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26/05/15
Origano pianta aromatica multitasking
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Galadriel

26/04/15
Prezzemolo per rimedi medici e ghiotte salse
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Galadriel
Prezzemolo per rimedi medici e ghiotte salse: Petroselinum deriva dal greco petroselinon , che significa " sedano delle pietre ". Sativum significa "adatto ad essere colti...
Alcuni vini curativi, alcuni decotti e una tintura...
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Galadriel
Alcuni vini curativi, alcuni decotti e una tintura...: Salvia deriva dal latino salves , cioè "salute" ,"officinalis perché usata nelle antiche farmacie. Nota fin da tempi remoti, ...
21/05/14
Lichene d'Islanda, buon amaro
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Galadriel
CETRARIA ISLANDICA In caso di nausea e tosse
Il lichene d'Islanda, ben conosciuto dalle popolazioni del Nord Europa - lapponi e islandesi lo usavano durante le carestie e ne conoscevano le proprietà terapeutiche - ma sconosciuto ai latini o perlomeno non citato negli antichi testi di erboristeria, venne segnalato per la prima volta nel 1627 da Valerio Cordo. Già a partire dal 1700, Linneo e altri ne consigliavano l'impiego nella terapia della tisi.Il lichene è una pianta provvista di tallo cespuglioso, ramificato, con lobi nastriformi di colore marrone, o grigio-verde nella parte superiore e verde-argentato in quella inferiore. I margini portano delle ciglia setose. La pianta può raggiungere i 10 cm d'altezza. Si ritrova nei boschi di conifere, sui tronchi degli alberi, attaccato alle rocce, talvolta nei prati. Nelle zone montane e submontane del Nord Europa. In Italia vive solo sulle Alpi, soprattutto attaccato alle rupi o ai vegetali.
Si utilizza la parte aerea della pianta, il tallo, raccolto all'inizio della primavera o alla fine dell'estate-autunno e fatto essiccare. Le sue mucillagini sono costituite dalla lichenina e dalla isolichenina che in acqua per idrolisi danno uno zucchero: il galattosio. La cetrarina, il principio attivo amaro è un miscuglio di acido cetrarico e lichenstearico e un colorante verde. Il gusto amaro può essere eliminato attraverso l'ebollizione o più semplicemente lasciando il tallo in infusione per 24 ore circa in acqua fredda.
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CETRARIA ISLANDICA
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Per uso esterno, la medicina popolare impiega la pianta nella detersione e cura di ferite a cicatrizzazione torpida. In campo dermatologico viene utilizzato a scopo antisettico in forma di crema, lozione, polvere sia in caso di infezioni della pelle di origine infettiva sia su ustioni importanti.
Il medicamento è sicuro. Per la presenza di principi amari non utilizzate il lichene in caso di ulcera gastroduodenali e gastrite. Il decotto: fate bollire 10-20 gr. In un litro di'acqua per 2 minuti, cambiate l'acqua per eliminare il sapèore amaro e mettetela a bollire di nuovo in 1,5 litri di acqua, finchè il liquido si riduce a 1 litro: prendetene 3-4 tazze al giorno, calde e dolcificate con miele. Per uso esterno: il decotto può essere usato aggiunto all'acqua del bagno pr tonificare le pelli secche e avvizzite. Per lo sciroppo in caso di pertosse: dopo la macerazione, sgocciolate, lavate ripetumente pianta con acqua bollente, bollite a fuoco basso per 30 minuti, passate, pesate, aggiungete miele in quantità pari al peso, cuocete a bagnomaria mescolando e schiumando fino a ispessimento, mettete in un vaso e coprite; 1 cucchiaino da caffè al momento dell'accesso di tosse.
20/05/14
Anice stellato buona digestione
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Galadriel
PROPRIETÀ: Amica dello stomaco e del cervello
L'anice stellato somiglia all'alloro per la lucentezza delle foglie e alla magnolia per i fiori; ogni parte della pianta emana un profumo molto simile a quello dell'anice verde, leggermente più pregiato. Originario della Cina meridionale, della Corea e del Giappone, si coltiva anche nel sud-est degli Stati Uniti e in altre zone calde e umide del continente americano. Nel 1558 l'esploratore inglese Sir Thomas Cavendish portò i frutti della pianta per la prima volta in Europa e precisamente a Londra nelle mani del farmacista di corte, quando era al culmine l'uso delle spezie orientali; poi, in quelle di Clusius, nel 1601 che da un campione ne descrisse la pianta.È un albero della famiglia delle Magnoliacee, alto da 2 a 5 m. La corteccia è bianca e le foglie perenni sono lanceolate; i frutti, impropriamente chiamati semi, hanno la forma di una stella con 8- 12 punte e sono marroni. Pur appartenendo a una famiglia botanica diversa, l'anice stellato contiene lo stesso principio attivo dell'anice verde: un'essenza ricca di anetolo. Anche le proprietà e la composizione sono analoghe, tanto da venir impiegato nelle sofisticazioni. Le proprietà quindi sono: eupeptiche (facilitano la digestione), stomachiche (promuove la secrezione gastrica e il buon funzionamento dello stomaco), carminative (eliminano i gas e le flatulenze intestinali) e balsamiche (flogosi delle vie aeree). La sua azione antispastica è quindi indicata per alleviare gli spasmi degli organi cavi (stomaco, cistifellea, intestino, utero, ecc.).
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Anice stellato immagine presa dal web |
PREPARAZIONE E USO
L'anice è un medicamento sicuro. A dosaggi elevati può risultare tossica per il sistema nervoso centrale la sua essenza, l'anetolo, per cui occorre impiegare con estrema prudenza l'olio essenziale. L'impiego esagerato provoca uno stato di ebrezza accompagnato da tremori; il suo abuso cronico provoca confusione mentale e convulsioni. L'infuso si prepara con 1g di droga contusa in 150ml di acqua bollente. Filtrare dopo 10/15 minuti di infusione. Bere da una a tre tazze al giorno. Contro i parassiti: miscelare 50 gocce di alcol e 50 gocce di olio essenziale di anice e frizionare accuratamente le parti interessate fino alla scomparsa del prurito. Per i dolori muscolari: aggiungete 5 gocce di olio essenziale nel bagno serale; rilassa la muscolatura tesa e affaticata. Per una insonnia peggiorata da una cena troppo pesante,: 2 cucchiaini di anice e due cucchiaini di camomilla in infusione per 12 minuti in una tazza di acqua bollente, lontano dai pasti.
19/05/14
Tarassaco un sostituto del caffè, buono a primavera
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Galadriel
Il tarassaco era praticamente sconosciuto nell'antichità. All'inizio del XX secolo viene improvvisamente alla ribalta: tanto universale è il riconoscimento delle sue proprietà, che viene chiamata tarassacoterapia ogni terapia che faccia ricorso a questa pianta.
Essa si trova tutto l'anno, alta da 5 a 50 cm, della famiglia delle Composite; le foglie sono profondamente dentate o lobulate e formano una rosetta basale a livello del terreno, da cui si levano i fusti fiorali, che all'estremità presentano un'infiorescenza di colore giallo vivo. Cresce comunemente nelle praterie, nei campi e sui margini dei sentieri; è diffusa in tutti i continenti e denominata con nomi diversi.Esiste naturalmente una spiegazione per i vari nomi della pianta: viene chiamata "dente di leone" a causa della forma dentata delle foglioline, "soffione" per via della palla lanosa che contiene i semi. Il nome ufficiale Tarassaco proviene dal greco tarakè "scompiglio", e àkos "rimedio", questa è dunque capace di rimettere in ordine l'organismo. Infine esiste un ultimo nome con cui il tarassaco è conosciuto "piscialetto" datogli per le sue proprietà diuretiche, forse anche per questo, un elemento insostituibile nelle cure depurative di primavera.
I semi sono contenuti in quelle sferette bianche e pelose, comunemente chiamati soffioni. Le foglie e la radice contengono tarassicina, un principio amaro simile a quello della cicoria in virtù della quale la pianta sviluppa le sue proprietà toniche e digestive, e inulina; le foglie contengono anche flavonoidi, cumarine e vitamina B e C. I suoi effetti sono aperitivi, digestivi e tonici stomachici: aumenta le secrezioni di tutte le ghiandole dell'apparato digerente, facilitando e migliorando così la digestione; aumenta la produzione di saliva, dei succhi gastrici, intestinali e pancreatici, oltre che della bile; contemporaneamente stimola la muscolatura di tutto il tubo digerente.
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Taraxacum officinaleimmagine presa dal web |
PREPARAZIONE E USO Un sostituto del caffè
Della pianta si utilizzano le foglie e la radice. La tisana si prepara versando 2 cucchiaini di tarassaco (erba e radice) in 1/4 di litro d'acqua fredda: fate bollire il tutto per 5 minuti. Lasciate riposare per 15 minuti e poi filtrate: l tazza di tisana mattina e sera, per almeno 6-8 settimane. Dato il suo alto contenuto vitaminico e le sue numerose proprietà, la tisana di tarassaco. affiancata alla tisana d'ortica, è ottima per una cura di primavera rocostituente. Per un effetto depurativo e aperitivo, aggiungete al minestrone di verdura, prima di portare in tavola, 200 g di tarassaco fresco tagliato finemente; o un'insalata di tarassaco condita con olio extravergine d'oliva e limone. Il succo fresco si ottiene per spremitura o triturazione delle foglie e delle radici, e se ne prendono 2 o 3 cucchiai prima di ogni pasto. Con le radici tostate si prepara un infuso che può sostituire il caffè, con il vantaggio di non avere alcun effetto nocivo.
18/05/14
Meliloto: Non solo per gli occhi
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Galadriel
È una pianta erbacea annua o biennale molto comune in Italia. È un tonico della circolazione venosa.
Cresce nei terreni calcarei, ai bordi dei viottoli e delle strade di campagna, nei vigneti, lungo le scarpate ferroviarie, fino a 600 m. La sua altezza può variare da 20 a 150 cm. Presenta un fusto eretto e ramificato, foglie formate da tre foglioline obovate e dentate, fiori gialli raccolti in lunghi racemi e frutti secchi (legumi) glabri e verdastri. Il nome generico deriva dal greco, meli, miele, e lotos, loto e per il suo odore di fieno è una delle piante spontanee maggiormente visitata dalle api. Può essere mescolato al foraggio come nutriente per gli erbivori, facendo però attenzione che non sia avariato poiché, in questo caso, risulterebbe tossico causando emorragie nel bestiame che se ne alimenta.Si utilizzano le sommità fiorite che si raccolgono da giugno a settembre per essere essiccate all'aria e all'ombra. Il meliloto contiene un glucoside, il melilotoside che, essiccandosi, si trasforma in cumarina; flavonoidi, resina, e vitamina C. Insieme al fiordaliso e alla piantaggine, il meliloto è una delle piante conosciute fin dai tempi antichi per l'azione benefica che esercita sulla vista. Indiscusse e confermate le proprietà astringenti e antiflogistiche, per cui rientra nella formulazione di colliri, collutori, gargarismi, ecc. Recentemente si è scoperto che è un eccellente tonico della circolazione venosa e questo attualmente è il suo principale utilizzo. Infatti le attività farmacologiche dimostrate sono quelle antinfiammatoria e antiedema, diuretica e flebotonica, oltre a modesta attività sedativa.
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Melilotus officinalis immagine presa dal web |
La letteratura non segnala effetti tossici alle dosi terapeutiche. Solo in caso d'abuso per i possibili effetti collaterali delle cumarine (25 mg al giorno di cumarine) si può constatare irritazione gastrica, nausea ed epatossicità.
INFUSO: 1-2 cucchiai in acqua bollente per 5 minuti; 3 o 4 tazze al giorno. Per sfiammare la congiuntiva, un bagno locale filtrato accuratamente con infuso di meliloto: 50g di sommità fiorite essicate in un litro di acqua bollente per 10 minuti. Raddoppiare la dose di meliloto in caso di blefarite, infiammazione cronica della palpebra, lavare ripetutamente durante il giorno. L'acqua distillato di meliloto è una lozione rinfrescante, addolcente e distensiva particolarmente indicata per pelli secche e stanche.
INSONNIA: Tintura Madre di meliloto, T.M. Di passiflora e T.M. Di melissa, 30 gocce nel tardo pomeriggio e 50 prima di coricarsi.
16/05/14
Girasole erba massima
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Galadriel
HELIANTHUS ANUUS Per diabete, colesterolo, fegato
E' un fiore che ha origini antiche: nell'America settentrionale sono stati trovati resti di questo fiore che risalgono a tremila anni prima di Cristo. Gli Indiani d'America lo consideravano una pianta sacra in quanto consentiva all'uomo di farne molteplici usi. In Perù è l'emblema del Dio Sole. È proprio da questo paese, agli inizi del XVI secolo, che il girasole venne per la prima volta importato in Europa dove e per lungo tempo venne usata come pianta ornamentale nei giardini e nei parchi grazie alla particolare caratteristica dei suoi fiori di ruotare sul proprio asse volgendosi al sole, il girasole fu apprezzato dal Re Luigi XVI, il Re Sole, e durante l'età vittoriana, in Gran Bretagna, venne disegnato su stoffe, inciso nel legno, forgiato nei metalli.Oscar Wilde, inoltre, volle il girasole come simbolo del movimento estetico che lui stesso aveva fondato. In Italia, poeti come Eugenio Montale e Gabriele D'Annunzio hanno elogiato questo fiore nei propri versi. Nelle opere di Van Gogh la presenza del fiore è ricorrente e comunica spesso allegria e orgoglio. Fino al XIX secolo gli scienziati non conoscevano le sue straordinarie proprietà nutritive e medicinali. Tuttavia gli abitanti del Messico precolombiano usavano già i semi tostati di girasole come cibo. il suo nome, Helianthus anuus, deriva dal greco èlios (sole) e anthos (fiore). Appartiene alla famiglia delle Composite, è una pianta annuale che può raggiungere addirittura 2 m di altezza. il grande disco fiorale in realtà è un capolino formato da numerosi, piccoli fiori.
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immagine presa dal web |
PREPARAZIONE E USO Il girasole non presenta nessuna controindicazione alle dosi terapeutiche normali eccetto ipersensibilità individuale; infatti il contatto con il fiore può provocare reazioni allergiche.
Infuso: lasciare in infusione 100g di fiori e foglie in un litro di acqua bollente per almeno 10 minuti. Con il liquido ottenuto applicare degli impacchi sulla zona della pelle interessata dall'infiammazione o fare dei lavaggi più volte al giorno. Lo stesso infuso può può essere utilizzato per uso interno: prenderne tre o quattro tazze al giorno.
Se la chioma appare spenta e inaridita, miscelate in una ciotola 2 cucchiai di olio d'oliva, 2 cucchiai di olio di mandorle e 2 di olio di semi di girasole. Per rendere profumata la miscela, aggiungete 2 gocce di olio essenziale di lavanda. Stendete l'impacco su tutta la lunghezza dei capelli. Lasciate agire almeno 1 ora prima del consueto lavaggio. Ripetete questo trattamento due volte la settimana.
15/05/14
Karkadé, una sana tazza di té
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Galadriel
HIBISCUS SABDARIFFA Un aiuto per il fegato Appartengono al genere Hibiscus circa 300 specie di origine tropicale e subtropicale. Molte varietà di ibisco sono stupende piante ornarnentali, altre, come la «subdariffa» vengono usate come piante medicinali. L'ibisco, o Tè rosa di Abissinia, è utilizzato in Egitto, Indie, Antille, Africa Nera soprattutto come bevanda e come legume. In fitoterapia si usano i calici fiorali raccolti quindici giorni dopo la fioritura, quando diventano rossi, e poi tagliati in strisce. Contiene molti acidi organici: ascorbico (vitamina C), citrico, tartarico, malico e ossalati. Una sostanza colorante, ibitiscina, mucillagini, antociani (la sua presenza conferisce al fiore proprietà angioprotettrici) e flavoni in notevole quantità.
La proprietà principale è quella vitaminica (antiscorbutica) ma è anche un eccitante del metabolismo cellulare. Inoltre regola la funzione epatica nel senso che riduce l'eccesso di secrezione biliare e, come tutte le Malvaceae, è emolliente ed edulcorante. Si usa corne rinfrescante, dissetante, vitarninico e astringente soprattutto nelle enteriti pediatriche perché privo di azione eccitante. È un vero tè della salute. L'infuso ha un colore rosso vinoso molto intenso; il sapore è acidulo ma assai gradevole.
Inoltre è digestivo e tonificante: l'infuso, grazie al suo contenuto di acidi organici, stimola efficacemente le funzioni dell'apparato digerente e tonifica l'organismo; - blando lassativo: esercita un'azione emolliente (calmante) sulle mucose del tubo digerente e facilita l'evacuazione intestinale; - diuretico: i fiori di karkadé producono un effetto diuretico blando ma efficace, perciò si consigliano agli obesi e a chi soffre di cuore; - additivo naturale: i fiori, per il sapore leggermente acido e per il colore rosso, sono usati come additivo naturale, per migliorare l'aspetto e il sapore di altre piante medicinali e di vari prodotti alimentari. Esternamente, per la presenza di polifenoli e mucillagini, può avere azione lenitiva su pelli infiammate.
Può essere utilmente associato a rusco, ippocastano, calendola, mirtillo, rnalva, ecc. Il karkadé è una pianta che ha bisogno di poca acqua e poche cure. Poco soggetto a malattie e parassiti, può venire coltivato senza l'impego di fitofarmaci.
PREPARAZIONE E USO
Non sono segnalati in letteratura tossicità ed effetti secondari.
Della pianta si utilizzano fiori con i quali si ottiene un ottimo infuso: 1,5 g di droga in 150 ml di acqua bollente; oppure un cucchiaio da minestra di acqua bollente; lasciare in infusione per 5-10 minuti. Filtrate, dolcificare con miele e bere più tazze al giorno.
Tisana vitaminica (20g di ogni droga): rosa canina frutti, alfa-alfa erba, rosa fiori, karkadè fiori, maté foglie. Due cucchiai della miscela in mezzo litro di acqua bollente; infondere per 15 minuti, filtrare,dolcificare e bere durante la giornata.
In caso di sovrappeso; Hibiscuss. Estratto secco: 50 mg per capsula, 1 capsula due volte al giorno, coadiuvata da Tintura Madre di Orthosiphon s. e Silybum m., 30 gocce due volte al giorno.
I fiori possono entrare nella preparazione di salse, gelatine, marmellate,vini; le foglie possono essere mangiate in insalata.
La proprietà principale è quella vitaminica (antiscorbutica) ma è anche un eccitante del metabolismo cellulare. Inoltre regola la funzione epatica nel senso che riduce l'eccesso di secrezione biliare e, come tutte le Malvaceae, è emolliente ed edulcorante. Si usa corne rinfrescante, dissetante, vitarninico e astringente soprattutto nelle enteriti pediatriche perché privo di azione eccitante. È un vero tè della salute. L'infuso ha un colore rosso vinoso molto intenso; il sapore è acidulo ma assai gradevole.
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Inoltre è digestivo e tonificante: l'infuso, grazie al suo contenuto di acidi organici, stimola efficacemente le funzioni dell'apparato digerente e tonifica l'organismo; - blando lassativo: esercita un'azione emolliente (calmante) sulle mucose del tubo digerente e facilita l'evacuazione intestinale; - diuretico: i fiori di karkadé producono un effetto diuretico blando ma efficace, perciò si consigliano agli obesi e a chi soffre di cuore; - additivo naturale: i fiori, per il sapore leggermente acido e per il colore rosso, sono usati come additivo naturale, per migliorare l'aspetto e il sapore di altre piante medicinali e di vari prodotti alimentari. Esternamente, per la presenza di polifenoli e mucillagini, può avere azione lenitiva su pelli infiammate.
Può essere utilmente associato a rusco, ippocastano, calendola, mirtillo, rnalva, ecc. Il karkadé è una pianta che ha bisogno di poca acqua e poche cure. Poco soggetto a malattie e parassiti, può venire coltivato senza l'impego di fitofarmaci.
PREPARAZIONE E USO
Non sono segnalati in letteratura tossicità ed effetti secondari.
Della pianta si utilizzano fiori con i quali si ottiene un ottimo infuso: 1,5 g di droga in 150 ml di acqua bollente; oppure un cucchiaio da minestra di acqua bollente; lasciare in infusione per 5-10 minuti. Filtrate, dolcificare con miele e bere più tazze al giorno.
Tisana vitaminica (20g di ogni droga): rosa canina frutti, alfa-alfa erba, rosa fiori, karkadè fiori, maté foglie. Due cucchiai della miscela in mezzo litro di acqua bollente; infondere per 15 minuti, filtrare,dolcificare e bere durante la giornata.
In caso di sovrappeso; Hibiscuss. Estratto secco: 50 mg per capsula, 1 capsula due volte al giorno, coadiuvata da Tintura Madre di Orthosiphon s. e Silybum m., 30 gocce due volte al giorno.
I fiori possono entrare nella preparazione di salse, gelatine, marmellate,vini; le foglie possono essere mangiate in insalata.
14/05/14
Pino, il profumo come vaccino
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Galadriel
Il pino è una caratteristica pianta ornamentale e spontanea tipica del nostro paese e comunque di tutto il bacino del Mediterraneo. Il suo olio essenziale si trova in farmacopea, e numerose sono le specialità farmaceutiche che lo contengono.
La parte della pianta utilizzata è costituita da foglie aghiformi, i caratteristici aghi di pino, che nella medicina popolare venivano usati per fomente, mettendoli nell'acqua bollente o addirittura nell'acqua calda del bagno. L'essenza sprigionata, infatti, pur esigua come quantità, penetra facilmente attraverso la cute e le mucose dove esplica un effetto balsamico, fluidificante le secrezioni, sedativo della tosse e antinfiammatorio.Tutti i rami degli alberi di pino terminano in una gemma destinata a dare origine al prolungamento del ramo, cioè al cosiddetto germoglio lungo. Le gemme vengono raccolte in aprile, spiccandole dai rami prima che si schiudano, essiccandole in forno tiepido. Le gemme si utilizzano in diversi modi: infuso, decotto per inalazioni, suffumigi e gargarismi.
L'olio essenziale di pino può essere utilizzato per la cura di molte patologie dell'apparato respiratorio, in particolare in tutte quelle forme croniche per le quali vi sia la necessità di fluidificare le secrezioni catarrali. Si prescrive quindi nelle bronchiti, nelle tracheiti e nelle laringiti. In terapia viene utilmente usata anche la resina di pino.
Con questo termine si designa il prodotto di secrezione che scorre lungo i rami delle conifere ogni volta che ne viene incisa la corteccia. Scorrendo all'aria, la resina si indurisce e si solidifica più o meno completamente e assume un colore giallo-brunastro. Si tratta di una sostanza amorfa, insolubile in acqua ma solubile in alcol, etere, olio ed essenze.
In natura si trova in genere associata all'olio essenziale, per cui al prodotto resinoso del pino si dà il nome di oleo-resina
L'olio e le gemme possono essere usati anche nelle infezioni delle vie urinarie. Infatti hanno dimostrato ripetutamente la loro efficacia nelle malattie di questi organi, e particolarmente negli stati cronici, nelle cistiti, nelle affezioni della prostata, nelle uretriti, nella renella. Ottimi anche contro le affezioni catarrali degli organi digestivi, la diarrea e la colite.
PREPARAZIONE E USO
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Pino Silvestre immagine presa dal web |
Alle dosi terapeutiche l'uso per via orale o rettale non dà invece alcun effetto collaterale ed è in genere ben tollerato.
Infuso: si prepara . con 30 g di gemme di pino in l litro d'acqua; se ne prendono 3-4 tozze al giorno. Per un bagno invernale contro lo bronchite: infuso o decotto con 500 g di gemme di pino (250 g per un ragazzo) in 3-4 litrid'acqua; si passa al setaccio e si versa nella vasca al momento dell'uso.
Per purificare e disinfettare le vie urinarie: 2 cucchiai di miele di timo, acqua calda, 3 gocce di olio essenziale di pino e 5 di olio essenziale di limone. Va preparato al mattino, stemperando il miele in poco acqua calda, fino a-creare uno sciroppo piuttosto liquido; si aggiungono gli oli. Agitare con cura e assumerne un cucchiaio dopo ogni pasto. Si conservo in un piccolo contenitore fuori dal frigo.
12/05/14
Il cardo ha del fegato
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Galadriel
Il cardo mariano è una robusta pianta erbacea, simile a quella del carciofo, originaria dei paesi del bacino mediterraneo, e oggi in realtà prevalentemente coltivata a scopo farmaceutico e cosmetico.
A differenza del carciofo, la parte oggi utilizzata è rappresentata dai frutti, impropriamente chiamati "semi". Le foglie tuttavia esercitano azione tonica, di stimolazione gastrica e diuretica, per cui possono essere associate ai semi nelle preparazioni. I frutti del cardo mariano contengono una particolare sostanza che prende il nome di silimarina. Essa stimola la rigenerazione delle cellule del fegato danneggiate da sostanze tossiche come, alcol etilico e tetracloruro di carbonio. La silimarina stimola la sintesi delle proteine nelle cellule epatiche ed esercita anche un'importante azione antinfiammatoria sul mesenchima (tessuto fibroso di sostegno) del fegato. Il cardo mariano è indicato in caso di una degenerazione grassa del fegato causata sia dall'alcol sia da altre sostanze tossiche; di un'infiammazione del fegato causata dall'assunsione di farmaci; da intossicazioni causate da sostanze particolarmente tossiche per il fegato; di epatite virale acuta, epatite cronica, epatite alcolica (infiammazione del fegato da consumo di bevande alcoliche). La silimarina è in grado di stimolare la rigenerazione delle cellule epatiche, mentre risulta inefficace per le cellule che sono andate incontro a modificazioni irreversibili (necrosi o morte). Le sue proprietà antiossidanti ne hanno suggerito l'uso anche nelle terapie dermatologiche e in campo cosmetologico. In commercio infatti si possono trovare creme contro l'invecchiamento della pelle, per favorire i processi di guarigione e nel trattamento di eritemi, bruciature, dermatiti e psoriasi. I frutti del cardo mariano e, in misura minore le foglie e le radici, contengono anche altre sostanze attive (amine biogene, olio essenziale, albuminoidi e tannino), che potrebbero essere alla base dell'azione regolatrice del sistema neurovegetativo, deputato al controllo del tono dei vasi sanguigni. La pianta perciò si usa con successo in caso di emicrania e nevralgia; esaurimento e astenia (affaticamento); cinetosi (nausea e vomito durante i viaggi; reazioni allergiche come febbre da fieno, orticaria e asma.PREPARAZIONE E USO
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immagine presa dal web |
Infuso: un cucchiaino di frutti triturati in acqua bollente per 70-75 minuti; 3-4 tozze 01 giorno, mezz'ora prima dei pasti e prima di coricarsi o 30 gocce di TM., 3 volte al giorno. Associato ad alburno di tiglio, assicura rapidamente uno normalizzazione dei parametri epatici. In caso di nausea e vomito durante i viaggi: prendere una tazza di tisana prima di partire. Nei disturbi cronici evitare la tintura alcolica e sostituirla con le capsule di estratto secco. Tra le varie specie di cardi ce n'è uno che entra in cucina, la Cynara Cardunculus, popolarissimo in Piemonte dove è protagonista della "bagna cauda". Il cardo si cucina in vari modi: brasato, stufato, impanato a mo' di cotoletta vegetale o nella classica versione piemontese. Risulta sempre delizioso.
11/05/14
Aloe, pelle splendente
Pubblicato da
Galadriel
Esistono circa 250 varietà di aloe, ma la più efficace è l'Aloe barbadensis, conosciuta comunemente come aloe vera. Si ritiene che la parola «aloe» derivi dall'arabo olua, che significa, «sostanza amara splendente».
L'aloe vera, insieme a tutte le altre specie di aloe, cresce solo in climi caldi. In apparenza sembra un cactus, ma in realtà è una pianta grassa perenne appartenente alla famiglia delle Liliaceae. Essa è caratterizzata da foglie carnose e molto lunghe, con punte aguzze e spesso aculeate al bordo. Le foglie crescono a rosetta direttamente dal terreno, e quando in primavera o in autunno la pianta fiorisce, appaiono dei fiori color giallo brillante posti in cima a un alto stelo privo di foglie che spunta al centro della pianta.Dalle succulente foglie dell'aloe si ricavano due prodotti principali: il succo e il gel. Incidendo la superficie delle foglie delle varie specie di aloe, si ricava un succo vischioso di colore giallastro e dal sapore amaro, che si concentra al calore del sole o per ebollizione, trasformandosi così in una massa amorfa di color grigio marrone e dal sapore molto amaro.
Il succo contiene dal 40 all'80 per cento di resina e fino al 20 per cento di aloina, glucoside antrachinonico, che è il suo principio attivo. Secondo il dosaggio quotidiano, l'aloe ha due distinte applicazioni: fino a 0, l g è aperitivo, stomachico e colagogo e quindi facilita la digestione; a partire da 0, l g, agisce come lassativo e come emmenagogo (aumenta il flusso mestruale); in dosi di 0,5 g (dose massima giornaliera) agisce come potente purgante e anche come ossitocico (provoca contrazioni uterine).
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immagine presa dal web Aloe Vera |
PREPARAZIONE E USO
Il gel di aloe può provocare reazioni
allergiche: provare sulla pelle con alcune gocce; se appare un leggero
arrossamento si dovrà ricorrere ad altra cura.
Il succo non deve essere usato come
purgante dalle donne durante le mestruazioni e la gravidanza; tantomeno
da coloro che soffrono di emorroidi. Non deve essere somministrato ai
bambini.
Per uso interno: il succo agisce lentamente, quindi deve essere preso la
sera se si vuole che faccia effetto il giorno seguente. 1 o 2 cucchiai, per
tre, quattro volte al giorno, di gel sciolto in
acqua o succo. Durante i pasti.
In caso
di ulcera gastroduodenale si consiglia di assumerlo mezz'ora prima dei pasti.
Per
uso esterno: lozione con gel, applicato due, tre volte al giorno sulla pelle
malata; si consiglia di usarlo insieme a qualche emolliente, come l'olio
d'oliva.
Tintura Madre: 5-20 gocce, tre volte al giorno.
In estratto fluido: 7-3 gocce come
digestivo; 70-30 gocce come purgante.
09/05/14
Ginkgo Biloba: Libera circolazione
Pubblicato da
Galadriel
Tra le proprietà, un'azione vasodilatatrice. Il ginkgo, albero originario della Cina e del Giappone, fu introdotto in Europa (e precisamente in Inghilterra) nel 1754. Attualmente è diffuso come albero ornamentale e popola parchi e orti botanici. Si tratta di una pianta che presenta un'elevata resistenza alla siccità, al freddo (-34°) e all'inquinamento atmosferico. È un albero della famiglia delle Ginkgoacee e può raggiungere i 30 m di altezza.
La pianta è dioica (fusto maschile diverso da quello femminile), con foglie caduche, spesse, elastiche, che ancora giovani si separano in due lobuli.I frutti sono drupe di color giallo, commestibili quando sono fresche, ma maleodoranti a maturazione avanzata.
Le foglie contengono glicosidi flavoidici, resina, olio essenziale, lipidi e alcune sostanze, appartenenti al gruppo dei terpeni, specifiche del ginkgo: bilobalide e ginkgolide A, B, C, M, J e antocianosidi. Il ginkgo agisce sull'intero sistema circolatorio, migliorando la circolazione arteriosa, quella capillare e quella venosa.
Nell'azione vasodilatatrice, aumenta la vascolarizzazione (irrorazione sanguigna) e diminuisce le resistenze periferiche nelle piccole arterie. Contribuisce a compensare parzialmente i disturbi prodotti dall'arteriosclerosi. Nell'azione capillaroprotettrice, diminuisce la permeabilità dei capillari, riducendo l'edema (accumulo di liquidi nel tessuti).
Nell'azione venotonica, tonifica le pareti delle vene, riducendo l'accumulo di sangue e facilitando così il riflusso sanguigno. La longevità e la resistenza di questo albero sembrano rispecchiare la sua capacità di aiutare gli uomini ad affrontare i malanni della vecchiaia. Infatti, viene indicata per insufficienza della circolazione sanguigna cerebrale (scarsa irrorazione sanguigna del cervello), che si manifesta con vertigini, cefalea, acufeni (ronzii nelle orecchie), perdita dell'equilibrio, disturbi della memoria e sonnolenza, ecc.
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immagine presa dal web Ginkgo Biloba |
PREPARAZIONE E USO
IL GINKGO BILOBA è in genere assai ben tollerato, non aumenta la pressione arteriosa e inoltre nopn da luogo a effetti secondari indesiderati.
*Somministrare con cautela a pazienti che assumono anticoagulanti.
*L'infuso di prepara con 40-60gr di foglie in un litro d'acqua. Bere tre tazze al giorno.
*Per uso esterno: l'impacco, si prepara con lo stesso infuso, ma più concentrato (fino a 100 g per litro). Si applica sulle mani o sui piedi che soffrono di problemi di circolazione.
*I cataplasmi di foglie schiacciate, si applicano sulla parte malata. I maniluvi o i pediluvi ( bagni delle mani o dei piedi) con l'infuso per l'impacco, si applicano tiepidi o caldi, una o due volte al giorno. In compresse da 80 mg, due al giorno: una alla mattina e una alla sera. Ginkgo Biloba *Tintura Madre: 30 gocce , 1-3 volte al dì.
07/05/14
Biancospino forza al cuore
Pubblicato da
Galadriel
CRATAEGUS OXYACANTHA Cardiotonico e sedativo
Il nome Crataegus deriverebbe dal greco kratòs =forza, e oxyacantha del greco oxus =aguzzo a causa delle spine acuminate. Il profumo dolcissimo e delicato dei suoi candidi fiori, raccolti in corimbi, si intravedono appena tra le foglie di un bel verde brillante. In autunno, poi, i frutti ovoidali simili a piccole mele di un rosso acceso, molto graditi ai passerotti, regalano alle siepi una nota di allegria che perdura per tutto l'inverno. Il biancospino è un arbusto spinoso della famiglia delle Rosacee che raggiunge 2-4 m di altezza. I rami portano lunghe spine acuminate. Le foglie hanno un picciolo corto e sono più o meno profondamente lobate; i fiori, che compaiono in maggio e giugno, hanno 5 petali bianchi e 2-3 stili bianco verdastri.![]() |
Biancospino immagine presa dal web |
La pianta nel suo insieme è cardiotonica, le cellule ricevono maggior energia e si produce un aumento della forza di contrazione del cuore con una regolazione del suo ritmo; quindi è indicata per: insufficienza cardiaca (debolezza del cuore), unita o meno a dilatazione delle cavità, dovuta a miocardite o miocardiopatia (infiammazione o degenerazione del muscolo cardiaco), lesioni valvolari o infarto del miocardio recente; aritmie (irregolarità del ritmo cardiaco): extrasistole (palpitazioni), tachicardia, fibrillazione o blocchi; angina pectoris: il biancospino aumenta l'irrorazione sanguigna nelle arterie coronarie e combatte eventuali spasmi dovuti ad angina pectoris. È inoltre un buon vasodilatatore delle arterie coronarie.
È normotensiva: normalizza la pressione arteriosa, facendola scendere nelle persone che in genere ce l'hanno alta e facendola salire in chi soffre di ipotensione. La sua azione regolatrice nell'ipertensione è rapida e con risultati più duraturi rispetto ad altri preparati sintetici. E infine ha proprietà sedativa del sistema nervoso-simpatico: utile in chi soffre di nervosismo e conseguenti sensazioni di oppressione al cuore, difficoltà respiratoria, ansia o insonnia.
PREPARAZIIONE E USO
I frutti del biancospino erano utilizzati nell'antichità come alimento. In certe ragioni del basso Danubio i frutti essicati e ridotti in farina servono per preparare una specie di pane. Sempre con i frutti si può confezionare una marmellata delicatissima per combattere i mali dell'autunno.
Nell'acqua del bagno serale il biancospino rilassa il sistema nervoso, cancellando lo stress accumulato durante la girnata: 500g di fiori (250 g per persona) in 3/4 litri di acqua, setacciare e versare nella vasca. Per una tisana da assumere una-tre volte al giorno: 20-30 g di fiori essicati in un litro di acqua bollente per 15 minuti; filtrare e dolcificare con miele.
La Tintura Madre è preparata dalla sommità fiorite fresche, oppure dai frutti freschi: 30 gocce tre volte al giorno.
06/05/14
Marrubio, effetto dieta | infuso per la cellulite
Pubblicato da
Galadriel
IL MARRUBIO appartiene alla famiglia delle Labiate e ha alcune analogie con la ballata (Ballota nigro); tutte e due si sviluppano in ciuffi folti, talvolta cespugliosi, sulle colline e nelle strade dei piccoli paesi delle zone agricole. La specie Marrubium vulgare, che ha il profumo del timo, è diffusa in tutta Italia e si distingue da tutte le altre specie per il suo calice, cioè per la serie di foglioline verdi che sono alla base dei piccoli fiori. Il calice termina con 10 denti duri, sottili, incurvati in fuori. La corolla, appena sporgente dal calice, ha un colorito grigiastro, un aspetto labiato, con il labbro superiore diviso.
La pianta è ricoperta nel fusto, nelle foglie e nei calici da lunghi e fitti peli. Il nome generico deriva dall'ebraico mar, amaro, e da tob, succo, con riferimento preciso al sapore amaro di questa pianta che è apprezzata per le sue proprietà medicinali fin dai tempi più antichi. Gli Egizi la consideravano efficace per i disturbi respiratori; Teofrasto, nel VI secolo a.c., citava il marrubio, confondendolo con la ballata, che per lungo tempo fu chiamata marrubio nero. Più tardi, Dioscoride ne mise in rilievo il possibile pericolo in caso di lesioni renali. La pianta del marrubio contiene saponine, mucillagine, tannini e anche un principio amaro, la marrubina.
Queste sostanze sviluppano un'azione espettorante, bechica (calmano la tosse e l'irritazione), febbrifuga (durante la convalescenza) è utile quando l'appetito è scarso, aperitiva e digestiva. Si usa nelle malattie dell'apparato respiratorio: la sua azione è molto efficace perché fluidifica e disinfetta le secrezioni mucose bronchiali, facilitandone così l'eliminazione e alleviando la tosse. L'uso del marrubio si raccomanda in tutte le malattie dei bronchi: catarri, laringiti, tracheiti, bronchiti, asma, ecc. Si usa anche come tonico dell'apparato digerente grazie all'acido marrubinico; essa viene utilizzata nel trattamento delle turbe dispeptiche, nell'inappetenza, nelle malattie del fegato e in quelle a carico delle vie biliari.
La pianta è utile anche in caso di sovrappeso e presenza di cellulite; non per un'azione strettamente dimagrante, ma per il drenaggio, tramite la quale si ottiene un aumento della diuresi e l'eliminazione delle tossine, comprese quelle prodotte dal metabolismo delle sostanze introdotte con l'alimentazione. Per uso esterno viene impiegato come astringente, detergente di piaghe in suppurazione o che cicatrizzano male.
PREPARAZIONE ED USO
INFUSO PER LA CELLULITE
Della pianta si utilizzano i fiori e le foglie. Non si segnalano effetti secondari o tossici alle dosi terapeutiche. Per il drenaggio, in presenza di cellulite, per la tosse, per mestruazioni con flusso sanguigno troppo scarso:
l'infuso si prepara con 30-40 g di fiori e/o di foglie in 1 litro d'acqua; lasciate in infusione per 15 minuti; se ne prendono 2 o 3 tazze al giorno, ben dolcificate con miele.
Per il decotto: bollite 20 g di sommità fiorite essiccate in 1 litro d'acqua per 2 minuti; lasciate in infusione 10 minuti. La marrubina non è solubile in acqua. Sono da preferirsi dunque le forme galeniche, come la Tintura Madre o l'estratto fluido. La TM si prepara dalla pianta intera fresca (titolo 65%); 40 gocce, tre volte al giorno. In un'appropriata bevanda si mescola la polvere di foglie secche: 4-8 g di polvere al giorno.
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Marrubio immagine presa dal web |
Queste sostanze sviluppano un'azione espettorante, bechica (calmano la tosse e l'irritazione), febbrifuga (durante la convalescenza) è utile quando l'appetito è scarso, aperitiva e digestiva. Si usa nelle malattie dell'apparato respiratorio: la sua azione è molto efficace perché fluidifica e disinfetta le secrezioni mucose bronchiali, facilitandone così l'eliminazione e alleviando la tosse. L'uso del marrubio si raccomanda in tutte le malattie dei bronchi: catarri, laringiti, tracheiti, bronchiti, asma, ecc. Si usa anche come tonico dell'apparato digerente grazie all'acido marrubinico; essa viene utilizzata nel trattamento delle turbe dispeptiche, nell'inappetenza, nelle malattie del fegato e in quelle a carico delle vie biliari.
La pianta è utile anche in caso di sovrappeso e presenza di cellulite; non per un'azione strettamente dimagrante, ma per il drenaggio, tramite la quale si ottiene un aumento della diuresi e l'eliminazione delle tossine, comprese quelle prodotte dal metabolismo delle sostanze introdotte con l'alimentazione. Per uso esterno viene impiegato come astringente, detergente di piaghe in suppurazione o che cicatrizzano male.
PREPARAZIONE ED USO
INFUSO PER LA CELLULITE
Della pianta si utilizzano i fiori e le foglie. Non si segnalano effetti secondari o tossici alle dosi terapeutiche. Per il drenaggio, in presenza di cellulite, per la tosse, per mestruazioni con flusso sanguigno troppo scarso:
l'infuso si prepara con 30-40 g di fiori e/o di foglie in 1 litro d'acqua; lasciate in infusione per 15 minuti; se ne prendono 2 o 3 tazze al giorno, ben dolcificate con miele.
Per il decotto: bollite 20 g di sommità fiorite essiccate in 1 litro d'acqua per 2 minuti; lasciate in infusione 10 minuti. La marrubina non è solubile in acqua. Sono da preferirsi dunque le forme galeniche, come la Tintura Madre o l'estratto fluido. La TM si prepara dalla pianta intera fresca (titolo 65%); 40 gocce, tre volte al giorno. In un'appropriata bevanda si mescola la polvere di foglie secche: 4-8 g di polvere al giorno.
05/05/14
FAGGIO: IL CARBONE CURATIVO
Pubblicato da
Galadriel
AMICO DELL'INTESTINO In caso di colite e come disinfettante
Il faggio comune, Fagus sylvatica, della famiglia delle Fagacee, è un albero che può raggiungere i 30-40 metri di altezza; ha tronco regolare, eretto e cilindrico, con rami grossi ascendenti che formano una chioma ampia e fitta, per lo meno negli esemplari isolati, o allungata e conica nei boschi. La corteccia è grigia e liscia nei rami vecchi, verde cupo, lucida e pubescente in quelli giovani, molto sottile e spesso macchiata di chiaro per la presenza di licheni.
Le foglie sono verde chiaro, più chiare sotto, lucide, ovali e caduche; i bordi sono ricoperti di peluzzi corti e morbidi. I fiori sono riuniti in infiorescenze a forma di piccoli «grappoli» chiamati amenti e fioriscono da aprile a maggio. Il frutto è piccolo e secco, contiene un solo seme rivestito da un tessuto di consistenza simile al cuoio (achenio), liscio e lucido, chiamato faggiola, racchiuso in gruppi di due o tre all'intemo di un involucro bruno e spinoso che a maturazione si apre in quattro spicchi. Secondo i botanici, la storia del faggio ebbe inizio in Giappone, da dove raggiunse l'Europa occidentale passando per l'Asia centrale, il Caucaso e l'Asia minore.
Oggi, il faggio ha un vasto areale centro-europeo che si estende dalla Spagna al Mar Nero, dalla Norvegia alla Sicilia. In Italia è presente su tutto il territorio a esclusione della Sardegna e caratterizza i boschi montani. Vive sulle alpi tra i 600 e i 1300-2000 m, mentre sull'Appennino tra i 1000 e i 1700-2300 m; predilige le piogge e le nebbie.
È una pianta molto longeva che raggiunge normalmente i 150 anni di vita. Della pianta si utilizzano la corteccia dei rami e il legno. Il carbone vegetale ottenuto dal legno di faggio è eccellente per combattere le fermentazioni e i gas intestinali, le coliti e la diarrea, grazie alla sua potente azione assorbente e disinfettante. È utile anche come dentifricio e come antidoto universale contro qualsiasi tipo di intossicazione: accidentali da veleno, cibo avariato, funghi velenosi, ecc.
Dal suo legno si estrae anche il creosoto, un espettorante e antisettico delle vie respiratorie ricco di guaiacolo, componente di molti sciroppi. Il legno, omogeneo, pesante, poco elastico ma resistente, si utilizza nella fabbricazione di mobili. Fornisce anche una buona pasta da cellulosa ed è un ottimo combustibile. Dalla distillazione secca del legno si ottiene il catrame. Dal seme essiccato e macinato si ottiene olio.
PREPARAZIONE E USO
Evitare di mangiare grandi quantità di faggiole (i frutti), perchè sembra che nella loro corteccia ci sia una sostanza lievemente tossica, ancora non identificata, che può indurre mal di testa.
CARBONE 10-20 g, fino a 5 volte al giorno, disciolto in acqua o masticato così com'è. Nei casi gravi di intossicazione si possono prendere fino a 100g in una sola dose.
DECOTTO: 60 g di corteccia essiccata in un litro dio acqua; bollire per 20 minuti, 2 o 3 tazze al giorno. Utile anche per alleviare l'asma, bronchite, tosse e abbassare la febbre. Per un effetto vermifugo, 2 tazze al giorno a digiuno per 5 giorni.
PER RISANARE la camera di un malato: bruciare nel camino o in un braciere legno di faggio.
IL GEMMODERIVATO di fagus sylvatica svolge azione antistaminica e stimola le funzioni renali. Indicato in caso di allergie, insufficienza renale, obesità, ritenzione idrica e cellulite.
Il faggio comune, Fagus sylvatica, della famiglia delle Fagacee, è un albero che può raggiungere i 30-40 metri di altezza; ha tronco regolare, eretto e cilindrico, con rami grossi ascendenti che formano una chioma ampia e fitta, per lo meno negli esemplari isolati, o allungata e conica nei boschi. La corteccia è grigia e liscia nei rami vecchi, verde cupo, lucida e pubescente in quelli giovani, molto sottile e spesso macchiata di chiaro per la presenza di licheni.
Le foglie sono verde chiaro, più chiare sotto, lucide, ovali e caduche; i bordi sono ricoperti di peluzzi corti e morbidi. I fiori sono riuniti in infiorescenze a forma di piccoli «grappoli» chiamati amenti e fioriscono da aprile a maggio. Il frutto è piccolo e secco, contiene un solo seme rivestito da un tessuto di consistenza simile al cuoio (achenio), liscio e lucido, chiamato faggiola, racchiuso in gruppi di due o tre all'intemo di un involucro bruno e spinoso che a maturazione si apre in quattro spicchi. Secondo i botanici, la storia del faggio ebbe inizio in Giappone, da dove raggiunse l'Europa occidentale passando per l'Asia centrale, il Caucaso e l'Asia minore.
Oggi, il faggio ha un vasto areale centro-europeo che si estende dalla Spagna al Mar Nero, dalla Norvegia alla Sicilia. In Italia è presente su tutto il territorio a esclusione della Sardegna e caratterizza i boschi montani. Vive sulle alpi tra i 600 e i 1300-2000 m, mentre sull'Appennino tra i 1000 e i 1700-2300 m; predilige le piogge e le nebbie.
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Fagus sylvatica |
Dal suo legno si estrae anche il creosoto, un espettorante e antisettico delle vie respiratorie ricco di guaiacolo, componente di molti sciroppi. Il legno, omogeneo, pesante, poco elastico ma resistente, si utilizza nella fabbricazione di mobili. Fornisce anche una buona pasta da cellulosa ed è un ottimo combustibile. Dalla distillazione secca del legno si ottiene il catrame. Dal seme essiccato e macinato si ottiene olio.
PREPARAZIONE E USO
Evitare di mangiare grandi quantità di faggiole (i frutti), perchè sembra che nella loro corteccia ci sia una sostanza lievemente tossica, ancora non identificata, che può indurre mal di testa.
CARBONE 10-20 g, fino a 5 volte al giorno, disciolto in acqua o masticato così com'è. Nei casi gravi di intossicazione si possono prendere fino a 100g in una sola dose.
DECOTTO: 60 g di corteccia essiccata in un litro dio acqua; bollire per 20 minuti, 2 o 3 tazze al giorno. Utile anche per alleviare l'asma, bronchite, tosse e abbassare la febbre. Per un effetto vermifugo, 2 tazze al giorno a digiuno per 5 giorni.
PER RISANARE la camera di un malato: bruciare nel camino o in un braciere legno di faggio.
IL GEMMODERIVATO di fagus sylvatica svolge azione antistaminica e stimola le funzioni renali. Indicato in caso di allergie, insufficienza renale, obesità, ritenzione idrica e cellulite.
03/05/14
L'attualità dell'angelica Arcangelica
Pubblicato da
Galadriel
Agli inizi di luglio, nei boschi, lungo le rive o nei prati umidi, alti fusti aerei sovrastati da larghe ombrelle di fiori bianco-verdastri svettano su tutte le altre erbe: è l'Angelica Arcangelica.
Cresce in zone riparate dal vento, soleggiate e rinfrescate da ruscelli, in alcuni valloni delle Alpi e degli Appennini; rara in Italia allo stato spontaneo. È una pianta erbacea della famiglia delle Ombrellifere che raggiunge 1-2 m di altezza; ha fusto grosso e scanalato, con all'apice diverse infiorescenze distribuite a ombrella. Nel XVI secolo veniva coltivata nei monasteri dell'Europa centrale dai monaci, e per le sue virtù vere e presunte, fu denominata Erba degli angeli o Arcangelica. Secondo l'abate Foumier questo nome deriva dalla leggenda che attribuiva all'arcangelo Raffaele l'aver rivelato a un eremita le proprietà specifiche della pianta contro la peste. l'angelica è una pianta medicinale particolarmente adatta a contrastare i danni, come lo stress e i disturbi digestivi, provocati sul nostro organismo dal ritmo della vita modema.![]() |
immagine presa dal web Angelica Arcangelica |
PREPARAZIONE E USO UNA RADICE MOLTO ATTIVA La letteratura non segnala effetti secondari alle dosi terapeutiche. Dosi molto elevate hanno però un effetto abortivo. Per stimolare l'appetito, bastano 20 gocce di tintura madre d'angelica, in mezzo bicchiere d'acqua, mezz'ora prima dei pasti. Se vogliamo prevenire le gastroenteriti da calore, aggiungiamo alcune foglie della pianta alle insalate di verdura cotta, almeno due volte alla settimana. L'infuso o il decotto si prepara con lo radice tritata, cioè con la parte più attiva della pianta, con 20-30 g per l litro d'acqua. Si possono unire anche foglie tenere e semi. Bere una tazza di tisana prima di ogni pasto, fino a tre volte al giorno. Per un bagno rilassante, preparare un decotto con 100 g di pianta in l litro d'acqua da aggiungere all'acqua della vasca. Per combattere l'iperacidità o gli spasmi gastrici, bere dopo ogni pasto una tazza di infuso di semi di angelica (un cucchiaino di semi in una tazza da tè).
01/05/14
La rugiada del sole: Drosea
Pubblicato da
Galadriel
DROSERA ROTUNDIFOLIA In caso di faringite, laringite o tracbeite Cresce sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale, negli acquitrini e nelle torbiere, sugli sfagni e i muschi, in suoli acidi e poveri d'azoto.
Le minuscole drosere, della famiglia delle droseroceoe, con le loro rosette di foglie arrotondate, si innalzano in gracili fusti fiorali alti dai 15 ai 20 cm. Le foglie sono ricoperte da tentacoli rossi, sensibili e sottilissimi, che terminano con piccole ghiandole che secernono un succo vischioso, zuccherino e luccicante (dal greco droserà = coperto di rugiada) che ha dato alla pianta il nome popolare di Rugiada del sole. I fiori, riuniti in una o più spighe, sono bianchi, rivolti tutti dallo stesso lato e fioriscono in maggio e luglio. Gli insetti attirati da questa secrezione restano invischiati e altri tentacoli si richiudono sopra la minuscola preda. Digerito l'insetto, la drosera ridistende le sue foglie pronte a catturare un'altra vittima. Si dice che, durante l'estate, possa catturarne duemila; è, in effetti, una pianta carnivora, dotata di un enzima simile alla pepsina del succo gastrico dell'uomo. La pianta, per la sua azione spasmolitica, bronchiolitica e bechica è utilizzata nelle affezioni dell'apparato respiratorio caratterizzate da tosse secca o irritante provocata da faringite, laringite o tracheite, e tosse convulsiva. È particolarmente adatta nel trattamento delle forme bronchiali da spasmo, come bronchite asmatica, asma allergico e nella pertosse. Calma gli accessi, ne diminuisce la frequenza, la durata e inibisce i conati di vomito scatenati dagli accessi pertussoidi. Esternamente veniva impiegata contro verruche, porri e callosità. Contiene notevoli quantità di
polisaccaridi, polifenoli tra cui: iperosside, quercitina e
isoquercitina.
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DROSERA ROTUNDIFOLIA immagine presa dal web |
PREPARAZIONE E USO L'uso della pianta è controindicato in caso di ulcera gastroduodenale è intestinale, perchè le sue preparazioni possono provocare infiammazioni alle mucose.La somministrazione può provocare, in alcuni casi, nausea e diarrea. Ad eccezione di questi casi la pianta, ai dosaggi terapeutici, non presenta effetti collaterali. Viene utilizzata tutta la parte aerea. *Infuso: 1g di droga sminuzzata in 150 ml di acqua bollente. Filtrare dopo 15 minuti e assumere 2-3 tazze al giorno.
*Tintura di Drosea: macerare 50g di pianta fresca schiacciata in un quarto di litro di alcool a 60° per 10 giorni; 10 gocce, tre volte nelle 24 ore, in una tisana.
*Su calli e verruche applicare 3-4 volte al giorno del succo fresco di Drosea.
*Tintura Madre: adulti, 20 gocce tre volte al giorno; bambini, 5 gocce per anno di etàsuddivise nella giornata, fino ad un massimo di 30 gocce al giorno. Somministrarla diluita in acqua o in succo di frutta.
29/04/14
Il forte e fresco Crescione
Pubblicato da
Galadriel
Il nome latino del crescione è Nasturtium officinale. Plinio fa derivare il nome Nasturtium da nasus (naso) e tortus (torto), alludendo all'odore piccante della pianta che può irritare le narici. In Italia lo si trova con frequenza nelle acque limpide ferme o nei ruscelli della pianura fino a circa 2.000 m.
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Il forte e fresco Crescione il-trafiletto.blogspot.it |
PREPARAZIONE E USO Per essere pronti al sole Il crescione si deve usare crudo e fresco se si vuole beneficiare di tutte le sue virtù medicamentose. L'ebollizione, la cottura, l'essiccamento lo privano di ogni virtù terapeutica. È controindicato per chi soffre di ulcera gastroduodenale e nefrite. In alcuni casi può provocare cistalgia (dolori alla vescica) e, raramente, disturbi gastrointestinali. Si consigliano 60-100 g di succo al giorno in latte freddo o in una bevanda fredda. Per prepararsi all'abbronzatura, mescolare un cucchiaio di succo di foglie di crescione o mezzo bicchiere di succo di carota fresco, due volte al giorno per venti giorni. Cataplasmi: si preparano con 100 g di crescione fresco pestato nel mortaio; si avvolge in uno garza e si applica sulle zone colpite. Lozioni: applicare il succo direttamente sulla pelle. Sciroppo: 500 g di succo filtrato di crescione in 750 g di zucchero: da 40 a 100 g di sciroppo al giorno, puro o in bevanda fredda.
21/04/14
Echinacea, un grazie ai Pellerossa
Pubblicato da
Galadriel
Echinacea, un grazie ai Pellerossa Il suo nome deriva dal termine greco echinos, riccio. E si riferisce al cono spinoso centrale dei suoi fiori. Questa pianta erbacea perenne, universalmente riconosciuta e apprezzata, appartiene alla famiglia delle Asteraceae ed è originaria delle praterie dell'America del nordest.
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Echinacea |
PREPARAZIONE E USO MEGLIO CON L'AIUTO DEL MEDICO
Se ne sconsiglia l'impiego in caso di allergia accertata nei confronti delle Asteraceae. L'uso interno e intramuscolare è sconsgliato nelle malattie sistemiche progressive quali collogenopatie, leucosi, sclerosi multipla, tubercolosi, aids e altre malattie auto immuni L'uso a scopo preventivo e curativo deve essere stabilito dal medico.
Infuso per uso interno: mezzo cucchiaino da tè (circa l g) per ogni tazza d'acqua bollente; filtrare dopo circa l0 minuti. Bere da 3 a 5 tazze al giorno tra ipasti. Impacchi e lozioni per uso esterno: 30-50 g di radice tritata in l litro d'acqua. Per prevenire il mal di gola: 50 gocce al mattino di estratto fluido a digiuno; associarlo al complesso di oligoelementi rame-oro-argento. Normalmente l'echinacea è disponibile sotto forma di estratto, liquido, tintura, capsule, ecc In questi casi si devono seguire le istruzioni allegate al medicinale.
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