Il-Trafiletto
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09/08/14

Glossario | La parole chiavi

Nozioni e parole chiave utilizzate in questi post. 

Cartiglio
Figura ovale che racchiude sequenze di geroglifici, relative per lo più a nomi e cariche. Il termine originale francese cartouche ("cartuccia") fu coniato dai soldati giunti in Egitto al fianco di Napoleone, perché i cartigli ricordavano loro la forma delle cartucce delle pistole.

Demotico
La scrittura demotica discendeva dalla ben più antica scrittura geroglifica e fu utilizzata a partire dal 650 avanti Cristo. Grafia standard ai tempi della Stele di Rosetta, si presenta come un corsivo caratterizzato da lettere unite tra loro, adatto a essere riprodotto a mano (a differenza dei sontuosi geroglifici).

Pittogrammi
Segni semantici di origine pittorica (si pensi ai simboli sulle porte dei bagni pubblici). Con il passare del tempo, tuttavia, possono diventare irriconoscibili, come è accaduto per il demotico. In molti casi stanno a rappresentare semplici suoni: nell'"alfabeto" geroglifico, per esempio, il pittogramma della mano indica la D.(science)

Geroglifici egizi | Cronologia dell'antica lingua

I geroglifici furono utilizzati per più di 3000 anni e poi dimenticati per oltre un millennio.

Scrittura geroglifica
Gli antichi Egizi inventano la scrittura geroglifica, utilizzata per più di 3000 anni. L'ultima iscrizione nota risale al 394 dopo Cristo. Ogni conoscenza circa la lettura dei geroglifici va perduta fino al 1822.

La Stele di Rosetta viene rinvenuta in Egitto (a Rosetta, l'odierna Rashid) dai soldati dell'esercito napoleonico. Risale al 196 a.C. e reca tre iscrizioni: due in sistemi di scrittura egizi e una in greco.

Stele di Rosetta
Un lungo articolo intitolato "Egypt" viene pubblicato come supplemento dell'Enciclopedia Britannica a firma Thomas Young. In esso l'autore propone un "alfabeto" geroglifico e interpreta molti nomi e parole riportati nei geroglifici, alcuni dei quali correttamente.

Jean-Francois Champollion
In un'acclamata lezione parigina, Jean-Francois Champollion spiega come leggere decine di nomi composti da geroglifici del periodo greco-romano d'Egitto, come Cesare, Cleopatra (a destra) e Tolomeo.

Précis du système
hieroglyphique des
anciens Égyptiens
In Précis du système hieroglyphique des anciens Égyptiens, Champollion estende il suo sistema fino all'epoca dei primi faraoni. L'opera, pur brillante, contiene diversi errori e dà adito ad aspre controversie.(science)
Cesare e Cleopatra

08/08/14

I pittogrammi egizi | La scoperta chiave

Jean-Frangois Champollion
Nella ricerca del significato dei geroglifici o pittogrammi egizi ci fu una scoperta chiave: il ritrovamento di un "nuovo" obelisco su cui erano incisi caratteri greci e geroglifici (1822) fu una conferma cruciale della rivoluzionaria teoria della "scrittura mista" proposta da Champollion. 

A innescare la scoperta del fonetismo nei geroglifici da parte di Jean-Frangois Champollion fu forse l'articolo sull'antico Egitto di Thomas Young per l'Enciclopedia Britannica. In esso si confrontavano i segni del cartiglio sulla Stele di Rosetta che si pensava componessero il nome del re egizio Tolomeo con i caratteri greci corrispondenti (traslitterazioni di P, T, 0, L, M, E, S). La chiave per compiere ulteriori progressi fu la copia di un'iscrizione bilingue su un obelisco di Philae, portata a Parigi agli inizi del 1822.

Alla base dell'obelisco erano incisi caratteri greci, e sulla colonna geroglifici. La parte in greco citava i nomi di Tolomeo e Cleopatra, mentre tra i geroglifici erano presenti solo due cartigli, che presumibilmente si riferivano agli stessi due nomi. Uno dei due cartigli era quasi identico a quello di Tolomeo inciso sulla Stele di Rosetta. Su quest'ultima era riportata anche una versione più breve dello stesso cartiglio. Champollion decise che il cartiglio più breve conteneva soltanto il nome di Tolomeo, mentre quello più lungo (sempre sulla Stele di Rosetta) vi faceva precedere un titolo reale. Seguendo l'esempio di Young tentò quindi di individuare il valore fonetico dei geroglifici racchiusi nel secondo cartiglio dell'obelisco di Philae, in cui non ci si era mai imbattuti prima. I segni in comune erano quattro (L, E, 0 e P), mentre il valore T era rappresentato in modo diverso.

Champollion dedusse giustamente che si trattava di simboli omofoni, ovvero di segni diversi ma dotati di valore fonetico uguale (come in italiano le parole "anno" e "hanno", che variano nella grafia ma si pronunciano allo stesso modo). Pose così le basi per ricavare un "alfabeto" geroglifico per lo più corretto.(science)

Pittogrammi egizi | Alla scoperta delle "sacre incisioni"

Gli autori greci e romani erano soliti attribuire agli Egizi l'invenzione della scrittura, che consideravano un dono degli dèi. 

I geroglifici - parola che sta per "sacre incisioni" - erano ai loro occhi simboli impenetrabili della saggezza che regnava nell'antico Egitto, e non avevano nulla da spartire con i sistemi alfabetici. I classici negavano la presenza di componenti fonetiche nei geroglifici, sostenendone la natura di segni concettuali o simbolici.

Il pittogramma di un falco, quindi, doveva rappresentare il concetto di agilità, mentre quello di un coccodrillo stava a simboleggiare tutto ciò che era malvagio. Questa lettura distorta, che vedeva nei geroglifici un sistema di "scrittura per immagini" privo di elementi fonetici, trasse in inganno l'Europa fino al Rinascimento e alla nascita della _ scienza moderna nel XVII secolo. Il primo passo "scientifico" verso la decifrazione dei geroglifici lo si deve a un uomo di chiesa inglese, William Warburton (divenuto poi vescovo di Gloucester), che nel 1740 suggerì l'origine pittorica, più che divina, di tutti i tipi di scrittura. Un ammiratore francese del lavoro di Warburton, l'abate Barthélemy, avanzò nel 1762 l'ipotesi sensata che i cartigli geroglifici contenessero i nomi di re o di dèi (per ironia della sorte lo fece basandosi su due osservazioni errate, in una delle quali sosteneva che i geroglifici racchiusi nei cartigli fossero diversi da tutti gli altri).

Da ultimo, sul finire del XVIII secolo, lo studioso danese Georg Zoéga azzardò un'altra congettura utile, seppure sprovvista di prove a suo sostegno: poteva darsi il caso che alcuni geroglifici corrispondessero a quelle che lui definiva notae phoneticae, ovvero segni volti a rappresentare suoni e non concetti. Ci avviciniamo così a un punto di svolta: l'arrivo delle truppe d'invasione di Napoleone Bonaparte in Egitto (1798). Fortunatamente per la scienza, la spedizione napoleonica era all'insegna del sapere quanto della conquista. Un nutrito gruppo di studiosi e scienziati noti come i "sapienti", tra cui anche il matematico Joseph Fourier, accompagnò l'esercito. Quando gli ingegneri militari impegnati nella ricostruzione di un vecchio forte nel delta del Nilo scoprirono la Stele di Rosetta (luglio 1799), l'ufficiale a capo dei lavori riconobbe ben presto l'importanza delle tre iscrizioni parallele riportate su di essa, e fece trasferire il reperto al Cairo per sottoporlo all'attenzione dei sapienti. A ottobre dello stesso anno fu Napoleone in persona, di recente ritorno dall'Egitto, a riferire all'Istituto Nazionale di Parigi:

"Non c'è dubbio che la porzione di stele su cui sono riportati i geroglifici rechi le stesse iscrizioni delle altre due. Abbiamo dunque un modo per acquisire informazioni su questo linguaggio finora inintelligibile". Fin dal ritrovamento della Stele si comprese con chiarezza che l'iscrizione inferiore era in alfabeto greco, mentre quella superiore - purtroppo la più danneggiata - riportava geroglifici egizi con cartigli visibili. Tra le due iscrizioni ne era posta una terza di cui si sapeva pochissimo. Di tutta evidenza quei caratteri non appartenevano all'alfabeto greco, né parevano avvicinarsi ai geroglifici sovrastanti, non da ultimo perché non c'era traccia di cartigli. Questa grafia è oggi nota come "demotico", forma corsiva dell'antica scrittura egizia, che si contrappone ai pittogrammi geroglifici. Il primo passo consistette nel tradurre l'iscrizione greca. Risultò trattarsi di un decreto emesso a Mentì, principale centro urbano dell'antico Egitto, da un consiglio di sacerdoti riunitosi nell'anniversario dell'incoronazione di Tolomeo V Epifane, il 27 marzo 196 a.C. Figuravano nell'iscrizione, tra gli altri, i nomi greci di Tolomeo, Alessandro e Alessandria.(science)


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