo canuto, i quali hanno imitatri le proprie mogli magari andando dalla stessa poarrucchiera a farsi la tinta ai capelli, con un pessimo risultato. Negli ultimi anni, il bianco/grigio nei capelli è venuto di moda. Tutto ad un tratto ci siamo accorti che il grigio con tutte le sue sfumature, è bello.  Ora non è più segno di senilità, è tendenza, e spesso ci si chiede se questa o quella persona, non abbia fatto una scoloritura del capello per avere un bianco/grigio così perfetto. Ormai abituati a questo processo naturale, gli studiosi che stavano studiando gli effetti di una cura per la vitiligine, hanno un'intuizione che li  dirotta a sperimentare la molecola su un altro problema molto sentito: i capelli bianchi e grigi.
Meryl Streep

I ricercatori dell'University of Bradford, nel Regno Unito, in collaborazione con l'Institute for Pigmentary Disorders e alla EM Arndt University Greifswald hanno scoperto che una crema topica a base di un enzima, PC-KUS (pseudocatalasi modificata), utilizzato per ripigmentare la pelle dei soggetti affetti da vitiligine, potrebbe essere utile per restituire il colore perduto a capelli e sopracciglia. . L'enzima viene attivato sotto raggi ultravioletti di tipo B. Lo studio è pubblicato sulla rivista della Società di biologia sperimentale Faseb. I ricercatori sostengono che le persone che sviluppano un enorme stress ossidativo attraverso l'accumulo di perossido di idrogeno nel follicolo pilifero, hanno numerosi capelli grigi e bianchi. Questo massiccio accumulo di perossido di idrogeno può essere risolto con un trattamento sviluppato dai ricercatori e descritto come un topico, un composto UVB-attivato chiamato PC-KUS (a pseudocatalasi modificato). Lo studio dimostra anche che lo stesso trattamento funziona per la perdita di pigmento della pelle, la vitiligine. "La vitiligine è un problema per molte persone", ha detto Karin U. Schallreuter, MD, autore dello studio presso l'Istituto per le Malattie Pigmentarie in associazione con EM Arndt dell'Università di Greifswald, in Germania e il Centro per le Scienze della Pelle, Facoltà di Scienze della Vita dell'Università di Bradford, Regno Unito. "Il miglioramento della qualità della vita dopo la ripigmentazione totale o parziale è stato documentato. Per raggiungere questo importante passo avanti, il dottor Schallreuter e colleghi hanno analizzato un gruppo internazionale di 2.411 pazienti affetti da vitiligine. Di questo gruppo, 57 persone pari al o 2,4% soffrivano di vitiligine segmentale (SSV), e 76 persone, pari al 3,2% soffrivano di vitiligine mista, ovvero SSV più vitiligine non-segmentale (NSV). I ricercatori hanno scoperto che i pazienti con SSV hanno un livello di stress ossidativo più elevato dei pazienti affetti da NSV, associato a una diminuita capacità antiossidante. "Per generazioni, numerosi rimedi sono stati architettati per nascondere i capelli grigi," ha detto Gerald Weissmann, il Capo Redattore di The FASEB Journal" ma ora potremmo essere davanti a un trattamento efficace, che risolve alla radice il problema. E ciò vale anche per la vitiligine. Questa importante scoperta ha il potenziale per migliorare radicalmente la vita di molte persone"

10/11/13

Pillole di "bellezza"




Anche all'evento benefico seminuda.
E bene che ormai sui red carpet ne vediamo di tutti i colori. Ma la scelta di moda di Abbey Clancy, una delle più celebri "wag" d'Inghilterra, per una serata benefica "Il Brave Fundraising event" che si è tenuta all'hotel Dorchester di Londra, più di trash è davvero oltre il cattivo gusto: un abito dello stilista Julien MacDonald totalmente "assente" su entrambi i lati del corpo. Un look che ancora può essere tollerato su passerelle giovanili e trasgressive per eccellenza, tipo quelle di Mtv; ma che è assolutamente fuori luogo quando parliamo di raccolta di fondi per cause umanitarie

Abbey reginetta trash.







 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vale un milione di dollari il costume gioiello della Miss.
Gabriela Isler, subito dopo l'elezione a miss Universo, ha indossato un costume da bagno da un milione di dollari. Firmato Yamamay, è stato impreziosito con 900 pietre fra diamanti, smeraldi e rubini da un orafo di Napoli, Flavio Dinacci. ''Per realizzarlo", ha spiegato, "ci sono voluti 40 giorni. Si ispira all'arte pompeiana e ha i colori della bandiera italiana". "Mi aspettavo un costume un po' pacchiano", ha detto Miss Universo, ''e invece è prezioso, ma semplice ed elegante. Me ne scapperei via con questo addosso"
Mosca, costume-gioiello per miss Universo
                                                                                                                                                     fonte
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