Il-Trafiletto
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22/10/14

Bollo auto: nessun pagamento per 3 o 5 anni la proposta di legge

Il disegno della legge delega, riguardante la revisione del Codice della strada e l'esenzione bollo auto per 3 o 5 anni, potrebbero ottenere il benestare della Camera.


Il 14 settembre, in base a quanto è stato reso noto dallo stesso ministro Capezzone, la commissione ha abrogato l’annullamento del pagamento del bollo auto per i primi 3 anni nel caso i tratti di una nuova immatricolazione, esenzione che salirebbe a 5 anni se l'auto nuova è dotata di motore a gas o sia un'ibrida. Ma il Progetto di legge dovrebbe tornare in commissione Finanze, dopo i rilievi della Ragioneria generale dello Stato
3 o 5 anni di esenzione del bollo auto
questa la proposta di legge
avanzata dal Ministro Capezzone

Deducibilità per auto aziendali.
L'idea di legge include pure il ritorno della deducibilità al 40% per quel che concerne le auto aziendali, per l'occasione in versione “green”, e l’annullamento dell’imposta provinciale di trascrizione sulle auto di nuova immatricolazione. Ogni cosa appena descritta nel dettaglio: “più inquini, più paghi”, dal momento che, dopo avere terminato il bonus di 3 anni, il bollo sarebbe calcolato non secondo la potenza, ma le emissioni. Appare evidente che la strada è ancora lunga.

Il contenuto, che ancora deve avere il parere delle commissioni Affari Costituzionali, Bilancio, Ambiente, Trasporti, Attività Produttive e della Commissione parlamentare per le questioni regionali (ed in caso acquisire le relative indicazioni), bisognerà poi trovare il consenso dall’aula della Camera e del Senato.

Insomma, la strada non è lunga, è di più. Capezzone provvederà ad incontrare i rappresentanti della filiera automotive nel fine settimana a Palermo in un convegno organizzato da Missione Mobilità.


29/07/14

La nemesi della materia oscura

Rilevatore di WIMP
Situato nelle viscere della Terra, a circa 1,5 chilometri di profondità sotto il Gran Sasso, in Abruzzo, questo strumento potrebbe finalmente smascherare la materia oscura, sfuggente sostanza che si ritiene costituisca 85% della massa dell'Universo.

Dopo la sua attivazione, avvenuta alla fine del 2013, un rilevatore posto all'interno di questa camera è stato dedicato alla ricerca delle WIMP (Weakly Interacting Massive Particles, particelle massive debolmente interagenti), che secondo i fisici potrebbero costituire la materia oscura. Il rilevatore DarkSide-50 è stato collocato al centro di questa sfera metallica e riempito di argon liquido.

Gli scienziati sperano in una collisione tra una WIMP e un atomo di argon, evidenziata da un'emissione luminosa. Anche un'altra particella subatomica, però, il neutrone, attraversando il rilevatore produrrebbe lampi di luce analoghi. Per questo motivo, la camera esterna sarà riempita di un'altro liquido particolarmente sensibile ai neutroni, drogato con molecole di boro che scintilleranno se colpite. Queste scintillazioni saranno rilevate da fotomoltiplicatori inseriti nella parete della camera. Se si verificherà un'emissione di luce all'interno del rilevatore e non nel boro circostante, la causa sarà con tutta probabilità una WIMP.

"Per capire come si è evoluto l'Universo, o come evolverà in futuro, dobbiamo sapere di che cosa è fatto", dice Chamkaur Ghag, fisico dell'University College di Londra che collabora all'esperimento.(science)

13/05/14

13/5/1974 – 13/5/2014: Il referendum sul divorzio compie 40 anni.

Il divorzio compie 40 anni. Esattamente il 12 e 13 maggio 1974 il popolo italiano, chiamato ad esprimersi sul referendum abrogativo della legge Fortuna-Baslini di quattro anni prima, risponde con uno schiacciante 60% di “NO”, e la legge resta in vigore. La Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani e il Movimento Sociale di Giorgio Almirante, assistiti dai movimenti cattolici e dal Vaticano, furono sconfitti. Gli italiani che si presentarono alle urne furono 38 milioni e fecero registrare un’affluenza altissima di oltre l’87%. Questo risultato fece registrare una svolta del popolo italiano che venne riconosciuto dagli altri Paesi europei come un popolo in piena trasformazione capace di separare l’ambito religioso da quello dei diritti civili che uno Stato può e deve garantire. Sul piano politico fu una cocente sconfitta per l’allora partito di governo, la Democrazia Cristiana e la Destra in genere, la quale faceva leva sui movimenti cattolici e soprattutto sull’aiuto del Vaticano per fronteggiare le forti convinzioni divorziste della sinistra e soprattutto dei Radicali già da una decina di anni. Anche il Partito comunista - pur appartenendo al carro vincente - all'indomani del voto dovette fare autocritica, in quanto, pur schierandosi a favore del divorzio, aveva paura di una frattura tra sinistra e credenti. Per la cronaca la legge sul divorzio venne approvata in maniera definitiva dalla Camera il 1° dicembre 1970 con 319 voti favorevoli e 286 contrari, al termine di una seduta terminata alle 5,40 del mattino con il voto dei parlamentari iniziato alle 10 del giorno precedente. Molti anni più tardi, nel 1987, tale legge venne modificata riducendo agli attuali 3 gli iniziali 5 anni di separazione richiesti prima di poter accedere al divorzio.

20/04/14

La carta d’identità dirà se siamo o no donatori di organi.

Potrebbe diventare presto realtà la possibilità di indicare sul proprio documento la volontà di donare i propri organi in caso di decesso. Ad annunciarlo è il Movimento Cinque Stelle, che rende noto il recepimento, da parte del Governo, di un Ordine del Giorno, a prima firma Matteo Dall'Osso, approvato dalla Camera il 25 luglio 2013. Non ci sono scadenze previste, fa sapere il Governo, ma il decreto interministeriale prevede che il Comune invii al Sistema informativo trapianti (Sit) "l'informazione relativa al consenso o al diniego alla donazione di organi e tessuti, eventualmente espresso dal cittadino maggiorenne in sede di rilascio del documento". In realtà un decreto di questo tipo già c’era. Ripercorriamo i fatti. Il 30 dicembre 2009 il decreto legge numero 194 introduceva una bella novità: anche la carta d’identità può contenere l’indicazione del consenso ovvero del diniego a donare i propri organi in caso di morte. Peccato che quella legge non prevedeva le modalità di trasmissione dei dati (consenso o diniego) dal Comune al SIT-Sistema Informativo Trapianti: in parole povere l’ufficiale delle anagrafe che raccoglieva le volontà del cittadino, poi non era obbligato a inserire questa informazione nel SIT e quindi l’informazione restava lì, nel Comune dove era stata raccolta, risultando di fatto assolutamente inutile. Tre anni e mezzo dopo, finalmente, arriva una norma che colma quella lacunosa normativa e dice che l’inserimento della volontà sulla carta d’identità deve contestualmente essere inserita nel SIT. E dopo tre anni e mezzo solamente in tre Comuni si è attuato questo decreto: Perugia, Terni e Cesena. Ci sono poi altri 106 comuni che stanno lavorando in tal senso. Tutti i Comuni d’Italia sono circa 8mila: al ritmo di un Comune ogni 14 mesi, come è stato fin’ora, arriveremo a poter esprimere tutti la nostra volontà in Comune fra 9.333 anni.

17/04/14

Strasburgo dice no a Berlusconi | Scontro acceso in aula | CFT via libera al Def

Strasburgo - Alcuni parlamentari di Forza Italia hanno fatto richiesta, tramite l'avvocato Ana Palacio, alla corte di Strasburgo per far sospendere immediatamente le pene accessorie che impediscono a Silvio Berlusconi di candidarsi alle europee. La corte ha respinto anche la seconda  richiesta. Lo ha appreso l'Ansa dalla stessa Corte. La richiesta avanzata da Palacio, precisa la Corte europea dei diritti umani, è stata esaminata da un giudice, come sollecitato dai ricorrenti dopo che la prima istanza era stata valutata e bocciata da un cancelliere della stessa Corte. Ma anche stavolta il ricorso è stato respinto perchè è stato considerato fuori dal campo di applicazione della cosiddetta regola 39. In base a questa disposizione la Corte può imporre a uno Stato membro del Consiglio d'Europa di prendere misure immediate per rimediare o evitare una violazione di alcuni diritti sanciti dalla Convenzione europea dei diritti umani. Fonti della Corte hanno spiegato che l'applicazione della regola 39 è però riservata a casi in cui è a rischio la vita o l'incolumità fisica del ricorrente.(ANSA.it)

Roma - Alla Camera come al Senato. Giornata di bagarre in aula. A Montecitorio lo scontro si è acceso tra il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e i deputati della Lega Nord sull'informativa del ministro sugli sbarchi degli immigrati. Mentre il titolare del Viminale leggeva i deputati del Carroccio lo hanno contestato esponendo cartelli con su scritto: 'Alfano dimettiti', 'Alfano ministro dei clandestini'. Davanti alle contestazioni, il presidente della Camera Laura Boldrini cerca con difficoltà di riportare la calma. Per due volte richiama i deputati leghisti Gianluca Buonanno, già alla ribalta della cronaca per la spigola sventolata in aula, ed Emanuele Prataviera, arrivando alla fine ad espellere quest'ultimo. Una decisione che accende ancor più le contestazioni leghiste. "I colleghi della Lega hanno avuto gli scatti dei fotografi, ora posso continuare", tenta di dire Alfano. Ma davanti alle urla, il ministro replica a brutto muso. ''Ai leghisti dico che non baratteremo mai un punto percentuale alle elezioni con i morti in mare. Voi volete i morti. Noi non barattiamo i morti per un uno per cento alle elezioni. Questa è la differenza tra il grande Paese occidentale che siamo e una repubblica delle banane". Davanti al caos Boldrini decide di sospendere la seduta. Alla ripresa dei lavori, però, i leghisti non fanno ritorno nell'emiciclo lasciando gli scranni riservati al Carroccio vuoti. (Adnkronos/Ign)

Roma -"La Commissione Finanze e Tesoro del Senato ha dato via libera all'unanimita' al Def per le parti di competenza". Cosi' il senatore Mauro Maria Marino, presidente della Commissione che sottolinea "l'importanza della riduzione del cuneo fiscale, contenuta nel Def, quale tema centrale della politica economica coerente con il programma di governo". Domani mattina iniziera' alle 10.30 in aula alla Camera l'esame del Def, dalle 14 ci saranno le dichiarazioni di voto in diretta tv e verso le 15.30-16 il voto finale. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Soddisfatto il premier Renzi: "Dicevano che era una televendita. Poi che non c'erano le coperture. Poi le coperture si', ma non quelle. #Amicigufi ma aspettare venerdi' no?", scrive su twitter. Intanto sono piu' di centoventi le firme ad un documento preparato dai 'renziani' per sostenere il Def. "Per la prima volta il governo - si legge nel documento - si fa portatore di un intervento ad alto valore redistributivo applicando pienamente il dettato costituzionale nella parte in cui prescrive che ciascuno contribuisce alla vita delle comunita' in ragione delle risorse e del patrimonio di cui dispone". "Quattordici milioni di lavoratori con basso reddito e che fino ad oggi hanno pagato il prezzo maggiore della crisi potranno contare su 'una mensilita' aggiuntiva', ogni anno - prosegue il documento -. Una prima misura importante per i soggetti interessati ma anche di forte sostegno all' economia tutta e che contribuira' in maniera importante a riattivare i consumi interni, che in due anni hanno perduto l'equivalente di circa cinquanta miliardi di euro in valore, aiutando cosi' concretamente le piccole e medie aziende ed il settore del commercio che versa in una situazione di crisi molto grave. "Noi pensiamo che il Parlamento debba dare un forte sostegno al Def e alle misure che ne scaturiranno", si legge ancora. Il documento e' stato firmato oltre che da renziani, anche da esponenti di Areadem e degli ex-Ppi di Beppe Fioroni e da alcuni esponenti della minoranza.(AGI)

04/04/14

Pd ha votato a favore con Scelta Civica, Psi, Centro democratico: Province abolite

Istituzione delle Citta' metropolitane, ridefinizione del sistema delle province e una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni. Sono i punti principali della legge Delrio approvata in via definitiva dalla Camera. 

Delrio


Via libera della Camera, con 260 si' e 158 no, al disegno di legge sulle Province, gia' approvato in prima lettura e modificato dal Senato. Il provvedimento stabilisce riforme in materia di enti locali, prevedendo l'istituzione delle citta' metropolitane, la ridefinizione del sistema delle province ed una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni. Il Pd ha votato a favore con Scelta Civica, Psi, Centro democratico, contro si sono espressi M5s, Forza Italia, e Fratelli d'Italia. "Questo e' un golpe!", ha gridato in Aula, durante la votazione finale, il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta. Secondo quanto risulta dal resoconto stenografico della seduta, l'esponente di FI ha levato la sua protesta proprio mentre il presidente di turno Roberto Giachetti comunicava il risultato della votazione: 260 si', 158 no e 7 astenuti. Brunetta lancia poi un appello al Capo dello Stato: "Una legge porcata. Napolitano non la promulghi". "Non e' un golpe", replica il vicesegretario del Pd e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che risponde cosi' al presidente dei deputati di FI, Renato Brunetta. "Sono soddisfatta per l'impegno con cui il premier Renzi sta portando avanti con decisione il suo programma di riforme - ha aggiunto Serracchiani al termine della conferenza unificata - Per quanto riguarda lo specifico delle Province, come Regioni saremo pronti a presentare emendamenti che migliorino il testo e contestualmente i rapporti tra Stato e Regioni. Su questo aspetto il ministro per gli Affari regionali Lanzetta ha convenuto in pieno sul fatto che un impegno comune sara' utile per disciplinare al meglio il nuovo ordinamento degli Enti locali"  fonte (AGI)

14/03/14

"Gocce" di notizie: Renzi vuole mantenere quel sogno degli Stati Uniti d'Europa di Altiero Spinelli

L'Europa cambi. E' l'ultimatum di Matteo Renzi, lanciato da un convegno alla Camera dei deputati. Certo, l'Italia manterra' gli impegni, avverte il presidente del Consiglio, ma anche Bruxelles dovra' metterci del suo. Piu' chiaramente: "Le elezioni europee si giocheranno su una scommessa: dire che le riforme le facciamo noi, che sappiamo benissimo cosa fare. Poi non vi stupite se vi chiediamo di cambiare le regole del gioco". "Il governo italiano rispetta tutti gli impegni che ha con l'Europa", ma il piu' grande impegno e' cambiare per far tornare l'Europa vicina ai cittadini", dice ancora, "Il governo italiano rispetta tutti gli impegni che ha con l'Europa non solo quello economico, ma vuole mantenere quel sogno degli Stati Uniti d'Europa di Altiero Spinelli che ha visto intere generazioni combattere per valori condivisi". Ad ascoltarlo, tra gli invitati, Giorgio Napolitano, che di Spinelli era amico personale ed estimatore autentico. Bisogna "uscire da un'idea bisestile della politica europea per cui ogni 5 anni affidiamo con il nostro voto un mandato e poi se ne occupano i tecnici", insiste il premier, "Usciamo dal derby 'ce lo chiede Ue o non ce lo chiede l'Europa'. L'Italia vuole tenere i conti in ordine perche' lo chiede la nostra dignita' verso i nostri figli". Quindi Renzi si reca a "Porta a Porta", dove riprende la tirata. Poi pero' si sofferma sui temi dell'economia.
E a maggio se il bonus che ho promesso non arriva, dice, "sono un buffone". Quanto al temuto prelievo sulle pensioni oltre i 3.000 euro, lui non c'entra nulla:"L'idea che chi ha una pensione di due o tremila euro debba dare un contributo, forse c'e' per Cottarelli ma io la escludo".
Nel finesettimana il premier sara' a Parigi, poi a Berlino.                                                                                       fonte(AGI)

12/03/14

"Gocce" di notizie: tensioni e spaccature interne ai due partiti maggiori che sostengono L'Italicum, Pd e Forza Italia

La riforma della legge elettorale e' a un passo dal superare la prima prova del voto di uno dei due rami del Parlamento. Anche se, nei quattro giorni di votazioni e stop and go alla Camera, non sono mancate tensioni e spaccature interne ai due partiti maggiori che sostengono L'Italicum, Pd e Forza Italia. Ma anche se per pochi voti, regge il patto siglato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi e dopo il via libera di Montecitorio, atteso questa mattina diove si vota di nuovo dalle 9,30, la parola passera' al Senato. Dove, pero', si profila un percorso non privo di ostacoli e insidie: la minoranza Pd e le donne democratiche sono pronte a dare battaglia sulla parita' di genere. Ncd mira a incassare le preferenze che, a Montecitorio, sono state bocciate per un soffio: l'ultimo emendamento sulla doppia preferenza di genere non e' stato approvato per soli 20 voti e grazie all'aiuto del governo, presente in Aula con tre ministri e ben 11 sottosegretari. E poi cresce il malumore dei 'piccoli', che gridano alla "cannibalizzazione" dei loro voti. Al Senato le insidie potrebbero causare non pochi problemi alla tenuta del patto Renzi-Berlusconi: a palazzo Madama, infatti, i numeri della maggioranza assieme a Forza Italia sono piu' risicati. Anche se al Senato non c'e' l'incognita del voto segreto. Che la situazione poteva scappare di mano era chiaro al presidente del Consiglio, tanto da convocare ieri, di prima mattina, l'assemblea del gruppo, nel tentativo di svelenire il clima e serrare i ranghi: "Dobbiamo mantenere l'impegno preso", spiega ai deputati, che invita ad uscire allo scoperto se contrari all'Italicum: "Se qualcuno non vuole votare oggi, lo deve spiegare bene fuori da qui". Anche il Cavaliere non e' da meno e ai suoi chiede di andare avanti compatti e approvare la riforma. Certo, Berlusconi non nasconde i problemi che potrebbero subentrare al Senato, ma per ora l'importante e' mantenere fede alla parola data e restare centrale nel percorso delle riforme. Anche perche', e' il ragionamento, cosi' si evidenziano le spaccature del Pd, ha riflettuto con i fedelissimi, mentre emerge la nostra compattezza.                                                                                                fonte (AGI)

03/03/14

"Gocce" di notizie: Oggi l'"Italicum" approda alla Camera dei deputati

Roma- Matteo Renzi spinge subito sull'acceleratore. L'Italicum approda oggi alla Camera dei deputati e il premier spinge affinche' si approvi gia' in settimana. La Camera ha programmato 26 ore di dibattito, ma tra Forza Italia e il Nuovo Centrodestra continua il braccio di ferro. "L'emendamento Lauricella conquista consensi, e 'pour cause': stabilisce che Italicum entra in vigore dopo riforma Senato. FI si dia pace", scrive su twitter Roberto Formigoni. Gli risponde il presidente della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Paolo Sisto: "Gli accordi - dice l'esponente azzurro - si modificano in due e al momento non ci sono novita' rispetto all'intesa Renzi-Berlusconi sulla riforma elettorale". "Renzi non cominci a fare il furbo sulla legge elettorale - incalza Daniela Santanche' -. Altrimenti, per quanto mi riguarda, puo' 'star sereno'...". Ancora piu' esplicito Il Mattinale, la newsletter di Fi alla Camera, che scrive che se passa l'emendamento Lauricella "cade tutto". A mettere in dubbio la 'blindatura' dell'Italicum e' anche la minoranza del Pd. "Ho presentato alcuni emendamenti - ha detto per esmepio Rosy Bindi -, su quegli emendamenti faro' la mia battaglia, non intendo trincerarmi dietro il voto segreto". Proprio il partito democratico terra' una riunione ad hoc oggi. A partecipare dovrebbe essere il responsabile delle riforme, Maria Elena Boschi
                                                                                                                                     fonte(AGI) .
                                                                                   

27/02/14

M5S | i Grillini dal Web hanno deciso: espulsi i 4 senatori dissidenti.

Il web ha deciso: espulsi i 4 senatori dissidenti che avevano criticato l'operato di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio; si tratta di Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino, Lorenzo Battista e Luis Alberto Orellana. Ieri sera poco dopo le 19 è arrivato il risultato della votazione: su 43.368 iscritti, quelli favorevoli alla espulsione dei quattro dissidenti sono stati 29.883 contro13.485 che hanno votato contro. Questa decisione potrebbe creare molti scombussoli: pare che altri esponenti del M5S abbiano deciso di lasciare il movimento perché innervositi dalla supremazia di Grillo. Sono peggio dei fascisti”, avrebbe detto una senatrice M5S che preferisce restare anonima ma che viene considerata tra quelle ormai dissidenti, rivolgendosi a quella parte dei cinque stellati che con metodi antidemocratici e brutali ha voluto l’espulsione dei 4 finiti nelle mire di Grillo. Alla fin fine dovrebbero essere 9 i senatori pronti a lasciare Palazzo Madama e il M5S, sempre che le loro dimissioni vengano accettate. “ Siamo in 9 e penso che rimarremo in 9” ha detto ai giornalisti il senatore Orellana dopo una riunione con gli altri tre espulsi tramite web. “ Mi è franato il terreno sotto i piedi”, avrebbe detto in un momento di delusione profonda il senatore Bocchino, un altro epurato. Domani tre dei quattro “cacciati”, e precisamente Battista, Bocchino e Campanella dovrebbero formalizzare le loro dimissioni alla presidenza del Senato, mentre altri 4 (Mussini, Di Pietro, Bencini e Romani) sarebbero ancora indecisi anche sembrano favorevoli anche loro alle dimissioni. Anche alla Camera c’è maretta. L’onorevole Tacconi ha scritto su Twitter: ”Massima solidarietà ai senatori. Consideratemi il quinto.” Poi annuncia: “ Esco dalla Camera e con me ci sono altri deputati. Non è possibile andare contro il parere di Grillo e Casaleggio”. Secondo alcune fonti sembra ci siano i presupposti per la formazione di un nuovo gruppo parlamentare al Senato.

06/02/14

In 150, e tutti senza stipendio vi presento il nuovo Senato

Renzi presenta la sua riforma che contiene la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie. In 150 e tutti senza stipendio. Renzi non vuole più "accarezzare i problemi" vuole risolverli e non parlarne più.


Firenze, 6 feb - "Il mio partito oggi presentera' una riforma su cui c'e' l'accordo di tutti i partiti dell'arco costituzionale. Il Senato deve diventare camera delle autonomie e immaginiamo un Senato non elettivo, senza indennita', 150 persone, 108 sindaci dei comuni capoluogo, 21 presidenti di regione e 21 esponenti della societa' civile che vengono temporaneamente cooptati dal Presidente della Repubblica per un mandato". Lo ha detto il segretario del Pd e sindaco di Firenze, Matteo Renzi, nel corso di un convegno di Confindustria. "Oggi - ha spiegato il segretaio del Pd - si parla di come dalle citta' possa nascere una speranza per il sistema Paese. E' allora doveroso dire come questo tipo di percorso possa, da Firenze, prendere qualche impegno. Le citta' metropolitane possono essere riforma per rilancio del paese, ma sono da trent'anni una barzelletta nella discussione politico istituzionale". "Sono vent'anni - aggiunge - che sono state costituzionalizzate con il Titolo quinto, ma sono rimaste un oggetto misterioso.
Matteo Renzi,
Anzi il ruolo delle citta' e' stato mortificato dalle recenti riforme ed e' mancato il passaggio di poteri verso di loro". "Oggi dobbiamo avere il coraggio di dire che l'Italia ha avuto tempo a disposizione. Non basta piu' accarezzare i problemi - ha aggiunto Renzi - Questo e' l'anno in cui o i problemi si risolvono o non bisogna piu' parlarne. La situazione del Parlamento permette una straordinaria occasione, di realizzare riforme chiare". "Vogliamo che il 25 maggio non si voti per le Province, perche'" sul tema del loro superamento "non c'e' l'accordo di tutti i partiti. Il decreto avra' in queste ore la svolta al Senato. Consentira' di avere province di secondo livello, con sindaci protagonisti ancora una volta", ha sottolineato Renzi "Abbiamo avuto 99 miliardi di euro nel settennato - ha poi spiegato - Non entro nel merito di come li abbiamo spesi. Si sono spesi dei soldi in piccoli progetti, sostanzialmente una sconfitta. Oggi abbiamo un nuovo settennato, abbiamo 60 miliardi di euro, per fare conto pari. Noi limitiamoci a dire di dare il 5% ai sindaci, tre miliardi di euro nei prossimi 7 anni. Questo, a Firenze, consentirebbe di chiudere alcune partite come Uffizi e tramvia. Ma bisogna avere il coraggio di decidere, di avere visione, strategia, e non di andare al buio".                                                                                            fonte (AGI) .

11/01/14

Legge elettorale in aula il 27 gennaio come da richiesta Pd

Eppur si muove! Finalmente approderà in aula il 27 gennaio la legge elettorale. Lo hanno stabilito i capigruppo di Montecitorio.

O meglio, una data: il disegno di legge di riforma del sistema elettorale sarà all’esame dell’Aula della Camera a partire dal 27 gennaio. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha incontrato il presidente della commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto, per discutere dell’iter della legge elettorale che prevede dalla prossima settimana le audizioni e la discussione generale dal 20 gennaio. Quindi si è deciso di calendarizzarla per l’Aula dal 27. Nella stessa settimana, dal 27 al 31 gennaio, l’Assemblea dovrà votare anche i decreti in scadenza da mandare al Senato, "Destino Italia" e piano carceri. Soddisfazione in casa Pd. "Legge elettorale in aula il 27 gennaio come da richiesta Pd. Bene Conferenza Capigruppo!".

 Lo scrive su twitter il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti. E il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, ribadisce l'apprezzamento per la decisione: "Siamo soddisfatti di aver mantenuto l’impegno di portare in Aula la legge elettorale già a gennaio". Preoccupazione, invece, tra le fila del Nuovo centrodestra: "Questa decisione - dice il capogruppo alla Camera di Ncd, Enrico Costa - si contraddice con i lavori e le audizioni della commissione. Mi auguro che non sia una data spot". E il più contento di tutti sembra Matteo Renzi, che su Twitter scrive: "Legge elettorale, tagli a province e costi politica, jobs act, diritti. Sembrava impossibile, eppur si muove. È proprio la volta buona". In merito alla trattativa in corso sulla legge elettorale Angelino Alfano avverte il Pd: "Razionalità vuole che se le forze della maggioranza scelgono una delle proposte di Renzi, lui non ne scelga un’altra con le opposizioni. Non abbiamo paura di nessun sistema - aggiunge - Ci stiamo attrezzando per prendere una gran quantità di voti. Siamo una start up di successo, la quarta forza politica del Paese". Il leader di Ncd torna a bocciare il Mattarellum (con i candidati "catapultati" nei colleggi sicuri) e spiega che sarebbe preferibile "l’elezione diretta del premier", ma che Ncd non insiste su questo punto per sgombrare il campo da un equivoco: "Se adesso dicessimo che vogliamo l’elezione diretta del capo dell’esecutivo, si aprirebbero grandi proteste della sinistra per dire che vogliamo perdere tempo". Di qui la preferenza per il sistema dei sindaci a doppio turno.

23/12/13

Boldrini: "È assolutamente legittima la scelta di portare il mio compagno in Sudafrica"

La presidente Boldrini si giustifica per la presenza del suo compagno alla commemorazione di Nelson Mandela. "Considero non inopportuna la presenza del mio compagno ad una cerimonia ufficiale, per le stesse ragioni per le quali il presidente del Consiglio era lì insieme a sua moglie e altri rappresentanti istituzionali di altri Paesi avevano al fianco i rispettivi partners''. Lo scrive la presidente della Camera, Laura Boldrini, in una lettera a Repubblica.
Boldrini

 ''In 9 mesi di mandato, ho preso l'aereo di Stato in una sola altra occasione: il 4 novembre, per volare a Bari a rappresentare il Presidente della Repubblica in una manifestazione per la Festa delle Forze Armate'', evidenzia Boldrini. ''Le occasioni istituzionali non sarebbero certo mancate: sono state 96, fin qui, le iniziative alle quali ho preso parte lontano da Roma, comprese alcune missioni all'estero. Ma continuo a pensarla come la pensavo quando ero soltanto una privata cittadina: anche i 'vertici' istituzionali, tutte le volte che è possibile, devono spostarsi come i comuni mortali. Dunque aerei di linea, se si può low cost, e treni''. ''Le poche volte in cui il mio compagno mi ha accompagnato nelle missioni - aggiunge Boldrini - si è ovviamente pagato di tasca sua il viaggio, aereo o treno che fosse. Non un euro a carico dello Stato, come è sacrosanto. E in base allo stesso criterio ci siamo regolati per il viaggio in Sud Africa''.

22/12/13

Primo sì alla trasformazione delle Province

Trasformare i consigli provinciali in assemblee dei sindaci, che lavoreranno a titolo gratuito;
la Camera ha approvato ieri sera il disegno di legge sulle Province e le città metropolitane.
Il ddl del ministro degli Affari regionali, Graziano Delrio, ora va al Senato: se diventerà legge, trasformerà i consigli provinciali in assemblee di sindaci (eliminando stipendi a giunte e consiglieri), istituirà 9 città metropolitane e regolerà la fusione dei comuni.
Il ministro degli Affari regionali,
Graziano Delrio

I consigli provinciali diventeranno assemblee dei sindaci, che lavoreranno a titolo gratuito; istituzione di 9 città metropolitane; disciplina della fusione dei comuni: sono questi i tratti salienti del disegno di legge Delrio su "città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni" approvato alla Camera dei Deputati in tarda serata sabato. L’assemblea di Montecitorio ha approvato il disegno di legge con 277 voti favorevoli e 11 contrari (Sel). Hanno votato a favore Pd, Nuovo centrodestra, Scelta civica, Per l’Italia; contro Lega e Sel. Non hanno partecipato alla votazione in segno di protesta la Lega Nord, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Si tratta solo del primo passo per l’ok definitivo: il provvedimento deve ora passare infatti all’esame del Senato. Nell’intento del disegno di legge, che dovrà essere ora discussa dal Senato - le Province comprenderanno aree più vaste di quelle attuali e i loro rappresentanti saranno designati non più dai cittadini, ma dagli amministratori locali, che sceglieranno tra i sindaci dei comuni del territorio. Rispetto a oggi, non bisognerà pagare gli stipendi a presidenti, consiglieri e assessori. La struttura portante della Repubblica delle autonomie dovrebbe avere il suo perno su due soli livelli territoriali di rappresentanza politica: i comuni e le regioni. Ricordiamo che la Provincia di Piacenza va in scadenza di mandato nella primavera prossima: il governo ha deciso di non far celebrare le elezioni in vista dell'abolizione.

13/12/13

Superato il primo scoglio per la legge elettorale

Finalmente il primo scoglio, per rifare la legge elettorale, è stato superato. Il passaggio è fatto, ora la legge elettorale verrà discussa alla camera. Il primo obbiettivo di Renzi è stato centrato. (speriamo che non sia la famosa "fortuna del principiante"). Le riforme costituzionali rimangono al Senato, con buona pace di Anna Finocchiaro
Grasso Boldrini

L'imprimatur al 'trasferimento' arriva dai presidenti di Palazzo Madama e di Montecitorio, Pietro Grasso e Laura Boldrini, al termine dell'incontro durato circa 50 minuti. Entrambi - si legge in una nota - "hanno convenuto sull'esigenza che il Senato abbia la priorità nell'esame dei progetti di legge di riforma costituzionale già presentati e preannunciati, in particolare quelli concernenti il superamento del bicameralismo paritario e per l'avvio di un più moderno ed efficiente bicameralismo differenziato". Il percorso per arrivare a questo risultato è stato piuttosto impervio. Ci sono volute settimane perché la richiesta venisse prima avanzata dai capigruppo di Montecitorio, quindi sottoposta ai colleghi del Senato i quali, anche nella maggioranza, hanno fatto resistenza, aprendo di fatto a uno scontro istituzionale tra le due Camere. Scontro che si è consumato a colpi di regolamenti e prassi parlamentari. Infine, anche grazie alla pressione di Renzi sul suo partito, ieri mattina la commissione Affari costituzionali del Senato ha certificato la decisione di interrompere il lavoro sulla legge elettorale, ma lo ha fatto, appunto, con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo. Con il Pd, per il passaggio dei Ddl alla Camera, si sono schierate due forze di opposizione - Sel e M5S - mentre Nuovo centrodestra e Scelta civica hanno fatto cartello con Forza Italia, Lega e Gruppo delle autonomie, pur con motivazioni politiche diverse. Alla fine è prevalso il criterio della maggioranza numerica. Alla Finocchiaro, presidente di commissione, il compito di informare Grasso dell'esito della votazione. Sc, però, contestualmente mostra di non gradire affatto l'epilogo e fa sapere: "Noi non siamo servi sciocchi". A insorgere anche Pierferdinando Casini (presidente commissione Affari esteri di Palazzo Madama, ex Udc oggi 'Per l'Italia') che parla di "Senato scippato" e di "prepotenza del Pd". La mossa di Palazzo Madama arriva dopo che Renzi, fresco di colloquio con il Colle, aveva fatto capire chiaramente al vicepremier Angelino Alfano che era necessario accellerare i lavori parlamentari per superare il cosiddetto 'Consultellum', quello che rimane della legge Calderoli dopo la sentenza della Corte Costituzionale. La posizione 'dilatoria' di Ncd, però, ha spinto il segretario del Pd a lanciare un pesante avvertimento: "Temo che Alfano voglia perder tempo e menare il can per l'aia" ma "io non mi lascerò incantare e nemmeno rallentare: ho una mia exit strategy, un canale aperto anche con Berlusconi e Grillo, che la riforma adesso la vogliono davvero. E se il Nuovo centrodestra divaga, vuol dire che lavoreremo con qualcun altro". La replica gli arriva dal ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello (in quota Ncd): "Ma cosa può interessare al cittadino se la legge elettorale va alla Camera o al Senato? La riforma si può fare solo se diventa parte di un accordo di governo: nessuno può fare le riforme prescindendo dal governo", dice l'esponente alfaniano, che poi avverte: "Nei prossimi dieci, quindici giorni, ossia al massimo per la Befana, la maggioranza o trova un accordo sulla legge elettorale o va in crisi e allora ognuno si prenderà le sue responsabilità. Io penso - aggiunge poi il ministro - che oggi arrivare al presidenzialismo, che è la forma che io preferisco per i tempi che abbiamo, ossia 18 mesi, non sia possibile. Invece l'elezione diretta del premier, per cui al secondo turno il cittadino sceglie chi è il presidente del Consiglio con un'investitura popolare, è il modello più compatibile con il nostro assetto istituzionale".
Da Forza Italia, intanto, interviene
Mara Carfagna con un commento su Twitter. E il senatore berlusconiano Maurizio Gasparri ironizza: "Ancora non ha svolto la sua prima
assemblea e Ncd è stato già sciolto per irrilevanza con l'editto di Renzi. Preso atto del disastro, chi vuole fa ancora in tempo a pentirsi avendone, peraltro, tutta la convenienza. Errare humanum est, perseverare diabolicum". fonte

05/12/13

"Lucciole" francesi sul piede di guerra | la prima vittoria alla proposta di legge sulla stretta alla prostituzione

La prima vittoria dei socialisti al disegno di legge sulla prostituzione: approvato con 268 sì e 138 no.
Il testo punta a sradicare il fenomeno del sesso a pagamento, penalizzando i clienti con multe a partire da 1.500 euro
Il ministro per i Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, ha sostenuto la bozza di legge che ora passerà al Senato all’inizio del 2014.
Ai deputati di tutti i partiti è stato lasciato libertà di voto: socialisti e il Fronte di sinistra hanno votato in maggioranza a favore, contro si sono schierati soprattutto radicali e Verdi, mentre il fronte del centro-destra con l’Ump (Unione per un movimento popolare) e Udi (Unione dei democratici e indipendenti) sono risultati divisi.Un atto normativo prevede che le prostitute straniere si impegnino a lasciare l'attività in cambio di un permesso di soggiorno.
Lavoratori francesi del sesso" Diritti per tutti"

Un passo importante, visto che il sesso a pagamento, in Francia, era legale. Ne era vietato lo sfruttamento, l'addescamento passivo e quella minorile.

La proposta di legge ha innescato un acceso dibattito in Francia. Le prostitute sono scese sul piede di guerra per la perdita di clienti che potrebbe provocare il provvedimento. "Siamo unanime nel ritenere che la criminalizzazione dei clienti non farà sparire la prostituzione ma accentuerà l’insicurezza delle prostitute costringendole ulteriormente alla clandestinità", ha commentato un collettivo di associazioni contrarie alla normativa.
In caso di approvazione anche da parte del Senato, Parigi si allineera’ a Svezia e Norvegia, Paesi all’avanguardia nella lotta alla prostituzione.
 E con l’approvazione alla Camera, le associazioni contro il sesso a pagamento hanno salutato la "svolta storica", auspicando un’identica presa di posizione contro la "violenza prostituzionale" anche da parte del Senato.

04/12/13

Bocciatura di quel…Porcellum che non è altro!

Bocciato! Si ripresenti quando sarà decentemente presentabile. Questa la sentenza definitiva, Porcellum bocciato all’unanimità.
La Corte costituzionale, mentre attende la sentenza definitiva riguardo il ricorso avverso all'attuale sistema elettorale, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale sia del meccanismo facente riferimento al premio di maggioranza del 55% che entra in vigore indipendentemente dai voti ottenuti (a livello nazionale alla Camera e regione per regione al Senato) sia del meccanismo delle liste bloccate «nella parte in cui non consentono all'elettore di esprimere una preferenza». Si torna dunque a un proporzionale più “decente” con una sola preferenza.
Quali effetti giuridici posticipati si potranno avere.
Porcellum bocciato

Nonostante i giudici costituzionali hanno preso la decisione di dare un lasso di tempo supplementare al Parlamento, sia pure ai limiti del tempo consentito: gli effetti giuridici si potranno avere solo dopo la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane.

«Il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali», fa notare la Consulta scegliendo la strada più diplomatica del «garbo istituzionale».

03/12/13

Domani mattina la consulta accellera sulla legge elettorale | Bozzo:"Il porcellum è una reiterata lesione del diritto di voto".

La Consulta accorcia i tempi e domani mattina, alle 9,30, inizierà la discussione della Corte Costituzionale relativa alla costituzionalità sollevata sulla legge elettorale. E' quanto ha stabilito il presidente della Corte, Gaetano Silvestri. Un ripensamento visto che in giornata i giudici, al termine del dibattito, avevano concordato infatti di fissare per il 14 gennaio una camera di consiglio sull'ammissibilità di un referendum.
 La discussione riguarda in particolare il premio di maggioranza per Camera e Senato con relativa esclusione del voto di preferenza, contenuti nell'attuale legge elettorale.

Un'udienza della Consulta
Oggi sulla questione si era pronunciato anche il presidente del Senato Pietro Grasso. "Se lo stallo dovesse continuare, nonostante i recenti sviluppi politici, non esiterò un attimo a sostenere il trasferimento di questo tema alla Camera dei Deputati", aveva detto Grasso. "I gruppi parlamentari - avverte ancora Grasso - non riescono a trovare un accordo politico, dimostrando di non sentire la marea montante di una rabbia che si riverserà, più forte di prima, contro tutti i partiti". Oggi, ad aprire i lavori della Consulta, è stato il giudice relatore Giuseppe Tesauro, che ha esposto il caso. La parola è passata poi ai ricorrenti, tra cui lo stesso avvocato Aldo Bozzi, promotore dell'azione contro il "porcellum" giunta fino in Cassazione e rinviata dalla Suprema corte alla Consulta. Secondo Bozzo il Porcellum è responsabile di una "reiterata lesione del diritto di voto". "L'esercizio di voto non è libero - ha detto l'avvocato, durante l'udienza alla Corte Costituzionale - ed è condizionato e compresso da questa legge elettorale". L'avvocato Felice Carlo Besostri, altro legale che rappresenta le ragioni dei ricorrenti contro la legge elettorale in Consulta, ha poi sottolineato che con un intervento della Corte Costituzionale sul premio di maggioranza e sulle liste bloccate "non c'è il rischio di un vuoto legislativo".                                                                               fonte

Lunga vita alle Province

Approda in aula la discussione del testo del ministro Delrio sulle "funzioni di area vasta" che prevede la cancellazione delle Province. E subito viene affossato da Forza Italia con le dimissioni della stessa relatrice di maggioranza. No anche dall'opposizione di Lega, M5S. Perfino Ncd solleva dubbi e i democratici rischiano di restare soli. Alla fine la promessa slitta ancora, mentre incombe il rinnovo di 54 amministrazioni. Che rischiamo di dover mantenere per altri cinque anni Province addio, lunga vita alle province d’Italia. E’ partita oggi alla Camera la discussione generale sul disegno di legge che dovrebbe abolirle, fondere i comuni e istituire le città metropolitane.

Delrio
Ma come d’incanto si è subito arenata. Annuncia il voto contrario Elena Centemero (Fi) che si dimette dall’incarico di relatore per la maggioranza suggellando una volta di più i nuovi squilibri del governo dopo lo strappo dei berlusconiani. Ma arriva anche il no della Lega e perfino Ncd nicchia. Nessuna apertura da M5S che parla apertamente di “farsa e finta abolizione”. Parla di “requiem” della riforma Arcangelo Sannicandro di Sel. Insomma, tutti contro il disegno di legge messo a punto dal ministro Graziano Delrio che doveva essere il primo passo verso la cancellazione, una misura transitoria in attesa di una più corposa modifica al titolo V della Costituzione. Restano col cerino in mano il Pd e il governo mentre tutta la materia sembra ormai destinata a finire sull’altro binario, non meno incerto, del prossimo, futuribile, disegno di riforma.

28/11/13

Il Senato approva legge di stabilità,

Il Senato apre le porte alla legge di stabilità approvando i contenuti in prima lettura. Il provvedimento passa adesso all'esame della Camera. Stamani, l'Aula di palazzo Madama ha provveduto a dare la sua approvazione riguardo la Nota di variazione del Bilancio.

Invece in nottata quella riguardante il Ddl di Stabilità da parte di Palazzo Madama. L'Assemblea ha approvato ootretutto, il Ddl di Bilancio facendo così passare liberamente tutto il complesso della manovra 2014. I numeri che hanno permesso permesso alla Nota di essere approvata, sono stati: 205 sì e 69 no mentre il Ddl di Bilancio ha avuto a sostegno: 162 sì e 115 no.
Dunque nelle prime ore del mattino, la Nota ha ottenuto il via libera del Governo.

 La manovra sale cosi facendo, da 12,4 a oltre 15 miliardi.
La manovra del governo sale, dopo il passaggio al Senato, da 12,4 a 15 miliardi di euro nel 2014. È quanto emerge dalle tabelle. Il totale di minori spese e maggiori entrate è circa 2,7 miliardi, di cui 1,2 miliardi di maggiori entrate. Il saldo migliora di quasi 175 milioni. L'impatto sul deficit 2014 scende da 2,7 a 2,5 miliardi.

Senato Italiano
Legnini: alla Camera si può rafforzare norma su scudo fiscale «Il rafforzamento della norma sul cuneo fiscale attraverso i proventi arrivati dalla spending review», sollecitato dalle parti sarà una delle modifiche al Ddl Stabilità su cui si potrà intervenire alla Camera.

Lo conferma il sottosegretario alla Presidenza, Giovanni Legnini, interpellato a margine di un workshop sulla «Comunicazione per la Macroregione Adriatico-Ionica», dopo l'apertura del presidente del Consiglio, Enrico Letta.
Sì del Senato al maxi-emendamento.
In nottata è arrivato il via libera dell'aula del Senato alla fiducia posta dal Governo sul maxiemendamento sostitutivo della legge di Stabilità. I sì sono stati 171, i no 135.
Per ottenere la fiducia ne sarebbero bastati 154.
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