Il-Trafiletto
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18/10/14

Non hai il televisore ma devi pagare il canone TV ugualmente

Firmato dal sottosegretario Giacomelli il piano che sconvolgerà il canone TV. Dovranno pagarlo tutti, anche chi non ha un televisore. Si chiamerà "contributo al servizio pubblico radio-tv".

“Io non ho il televisore in casa e non pagherò la tassa TV” diceva stamattina un signore al bar. Giusto. Se una persona non ha il televisore non dovrebbe pagare il canone. Non è di questo avviso il nostro Governo nella persona del sottosegretario Giacomelli, il quale sembra abbia firmato un piano per sconvolgere il canone Rai, piano che si chiamerà "contributo al servizio pubblico radio-tv"; per il via libera si aspetta solamente l’OK del Premier Matteo Renzi.

In poche parole tutte le famiglie dovranno pagare questo contributo, che siano o no possessori di un apparecchio televisivo; in questo modo il canone diventerà una vera e propria imposta. Ma quanto si dovrà pagare? Secondo la previsione del Giornale il nuovo "contributo" sarà tra i 35 e gli 80 euro, a seconda del reddito familiare, sensibilmente inferiore al canone RAI attuale che è di 113,50 euro.

Fregatura o no? Con questo provvedimento ne beneficeranno le famiglie che si sono comportate onestamente fino adesso, cioè quel 60% circa che pagava già il canone Rai e che ora pagherà meno, il 38% di evasori sarà costretto “all’onestà” cominciando a pagarlo, probabilmente dal 2015, mentre per il restante 2% di persone che non possiede un apparecchio TV, per scelta o per condizioni economiche non proprio ideali, sarà una vera e propria fregatura. (immagine presa dal web

12/07/14

Berlusconi "tradisce" Apicella: al suo posto un duo per allietare una serata di Forza iItalia.

Come tutte le cose, prima o poi, sono destinate a finire, anche il lungo idillio professionale, goliardico, compagnone che sia stato, tra l'ex premier Silvio Berlusconi e il cantante  Mariano Apicella sembra arrivato alla conclusione. E' proprio il cantante napoletano a dichiararlo, dopo essere venuto a conoscenza che alcune sere fa, per allietare una serata a Casina di Macchia Madama, location romana dell’iniziativa di autofinanziamento della nuova Forza Italia, l'ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è affidato ad un duo romano, Mazatolf band, che riprende canzoni classiche italiane in stile swing. "È finita un’epoca - ha detto il cantante al Corriere della Sera - se uno non è gradito, meglio che stia a casa. Insomma, meglio che ognuno pensi a sé". Dagli organizzatori si è saputo che è stato chiamato il nuovo gruppo musicale in quanto amici di un ospite della serata. "Ha problemi - continua lo chansonnier napoletano - Berlusconi non fa più quello che faceva tempo fa. I problemi ce li ha: giudiziari, politici. Voglio credere che abbia altro da fare che mettersi a cantare...". L'ultima volta che i due si sono incontrati è stato a Capodanno scorso, in una cenetta semplice condita con qualche canzoncina. A chi gli chiede se questo cambiamento sia dovuto alla nuova fidanzata del Presidente Francesca Pascale, Apicella risponde negativamente, dicendo che l'ex premier non è il tipo che si lascia influenzare, ma probabilmente perchè lui stesso voglia una vita più tranquilla. "Però una cosa posso dirla - conclude - non abbiamo mai litigato, mai un battibecco. E io resto sempre a disposizione". Per gli amanti del gossip, oltre a Mariano Apicella, erano assenti alla serata Denis Verdini e Daniela Santanchè, ma soprattutto non ci sono state le famose "pennette tricolori", per molti anni un classico della gastronomia Forzista. Presenti invece Gli onorevoli Tajani, Gasparri e Polverini.(immagine presa dal web)

14/05/14

Turchia | Un corto circuito provoca un’esplosione in miniera. Oltre 200 morti ma il numero è destinato a salire.

Una vera e propria strage. Più di 200 morti e ne mancano all’appello ancora oltre 300. E’ successo nella tarda serata di ieri in Turchia in una miniera di carbone a Soma, nella provincia di Manisa, nell’ovest della Turchia, una miniera a circa duemila metri di profondità dove vi lavoravano circa 800 minatori. Non sono ancora note le cause che hanno provocato l’esplosione, anche se con tutta probabilità sembra sia dovuto ad un corto circuito di un generatore elettrico difettoso. Non si hanno più speranze per i minatori che lavoravano in fondo alla miniera visto che, dai racconti fatti dai lavoratori tratti in salvo, il fuoco divampa ancora nelle gallerie e non si è stati ancora in grado di domarlo, inoltre una intensa cappa di fumo non aiuta certo le operazioni di soccorso. Molti sono i minatori arrivati da tutta la Turchia per aiutare i soccorritori nelle operazioni di scavo per cercare di mettere in salvo quanti più compagni di lavoro possibile, anche col passare del tempo le speranze si affievoliscono. Davanti all’ingresso della miniera sono ci sono in trepida attesa i familiari dei minatori intrappolati. Per loro sono momenti di angosciosa attesa. Il bilancio delle vittime è incerto e in crescita. Intanto sono giunte nella notte decine di ambulanze e carri funebri partiti dalla vicina città di Smirne e perfino da Istambul. Intanto si sviluppano le polemiche sulla sicurezza della miniera. Secondo il Ministero del Lavoro, l’ultima revisione dell’impianto risale al 17 marzo scorso e sembra sia stato trovato tutto a norma di legge, mentre altre voci avevano messo in guardia le Istituzioni riguardo la miniera in questione. Il premier turco Tayyp Recep Erdogan una sua visita all’estero ed ha proclamato tre giorni di lutto nazionale a partire da oggi. (immagine presa dal web)

30/04/14

Sindacato polizia SAP | Standing ovation dei colleghi ai poliziotti condannati per l’uccisione di Federico Aldrovandi.

Tutti hanno dimostrato il loro disappunto per quell’applauso che senza ombra di dubbio si può definire “vergognoso”, dal Premier Renzi che l’ha definita una “vicenda indegna”, al ministro Alfano che l’ha considerato un “gesto gravissimo”, al capo della Polizia Pansa che, stizzito, ha detto “offensivo”, lasciando poi la sala dove si svolgeva il Congresso nazionale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia). Dicevamo tutti tranne loro, i colleghi “poliziotti” degli agenti condannati per l’uccisione del diciottenne Federico Aldrovandi la notte del 25 settembre 2005 mentre rientrava da una serata trascorsa a Bologna. Per questa morte quattro agenti, Paolo Forlani, Luca Pollastri , Enzo Pontani e Monica Segatto, Il 6 luglio 2009 furono condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per "eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi", ed Il 21 giugno 2012 la corte di cassazione ha confermato la condanna. Ma i quattro poliziotti hanno trascorso solamente qualche mese in carcere, dal momento che tre anni sono stati condonati dall’indulto. Martedi scorso durante il congresso del sindacato di polizia a Rimini è stato
 sufficiente annunciare la presenza in sala di tre dei quattro “condannati” ( mancava l’unica donna, Monica Segatto), per far scatenare una vera e propria standing ovation in loro favore con scroscianti applausi dei loro colleghi. Il Premier Matteo Renzi ha telefonato alla mamma di Federico Aldrovandi, il ragazzo ucciso, manifestandole la solidarietà sua e del governo. Lei ha commentato così: ”La vicinanza di quella parte della politica mi è stata di grande aiuto, ma penso sia giunta l’ora di fare qualcosa, la solidarietà non è più sufficiente.” Anche il Ministro Angelino Alfano ha voluto commentare la vicenda: “E’ stato un gesto gravissimo questo applauso, un gesto che offende la memoria di un ragazzo morto e della sua famiglia.” Il capo della polizia Pansa si è associato alla solidarietà delle alte cariche dello Stato dicendo tra l’altro di non riconoscersi in un gesto altamente offensivo verso la famiglia del ragazzo. E i sindacati di categoria che dicono? Il SAP, sindacato autonomo di polizia si schiera a favore dei poliziotti condannati, a suo parere, ingiustamente, mentre il SIULP, sindacato italiano unitario lavoratori di polizia e il SILP–CGIL, sindacato lavoratori di polizia si dissociano dal vergognoso gesto.                             (foto scaricata dal web)

21/03/14

Se ne vendono 100 vecchie e se ne comprano 1300 nuove: la bufala delle auto blu

Se ne vendono 100 vecchie e se ne comprano 1300 nuove. Il taglio delle auto blu proclamato da Matteo Renzi si rivela, come ampiamente prevedibile, una bufala. E' vero che le cento auto saranno su eBay dal 26 marzo al 16 aprile, con previsioni d’incasso alquanto incerte,dal momento che non si sa quante se ne venderanno e a quale prezzo, ma è altrettanto vero che lo Stato si prepara a comprare dai concessionari 210 vetture pubbliche nuove, tutte blindate, con una possibilità di spesa fino 25 milioni di euro in due anni.

 E non è tutto. E’ addirittura in corso, pienamente operativa da tempo, un’altra convenzione per l’acquisto centralizzato di 1100 tra berline e utilitarie. Valore della convenzione, 15 milioni di euro. Il tutto per la modica spesa di 40 milioni di euro. Soldi a cui ovviamente vanno aggiunti quelli per gli stipendi degli autisti. E non si tratta certo di 1.200 euro al mese, ma molto di più, anche il triplo di un normale stipendio della Pubblica Amministrazione. se poi non è abbastanza ce n'è dell'altro. Un'altra convenzione per l'acquisto di veicoli green, autovetture elettriche e ibride, valida fino al 2016, oltre agli acquisti operati dai vari enti locali, come ad esempio la Regione Sicilia che ha pubblicato un bando per il noleggio di sette auto blu blindate. Altro che tagli, insomma. La casta non arretra di un solo centimetro. E con Renzi sembra più intoccabile che mai. A vendere bufale, il premier, si sta rivelando bravissimo.

21/12/13

A favore 258 deputati, contro 103, 3 astenuti: la Camera approva la legge di stabilità

Approvata!. Ora i testi passeranno al Senato per il sì definitivo. A favore della legge di stabilità hanno votato 258 deputati, contro 103, 3 si sono astenuti.
Il dialogo Enti locali, Comuni e governo, dopo alle minacce di ritorsioni, ha ripreso. I Comuni da giorni minacciano infatti ritorsioni: non ce la fanno a chiudere i bilanci e sono 'investiti' da una vera e propria valanga di novità normative (dalla mini-Imu alla Tasi, passando per le società partecipate). Ma il governo tenta ancora la via del dialogo. Ad esempio il ministro per gli Affari regionali, 

Parlamento
Graziano Delrio, annuncia un'importante novità: è infatti in arrivo un decreto legge per rimpinguare i soldi previsti dalla Legge di Stabilità per le detrazioni Tasi che passerebbero dai 500 milioni attuali a 1,2-1,3 miliardi. E anche il premier Letta, tende la mano : ''questa - dice da Bruxelles - è la prima legge di stabilità che dà ai Comuni e non taglia''. Il governo farà ''attenzione'' alle questioni poste ma - aggiunge - ''invito i Comuni ad avere un atteggiamento dialogante, perché con il dialogo i problemi si risolvono''.
Il premier spera di riannodare una situazione che ieri sembrava prossima allo strappo con l'appello dei sindaci direttamente a Giorgio Napolitano (lamentavano un taglio da 1,5 miliardi) e l'accusa dritta al ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, reo di avere - diceva il presidente Anci, Piero Fassino - ''un atteggiamento pregiudiziale verso i Comuni''. Se quindi in parte sul tema 'casa' si profila una soluzione, molte sono le novità che riguardano le amministrazioni locali. Ad esempio, secondo Anci e Cgil ''la necessaria riforma del sistema delle società partecipate dalle Pubbliche amministrazioni non può avvenire con interventi contraddittori e frammentari, come è avvenuto con la legge di Stabilità, le cui misure in materia, in particolare su istituzione e aziende speciali hanno l'effetto di colpire i servizi alla persona ( nidi, scuole dell'infanzia e servizi di assistenza) gestiti dai Comuni, e la preziosa risorsa lavoro impiegata''. E malumore diffuso si respira anche tra le Regioni per quanto riguarda trasporti, sanità e tagli vari. ''La spesa pubblica regionale ammonta al 22% di quella nazionale - dice ad esempio la presidente dell'Umbria, Catiuscia Marini - ma con i loro tagli gli enti pubblici locali hanno contribuito a una diminuzione globale della spesa del 34% in tre anni. Si stanno chiedendo dallo Stato centrale sacrifici soprattutto a Regione e Comuni, proprio quegli enti che sono poi chiamati a garantire ai cittadini i servizi essenziali, come la sanità e il trasporto pubblico''.                                                                                                              fonte ANSA

17/12/13

Napolitano fa gli auguri di Natale al Quirinale e impone il suo diktat: "no al voto anticipato"

Napolitano, in occasione degli auguri di Natale al Quirinale, davanti alle alte cariche dello Stato ribadisce e rinsalda la sua determinazione al non voto per il 2014 : “ L'europa ci chiede le riforme non il voto. Il mio incarico è gravoso, renderò noti i limiti del mio mandato
Parole che arrivano al termine di un discorso in cui l'inquilino del Colle chiede al Parlamento di proseguire sulla strada delle riforme, a partire dalla legge elettorale. Ma senza andare a votare.
Il presidente della repubblica

Davanti ai ministri, al premier Letta e al segretario Pd Matteo Renzi (che se ne va prima del brindisi), ribadisce:" No al voto anticipato. Gli italiani vogliono risposte".
E ritorna sulla questione Berlusconi: "Non evochi colpi di Stato. Ma i suoi collaborino". Tanto che se il Parlamento non procederà con le riforme, lui potrebbe abbandonare. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano detta l’agenda delle riforme urgenti e ribadisce i limiti del suo mandato.“Non mancherò di rendere nota ogni mia ulteriore valutazione della sostenibilità in termini istituzionali e personali, dell’alto e gravoso incarico affidatomi”.

Ad ascoltarlo tutte le più alte cariche dello Stato, dai ministri del governo Letta fino al neoeletto segretario del Pd Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, l’unico a violare il dress code della serata e il primo ad andarsene senza partecipare al brindisi, è reduce da un discorso di apertura dell’assemblea del Pd dove non ha mai citato il Capo dello Stato. Inesperienza e disattenzione per alcuni, strategia
per altri. Il rottamatore potrebbe essere il nuovo motivo di instabilità nel governo delle larghe intese e Napolitano davanti alla platea di ministri e politici ribadisce: “No al voto anticipato“.

E soprattutto ricorda che il regista delle larghe intese è sempre il Colle: “Nel ringraziare il Parlamento e i rappresentanti delle Regioni per la fiducia, ebbi modo di indicare inequivocabilmente i limiti entro cui potevo impegnarmi a svolgere ancora il mandato di presidente. Anche di quei limiti credo abbiate memoria“. Un avvertimento che suona come una minaccia: in caso di crisi e di mancate riforme il Capo dello Stato potrebbe dimettersi, invece di sciogliere le Camere, lasciando il Paese in una situazione di stallo. “Gli italiani chiedono risposte”, ha continuato il Presidente, “non elezioni dall’esito incerto”. Tra i provvedimenti più urgenti da affrontare secondo Napolitano: la riforma della legge elettorale e della giustizia, per le quali lancia un appello anche a Forza Italia perché non resti in disparte. E il premier Letta risponde sull’attenti: “Domani il Consiglio dei ministri darà seguito ai moniti di Napolitano. Il suo è un discorso che dà speranza”.

07/12/13

Spinge sull'acceleratore la nuova 'Forza Italia'

In una lettera, inviata ieri mattina da Silvio Berlusconi a senatori deputati e parlamentari europei forzisti. in cui l'ex premier punta il dito contro "i più alti organi di garanzia delle nostre istituzioni". "L'intreccio fra logiche politiche della sinistra e strumenti giudiziari sta mettendo seriamente in pericolo il concetto stesso di libertà, democrazia, stato di diritto". Silvio Berlusconi nella lettera afferma che a "questo disegno, dispiace dirlo, non sono estranei i più alti organi di garanzia delle nostre istituzioni", e ancora: "Il vostro impegno, come massimi dirigenti del nostro movimento politico, deve essere attivo e quotidiano: l'adesione è solo il primo passaggio di un ruolo fondamentale che dovrete giocare nel Parlamento e nel Paese anche in vista delle elezioni europee".

Il Cavaliere
Poi più avanti rilancia sulle elezioni politiche: "Possibili nei prossimi mesi". Il 'tridente' organizzativo è quello formato dai club 'Forza Silvio', da un partito rilanciato dal leader di sempre e dagli eletti a tutti i livelli, dall'Europa ai Comuni. Spinge sull'acceleratore la nuova 'Forza Italia', edizione riproposta, riveduta e corretta da Silvio Berlusconi all'indomani della diaspora dei pidiellini di governo. Nella missiva il Cavaliere definisce di "importanza cruciale" la necessità di organizzare una "struttura agile, aperta, che sia capace di dialogare in modo capillare con il territorio". Primo appuntamento del rinato movimento, domenica 8 dicembre all'auditorum Conciliazione di Roma la convention dei club "Forza Silvio". "Siamo già a tremila club certificati - ha ricordato Renato Brunetta - ritengo possiamo arrivare presto ai diecimila. I club avranno compiti di controllo dei voti, incarichi organizzativi e sociali con il rispetto e l'aiuto verso chi è più debole". "Non abbiamo bisogno di cercare leader nel centro destra - ha sottolineato Brunetta - lo abbiamo già ed è Silvio Berlusconi. Se l'Europa dichiarasse illegittima la decadenza di Berlusconi per l'applicazione retroattiva delle legge Severino - il Cavaliere sarà leader ancora di più".                                                 fonte

26/11/13

Renzi: "Se non si fa quello che chiediamo noi finish" | Letta: "Superato il limite"

Avvertimento di Renzi al premier: "Io vinco e se il governo non fa quello che chiediamo, finish"
Letta irritato dalle parole de Renzi, che parla da Prato in uno dei suoi comizi.
Per la prima volta, Renzi affonda l'arma per colpire anche chi, come D’Alema lo sfida, convinto che "anche con Renzi segretario, il Pd non farà cadere il governo".
Renzi sindaco di Firenze
Renzi risponde senza perifrasi. "Il Pd porterà il governo ad ottenere risultati per le riforme istituzionali e la legge elettorale perché ha la maggioranza dei voti nelle larghe intese: se non si fa quello che chiediamo noi finish". E se D’Alema non vede "cosa possa guadagnarci un leader Pd a fare da spalla a un Brunetta o a una Santanché e Renzi è persona ragionevole", il sindaco di Firenze fa vedere di voler andare dritto per la sua strada: "In questi mesi hanno detto fai il bravo sulla Cancellieri, sull’Imu, su Alfano. La pazienza è finita, ne hanno abusato e ora usino un po’ delle nostre idee". E dopo due colpi come questi, arriva pure il terzo, forse il più indigesto al premier, perché ai militanti di Prato seduti ad ascoltarlo, il rottamatore fa sapere che chi voterà per lui l’8 dicembre "può star certo che il Pd dirà con forza al governo che sulle riforme elettorali e istituzionali si smette di prendere in giro i cittadini e in un tempo limitato si portano a casa i risultati". Ora non c’è da stupirsi che da qui all’8 dicembre il favorito cavalchi il malcontento della base contro le larghe intese: anche perché da solo il caso Cancellieri ha fatto perdere quasi due punti al Pd in una settimana, facendolo scendere di nuovo sotto il 30%, a tutto favore dei 5stelle tornati in ascesa. Il primo a mettere in conto questa escalation collegandola alla contesa congressuale è proprio Enrico Letta. Il quale fa trapelare una reazione soft, secondo cui il governo è assolutamente aperto e pronto ad incoraggiare tutti gli stimoli che arrivino sui contenuti: mettendo in prima fila l’Europa, la riforma del finanziamento dei partiti e le riforme. Ma a inalberarsi sono i lettiani, come Marco Meloni, perché "così ha superato il limite. Da chi si candida a guidare l’Italia ci si attende di più che invettive e minacce. Le riforme di cui parla sono quelle del programma di governo che ha rispettato tutte le tappe previste". Con la postilla sempre usata in questi giorni: bisognerà vedere se i gruppi parlamentari lo seguirebbero su tale strada. Quel che non va già al suo sfidante principale invece è «l’arroganza» che mostra Renzi quando dice "quelli che votano Cuperlo e Civati li terremo con noi". Sul resto si scompone meno, "alza i toni ma le cose che propone sono vero cambiamento? I suoi slogan e spot ricordano troppo da vicino ricette che hanno fallito". Ed è proprio questo esser dipinto come una sorta di "berluschino" in salsa Pd a far reagire male il rottamatore. Il quale già domenica, dopo aver ascoltato l’intemerata del suo sfidante contro chi vuole "riprodurre il ventennio magari con una nuova veste", si è sfogata con i suoi: "L’accusa di essere ultimo esempio del ventennio di errori non gliela faccio passare liscia. Perché chi è stato nella stanza dei bottoni in quegli anni a Palazzo Chigi è lui non io".                                                                                                                                                                                                                                            fonte

24/11/13

Il gelo sta per calare sul campionato di calcio italiano!

Il periodo più freddo dell'anno sta per arrivare, ed il gelo cala come una cortina sul campionato di calcio italiano. L'inverno dunque è giunto, ma non soltanto quello meteorologico, lo sanno molto bene ormai i sempre più in estinzione irreversibile, tifosi che nonostante tutto e tutti, come fossero ormai eroi d'altri tempi salutano con i propri cari e famigli prima di varcare l'uscio di casa per affrontare l'avventura che lo porterà allo stadio. Sarà cosi nei prossimi mesi, d'ora in poi, ogni fine settimana sarà un calvario: in balìa di neve, gelo e pioggia, nello sempre più precario confort che offrono gli impianti sportivi, tra i più vecchi e malandati d'Europa, che in media hanno 62 anni.

Mi vien da sorridere nel pensare come certi patron di società calcistiche rimangano delusi dagli scarsi abbonamenti e dalle scarse presenze allo stadio, addossando colpe a tale assenze del cattivo anamento del proprio team. Pensare che a Messina allo stadio San Filippo, capienza di oltre 40 000 spettatori il patron Lo Monaco si demoralizza e si chiede se è ancora il caso di fare calcio in città! Non esiste nemmeno la copertura in tribuna, l'accesso è dir poco da far west, e il tutto per godere di uno spettacolo che per quanto tifosi si possa essere, e a dir poco misero: vedere la propria squadra arrancare con Milan, Juve, Torino, Roma etc etc etc è una cosa ma affrontare quanto sopra e soffrire con tutto il rispetto con Menfi, Poggibonsi, Tutto Cuoio, Gavorrano...tanta lana mi vien da dire! Ma torniamo all'aspetto più in generale della faccenda.

Stadi italiani sotto gelo
L'ammodernamento delle infrastrutture sportive necessario ed auspicabile anche per rilanciare il comporto edilizio qualche settimana fa era finalmente (ri)entrato nell'agenda del Governo. Il premier Enrico Letta, dopo il fallimento dell'iter della "legge sugli stadi" nella scorsa legislatura, si è impegnato infatti a tradurre in un emendamento alla Legge di Stabilità un provvedimento per accelerare le procedure di autorizzazione di palestre, palazzetti e stadi.

Il ministro per gli Affari regionali con delega allo Sport Graziano Del Rio ha tenuto fede all'impegno portando in dote al testo di legge all'esame del Senato un articolato ben equilibrato diretto a favorire "la realizzazione di nuovi impianti sportivi ovvero l'ammodernamento di quelli già esistenti, una semplificazione delle procedure amministrative, corredata da modalità innovative di finanziamento dirette ad assicurare l'equilibrio economico finanziario dei progetti promossi", a tutti i livelli (non si pensi solo alla Serie A). Il tiro al bersaglio.

Prim'ancora che venisse formulato ufficialmente si sono levate le grida degli ambientalisti e non solo che hanno denunciato i rischi di cementificazione selvaggia che il provvedimento si porterebbe dietro. Tant'è che il Governo, anche sulla spinta del ministro Orlando e del viceministro Fassina (entrambi del Pd), ha dovuto riformulare il testo, rivederne la portata e in definitiva ripiegare rispetto al coraggioso tentativo di sbloccare l'impasse dell'intero sistema sportivo italiano (le misure avrebbero trovato applicazione e dovrebbero ancora trovare applicazione per tutte le 45 Federazioni, riguardando strutture a partire da 500 posti indoor e 2000 all'aperto) e nello stesso tempo di dare un contributo importante al comparto delle costruzioni. Qual è la pietra dello scandalo?

La disciplina originariamente pensata dal Governo, a fronte delle scarse risorse pubbliche a disposizione (10 milioni nel 2014, 15 milioni nel 2015 e 20 milioni per il 2016), stabilisce che l'iter amministrativo debba avere termini perentori per gli enti territoriali: autorizzazioni e via libera in 14/15 mesi, inclusi quelli relativi all'impatto ambientale, salvo il potere di sostituzione della Presidenza del Consiglio in caso di ritardi ingiustificati.

I progetti dovranno essere finanziati prevalentemente dai privati con una "clausola di compensazione". L'emendamento dispone(va) in effetti che "l'intervento possa prevedere uno o più impianti sportivi nonché insediamenti edilizi o interventi urbanistici, entrambi di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi". L'intervento edilizio compensativo, naturalmente, indicato dal Governo non vuole dare il là a cementificazione selvaggia ovvero a speculazioni ma deve essere "funzionale al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell'intervento e concorrente alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio di riferimento".

Viene rimesso perciò alle valutazioni dei Comuni e delle Regioni la concessione di varianti ai piani urbanistici a favore dei finanziatori o dei promotori del progetto che garantiscano compensazioni economiche rispetto all'investimento nell'impianto sportivo. Una valutazione che sarà semplice quando si tratta di palestre o stadi in piccole realtà volti a promuovere lo sport di base. Più complessa quando si tratterà di soppesare l'impatto "sociale" di uno stadio di proprietà di una società di serie A al fine di determinare le misure urbanistiche/edilizie finalizzate a compensare lo sforzo economico di club e finanziatori.

Non erano previste deroghe alle ordinarie forme di controllo connessi agli interventi urbanistici. Le correzioni. Ora, stando alle ultime indiscrezioni, il testo sarà rimodellato: si parlerà di "interventi su impianti sportivi e su annessi funzionali, commerciali e di servizi", mentre i promotori del progetto potranno presentare "a corredo" un "piano contenente presupposti, condizioni e interventi da definire in accordo con la Pa".

Cosa significhi tutto ciò non è facile decriptarlo. Se non che la sensazione di avviarsi velocemente verso l'ennesima occasione mancata si fa sempre più forte con il passare delle ore. Le Olimpiadi del 2024. Tutto ciò nei giorni in cui a Roma si è appena conclusa la due giorni in cui il Coni ha fatto da padrone di casa con i vertici dello sport europeo, compresi 30 membri del Comitato olimpico internazionale (Cio) che fra circa quattro anni saranno chiamati ad esprimere la propria preferenza sulla sede delle Olimpiadi del 2024. E Giovanni Malagò il presidente del Coni si è lanciato in ottimistiche dichiarazioni ("ci sono molte più chance di candidarsi alle Olimpiadi").

07/11/13

Legge di Stabilità: leggiamo la bozza.

Scorciatoie e scelte avventate non sarebbero da persone serie”. Il premier Enrico Letta non usa mezzi termini per definire il contenuto della Legge di Stabilità, la cui bozza è stata diffusa in serata. Parlando ai parlamentari del Pd, il presidente del Consiglio utilizza una metafora per far comprendere la portata del provvedimento: “L’esempio è quello di chi fa la transvolata atlantica: siamo sopra l’Atlantico, non vediamo i grattacieli, ma la direzione è giusta”. E a chi paragona la legge di Stabilità alla vecchia finanziaria, il premier risponde che il provvedimento in questione “non è l’unico veicolo in cui far viaggiare le nostre proposte per la crescita; la legge di stabilità ha un contenuto più limitato”. Ma cosa contiene la bozza? E’ presto detto. Dalla norma taglia-bollette ad un più incisivo divieto di applicare spese nel caso di trasferimento del conto corrente bancario, dall’obbligo per il governo di predisporre ogni anno, prima del 30 giugno, un programma nazionale di politica industriale al credito d’imposta per la ricerca. Sono alcune delle norme contenute nel collegato con la Legge di Stabilità che approda dal prossimo Consiglio dei Ministri. La bozza, esaminata in preconsiglio, contiene 16 articoli per un totale di circa 160 pagine ricche di norme.
legge di stabilità
- Trasferimento conti correnti senza spese
Il trasferimento di un conto corrente bancario deve avvenire “senza spese aggiuntive di qualsiasi origine e natura” a carico del cliente. Viene rafforzato il Decreto Bersani escludendo inoltre costi di produzione e invio dell’ultimo estratto conto. Nella bozza sono fissati tempi contingentati per lo scambio di informazioni fra le due banche e per l’attivazione degli ordini periodici di pagamento (come bollette, bonifici periodici etc) sul nuovo conto. Si fa inoltre “divieto assoluto di addebitare al cliente spese relative alla predisposizione, produzione, spedizione o altre spese comunque denominate relative alle comunicazioni”. Disposizioni che si applicano sia a persone fisiche che alle micro, piccole e medie imprese. Il diritto di estinzione del conto corrente bancario prevista dal testo unico bancario è inoltre esteso anche a quei conti correnti per i quelli “è stato pattuito un termine a favore della banca creditrice”.

- Ecco la norma taglia-bollette
La bozza del ddl collegato alla Legge di Stabilità contiene anche la misura taglia-bollette relativa agli incentivi sulle rinnovabili di cui si parla da tempo. Il ddl prevede che il Gse ricorra a una raccolta di risorse sul mercato finanziario che consentirebbe di ‘spalmare‘ gli incentivi che gravano in bolletta riducendone il peso nei prossimi anni e incrementandolo nel lungo termine. “Ipotizzando che si ricorra al mercato finanziario per 2 miliardi l’anno – si legge nella Relazione illustrativa – si potrebbe ottenere una riduzione del peso degli oneri sulle tariffe del 15-20% negli stessi anni”.

- Ogni anno un programma per la politica industriale
Il governo dovrà presentare ogni anno un programma nazionale di politica industriale, entro il 30 giugno. Il programma, che porterà la firma del ministro dello Sviluppo, punterà alla crescita industriale e avrà come oggetto interventi di agevolazione fiscale, di promozione di strumenti finanziari e di accesso al credito, di incentivazione alle imprese, di investimento in infrastrutture, di domanda pubblica innovativa e di natura regolamentare.

- Credito di imposta per la ricerca, 200 milioni all’anno da 2014 al 2016
Con la prossima programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari, è istituito, per gli anni 2014, 2015 e 2016, un credito di imposta a favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo, per un valore complessivo di 200 milioni di euro per ciascuno dei periodi di imposta considerati. L’importo massimo annuale per ciascun beneficiario è di 2,5 milioni

- Voucher per digitalizzare Pmi
Per favorire la digitalizzazione dei processi aziendali e l’ammodernamento tecnologico, le micro, piccole e medie imprese possono accedere a finanziamenti a fondo perduto, tramite voucher di importo non superiore a 10mila euro. I voucher potranno anche finanziare la formazione qualificata, nel campo ICT, delle Pmi: l’ammontare dell’intervento sarà di massimi 200 milioni di euro “nell’ambito della prossima programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali”

- Rilancio delle Società di investimento immobiliare quotate
La bozza prevede il rilancio delle Siiq che, introdotte nel 2006, non hanno avuto la diffusione sperata, sia per la crisi sia per alcune rigidità normative. Sono finalizzate a raccogliere risorse per rafforzare il mercato delle grandi locazioni ad uso non abitativo, in linea con quanto previsto dalle normative di altri paesi Ue, come Francia e Germania.

- Misure per la crisi dell’editoria
Arriva un pacchetto di norme in larga misure ordinamentali, finalizzata al contrastare la grave crisi del comparto dell’editoria. Tra queste la proroga al 31 dicembre 2016 del sistema delle tariffe postali massime e l’estensione dell’aliquota Iva ridotta dl 10% per i canoni di abbonamento alle testate giornalistiche tematiche in regola con la legge sulla stampa.
                                                                                                                                                        fonte
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