Il-Trafiletto
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09/08/14

L'ultima frase | Alla scoperta del significato dei geroglifici egiziani

"Questo decreto sarà inciso in caratteri sacri
indigeni (geroglifici e demotici) e
greci su stele di pietra dura
A catturare l'attenzione degli aspiranti decrittatori fu l'ultima frase dell'iscrizione greca, che recitava: "Questo decreto sarà inciso in caratteri sacri indigeni (geroglifici e demotici) e greci su stele di pietra dura, che saranno erette in ogni tempio di primo, secondo e terzo ordine, accanto all'immagine del re eternamente vivente".

In altre parole le tre iscrizioni (in caratteri greci, demotici e geroglifici) dovevano equivalere nel significato, pur non trattandosi necessariamente di traduzioni "parola per parola". Poiché la porzione di Stele su cui erano incisi i geroglifici risultava corrotta, in un primo momento fu tralasciata in favore della parte in demotico, quasi del tutto integra.

Nel 1802 quest'ultima fu oggetto delle indagini di due studiosi, l'orientalista francese Silvestre de Sacy e il suo allievo svedese Johann Akerblad, che impiegarono tecniche simili. Isolando gruppi di simboli che si ripetevano grosso modo in corrispondenza delle undici ricorrenze della parola "Tolomeo" in greco, i due cercarono la traslitterazione del nome in demotico. Dopo aver individuato questi gruppi di simboli, notarono che in demotico, come anche nell'iscrizione greca, i nomi davano l'impressione di essere scritti secondo un sistema alfabetico; la traslitterazione sembrava cioè contenere un numero di simboli più o meno equivalente a quello dei caratteri alfabetici del presunto corrispettivo greco. Abbinando segni demotici e lettere utilizzata per trascrivere nomi stranieri in cinese, altro sistema di scrittura ritenuto (a torto) privo di componenti fonetiche intrinseche.(science)

23/11/13

Perchè si dice "sciogliere un nodo gordiano"?

Alessandro Magno, figlio di Filippo il Macedone, allievo di Aristotele, è stato il personaggio storico che più mi ha affascinato. Il più grande conquistatore della storia antica, e non solo un guerriero, ma un grande stratega, due qualità che lo hanno reso immortale nel tempo.
A lui è legato questo adagio, ad un episodio occorsogli durante il suo lungo viaggio di conquista.
Sciogliere un nodo gordiano, risolvere a proprio vantaggio una situazione difficile, ricorrendo a metodi decisi.  
Alessandro Magno
 Plutarco, nella Vita di Alessandro Magno, riferisce un episodio occorso al grande conquistatore macedone all'epoca in cui Alessandro aveva intrapreso la conquista dell'Asia. Alessandro era arrivato, con il suo esercito, nei pressi della città di Gordio, situata nei pressi dell'odierno villaggio di Pebi, considerata un po' come la porta dell'Asia. In un tempio dedicato a Zeus, c'era un carro a cui era assicurato un aratro, mediante un nodo solidissimo, impossibile da sciogliere. L'oracolo prometteva il dominio dell'Asia a chi fosse riuscito a scioglierlo. Alessandro non perse tempo e con un poderoso colpo di spada tagliò in due il nodo, sgnificando così che l'Asia lui poteva conquistarla con il ferro e non con l'intervento degli dei. E avrebbe portato a termine l'impresa se non fosse morto alla giovane età di 33 anni. Analogamente si dice anche: Tagliare la testa al toro.
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