Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta gatti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta gatti. Mostra tutti i post

12/05/15

La clinica per gatti terminali di Maria Torero

Tutto cominciò...: La clinica per gatti terminali di Maria Torero: Vi siete mai chiesti che fine fanno i gatti malati terminali di cui nessuno si prende cura? Sono moltissimi gli esemplari che ogni anno muo...

20/04/15

Mic, il gatto che sognava di essere un delfino

Tutto cominciò...: Mic, il gatto che sognava di essere un delfino: Sono sempre stata una divoratrice di storie , e rimpiango i tempi in cui in quelle storie potevo davvero immedesimarmi, completamente. Sono ...

09/11/14

Il curioso fenomeno dei gatti nei cerchi

Complici tutti i video che pubblicano sul web gli amanti dei gatti, si è notato lo strano fenomeno che vede protagonisti i gatti. Pare che il gatto, se vede l'immagine di un cerchio, che sia disegnato o creato con funi, nastri o cinture, debba assolutamente porsi al centro del cerchio.

Un curioso fenomeno che ha dato vita ad un interesse generale per toccare con mano e riprodurre l'esperimento se in casa si ha l'amico felino. Detto e fatto il cerchio, il gatto vi si pone dentro e non vuole uscire. A testimoniare la riuscita di questo esperimento tantissime foto di mici dentro i cerchi stanno invadendo i social. Ma le prime immagini di gatti dentro ai cerchi le ha postate il fotografo Guermike amante dei gatti che ha mostrato con una serie di scatti, passo a passo, il bizzarro comportamento dei gatti di casa.

Ma perchè il gatto ama stare nel cerchio?
Una spiegazione scientifica c'è e prova a spiegarcelo un medico veterinario: "Per quanto si tenda spesso a sottovalutarlo, i gatti oltre ad essere predatori sono prede - spiega Chiara Mariti, veterinaria dell'Avec (Associazione di Veterinari Esperti in Comportamento) e docente del Master in Etologia Clinica Veterinaria all'Università di Pisa. Il gatto è un animale che ha molta paura e che si stressa facilmente. La delimitazione di uno spazio, che per lui diventa il suo spazio individuale, gli dà probabilmente un senso di sicurezza".
Gatto in un cerchio
immagine presa dal web
Quella forma disegnata a terra, per il gatto diventa un limite che altri individui non devono superare, o non possono superare. Lo conferma anche come i gatti amino stare nei cassetti o all'interno di scatoloni: più gli spazi sono piccoli e più loro sono contenti, anche perché non sempre gradiscono il contatto con gli altri e l'idea di avere un luogo a loro riservato li alletta". Interessante, ma speriamo che gli strani atteggiamenti dei nostri amati pelosi non siano per tenere fuori noi dai loro limiti, meglio allora non indagare troppo.



21/09/14

Il gatto va amato, ma non viziato!

Il proprio gatto va nutrito o si nutre da solo e predilige carne o pesce, ma si abitua presto a mangiare quello che trova o gli viene dato, non bisogna viziarlo troppo, altrimenti si corre il rischio di spendere tanti soldi e di vedere il nostro felino comunque insoddisfatto.


I gatti, essendo carnivori mangiano carne e pesce e ottengono tutta la loro energia dalle proteine e dai grassi che si trovano presenti in questi alimenti, ma quando può vivere all'esterno adora cacciare e mangiare piccoli uccelli, topi, arvicole e altri piccoli animali della fauna selvatica.

I gatti hanno bisogno di proteine a base di carne, non di proteine di origine vegetale e se vengono nutriti con troppo mangiare in scatola (oltre ad essere costoso) si corre il rischio di rendere il gatto obeso e con diversi problemi di salute, che possono drasticamente abbreviare la durata della vita di un gatto e la qualità complessiva della vita del nostro felino

Infine la dentatura del gatto dipende dalla specie e alcuni proprietari spazzolano i denti dei loro gatti, mentre altri danno al loro animale un osso carnoso crudo (spesso sotto forma di un'ala di pollo o il collo) una volta alla settimana per mantenere i denti del proprio gatto i più puliti possibili.
I gatti hanno bisogno di alcune attenzioni

12/04/14

UN PESCE PER AMICO

Sono animali domestici facili da tenere, e per questo adatti ai bambini piccoli che ancora non hanno la maturità per occuparsi di un animale domestico come cani o gatti. Ecco qualche suggerimento per farli vivere felici.

I pesciolini rossi (Carassius auratus il loro nome scientifico) sono facili da curare e mantenere, ma hanno comunque precise esigenze da rispettare.
IL RECIPIENTE: La scelta è importante perché i pesci hanno bisogno di ossigeno. La superficie di contatto fra l'acqua e l'aria deve perciò essere ampia, ed è dunque meglio una vasca rettangolare invece della classica boccia di vetro. Mettete qualche sassolino e una piantina acquatica adatta alla specie di pesce che abiterà il recipiente, per creare un abitat il più simile possibile al naturale.Per spostare i pesciolini dal sacchetto alla vasca, all'arrivo a casa, usare una retina
LA POSIZIONE: La vasca va posta in un luogo dove ci sia luce ma non batta il sole, lontano dalle finestre e senza correnti d'aria.
L'ACQUA: Ogni pesce vorrebbe almeno dieci litri d'acqua a disposizione. L'acqua deve essere a temperatura ambiente e sempre pulita: se la vasca non ha un sistema di filtrazione, è opportuno cambiaria parzialmente (la metà) almeno due votte la settimana.
CONTROLLARE L'ACIDITA': Il grado di acidità (pH) dell'acqua va controllato periodicamente. Se è troppo alto (intomo al1'8) bisogna intervenire con specifici additivi. Sia le cartine per misurare il pH sia gli addrtivi (biocondizionatori) si trovano in tutti i negozi specializzati.
LA DIETA: I pesciolini hanno bisogno di una dieta integrata, con proteine, grassi, carboidrati. Allo scopo esistono mangimi specifici che si trovano anche nei supermercati. Può bastare un pasto giomaliero, la mattina, ma meglio sarebbe fornire cibo 2-3 volte al giomo. La quantità deve essere consumabile in pochi minuti, perché i residui sporcano l'acqua così come gli avanzi o le briciole di pane, sconsigliabili. E gli eccessi altimentari sono più dannosi ai pesciolini del digiuno.

20/03/14

Perché si dice " Non c'è trippa per gatti?".

Il detto "non c'è trippa per gatti" è datato 1907. in quell'anno a Roma venne eletto sindaco Ernesto Nathan( Londra 5 ottobre 1845 - Roma 9 aprile 1921), quello che ancor oggi viene considerato il miglior sindaco della città. Appena messo piede in Campidoglio, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Il neo sindaco lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che da quel momento in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso che non ne avessero più trovati, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c'è trippa pe' gatti, che sta quindi a significare che non ci son più soldi per le spese superflue, che si devono tagliare gli sprechi.

27/02/14

Italiani | Ottimi amici degli animali le nostre città meno!

Notoriamente noi italiani trattiamo bene i nostri animali, na non altrettanto le nostre città. Dal terzo "Rapporto animali in città" firmato da Legambiente, dedicato a mappare i servizi dislocati sul territorio nazionali per Fido e compagni, è emerso che non abbiamo sufficienti strutture per accogliere i nostri animali. Dal documento infatti emerge come gli amici a quattro zampe siano benvoluti dagli italiani, ma come le città siano trascurate negli spazi aperti a loro dedicati, aree costiere attrezzate comprese. L'indagine ha coinvolto 81 capoluoghi di provincia, divisi in grandi, medie e piccole città, che hanno contribuito rispondendo a un questionario. Emerge dai dati come a livello amministrativo i nostri capoluoghi siano abbastanza preparati ad affrontare le problematiche animali: circa l'86% dei comuni ha infatti un assessorato o un ufficio dedicato (percentuale che arriva al 100% per le grandi città), mentre decisamente più basse sono le percentuali (dal 48% delle piccole città al 72% delle medie) riguardo i censimenti delle strutture e dei luoghi dedicati ai servizi agli animali d’affezione (come canili, colonie feline, pensioni per cani e gatti, campi di educazione e addestramento cani, allevamenti, aree urbane per cani presenti sul territorio comunale).

Teniamo pulite le città
Proprio riguardo le aree destinate agli amici a quattro zampe per il rapporto sono ancora poche quelle all'aperto dove portare a passeggio gli animali: mediamente, nei comuni interessati dall'indagine, è presente uno spazio dedicato ogni 28.837 cittadini. Ma anche al chiuso sono poche le amministrazioni che hanno adottato regolamenti per l'accesso di cani e gatti in uffici o locali aperti al pubblico (il 47%), e ancor meno (il 34%) quelli che lo hanno fatto per l'accesso a laghi e mare. Nel complesso le città che offrono i servizi migliori per gli animali domestici sono Padova, Prato e Pordenone, rispettivamente per i grandi, medi e piccoli centri (qui la classifica completa).

Ma non ci sono solo cani e gatti, anche se una mappatura degli animali selvatici (utile per esempio per stimare e prevenire danni risultanti, come gli incidenti stradali) è presente in media solo nel 26% dei comuni, e appena il 15% delle amministrazioni ha a disposizione i contatti per per rivolgersi ad un centro di recupero di animali selvatici.

21/10/13

La Pet Therapy: a cosa serve e come si sviluppa



Per chi convive quotidianamente con un pet  le occasioni di riconoscimento dei benefici, sulla salute psicofisica e sul benessere in generale, sono molteplici e differenziati. Relazionarsi con un cane, un gatto, o qualunque altro essere animale con cui si possa stringere un legame affettivo comporta una serie di effetti positivi, che coinvolgono la sfera emotivo-relazionale e quella fisica.
Dal piacere del contatto fisico con l’animale, allo stimolo ad una vita più sana, con momenti di svago e passeggiate all’aria aperta, la compagnia di un animale riduce il senso di solitudine, soprattutto per le persone anziane, prendersi cura di un altro essere vivente incoraggia il senso di responsabilità e aiuta la condivisione, per bambini ed adolescenti, fino ad arrivare all’attenuazione dei sintomi depressivi od ansiogeni ed alla regolazione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca.
Le prime documentazioni a tal proposito risalgono alla fine del 1700, quando in Inghilterra alcuni pazienti con disturbi mentali furono incoraggiati a prendersi cura di animali domestici, seguirono poi sperimentazioni simili in Germania e Francia, fino ad arrivare alla metà del secolo scorso quando lo psichiatra infantile Boris Levinson scoprì che quando nel suo studio era presente il suo cane, i bambini con disturbi psichici da lui seguiti erano fortemente attratti dall’animale, agivano in maniera più spontanea e si relazionavano più facilmente con il terapeuta. Il cane svolgeva una funzione mediatrice agevolando gli scambi comunicativi e creando un setting facilitato in cui i bambini si sentivano maggiormente a proprio agio e potevano manifestare liberamente le proprie emozioni e sensazioni.
Successivamente Levinson descrive la propria esperienza nel libro “The dog as Co-Therapist”, elevando ufficialmente il ruolo dell’animale nelle cure psicologiche a co-terapeuta e conia il termine Pet Therapy per definire le terapie basate sui benefici della relazione uomo-animale.
La “terapia per mezzo dell’animale” è impostata dunque sul rapporto che si instaura, singolarmente o in un lavoro di gruppo, con l’animale impiegato, ed affianca le terapie in atto coadiuvando e rafforzando gli effetti ottenibili, e si differenzia in:
A.A.A: Attività Assistite con Animali, che prevedono interventi educativo-ricreativi e di supporto psico-relazionale con varie tipologie di utenti, non hanno valenza prettamente terapeutica e di conseguenza non necessitano di prescrizione medica e sono meno vincolate, nei tempi e nelle modalità, delle attività a scopo terapeutico.
T.A.A: Terapie Assistite con Animali, sono basate su interventi che affiancano le terapie tradizionali già in uso, vengono progettate da un’équipe multidisciplinare e prevedono obiettivi specifici e monitoraggio dell’efficacia.
In entrambe le aree lo scopo di base è un miglioramento delle condizioni di vita e del benessere psico-fisico della persona, che, nel caso delle T.A.A. si declina nella cura dei disturbi fisico-motori, psichici, cognitivi ed emotivo-relazionali specificamente riguardo l’utente o gli utenti fruitori del progetto.
L’utenza a cui può venire indirizzata la terapia con animali è varia, possono beneficiare di interventi di Pet Therapy soggetti in età evolutiva con problematiche di handicap psico-fisico o disturbi comportamentali, bambini o adolescenti in situazione di disagio socio-familiare, adulti con sindromi depressive o ansiogene, persone che presentano difficoltà comunicative di vario genere, anziani in situazione di solitudine o demotivazione.
La Pet Therapy è sconsigliata nei casi di zoofobie, ipocondria o immunodepressione (per la possibilità, reale o presunta, che l’animale sia veicolo di malattie), allergie specifiche, psicosi maniacali o malattie mentali gravi in cui può essere a rischio l’incolumità dell’animale.
Partendo dunque dal presupposto che ogni intervento debba venire attentamente valutato, sia in considerazione del disturbo o difficoltà presentato, sia dell’utenza a cui ci si rivolge e sia del tipo di animale da scegliere, e che debba essere garantito il rispetto dell’individualità dei soggetti partecipanti (umani ed animali), i pets utilizzabili come co-terapeuti possono essere:
Cani, di cui alcune razze vengono ormai considerate “da Pet Therapy” per eccellenza (Golden e Labrador Retriever soprattutto, in considerazione della loro docilità e socievolezza), amici dell’uomo per definizione, coinvolti in interventi con anziani ospiti di case di riposo, disabili, persone con sindrome autistica, bambini con difficoltà comportamentali, singolarmente o in gruppo; con il cane si instaura un rapporto di profonda complicità ed affetto, in cui imparare le regole di base per una relazione gratificante, la tendenza genetica della specie canina ad assoggettarsi e seguire un capobranco fa sì che, se ben impostato, l’intervento di Pet Therapy con il cane funga da rafforzatore dell’autostima, da catalizzatore nelle cure dei disturbi emotivi e come base affettiva sicura in situazioni di disagio sociale o relazionale, inoltre può aiutare nella cura di disturbi psico-fisici se impiegato in attività di dog-agility assieme all’utente.
Gatti, i principali benefici ottenibili dalla compagnia e dal contatto fisico con un gatto riguardano la sfera dei disturbi strss-correlati, disturbi depressivi, sindrome ansiogena e problematiche comunicativo-relazionali. A differenza del cane, la difficoltà del gatto a fidarsi ed affidarsi all’essere umano stimola la costanza nei rapporti, l’autocontrollo (raramente la specAsini, l’onoterapia sfrutta alcune caratteristiche proprie dell’asino, quali la piacevolezza al tatto, la taglia ridotta, la pazienza, la lentezza dei movimenti, che tendono alla ripetizione monotona, per creare un tipo di relazione rassicurante e progressiva, motivo per cui viene destinata principalmente a persone con disturbi psichiatrici o comportamentali e disabili motori, ma non mancano i risvolti più specificamente educativi (come in genere per qualunque progetto che implichi la presa in cura di un essere vivente) per cui l’asino può essere agevolmente impiegato in attività ricreative (passeggiate) o inserito in progetti educativi, anche di gruppo.
A seconda delle problematiche interessate e delle possibilità (di spazi e tempi, nonché di personale atto a dirigere ed accompagnare nell’intervento) si può dunque scegliere tra una vasta gamma di progetti possibili, nell’ottica di una partecipazione attiva e consapevole, sia degli utenti che dei co-terapeuti! ie felina apprezza contatti invadenti), l’impegno prolungato per ottenere risultati tangibili. Il contatto con il pelo del gatto è piacevole e distensivo, agisce sul battito cardiaco e sulla pressione sanguigna, l’emissione delle fusa dona un immediato riscontro delle attenzioni rivolte all’animale, ma non è l’unico modo di interagire con esso, interventi di Pet Therapy con gatti possono essere sviluppati anche gestendo gruppi felini dei gattili, a cui somministrare cibo e cure e da cui ottenere, con il tempo, fiducia ed avvicinamento graduali.
Cavalli, l’ippoterapia (il movimento del cavallo viene utilizzato come strumento riabilitativo), o rieducazione equestre (intervento più attivo dell’utente, anche nella guida del cavallo) è forse il settore più noto all’interno della Pet Therapy, il cavallo è un animale dall’indubbio fascino, ed anche con esso la relazione che si può creare produce intense gratificazioni da ambo le parti; la rieducazione equestre (di cui l’ippoterapia è una branca) viene utilizzata soprattutto come aiuto nella cura di disturbi muscolari, neurologici, post-trauma e nelle disabilità con forte componente fisica, anche se, in virtù del rapporto instaurabile con il cavallo, si possono prevedere anche interventi per casi di disagio e disturbi emotivo-relazionali. Fare Pet therapy con i cavalli non significa necessariamente (o non solo) montarci sopra, l’intervento generalmente (se il caso lo consente) parte dall’acquisizione delle nozioni di base per la cura dell’animale, e prevede spazzolature, pulizia dei box e vicinanza con il cavallo al fine di raggiungere quella fiduccia di base che permetterà l’eventuale monta in sella.
Uccelli, principalmente pappagallini e canarini, in virtù della potenzialità a stimolare l’allegria e a migliorare l’umore, vengono impiegati in progetti rivolti ad anziani e per la riduzione dell’aggressività (ad esempio nelle carceri), anche in funzione delle cure ridotte di cui necessitano e della possibilità di alloggio anche in ambienti chiusi.
Delfini, anche per essi la funzione principale è quella di destare gioia ed allegria, soprattutto per soggetti in età evolutiva, possono essere inseriti in interventi destinati a persone con disturbi emotivi e relazionali, a persone con sindrome autistica, a persone con problemi nella sfera affettiva (il delfino è un mammifero estremamente evoluto, in gradi di riconoscere e interpretare il linguaggio del corpo e soddisfare i bisogni comunicativi anche quando problematici). Il grado di avvicinamento all’animale può variare dall’osservazione con interazione minima (ad esempio in interventi di gruppo) al contatto fisico (in questo caso è necessario saper nuotare).
Mammiferi di piccola taglia, perlopiù criceti, conigli e porcellini d’india, adatti a persone con problemi psicologici lievi, e in generale come facilitatori relazionali (come per gli uccelli, vengono impiegati negli interventi nelle carceri).
Pesci e tartarughe, impiegati nelle sindromi collegate allo stress, come calmanti in gradi di ridurre ansia e sintomi depressivi, in generale il loro accadimento facilita una presa in carico di responsabilità e riduce il senso di inadeguatezza.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.