Il-Trafiletto
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25/08/14

Tesori nascosti | La storia del nostro Pianeta riassunta in una pallina

Vita di una pallina di plastica, dalla notte dei tempi a oggi. Mi arriva la voce alterata di un genitore: "Non toccarla! Non sai dov'è stata".

Il bambino posa sconsolatamente l'oggetto sulla sabbia, dove l'aveva trovato, e trotterella via, alla ricerca di uno svago più tollerato. Mi avvicino per dare un'occhiata alla causa del rimprovero. È una pallina di plastica, sporca dopo essere stata a lungo esposta alle intemperie. È vero, non si sa dove sia stata: mi fermo a pensarci. Sicuramente, ne avrà passate tante. La sua esistenza deve essersi svolta più o meno così...

Immaginiamo un mare tropicale, a circa 25° di latitudine Nord. Il clima è caldo e umido, e la quiete è interrotta soltanto da un plesiosauro che nuota veloce a caccia di seppie. La terraferma, piuttosto lontana, è ricoperta da felci, conifere ed equiseti ed è dominata dagli stegosauri, mentre il cielo è popolato da pterodattili: siamo nel Giurassico. La luce del sole riscalda l'acqua marina fornendo nutrimento ad alghe e batteri. Il primo anello di una lunghissima catena alimentare. Per la maggior parte, questi organismi vengono consumati da minuscole creature marine, che a loro volta finiscono in pasto ai pesci. Gli avanzi, però, abbondano: le alghe e i batteri che non sono stati mangiati muoiono di morte naturale e, piano piano, affondano, scendendo nelle profondità oceaniche, depositandosi sul fondale e dando origine a un cimitero fangoso.

Le correnti marine ristagnano, l'ossigeno manca: le condizioni ambientali non favoriscono il naturale degrado. Alghe e batteri non si decompongono, ma rimangono intatti, sepolti via via sotto nuovi strati di altri organismi che hanno terminato il proprio ciclo vitale. La deriva spinge terra e acque verso nord. Questo mare diventa teatro di un epico scontro tra continenti, che sottopone i fondali a forze tali da elevare e distruggere intere catene montuose. Impressionanti terremoti smuovono i sedimenti, ormai depositati in strati molto spessi: le nostre alghe si trovano a una profondità di 4 chilometri, dove la temperatura è di circa 120 C. Le molecole che le costituiscono finalmente si arrendono al calore e alla pressione. Cambiano struttura, formando lunghe catene: sono gli idrocarburi. La guerra dei continenti si sposta in un'altra fossa tettonica, che si spalanca a formare l'Oceano Atlantico. Il Pianeta viene colpito da un asteroide, che fa estinguere i dinosauri. Ma negli strati più profondi, sotto il fondale del Mare del Nord, non arriva neppure l'eco di questi sconvolgimenti: le alghe e i batteri decadono lentamente, fino a trasformarsi in petrolio.

È finita l'età dei rettili, inizia quella dei mammiferi. Per il petrolio, è ora di intraprendere un nuovo viaggio. Negli strati rocciosi inferiori, la pressione è così intensa da innescare la migrazione verso l'alto del liquido, che penetra lentamente nelle minuscole porosità delle rocce. Talvolta riesce a percorrere diverse centinaia di metri, dirigendosi verso la superficie. Ma prima o poi, incontra uno strato lapideo troppo compatto, e deve arrestarsi. Intanto è iniziata l'evoluzione dell'uomo. Il Mare del Nord ha raggiunto i 50° N, la sua attuale latitudine. Si susseguono alcune ere glaciali, l'Impero Romano, i Vichinghi, la Rivoluzione Industriale. Poi, qualcuno decide di perforare le rocce che imprigionano il petrolio, portandolo alla luce: il liquido preistorico schizza in superficie, per la prima volta dopo 150 milioni di anni.

Viene trasformato nelle materie prime che servono per produrre la plastica, e con l'aiuto della chimica, le catene corte di atomi di carbonio si saldano insieme: le alghe giurassiche sono diventate polietilene. Il polimero viene utilizzato per creare una pallina: è proprio quella abbandonata oggi, sulla spiaggia, da un ragazzino. Non ci accade spesso di raccontare una storia che ha per protagonista la plastica: eppure, riuscite a pensare a qualcosa di più poetico?

La prossima volta che vedrete una pallina, raccoglietela: pensate a quanta strada ha fatto e alla vita incredibile che ha avuto.(science)

09/04/14

Studiare il processo produttivo e poi è fatta: L'acqua di mare si trasforma in carburante

I danni creati dall'mmissione di gas coimbustibili derivati dal petrolio, induce molte nazioni a trovare alternative fonti di energia. Usare acqua di mare per spingere i motori delle navi, sembrava argomento da fantascuianza. Invece sembra sia possibile. I ricercatori del Naval Research Laboratory (NRL) della Marina militare degli Stati Uniti hanno compiuto un “miracolo”, riuscendo ad ottenere un combustibile liquido dall’acqua di mare.

La dimostrazione è stata effettuata con un modellino di P-51 Mustang controllato a distanza. Gli scienziati statunitensi hanno rifornito il motore a due tempi dell’aereo con il carburante ricavato da un processo di conversione catalitica gas-liquido. Rifornire tutte le navi della U.S. Navy, sopratutto in caso di guerra, è una manovra piuttosto pericolosa, ma anche costosa in termini logistici e di bilancio. Ogni anno occorrono circa 600 milioni di galloni di carburante, portato in giro nel mondo da 15 petroliere. Oltre a causare enormi danni ambientali, il petrolio non è illimitato, quindi gli Stati Uniti hanno iniziato a cercare altri modi per ottenere il combustibile. Il NRL ha raggiunto il suo scopo, ovvero ricavare un idrocarburo dall’acqua di mare per poter ridurre la dipendenza dal prtrolio. Come si deduce dal nome, un idrocarburo è un combustibile fossile composto da atomi di carbonio e idrogeno. L’acqua di mare contiene una percentuale maggiore di CO2 rispetto all’aria. L’altro elemento presente è ovviamente l’idrogeno (H2). CO2 e H2 sono gli “ingredienti” di un modulo denominato E-CEM (Electrolytic Cation Exchange Module) che trasforma i gas in idrocarburo liquido attraverso un complesso processo chimico. Il carburante “marino” ha lo stesso aspetto e odore di quello tradizionale. Il costo attuale è compreso tra 3 e 6 dollari al gallone. L’obiettivo è ora migliorare il processo produttivo. Con l’aiuto dei partner e la disponibilità di fondi, il combustibile potrebbe essere commercializzato entro i prossimi 10 anni.               fonte (webnews.it)

09/01/14

La guerra del petrolio | 200mila in fuga

Il petrolio continua ad essere oggetto di contese fra popoli assetati di potere, per ottenere il quale si macchiano di atrocità, mettendo in fuga popolazioni intere.
È allarme umanitario a Bentiu, il capoluogo dello stato sudsudanese di Unity, dove sono concentrati gran parte dei pozzi petroliferi del Paese dove la produzione di greggio è crollata da 1,5 milioni di barili a 150 mila, le truppe governative fedeli al presidente Salva Kiir Mayardit hanno concentrato un grosso distaccamento, sostenuto da milizie dinka, l’etnia del presidente per riprendere i pozzi essenziali per la sopravvivenza dello Stato Bentiu è stata conquistata due settimane fa dalla unità dell’esercito passate con l’ex vicepresidente ribelle Riek Machar, sostenuto dall’etnia nuer.

Machar controlla gran parte del nord-est del Paese ed è arroccato nel capoluogo del Jonglei, Bor, a maggioranza nuer Ieri è arrivato nella capitale Juba il presidente del Nord Sudan, Omar al Bashir, per tentare una mediazione. I pozzi di petrolio sono situati vicino al confine e il greggio viene trasportato attraverso un oleodotto che attraversa il Nord Sudan e sbocca sul Mar Rosso.
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