Il-Trafiletto
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25/10/14

Linux libero e gratis per tutti presentato in 93 città d'Italia

Si ripresenta per il 2014 il "linux day" il sistema operativo libero. Incontri a tema in novanta città d'Italia per far conoscere com'è opportunamente vantaggioso il software 

Linux, il sistema operativo creato da Linus Torvalds "solo per divertimento" nei primi anni Novanta e che è alla base dei milioni di smartphone Android (84,7% del mercato) ed è leader nelle infrastrutture Cloud, è il sistema operativo alternativo a Microsoft Windows e Apple OS X che si presenta oggi in Italia.

Chiamati dall'Italian Linux Society (ILS) a festeggiare l'informatica libera, attira appassionati, curiosi e amatori a toccare con mano l'informatica libera ma anche per testare le potenzialità dei software nati dalla collaborazione di centinaia di sviluppatori sparsi in tutto il mondo, ma anche per ragionare su un altro modo di cultura aperta e condivisione.

Le regole degli organizzatori sono poche e semplici: ingresso libero e gratuito e disponibilità a spiegare al grande pubblico i vantaggi, non solo economici, di usare software open source. Ad ospitare gli eventi, che quest'anno sono 93, ci saranno scuole, università, associazioni e l'elenco completo è disponibile sul sito ufficiale gestito dalla ILS.

Protagonista comune di ogni evento sarà, appunto, Linux (o GNU/Linux, come vorrebbero i puristi), Linux è tuttavia solo la punta dell'iceberg di un movimento, quello del software libero, che spazia dalla tecnologia, alla società, al rapporto con l'informazione, alla privacy. Lo stesso Mark Shuttleworth, il creatore di Ubuntu, la più diffusa versione di Linux, disse una volta che "il software libero è più grande di Linux, è più grande di un singolo progetto: è nella sua globalità che cambierà il mondo".

09/10/14

Parola d'ordine di gruppo: Resilienza | Supplenze di qualità e dignità lavorativa


La parola d'ordine del gruppo è: Resilienza, per "insegnanti supplenti in una scuola di qualità e dignità lavorativa".

Una realtà, quella dei docenti supplenti, costellato di tante sensazioni emozionanti, partendo dalla felicità del primo incarico, all'irrefrenabile impeto di gioia nel dovere gestire una classe, fino ai tanti sacrifici che compagni fedeli ti restano accanto inesorabili nel migrare verso altre realtà cittandine.
Certe volte ci si sente abbandonati, in balia di politici e burocrati che sanno soltanto ragionare in termini numerici e statistici.

Nasce cosi il gruppo Facebook "Supplenti della Scuola per la qualità e dignità del lavoro" che vuol adottare e fare figlia propria la parola, d'ordine adesso, Resilienza. Nel settore dell'ingegneria la "resilienza" è la capacità di una struttura di apporre resistenza ad uno scossone improvviso senza lesionarsi. In questo caso è la "capacità di una persona di preservare la propria integrità e il proprio scopo fondamentale dinanzi ad una improvvisa modificazione delle circostanze".


04/08/14

Castelfranco città medioevale

Castelfranco Veneto (m 43 s.m.; ab. 28.511)
Si trova nel Veneto, in provincia di Treviso da cui dista 26 km. È situata nella pianura ad est di Treviso, alla sinistra del torrente Musone, affluente del Brenta.
Castelfranco città medioevale Castelfranco Veneto si caratterizza per l'impronta quadrangolare del suo nucleo storico, sorto in posizione militarmente strategica, completamente circondato da un canale e da un terrapieno erboso su cui sorgono le mura.
Storia La città viene fondata nel 1199 da cento famiglie trevigiane su un probabile castrum romano. Per la sua fiorente economia, favorita da una particolare politica fiscale, e soprattutto per la sua posizione strategica è ambita e attaccata da Padovani e Feltrini, nel 1215 e nel 1220. Dopo il regime ezzeliniano, tragicamente cessato nel 1259, e un breve periodo di signoria caminese e scaligera, passa a Venezia il cui dominio, temporaneamente interrotto dalla guerra della lega di Cambrai, dura fino alla fine della Repubblica, nel 1797.
 In seguito passa agli Austriaci che la elevano al rango di città e la tengono fino al 1866, anno dell'annessione al Regno d'Italia.
Arte e monumenti Il nucleo originario della città è raccolto entro la cinta delle mura merlate del castello eretto dai Trevigiani, intervallate dai quattro torrioni angolari e dall'imponente torre mediana, o dell'Orologio, sopraelevata e adattata a campanile del Duomo nel secolo XVIII. Castelfranco ha una lunga e pittoresca fila di case e portici, ed antichi edifici con eleganti logge ed affreschi. Appartengono al secolo XV l'antico albergo Alla Spada con facciata affrescata da B. e C. Campagnola, il palazzo Menegosto, la casa Costanzo e la loggia del Pavaglione.
Notevole è la casa ritenuta del Giorgione, oggi Museo Giorgionesco, con un bellissimo affresco decorativo all'interno attribuito all'artista stesso. Cinquecentesche sono le case Piacentini, ora albergo alla Stella, Bovolini-Pinarello, Marta e Rainati, tutte affrescate, ed ipalazzi Novello-Chiavacci, Colonna-Rainati e De Castellis. Il '700 rinnova il volto della città e l'architettura di molti edifici.
A questo periodo risalgono S. Maria della Pieve, con grande pronao corinzio, opera di G. Riccati, la chiesa di S. Giacomo Apostolo, opera di G. Massari, il Teatro Accademico e il palazzetto della Biblioteca Civica, progettati da F.M. Preti. Il Duomo di S. Liberale, di linee palladiane, è ricco di notevoli opere d'arte, tra cui una notevole pala del Giorgione, eseguita intorno al 1505, e dipinti di A. Zanchi, Palma il Giovane e P. Piazza. La sagrestia conserva brani di affreschi di P. Veronese, dipinti di P. Damini, P. Piazza e G.B. Ponchini, preziosi paramenti e suppellettili sacre e rari codici miniati. Settecenteschi sono pure i palazzi Duodo e Azzoni-Avogadro, con stucchi ed affreschi dell'epoca, ed il palazzo Novello-Baggio.
Il Museo Civico, che accoglie anche la Biblioteca Comunale, raccoglie reperti archeologici romani, armi, cimeli, stampe e dipinti.
Manifestazioni Festa patronale di S. Liberale (27 aprile); fiera del radicchio castellano (dicembre). Concorso internazionale per cantanti lirici (luglio).
Prodotti enogastronomici La specialità ortofrutticola della zona è il radicchio castellano o variegato.
Tra i formaggi troviamo il pannarello, il latteria e la casatella trevigiana.
In campo enologico, le vicine Conegliano e Valdobbiadene sono famose per la produzione di Prosecco, Cartizze e Spumante.

Radicchio variegato al gorgonzola
Valori nutrizionali Protidi 7 Lipidi 15 Glucidi 27 Kcal 271
Ingredienti per 4 persone:
*500 g di radicchio variegato
*150 g di pane raffermo
*50 g di gorgonzola
*olio d'oliva
*succo di limone
*aglio *pepe *verde
Mondate il radicchio, lavatelo in acqua corrente, sgocciolatelo e asciugatelo con cura, poi tagliatelo e accomodatelo in un' insalatiera. Sciogliete in olio d'oliva e succo di limone dei pezzettini di gorgonzola. Tritate del pepe verde ed aggiungetelo alla salsa con la quale condirete il radicchio incorporando ad esso il pane raffermo tagliato a dadolini minuti e fritto in olio dove avrete schiacciato un paio di spicchi d'aglio. Il radicchio variegato di Castelfranco si presta meno alle cotture di quello di Treviso: è soprattutto una stupenda insalata, di gusto delicato e dai colori meravigliosi che con la cottura scompaiono.

17/05/14

Quanto costa al mese il bebè?

Quando si tratta di risparmio bisogna armarsi di pazienza. E' necessario verificare il rapporto-qualità prezzo, eliminare i prodotti non indispensabili, e soprattutto approfittare di tutte le offerte disponibili.

Chi è diventato genitore da poco si trova ad affrontare una marea di spese per il proprio bebè. Una notevole fetta del budget familiare se ne va per pannolini, latte in polvere e liquido, biscotti, pappe, omogeneizzati vari, salviettine, prodotti per la cura del corpo ecc. A quanto ammonta la spesa mensile? In base ad una indagine condotta da Adiconsum e  Klikkapromo.it,  motore di ricerca delle offerte nei supermercati, la spesa, prendendo in considerazione i prezzi interi, si attesta intorno ai 230 euro. Ma approfittando degli sconti la spesa può essere abbattuta fino al 40%.

E per chi ha i bambini piccoli è una grossa opportunità. L’indagine ha preso in considerazione  6 città  campione: Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. La spesa più bassa per l’acquisto di: 900 gr di biscotti, 1,6 kg di latte in polvere, 7,5 l di latte liquido, 7,2 kg di omogeneizzati alla frutta, 4,8 kg di omogeneizzati di carne, 180 pannolini e 260 salviettine si è registrata nella città di Firenze, quella più alta a Bologna, come si evince dalla tabella sottostante:
Costo figli
immagine presa dal web

Città Costo in euro
Firenze 141,73
Milano 142,56
Roma 142,65
Torino 143,91
Napoli 145,32
Bologna 146,33

Ora, come si può notare, vi sono notevoli differenze di prezzo sui singoli prodotti fra le città analizzate: basti pensare agli omogeneizzati a base di frutta, il cui prezzo per i bolognesi è maggiore del 25% rispetto ai romani e ai milanesi. Un altro caso clamoroso: a Napoli, lo stesso pacco di pannolini arriva a costare circa il 21% in più rispetto al capoluogo emiliano; stessa differenza fra Roma e Milano sul latte in polvere, con le coppie romane costrette a sborsare 1,50€ in più. Tutto questo in virtù del fatto che i prezzi sono liberi.  Per risparmiare sui prodotti per l’infanzia valgono gli stessi consigli per l’acquisto degli altri prodotti: cercate le offerte più convenienti in base al rapporto qualità prezzo.

20/03/14

Perché si dice " Non c'è trippa per gatti?".

Il detto "non c'è trippa per gatti" è datato 1907. in quell'anno a Roma venne eletto sindaco Ernesto Nathan( Londra 5 ottobre 1845 - Roma 9 aprile 1921), quello che ancor oggi viene considerato il miglior sindaco della città. Appena messo piede in Campidoglio, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Il neo sindaco lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che da quel momento in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso che non ne avessero più trovati, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c'è trippa pe' gatti, che sta quindi a significare che non ci son più soldi per le spese superflue, che si devono tagliare gli sprechi.

01/03/14

Varato il "salva Roma" | Toto avrebbe chiosato" Ma mi faccia il piacere..!"

Matteo Renzi lo aveva annunciato, ieri il consiglio dei Ministri ha approvato il decreto sugli Enti locai che recepisce il cosiddetto 'Salva Roma'. Ieri il premier aveva risposto a tono al primo cittadino della capitale, Ignazio Marino, che aveva minacciato di bloccare la citta': "Dobbiamo anche noi abituarci ad avere un linguaggio diverso. Le preoccupazioni che ha esposto il sindaco Marino sono comprensibili, i toni che ha usato no". 


Rimossa web tax, aumento Tasi fino a 0,8 per mille (leggi) Marino aveva lanciato qualche ora prima una provocazione choc: "Da domenica blocco la citta', le persone dovranno attrezzarsi perche' Roma si ferma". Parole in reazione al ritiro, ieri, da parte dell'esecutivo del decreto Salva Roma che doveva destinare fondi importanti alla capitale. In serata la questione e' comunque rientrata, il sindaco si e' detto "molto soddisfatto" delle parole scambiate oggi con Renzi e del lavoro "svolto con grande serieta' che in queste ore verra' completato".

Marino ha detto di aver parlato anche con il sottosegretario Delrio e con altri ministri, "credo si stia lavorando nella direzione auspicata da tutti, ovvero che Roma abbia le risorse per svolgere il suo ruolo di capitale d'Italia". I tecnici del Campidoglio - ha riferito il sindaco - si sono recati ancora una volta a palazzo Chigi per completare la revisione del testo che il presidente del Consiglio domani portera' in Cdm - ha aggiunto Marino augurandosi che "ci siano quei contenuti che possano permettere di scrivere al piu' presto il bilancio della citta', perche' voglio che Roma torni ad essere una citta' normale dove i bilanci non si scrivono con un anno di ritardo, ma di anticipo". Anzi, per Marino il decreto in arrivo "non si deve chiamare Salva Roma ma 'Onora Roma'". La reazione del primo cittadino era stata netta: "Il governo mi deve dare gli strumenti legislativi per poter risanare la citta' una volta per tutte, restituendo quei soldi che sono dei nostri cittadini". Per poi aggiungere: "Non ha senso chiedermi se me ne vado o no, se questi soldi non dovessero essere ridati: io sono arrabbiato e lo sono anche i romani. Dovrebbero inseguire la politica con i forconi. E' giunto il momento dei fatti. Io voglio governare responsabilmente Roma, dopo che per 50 anni sono stati dissipati dei denari. Io il mese prossimo non posso non pagare gli stipendi a migliaia di dipendenti comunali, non posso vendere Acea...". Parole cui e' seguita una telefonata di Renzi a Marino. E alle voci di una forte irritazione del premier per le sue parole, Marino ha replicato dicendo che "lui e il sottosegretario Delrio, che sono stati sindaci, hanno capito molto bene le ragioni della mia lamentela". Per poi spiegare "Io non sono il mago Zurli' e non posso cambiare la citta' in cinque mesi. Posso farlo, pero', in cinque anni".
Nella vicenda e' intervenuto anche l'ex primo cittadino Gianni Alemanno, secondo cui invece "un sindaco ha il dovere di cercare di risolvere i problemi e non certo dare ultimatum che ricadono inevitabilmente sulla vita dei cittadini, unici eroi di questa citta'. Roma rischia di entrare in una paralisi e in un dissesto finanziario senza precedenti. E' veramente tempo che l'amministrazione Marino e il governo Renzi la smettano con questi vergognosi scaricabarili e si assumano le proprie responsabilita' di membri del partito di maggioranza relativa. Altrimenti e' meglio che il sindaco Marino si dimetta e ci mandi a votare il piu' presto possibile".                                           fonte(AGI) .

23/11/13

Perchè si dice "sciogliere un nodo gordiano"?

Alessandro Magno, figlio di Filippo il Macedone, allievo di Aristotele, è stato il personaggio storico che più mi ha affascinato. Il più grande conquistatore della storia antica, e non solo un guerriero, ma un grande stratega, due qualità che lo hanno reso immortale nel tempo.
A lui è legato questo adagio, ad un episodio occorsogli durante il suo lungo viaggio di conquista.
Sciogliere un nodo gordiano, risolvere a proprio vantaggio una situazione difficile, ricorrendo a metodi decisi.  
Alessandro Magno
 Plutarco, nella Vita di Alessandro Magno, riferisce un episodio occorso al grande conquistatore macedone all'epoca in cui Alessandro aveva intrapreso la conquista dell'Asia. Alessandro era arrivato, con il suo esercito, nei pressi della città di Gordio, situata nei pressi dell'odierno villaggio di Pebi, considerata un po' come la porta dell'Asia. In un tempio dedicato a Zeus, c'era un carro a cui era assicurato un aratro, mediante un nodo solidissimo, impossibile da sciogliere. L'oracolo prometteva il dominio dell'Asia a chi fosse riuscito a scioglierlo. Alessandro non perse tempo e con un poderoso colpo di spada tagliò in due il nodo, sgnificando così che l'Asia lui poteva conquistarla con il ferro e non con l'intervento degli dei. E avrebbe portato a termine l'impresa se non fosse morto alla giovane età di 33 anni. Analogamente si dice anche: Tagliare la testa al toro.

16/11/13

Alla ricerca di luoghi mitici

Ho sempre avuto una particolare attrazione per le leggende che riguardano  luoghi, città, continenti mitici scomparsi e mi piace cercare informazioni su di essi, eviscerare teorie, e perchè no? Farmi delle idee in merito e sognarci sopra. Oggi vi propongo, in pillole, dieci luoghi con cui scatenare la fantasia.
Lemuria, il nome di un continente che si sarebbe trovato proprio al di sopra dell’Australia, appunto nell’Oceano Indiano o in quello Pacifico. Ne parlarono spesso e volentieri gli scrittori dell’occulto. Secondo la leggenda, un cataclisma lo fece affondare, proprio come l’Atlantide di Platone.
 Le sette città di Cibola? Impossibile saperlo, ma si dice fossero dei luoghi leggendari al di là del mondo conosciuto, e che fossero sette città d’oro fondate da altrettanti vescovi. I bisogni materiali, in queste città, erano appagati. Tale leggenda iniziò a circolare sin dall’ottavo secolo: in quel periodo, gli arabi conquistarono la città di Mérida, in Spagna, e da lì sette vescovi si dice che scapparono al di là dell’Oceano Atlantico
 Shambhala, secondo molti, potrebbe corrispondere ad Agarthi. Entrambi si troverebbero in India, sotto la catena montuosa dell’Himalaya, ed è un luogo la cui esistenza è affermata persino dal buddhismo tibetano. Il significato del suo nome, in sanscrito, è: luogo di pace, felicità o tranquillità.
Agarthi, secondo varie leggende, sarebbe un regno situato all’interno della Terra: è legata alla teoria della Terra cava. Si parla di una civiltà nascosta all’interno dell’Asia centrale, e molti ritengono che si tratti della stessa Shambhala di cui vi abbiamo parlato nel punto precedente. Ne farebbero parte ben 76 regni, e sarebbe suddiviso in 8 parti. La sua capitale si chiamerebbe Kalapa, e vi risiederebbe il sacerdote-re nel suo palazzo. Molti ritengono che questo regno si trovi in India, e che si troverebbe proprio al centro del mondo!
Atlantide, Shambala, Lyonesse, Agathi
Mai sentito parlare di Hy-Brazil? Si tratta di un’isola leggendaria, che si trovava appunto secondo la leggenda nell’Oceano Atlantico. Ne parlò Plinio il vecchio, chiamandola “insulae pupuraricae”, e per secoli si ritenne che la sua esistenza fosse certa, e i geografi continuarono a disegnarla sulle carte, fino a tempi molto recenti: fino al 1853!
Lyonesse è un’altra isola leggendaria che sarebbe scomparsa e che si dice facesse parte delle isole Scilly, che si trovano nel Regno Unito. Secondo alcune teorie, sarebbe la stessa Avalon, isola di cui vi parleremo tra qualche punto. Si dice che quando quest’isola fu sommersa dalle acqua, si salvò un solo uomo, di nome Trevelyan, che scappò sul suo cavallo bianco. Così, lo stemma della famiglia Trevelyan di Cornovaglia è ora rappresentato da un cavallo bianco che emerge dalle onde!
 Cantre’r Gwaelod, un regno leggendario che si dice sia sprofondato nel mare e che prima occupasse un tratto di terra tra Ramsey Island e Bardsey Island, nell’ovest del Galles. Si dice fosse un paese cinto da mura, e difeso da una diga detta Sarn Badrig, ovvero “Argine di San Patrizio”, ma uno dei due principi, che era ubriacone, fece sì che il mare superasse le chiuse ed invase la terra! Nel 1770, uno studioso gallese di nome William Owen Pughe dichiarò di aver visto abitazioni sommerse 4 miglia al largo della costa di Ceredigion: probabilmente, si trattava di questo regno!
 tutti voi avrete sentito parlare almeno una volta nella vita di El Dorado, un posto leggendario che secondo gli innumerevoli racconti ospiterebbe un’ingente quantità d’oro e di pietre preziose. Si dice che si trovi in America, e gli spagnoli pensarono dopo aver conquistato gli imperi azteco e incas di esservi giunti, ma in realtà non era così. El Dorado: si dice che si chiamasse così perché governata da un re-sacerdote che si chiamava appunto così, o “re dorato”.
Avalon, un’isola che è stata più volte menzionata nel ciclo letterario di Re Artù e di “The Lost World”. Si sarebbe trovata nella parte occidentale delle isole britanniche e il suo significato del suo nome sarebbe “Isola delle Mele” o “Regno delle Fate”. Secondo alcune leggende, quest’isola sarebbe stata visitata da Gesù e Giuseppe d’Arimatea, e quest’ultimo vi avrebbe raccolto il sangue di Cristo nel famoso Sacro Graal, rifugiandosi poi proprio lì e fondandovi la prima chiesa della Britannia! Molti pensano che oggi quest’isola oggi sia la cittadina di Glastonbury (Inghilterra).
Atlantide, un’isola leggendaria che fu menzionata per la prima volta da Platone: secondo quanto riportato nel suo racconto, si tratterebbe di una potenza navale che si trovava “oltre le Colonne d’Ercole”, e che nel 9600 a.C. circa, avrebbe conquistato gran parte dell’Europa ed Africa, ma che poi per opera di Poseidone sarebbe sprofondata in un solo giorno e in una sola notte! Secondo recenti studi, quest’isola sarebbe esistita davvero: non ci resta che attendere che la notizia diventi ufficiale per saperne si più! Restate con noi, se siete curiosi di scoprirlo!

11/11/13

Ad imparare anche le città!

Ad imparare anche le città! Esattamente ciò che ho detto, ma non sono certo sufficenti i dati a disposizione e le corsie preferenziali informatiche della smart city per mettere in cassaforte un futuro migliore. Fornire un intelligenza i grossi centri storici è soltanto il punto di partenza, non il punto di arrivo. Una vera e propria learning city ha bisogno, in più, di un approccio nuovo ed innovativo da parte di chi ci abita. Dunque porte aperte all'apprendimento, alla disponibilità di non chiudere mai il portale magico della conoscenza, saranno elementi fondamentali per fare fronte alle sfide generate dalla longevità umana e dall'esplosione demografica.
«La città è un contesto ideale per la produzione e lo scambio di conoscenze». Questo fatto ci tornerà utile, sostiene Norman Longworth, in un mondo dove il moderno homo civicus è ormai predominante e cresce al ritmo di 65 milioni di individui l'anno, come 7 nuove Chicago alla volta. Secondo Longworth, il guru del lifelong learning, «nelle città contemporanee la formazione continua, lo sviluppo del potenziale umano e sociale, costituisce un importante strumento di crescita».
Shangai

I casi virtuosi di Dublino, Kaunas e Swansea, che hanno trasformato l'apprendimento continuo in un volano di crescita, stimolando la partecipazione dei cittadini allo sviluppo di nuove iniziative economiche e sociali, lo dimostrano. Longworth racconterà la sua esperienza al FutureForum di Udine, una rassegna sull'innovazione e il futuro che per cinque settimane, fino alla fine di novembre, s'interroga sugli scenari in evoluzione da qui a una ventina d'anni. Come muteranno i know how, la scuola, la formazione, i media e le tecnologie che ci mettono in comunicazione globale? Come muteranno le città, i centri storici, i modi dell'autogoverno, le forme collaborative?
Già oggi, buona parte della metà urbana dell'umanità produce oltre l'80% della ricchezza globale. Ma purtroppo di contro ne consuma anche l'80% dell'energia. Megalopoli come San Paolo, Il Cairo o Shanghai, diventano sempre più sature e le campagne sempre più vuote. A ogni nuovo disastro che le colpisce, si dice che ci vogliono strategie nuove. Per questo motivo abbiamo la necessità, il bisogno dell'efficienza della smart city e anche della conoscenza della learning city. Rendere scorrevoli i flussi di persone, energia e informazioni è importante. Ma bisogna anche alimentare le alleanze fra i vari settori della città, per un buon utilizzo delle risorse, motivare i cittadini a mettere in comune i propri talenti e promuovere la creazione di ricchezza attraverso lo sviluppo della capacità imprenditoriale, come si legge nel manifesto delle città che apprendono, presentato all'ultimo congresso del l'Unesco Institute for Lifelong Learning, a Pechino.

Una città dove la popolazione che non ha sete di conoscenza diventa più vulnerabile. «Per rispondere attivamente alle sfide della sostenibilità, dell'invecchiamento, dei flussi di migranti che cercano una vita migliore, è essenziale fare in modo che i cittadini continuino a mantenersi al passo con le conoscenze più recenti», insiste Longworth, che si è occupato per vent'anni di gestione della formazione per Ibm e ora cerca di applicare alla società civile le metodologie già note e praticate in tutte le multinazionali del mondo per stimolare i propri dipendenti a tenersi al passo.
In azienda si chiama «aggiornamento professionale»: perché non trasferirlo sul territorio urbano? Non è pensabile che un cittadino di 60 anni del mondo industrializzato non sia in grado di utilizzare fluidamente gli strumenti informatici che ha a disposizione, eppure capita. Non è pensabile che vaste schiere di persone, soprattutto fra gli anziani, conoscano solo una lingua, quella che hanno imparato da bambini, e non siano in grado di comunicare con molti loro concittadini immigrati. Eppure è così. «Si tratta di pensare alla diffusione di contenuti di sapere che siano rivolti a tutti in quanto individui attivi e partecipi della vita di comunità, in quanto cittadini responsabili del proprio apprendimento, per una migliore convivenza sociale. Si tratta di mettere in comunicazione i giovani con gli anziani, per stimolare lo scambio di conoscenze, consolidare e riqualificare competenze, attitudini e abilità, in particolare attraverso le tecnologie informatiche», spiega Longworth.

Sembrano concetti teorici, ma con un paziente lavoro a livello di enti locali si possono trasformare in realtà. «Lanciare ponti fra università, scuole, amministrazioni pubbliche e istituzioni sanitarie è il primo passo», ricorda Longworth e confessa che nei successi migliori, come il caso della lituana Kaunas, dove schiere di anziani studiano le lingue all'università, molto dipende da singole personalità forti, disposte a impegnarsi in prima persona. «Sono decisive, poi, le reti di scambio fra diverse amministrazioni comunali, dove si possono imparare le buone pratiche già sperimentate», aggiunge. Grazie all'iniziativa dell'Unesco, gli scambi coinvolgono ormai municipalità di tutto il mondo, soprattutto in Estremo Oriente: «In Cina e in Corea si stanno costruendo le politiche più interessanti a favore dell'apprendimento continuo, soprattutto nelle grandi città come Pechino e Seul».
L'ostacolo più grande per una learning city? «La frammentazione». Una città, un territorio, per funzionare al meglio, ha bisogno di un approccio olistico, mentre spesso i vari dipartimenti dei governi locali si muovono a compartimenti stagni. Questo è il grande ostacolo anche per una smart city, dove l'incrocio dei dati è essenziale. L'intelligenza non gradisce i confini, li ci muore.
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