Il-Trafiletto
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30/09/14

Piatti fatti con i preservativi, l'ultima trovata di uno chef giapponese

Ormai non c'è limite al cattivo gusto, cattivo gusto che però ormai impera in tutto il globo, e come il Signore del Male si è impossessato della mente umana, tutta volta a far dello stupore e dell'apparenza una filosofia di vita. Sinceramente non so che pensare della notizia di cui sto per rendervi partecipi se non che, con me, certo lo chef in questione non avrebbe chance alcuna.

Uno chef giapponese ha scritto un libro di ricette intitolato “Piatti con i preservativi che vorrei cucinare per te“: si tratta di una serie di piatti che appunto sfruttano i preservativi come “metodo di cottura”, per contenere il cibo, sfruttando il fatto che sono resistenti, elastici ed atossici.

Una foto di un piatto dello chef
immagine presa dal web
Il libro scritto da Kyosuke Kagami (forse proprio perchè non ti Kagavan hai scritto questo libro per menti psicolabili), si possono trovare le ricette per piatti insoliti come lumache di preservativi al burro, biscotti di preservativi e ripieni di carne al preservativo. Il provocatorio libro è stato scritto con l’intenzione di promuovere il sesso sicuro (io credo che per promuovere il sesso sicuro non ci sia bisogno di insaccare cibi nei preservativi): apparentemente, alcune statistiche indicherebbero che gli uomini giapponesi sarebbero tra quelli che ricorrono meno al preservativo, con i conseguenti rischi per la salute, che tende ad essere considerato qualcosa da usare esclusivamente con prostitute e in locali a luci rosse, senza considerare che sono necessarie precauzioni anche nei normali rapporti di coppia.

Tutta questione di cultura e soprattutto di avere almeno una mentalità aperta quando si tratta di salute e prevenzione, altro che di business commerciale.


17/02/14

Hpv: i disinfettanti non sono efficaci come proteggersi?

Ancora molto diffuso il virus HPV (papillomavirus) responsabile del 90% delle neoplasie dell'apparato genitale femminile e dei condilomi ano-genitali di entrambi i sessi. 

 

Una recente ricerca ha dimostrato che disinfettanti contro la trasmissione esterna, sono inefficaci. A rischio contagio anche nelle sale operatorie? La ricerca sa ancora poco circa la vulnerabilità del virus.


I disinfettanti comunemente commercializzati ed utilizzati anche nelle sedi ospedaliere non sono in grado di uccidere il papillomavirus umano (Hpv). Un dato che evidenzia la necessita' di strategia alternative per contrastare la trasmissione non sessuale del virus. "Poiche' e' difficile produrre particelle infettate dall'Hpv per la ricerca, si sa ancora poco circa la vulnerabilita' del virus ai disinfettanti", ha spiegato Crai Meyers del Penn State College of Medicine, responsabile dello studio.

Meyers ha collaborato con Richard Robison, esperto di disinfettanti microbici della Brigham Young University. La coppia di ricercatori ha lavorato sull'Hpv16, ceppo specifico responsabile di piu' del sessanta per cento di tutti i tumori associati all'Hpv, e su undici disinfettanti comuni. Dai risultati e' emerso che i disinfettanti disponibili - inclusi quelli chimici utilizzati dai medici per sterilizzare siti e strumenti - non fanno nulla per prevenire la diffusione del papillomavirus. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Antimicrobial Chemotherapy.
La prevenzione migliore è avere rapporti protetti e se ancora nella fascia di età utile,vaccinarsi.
I vaccini anti HPV, somministrati prima dell'esposizione al virus, prevenendo le lesioni genitali precancerose (del collo dell'utero, della vulva e della vagina), di fatto riducono notevolmente la possibilità di sviluppo di neoplasia maligna.
Esistono oltre 130 tipi di virus HPV: i tipi 16 e 18 sono responsabili di oltre il 70% di tutti i tumori del collo dell'utero e i tipi 6 e 11 causano oltre il 90% dei condilomi ano-genitali e pertanto i vaccini sono formulati contro questi ceppi.
Alla fine del 2010, 18 Paesi dell'Unione Europea hanno introdotto la vaccinazione HPV nel calendario vaccinale. 
Il vaccino contro l'HPV viene somministrato per via intramuscolare nella regione deltoidea del braccio (o nell'area anterolaterale superiore della coscia per il vaccino tetravalente) in numero di dosi diverso a seconda dell’età del soggetto e del vaccino usato: in soggetti di età compresa tra i 9 e 14 anni inclusi: 2 dosi per il vaccino bivalente (prima dose al tempo 0 e seconda dopo 6 mesi); 3 dosi per il vaccino quadrivalente (prima dose al tempo 0, seconda dose dopo 2 mesi dalla prima dose, e terza a 6 mesi dalla prima dose); in soggetti di età superiore ai 14 anni: prima dose al tempo 0, seconda dose dopo 1 mese (vaccino bivalente) o 2 mesi (vaccino quadrivalente), dalla prima dose, terza dose dopo 6 mesi dalla prima dose per entrambi i vaccini.
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