Il-Trafiletto
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20/10/14

Il Principe ereditario Carlo d’Inghilterra dichiara guerra agli scoiattoli grigi della sua tenuta.

Sta diventando un caso europeo l’aumento a dismisura della popolazione di scoiattoli grigi a scapito di quello classico e caratteristico rosso. I primi son un pericolo per la natura. In Italia la regione che ne soffre è il Piemonte.


 Tempi duri per i troppo buoni, recitava una famosa pubblicità di alcuni anni fa, ma questi sono tempi duri anche per i troppi scoiattoli grigi. In Inghilterra il Principe Carlo ha ordinato di sopprimere gli scoiattoli grigi nella sua tenuta di Cornovaglia. Il motivo di questa sua decisione sta nel fatto che sembra che questo esemplare di scoiattolo sia portatore sano di un virus, il Poxvirus, una malattia di cui i grigi sono portatori sani, “mentre gli scoiattoli rossi, entrando in contatto con il virus, muoiono in una-due settimane”. C’è anche da dire che lo scoiattolo rosso è molto amato in Inghilterra ed è un icona della nazione di sua maestà. E' per questo motivo che il principe ereditario ha deciso di esporsi in prima persona patrocinando il cosiddetto ''accordo dello scoiattolo'', firmato nella sua residenza scozzese di Dumfries House da delegati del governo, dirigenti delle foreste, ambientalisti. E con l’appoggio del ministero dell'Ambiente. Il principe Carlo è fra l'altro il patron del Red Squirrel Survival Trust, una fondazione che lotta per il ripopolamento dei 'rossi'.

In Italia - Anche nel nostro Paese comincia a diffondersi il problema degli scoiattoli grigi, e precisamente in Piemonte. Si dice che quattro di questi roditori vennero liberati a Stupinigi nel 1948, formando una colonia che col passare degli anni abbia occupato, dati del 2012, una superficie di circa 2000 chilometri quadrati, facendo di fatto quasi sparire in quelle zone il classico scoiattolo rosso. Analogo problema potrebbe verificarsi nei prossimi anni in Liguria, Lombardia e Umbria, dove è stata accertata la presenza dello scoiattolo grigio.

Perché sparisce lo scoiattolo rosso? Oltre al Poxvirus, virus killer dello scoiattolo rosso, c’è da tenere presente anche la concorrenza dal punto di vista alimentare. La specie grigia mangia molte più ghiande rispetto a quella rossa ed è in grado di trovare e consumare buona parte delle riserve di semi accumulate da questi ultimi, fattore questo che comporta una difficoltà di riproduzione dello scoiattolo rosso dal momento che i giovani di tale specie crescono meno ed hanno più probabilità di morire entro il primo anno di vita. Inoltre c’è da dire che lo scoiattolo grigio causa danni ingenti al patrimonio forestale per l’abitudine di scortecciare gli alberi causando la morte di molte piante. E questa specie potrebbe mettere anche a repentaglio la conservazione locale di alcune specie di uccelli, avendo l’abitudine di cibarsi di uova e nidiacei.

Anche in Italia si comincerà tra poco a prendere seri provvedimenti, dopo che il Comitato Permanente della Convenzione di Berna per la Conservazione della Flora e della Fauna Selvatiche ha inviato negli anni passati, con il nostro Paese che sembra abbia fatto orecchie da mercante, tre raccomandazioni per la protezione dello scoiattolo rosso, aprendo una procedura di infrazione.

18/10/14

Non solo morte anche sdegno | L'epidemia Africana continua lo sterminio di vite e valori umani

Ebola non è soltanto morte e sterminio di vite umane. L’ultima atrocità generata dal virus mortale e quella che ha colpito, non solo le vittime infettate materialmente, quelle che prestano loro soccorso.


Gente comune e non soltanto, l'orrore arriva anche da quelle persone arruolate per fronteggiare l'avanzata di Ebola, tutti quegli operatori sanitari a cui è stato attribuito il gravoso, quanto complesso compito di intercettare le vittime uccise dal virus, raccoglierne i cadaveri e trasportarli nel luogo prestabilito dalle autorità competenti dove si potrà procedere alla cremazione.

Un iter obbligatorio dal momento che gli infettati da Ebola possono rappresentare anche da morti un rischio, far divenire il loro cadavere un vettore della infezione letale anche quando l’anima non è più qui. Ordunque, in base a quello che denuncia il Wall Street Journal, svariate squadre impegnate a recuperare i cadaveri dei morti a causa di Ebola, sarebbero colpevoli di intascare tangenti dalle famiglie delle vittime in cambio dei corpi dei loro amati. Fondamentalmente gli operatori sanitari sono di fatto pagati per emanare certificati di morte dovuta però a causa non riguardante il virus Ebola, in maniera tale che i parenti delle vittime non siano teniti a consegnare i corpi come previsto dalle misure di emergenza introdotte per rispondere alla crisi.
Ebola: non solo morte anche corruzione

Facendo cosi, invece di consegnare i corpi e dare il via alla cremazione, qualche volta in base alle necessità, di gruppo, i congiunti possono dichiarare regolare sepoltura dopo aver dato luogo a tutti i riti funebri previsti delle religioni animiste, o di altro genere, a cui sono legate le popolazioni del luogo. Un fatto grave questo che suscita grande apprensione dal momento che i funerali in Liberia, normalmente prevedono il lavaggio del corpo del defunto e quindi mantenuto in mostra per una veglia che può avere luogo anche per diversi giorni, nel corso dei quali parenti e amici baciano il cadavere prima che questo venga sepolto. Un volontario di nome Vincent Chounse ha fatto sapere di aver assistito più di una volta a queste trattative tra gli operatori corrotti e le famiglie delle vittime, nella periferia di Monrovia.

«Di solito, racconta al Journal - gli operatori affermano di essere nelle condizioni di dare loro un documento del Ministero della Salute nel quale si certifica che non si trattava di Ebola». Il tutto per tangenti che possono variare dai 40.00$, ai 50.00$ . Questo il prezzo della salvaguardia della salute di un intero popolo già devastato, e che la povertà e la corruzione locale rischiano di far cadere in una tragedia umana senza pari. Non solo perché in questo modo si rischia di minare lo sforzo internazionale per fermare l’epidemia, me perché a rischio c’è tutta la regione del West Africa che, nello scenario peggiore dipinto dalle autorità della Banca mondiale, rischia di pagare per questa crisi un prezzo di oltre 32 miliardi di dollari in meno di due anni.


03/08/14

Dolore intenso e vescicole: ecco il Fuoco di Santantonio.

L’Herpes Zoster, chiamato comunemente “Fuoco di Sant’Antonio ( si dice perché all’epoca chi fosse stato colpito da questa malattia si rivolgeva pregando a sant'Antonio abate, ritenuto grande taumaturgo), è una patologia virale che colpisce sia la pelle che le terminazioni nervose. Tale malattia è provocata dall’herpes virus varicella-zoster, il virus che è anche responsabile della varicella, infatti l’eruzione cutanea è simile a quella della varicella con le classiche vesciche piene di liquido. Tale eruzione compare generalmente sul torace o sulla schiena, sul viso, ma non è rara la sua presenza attorno agli occhi, all'interno della bocca, su un braccio o su una gamba, in genere sempre su un solo lato del corpo, ed è sempre accompagnata da un dolore molto intenso. Il decorso dello Zoster va da un periodo minimo di dieci giorni a circa tre mesi e spesso si risolve con la completa guarigione, mentre in diversi casi si cronicizza nella nevralgia post erpetica, ovvero un dolore persistente, anche per mesi o sine die. Tuttavia il virus della varicella non viene eliminato dall’organismo, esso rimane generalmente dormiente per tutto il corso della vita all’interno delle radici nervose spinali e in una percentuale non proprio trascurabile ( 15-20% e sopra i 50 anni) il virus si risveglia, provocando l’herpes zoster. Ne sono immuni i soggetti che non si sono mai ammalati di varicella. Questo perché negli individui normali la risposta immunitaria riesce a neutralizzare l’assalto del virus, generando un equilibrio tra le parti, mentre nei soggetti immunodepressi, avendo le difese immunitarie molto basse, prevale l’attacco virale e di conseguenza il manifestarsi nuovamente della patologia. Quali sono le cure. Spesso la risoluzione è spontanea dopo un certo lasso di tempo, ritenendo necessario solo il trattamento del dolore. Tra i farmaci vengono prescritti gli antivirali ( aciclovir ed altri) per via orale o endovenosa, per il trattamento riduttivo dell’ eruzione cutanea e dolore e a scopo preventivo. Il trattamento va protratto per almeno una decina di giorni e iniziato non oltre il terzo giorno dal manifestarsi della patologia. Altra categoria di farmaci sono gli antiepilttici (gabapentin), atti a normalizzare l’attività elettrica del sistema nervoso causata dai nervi danneggiati. Vengono usati generalmente come antalgici anche gli antidepressivi come l’amitriptilina, mentre la stimolazione elettrica (tens) sembra dia risultati poco soddisfacenti. L'herpes zoster è contagioso solo nel caso in cui avviene il contatto diretto con il liquido contenuto nelle vescicole, quindi solo durante i primi giorni della malattia. Non ci sono vaccini contro il fuoco di Santantonio, per lo meno in Italia, dal momento che quello sperimentato negli USA negli anni novanta, e con buoni risultati, non è mai stato disponibile nel nostro paese. (immagine presa dal web)

04/07/14

Estremità da trattare con cura

CALLI E VERRUCHE
DEFINIZIONE
Calli: più correttamente definiti «ipercheratosi », sono ammassi di cellule cornee che si formano sulla pelle e che tendono scarsamente a distaccarsi.
Verruche: sono accumuli di cellule della cute che si formano per l'azione di virus e che vengono trasmesse per contagio diretto; sono favorite dalla presenza di escoriazioni e da deficit del sistema immunitario.

DISTRIBUZIONE I calli sono più frequenti alla pianta del piede, dove appaiono appiattiti e spesso confusi con le verruche o con infezioni da funghi (micosi); se ne trovano anche sul dorso delle dita dei piedi o nello spazio fra il quarto e il quinto dito. Si confondono a volte con lesioni da corpo estraneo (schegge di legno, frammenti di metallo ... ) che si presentano proprio come indurimenti della pelle. Le verruche sono ubiquitarie, ma più frequenti sulla pianta del piede (punti di appoggio). Possono comparire anche al volto (anche sulla pelle della barba), agli avambracci, alle mani.

CAUSE I calli si formano per cause varie: possono essere professionali (attività ripetitive) o accidentali (per esempio tic nervosi). Le verruche sono causate dall'azione di virus del gruppo Papova. A favorire l'attecchimento concorrono gli ambienti umidi, in particolare la frequentazione di piscine, docce pubbliche, rapporti sessuali. Più rare, ma in ascesa per la modernità dell'evento, le forme da autoinoculazione per escoriazioni cutanee (per esempio da tatuaggi). Il periodo di incubazione può variare da uno a quattro mesi.

DURATA Calli Durano per tutto il tempo che permane la causa che determina lo sfregamento e dunque l'ispessimento della pelle. Verruche Se non sono estirpate, permangono, si induriscono e mantengono la loro contagiosità. Per quest'ultima ragione possono anche moltiplicarsi nello stesso organismo in cui sono comparse (nella stessa sede o anche in altre: per esempio dalle mani ai piedi e viceversa) .

DISTRIBUZIONE PER ETÀ E SESSO Calli Sono più tipici dell'età medio avanzata soprattutto in rapporto ad abitudini scorrette e prolungate, come l'uso delle medesime calzature o la ripetizione di attività monotone. Possono colpire i due sessi indistintamente. Verruche Sono legate alle categorie a maggior rischio di contagio: in questo senso sono più esposti i giovani (compresi bambini e adolescenti), che frequentano ambienti ad alta incidenza di virus. Possono colpire i due sessi indistintamente.

FORME Varietà di calli Duroni: particolari callosità che si sviluppano su tutte le zone sottoposte a sfregamento o pressione (palme delle mani, piante dei piedi, gomiti, ginocchia ... ). Ai piedi, soprattutto, sono dovuti a cattivo appoggio plantare, deformazioni o sfregamento di calzature. Occhi di pernice: calli, più spesso solitari, si formano fra le dita dei piedi e sono caratterizzati da concrezioni concentriche di sostanza cornea con al centro una macchia scura (più antica) che ricorda la pupilla di un occhio di pernice.
immagine presa dal web
Varietà di verruche Verruche volgari: chiamate volgarmente "porri", hanno la forma di una piccola calotta sul dorso delle mani e sulle dita. Crescono verso l'esterno. Non sono dolenti. Verruche plantari: crescono sulla pianta del piede e sono piuttosto giallastre, risultato della pressione di tutto il corpo sulla pianta stessa. Crescono verso l'esterno. Sono dolenti. Verruche piane: si tratta di piccole macchie appena rilevate sulla pelle; la sede più frequente è il dorso delle mani, ma anche volto, braccia e ginocchia. Tipiche dei bambini. Verruche filiformi: colpiscono le palpebre, il volto e il cuoio capelluto.

FATTORI PREDISPONENTI Calli Calzature scorrette. Età. Abitudini viziate. Sfregamenti. Verruche Cattiva igiene. Uso di calzature non proprie. Frequentazione di ambienti umidi (docce, piscine pubbliche ... ). Contatto diretto con individui affetti da verruche.
SINTOMI  
Calli Possono dare dolore se compressi, perché a loro volta comprimono terminazioni nervose libere. il dolore scompare spontaneamente una volta eliminata la calzatura.
Verruche Possono essere asintomatiche se di piccole dimensioni e non sottoposte a irritazione continua, altrimenti possono dar segno di sé con sintomatologia varia: dal prurito al dolore franco (anche insopportabile), oppure un senso di corpo estraneo che alla lunga appare intollerabile.

COMPLICANZE Le complicanze di un certo rilievo sono rappresentate, per i calli e le verruche da: Ulcerazione ed eventuale sanguinamento della lesione. Sovrinfezione da parte di batteri (con ascessi locali che aggravano fra l'altro il dolore).

ESAMI DA EFFETTUARE È sufficiente l'esame esterno per capire di che cosa si tratta. Una visita dermatologica in caso di verruche o podologica in caso di calli o duroni può essere il punto chiave per la soluzione dei problemi.

PREVENZIONE Calli In attesa del trattamento definitivo, ha senso ricorrere a piccole manovre preventive, quali: Cambiamento delle scarpe abituali. Uso di sandali a protezione del callo. Oltre i 60 anni può essere utile una visita podologica annua. Verruche il problema di fondo delle verruche è rappresentato dall'alto rischio di contagio. Una sola verruca può provocare lo scatenamento di molte altre. I virus hanno così la porta aperta per disseminarsi ovunque, nello stesso organismo e in altri. Per questo è bene eliminarle fin dalla prima comparsa. La prevenzione primaria delle forme contratte in ambienti esterni consiste nell' effettuare la doccia in piscina avendo cura di indossare sempre le ciabatte. Anche il passaggio dalla doccia alla piscina non dovrebbe mai avvenire a piedi nudi. Per le forme genitali, è bene usare regolarmente il profilattico prima dell'estirpazione della verruca.

TERAPIE NATURALI 
CALLI
Nelle forme dolorose, applicazioni locali di Calendula: questa pianta dalle alte virtù antinfiammatorie potrà essere versata sia in tintura madre (qualche goccia), oppure direttamente come crema (già preparata, in commercio), sulle callosità più dolorose della pianta del piede. Nelle forme lievi, bastano piccole toccature, mentre in quelle più estese è bene impregnare di tintura madre una grossa garza e quindi effettuare un bendaggio occlusivo prima del riposo notturno a letto. Queste compresse hanno un' azione ammorbidente, antidolorifica sul callo.  
Nelle forme secche, applicazioni regolari di Cedrus Libani: il cedro del Libano, in macerato glicerinato (50 gocce in pochissima acqua, da tenere in bocca per alcuni minuti, da una a tre applicazioni al giorno) è utile in tutte le forme in cui la pelle sia secca (calli, verruche, eczemi, psoriasi ... ) e pruriginosa.
VERRUCHE
Nelle verruche di piccole dimensioni, spennellature di tintura madre di Thuyo: due applicazioni al giorno possono ridurre le dimensioni della verruca fino a farla scomparire.
Come inibitore della moltiplicazione cellula re, applicazioni topiche di lattice di Chelidonium mojus: un' applicazione al giorno per alcune settimane consecutive.
Una valida terapia è data dalla triade gemmoterapica (macerati glicerinati): Vitis vinifero: 50 gocce in un po' d'acqua al mattino.
Ficus corico: 50 gocce in un po' d'acqua a mezzogiorno.
Rosa canina: 50 gocce in un po' d'acqua alla sera. Il trattamento durerà almeno tre mesi, da alternare a un mese di sosta.

22/06/14

"Fuori controllo" | Ebola, è allarme per il mondo intero

"Fuori controllo". Queste due terribili parole proclamate dall'organizzazione "Medici senza frontiere", stanno mettendo in allarme il mondo intero. Ebola, il virus estremamente aggressivo per l'uomo e che causa una febbre emorragica, si sta diffondendo in Africa Occidentale e sta mietendo vittime, 337 fino a questo momento su circa 500 casi registrati da marzo, secondo l'OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità. Bart Janssens, direttore dell'organizzazione Medici senza frontiere, ha riferito a Bruxelles che l'epidemia si sta diffondendo in Guinea, Sierra Leone e in Liberia, dove ha fatto la comparsa nella capitale Monrovia, causando 7 decessi, e che l'organizzazione è al limite delle proprie capacità e non riesce a far fronte all'emergenza. Ha quindi mandato un messaggio ai Governi interessati affinchè si adoperino per inviare più personale sanitario nonchè esperti per istruire le popolazione su come svitare di diffondere la malattia. "E' un'epidemia senza precedenti, e si teme un peggioramento della situazione" afferma il dottor Robert Garry, infettivologo dell'Università di Tulane, in Sierra Leone, una delle nazioni tra le più colpite dal mortale virus. Ebola, la malattia della quale non esiste alcun vaccino o cura, venne scoperto per la prima volta nel 1976 nella Repubblica Democratica del Congo, e si diffuse ben presto nell'Africa Centrale, si trasmette per contatto di fluidi corporei e i sintomi sono vomito, diarrea, dolori addominali, fino ad arrivare all'emorragia interna e morte. (immagine presa dal web)

14/06/14

Italia | Vaccinazioni in calo e crescita vertiginosa del morbillo: allarme!

Dal Congresso italiano di Pediatria in corso in questi giorni a Palermo giunge un preoccupante allarme: il Morbillo, questa malattia infettiva del sistema respiratorio, immunitario e della pelle causata da un virus, il Paramyxovirus del genere Morbillivirus, è in crescita in maniera esponenziale nel nostro Paese. I numeri ci dicono che stiamo tornando indietro di 15 anni. Il Dottor Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento Medicina Pediatrica dell' Ospedale Bambino Gesù di Roma e presidente della Commissione vaccini della Società italiana di pediatria (Sip) rivela alcuni numeri: "Nei primi quattro mesi del 2014 ci sono stati 1004 casi di morbillo, rispetto ai poco più di 700 casi avuti nel corrispettivo periodo dello scorso anno. C'è da aspettarsi dunque nel 2014 - continua il Dottor Ugazio - una cifra superiore ai 2200 casi registrati lo scorso anno, dal momento che quest'anno il picco stagionale non è stato ancora superato." Analoghi risultati sono stati riscontrati in Europa e negli Usa. Questo preoccupante aumento sembra sia da imputare al minor numero di vaccinazioni effettuate: mentre la copertura della prima dose di vaccino sfiora il 90%, non è così per la seconda, in numero decisamente inferiore. Purtroppo la causa di questa diminuzione di vaccinazioni è dovuta sicuramente alle numerose campagne "antivaccino" che imperversano su internet attraverso i vari social Network, che pubblicizzano la falsa notizia che il vaccino possa causare casi di autismo, notizia vecchia di 15 anni e messa in circolazione dal medico inglese Andrew Wakefield, poi radiato dall'albo.

29/04/14

Vaccini antinfluenzali | Ecco come vengono prodotti.

Vaccino antifluenzale
Vaccini antinfluenzali. Ecco come vengono prodotti. Ad ogni mese di gennaio, tutte le organizzazioni governative assieme ai ricercatori, si incontrano per valutare quali ceppi di virus influenzali rappresenteranno la minaccia maggiore per l'inverno che verrà.

I tre o quattro ceppi peggiori sono quindi iniettati in delle uova di gallina fecondate che vengono poi incubate per fare moltiplicare i virus al loro interno. Dopo qualche giorno, la proteina dell'albume che contiene le particelle virali viene estratta e resa innocua chimicamente, alfine di non causare essa stessa l'influenza. Il vaccino è una soluzione diluita di questa miscela, alla quale vengono aggiunti alcuni conservanti.

Nel 2013 è stata resa disponibile una nuova tecnica che introduce sequenze di DNA nei batteri per poterli stimolare a produrre proteine virali. Ciò ha lo scopo di riprodurre sul sistema immunitario umano, lo stesso effetto della stimolazione, ma è molto più veloce da riprodurre.

11/04/14

Attenti alle app Fake del PlayStore

Questa volta a colpire il Google PlayStore è stata l'app "Virus Shield". Facendosi passare per un anti-virus a pagamento, ma in realtà è una gigantesca truffa!

Il PlayStore di Google è ben conosciuto per la sua vasta e ampia scelta di applicazioni che può offrire ai suoi utenti.
Purtroppo, però, non tutte le applicazioni che offre sono valide (o funzionali) questo perchè Google da un "accesso libero" agli sviluppatori e non fa tantissimi controlli come Apple sul suo AppStore. Infatti al'interno del PlayStore si possono trovare app con virus, che crashano di continuo e, avvolte, dei grandissimi fake.

Questo è il caso di Virus Shield. Un'applicazione che si faceva passare per un anti-virus ma in realtà era un grandissimo fake, infatti questa app non faceva assolutamente niente. 
Il vero problema è che era a pagamento, a ben 3,99$ (in America) ed era piena zeppa di commenti e recensioni positive! 

Virus Shield
Virus Shield, dopo averla scaricata (occupava meno di 1MB quindi già questo dovrebbe far pensare quanto valida potesse essere come anti-virus), faceva comparire sullo schermo del proprio smartphone una croce rossa, per indicare dei problemi, e dopo qualche secondo la croce scompariva e appariva il segno di spunta, per dire che ora il devide era protetto.

Insomma, un fake a tutta regola. Ma io mi domando: com'è possibile che ci fossero cosi tanti commenti positivi? Come mai Google non l'ha subito notata e cavata? 
Google comunque a comunicato, dopo averla cavata, che provederà a risarcire tutti gli utenti che hanno comprato l'app.

Commenti degli utenti che hanno scaricato
Virus Shield

22/03/14

La febbre: perchè ci colpisce?

La febbre,questa fastidiosissima "malattia" così chiamata erroneamente che, almeno una volta nella vita, ci ha colpiti tutti. Temperatura alta, debolezza, mal d'ossa, poco appetito, questi i suoi sintomi. E' comunemente ritenuta una malattia, ma in realtà la febbre è un meccanismo molto speciale attivato dall’organismo per un motivo ben preciso: difenderci dalle infezioni. Attaccato continuamente da virus e batteri, i maggiori responsabili delle infezioni, il nostro organismo risponde proprio innalzando la temperatura corporea: la febbre, infatti, mette a rischio la vita degli agenti patogeni che viaggiano per il nostro corpo, e permette alle nostre difese immunitarie di affrontarli alla meglio. E’ grazie alla febbre che riusciamo a produrre una quantità maggiore di anticorpi, le cellule amiche che si attaccano agli invasori, e proteine per combattere le infezioni e supportare i tessuti nell’eliminazione delle sostanze nocive. La febbre è generalmente un segnale positivo, che sta a significare che il corpo sta lottando contro l’infezione, ma attenzione: se troppo alta è bene farla scendere e chiedere al medico i farmaci più adatti a ciò. Una piccola curiosità da sfatare: spesso sentiamo dire che la febbre fa diventare più alti. Anche questa, come quella che la febbre sia una malattia e non un sintomo di qualcos’altro, è una falsa credenza: trascorrere molto tempo a letto fa sì rilassare i dischi di cartilagine tra le vertebre della colonna vertebrale, ma si tratta solo di un fenomeno momentaneo, alzandoci di nuovo dal letto si torna alla normalità.

08/03/14

Che cosa significa sentirsi bene?

"Come stai?" La domanda, puramente retorica alla quale si risponde: " Bene grazie e tu?", è in realtà da molti anni oggetto di riflessione della scienza medica. 

In genere, quando a chi ci chiede «come stai?"  al di là delle convenzioni sociali, rispondiamo  "così così"  e ci sentiamo liberi di sciorinare i nostri malanni e malesseri, con la lunga serie di farmaci che assumiamo, a riprova del nostro "star male" seriamente, vogliamo esprimere il nostro malessere mentale causato dalla malattia. Spesso è il contrario e per noi lo stare bene è l'assenza di un elemento di disturbo magari banale come un mal di denti o di una generica malattia. Ma le nostre risposte a quella domanda non si fermano solo a considerazioni "mediche". Se siamo in ansia per qualcuno o per noi stessi, se dobbiamo risolvere un conflitto con una persona, il nostro stato d'animo è inquieto, di certo non risponderemo (almeno interiormente) «Sì, sto bene ...». Il significato più profondo del concetto di salute, nella nostra esperienza quotidiana, va quindi ben oltre i fattori oggettivi, organici, fisici. Non aspetta che la patologia sia conclamata.

Esso tiene conto delle varie dimensioni che percorrono l'intero panorama dell'esistenza, compresa quella sociale e ambientale nel senso più vasto del termine (la qualità dell'aria, degli edifici in cui abitiamo o lavoriamo). La malattia non è solo il risultato di un attacco fisico esterno (batteri,virus...) al nostro organismo, ma di un insieme di fattori che mettono in relazione l'unità psicofisica della persona e l'ambiente che la circonda. Sotto questo aspetto, per esempio, l'aggressione di un virus, il consumo di sostanze tossiche, diete sbagliate o situazioni dolorose e di disagio (un lutto, una delusione amorosa, litigi in famiglia, o sul lavoro) possono essere considerati sullo stesso piano perché in ogni caso rappresentano un evento stressante di fronte a cui l'organismo reagisce in modo sostanzialmente analogo. Questa prospettiva ci porta alla conclusione che noi stessi siamo "portatori" di benessere. A partire dal modo in cui, per esempio, contribuiamo a creare un ambiente favorevole al dialogo con gli altri. Concludo con un consiglio "medicale": due significativi aforismi di Oscar Wilde:
Non si ammalerà mai una donna ben vestita, per quanto poco vestita sia
Bisogna sempre perdonare i propri nemici. Niente li infastidisce di più.

06/03/14

Dall’America un nuovo vaccino antinfluenzale, non più la classica iniezione ma un cerotto.

Probabilmente non ci sarà più bisogno della classica iniezione per il vaccino antinfluenzale. Un nuovo metodo innovativo è in arrivo dal Georgia Institute of Technology, che esclude il bisogno della tradizionale iniezione. Si tratta di un cerotto da applicare sulla pelle, indolore e di facile applicazione. L'obiettivo dei ricercatori è quello di diminuire i costi della sanità e l'affollamento di pazienti negli studi medici, vista la possibilità di poter essere ricevuto per posta o acquistato in farmacia. Il gruppo di ricercatori guidato da Mark Prausnitz ha messo a punto un'applicazione cutanea, provvista di una serie microaghetti che trasmettono il vaccino al contatto con la pelle. I primi test sono stati effettuati per stabilire il dolore provocato da questi piccoli aghi e i risultati sono stati lusinghieri. I primi volontari sottoposti alla sperimentazione hanno rilevato un livello di gran lunga inferiore a quello indotto da un'iniezione. Sulla scala di valutazione del dolore su un massimo di 100, il cerotto si ferma a 1,5, mentre la puntura può arrivare anche a 15. Al di là di questo aspetto, il prossimo passo sarà quello di capire realmente l'efficacia contro i virus influenzali stagionali. Se la nuova metodologia garantirà risultati soddisfacenti anche da questo punto di vista, il cerotto dovrebbe poi essere venduto in farmacia. Non solo, esiste anche la possibilità che il cerotto venga spedito per posta. In questo modo, si raggiungerebbe uno dei due obiettivi della ricerca, quello di diminuire le file e i tempi di attesa negli studi medici, spesso presi dall'assalto nella stagione invernale. Inoltre, i costi per la sanità pubblica diminuirebbero, trattandosi di una soluzione meno costosa e più facilmente reperibile.

03/03/14

Acqua | Mai stato cosi semplice renderla pura! Basta un filtro di ramo di pino.

Acqua: mai stato cosi semplice renderla pura! Basta un filtro di ramo di pino. 
Filtrare questo bene cosi prezioso e icona di vita, l’acqua, non è mai stato così semplice, economico e sopratutto ecologico!

Un team di ricercatori del Mit di Boston afferma infatti di essere riuscito a eliminare il 99% dei batteri di E.coli presenti in una sorgente d’acqua, facendola scorrere tramite un filtro ricavato dal ramo di un pino o altri tipi di alburno (la parte più giovane del legno degli alberi).

Il filtro realizzato e collaudato dai ricercatori, che presentano la loro proposta sulle pagine di Plos One, è capace di produrre circa 4 litri di acqua potabile al giorno ed è stato ideato per le zone rurali in cui è difficile realizzare sistemi di filtrazione avanzata. Infatti, come spiega Rohit Karnik, tra gli autori dello studio: “Le membrane di filtrazione di oggi hanno pori nanometrici che non sono qualcosa che si può produrre molto facilmente in un garage. L’idea qui invece è che non abbiamo bisogno di fabbricare una membrana, perché è facilmente disponibile. Basta prendere un pezzo di legno e farne un filtro”.
Filtro ricavato dal ramo di un pino

Ma a parte le difficoltà di realizzazione, il sistema messo a punto dai ricercatori del Mit è anche economico ed ecologico, rispetto ai metodi che utilizzano i depuratori a base di cloro, le membrane di filtrazione o lo stesso bollire. Il principio di funzionamento si ispira alla naturale capacità dell’alburno di filtrare le particelle più grandi di 70 nanometri, come racconta Nature World News. Abbastanza cioè per tener fuori i batteri ma non i virus.

Al momento il progetto dei ricercatori è solo agli inizi. L’idea infatti è sia quella di testare diversi tipi di legno, supponendo che alcuni abbiano capacità di filtro migliori di altre, che di trovare modi per evitare che lo stesso filtro si secchi, compromettendone le capacità.

02/03/14

Il vaccino anti-polio compie 50 anni | Ma c'è poco da festeggiare sconfiggere la malattia appare ben più difficile del previsto.

Il vaccino anti-polio compie 50 anni. Ma c'è poco da festeggiare sconfiggere la malattia appare ben più difficile del previsto.

Sono stati in tanti a provarci, ma la sfida alla malattia pareva cosa improbabile, quando nel 1948, si apri uno spiraglio, si accese una luce, quella della grande scoperta. Un team di ricercatori coordinati da John Franklin Enders, presso il Children's Hospital di Boston, riesce a coltivare con successo in laboratorio il poliovirus umano, causa della poliomielite.
Partono cosi di gran carriera le ricerche per giungere ad un vaccino e in men che non si dica già nel 1954 nasce il più grande trial clinico mai creato su di un vaccino: il preparato messo a punto da Jonas Salk, basato su un virus inattivato con formolo, viene iniettato in 1.800.000 bambini in Usa, Canada e Finlandia.

Dopo soli 10 anni anni, il primo marzo del 1964, l'Italia parte con un grandissimo programma di vaccinazione alfine di combattere una malattia che provocava ogni anno circa 3000 casi di grave invalidità e che solo pochi anni prima, nel 1958, aveva reso invalide ben 8500 persone. «Il programma di immunizzazione si è basato però sul vaccino Sabin, con virus attenuato, mentre negli Usa si è proseguito ad impiegare il Salk, nonostante alcuni problemi legati alla differenza di efficacia protettiva da lotto a lotto e al riscontro di alcuni casi di malattia legati alla somministrazione del preparato, ricorda Pietro Crovari, Professore emerito di Igiene e Medicina Preventiva presso l'Università di Genova.
Vaccino anti-polio

La campagna del 1964 ha preso in considerazione tutti i bambini tra i 6 mesi e i 14 anni, perché si pensava che sopra questa soglia la popolazione fosse immunizzata contro il virus grazie all'infezione naturale. Il Ministero della Sanità organizzò una grande campagna con un formidabile sforzo che coinvolse tutti i centri nazionali, anche perché il vaccino doveva essere conservato congelato prima della somministrazione. La campagna si svolse su tre appuntamenti: in marzo si vaccinò contro il virus Polio 1, ad aprile per il Polio 3 e a maggio per il Polio 2. Infine venne programmato un richiamo impiegando una dose di vaccino trivalente».
Progressivamente, con l'avanzare della vaccinazione, gli attacchi del virus si sono ridotti. Ma la scienza non si è fermata ed anche in Italia si è passati all'impiego del vaccino Salk. «Con il vaccino Sabin si erano registrati casi di poliomielite da vaccino, precisa Crovari. In particolare si è visto che i casi di Vap (acronimo che sta per Virus Associated Paralisys) si potevano verificare in una persona su 75.000 dopo la prima dose e in una persona ogni diversi milioni dopo i richiami. Per questo il vaccino Salk, nella sua versione rinnovata, è diventato di nuovo protagonista agli inizi degli anni '90 ed ancora oggi è contenuto nella vaccinazione che si effettua in associazione con altre immunizzazioni».

E così a distanza di 50 anni dal via alla grande lotta contro la polio, la storia della vaccinazione continua. Anche se per l'Italia il rischio di nuovi casi è solamente teorico, infatti, non si è ancora giunti all'eradicazione completa dell'infezione nel mondo. Anzi, se possibile la soglia di attenzione si innalza anche da noi. Non si è ancora spenta l'eco dell'allarme lanciato qualche tempo fa dall'Organizzazione mondiale della sanità sulle sponde del Mediterraneo per la situazione in Siria, dove sono stati registrati diversi casi, prima dopo il 1999 e per la prima volta dal 2001 nei giorni scorci è stato diagnosticato un caso di poliomielite a Kabul, capitale dell'Afghanistan. La bimba rimasta paralizzata si chiama Sakina ed è figlia di un tassista, che si reca spesso nelle regioni al confine con il Pakistan. L'Afghanistan, insieme appunto al Pakistan e al nord della Nigeria, è una delle poche aree del mondo in cui il virus è ancora endemico.

A ribadire poi l'attenzione che si pone in tutto il mondo alle paralisi flaccide – così si definiscono i problemi causati dal poliovirus e da altri – ecco che dagli Usa giunge una notizia che alimenta l'ansia. Cinque bambini in California sono stati colpiti da un'infezione, ancora sconosciuta, simile alla poliomielite che li ha paralizzati, come viene confermato in occasione del Congresso dell' American Academy of Neurology di Filadelfia.

Le tappe fondamentali
  • 1948. John Franklin Enders insieme a Thomas Huckle Weller e Frederick Chapman Robbins, sviluppano un sistema che permette la coltura in cellule umane del virus della poliomielite.
  • 1954. I tre ricevono il Premio Nobel per la Medicina. Il vaccino salk viene ufficialmente testato.
  • 1958. in Italia si manifesta una particolare recrudescenza dell'infezione, con circa 8500 casi di paralisi associata al virus.
  • 1964. Parte il programma di vaccinazione in Italia con vaccino Sabin: vengono coinvolti circa 7 milioni di bambini e giovanissimi, dai sei mesi ai 14 anni di età.
  • 1983. Dopo un costante e progressivo calo dei casi di infezione, che si riducono a grandissima velocità, nel 1983 si registra l'ultimo caso ufficiale di poliomielite in Italia.
  • 1990. Si ritorna al vaccino Salk, notevolmente migliorato e più sicuro rispetto al Sabin. Il vaccino può essere somministrato in associazione ad altri vaccini.
  • 2000. L'Europa diventa ufficialmente polio-free.
  • 2013. Non si è ancora arrivati all'eradicazione dell'infezione, che rimane in alcune aree del mondo tra cui Afghanistan, Pakistan e Nigeria del nord.

17/02/14

Hpv: i disinfettanti non sono efficaci come proteggersi?

Ancora molto diffuso il virus HPV (papillomavirus) responsabile del 90% delle neoplasie dell'apparato genitale femminile e dei condilomi ano-genitali di entrambi i sessi. 

 

Una recente ricerca ha dimostrato che disinfettanti contro la trasmissione esterna, sono inefficaci. A rischio contagio anche nelle sale operatorie? La ricerca sa ancora poco circa la vulnerabilità del virus.


I disinfettanti comunemente commercializzati ed utilizzati anche nelle sedi ospedaliere non sono in grado di uccidere il papillomavirus umano (Hpv). Un dato che evidenzia la necessita' di strategia alternative per contrastare la trasmissione non sessuale del virus. "Poiche' e' difficile produrre particelle infettate dall'Hpv per la ricerca, si sa ancora poco circa la vulnerabilita' del virus ai disinfettanti", ha spiegato Crai Meyers del Penn State College of Medicine, responsabile dello studio.

Meyers ha collaborato con Richard Robison, esperto di disinfettanti microbici della Brigham Young University. La coppia di ricercatori ha lavorato sull'Hpv16, ceppo specifico responsabile di piu' del sessanta per cento di tutti i tumori associati all'Hpv, e su undici disinfettanti comuni. Dai risultati e' emerso che i disinfettanti disponibili - inclusi quelli chimici utilizzati dai medici per sterilizzare siti e strumenti - non fanno nulla per prevenire la diffusione del papillomavirus. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Antimicrobial Chemotherapy.
La prevenzione migliore è avere rapporti protetti e se ancora nella fascia di età utile,vaccinarsi.
I vaccini anti HPV, somministrati prima dell'esposizione al virus, prevenendo le lesioni genitali precancerose (del collo dell'utero, della vulva e della vagina), di fatto riducono notevolmente la possibilità di sviluppo di neoplasia maligna.
Esistono oltre 130 tipi di virus HPV: i tipi 16 e 18 sono responsabili di oltre il 70% di tutti i tumori del collo dell'utero e i tipi 6 e 11 causano oltre il 90% dei condilomi ano-genitali e pertanto i vaccini sono formulati contro questi ceppi.
Alla fine del 2010, 18 Paesi dell'Unione Europea hanno introdotto la vaccinazione HPV nel calendario vaccinale. 
Il vaccino contro l'HPV viene somministrato per via intramuscolare nella regione deltoidea del braccio (o nell'area anterolaterale superiore della coscia per il vaccino tetravalente) in numero di dosi diverso a seconda dell’età del soggetto e del vaccino usato: in soggetti di età compresa tra i 9 e 14 anni inclusi: 2 dosi per il vaccino bivalente (prima dose al tempo 0 e seconda dopo 6 mesi); 3 dosi per il vaccino quadrivalente (prima dose al tempo 0, seconda dose dopo 2 mesi dalla prima dose, e terza a 6 mesi dalla prima dose); in soggetti di età superiore ai 14 anni: prima dose al tempo 0, seconda dose dopo 1 mese (vaccino bivalente) o 2 mesi (vaccino quadrivalente), dalla prima dose, terza dose dopo 6 mesi dalla prima dose per entrambi i vaccini.

31/01/14

Raffreddore stagionale | Buone norme da seguire per affrontarlo al meglio delle nostre possibilità!

Raffreddore stagionale: buone norme da seguire per affrontarlo al meglio delle nostre possibilità!
Il raffreddore è un disturbo estremamente diffuso, che affligge gran parte degli esseri umani adulti, almeno 2-3 volte durante in corso dell'anno: la percentuale aumenta notevolmente nel caso di bambini che almeno 1 volta ogni 2 mesi ne sono affetti. I sintomi di tale mal'essere, possono permanere da 3 a 10 giorni e fino a 3 settimane nei casi più ostinati. Quali sono, credo sia noto un po a tutti: mal di gola, naso chiuso o che cola, tosse e malessere generale.

All'University of Alberta, Michael Allan in collaborazione con Bruce Arroll, della University of Auckland, hanno pubblicato sul Canadian Medical Association Journal un lavoro di review che analizza e valuta gli approcci di prevenzione e terapia più diffusi, confermando alcune teorie e smentendone altre.

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Raffreddore stagionale
Il raffreddore, spiegano gli esperti, “è un disturbo molto debilitante: causa diminuzioni nella produttività lavorativa e può inficiare la guida”. E, inoltre, è parecchio costoso: negli Stati Uniti, per esempio, si spendono circa 25 miliardi di dollari l'anno per visite mediche, infezioni secondarie, farmaci e giornate di lavoro perse per malattia o per accudire i figli malati. Per questi motivi, è importante non prendere sottogamba il disturbo e combatterlo con le armi adeguate.

La maggior parte dei raffreddori è causata da virus: solo il 5% di essi deriva da infezioni batteriche. Ciononostante, una delle terapie più diffuse è quella antibiotica, del tutto inefficace se la malattia è virale. Per quanto riguarda la prevenzione, spiegano gli autori, l'accorgimento più efficace riguarda l'igiene.

Analizzando 67 studi randomizzati e controllati (Rct), i ricercatori hanno scoperto che lavarsi le mani, così come usare guanti e disinfettanti, rappresenta un fattore cruciale per evitare di ammalarsi. Anche l'uso di zinco funziona, specie nei bambini: almeno 2 Rct dimostrano che i bambini che assumono 10-15 mg di solfato di zinco, in media, si ammalano e si assentano da scuola meno degli altri. Sui probiotici gli autori non si sbilanciano troppo: alcuni studi sembrano dimostrare che siano lievemente efficaci, sebbene nei lavori esaminati i tipi e le combinazioni fossero troppo variabili per poter trarre delle conclusioni definitive.

Per il trattamento, gli scienziati suggeriscono l'utilizzo di antistaminici, eventualmente combinati con decongestionanti e/o antidolorifici, nei bambini al di sopra dei 5 anni e negli adulti. Farmaci come l'ibuprofene e l'acetaminofene aiutano a combattere febbre e dolore. Gli spray nasali possono alleviare il naso che cola, ma non hanno alcun effetto sulla congestione. I benefici di approcci come ginseng, omeopatia e gargarismi non sono chiari; il miele ha un lieve effetto palliativo sui sintomi della tosse; la vitamina C e gli antibiotici non sembrano apportare particolari miglioramenti.
“Ci siamo concentrati solo sugli Rct”, concludono gli autori, “e abbiamo riscontrato che la maggior parte degli studi era inconsistente e si basava su pregiudizi più che su risultati oggettivi (per esempio la vitamina C). C'è bisogno di studi più sistematici e obiettivi”.

10/12/13

I gusci dei virus, ecco le ultime scoperte

Sui virus c'è molto da scoprire, sono così mutevoli e misteriosi. Capire il loro "comportamento" potrà aprire nuove frontiere alla medicina, utilizzandoli come terapia da far entrare direttamente all'interno delle cellule. Ecco cosa ha scoperto un pool di scienziati in merito.
I virus sono come navicelle che contengono una parte attiva, il materiale genetico, in grado di infettare una cellula ospite. La navicella, chiamata capside o vettore, è sostanzialmente un guscio che si deforma quando deve penetrare nella cellula da infettare, e può addirittura andare in pezzi.
Capside
 Il gruppo di ricerca, fra cui Guido Polles e Cristian Micheletti della SISSA ( Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati) di Trieste, ha usato simulazioni al computer e modelli teorici proprio per capire come questa “navicella” risponda alle sollecitazioni termiche e meccaniche. La ricerca, che è stata condotta insieme all’Università di York (UK), all’Università di Torino e all’Istituto Max Planck di Mainz (Germania), è stata pubblicata su Plos Computational Biology. Così facendo ha individuato i punti deboli dei capsidi e ne ha dedotto il processo di assemblaggio spontaneo. Ogni guscio è formato da tanti tasselli proteici che si incastrano spontaneamente come pezzetti di Lego. Un capside può essere formato da centinaia di queste sub-unità, ma ogni tassello è formato da un numero limitato di proteine. I bordi dei tasselli rappresentano le linee “deboli” dove avviene la deformazione della struttura generale e lungo le quali il guscio si frammenta in caso di rottura. Per alcuni tipi di virus sono state fatte delle osservazioni sperimentali, proprio per capire la dinamica interna del vettore (deformazione) e la forma dei singoli tasselli (che è di solito piuttosto regolare - pentagoni, esagoni, triangoli). Micheletti e colleghi hanno prodotto un modello al computer che, in linea di principio, può essere applicato a qualunque virus di cui sia nota la struttura. “Partendo dalle conoscenze sulla struttura molecolare del capside abbiamo provato a ‘stuzzicarlo’ un po’ per vedere come cambiava forma. Abbiamo infatti simulato delle fluttuazioni termiche (banalmente l’abbiamo virtualmente scaldato e raffreddato) osservando lungo quali linee il guscio si modificava. Molto probabilmente queste linee sono anche i punti in cui il capside tende a frantumarsi”. Hanno spiegato Polles e Micheletti. “Il nostro modello si è rivelato molto robusto. Le simulazioni infatti hanno riprodotto le condizioni che sono state osservate sperimentalmente su una serie di capsidi noti. Per questo motivo abbiamo prodotto altre previsioni su capsidi di cui non esiste conoscenza diretta in questo senso”. Gli studi sulla natura dei capsidi virali sono importanti per conoscere i meccanismi di azione infettiva dei virus (e studiare metodi per contrastarla). I vettori virali inoltre sono usati in farmacologia e per la terapia genica. I gusci dei virus infatti possono essere utilizzati come vettore per far entrare una terapia direttamente dentro le cellule, una metodologia che oggi rappresenta l’avanguardia in medicina. La possibilità di identificare i punti meccanicamente deboli potrebbe, in prospettiva, essere sfruttata per modificare i capsidi naturali ottimizzandone la loro resistenza per un più efficace trasporto e consegna del contenuto farmacologico.

25/10/13

La cannella dall'inebriante profumo: benefici e proprietà

Siamo abituati a sentire il profumo poetico della cannella, usata per lo più per aromatizzare dolci e mousse, e anche come profumatore d'ambiente, ma le sue  qualità sono davvero molte.
Il suo nome in botanica è Cinnamomum zeylanicun o cannella regina ed è originaria dello Sri Lanka.
Di seguito troverete un elenco delle sostanze che la compongono e dei benefici che essa può apportare alla nostra salute, senza mai esagerare naturalmente.
Cannella
La cannella è composta per il 10% da acqua, da proteine, ceneri, zuccheri, fibre e grassi in minima quantità; buona la quantità di minerali contenuta tra cui  il calcio, il manganese, il magnesio, il ferro, il potassio, il fosforo, il sodio, il selenio e lo zinco.
Ed è un'esplosione di vitamine: la vitamina, alcune vitamine del gruppo B, e nello specifico B1, B2, B3, B5, B6, l'acido ascorbico o vitamina C, vitamina E, K e J.
Per non parlare degli aminoacidi: acido aspartico, alanina, arginina, acido glutammico, leucina, lisina, valina, treonina, glicina e triptofano.
Ma veniamo alle sue virtù.
La cannella è un antisettico naturale in grado di combattere ed eliminare funghi, virus e batteri; per questo motivo negli ultimi anni si trovano in commercio dentifrici, colluttori e prodotti del genere a base di questa preziosa spezia.
In base ad alcuni risultati pubblicati sul Journal of American College of Nutrition, è stato dimostrato come questa profumata spezia, aiuti a regolare la percentuale di zuccheri nel sangue venendo così in aiuto a diabetici ed iperglicemici. Non solo, questa spezia, oltre a favorire il processo digestivo, rappresenta un ottimo strumento di prevenzione dei confronti della fermentazione addominale.
Uno studio condotto in Germania ha invece dimostrato come la cannella sia in possesso di proprietà aggessive nei confronti del fungo Candida albicans e del batterio chiamato Escherichia coli, responsabili entrambi di infezioni alle vie urinarie (tremendi batteri, apportatori di fastidiosissimi disturbi). La cannella ha altresì un effetto stimolante ed ha quindi la proprietà di alleviare gli stati di spossatezza derivanti da malattie come l'influenza e la dissenteria; è antisettica per le vie respiratorie ed apporta benefici in caso di raffreddore ed alitosi.
L'uso della cannella è anche consigliato come disinfettante; infatti in caso di ferite sulla pelle, dopo averle pulite, le si possono cospargere con polvere di cannella. Infine, le proprietà antiglicemiche di questa spezia, contribuiscono a placare gli stimoli della fame tra un pasto e il seguente che sono caratteristici nei pazienti interessati da glicemia.
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