Il-Trafiletto
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30/06/14

AEROFAGIA: QUANDO IL GONFIORE E' ALLO STOMACO

Mangiare aria: si parla di aerofagia. Letteralmente il termine significa «mangiare aria»: in realtà siamo di fronte a un'eccessiva introduzione di aria durante i pasti o nel corso della giornata. Chi ne è affetto avverte un senso di pesantezza allo stomaco dopo mangiato e sente il bisogno impellente di risolverlo. A volte però, nel tentativo di eliminare l'aria se ne inghiotte dell'altra, a sua volta espulsa con le eruttazioni. In questi casi si può instaurare un circolo vizioso che può aggravare uno stato ansioso già presente. 

Le cause sono riconducibili a cinque ordini di fattori: Modo scorretto di alimentarsi.
* Problemi ai denti.
* Deglutizioni frequenti (nel corso di alcune malattie o disturbi come il mal di gola).
* Malattie digestive (con fermentazione eccessiva degli alimenti contenuti nell'intestino che modifica l'assorbimento del gas attraverso stomaco e intestino).
* Ernia jatale (uno scivolamento della parte alta dello stomaco dall'addome al torace attraverso il muscolo diaframma). A volte alla base del problema c'è uno stato ansioso: chi parla in continuazione o sente il bisogno smodato di deglutire sempre può nascondere una tensione emotiva di cui forse non conosce neppure la portata. Si instaura così un meccanismo di riflesso difficilmente controllabile.
COME RISOLVERLO. l'aerofagia, che non è una vera e propria malattia, si affronta meglio in chiave preventiva che curativa. Dunque è utile tener conto per tempo di alcuni accorgimenti.
* Imparate a masticare bene.
* Evitate se possibile le grandi mangiate.
* Escludete le bevande gassate.
* Rivedete alcune abitudini voluttuarie, come sgranocchiare caramelle o masticare chewing-gum .
* Correggete i difetti di dentatura (e della protesi).
* Ritrovate un equilibrio con voi stessi e gli altri.

IL CONTRIBUTO DELLE ERBE
immagine presa dal web
Cumino, melissa & Co per la «nevrosi gastrica»  
CUMINO (Cuminum cyminum): fin dall'antichità il cumino era usato per favorire la digestione e ridurre la produzione di gas nel tubo digerente.  
Forme consigliate: Infuso: 10-20 g per litro d'acqua; bevetene tre o quattro tazze al giorno. Tintura madre: 50 gocce in un po' d'acqua un quarto d'ora prima di colazione, pranzo e cena.
MELISSA (Melissa officinalis): è nel contempo rimedio per le turbe digestive e per l'insonnia. Essendo contemporaneamente tranquillante e antispasmodica, può essere indicata in tutte le forme di cosiddetta «nevrosi gastrica» con iperproduzione di gas.
Forme consigliate: Infuso: 2 g per tazza di acqua molto calda, - infondere per 5 minuti circa, quindi berne da una a tre tazze al giorno. Tintura madre: 40 gocce 3 volte al giorno.  
FINOCCHIO (Foeniculum vulgare): è uno dei più classici rimedi, per l'adulto e per il bambino, di dispepsia, meteorismo e spasmi intestinali. Migliora il tono della parete del colon e favorisce tutte le secrezioni digestive.  
Forme consigliate: Infuso: da 2 a 5 g di semi secchi, frantumati subito prima dell'uso; lasciate in infusione per un quarto d'ora tenendo il tutto ben coperto, poi filtrate e bevete. Nel bambino può essere aggiunto al latte (anche nel biberon) o ad altri alimenti. Polvere: 0,3 g per capsula: da una a due capsule dopo i tre pasti per alcuni giorni.
ROSMARINO (Rosmarinus officinalis): ha una potente azione antispasmodica grazie al suo olio essenziale, che riducendo il tono della muscolatura liscia intestinale, facilita l'espulsione dei gas. Forme consigliate: Infuso: all' 1 per cento: una tazza dopo pranzo e cena. Tintura madre: 30 gocce 3 volte al giorno. 
SALVIA (Salvia officinalis): presenta una doppia azione antispasmodica e stimolante la funzione biliare. Utile soprattutto nei soggetti affaticati da un punto di vista psicofisico.
Forme consigliate: Infuso: un cucchiaino da tè di foglie triturate per tazza di acqua calda; da bere due-tre volte al giorno. Polvere: 150-200 mg per capsula, una capsula una-due volte al giorno.

01/05/14

La rugiada del sole: Drosea

DROSERA ROTUNDIFOLIA In caso di faringite, laringite o tracbeite Cresce sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale, negli acquitrini e nelle torbiere, sugli sfagni e i muschi, in suoli acidi e poveri d'azoto. 

Le minuscole drosere, della famiglia delle droseroceoe, con le loro rosette di foglie arrotondate, si innalzano in gracili fusti fiorali alti dai 15 ai 20 cm. Le foglie sono ricoperte da tentacoli rossi, sensibili e sottilissimi, che terminano con piccole ghiandole che secernono un succo vischioso, zuccherino e luccicante (dal greco droserà = coperto di rugiada) che ha dato alla pianta il nome popolare di Rugiada del sole. I fiori, riuniti in una o più spighe, sono bianchi, rivolti tutti dallo stesso lato e fioriscono in maggio e luglio. Gli insetti attirati da questa secrezione restano invischiati e altri tentacoli si richiudono sopra la minuscola preda. Digerito l'insetto, la drosera ridistende le sue foglie pronte a catturare un'altra vittima. Si dice che, durante l'estate, possa catturarne duemila; è, in effetti, una pianta carnivora, dotata di un enzima simile alla pepsina del succo gastrico dell'uomo. La pianta, per la sua azione spasmolitica, bronchiolitica e bechica è utilizzata nelle affezioni dell'apparato respiratorio caratterizzate da tosse secca o irritante provocata da faringite, laringite o tracheite, e tosse convulsiva. È particolarmente adatta nel trattamento delle forme bronchiali da spasmo, come bronchite asmatica, asma allergico e nella pertosse. Calma gli accessi, ne diminuisce la frequenza, la durata e inibisce i conati di vomito scatenati dagli accessi pertussoidi. Esternamente veniva impiegata contro verruche, porri e callosità. Contiene notevoli quantità di polisaccaridi, polifenoli tra cui: iperosside, quercitina e isoquercitina.
DROSERA ROTUNDIFOLIA
immagine presa dal web
La pianta allo stato fresco risulta rubefacente (provoca un temporaneo aumento della quantità di sangue presente nei capi Ilari), leggermente irritante e proteolitica (trasformazione delle proteine in sostanze meno complesse). l'uso cosmetico è limitato a preparazioni estemporanee come frizioni antiforfora e pediluvi. La presenza dei naftochinoni, tra i costituenti principali, dal colore rosso bruno, conferisce alla pianta la sua tipica colorazione rossastra. La tisana scurisce le urine.
PREPARAZIONE E USO L'uso della pianta è controindicato in caso di ulcera gastroduodenale è intestinale, perchè le sue preparazioni possono provocare infiammazioni alle mucose.La somministrazione può provocare, in alcuni casi, nausea e diarrea. Ad eccezione di questi casi la pianta, ai dosaggi terapeutici, non presenta effetti collaterali. Viene utilizzata tutta la parte aerea. *Infuso: 1g di droga sminuzzata in 150 ml di acqua bollente. Filtrare dopo 15 minuti e assumere 2-3 tazze al giorno.
*Tintura di Drosea: macerare 50g di pianta fresca schiacciata in un quarto di litro di alcool a 60° per 10 giorni; 10 gocce, tre volte nelle 24 ore, in una tisana.
*Su calli e verruche applicare 3-4 volte al giorno del succo fresco di Drosea.
*Tintura Madre: adulti, 20 gocce tre volte al giorno; bambini, 5 gocce per anno di etàsuddivise nella giornata, fino ad un massimo di 30 gocce al giorno. Somministrarla diluita in acqua o in succo di frutta.
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