Il-Trafiletto
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21/09/14

Giornata Mondiale dell'Alzheimer: dieci punti fermi

Oggi 21 settembre è la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, la più  temuta forma di demenza neurodegenerativa, che affligge circa 26 milioni di persone in tutto il mondo e quasi 500mila in Italia. Questa malattia è dovuta all’accumulo tra i neuroni di una proteina, la beta-amiloide, che forma delle placche e causa la distruzione delle cellule nervose, con conseguente perdita progressiva di memoria, disfunzioni sensoriali, difficoltà nel linguaggio, confusione, irritabilità e aggressività.


Ecco dieci punti da ricordare bene che riguardano questa grave malattia:

 1. Un membro della mia famiglia ha l’Alzheimer, quindi lo avrò di certo anche io. Sebbene la storia familiare,cioè la predisposizione genetica, abbia un ruolo nell’insorgenza della malattia, solo il 5% di casi ha cause genetiche. La verità, dunque, è che chi ha un parente con disturbo ha solo una probabilità leggermente superiore di svilupparlo.

 2. La sindrome di Alzheimer è una malattia degli anziani. Certo, l’età è il più grande fattore di rischio. Ma questo non vuol dire che tutti sviluppino la malattia in età avanzata. Alcune persone si sono ammalate tra quaranta e cinquant’anni: “Quello che è importante comprendere”, racconta l’Alzheimer SocietyCanada, “non è parte normale dell’invecchiamento”.

 3. Esiste una cura per l’Alzheimer? Purtroppo no: al momento non esiste alcuna cura. Tuttavia, alcuni pazienti possono gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita con farmaci che stabilizzano temporaneamente la memoria e le abilità cognitive (la Food and Drug Administration statunitense ne ha approvati quattro). La buona notizia è che la ricerca sta facendo grandi passi in avanti – alcune molecole, attualmente in fase di test clinici, si sono mostrate in grado di agire direttamente contro il processo neurodegenerativo della malattia.

4. Diminuzione o perdita di memoria non vuol dire avere l’Alzheimer. Sebbene molte persone abbiano problemi di memoria, questo non vuol necessariamente dire che abbiano l’Alzheimer. Nel momento in cui i deficit di memoria inficiano la vita quotidiana e sono abbinati a problemi cognitivi o di comunicazione, la cosa migliore da fare è rivolgersi a un neurologo per scoprire le cause dei sintomi.

5. La malattia si può prevenire? No, dal momento che non se ne conoscono esattamente le cause. Si suppone, comunque, che uno stile di vita che mantiene corpo e mente in forma possa aiutare a diminuire il rischio di sviluppare la malattia. Si tratta dei soliti suggerimenti: condurre un’alimentazione ricca di pesce, frutta e verdura; mantenere in allenamento il cervello; ridurre lo stress; tenere sotto controllo la pressione sanguigna, la glicemia e il colesterolo; mantenersi socialmente attivi.

6. Vitamine e integratori possono ridurre il rischio di sviluppare l’Alzheimer? No. O meglio, non lo si sa con certezza. Sono stati effettuati diversi studi per capire se vitamine, integratori e farmaci per la memoria possano prevenire la malattia. I risultati ottenuti finora sono piuttosto nebulosi e non hanno risposto alla domanda.

 7. Il vaccino per l’influenza può provocare l’Alzheimer? Fortunatamente, si tratta di una bufala messa in circolazione da un medico statunitense poi radiato dall’ordine. In realtà, diversi studi  hanno collegato il vaccino per l’influenza e altre vaccinazioni a un rischio ridotto di contrarre la malattia e a un miglior stato di salute generale.

8. Bere da lattine con alluminio o cucinare in pentole che contengono alluminio può provocare l’Alzheimer? Il collegamento tra alluminio e Alzheimer è stato ipotizzato per la prima volta negli anni sessanta. Da allora, però, diversi studi hanno smentito ogni correlazione o, per lo meno, non hanno trovato alcuna prova definita che la dimostri.

9. I colpi alla testa provocano l’Alzheimer? Sebbene alcuni studi abbiano mostrato che la malattia sia leggermente più comune tra persone che hanno subito un forte trauma cerebrale (accompagnato da perdita di conoscenza), è necessaria una ricerca più approfondita per tracciare una correlazione diretta e capire cosa succeda esattamente al cervello dopo tali traumi.

10.  “L’Alzheimer”, spiega Alz.org, un’associazione statunitense, “non lascia sopravvissuti. Distrugge le cellule cerebrali e causa cambiamenti nella memoria, comportamenti confusi e perdita di funzioni corporee. Si porta via lentamente e dolorosamente l’identità di una persona, la capacità di connettersi con gli altri, di pensare, di mangiare, di parlare, di camminare”. È come se il corpo dimenticasse cosa bisogna fare per sopravvivere.

29/07/14

Salute | Cosa ci dicono le nostre unghie? Controlliamone colore e forma.

Quando si parla della cura delle mani, si fa riferimento alla loro bellezza in genere, siano esse di uomo o di donna. Molti non sanno però che le mani, ed in particolare le unghie, oltre al fattore estetico rivestono una particolare importanza nel rivelarci lo stato di salute della nostra persona. Eventuali anomalie presenti nelle unghie come la consistenza, la forma ed anche il loro colore possono fornirci utili informazioni su eventuali abitudini alimentari scorrette, su malattie dermatologiche ed altri problemi riguardanti il nostro organismo. Le unghie sane hanno sempre un bel colore rosa, un cambiamento di colore, come ad esempio il viola, denota un probabile sintomo di alterazione della circolazione sanguigna, mentre delle unghie con macchie rosse possono essere il sintomo di un’affezione cardiaca, polmonare, renale.. Nelle unghie possono fare la comparsa anche delle macchioline bianche, sintomo questo di carenza di ferro, zinco, rame o di eccesso di acidi urici, e se queste macchioline interessano la maggior parte delle unghie possono indicare psoriasi, dermatite, eczema. La presenza nelle unghie di strisce longitudinali suggeriscono che l’intentino non compie il proprio dovere. Da tenere d’occhio anche le macchie scure,che potrebbero essere dovute a piccole emorragie da trauma, destinate quindi a scomparire in breve tempo, e se ciò non avviene potrebbero essere un neo, ma anche un melanoma. Ed è quindi opportuno sottoporsi a una visita dermatologica. Da non dimenticare però che i problemi di unghie possono derivare anche da manicure troppo aggressive o dall’applicazione di smalti di scarsa qualità. In questi casi l’autodiagnosi che stiamo facendo non è attendibile.(immagine presa dal web)

13/07/14

LE REGOLE D'ORO DEL DIGIUNO

COME PREPARARSI " SENTIRE QUESTO DESIDERIO"
Il digiuno va affrontato molto seriamente. Prima di tutto bisogna “sentirlo”, cioè essere intimamente convinti che è proprio quello che ci occorre in quel determinato momento. Si percepisce un profondo bisogno di purificarsi, fermarsi, riposarsi totalmente, riflettere, meditare. In più occorre consultare un esperto che faccia da guida. Molte sono le case di cura in cui si pratica il digiuno, e si deve fare molta attenzione a scegliere quella che fa per noi. Preferiamo astenerci dal dare qui una serie di indirizzi, perché ciò che conta non è l'istituzione, ma la persona che ci guiderà. Il miglior consiglio è quindi fare un colloquio preventivo - anche solo telefonico – con alcuni esperti, chiedendo loro come conducono il digiuno in generale e come pensano di condurlo nel proprio caso particolare. Si dia la preferenza a chi dimostra il maggior equilibrio, in particolare nella prescrizione, della lunghezza del digiuno. In effetti non dobbiamo battere un record di giorni di digiuno, ma fare il tipo di digiuno a noi più adatto.
LE REGOLE D'ORO
Quando interrompere l'esperienza

PRIMA REGOLA:
Ascoltare il vostro corpo e ascoltare i messaggi che vi manda.
immagine presa dal web
Molte sono le variabili su cui si può agire durante il digiuno, per ottimizzarne l'efficacia: la qualità di acqua o di infusi di piante da assumere, l'eventuale introduzione di piccolissime quantità di cibi (passando così da un certo numero di giorni al “digiuno mitigato” o “digiuno attenuato”, che è pure efficacissimo, se fatto nel momento giusto), l'assunzione di acque minerali depurative (generalmente solfatiche), l'esercizio fisico da compiere, i metodi di rilassamento da sperimentare, se esporsi al sole, praticare l'idroterapia e come, se fare dei clisteri, sottoporsi a massaggi o automassaggi, quanto tempo stare con i compagni di cura e quanto tempo da soli.

SECONDA REGOLA:
A questo punto una questione di impotanza fondamentale: quando e come interrompere il digiuno? Va messo in evidenza che l'usuale stereotipo che il digiuno debba essere interrotto con una dieta vegetariana è assolutamente errato. Non è possibile dare uno schema fisso proprio perchè ciò che conta è ascoltare il vostro corpo. Sarete voi stessi che sentirete ciò che dovrete mangiare appena capirete che il digiuno va interrotto. Potrebbe essere latte biologico bianco o integrale, o una mozzarella di bufala, un frutto o un insalata: tutto può essere, purché lo sentiate giusto per voi in quel momento e purché sia biologico. Molto opportuno durante un digiuno farvi seguire da un vero espertoe sperimentare un corso giornaliero, di solito tenuto dallo stesso esperto che vi segue, nel quale vengono dibattuti i grandi problemi della salute e della malattia, interpretato con spirito naturista, che si riassume nel famoso motto “medicus curat, natura sana” ( Il medico può curarci, ma è la natura che ci risana).



18/06/14

Un po' artisti per sentirsi meglio

L'arteterapia non richiede nessuna predisposizlone particolare, e la soddisfazione, durante l'esecuzione del lavori, e a opera compiuta, modifica in positivo il nostro stato d'animo

Da sottolineare subito che non esistono ricette precise né formule rigide. Se si ha una spontanea preferenza per determinati materiali si può cercare di usare questi in vari modi, tradizionali o anche completamente nuovi. Altrimenti si può sperimentare un po' per volta fino a trovare il campo che gratifica maggiormente.

Partire dalle cose oggettivamente più facili, e da materiali e attrezzi che si hanno già in casa o che si possono comprare per cifre molto modeste, oggettivamente è la via migliore. In poche parole: la creatività viene ... creando.
È utile avere un'idea o un progetto, oppure un modello da copiare. Ma anche il semplice fatto di prendere tra le mani i materiali da usare può innestare la capacità di inventare oggetti e usi nuovi. Non essendoci alcun obbligo di produttività o di reddito, la creatività è lasciata libera d'esprimersi

Quando è una vera e propria cura. E il pensiero vola positivo. Le indicazioni più importanti sono relative ai problemi psichici, dal disagio sociale alla depressione. Disegnare, modellare o creare in altro modo permette di esprimere i sentimenti repressi senza necessità di articolarli verbalmente. l'espressione spontanea permette il rilassamento e un senso di appagamento che migliora la condizione psicologica. Quest'ultima è importante in ogni processo di guarigione; spesso scompaiono le tensioni muscolari e i dolori. Il distrarsi dalla propria condizione di «malato» e sentirsi realizzati dirige i pensieri su piani positivi. È scientificamente provato che la qualità del pensiero che la persona ha su se stessa condiziona il funzionamento del suo sistema immunitario. In altre parole: se i pensieri sono focalizzati sulla malattia, il disagio e il dolore tendono ad aumentare e la guarigione è più lenta. Una forte motivazione, invece, come può essere data da un'applicazione di tipo «artistico», accelera la guarigione e rende la malattia più sopportabile.

Centro di Arteterapia a Milano
Dove viene praticata? I risultati positivi della terapia artistica sono molto evidenti ma sono soprattutto empirici. Allo stato attuale, più che studi sistematici, esistono numerosi rapporti sull'esito favorevole ottenuto nelle numerose cliniche, pubbliche e private, in molti paesi. Di solito i medici non si oppongono all'esercizio di un'attività che in nessun caso ostacola le altre terapie praticate. Ma sono per ora relativamente poche le strutture, almeno in Italia, che chiamano al loro interno dei professionisti disponibili ad aiutare e a indirizzare i pazienti verso un'attività manuale specifica.

Il valore della prevenzione Dedicarsi all'esercizio di un hobby manuale ha aspetti terapeutici per tutti, non solo per chi si trova costretto a letto. Si ottiene un capovolgimento delle proprie abitudini dannose: un rilassamento delle aree cerebrali e muscolari troppo impegnate nello stress quotidiano e una stimolazione di altre zone cerebrali, nonché una sana emotività. Il risultato è un maggiore senso di benessere generale e persino un miglioramento del quoziente d'intelligenza (QI), grazie allo stimolo del pensiero creativo e originale

09/04/14

I dieci registri dell'invecchiamento

Arrivano a dieci gli ormoni riproduttivi e metabolici che sono i veri e propri registi dell'invecchiamento. Vediamo quelli coinvolti nei processi di invecchiamento e le patologie collegate.


ORMONI RIPRODUTIIVI:
TESTOSTERONE Caratteristiche. Si tratta dell'ormone maschile che agisce sulla virilizzazione e ha influenza sui caratteri sessuali secondari. È, di solito, verso i 50 anni che si registra un calo della sua secrezione. A ridursi è in particolare il testosterone libero (frazione che è sganciata dalle proteine di trasporto), rispetto a quello totale. Patologie. La carenza del testosterone ha effetti negativi anche a livello cerebrale (calo del desiderio, depressione, insonnia), a livello muscolare (stress, affaticamento, atonia) e a livello delle ossa (propensione alle fratture, osteoporosi).
ESTRADIOLO Caratteristiche. È l'ormone steroideo femminile che anche nell'uomo tocca livelli interessanti dal punto di vista biologico. La sua produzione s'innalza con l'età.
Patologie. Diverse ricerche, in tutto il mondo, hanno appurato che le variazioni di densità ossea e il verificarsi dell'osteoporosi maschile sono collegate in modo più rilevante ai livelli di estradiolo, più che di testosterone.
OHT (DIIDROTESTOSTERONE) Caratteristiche. Si origina dalla trasformazione del testosterone sotto l'azione dell'enzima 5-alfa-reduttasi. Patologie. I dati che riguardano le sue modificazioni sono assai controversi. Ha effetti sulla crescita dei peli e sullo sviluppo dell'ipertrofia prostatica (incremento del volume della prostata).
DHEA (DEIDROEPIANDROSTERONE) Caratteristiche. Tutti lo conoscono come l'ormone della giovinezza. È prodotto dalla ghiandola surrenalica ed è un precursore di altri ormoni (tra cui i sessuali). Cala dopo i 25 anni e indica l'invecchiamento. Patologie. Arteriosclerosi, diabete, osteoporosi, abbassamento delle difese immunitarie, possibilità di problemi cardiovascolari. GONADOTROPINE (FSH E LH) Caratteristiche. Sono prodotti da una ghiandola cerebrale (ipofisi) e modulano la produzione di testosterone. Si abbassano con l'invecchiamento. Patologie. Contribuiscono alle modificazioni della sfera sessuale, caratteristiche dell'andropausa.

ORMONI METABOLICI:
INSULINA Caratteristiche. È la regolatrice del livello degli zuccheri a livello ematico. Patologie. Se è in sovrappeso negli anziani rappresenta un fattore di rischio per l'insorgenza dell'insulinoresistenza, patologia che si accompagna con ipertensione e disturbi cardiovascolari. 
IGF.l (INSULINE LlKE GROWTH FACTOR - 1) Caratteristiche. Influisce sullo stato di nutrizione e sulle condizioni generali del benessere psicofisico. Se è testate, permette di valutare la secrezione di GH (ormone della crescita). Patologie. I soggetti adulti che manifestano un suo deficit hanno probabilità maggiori di incorrere in malattie cardiovascolari, osteoporosi, riduzione della massa muscolare e aumento di quella adiposa.
PTH (PARATORMONE) Caratteristiche. È il risultato dell'azione delle cellule della paratiroide (ghiandola) e partecipa all'equilibrio di calcio e fosforo nel corpo. Ha effetti positivi sul benessere di ossa e scheletro. Patologie. Negli individui anziani che presentano carenze di calcio o vitamina D può indurre l'iperparatiroidismo secondario (secrezione maggiore di PHT per fare fronte all'ipocalcemia). TIROXINA (T4) Caratteristiche. Regola il processo metabolico ed è prodotto dalla tiroide. Si abbassa con l'avanzare dell'età. I suoi livelli troppo bassi possono segnalare un ipotiroidismo. Patologie. Ridotta funzionalità tiroidea che si manifesta con aumento di peso, sensibilità eccessiva al freddo, stanchezza, sonnolenza, depressione, innalzamento del colesterolo.
TSH (ORMONE TIREOSTIMOLANTE) Caratteristiche. È secreto dall'ipofisi e agisce sulla tiroide. Patologie. Ipotiroidismo.

14/02/14

Sarà una pianta a sconfiggere il cancro?

Il cancro può definirsi senza dubbio la malattia del secolo, ed è quella che determina più morti sul nostro pianeta. Solamente nel 2008 sono stati diagnosticati circa 12,7 milioni di tumori maligni e 7,6 milioni di persone sono morte di cancro in tutto il mondo. moltissimi i soldi impiegati per la ricerca medica, cercando di trovare una cura definitiva. Una delle tante cure è quella nota come "erba magica", una terapia per lo più ignorata dalla comunità medica, ma che in realtà distrugge fino al 98% delle cellule cancerogene in sole 16 ore. Secondo quanto riporta Spirit Science and Metaphysic questa tecnica veniva impiegata nella medicina cinese e il solo impiego dell'erba, chiamata Artemisia Annua, diminuiva le cellule tumorali del polmone del 28% e, in combinazione con il ferro, distruggeva il cancro. In passato l'artemisinina, il principio attivo estratto dalla pianta, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria della provincia di Hunan in Cina, è stata utilizzata come un potente rimedio antimalarico ma ora è documentato che questa cura è efficace anche nella lotta contro il cancro. Questo perché quando si aggiunge del ferro alle cellule tumorali infettate, attacca selettivamente le cellule "cattive", e lascia quelle "buone" intatte. Gli scienziati che seguono le ricerche, condotte presso l'Università della California, hanno dichiarato: "In generale i nostri risultati mostrano che l'artemisinina ferma il fattore di trascrizione 'E2F1' e interviene nella distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita e la riproduzione delle cellule del cancro". Utilizzando una varietà resistente alle radiazioni delle cellule del cancro al seno (che aveva anche una elevata propensione per l'accumulo di ferro) l'artemisinina si è dimostrata avere un tasso di uccisione del cancro del 75% dopo appena 8 ore, e uno del quasi 100% dopo appena 24 ore.

13/02/14

Tumori | Vediamoci meglio con gli occhiali speciali del dott. Achilefu!

Tumori. Vediamoci meglio con gli occhiali speciali del dott. Achilefu! Si tratta di una tecnologia innovativa che permette di intercettare masse tumorali di solo un millimetro!

La chirurgia riguardo i tumori potrebbe essere arrivata ad una svolta, grazie ad un'invenzione realizzata alla School of Medicine della Washington University. Gli scienziati dell'ateneo americano hanno infatti realizzato e messo a punto una tecnologia del tutto rivoluzionaria che metterà in condizione i medici di visualizzare masse neoplastiche di dimensioni inferiori al millimetro, basandosi sull'utilizzo di una molecola che colora in maniera specifica le cellule tumorali di un blu fluorescente, visibile con uno speciale tipo di occhiali.

L'utilizzo di questa tecnologia innovativa darebbe la possibilità di ridurre lo stress cui è sottoposto il paziente e al tempo stesso i costi della cura del cancro. Molto spesso, infatti succede che per averla vinta definitivamente con un tumore non è sufficiente nemmeno la sua asportazione chirurgica. Alcune cellule neoplastiche possono invadere anche i tessuti circostanti la massa tumorale, ma per i chirurghi distinguere la loro presenza ad occhio nudo è in pratica impossibile.

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Occhiali del dott. Achilefu
Gli occhiali realizzati alla Washington University, sperimentati per la prima volta al Barnes-Jewish Hospital di St. Louis, permettono di superare questi limiti. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto Samuel Achilefu, esperto di radiologia e ingegneria biomedica che ha guidato il team di ricercatori che ha messo a punto questa nuova tecnologia – è assicurarci che non venga lasciato nessun residuo di tumore”.

“Con gli occhiali sviluppati dal dottor Achilefu – ha spiegato Ryan Field, chirurgo che intende utilizzare la tecnologia per asportare un melanoma in un intervento in programma nelle prossime settimane – possiamo identificare meglio il tessuto che deve essere rimosso”. “La nostra speranza – ha aggiunto Julie Margentaler, il chirurgo che ha partecipato al primo intervento sperimentale – è che questa nuova tecnologia possa ridurre o, idealmente, eliminare la necessità di un secondo intervento chirurgico”.
Come ha precisato Margenthaler per il momento questa nuova tecnologia è ancora nelle sue fasi iniziali e saranno necessari sia perfezionamenti, sia ulteriori test, “ma è fuori di dubbio che i potenziali benefici per i pazienti siano incoraggianti”.

07/01/14

Nel futuro non avremo più i capelli bianchi, se avremo capelli!

Avere i capelli bianchi è sempre stato un segno di vecchiezza, e mal accettato dalle donne, le quali sono ricorse a intrugli di erbe per passare a intrugli chimici, per ridonare alla chioma il colore della giovinezza. Negli ultimi anni anche gli uomini hanno faticato ad accettare il capo canuto, i quali hanno imitatri le proprie mogli magari andando dalla stessa poarrucchiera a farsi la tinta ai capelli, con un pessimo risultato. Negli ultimi anni, il bianco/grigio nei capelli è venuto di moda. Tutto ad un tratto ci siamo accorti che il grigio con tutte le sue sfumature, è bello.  Ora non è più segno di senilità, è tendenza, e spesso ci si chiede se questa o quella persona, non abbia fatto una scoloritura del capello per avere un bianco/grigio così perfetto. Ormai abituati a questo processo naturale, gli studiosi che stavano studiando gli effetti di una cura per la vitiligine, hanno un'intuizione che li  dirotta a sperimentare la molecola su un altro problema molto sentito: i capelli bianchi e grigi.
Meryl Streep

I ricercatori dell'University of Bradford, nel Regno Unito, in collaborazione con l'Institute for Pigmentary Disorders e alla EM Arndt University Greifswald hanno scoperto che una crema topica a base di un enzima, PC-KUS (pseudocatalasi modificata), utilizzato per ripigmentare la pelle dei soggetti affetti da vitiligine, potrebbe essere utile per restituire il colore perduto a capelli e sopracciglia. . L'enzima viene attivato sotto raggi ultravioletti di tipo B. Lo studio è pubblicato sulla rivista della Società di biologia sperimentale Faseb. I ricercatori sostengono che le persone che sviluppano un enorme stress ossidativo attraverso l'accumulo di perossido di idrogeno nel follicolo pilifero, hanno numerosi capelli grigi e bianchi. Questo massiccio accumulo di perossido di idrogeno può essere risolto con un trattamento sviluppato dai ricercatori e descritto come un topico, un composto UVB-attivato chiamato PC-KUS (a pseudocatalasi modificato). Lo studio dimostra anche che lo stesso trattamento funziona per la perdita di pigmento della pelle, la vitiligine. "La vitiligine è un problema per molte persone", ha detto Karin U. Schallreuter, MD, autore dello studio presso l'Istituto per le Malattie Pigmentarie in associazione con EM Arndt dell'Università di Greifswald, in Germania e il Centro per le Scienze della Pelle, Facoltà di Scienze della Vita dell'Università di Bradford, Regno Unito. "Il miglioramento della qualità della vita dopo la ripigmentazione totale o parziale è stato documentato. Per raggiungere questo importante passo avanti, il dottor Schallreuter e colleghi hanno analizzato un gruppo internazionale di 2.411 pazienti affetti da vitiligine. Di questo gruppo, 57 persone pari al o 2,4% soffrivano di vitiligine segmentale (SSV), e 76 persone, pari al 3,2% soffrivano di vitiligine mista, ovvero SSV più vitiligine non-segmentale (NSV). I ricercatori hanno scoperto che i pazienti con SSV hanno un livello di stress ossidativo più elevato dei pazienti affetti da NSV, associato a una diminuita capacità antiossidante. "Per generazioni, numerosi rimedi sono stati architettati per nascondere i capelli grigi," ha detto Gerald Weissmann, il Capo Redattore di The FASEB Journal" ma ora potremmo essere davanti a un trattamento efficace, che risolve alla radice il problema. E ciò vale anche per la vitiligine. Questa importante scoperta ha il potenziale per migliorare radicalmente la vita di molte persone"

04/01/14

Una nuova terapia genica per curare i tumori!

Da uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele pare che si stia mettendo a punto una tecnica di terapia genica che finora è stata utilizzata per il trattamento di alcune malattie genetiche rare, ma che potrebbe essere efficace anche nella cura dei tumori.

In questo lavoro viene evidenziato come i macrofagi, cellule del sangue normalmente richiamate nel tumore, possano essere tramutati in veicoli di geni anti-tumorali per combattere la neoplasia. Lo studio, condotto e coordinato da Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica e docente presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e da Roberta Mazzieri, ricercatrice del San Raffaele recentemente trasferitasi all’Università del Queensland in Australia, è stato recentemente pubblicato su Science Translational Medicine.

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Terapia genica anti-tumorale
Luigi Naldini, che ha anche coordinato due studi di terapia genica in bambini affetti da gravi malattie genetiche come la leucodistrofia metacromatica e la sindrome di Wiskott-Aldrich, pubblicati lo scorso luglio su Science, spiega: “In questo nuovo lavoro abbiamo adattato la tecnica di trasferimento genico e ingegnerizzazione delle cellule del sangue al trattamento dei tumori.

Nel caso delle malattie genetiche, le cellule staminali ematopoietiche del paziente (cellule madri di tutti gli elementi del sangue) vengono corrette mediante l’introduzione del gene funzionante con l’uso di vettori virali (lentivirali) in modo da ripristinare una funzione originariamente difettosa. Nel nuovo lavoro abbiamo inserito nelle cellule staminali, con lo stesso metodo, un gene che svolge attività anti-tumorale nella loro progenie”.

Il gene terapeutico scelto per bloccare la crescita del tumore è l’interferone alpha, una molecola prodotta normalmente dal nostro organismo in risposta a infezioni ma per la quale è stata dimostrata anche potente attività anti-tumorale. L’uso clinico dell’interferone è però stato finora limitato da una elevata tossicità, se somministrato per via sistemica.
Per rendere la terapia selettiva contro le cellule tumorali, il vettore lenti virale già utilizzato nelle recenti sperimentazioni cliniche è stato modificato in modo da assicurare che il gene anti-tumorale si attivi solamente in una specifica frazione di cellule differenziate del sangue, i monociti/macrofagi (figli delle staminali), che sono normalmente richiamati dal circolo sanguigno ai tumori dove svolgono un’azione che ne favorisce la crescita.

L’originalità della strategia consiste proprio nell’aver scelto come veicolo cellulare dell’interferone una popolazione normalmente presente nel sangue a bassa frequenza ma fortemente arricchita nei tumori. In questo modo l’interferone, veicolato in maniera specifica, si accumula solo nel tumore dove può esercitare la sua funzione anti-tumorale, evitando gli effetti tossici della somministrazione sistemica sull’organismo.“Una volta nel tumore l’interferone agisce ri-programmando il micro-ambiente tumorale da una condizione favorente la crescita ad una condizione ostile”, spiega Roberta Mazzieri. “Questo può avvenire grazie a molteplici meccanismi mediati dall’interferone: dall’induzione della morte delle cellule tumorali e dei vasi sanguigni del tumore, essenziali per fornire nutrimento, alla stimolazione della risposta immunitaria contro il tumore”.


Lo studio dei ricercatori del San Raffaele ha mostrato che la nuova strategia consente di bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi in modelli murini. Per verificare la sicurezza ed efficacia della terapia genica applicata alle cellule staminali umane è stato creato un topo “umanizzato” mediante il trapianto di cellule staminali ematopoietiche umane modificate per esprimere interferone e ricreando in questo modo un sistema ematopoietico umano nel topolino. Utilizzando questo modello è stato possibile dimostrare che la terapia è sicura ed efficace nell’inibire la crescita anche di un tumore umano.

Gli studi hanno indicato che il rilascio mirato di interferone nel tumore può esercitare una duplice azione contro il cancro: consente infatti l’azione selettiva di una molecola anti-cancro nel tumore e allo stesso tempo ri-programma i veicoli della terapia, i macrofagi, da cellule con attività pro-tumorale a cellule con attività anti-tumorale. Spiegano i ricercatori: “I nostri risultati forniscono una prova incoraggiante dell’efficacia e sicurezza della strategia nei modelli sperimentali. E’ ora necessario effettuare ulteriori studi preclinici volti a valutare quali tipi di tumori possano meglio beneficiare di questa terapia genica e a preparare la sperimentazione clinica che potrebbe cominciare tra qualche anno”.



27/12/13

Pan Xianhang, il bimbo pesce

Ad alcune gravissime e quanto mai rare malattie genetiche non c'è cura, e benchè le ricerche non si fermino, chi ne è affetto, non può far altro che cercare di combattere, come fa Pan, un bambino cinese.
L’hanno già soprannominato “bimbo pesce”, a causa di una rara malattia che gli rende il corpo a scaglie, proprio come un pesce. Il bambino, cinese, di chiama Pan Xianhang, ha attualmente 8 anni e vive in un piccolo villaggio. La sua particolarità è dovuta all’ittiosi, una malattia genetica rara che ha sin da quando era piccolo.
Pan Xianhang

Oltre ad essere emarginato dagli altri bambini, che lo vedono come un “diverso”, la malattia provoca un forte prurito al piccolo e un surriscaldamento della sua pelle. Per questo motivo, Pan non può andare a scuola. Inoltre, la sua forma di ittiosi è particolarmente grave: la malattia ha infatti modificato la forma degli occhi, del naso, della bocca e delle orecchie. La malattia è così grave che Pan ha un continuo prurito, che gli impedisce anche di dormire. Non c’è alcuna cura conosciuta per questa malattia, almeno al momento. L’unica cosa che può dare sollievo al piccolo è una continua idratazione, bagni continui e creme, per evitare che la pelle si secchi ulteriormente. Pan ha anche difficoltà nel muovere gambe e braccia: l’unica cosa che vorrebbe, dichiara la madre, è andare a scuola come tutti gli altri bambini, senza questo costante prurito che gli sta rovinando l’infanzia. Ogni anno, più di 16.000 bambini nascono con questa forma di malattia.
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