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18/04/17

Scoperta incredibile in Egitto: sei mummie in una tomba di faraoni

Scoperta incredibile in Egitto: Sei mummie sono state ritrovate in una tomba di faraoni nei pressi di Luxor, in Egitto. 


A dare la notizia dell’eccezionale scoperta archeologica, riportata dall’agenzia France Presse, è stato il governo egiziano.

Scoperta incredibile in Egitto: sei mummie in una tomba di faraoni
Scoperta incredibile in Egitto: sei mummie in una tomba di faraoni
Insieme alle mummie erano presenti anche sarcofagi colorati (come quello nell’immagine sopra, scoperto lo scorso anno) e circa mille figure funerarie.
La tomba è probabilmente quella di Userhat, un magistrato della diciottesima dinastia (1550-1295 avanti Cristo), giudice della città:
ma, secondo quanto scritto dalla France Presse, era stata riutilizzata durante la 21esima dinastia per far posto ad altre mummie.
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17/04/17

Scoperta incredibile a Roma: acquedotto Appio sotterraneo

Scoperta incredibile a Roma: acquedotto Appio sotterraneo, prima nove antichi pozzi romani, a distanza di 45 metri l'uno dall'altro, di due metri per due, foderati di tufo. 


E poi sotto, esplorati dagli speleologi, cinquecento metri di un acquedotto che riaffiora al "sesto miglio" della Prenestina, proprio davanti alla facciata di mattoncini rossi del nuovo ipermercato Esselunga.


La scoperta è stata fatta dagli archeologi della Soprintendenza guidata da Francesco Prosperetti.
E si tratterebbe proprio di quell'acquedotto Appio, di cui trentacinque metri di tracciato sono stati riportati alla luce a diciassette metri di profondità nelle viscere del Celio durante gli scavi per i lavori della linea C della metropolitana.
"Si tratta" spiegano l'archeologo che sovrintende alla zona Stefano Musco e l'archeologa degli scavi Federica Zabotti "di un quadrilatero compreso tra le vie Prenestina, Valente, Collatina e Palmiro Togliatti e noto da sempre con il toponimo di "Cappellette".
Ed è qui che, durante i sondaggi preventivi fatti per l'insediamento del Nuovo Centro Servizi Prenestina, che sono emersi i pozzi disposti in modo ordinato su di un pianoro di tufo che fiancheggia la valle del Fosso di Centocelle, che oggi non esiste più perché è stato intubato".

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10/01/17

Incredibile scoperta: città seppellita sotto collina in Grecia

Scoperta in Grecia, in Tessaglia, una città rimasta misteriosamente nascosta sotto il terreno di una collina per 2.500 anni. 


A scoprirla i ricercatori dell’Università di Goteborg e di Bournemouth, i quali avevano iniziato a esplorare le rovine di un villaggio chiamato Vlochos, pensando che si trattasse di un'area di scarso valore.

Invece proprio qui hanno ritrovato resti di torri, mura di protezione e ponti, nonché antichi vasi e monete risalenti al 500 a.C.
Si tratterebbe di una città che occupa un’area di 40 ettari: questa fiorì tra il quarto e il terzo secolo a.C. prima di essere abbandonata, forse a causa dell’invasione romana.
La Tessaglia è una pianura percorsa dal fiume Peneo tra la catena del Pindo e il massiccio del monte Olimpo.
La città più conosciuta qui è Volos, simpatico capoluogo della Magnesia e maggior porto della Tessaglia.

Una regione poco turistica, più adatta ad una settimana di relax che ad altro. Ma presenta inestimabili ricchezze.

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12/12/16

Incredibile scoperta in Messico: piramide come matrioska

Una piramide dentro l'altra, come una matrioska. Scoperto nel tempio maya di Kukulkán, nel complesso archeologico di Chichén Itzá, un terzo "strato" più interno. 


Si tratterebbe di una struttura alta 10 metri, individuata dagli archeologi della Università Nazionale Autonoma del Messico, all'interno di una seconda piramide alta 20.

A sua volta contenuta nella piramide esterna, alta ben 30 metri.
La struttura più piccola, appena scoperta, sarebbe stata costruita tra il 550 e l'800; quella intermedia, tra l'800 e il 1000; quella esterna tra il 1050 e il 1300.
Non è un caso che l'edificio fosse stato battezzato El Castillo.
Lo scorso anno, inoltre, si è scoperto anche che lo stesso fosse stato costruito sopra a un cenote, ossia una voragine naturale piena d'acqua dolce.

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07/12/16

Incredibile scoperta a Torino: mummia di Nefertari al museo egizio

Identificata la mummia di Nefertari da un gruppo di archeologi internazionali coordinati dall'Università britannica di York.


Il gruppo di archeologi ritiene che nel museo Museo Egizio di Torino sarebbero conservate le gambe di una delle regine più celebri dell'Antico Egitto, la moglie preferita del faraone Ramses II.

Le gambe della leggendaria regina egiziana sono conservate in una teca, dove per identificare i suoi resti sono state fatte analisi chimiche, antropologiche, genetiche e datazione al radiocarbonio.
Secondo lo studio i resti sono quelle di una donna adulta di circa 40 anni di età.

Inoltre i materiali utilizzati per imbalsamare le gambe sono in linea con i metodi usati nella mummificazione del 13 secolo avanti Cristo.

Alla moglie preferita del faraone Ramses II, venne dedicata una tomba splendidamente decorata nella Valle delle Regine.

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17/11/14

Anfipolis: continuano i misteri

Il maestoso monumento funebre portato alla luce nella  Grecia settentrionale precisamente ad Amfipolis continua a svelare i suoi segreti: trovato un altro scheletro all'esame del DNA


La terza sala sotterranea è stato da poco scoperta e gli archeologi la stanno esaminando centrimetro per centimetro. Infatti hanno rinvenuto uno scheletro umano del quale non si sa ancora nulla, sappiamo che stanno esaminando il Dna per avere certezze sull'apparteneza alla famiglia del condottiero greco Alessandro Magno.

 "Gli scavi - come ha spiegato Katerina Peristeri, responsabile della squadra di archeologi che lavora al monumento - proseguiranno. Continueremo perché lo spazio circostante ci riserva ancora sorprese". Per quanto riguarda il sesso della persona ritrovata, l'esperta dice che "la tomba era stata preparata per accogliere una grande personalità, magari un generale macedone, insomma qualcuno che all'epoca era tenuto in grande considerazione".

Tomba di Anfipoli, Sfingi
immagine presa dal web
I pareri degli esperti sono tanti e discordanti. Alcuni dicono che queste tombe avrebbero dovute essere piene di oro dai sarcofaghi al soffitto. Il sospetto che siano state trafugate dai tombaroli è forte, anche alla luce del ritrovamento di un corpo per metà fuori dal suo sarcofago.

IPOTESI
Alcuni dicono che non può essere la tomba di Alessandro Magno in quanto molte cronache riportano che gli imperatori Augusto prima e Adriano poi fecero visita al sepolcro del Macedone ad Alessandria d'Egitto e non ad Anfipolis .
Altri pensano che si tratti invece della tomba di Cassandro, figlio maggiore del Generale Antipatro. Personaggio ambiguo che fece assassinare proprio ad Anfipoli la vedova di Alessandro Magno, Rossane, e suo figlio Alessandro IV. Come si dice in questi casi: "Ai posteri l'ardua sentenza"

13/10/14

Nella tomba reale di Anfipoli ritrovato lo scheletro di Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno

E' arrivata la conferma ufficiale da parte degli archeologi: nella tomba monumentale di Anfipoli i resti ritrovati sono del re Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno. Ne avevamo parlato qualche tempo fa, proprio durante gli scavi, che appunto descrivevano una tomba certo di un membro della famiglia reale o comunque di grande importanza.


La tomba reale a due camere si trova precisamente a Vergina, una città a circa 100 chilometri di distanza dal misterioso tumulo funerario di Anfipoli, e qui riposa il re  macedone re Filippo II, padre di Alessandro Magno. Da qualche settimana i media davano notizie sul ritrovamento di un'importante tomba di un personaggio macedone contemporaneo al famosissimo Alessandro Magno.

L'ingresso della tomba
immagine presa dal web
 I ricchi particolari della tomba e la sua stessa struttura faceva intendere come fosse stata costruita per un'importante personaggio del governo macedone. Adesso finalmente è arrivata la conferma ufficiale. Si tratta della tomba del padre di Alessandro Magno. Insieme con i resti cremati di Filippo II, la sepoltura, più nota come Tomba II, son state ritrovate anche le ossa di una donna guerriera, forse la figlia del re Skythian Athea

Particolari della tomba
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11/10/14

La civiltà di Goebekli Tepe che costruiva monumenti 9.500 anni prima di Cristo

Göbekli Tepe è un mistero per gli archeologi che hanno dattatoi loro monumenti a 9.500 anniprima di Cristo e solo 1.500 anni dopo seppelliti da terra portata volontariamente dalla mano dell'uomo.


La civiltà di Goebekli Tepe costruiva ancor prima dei Sumeri e dei Babilonesi, è stata una civiltà pre-agricola incredibilmente evoluta la cui scoperta potrebbe portare a riscrivere i libri di storia, arte e religione. Göbekli Tepe, che in turco vuol dire "collina tondeggiante", è un sito archeologico situato a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria. Il sito è composto da un grande santuario con centinaia di stele antropomorfe alte fino a 5 metri, raffigurazioni di animali e geroglifici.

Goebekli Tepe
Iniziato attorno al 9500 a.C. la sua costruzione interessò probabilmente centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziqqurat babilonesi, datate 5000 anni più tardi. Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo. A raccontare tutto su questa misteriosa civiltà è Klaus Schmidt, direttore degli scavi, che l'ha descritta in un libro recentemente pubblicato anche in italiano: 'Costruirono i primi templi 7.000 anni prima delle Piramidi'.

09/10/14

Artisti di 40mila anni fa | il dipinto rupestre più antico che si conosca

Trovati dipinti rupestri antichi di 40mila anni. Immagini di mani umane e animali primitivi, straordinarie e le più antiche del mondo, trovate sull'isola di Sulawesi in Indonesia.


Si tratta di immagini straordinariamente simili a quelli delle grotte spagnole di El Castillo che hanno circa la stessa età. Il tesoro di arte rupestre è stato studiato dal gruppo di ricerca coordinato da Maxime Aubert, dell’università australiana di Griffith e del Centro di Scienze archeologiche dell’università di Wollongon.

Utilizzando la tecnica di datazione basata sull'uranio sui depositi minerali delle grotte, i ricercatori hanno individuato il disegno rupestre più antico finora noto. Rappresenta un ''babirussa'', un tipo di cinghiale molto primitivo, ed è disegnato con grande precisione di particolari dettagli di zampe e coda a riccio."Questi disegni sono tra i più antichi mai rinvenuti - osserva Aubert - e il babirussa è uno dei primi animali che l'uomo abbia mai disegnato".




Si pensava che i dipinti rupestri più antichi fossero stati rinvenuti in Europa, ma i dipinti e i disegni rinvenuti  nell'isola di Sulawesi in Indonesia sono molto simili e altrettanto antichi ed esistono a 13.00 kilometri di distanza. In realtà disegni e pitture che decoravano le grotte indonesiane erano stati scoperti negli anni '50, ma per oltre 60 anni si è creduto che non avessero più di 10.000 anni.

Aggiungi didascalia
A portare fuori strada era stata la fortissima erosione cui sono soggette le pareti di quelle grotte, in un clima tropicale. La nuova datazione è stata quindi sorprendente e costringe a rivedere molte delle teorie più accreditate sull'arte figurativa nella preistoria. Adesso, secondo gli esperti, sono necessarie nuove ricerche per capire se quelle espressioni artistiche fossero un patrimonio comune a tutte le società primitive, da quelle che popolavano l'Africa a quelle del Sud-Est asiatico, oppure se ogni popolazione avesse sviluppato forme d'arte in modo indipendente.




06/10/14

Antichissima rappresentazione di Gesù ritrovata in Spagna

L'archeologia non finirà mai di stupirci per la quantità di sorprendenti scoperte che ci regala, ogni volta un nuovo pezzo di storia dell'umanità, nuove conoscenze, nuove spiegazioni e nuovi misteri.
Arriva dalla Spagna infatti la notizia che un team di archeologi sembra aver ritrovato una delle più antiche rappresentazioni al mondo di Gesù. 

Il piatto ritrovato in Spagna
immagine presa dal web
E' stato trovato infatti un piatto in vetro del 4° secolo d.c. con incise alcune immagini, una delle quali si pensa essere quella di Gesù. Il piatto molto probabilmente è stato usato per fini eucaristici e consacrato nei primi riti cristiani. Misura 22 cm di diametro ma ci è giunto rotto. Suoi frammenti son stati trovati al di fuori della città spagnola di Linares. E' stato rinvenuto all'interno di un edificio adibito al culto religioso in quello che resta dell'antica città di Castulo.

I pezzi del piatto rinvenuto erano in un'ottimo stato di conservazione. L' 81% infatti della superficie originale ci è giunta intatta. La scena rappresenta la volta celeste come pensata dall'iconografia cristiana l'immortalità, incorniciata tra due palme simbolo dell'eden, il cielo ecc. La raffigurazione di Gesu' in questo piatto eucaristico è molto diversa da quella a cui ci hanno abituato i più moderni pittori. Non ha la barba, i suoi capelli non son molto lunghi ed indossa una toga in uso a quei tempi ai filosofi.

02/09/14

Necropoli: Cosa si nasconde dietro a siffatta cosa

Necropoli: Il titolo potrebbe chiudere di per sè, per molti la pagina ma in un attimo di riflessione potrebbe essere interessante scoprire ciò che si nasconde dietro a siffatta cosa.

Allora, forse non sono molti coloro che si sono soffermati a riflettere sulla marea di problemi che creano a parte i profanatori di tombe e gli archeologi che s'infatuano della prima mummia che trovano o su ossa di particolari fattezze.  Nella civiltà odierna sono chiamate camposanti e vista la pletora di delinquenti che li ospitano penso che Necropoli sia nome più appropriato ma veniamo ai problemi che creano.  In primis è una faccenda ecologica a cominciare dagli alberi che vengono tagliati all'uopo e chi mi obietta che oggi le bare sono fatte di truciolato compresso o in altri materiali non fa che aggiungere disastro a disastro.

Viene appresso l'area che occupano, strabordante, è sufficiente sollevarsi sopra una città di medie dimensioni per valutarne l'impatto ambientale segue l'impiego di materiali più o meno preziosi per i tumuli e qui la vanità si spreca, a volte vere opere d'arte intendiamoci ma a che prò. Gli abitanti di questi spazi non ci sono più e hai voglia di averli mandati a scuola, il monumento lo hanno voluto a tutti i costi e se poi c'era il denaro per stare insieme ai congiunti che sarebbero seguiti meglio ancora, si sarebbero fatte tavolate di lasagne virtuali.  
La "Memoria" non si accompagna a tumuli o tempi funerari, nasce da ben altro. Oggi però vi è una alternativa, la cremazione, che sarebbe la panacea se non fosse del motivo che i "Comuni" per lucrare tasse improprie difficilmente consente di portarsi seco l'urna funeraria e ancora più complicato spargere le ceneri in multiformi modi, le quali tornerebbero come buon senso biblico, alla Terra!
 
Necropoli
I soliti perbenisti che davanti piangono "le care spoglie" e dietro si stracciano le vesti per l'impegno che le sopracitate li obbligano, affermano che senza questi appezzamenti di terreno un mare di gente perderebbe il lavoro, non certo i becchini, quelli sono una istituzione più che biblica, qualcuno ci deve pur essere per trattare le amate spoglie a meno di fare come certe benemerite civiltà che molti affermavano incivili. Esse consegnavano al cielo i defunti lasciando che la Natura seguisse il suo corso, di norma molto celere, altre, ancora più sbrigative le bruciavano inneggiando alle anime che si dipartivano dalle fiamme chiudendo così il ciclo Naturale. e qui il massimo del rispetto; si radunavano amici e conoscenti consumando pantagrueliche portate di cibi e mescite di vino (non adulterato) alla sua "salute".

Ora, non volendo elencare tutta una serie di altri inghippi proporrei di seguire l'esempio delle "incivili", con annesso banchetto s'intende, risparmieremmo il taglio di migliaia di alberi che sono il polmone dell'umanità.    Non caveremo lastre di marmo deturpando aree altamente ecologiche, non impiegheremo materiali più o preziosi la cui produzione danneggia fortemente l'ambiente e i fiori, dulcis in fundo li metteremmo in casa in un bel vaso di cristallo vicino alla finestra, in modo che i vicini distorcano gli angoli delle labbra oppure per antagonismo a sua volta ne comprerà altri in modo tale che la città parrà un giardino!
 
 

01/09/14

Dov'era Heracleion?

La posizione alla foce del Nilo fu all'origine della sua ricchezza Al tempo della sua fondazione, nelI'VIII secolo a.C, Heracleion si trovava alla foce del fiume io. Oggi giace a 6,5 chilometri al largo della costa egiziana. 


Dov'era Heracleion?
L'importanza di Heracleion diminuì dopo la fondazione della vicina Alessandria, nel 331 a.C, la quale aveva il vantaggio di una migliore posizione per il commercio con l'occidente e inoltre poteva contare su fondamenta calcaree ben più stabili rispetto al limo del Nilo, che si sarebbe rivelato fatale per la città. argillosi, un segno dei cataclismi che distrussero la città. Heracleion e la vicina Canopo, un'antica Las Vegas che godeva di una pessima fama a causa della sua dissolutezza, erano state fondate su uno strato sottile di limo che ricopriva dell'argilla impregnata d'acqua.

Una possibile teoria suggerisce che uno tsunami, in aggiunta alla pressione esercitata dagli edifici, abbia causato un drenaggio delle acque dall'argilla, facendo così collassare il terreno e distruggendo le città. Qualunque sia stata la causa del cedimento del terreno, si trattò comunque di un disastro annunciato. L'instabilità del substrato che fungeva da fondamenta alle città le rendeva destinate alla rovina.

LA PROVA DEI GEROGLIFICI
L'aiuto della scienza ha condotto il team di ricerca fino alla città perduta, ma per avere la prova definitiva che si trattasse proprio di Heracleion è stata necessaria l'esplorazione diretta da parte dei sommozzatori. ""Durante il primo anno abbiamo trovato una cappella con delle incisioni, che apparteneva al tempio principale della città", dice Goddio. "I geroglifici hanno rivelato che tale tempio era dedicato ad Amun-Gereb e sappiamo che questi era il dio adorato a Heracleion. La scoperta di tale prova ci ha dato grande carica". Una volta identificato con certezza che si trattava di Heracleion, sono cominciati gli scavi subacquei e ci si è rivolti all'OCMA, il Centro per l'archeologia marina dell'università di Oxford, per studiare i reperti rinvenuti. Nel corso del tempo, anche il team di Oxford è stato coinvolto negli scavi. "C'è tutto il divertimento di un normale scavo a terra, ma senza la parte noiosa della rimozione del terreno", dichiara Damian Robinson direttore dell'OCMA. "Dobbiamo attraversare uno strato di cinquanta centimetri di sabbia e per farlo utilizziamo una draga".

Questo strumento pompa verso il basso dell'acqua con una canna posizionata su una barca in superficie e collegata a un tubo di plastica lungo quattro metri. L'acqua viene immessa in un punto localizzato alla metà del tubo di plastica e poi viene espulsa a un'estremità. Questo movimento dell'acqua crea un'aspirazione all'altra estremità del tubo, permettendo la rimozione della sabbia. "La visibilità è davvero scarsa", dice Robinson. "Ci sono giorni in cui si vede per qualche metro, altri solo qualche centimetro, e tutto ciò in una città sommersa con una superficie di due chilometri quadrati". Ma,nonostante la scarsa visibilità, la squadra è riuscita a scattare alcune notevoli fotografie dei reperti sul fondo del mare. Molte di queste immagini mostrano statue e steli, o iscrizioni, rinvenute nelle rovine del tempio più importante della città. Questo complesso era il fulcro della vita urbana. "Il tempio era enorme", afferma Goddio. "Era lungo 150 metri e costituiva la base della vita sociale ed economica della città". Qui veniva distribuito il cibo agli abitanti e venivano riscosse le imposte doganali da tutti i battelli che entravano in Egitto. In questo modo il tempio era ricco e potente".

LA CASA DI HAPI
"Abbiamo un'idea abbastanza precisa della struttura del tempio. All'ingresso c'era una fila di statue: il faraone, la sua regina e anche il dio Hapi, simbolo della piena del Nilo, sinonimo di ricchezza e benessere. Hapi aveva sicuramente un'importanza particolare per questa città alla foce del Nilo, dato che la sua statua è la più grande mai rinvenuta tra quelle dedicate a tale divinità. Di solito erano statue piccole, ma la nostra è alta cinque metri". Queste colossali statue del faraone, della regina e del dio Hapi sono state estratte dagli archeologi per effettuare studi più pprofonditi. Sino a oggi gli archeologi hanno recuperato dal mare quasi cento statue e frammenti di sculture, oltre a centinaia di statuette più piccole e un gran numero di oggetti di minore importanza tra cui monete, vasellame e manufatti in piombo, molti dei quali oggetto di studio da parte dei ricercatori di Oxford. A breve potrebbero essere rinvenute ulteriori statue in una diversa zona del sito. "L'anno scorso abbiamo trovato le prove di un altro importante tempio cittadino, più a nord rispetto all'altro, risalente a un periodo tra 1'VIII e il IV secolo avanti Cristo. Quindi a Heracleion ci furono due templi di rilievo. Il primo fu distrutto da un disastro naturale, proprio come il resto della città, oltre mille anni or sono, e in seguito venne ricostruito più a sud. C'era talmente tanta ricchezza in questo luogo che nessuno decise di andarsene".

NUOVE SCOPERTE
Mentre gli archeologi sono all'opera per la sessione di scavi di quest'anno l'aiuto di tecnologie quali il sonar determinerà dove è più indicato scavare. Il sonar invia degli impulsi sott'acqua a partire da un'imbarcazione in superficie e i reperti si riveleranno agli archeologi sotto forma di anomalie negli echi riflessi. "Siamo guidati dai rilevamenti effettuati con i magnetometri e con i sonar", afferma Goddio, "i quali ci mostrano dove scavare. Ai ritmi di oggi, penso che i lavori in questa città proseguiranno per secoli. Almeno 10 spero". Quando Heracleion scomparve nell'VIII secolo d.C, la sua epoca d'oro era già tramontata da tempo. L'ascesa di Alessandria relegò Heracleion a un ruolo minoritario, e la città non riuscì più a recuperare l'antico posto di rilievo nel commercio marittimo. Quando sprofondò, era ormai ridotta a "un sito archeologico, una città già abbandonata", dichiara Robinson.

"Quanto accaduto non va paragonato alla distruzione di Pompei a opera del Vesuvio nel 79 d.C, ma a un'ipotetica distruzione della Pompei odierna". In ogni caso, il fatto che la rovina sia avvenuta in un periodo non florido, non modifica certo la sua importanza per gli archeologi. "La città è stupefacente perché è un emporio, un porto dove si mescolavano il mondo dei greci, dei persiani e degli egizi", dice Robinson. "Analizzando il vasellame e addirittura la forma delle ancore, si può determinare la diversa provenienza delle genti e 11 tipo di commercio in cui erano impegnate. Si tratta davvero di un sito eccezionale". Un libro aperto, ma ancora da sfogliare.(science)


30/08/14

Heracleion | La resurrezione della città perduta d'Egitto

Heracleion
la città perduta

Gli archeologi stanno riportando in vita Heracleion, un antico porto cristallizzato nel tempo sul fondo del Mediterraneo. 


Per secoli, le uniche prove concrete dell'esistenza di Heracleion consistevano in una manciata di citazioni all'interno di lesti antichi. Si diceva che ai tempi del suo massimo splendore, negli ultimi anni del regno dei faraoni, Heracleion fosse un porto ricchissimo grazie alla posizione geografica che ne faceva il punto d'accesso all'Egitto. Si raccontava che, prima di scomparire circa milleduecento anni or sono sotto le acque del Mediterraneo, la città fosse stata visitata anche da Elena di Troia.

Mentre ben pochi studiosi ne mettevano in dubbio l'esistenza, la possibilità di ritrovarla era però tutt'altro che certa, fino a quando nel 2000 Heracleion è stata riscoperta a circa 6,5 chilometri di distanza dalla costa dell'attuale Egitto. Gli archeologi stanno ancora rinvenendo tavolette, monete d'oro ed enormi statue celate per secoli, che mostrano quanto tale sito fosse importante. Il ritrovamento di questa città perduta non è stato semplice. I testi antichi localizzavano Heracleion, conosciuta anche come Thonis, vicino ad Alessandria, alla foce del Nilo, nel punto in cui questo sfociava nel Mediterraneo, ma tutti coloro che avevano tentato di rintracciarla erano finiti su un binario morto. Franck Goddio, presidente dell'Istituto europeo di archeologia sottomarina, non si è lasciato scoraggiare.

Con l'aiuto della Commissione europea per l'energia atomica, ha sviluppato un magnetometro a risonanza nucleare specifico per scandagliare il fondo marino al largo della costa egiziana. Lo strumento rilevava gli oggetti tramite i disturbi da essi creati al campo magnetico dei fondali, e nel 1999 Goddio ha trovato finalmente qualcosa. Nella baia di Abukir, sulla costa settentrionale dell'Egitto, lo strumento ha riscontrato delle anomalie nei sedimenti.(science)


24/08/14

L'antico impero Huari | Ritrovati i tesori del mausoleo in Perù

Per timore che il sito potesse essere saccheggiato, l'importante scoperta è stata tenuta segreta fino a poche settimane fa, quando a Lima è stato dato l'annuncio ufficiale. 

In un "tempio regale dei morti" costruito da una antica civiltà sudamericana, sono stati trovati oltre sessanta scheletri e un tesoro di manufatti realizzati in oro, argento e bronzo. La tomba, intatta per secoli, fornisce agli archeologi nuove informazioni sull'impero Huari, che occupava gran parte dell'odierno Perù nell'VIII e IX secolo.

Il mausoleo è stato rinvenuto nel gennaio 2010, quando un team di studiosi guidati da Milosz Giersz dell'Università di Varsavia, in Polonia, stava analizzando un sito 300 chilometri a nord della capitale peruviana Lima, utilizzando apparecchiature per la fotografia aerea e Vimaging geofisico. Gli scavi della squadra di Giersz tra le macerie di El Castillo de Huarmey sulla costa peruviana, nel settembre 2012, hanno portato alla luce una camera cerimoniale con un trono in pietra. Sono state scoperte altre tombe reali Huari, ma questa è la prima che non sia stata depredata, anche se i segnali all'inizio non sono stati positivi neppure qui.

"Quando abbiamo individuato la camera ero emozionato", racconta Giersz. "Ma, alla vista delle parti del pavimento e delle mura che erano state danneggiate dai saccheggiatori, ho iniziato a essere scettico. Alcuni dei membri della mia squadra hanno anche suggerito che avremmo dovuto terminare lo scavo e spostarci in un altro settore. Ma sentivo che dovevo sapere che cosa c'era la sotto. Poi laggiù abbiamo scoperto questa camera intatta". Quando gli archeologi hanno scavato più in profondità hanno infatti trovato una tomba con file di corpi umani sepolti in posizione seduta - un segno di sepoltura regale. In tre camere laterali vi erano i resti di tre regine Huari, deposte con i loro beni, tra cui degli strumenti d'oro per la tessitura. La presenza della tomba a El Castillo fornisce un'indicazione sulla portata dell'impero Huari, che ha preceduto gli Incas. E anche una finestra temporale sul modo di vivere di questo popolo. I corpi delle regine mostrano tracce di pupe di insetti, indicando che gli operatori potrebbero averle estratte dalla camera funeraria ed esposte all'aria nella sala cerimoniale in modo che potessero essere viste dai loro sudditi.

"Stiamo analizzando i dati, facciamo pulizia e conserviamo i manufatti," dice Giersz, il quale, insieme ad altri archeologi sta continuando la ricerca di altre camere di sepoltura nella stessa zona.(science)


09/08/14

Glossario | La parole chiavi

Nozioni e parole chiave utilizzate in questi post. 

Cartiglio
Figura ovale che racchiude sequenze di geroglifici, relative per lo più a nomi e cariche. Il termine originale francese cartouche ("cartuccia") fu coniato dai soldati giunti in Egitto al fianco di Napoleone, perché i cartigli ricordavano loro la forma delle cartucce delle pistole.

Demotico
La scrittura demotica discendeva dalla ben più antica scrittura geroglifica e fu utilizzata a partire dal 650 avanti Cristo. Grafia standard ai tempi della Stele di Rosetta, si presenta come un corsivo caratterizzato da lettere unite tra loro, adatto a essere riprodotto a mano (a differenza dei sontuosi geroglifici).

Pittogrammi
Segni semantici di origine pittorica (si pensi ai simboli sulle porte dei bagni pubblici). Con il passare del tempo, tuttavia, possono diventare irriconoscibili, come è accaduto per il demotico. In molti casi stanno a rappresentare semplici suoni: nell'"alfabeto" geroglifico, per esempio, il pittogramma della mano indica la D.(science)

La rivoluzione dell'alfabeto | Geroglifici, cosi li abbiamo decifrati

Il passo successivo fu compiuto nel 1815 dallo scienziato inglese Thomas Young, poliedrico intellettuale dagli interessi tanto eterogenei da valergli la nomea di "ultimo onnisciente". 

Seguendo l'idea di De Sacy, Young provò ad abbinare le lettere P, T, O, L, M, N, E ed S (da Ptolmnes, equivalente del greco di "Tolomeo") ai geroglifici racchiusi nel relativo cartiglio. Dopo aver applicato lo stesso metodo anche per il nome della regina tolemaica Berenice, lo scienziato ottenne un possibile "alfabeto" geroglifico, pubblicato nell'Enciclopedia Britannica nel 1819.

Molte delle corrispondenze individuate da Young erano corrette, alcune errate. L'inglese fece un ulteriore, grande passo. Attraverso un raffronto meticoloso dei segni demotici, dei geroglifici incisi sulla Stele di Rosetta e di altre iscrizioni, dimostrò che il demotico discendeva dai geroglifici, al contrario di quanto avevano sostenuto altri studiosi in passato. Insomma, Young potè tracciare lo sviluppo dai geroglifici pittografici (che rappresentavano persone, animali, piante e oggetti vari) ai caratteri demotici, loro equivalenti astratti e corsivi. Lo scienziato trasse quindi la giusta conclusione che il demotico si componeva di "imitazioni dei geroglifici... miste a lettere dell'alfabeto".
Thomas Young

Non si trattava né di un sistema di scrittura puramente simbolico, né di un alfabeto, bensì di una commistione delle due cose. Quest'intuizione meritoria non portò tuttavia Young, che subiva ancora l'incanto degli autori classici, a compiere il passaggio logico successivo. L'idea che l'intero sistema dei geroglifici (e non soltanto i cartigli) potesse costituire un ibrido, al pari del demotico, sarebbe stato il lampo rivoluzionario di Jean-Francois Champollion. Da studente, Champollion ebbe una fonte d'ispirazione nel fisico e matematico Joseph Fourier. Questi divenne prefetto di Grenoble di ritorno dall'Egitto, e intorno al 1805 mostrò al ragazzo la sua collezione di reperti antichi, tra cui anche una serie di iscrizioni. Il problema dei geroglifici iniziò così ad appassionare Champollion. Più tardi, a Parigi, il giovane fu allievo di De Sacy, la cui frustrazione per l'arcano e i successivi progressi compiuti da Young trasformarono la ricerca di Champollion in uno sforzo ossessivo di battere il rivale inglese. L'indizio-chiave arrivò nel 1822 con il ritrovamento di un cartiglio contenente il nome di Cleopatra.

Champollion disponeva ora di un "alfabeto" dei geroglifici per lo più corretto, che gli consentì di tradurre i nomi di decine di sovrani, tra cui Alessandro e Ramesse. Nei successivi dodici mesi circa Champollion esaminò la scoraggiante combinazione di segni fonetici e non fonetici che componevano il sistema dei geroglifici, e nel 1824 scrisse: "Quello dei geroglifici è un sistema complesso, che può essere insieme figurativo, simbolico e fonetico all'interno di uno stesso testo... e, potrei aggiungere, di una stessa parola". Con la scoperta del cartiglio di Tutankhamon (1922), decifrato grazie al lavoro di Champollion, si scoprì che il pittogramma del pulcino era il segno fonetico della vocale U, che la croce ansata stava a indicare la parola ankh ("vita") e che il bastone da pastore voleva dire "sovrano". Grazie a quanto si era appreso sui geroglifici, fu possibile iniziare a svelare i segreti di una grande civiltà del passato.(science)

Geroglifici egizi | Cronologia dell'antica lingua

I geroglifici furono utilizzati per più di 3000 anni e poi dimenticati per oltre un millennio.

Scrittura geroglifica
Gli antichi Egizi inventano la scrittura geroglifica, utilizzata per più di 3000 anni. L'ultima iscrizione nota risale al 394 dopo Cristo. Ogni conoscenza circa la lettura dei geroglifici va perduta fino al 1822.

La Stele di Rosetta viene rinvenuta in Egitto (a Rosetta, l'odierna Rashid) dai soldati dell'esercito napoleonico. Risale al 196 a.C. e reca tre iscrizioni: due in sistemi di scrittura egizi e una in greco.

Stele di Rosetta
Un lungo articolo intitolato "Egypt" viene pubblicato come supplemento dell'Enciclopedia Britannica a firma Thomas Young. In esso l'autore propone un "alfabeto" geroglifico e interpreta molti nomi e parole riportati nei geroglifici, alcuni dei quali correttamente.

Jean-Francois Champollion
In un'acclamata lezione parigina, Jean-Francois Champollion spiega come leggere decine di nomi composti da geroglifici del periodo greco-romano d'Egitto, come Cesare, Cleopatra (a destra) e Tolomeo.

Précis du système
hieroglyphique des
anciens Égyptiens
In Précis du système hieroglyphique des anciens Égyptiens, Champollion estende il suo sistema fino all'epoca dei primi faraoni. L'opera, pur brillante, contiene diversi errori e dà adito ad aspre controversie.(science)
Cesare e Cleopatra

I protagonisti | I geroglifici egizi ed il loro significato

Ecco gli studiosi che hanno riscoperto passo dopo passo antica lingua perduta. 

Silvestre de Sacy
Silvestre de Sacy (1758-1838) fu professore alla Scuola speciale delle lingue orientali di Parigi, dove divenne l'insegnante più influente di Champollion. Tentò invano di decifrare la Stele di Rosetta, ma ebbe l'importante intuizione che i cartigli geroglifici potessero servirsi di un sistema alfabetico.

Johann Akerblad
Johann Akerblad (1763-1819), diplomatico svedese e allievo di De Sacy, confrontò le iscrizioni in demotico e in greco sulla Stele di Rosetta e concluse che le prime utilizzavano un alfabeto, al pari delle seconde. Sebbene la sua tesi fosse errata, riconobbe giustamente la natura alfabetica di alcuni nomi e parole demotiche.

Joseph Fourier
Joseph Fourier (1768-1830) fu un matematico francese, celebre per la sua teoria analitica del calore. Partecipò alla spedizione napoleonica in Egitto e tornò Francia con una collezione di reperti antichi che stimolarono il giovane Champollion a studiare le iscrizioni egizie.

Thomas Young
Thomas Young (1773-1829) fu un eclettico intellettuale inglese che esercitava la professione di medico a Londra. Noto per l'esperimento sull'interferenza della luce oltre che per i contributi alla linguistica, si pose sulla scia delle idee di De Sacy e Akerblad. Comprese che il demotico discendeva dalla scrittura geroglifica e desunse un "alfabeto" geroglifico dimostratosi parzialmente corretto.

Jean-Frangois Champollion
Jean-Frangois Champollion (1790-1832) studiò le iscrizioni egizie sin dall'adolescenza a Grenoble. Contestò l'"alfabeto" del rivale inglese Young fino al 1822, anno in cui nuove prove giunte dall'Egitto lo portarono a compiere una scoperta rivoluzionaria: la scrittura geroglifica e il demotico erano complessi ibridi di segni fonetici e non.(science)

L'ultima frase | Alla scoperta del significato dei geroglifici egiziani

"Questo decreto sarà inciso in caratteri sacri
indigeni (geroglifici e demotici) e
greci su stele di pietra dura
A catturare l'attenzione degli aspiranti decrittatori fu l'ultima frase dell'iscrizione greca, che recitava: "Questo decreto sarà inciso in caratteri sacri indigeni (geroglifici e demotici) e greci su stele di pietra dura, che saranno erette in ogni tempio di primo, secondo e terzo ordine, accanto all'immagine del re eternamente vivente".

In altre parole le tre iscrizioni (in caratteri greci, demotici e geroglifici) dovevano equivalere nel significato, pur non trattandosi necessariamente di traduzioni "parola per parola". Poiché la porzione di Stele su cui erano incisi i geroglifici risultava corrotta, in un primo momento fu tralasciata in favore della parte in demotico, quasi del tutto integra.

Nel 1802 quest'ultima fu oggetto delle indagini di due studiosi, l'orientalista francese Silvestre de Sacy e il suo allievo svedese Johann Akerblad, che impiegarono tecniche simili. Isolando gruppi di simboli che si ripetevano grosso modo in corrispondenza delle undici ricorrenze della parola "Tolomeo" in greco, i due cercarono la traslitterazione del nome in demotico. Dopo aver individuato questi gruppi di simboli, notarono che in demotico, come anche nell'iscrizione greca, i nomi davano l'impressione di essere scritti secondo un sistema alfabetico; la traslitterazione sembrava cioè contenere un numero di simboli più o meno equivalente a quello dei caratteri alfabetici del presunto corrispettivo greco. Abbinando segni demotici e lettere utilizzata per trascrivere nomi stranieri in cinese, altro sistema di scrittura ritenuto (a torto) privo di componenti fonetiche intrinseche.(science)

08/08/14

I pittogrammi egizi | La scoperta chiave

Jean-Frangois Champollion
Nella ricerca del significato dei geroglifici o pittogrammi egizi ci fu una scoperta chiave: il ritrovamento di un "nuovo" obelisco su cui erano incisi caratteri greci e geroglifici (1822) fu una conferma cruciale della rivoluzionaria teoria della "scrittura mista" proposta da Champollion. 

A innescare la scoperta del fonetismo nei geroglifici da parte di Jean-Frangois Champollion fu forse l'articolo sull'antico Egitto di Thomas Young per l'Enciclopedia Britannica. In esso si confrontavano i segni del cartiglio sulla Stele di Rosetta che si pensava componessero il nome del re egizio Tolomeo con i caratteri greci corrispondenti (traslitterazioni di P, T, 0, L, M, E, S). La chiave per compiere ulteriori progressi fu la copia di un'iscrizione bilingue su un obelisco di Philae, portata a Parigi agli inizi del 1822.

Alla base dell'obelisco erano incisi caratteri greci, e sulla colonna geroglifici. La parte in greco citava i nomi di Tolomeo e Cleopatra, mentre tra i geroglifici erano presenti solo due cartigli, che presumibilmente si riferivano agli stessi due nomi. Uno dei due cartigli era quasi identico a quello di Tolomeo inciso sulla Stele di Rosetta. Su quest'ultima era riportata anche una versione più breve dello stesso cartiglio. Champollion decise che il cartiglio più breve conteneva soltanto il nome di Tolomeo, mentre quello più lungo (sempre sulla Stele di Rosetta) vi faceva precedere un titolo reale. Seguendo l'esempio di Young tentò quindi di individuare il valore fonetico dei geroglifici racchiusi nel secondo cartiglio dell'obelisco di Philae, in cui non ci si era mai imbattuti prima. I segni in comune erano quattro (L, E, 0 e P), mentre il valore T era rappresentato in modo diverso.

Champollion dedusse giustamente che si trattava di simboli omofoni, ovvero di segni diversi ma dotati di valore fonetico uguale (come in italiano le parole "anno" e "hanno", che variano nella grafia ma si pronunciano allo stesso modo). Pose così le basi per ricavare un "alfabeto" geroglifico per lo più corretto.(science)

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