Il-Trafiletto
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17/05/14

Quanto costa al mese il bebè?

Quando si tratta di risparmio bisogna armarsi di pazienza. E' necessario verificare il rapporto-qualità prezzo, eliminare i prodotti non indispensabili, e soprattutto approfittare di tutte le offerte disponibili.

Chi è diventato genitore da poco si trova ad affrontare una marea di spese per il proprio bebè. Una notevole fetta del budget familiare se ne va per pannolini, latte in polvere e liquido, biscotti, pappe, omogeneizzati vari, salviettine, prodotti per la cura del corpo ecc. A quanto ammonta la spesa mensile? In base ad una indagine condotta da Adiconsum e  Klikkapromo.it,  motore di ricerca delle offerte nei supermercati, la spesa, prendendo in considerazione i prezzi interi, si attesta intorno ai 230 euro. Ma approfittando degli sconti la spesa può essere abbattuta fino al 40%.

E per chi ha i bambini piccoli è una grossa opportunità. L’indagine ha preso in considerazione  6 città  campione: Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli. La spesa più bassa per l’acquisto di: 900 gr di biscotti, 1,6 kg di latte in polvere, 7,5 l di latte liquido, 7,2 kg di omogeneizzati alla frutta, 4,8 kg di omogeneizzati di carne, 180 pannolini e 260 salviettine si è registrata nella città di Firenze, quella più alta a Bologna, come si evince dalla tabella sottostante:
Costo figli
immagine presa dal web

Città Costo in euro
Firenze 141,73
Milano 142,56
Roma 142,65
Torino 143,91
Napoli 145,32
Bologna 146,33

Ora, come si può notare, vi sono notevoli differenze di prezzo sui singoli prodotti fra le città analizzate: basti pensare agli omogeneizzati a base di frutta, il cui prezzo per i bolognesi è maggiore del 25% rispetto ai romani e ai milanesi. Un altro caso clamoroso: a Napoli, lo stesso pacco di pannolini arriva a costare circa il 21% in più rispetto al capoluogo emiliano; stessa differenza fra Roma e Milano sul latte in polvere, con le coppie romane costrette a sborsare 1,50€ in più. Tutto questo in virtù del fatto che i prezzi sono liberi.  Per risparmiare sui prodotti per l’infanzia valgono gli stessi consigli per l’acquisto degli altri prodotti: cercate le offerte più convenienti in base al rapporto qualità prezzo.

20/03/14

Perché si dice " Non c'è trippa per gatti?".

Il detto "non c'è trippa per gatti" è datato 1907. in quell'anno a Roma venne eletto sindaco Ernesto Nathan( Londra 5 ottobre 1845 - Roma 9 aprile 1921), quello che ancor oggi viene considerato il miglior sindaco della città. Appena messo piede in Campidoglio, a Nathan venne sottoposto il bilancio del comune per la firma. Il neo sindaco lo esaminò attentamente e, quando lesse la voce "frattaglie per gatti", chiese spiegazioni al funzionario che gli aveva portato il documento. Egli rispose che si trattava di fondi per il mantenimento di una nutrita colonia felina che serviva a difendere dai topi i documenti custoditi negli uffici e negli archivi capitolini. Nathan prese la penna e cancellò la voce dal bilancio, spiegando al suo esterrefatto interlocutore che da quel momento in avanti i gatti del Campidoglio avrebbero dovuto sfamarsi con i roditori che avevano lo scopo di catturare e, che nel caso che non ne avessero più trovati, sarebbe venuto a cessare anche lo scopo della loro presenza. Da questo episodio deriverebbe il detto romanesco Nun c'è trippa pe' gatti, che sta quindi a significare che non ci son più soldi per le spese superflue, che si devono tagliare gli sprechi.

08/02/14

USA | Obama pensa di sospendere gli acquisti degli F35 perché costosi e poco sicuri. E l’Italia?

Dovevano essere i “cacciabombardieri del futuro”, invece sono troppo costosi ed anche poco sicuri, al punto che il Presidente Obama pensa di bloccare le commesse, mentre l’Italia investe 15 miliardi di euro per questi caccia che forse potrebbero non decollare mai. Secondo il rapporto del Pentagono “le prestazioni sull’efficienza complessiva continuano ad essere immature” e rendono necessarie “soluzioni industriali con assistenza e lavori inaccettabili per operazioni di combattimento”. La fusoliera, in particolare, è soggetta a crepe che richiedono continua assistenza, circostanza che – in caso di guerra o conflitto – rischierebbe di comprometterne in modo pesante l’operatività. E sempre sul fronte dell’affidabilità della fusoliera, già un anno fa la Difesa statunitense aveva sottolineato come, nel tentativo di ridurre il peso del velivolo lo si era reso talmente fragile che – se colpito da un fulmine – poteva esplodere. Risultato: il cacciabombardiere non può volare a meno di 45 km da un temporale. Per non parlare della scarsa visibilità posteriore e del sistema radar incapace di inquadrare gli obiettivi. Anche dal punto di vista economico permangono parecchi dubbi. Barack Obama ha scoperto che gli F35 sono troppo costosi. «I costi previsti di operatività e manutenzione della flotta degli F35, una volta messa in linea, sono stati calcolati insostenibili dai vertici del dipartimento della Difesa» degli Stati Uniti: se le spese non caleranno, l’intero programma di costruzione del nuovo aereo da guerra è destinato a saltare perché anche gli Usa – dopo Canada e Olanda – sarebbero costretti a rinunciare all’acquisto. . E l’Italia rimarrebbe forse il solo Paese al mondo a volere ancora un aereo che costa troppo e non è nemmeno in grado di combattere. E' a questo punto prevedibile che la vicenda possa tornare all'ordine del giorno in politica, sebbene fonti del Ministero della Difesa lascino intendere che al momento non ci sia troppo spazio per ripensamenti. L’intera operazione dovrebbe costare circa 12 miliardi di euro, ma l’incertezza sui costi finali è alta . L’Italia ha già finanziato l’acquisto di 90 caccia F-35 (inizialmente erano 131) per l’aviazione e per la Marina: due terzi sono modelli ‘tradizionali’ Lightning 2; un terzo invece F-35B a decollo corto ed atterraggio verticale

22/11/13

Via libera al redditometro ma è tutto complicato

Il Garante della privacy ha dato il suo assesnso per dare il via libera all'utilizzo del redditometro ma le contraddizioni non mancano! Infatti il suo "si" mette delle limitazioni non indifferenti all'Agenzia delle Entrate riguardo l'utilizzo dei dati dei contribuenti da monitorare. Il provvedimento che ha avuto il via libera dall'Authority, il cui responsabile, Antonello Soro mostra i dettami da seguire nell'utilizzo dei dati e nella profilazione dei contribuenti, vale a dire nella loro classificazione per poi attribuire le spese medie Istat. Ma passiamo a vedere nel dettaglio le criticità sottolineate nel sudetto provvedimento dal Garante, dei quali l'agenzia dovrà adesso tener conto nell'applicazione di questo tanto contestato strumento e quindi prima di far partire i controlli.

 Profilazione
 Il reddito del contribuente potrà essere ricostruito facendo uso unicamente delle spese certe e spese che valorizzano elementi certi (possesso di beni o utilizzo di servizi e relativo mantenimento) senza utilizzare spese presunte basate unicamente sulla media Istat.

Spese medie Istat
I dati delle spese medie Istat non potranno essere utilizzati per determinare l'ammontare di spese frazionate e ricorrenti (abbigliamento, alimentari, alberghi) per le quali il fisco non ha evidenze certe. Tali dati infatti, riferibili allo standard di consumo medio familiare, che non saranno riconducibili correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in eccesso o in difetto.

Redditometro
Fitto figurativo
 Il cosiddetto "fitto figurativo" (attribuito al contribuente in assenza di abitazione in proprietà o locazione nel comune di residenza) non verrà utilizzato per selezionare i contribuenti da sottoporre ad accertamento, ma solo ove necessario a seguito del contraddittorio. Il "fitto figurativo" dovrà essere attribuito solo una volta verificata la corretta composizione del nucleo familiare, per evitare le incongruenze riscontrate dal Garante (che comportavano l'attribuzione automatica a 2 milioni di minori della spesa fittizia per l'affitto di una abitazione).

 Esattezza dei dati
L'Agenzia dovrà porre particolare attenzione alla qualità e all'esattezza dei dati al fine di prevenire e correggere le evidenti anomalie riscontrate nella banca dati o i disallineamenti tra famiglia fiscale e anagrafica.
La corretta composizione della famiglia è infatti rilevante per la ricostruzione del reddito familiare, l'individuazione della tipologia di famiglia o l'attribuzione del fitto figurativo.

Informativa ai contribuenti
Il contribuente dovrà essere informato, attraverso l'apposita informativa allegata al modello di dichiarazione dei redditi e disponibile anche sul sito dell'Agenzia delle entrate, del fatto che i suoi dati personali saranno utilizzati anche ai fini del redditometro.

Contraddittorio
 Nell'invito al contraddittorio dovrà essere specificata chiaramente al contribuente la natura obbligatoria o facoltativa degli ulteriori dati richiesti dall'Agenzia (estratto conto) e le conseguenze di un eventuale rifiuto anche parziale a rispondere. Dati presunti di spesa, non ancorati ad alcun elemento certo e quantificabili esclusivamente sulla base delle spese Istat, non potranno costituire oggetto del contraddittorio. E questo perché la richiesta di tali dati - relativi ad ogni aspetto della vita quotidiana, anche risalenti nel tempo - entra in conflitto con i principi generali di riservatezza e protezione dati sanciti in particolare dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo
Licenza Creative Commons
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