Il-Trafiletto
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20/07/14

Che cosa sono i byte

Byte
Un byte è costituito da 8 bit, ciascuno dei quali può rappresentare un uno o uno zero. 

Due bit possono avere fino quattro valori (00, 01, 10 o 11); tre bit offrono otto possibili valori e così via fino a 8 bit, con 256 combinazioni possibili. Ogni carattere in un documento è un byte: le 256 possibilità sono sufficienti ad assegnare un valore a tutte le lettere in maiuscolo e minuscolo, a tutti i numeri, ai segni d'interpunzione e a molti altri simboli.
Alcuni esempi 

08/05/14

La visita medica si fa su Skype

Chi non conosce Skype? E' uno strumento a noi tutti noto perchè ci consente di chiamare, videochiamare, chattare con amici, conoscenti, fare videoconferenze per motivi di lavoro. Che dire del connubio Skype- medici?
Sembra che presto anche in Italia sarà possibile effettuare una visita con il proprio medico curante: basterà un click,  tramite smartphone, tablet, Skype, e altre applicazioni web, senza muoversi da casa. In base alle linee d'indirizzo nazionali approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, sarà possibile usufruire di prestazioni sanitarie a distanza, monitorare dei malati cronici e, fare interventi d'emergenza in zone isolate e impervie del Paese.
Immagine presa dal web
Il documento d'intesa, siglata tra il Governo e le Regioni definisce, si occupa di tutti gli aspetti della telemedicina: dall'organizzazione del servizio alla sua integrazione nel Servizio sanitario nazionale, fino agli aspetti etici e regolatori, incluso il tema della privacy. Definisce i criteri di autorizzazione e accreditamento da parte delle strutture sanitarie per l'erogazione di prestazioni in telemedicina, l'organizzazione del servizio, le modalità e i criteri di efficienza. Secondo l'intesa sarà creata una commissione tecnica costituita da sei componenti, tre designati dal ministero della Salute e tre dalle Regioni, vigileranno sulle eventuali criticità. Non sono previsti compensi per i membri della commissione. Il bello di questa iniziativa è che tutta l'operazione sarà 'costo zero'. "All'attivazione delle presenti linee guida - recita l'articolo 4 dell'accordo - si provvederà nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste dalla legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica". A scanso di equivoci, le linee guida danno una definizione precisa di "telemedicina" : "La telemedicina non sostituisce la prestazione sanitaria tradizionale nel rapporto personale medico-paziente, ma la integra per potenzialmente migliorare efficacia, efficienza e appropriatezza". E specifica: "Non rientrano nella telemedicna portali di informazioni sanitarie, social network, newsgroup, posta elettronica o altro". La telemedicina dovrebbe offrire delle nuove opportunità quali ad esempio più equità di accesso alle prestazioni, riduzione dei ricoveri, miglioramento dell'assistenza sanitaria in carcere. La televisita, ad esempio, coinvolgerà, a distanza, il medico e il paziente, senza escludere la presenza di una terza persona: la presenza di un operatore sanitario che assista il paziente coadiuvando il medico. Attenzione, televisita e non  teleassistenza, che è invece un sistema socio-assistenziale per la presa in carico della persona anziana o fragile a domicilio. Sarà inoltre attivo anche il teleconsulto, un'attività di consulenza a distanza tra medici. Chi beneficerà di questo servizio?  I malati cronici, come i diabetici o i cardiopatici che, pur conducendo una vita normale, devono sottoporsi a costante monitoraggio di alcuni parametri vitali. Indispensabili al buon funzionamento del servizio saranno necessari strumenti come apparati biomedicali, sistemi hardware e software; dispositivi mobili (smartphone, tablet); applicazioni web. Le informazioni sanitarie che saranno trasmesse saranno: video (endoscopia, ecografia); audio (suoni stetoscopio); cartaceo (storia clinica del paziente, dati anagrafici). E' chiaro che affichè questo servizio sia efficente ed efficace è prevista la formazione non solo dei medici e degli operatori sanitari, ma anche dei pazienti. Si parla di formazione dei teleassistiti poichè in gran parte si tratta di pazienti anziani, con scarsa dimestichezza delle tecnologie. La formazione non sarà certo limitata agli aspetti meramente tecnologici, ma verterà anche sugli aspetti sociali e sul cambiamento del rapporto medico-paziente, che dovrà avere la certezza che, pur a distanza, sarà assistito e curato. Da non dimenticare tra l'altro, che vi sono e non meno importanti, gli aspetti etici, legati al rapporto fiduciario medico-paziente in un nuovo contesto come questo. Stesso dicasi per la privacy, infatti le operazioni sui dati personali e sanitari del cittadino necessarie per l'erogazione di servizi di telemedicina rientrano tra i trattamenti di dati sensibili. Speriamo che questa iniziativa possa presto essere operativa.

20/04/14

La carta d’identità dirà se siamo o no donatori di organi.

Potrebbe diventare presto realtà la possibilità di indicare sul proprio documento la volontà di donare i propri organi in caso di decesso. Ad annunciarlo è il Movimento Cinque Stelle, che rende noto il recepimento, da parte del Governo, di un Ordine del Giorno, a prima firma Matteo Dall'Osso, approvato dalla Camera il 25 luglio 2013. Non ci sono scadenze previste, fa sapere il Governo, ma il decreto interministeriale prevede che il Comune invii al Sistema informativo trapianti (Sit) "l'informazione relativa al consenso o al diniego alla donazione di organi e tessuti, eventualmente espresso dal cittadino maggiorenne in sede di rilascio del documento". In realtà un decreto di questo tipo già c’era. Ripercorriamo i fatti. Il 30 dicembre 2009 il decreto legge numero 194 introduceva una bella novità: anche la carta d’identità può contenere l’indicazione del consenso ovvero del diniego a donare i propri organi in caso di morte. Peccato che quella legge non prevedeva le modalità di trasmissione dei dati (consenso o diniego) dal Comune al SIT-Sistema Informativo Trapianti: in parole povere l’ufficiale delle anagrafe che raccoglieva le volontà del cittadino, poi non era obbligato a inserire questa informazione nel SIT e quindi l’informazione restava lì, nel Comune dove era stata raccolta, risultando di fatto assolutamente inutile. Tre anni e mezzo dopo, finalmente, arriva una norma che colma quella lacunosa normativa e dice che l’inserimento della volontà sulla carta d’identità deve contestualmente essere inserita nel SIT. E dopo tre anni e mezzo solamente in tre Comuni si è attuato questo decreto: Perugia, Terni e Cesena. Ci sono poi altri 106 comuni che stanno lavorando in tal senso. Tutti i Comuni d’Italia sono circa 8mila: al ritmo di un Comune ogni 14 mesi, come è stato fin’ora, arriveremo a poter esprimere tutti la nostra volontà in Comune fra 9.333 anni.

20/03/14

Perché si dice " Non c'è trippa per gatti?".

Il detto "non c'è trippa per gatti" è datato 1907. in quell'anno a Roma venne eletto sindaco Ernesto Nathan( Londra 5 ottobre 1845 - Roma 9 aprile 1921), quello che ancor oggi viene considerato il miglior sindaco della città. Appena messo piede in Campidoglio, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Il neo sindaco lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che da quel momento in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso che non ne avessero più trovati, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c'è trippa pe' gatti, che sta quindi a significare che non ci son più soldi per le spese superflue, che si devono tagliare gli sprechi.
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